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ELIO DA RIDERE - Urban

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BELLOCCHIO<br />

Il caso Moro,<br />

ancora una volta<br />

BUONGIORNO NOTTE<br />

Marco Bellocchio<br />

Una terribile vicenda della recente<br />

storia d’Italia presentata<br />

al Lido. È il marzo 1978 quando<br />

Aldo Moro viene rapito dalle<br />

Brigate Rosse, dopo l’uccisione<br />

degli uomini della scorta.<br />

55 giorni dopo anche Moro finisce<br />

assassinato. A partire da<br />

questo episodio (peraltro già<br />

affrontato dal cinema)<br />

Bellocchio opera la sua personale<br />

rilettura che punta a cogliere<br />

psicologie, sfumature,<br />

comportamenti, conflitti e responsabilità<br />

dei rapitori. Perno<br />

della vicenda è Anna, interpretata<br />

da Maya Sansa, vivandiera<br />

della prigione del popolo in cui<br />

Moro (Roberto Herlitzka) è rinchiuso,<br />

e quindi parte attiva<br />

delle bierre. Ma anche ragazza<br />

normale che deve mascherare<br />

il suo segreto nella vita e nelle<br />

relazioni di tutti i giorni. Un<br />

grande autore racconta la fine<br />

delle utopie liberatarie e il terribile<br />

trionfo degli anni di<br />

piombo.<br />

A. C.<br />

GARZANTINA<br />

- Dove hai preso la patente, al<br />

parco giochi?<br />

(Giovanni Storti, Così è la vita)<br />

- Beh, non hai voluto un pompino,<br />

così ho pensato di prenderti<br />

una cravatta.<br />

(Mira Sorvino, La dea dell’amore)<br />

- Grande bottiglia, perdona i<br />

miei peccati perché sto per<br />

andarmene per sempre. Posso<br />

bere un sorsetto? Grazie.<br />

Amen. (Joseph Turkel,<br />

Orizzonti di gloria)<br />

- È una primitiva: non ha spirito<br />

né anima né conversazione,<br />

e ogni volta che mangia bisogna<br />

mandarla in tintoria.<br />

(Walther Matthau, È ricca, la<br />

sposo e l’ammazzo)<br />

- Ho cercato di fermarlo con la<br />

forza, c’è stato un vero e proprio<br />

colluttorio. (Totò, Totò<br />

sceicco)<br />

- Come ti chiami?<br />

- Siddartha.<br />

- Cooomeee?<br />

- Come Buddha da magro.<br />

(Niccolò Senni, L’albero delle<br />

pere)<br />

60 URBAN<br />

FILM<br />

HORROR E CORSARI,<br />

COME A DISNEYLAND<br />

Riecco i pirati, finalmente!<br />

Del resto al<br />

cinema siamo tutti<br />

ragazzini. E infatti...<br />

Bravo Johnny Depp<br />

LA MALEDIZIONE DELLA<br />

PRIMA LUNA<br />

Gore Verbinski<br />

Capitan Sparrow è un corsaro.<br />

Ma non può più impazzare per i<br />

Caraibi perché un collega agguerrito,<br />

capitan Barbossa, gli<br />

ha soffiato la perla nera, la sua<br />

velocissima nave. Nel frattempo<br />

la avvenente figlia dell’arrogante<br />

governatore inglese viene rapita<br />

da Barbossa. E sono scontri<br />

navali, abbordaggi, duelli,<br />

salvataggi, inglesi gabbati e<br />

isola del tesoro. Insomma, tutto<br />

l’armamentario canonico dei<br />

film di questo genere che ogni<br />

tanto riaffiora dagli abissi in<br />

cerca di nuova gloria. Questa<br />

volta, però, c’è una variante<br />

inedita: la maledizione che colpisce<br />

chi si è impossessato del<br />

tesoro rubato agli indigeni dagli<br />

spagnoli tanto tempo prima.<br />

La maledizione, in sè, potrebbe<br />

non essere un dato inedito, lo è<br />

nella fattispecie perché i pirati<br />

di Barbossa, lui stesso e anche<br />

il veliero, sono come degli zombi,<br />

condannati a vagare per l’eternità<br />

come morti viventi che<br />

hanno perso il diritto di assaporare<br />

gusto e piacere della vita.<br />

Incantesimo lunatico che<br />

può essere annullato solo recuperando<br />

tutte le monete d’oro<br />

dello storico maltolto per essere<br />

idealmente restituite ai defraudati.<br />

E lo strano matrimonio<br />

