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ELIO DA RIDERE - Urban

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capiscono altre cose? Non fa niente, lasciamoglielo<br />

credere...<br />

Un po’ come quando andaste a sbancare Sanremo...<br />

(Elio) - Ecco, sai la cosa più esilarante, quella che mi fece<br />

davvero impazzire. Tu cantavi Italia sì, Italia no, e quelli<br />

sotto, eleganti, le signore impellicciate, a battere le<br />

mani... Italia sì, Italia no... L’oggetto della satira che non<br />

si accorge di essere satirizzato e che anzi applaude...<br />

fantastico.<br />

Arrivaste secondi perché truffati, ma chi vinse<br />

quell’anno?<br />

(Faso) - Ron!<br />

Ah! Pazzesco!<br />

(Faso) - Vedi, non se lo ricorda mai nessuno, e questa<br />

non è satira?<br />

(Elio) - Se arrivi primo sei out, se arrivi secondo e sei<br />

stato truffato, o lo fai credere, o accrediti l’ipotesi... Vedi,<br />

è tutto un giocare con i luoghi comuni.<br />

Un po’ come Pelù e Renzulli che cantano in Litfiba<br />

tornate insieme, cosa sarebbe, autosatira?<br />

(Elio) - Ma si divertono! Gli piace partecipare agli Elii!<br />

(Faso) - Ospiti e amici vengono anche perché<br />

musicalmente si sa che da qui non uscirà mai una<br />

schifezza. Quando abbiamo invitato Imparato, batterista<br />

che stava lavorando con Cristiano De André e gli<br />

abbiamo detto, beh, fai qualcosa che ti piace, lui non<br />

poteva crederci. Cioè, mettici qualcosa di tuo, non siamo<br />

qui per dare ordini... Nella musica italiana mica funziona<br />

così.<br />

E tutto questo solo per ridere?<br />

(Elio) - Certo, per ridere. E anche per creare arte, che è<br />

una cosa rara. Gli anni ’60 e ’70 erano una fucina di<br />

“siamo un’azienda che si impegna a morte per fare cose completamente inutili divertendoci”<br />

