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Giugno 2009 - istitutocomprensivocapizzi.it

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CAPITIUM NEWS<br />

datata e ben dettagliata. Raccontava della prima guerra mondiale (aveva 19 anni), del tempo<br />

trascorso in trincea, dei compagni che gli morivano accanto dal freddo o per la fame e pieni<br />

di pidocchi. Era a capo di una squadretta di cannonieri, lui era il caporale maggiore e si<br />

vantava di essere tiratore scelto. Tanti compagni lo pregavano di scrivere per loro le lettere<br />

ai familiari perché a quei tempi la popolazione in Italia era quasi tutta analfabeta (lui aveva<br />

fatto la quinta elementare).<br />

I due nipotini si guardavano negli occhi e si chiedevano come aveva fatto il loro nonno a<br />

sopravvivere. Domandavano al nonno: sei stato tu a sconfiggere gli austriaci?<br />

- Io ho fatto ciò che ho potuto - rispondeva il nonno - ho fatto il soldato come meglio mi è<br />

stato insegnato; ma non avrei potuto resistere alla morte senza l’aiuto di questo mio fedele<br />

compagno.<br />

A quel punto il vecchio commil<strong>it</strong>one mostra un cucchiaio di rame tutto sbiad<strong>it</strong>o e<br />

consumato, tanto da essere stato riparato e risaldato più volte.<br />

- Vedete, miei cari, questo non è un semplice cucchiaio, questo è un eroe di guerra; è stato<br />

lui a farmi sopravvivere, è stato il mio fedelissimo compagno, il mio camerata, il mio<br />

conforto, il mio medico, la mia mamma. In trincea non mi ha abbandonato un istante;<br />

quando arrivavano le bombe nemiche tremava come una foglia e si dibatteva da un lato<br />

all’altro della gavetta come un battaglio di campana; quanta minestra mi ha fatto mangiare,<br />

quanto brodo mi ha fatto bere, quanto sciroppo o medicina mi ha fatto ingoiare. Mi ha fatto<br />

pure qualche scherzo: in Africa, a mia insaputa, mi ha fatto ingoiare pure qualche grillo e<br />

altri insetti, insieme alla minestra; ma l’ho<br />

perdonato anche perché questi piccoli insetti<br />

facevano parte integrante della mensa<br />

quotidiana.<br />

- Come ben sapete, miei cari, nella v<strong>it</strong>a gli<br />

esseri umani si ammalano e muoiono, ma<br />

questo mio fedele amico cucchiaio non<br />

morirà mai; voglio che lo custod<strong>it</strong>e<br />

gelosamente e ne raccontate a tutti il valore.<br />

Forse un giorno innalzerete un monumento<br />

o lo manderete in qualche museo di guerra<br />

perché è stato uno dei pochi esseri ad<br />

affrontare e combattere tutte e due le guerre<br />

mondiali. Io penso che i miei giorni sono<br />

contati, non sarò tanto fortunato da toccare la medaglia e il Diploma di Cavaliere<br />

confer<strong>it</strong>omi dal Presidente della Repubblica; quando questa arriverà la terrete insieme al<br />

mio compagno cucchiaio, in questa affumicata cucina, dove potrà godere il calduccio della<br />

brace e sentire i suoi odori prefer<strong>it</strong>i di fave, lenticchie, fagioli e farinata.<br />

U Sir Peppino si spense a Capizzi lo stesso anno, il 29 ottobre 1972.<br />

P.S. il cucchiaio è custod<strong>it</strong>o in un armadietto nella cucina di via Roma al n. 77,<br />

gelosamente conservato dal figlio Nino, la nuora Assunta ed i nipoti Giannino ed<br />

Antonino Mallaci Bocchio.<br />

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