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ELIO DA RIDERE - Urban

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Alphabet city ovvero l’altra faccia di Milano. Lettere<br />

dell’alfabeto che parlano del passato. Si incontrano sui<br />

muri della città. Una R accompagnata da una A sta per<br />

Rifugio Antiaereo, oppure una U inseparabile dalla S può<br />

volervi dire solo Uscita di Sicurezza, ma a volte, se si è<br />

fortunati, può capitare di inciampare in una i piccola,<br />

minuscola, chiusa all’interno di un cerchio tutto nero. Una<br />

volta indicava la presenza di un idrante, necessario per<br />

spegnere il fuoco provocato da una bomba in caduta<br />

libera sulle case. Tempi duri. Per non parlare poi di quei<br />

buchi lasciati dalle granate sui pali della luce. Andiamo!<br />

Sarà roba di quasi sessant’anni fa. Appunto: pezzi di<br />

storia della città, destinati purtroppo a scomparire, ma<br />

oggi ancora sopravvissuti e rintracciabili – a cercare un<br />

po’ – nonostante i mille restyling della città. Cercare,<br />

scavare, cercare ancora: la guerra a Milano. E se state<br />

pensando che siamo impazziti, fate un bel respiro e fra<br />

poco capirete. <strong>Urban</strong> si è fatta un giro per le vie della<br />

città, ha spiato palazzi e piazze. Ha fotografato lettere e<br />

segni, lasciati dall’ultima guerra mondiale a Milano. War<br />

in Milan: con un po’ di immaginazione, nemmeno poi<br />

molta, potete vedervi la testatina di CNN. Elmetto, anfibi,<br />

si parte.<br />

In piazza della Repubblica sono le 18.30. Un flusso<br />

incessante di uomini e donne sale e scende dai tram:<br />

ogni minuto persone distratte e indaffarate spintonano<br />

per farsi largo e si capisce che non vedono l’ora di<br />

tornare a casa. Sembrano tutti stufi dopo una giornata di<br />

lavoro, hanno fretta di andarsene, ma… calma! Non c’è<br />

bisogno di agitarsi così. Per strada tedeschi non ce ne<br />

sono, forse qualche turista, ma ormai non fanno più<br />

paura. In cielo neppure l’ombra di aerei inglesi. E non si<br />

sentono nemmeno più squillare le sirene. Tutto<br />

dimenticato, se non fosse per quei pali della luce, verde<br />

militare, non tanto alti. Tutti sforacchiati. Proprio così:<br />

nella prospettiva-viale che si spinge dalla stazione verso<br />

il centro, una specie di porta di Milano, le hanno provate<br />

tutte. Persino una statua illuminata, talmente orrenda che<br />

l’hanno levata subito. E di tutte le attrazioni, nessuno che<br />

faccia notare come si conviene questa dei lampioni<br />

sforacchiati dalle battaglie. Con i segni delle granate<br />

ancora ben in evidenza sulla pelle d’acciaio. Testimoni<br />

muti, purtroppo. Qualcuno su uno di questi pali ha<br />

disegnato un cuore attorno a un foro. Un emozionante<br />

peace&love.<br />

Di pali della luce con i segni delle granate se ne trovano<br />

in ogni quartiere, a Milano. Come le lettere RA. Se vi<br />

capita di incontrarle, provate a immaginare centinaia di<br />

persone che ogni notte in quel palazzo scendevano<br />

correndo per le scale in direzione della cantina. Urgono<br />

BOMBEAMILANO<br />

testo: Sonia Sartori / foto: Paolo Ventura ( Ricco Maresca Gallery - N.Y. )<br />

30 URBAN<br />

ANCHE QUI SONO CADUTE<br />

LE BOMBE, e i segni si<br />

vedono ancora. Non è facile<br />

scovare e cancellare tutti<br />

i buchi della guerra, anche<br />

se è una faccenda di<br />

sessant’anni fa. Nei pali della<br />

luce, sui muri dei palazzi,<br />

nelle cantine condominiali,<br />

il passato resta scritto con<br />

piccoli squarci e grandi<br />

lettere bianche e nere<br />

URBAN 31

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