creatività. Oggi comanda il commerciale, passa qualsiasi<br />

cosa, tutto è rifatto come dal chirurgo estetico!<br />

Però tutto questo è fatto in modo smaccatamente,<br />

direi addirittura oscenamente pop.<br />

(Elio) - Certo. Se fai il creativo tout-court finisci povero, o<br />

in manicomio. Vivi poco, lavori poco, in fin dei conti godi<br />

poco e noi, non essendo ricchi e avendo voglia di vivere<br />

bene... Ma per esempio se ti senti Pagano, sull’ultimo<br />

disco, ecco, è quello che mi piace fare ora. Ci stiamo<br />

riascoltando gli Area, per esempio, creatività allo stato<br />

puro... Oggi stiamo creando la nostra etichetta e<br />

pensiamo alla Cramps di quei tempi. Incredibili certe<br />

cose di Demetrio Stratos...<br />

E ora tornate indipendenti, addirittura con l’idea di<br />

un’etichetta...<br />

(Elio) - Sì cerchiamo di diventare totalmente<br />

indipendenti, dipende anche da lui (indica il disco<br />

nuovo, che sta andando benone, ndr). Per la verità il<br />

nostro unico disco con una major, l’allora Cbs, è stato il<br />

primo, ed era tutto materiale preesistente... Comunque<br />

non ci siamo mai sentiti controllati. Da chi, poi? Dalla<br />

discografia italiana? Ma andiamo! La discografia italiana<br />

sta in coma farmacologico da dieci anni, per favore... Se<br />

la discografia italiana è Caterina Caselli, beh, siamo al<br />

medioevo!<br />

(Faso) - Poi c’è il rapporto con il nostro pubblico. Chi<br />

sono? Boh, non facile saperlo, anche perché capita che<br />

qualcuno ci scopra dopo. Viene lì e ti dice: sai, vi ho<br />

sempre considerati dei cazzoni, e invece...<br />

Eh, invece?<br />

(Elio) - Siamo un’azienda che si impegna a morte per<br />

fare cose completamente inutili divertendosi un sacco.<br />

A proposito del disco. Ne La follia della donna<br />

ve la prendete con la moda, il tatuaggetto,<br />

l’omologazione...<br />

(Faso) - È satira? Non direi, è quello che percepisco del<br />

mondo della moda. Scarpe di merda da donna / che<br />

costano milioni all’uomo / E pensare che tutto questo lo<br />

hanno deciso / i ricchioni... La follia della donna / quel<br />

bisogno di scarpe che non vuole sentire ragioni...<br />

E vi sembra carino? Bello? Politicamente corretto?<br />

(Elio) - È un tormentone, è la foto dell’atteggiamento<br />

imperante. I gay intelligenti ridono di queste cose,<br />

abbiamo pure vinto il premio Mario Mieli... Quanto al<br />

politicamente corretto lasciamo perdere. Piuttosto,<br />

quell’irrefrenabile bisogno di un tatuaggetto, di scarpe,<br />

di vestiti nuovi, mi sembra una corsa disperata<br />

all’omologazione... Già, adesso che ci penso, in ogni<br />

canzone è nascosto un dramma...<br />

(Faso) - E poi diciamolo! Nel mondo della moda, nel<br />

locale giusto, le ragazze hanno sempre un amico gay!<br />

Alla fine può far comodo!<br />

Siete dei guastatori, altroché. Vi portate in tour quel<br />

Mangoni, l’architetto...<br />

(Elio) - Mangoni è fantastico, fa tutto, non ha vergogna<br />

di niente e si diverte come un pazzo. Una volta lo<br />

abbiamo regalato a Morandi. Siamo andati ospiti a un<br />

suo concerto e poi glielo abbiamo lasciato lì, sul palco.<br />

E quello ha preso una sedia ed è stato lì, sul palco, per<br />

tutto il concerto... pazzesco. E del resto, questo è<br />

abbastanza un mondo di Mangoni...<br />

Ma dalle origini cos’è cambiato?<br />

(Elio) - La mia impressione è che quando siamo usciti<br />

noi (nell’89, ndr) il livello tecnico si sia un po’ alzato,<br />

anche per merito nostro. Dio mio, c’era Cutugno... Oggi<br />

i giovani che sento magari non sono geni, però<br />

suonano. Anche le cose che sentiamo, che ci mandano,<br />

magari non c’è l’idea geniale, ma si suona, bisogna<br />

cercare... È assurdo che l’Italia non sappia valorizzare<br />

i suoi talenti, qui arte e musica sono considerati<br />

optional... E il risultato? Guardalo, è questa città qui,<br />

Milano: fare i soldi e del resto, chissenefrega. Direi che<br />

lo stato della Scala è abbastanza indicativo di come<br />

vanno le cose qui.<br />

Avrei un’altra domanda, ma non so se posso...<br />

(Elio) - Puoi.<br />

(Faso) - Ma sì, puoi...<br />

Com’è nata quella faccenda dell’inno dell’Inter, C’è<br />

solo l’Inter? Lo dico da interista, tra parentesi, non è<br />

che magari porta un po’ sfiga?<br />

(Elio) - È semplice come è nata... me l’hanno chiesta e io<br />

l’ho fatta. Ma quanto alla sfiga non ci sto, lì l’unica sfiga<br />

sono quelli che scendono in campo. Ma sono contento,<br />

allo stadio vedo gente con gli occhi lucidi.<br />

Anch’io maledizione, è anni che piangiamo come<br />

vitelli...<br />

Però quello che mi ha convinto veramente è che ero<br />

presente quando l’ha sentita Mario Corso, Mariolino<br />

Corso, il più grande di tutti. Pensa che io quando gioco<br />

a baseball ho il numero 11 sulla maglia... Beh, l’ha<br />

sentita, era lì davanti a me, e si è commosso...<br />

URBAN 19

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