Giugno 2009 - istitutocomprensivocapizzi.it
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CAPITIUM NEWS<br />
Fra le più antiche tradizioni<br />
religiose e popolari di Capizzi e<br />
dei paesi lim<strong>it</strong>rofi c’è la<br />
“Tavola di San Giuseppe”.<br />
Essa nasce da una promessa che<br />
una famiglia fa a questo Santo<br />
come ringraziamento per una<br />
grazia ricevuta o come atto di<br />
devozione.<br />
Di sol<strong>it</strong>o la tavola è imband<strong>it</strong>a in una grande sala, nella quale viene allest<strong>it</strong>o un altare, sul quale<br />
troneggia l’immagine del santo, e che viene ornato con fiori, candele, lini preziosi ed infine il<br />
“pane”, l’alimento forse più importante fra quelli presenti, preparato nelle fogge più impensabili e<br />
belle.<br />
Alla tavola sono chiamate quattordici persone: dodici bambini o ragazzini, “i virginietti”, che<br />
rappresentano la purezza, e due anziani, che vestono i panni di “San Giuseppe” e “Sant’Anna”.<br />
La cerimonia inizia con la benedizione dell’altare da parte di un sacerdote presente e solo dopo la<br />
rec<strong>it</strong>a di una serie di preghiere particolari, una delle quali riportiamo più sotto, si pranza.<br />
Il piatto serv<strong>it</strong>o all’inizio, secondo tradizione, è il secondo, composto da cardi, finocchi selvatici,<br />
broccoletti, merluzzo essiccato e sarde; fanno segu<strong>it</strong>o la pasta con i legumi, le linguine con olio,<br />
spezie e un po’ di cannella, il pane e le arance.<br />
Il tutto è preparato in quant<strong>it</strong>ativi a dir poco esagerati, visto il numero delle persone che, di sol<strong>it</strong>o,<br />
prende parte a questo tipo di iniziativa. Nei decenni passati imbandire la tavola nasceva, anche, da<br />
una necess<strong>it</strong>à di ordine sociale: l’estrema povertà di larghe fasce popolari, che, in almeno un giorno<br />
dell’anno, potevano rifocillarsi in modo sufficiente. Le “tavole” promesse, dunque, per il<br />
diciannove di marzo, giorno in cui si celebra San Giuseppe, erano ben numerose. In questi ultimi<br />
anni, invece, la tavola è diventata quasi un “evento raro” e ogni volta cost<strong>it</strong>uisce un momento di<br />
condivisione e collaborazione, di gioia e di un<strong>it</strong>à per i cap<strong>it</strong>ini.<br />
Quest’anno, a causa delle avverse condizioni atmosferiche e per il protrarsi di un inverno lungo e<br />
freddo, la tavola è stata rinviata al 23 aprile, ed è stata allest<strong>it</strong>a dalle famiglie Iraci Fuintino<br />
Giuseppe e Francesco.<br />
I preparativi, come è facile immaginare, sono iniziati molto prima.<br />
Innanz<strong>it</strong>utto per il reperimento delle materie prime ed anche perché l’evento richiede un lavoro e<br />
dei sacrifici enormi, non solo di ordine economico.<br />
Ma tutto è stato affrontato con allegria e ottimismo dai membri della mia famiglia, che in questa<br />
occasione si sono r<strong>it</strong>rovati, se possibile, ancora più coesi di prima.<br />
Tanti devoti, inoltre, ci hanno aiutato in tutte le fasi della preparazione, che sono diventati momenti,<br />
anzi giornate, di canto e preghiera. Il momento più bello, a mio parere, è stato quello della<br />
benedizione, ad opera di Don Gino Cardella, che con le sue parole toccanti e ricche di contenuto<br />
religioso, ha susc<strong>it</strong>ato veri sentimenti di commozione sia nei familiari, che in tutte le altre persone<br />
presenti. Grandi e piccoli, intorno a quella tavola, siamo stati veramente una sola, grande famiglia.<br />
In questa occasione sono intervenuti anche tutti gli alunni della classe I B, frequentata da mio figlio<br />
Giuseppe. Infatti, quest’anno le insegnanti, Testa Camillo Maria Luisa e Medina Carmela, hanno<br />
presentato, nell’amb<strong>it</strong>o del maxi-progetto di Ist<strong>it</strong>uto “Terr<strong>it</strong>orio e Ambiente”, un progetto<br />
reticolare di classe dal t<strong>it</strong>olo “I gusti delle stagioni: immagini di cose buone della nostra terra”.<br />
Come si evince bene già dal t<strong>it</strong>olo il progetto mirava a ricercare i sapori antichi delle tradizioni<br />
culinarie e dolciarie del nostro terr<strong>it</strong>orio, così da inculcare negli alunni il piacere della riscoperta di<br />
alimenti sani e che avessero la capac<strong>it</strong>à di unirli in un’unica radice ai loro gen<strong>it</strong>ori, ai nonni e ancora<br />
più indietro agli antenati.<br />
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