tra il film di genere corsaro con<br />

variante orrorifica funziona.<br />

Niente più che un divertissement,<br />

un modo per celebrare il<br />

cinema come puro intrattenimento,<br />

ma il risultato è davvero<br />

spassoso. A partire dal linguaggio<br />

usato dai nostri eroi e dai<br />

loro antagonisti, farcito di arcaismi<br />

con varianti quasi poetiche.<br />

Poi ci sono gli interpreti che<br />

danno lustro, oltre all’impressione<br />

di essersi divertiti un sacco<br />

nel realizzare il film. Johnny<br />

Depp è capitan Sparrow, pirata<br />

a suo modo gentiluomo, spadaccino<br />

provetto, capace di soffiare<br />

agli zerbinotti inglesi la nave più<br />

veloce del regno e di cavarsela<br />

nelle situazioni più disperate.<br />

Geoffrey Rush è il suo vero nemico,<br />

molto più degli inglesi. Gli<br />

ha rubato la nave, e questo per<br />

un pirata è un bel guaio, oltre al<br />

fatto che riuscire a batterlo è<br />

piuttosto complicato perché i<br />

colpi di arma da taglio o da fuoco<br />

non sembrano in grado di<br />

fargli un gran danno. Poi c’è la<br />

figlia del governatore, Keira<br />

Knightley (forse qualcuno ricorderà<br />

di averla vista accanto alla<br />

protagonista in Sognando<br />

Beckham, ma ora è cresciuta e<br />

trasformata) e il governatore<br />

stesso Jonathan Pryce. A questi<br />

si aggiungono l’amico di<br />

Sparrow, Will Turner, interpretato<br />

da Orlando Bloom e il commodoro<br />

Norrington impersonato<br />

da Jack Davenport.<br />

L’aspetto più singolare di questo<br />

originale esperimento sta<br />

poi nel fatto che si tratta, in<br />

qualche modo, di un remake.<br />

Non di un film, ma dell’omonima<br />

attrazione di Disneyland.<br />

Partendo da lì, gli sceneggiatori<br />

Ted Elliott e Terry Rossio (Shrek,<br />

Aladdin, Small Soldiers) si sono<br />

sbizzarriti, arrivando al paradosso<br />

di usare come consulente per<br />

una fiction esasperata e davvero<br />

fantasiosa uno storico studioso<br />

di vicende piratesche che si è<br />

prestato al gioco. A dirigere un<br />

personaggio stravagante come<br />

Gore Verbinski, mestierante di<br />

talento, capace di passare da Un<br />

topolino sotto sfratto a The<br />

Mexican oppure a The Ring. Ma<br />

il vero artefice dell’intera operazione<br />

è il produttore Jerry<br />

Bruckheimer, grande fautore del<br />

cinema di intrattenimento ad<br />

alto tasso spettacolare.<br />

Non sempre ci azzecca. La sua<br />

carriera è costellata da straordinari<br />

blockbuster e da flop clamorosi<br />

(come quello recente di<br />

Pearl Harbor). Ma questa volta<br />

ha colpito nel segno e dal botteghino<br />

americano sono già arrivati<br />

molti dobloni d’oro.<br />

ANTONELLO CATACCHIO<br />

THEY<br />

THEY<br />

Robert Harmon<br />

Non è il caso di lasciarsi fuorviare<br />

dal nome di Wes Craven. Il<br />

padre di Nightmare si è limitato a<br />

dare il patrocinio a un’operazione<br />

che solo alla lontana ricorda i<br />

suoi incubi. Si parte infatti da<br />

una giovane strizzacervelli che<br />

con altri va al funerale di un<br />

amico, morto suicida. E si scopre<br />

che tutti hanno qualcosa in<br />

comune: da piccoli erano terrorizzati<br />

dal buio. Terrore che<br />

rispunta, lasciando dietro di sé<br />

una scia di cadaveri. Attori rigorosamente<br />

sconosciuti, regista<br />

che aveva firmato un film curioso,<br />

The Hitcher, prima di essere<br />

risucchiato dal piccolo schermo.<br />

Dove probabilmente tornerà,<br />

magari per realizzare un horror,<br />

che potrebbe essere patrocinato<br />

da Cronenberg.<br />

ANTONELLO CATACCHIO<br />

CONFIDENCE<br />

James Foley<br />

Il dato di partenza è piuttosto<br />

semplice: un raggiro compiuto ai<br />

