Programma di sala - Ravenna Festival
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Il nocciolo musicale <strong>di</strong> più schietta<br />
derivazione spagnola rimane tuttavia<br />
la Sinfonia caratteristica, composta a<br />
mo’ <strong>di</strong> ouverture, concepita come un<br />
brillante florilegio <strong>di</strong> danze spagnole,<br />
in un susseguirsi <strong>di</strong> temi scintillanti,<br />
ben riconoscibili dal pubblico<br />
dell’epoca. La Sinfonia si apre con<br />
un austero fandango in do minore,<br />
giocato con uno stile fugato. Questa<br />
danza, <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussa origine americana,<br />
si basava sull’ossessiva ripetizione<br />
<strong>di</strong> un <strong>di</strong>segno ritmico-melo<strong>di</strong>co<br />
ciclico, che Mercadante utilizzò con<br />
abilità per costruire una perentoria<br />
introduzione. Segue un bolero in<br />
do maggiore, dall’accattivante<br />
ritmo puntato sottolineato da<br />
un’incontenibile sincope, che il<br />
compositore sfruttò come efficace<br />
accompagnamento per il primo tema<br />
della Sinfonia dal carattere leggero<br />
e grazioso. La tensione s’innalza con<br />
lo scarto armonico introdotto dalla<br />
successiva danza: la tirana. Con<br />
questo termine, in seguito, venne<br />
designata, quasi per antonomasia, la<br />
ballerina María del Rosario Fernández<br />
che, con le sue movenze sensuali,<br />
mandava in delirio il pubblico<br />
maschile. Di origine andalusa, questa<br />
danza, accompagnata spesso da un<br />
canto dal testo velatamente erotico,<br />
è in tempo ternario e, nella melo<strong>di</strong>a,<br />
pre<strong>di</strong>lige i maliziosi intervalli <strong>di</strong><br />
semitono, insistenti e sottili come<br />
un delicato gioco <strong>di</strong> corteggiamento.<br />
L’equilibrio armonico si ristabilisce<br />
con la proposta del solare do<br />
maggiore della successiva danza: la<br />
cachucha, nella quale Mercadante dà<br />
il meglio <strong>di</strong> sé. Originaria della città <strong>di</strong><br />
Ca<strong>di</strong>ce, la cachucha <strong>di</strong>venne famosa<br />
in tutta Europa grazie alla celebre<br />
ballerina Fanny Elssler che ne incluse<br />
parecchie nel suo repertorio; una<br />
popolarità che contagiò anche quel<br />
raffinato cultore del ritmo danzante<br />
che fu Johann Strauss (padre), il<br />
quale pubblicò con il numero d’opus<br />
97, una Cachucha-galopp – che<br />
non certo a caso utilizza il modello<br />
melo<strong>di</strong>co presente nella cachucha<br />
<strong>di</strong> Mercadante. In questa sezione<br />
della Sinfonia il nostro compositore<br />
introduce un travolgente crescendo<br />
(tributo a “papà” Rossini, nonché<br />
funzionale catalizzatore che porterà<br />
alla rutilante coda), nel quale coglie<br />
l’occasione per rendere omaggio<br />
al suo nuovo pubblico spagnolo<br />
citando il tema della Tirana del Trípili,<br />
una tona<strong>di</strong>lla composta da Blas de<br />
Laserna, celeberrima all’epoca.<br />
Nonostante la proibizione <strong>di</strong><br />
rappresentare l’opera, la Sinfonia<br />
venne eseguita per la prima volta<br />
nel <strong>di</strong>cembre del 1826, riscuotendo<br />
imme<strong>di</strong>atamente quello straor<strong>di</strong>nario<br />
successo che si sarebbe ripetuto<br />
nei decenni a venire, quando fu<br />
abitualmente usata come musica da<br />
ballo; anni dopo il corrispondente da<br />
Madrid de «Le Courrier des Théâtres»<br />
elogiava entusiasta questa pagina,<br />
capace <strong>di</strong> suscitare costantemente<br />
una “frenesia tale da raggiungere<br />
livelli indescrittibili”.<br />
I due Figaro utilizza modelli formali<br />
già ben co<strong>di</strong>ficati da Rossini, per<br />
ospitare nuovi contenuti musicali<br />
ricevuti a prestito dalla tra<strong>di</strong>zione<br />
musicale spagnola. Il debito<br />
rossiniano in alcune parti cantate<br />
è ancora evidente, ma d’altronde<br />
“tutti seguirono la stessa scuola<br />
[…] dell’Astro maggiore […] come si<br />
faceva se non vi era altro mezzo per<br />
sostenersi?” ricordava Pacini ancora<br />
nel 1865. Tuttavia, questa prima<br />
opera spagnola <strong>di</strong> Mercadante vive<br />
<strong>di</strong> una sua freschezza che nulla ha da<br />
invi<strong>di</strong>are ai titoli comici rossiniani, un<br />
po’ per via della nuova linfa musicale<br />
che Madrid offrì al compositore<br />
pugliese, un po’ per la nuova vena<br />
comica che coniuga l’umorismo<br />
benevolo delle beffe, anche un po’<br />
cattivelle, con ispirazioni teneramente<br />
sentimentali, che verranno carpite da<br />
Donizetti. La partitura de I due Figaro<br />
combina ritmi pungenti con un flusso<br />
melo<strong>di</strong>co inarrestabile, un fraseggio<br />
chiaro sostenuto da una struttura<br />
del periodo musicale ben modellata,<br />
un’orchestra limpida e coloratissima<br />
nutrita <strong>di</strong> schemi armonici che,<br />
sebbene non complessi, risultano<br />
decisamente originali: tutti elementi<br />
che rendono il titolo <strong>di</strong> vivo interesse,<br />
degno lavoro destinato a concludere<br />
la trilogia musicale del Figaro: Il<br />
barbiere <strong>di</strong> Siviglia <strong>di</strong> Rossini, Le nozze<br />
<strong>di</strong> Figaro <strong>di</strong> Mozart e, infine, I due<br />
Figaro <strong>di</strong> Mercadante.<br />
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