Programma di sala - Ravenna Festival
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alla Scala, Mercadante vi instaura<br />
un suo stile che sa <strong>di</strong> apparente<br />
“ritorno all’or<strong>di</strong>ne” nel recupero <strong>di</strong><br />
soggetti classicheggianti confortati<br />
dalla sistematica riesumazione <strong>di</strong><br />
alcune tra quelle strutture formali<br />
già programmaticamente aggre<strong>di</strong>te<br />
nell’empito innovativo degli anni<br />
precedenti. Davvero fu quel che si<br />
<strong>di</strong>ce un passo in<strong>di</strong>etro? Esaminando<br />
da vicino tali pagine ci si avvede<br />
che tale non può affatto ritenersi un<br />
linguaggio armonico <strong>di</strong> peregrina<br />
ricercatezza, una scansione<br />
ritmica inquieta e talora bizzarra,<br />
un’orchestrazione magistrale e<br />
sorprendentemente aggiornata che<br />
rivestono quelle cabalette, quelle<br />
cadenze, quei concertati ormai<br />
in ritardo sui tempi <strong>di</strong> un colorito<br />
ine<strong>di</strong>to, quasi vetusti elementi<br />
architettonici ricollocati – talora<br />
non senza una certa spregiu<strong>di</strong>cata<br />
forzatura – in contesti moderni. Ciò<br />
che può spiegare lo specifico della<br />
personalità <strong>di</strong> questo singolare artista<br />
e insieme la sua sfortuna storica:<br />
secondo un memorabile aforisma<br />
<strong>di</strong> Giorgio Vigolo, “come vi sono<br />
poeti per poeti, vi sono musicisti<br />
per musicisti”, e a questi ultimi<br />
Mercadante si <strong>di</strong>rebbe a buon <strong>di</strong>ritto<br />
appartenga.<br />
Nessuno inoltre tra i professionisti del<br />
melodramma italiano ottocentesco<br />
fu, al pari <strong>di</strong> Mercadante, fecondo<br />
ed assiduo cultore del genere<br />
strumentale, sinfonico e cameristico.<br />
Il suo lascito in tale campo, più e<br />
più volte investigato dagli stu<strong>di</strong>osi,<br />
è tuttora lungi dall’essere noto<br />
nella sua anche approssimativa<br />
completezza. Sensibile alle più<br />
<strong>di</strong>sparate sollecitazioni non meno<br />
occasionali che ideali, egli attese alla<br />
composizione <strong>di</strong> innumeri lavori in<br />
un ventaglio <strong>di</strong> organici che vanno<br />
dalla grande orchestra ai due o tre<br />
strumenti solistici attraverso la<br />
sinfonia, la fantasia, la variazione,<br />
il pezzo caratteristico, il complesso<br />
cameristico con più strumenti;<br />
e vi attese senza sensibili pause<br />
dagli anni dell’appren<strong>di</strong>stato al<br />
Conservatorio fino agli ultimi mesi<br />
<strong>di</strong> vita. Va da sé che la parte più<br />
cospicua <strong>di</strong> tali musiche si accumuli<br />
proprio in questi due capi estremi<br />
della sua parabola artistica, quando<br />
l’esor<strong>di</strong>ente “mastricello” non era<br />
ancora, e l’anziano e cieco <strong>di</strong>rettore<br />
del Conservatorio napoletano,<br />
nonché ossequiato patriarca della<br />
vita musicale partenopea, non era più<br />
catturato dal vortice dell’assillante<br />
sistema produttivo del melodramma.<br />
L’evoluzione stilistica dell’operista <strong>di</strong><br />
fama (che per sommi capi si è cercato<br />
più sopra d’illustrare) e l’ampliamento<br />
dei suoi orizzonti culturali vanno <strong>di</strong><br />
pari passo con i sensibili mutamenti<br />
<strong>di</strong> rotta riscontrabili nelle sue pagine<br />
strumentali: alla cui riproposta<br />
o<strong>di</strong>erna si richiedono oculate scelte,<br />
ad evitare inciampi qualitativi e<br />
ripetitivi che non mancano, in tanta<br />
mole <strong>di</strong> pagine per lo più occasionali<br />
quando non opportunistiche, da parte<br />
<strong>di</strong> un compositore che gratificò <strong>di</strong><br />
omaggi musicali Pio ix e Garibal<strong>di</strong>,<br />
Francesco ii e Vittorio Emanuele ii.<br />
I pregevoli concerti <strong>di</strong> clarinetto e<br />
orchestra risalgono agli anni Dieci del<br />
secolo, e sono opera <strong>di</strong> un giovane<br />
Mercadante con<strong>di</strong>scepolo e amico<br />
<strong>di</strong> virtuosi strumentisti. Il gusto del<br />
Biedermeier non poteva non avere<br />
lambito con le sue facili seduzioni<br />
la capitale borbonica, dove (come<br />
ha <strong>di</strong>mostrato Francesco Degrada)<br />
anche a Settecento inoltrato non<br />
erano mancati cultori del genere<br />
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