danni delle persone sbagliate,<br />

ossia la mafia. Ai nostri malcapitati<br />

non resta allora che tentare<br />

di ripagare il torto alzando la<br />

posta e il rischio con un secondo<br />

colpo. James Foley (Americani;<br />

Indagine a Chinatown) organizza<br />

il suo racconto con un susseguirsi<br />

frenetico di colpi di scena, che<br />

funzionano abbastanza bene.<br />

Soprattutto per la complicità<br />

degli attori, capitanati da Dustin<br />

Hoffman, come sempre sublime<br />

nell’offrire interpretazioni smaglianti.<br />

Poi c’è Edward Burns in<br />

cerca di gloria e consacrazione<br />

dopo alcune prove discrete.<br />

Completano il cast due nomi<br />

garantiti come Rachel Weisz e<br />

Andy Garcia.<br />

SELVAGGIA CONTI<br />

IL MIRACOLO<br />

Edoardo Winspeare<br />

Un ragazzino investito da un<br />

pirata della strada. Poco prima di<br />

cadere vede qualcosa di stupefacente.<br />

Poi è coma. Però si riprende.<br />

Ma non è questo il miracolo.<br />

Al risveglio tocca un uomo in<br />

preda a una crisi cardiaca e questi<br />

si ritrova con un battito tornato<br />

perfettamente regolare.<br />

Winspeare, nato a Klagenfurt, in<br />

Austria, ma considerato il massimo<br />

cantore visivo del Salento<br />

(Pizzicata e Sangue vivo), si<br />

avventura in una storia insolita<br />

girata quasi esclusivamente a<br />

Taranto, città dalla luminosità<br />

straordinaria. Per il regista il<br />

miracolo, più di quello narrato<br />

dal film che poeticamente si<br />

avventura su uno scenario di<br />

amore e bellezza interiore, è<br />

HULK S , INCAZZA AL CINEMA<br />

Dopo fumetti, telefilm e gadget, ecco il mutante<br />

verdolino in un film. Niente male...<br />

CONFIDENCE<br />

LIZZIE MCGUIRE<br />

stato l’essere selezionato per il<br />

concorso veneziano.<br />

SELVAGGIA CONTI<br />

IMMAGINI -<br />

IMAGING ARGENTINA<br />

Christopher Hampton<br />

Il dramma dei desaparecidos.<br />

Dramma autentico e ancora<br />

attuale. Emma Thompson è<br />

Cecilia, giornalista e critica del<br />

regime, moglie di Antonio<br />

Banderas che lavora in un teatro.<br />

Come molti altri la donna sparisce<br />

nel nulla. Lasciando figlioletta<br />

e marito nello sconforto. Ecco<br />

però il colpo d’ala narrativo. Il<br />

buon Banderas ha delle premonizioni.<br />

Intuisce i drammi vissuti<br />

realmente da persone lontane.<br />

La sua casa diventa meta di pellegrinaggio<br />

da parte di chi vuol<br />

conoscere le sorti dei propri cari<br />

scomparsi. E lui racconta.<br />

Offrendo conforto o speranza. Un<br />

pastrocchio di buone intenzioni,<br />

quasi tutte sprecate. Il realismo<br />

magico latinomericano è un’altra<br />

cosa.<br />

ANTONELLO CATACCHIO<br />

LIZZIE MCGUIRE<br />

Jim Fall<br />

Hilary Duff, protagonista del film,<br />

è nata nel 1987. In patria è però<br />

già una star. Grazie al telefilm<br />

che la vede indossare i panni di<br />

Lizzie McGuire. Inevitabile quindi<br />

HULK<br />

Ang Lee<br />

Era già stato un fumetto Marvel<br />

e un telefilm di successo. E qualcuno<br />

negli Usa ha pensato di trasformarlo<br />

in puro merchandising.<br />

Prima dell’uscita del film un’infinità<br />

di negozi ostentavano gadget<br />

di ogni tipo. Invece il pubblico<br />

americano è rimasto perplesso<br />

e gli oggetti sono rimasti invenduti.<br />

Potrebbe essere un<br />

buon motivo per noi per apprezzare<br />

l’operazione da un punto di<br />

vista strettamente cinematografico.<br />

Perché il film c’è, ed è anche<br />

più profondo di quel che potrebbe<br />

apparire a prima vista. E il<br />

merito va ad Ang Lee, il regista<br />

taiwanese che dopo Ragione e<br />

ALILA<br />

il salto dal piccolo al grande<br />

