Nocciolands - Associazione Nazionale Città della Nocciola
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<strong><strong>Nocciola</strong>nds</strong><br />
44<br />
Dove Efesto fece una tinozza per Venere<br />
e dove natura e arte s’unirono in land art<br />
Vuole l’inevitabile mito che sia stato Ercole, per dare una lezione<br />
alla sbruffonaggine di alcuni gradassi, a confi ccare con gran<br />
forza la sua clava nel terreno, sfi dandoli a levarla. Nessuno ci<br />
riuscì. Lui, sì. E dallo squarcio apertosi nel suolo sgorgò tanta di<br />
quell’acqua da riempire l’intera Valle di Vico, che diventò Lago.<br />
Balle, naturalmente. Ve lo dico io! I vulcani, lo sanno tutti, sono<br />
la fucina di Efesto, che qui martellava colpi possenti sull’incudine,<br />
schizzando massi e lapilli da tutte le parti. Ma sua moglie,<br />
Afrodite, deve essersi innamorata dei paraggi (non si stenta a<br />
crederlo: è tutto talmente bello che i luoghi sono diventati una<br />
Riserva naturale di tremila e passa ettari) e gli chiese di farne<br />
una graziosa tinozza per le sue deliziose abluzioni. Come dirle di<br />
no? E Venere, nome nostrano <strong>della</strong> dea olimpica, oggi immerge i<br />
piedi di Monte nelle chetissime acque del Lago.<br />
Ma le tracce <strong>della</strong> vecchia forgia sono ovunque: il sasso menicante<br />
– un macigno di 500 tonnellate che dondola in modo stupefacente<br />
senza spostarsi dal perno su cui poggia – fu eruttato dalla caldera<br />
per ripiovere sul Monte Cimino.<br />
Vagolando<br />
Anche i bizzarri e rinascimentali mostri di pietra del Sacro Bosco<br />
di Bomarzo, voluti dal Principe Pier Francesco Orsini, non sono<br />
altro che altri blocchi di roccia lavica sputati dall’antico vulcano.<br />
A suo modo, si tratta di land art, non dissimile da quella dei<br />
Maori dell’Isola di Pasqua che, a Vitorchiano, hanno scolpito un<br />
blocco di 30 tonnellate: un omaggio alla gemella e remotissima<br />
tradizione locale di scavo e di lavorazione del peperino: materiale<br />
vulcanico, sempre, di cui sono costituite tanto la rupe su cui sorge<br />
il borgo che la cittadina stessa.<br />
E Orte? Chissà quante volte l’avete vista, Orte, dal treno, andando<br />
o venendo da Firenze, strizzarvi l’occhio da quella rupe inespugnabile,<br />
etrusca fi no al midollo! Come resistere, una volta o l’altra,<br />
a tirare il freno e fermarvisi? Be’, vabbe’… Meglio non farlo!<br />
Contentatevi di visita e soggiorno.<br />
Già che ci siete, andate pure a Bassano in Teverina, cui si accede<br />
attraverso una tagliata: che è scorciatoia etrusca scavata nella<br />
roccia per collegare una località all’altra. In tutta la Tuscia ve ne<br />
sono molte, la maggior parte percorribili non in macchina, ma<br />
a piedi, a cavallo, in bici. Qui conduce alla stupenda vista <strong>della</strong><br />
valle del Tevere fi no al versante umbro e agli Appennini.