schermo in cerca di consacrazione<br />

e di successo. La faccenda da<br />

noi potrebbe essere più complicata<br />

rispetto ai teenagers d’oltreoceano.<br />

C’è però un’atout: i<br />

protagonisti del film, Hilary-Lizzie<br />

in testa, partono in gita verso la<br />

città eterna. Set privilegiato di<br />

molti film, anche hollywoodiani,<br />

tutti ampiamente citati. Se poi<br />

aggiungiamo che la nostra eroina<br />

viene scambiata per una rockstar<br />

nostrana il giochino potrebbe<br />

funzionare anche sotto i nostri<br />

lidi. A patto di non prenderlo<br />

troppo sul serio.<br />

SELVAGGIA CONTI<br />

ALILA<br />

Amos Gitai<br />

Amos Gitai è senza alcun dubbio<br />

il più importante e interessante<br />

regista israeliano. Da sempre non<br />

allineato è anche una delle voci<br />

più lucidamente critiche rispetto<br />

alle scelte operate dai governi<br />

del suo paese. Qui si è ispirato al<br />

romanzo di Yehoshua Kenaz<br />

Ripristinando antichi amori. Al<br />

centro del racconto una sorta di<br />

condominio dove tutte le contraddizioni<br />

della società israeliana<br />

contemporanea trovano alloggio.<br />

Storie quotidiane, quasi<br />

banali con però tutti i grandi<br />

temi sullo sfondo.<br />

SELVAGGIA CONTI<br />

sentimento e La tigre e il dragone<br />

ha affrontato a modo suo un<br />

supereroe made in Usa. Ci ha<br />

messo il dramma del ragazzino<br />

che per gli esperimenti di papà<br />

si trasforma se contrariato in un<br />

essere mostruoso di cinque metri<br />

d’altezza.<br />

Ang Lee ha lavorato di cesello<br />

con gli effetti speciali e le coreografie,<br />

si è addirittura messo<br />

al posto del suo protagonista<br />

Eric Bana per ricostruire i movimenti<br />

mostruosi. Perché il film e<br />

il suo dramma stanno tutti in<br />

quel doppio registro tra fantasy<br />

e realtà ed era questa la porta<br />

magica da attraversare. Ang Lee<br />

lo ha fatto firmando un vero<br />

film e non solo un veicolo per<br />

vendere gadget.<br />

STORIA & FILM<br />

Il bandito Giuliano,<br />

una ricostruzione<br />

SEGRETI DI STATO<br />

Paolo Benvenuti<br />

Una pagina ignota della nostra<br />

storia. La strage di Portella<br />

della Ginestra, in Sicilia, il 1°<br />

maggio 1947. Il bandito<br />

Salvatore Giuliano e la sua<br />

banda aprono il fuoco sui contadini<br />

lasciando undici morti e<br />

ventisei feriti. Questa la versione<br />

ufficiale. Ma già al processo<br />

di Viterbo affiorano dubbi.<br />

Evidenziati dal lavoro di<br />

Danilo Dolci. Ora Paolo<br />

Benvenuti, uno dei registi più<br />

schivi e rigorosi del nostro cinema,<br />

rilegge in Segreti di<br />

Stato quella vicenda a partire<br />

dalla ricerca di Dolci, utilizzando<br />

anche materiali desecretati<br />

della commissione antimafia e<br />

documenti rinvenuti a<br />

Washington. E si scopre che<br />

Giuliano poteva non avere torto<br />

nel dire di non avere ammazzato<br />

contadini in quella<br />

circostanza. Benvenuti non ha<br />

i mezzi e le intenzione di ricostruire<br />

visivamente la storia<br />

(per questo si affida a disegni,<br />

foto d’epoca, filmati di repertorio),<br />

che ricompone invece<br />

attraverso l’indagine documentale<br />

condotta dall’avvocato<br />

(Antonio Catania). Portella<br />

acquista così un sapore inquietante,<br />

da anticipazione<br />

della strage di stato, con i potenti<br />

a manovrare i fili e il separatista<br />

Giuliano imbrigliato<br />

nella rete. Una rilettura della<br />

nostra storia attraverso il cinema<br />

che a Venezia ha trovato<br />

accanto a Benvenuti un regista<br />

come Bellocchio con<br />

Buongiorno notte.<br />

A.C.<br />

URBAN 61

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