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Giugno 2009 - istitutocomprensivocapizzi.it

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CAPITIUM NEWS<br />

(F. O. Area2, ins. Carmela Medina)<br />

Ho sempre immaginato che il tema del “VIAGGIO” cost<strong>it</strong>uisca la metafora, il fil rouge, più adatto<br />

alla scuola, quale organizzazione pedagogica e didattica, grande ma differente, un<strong>it</strong>aria ma diversa<br />

nelle sue specifiche realtà terr<strong>it</strong>oriali e soprattutto umane.<br />

Il termine viaggio, infatti, è presente sempre, nel corso delle varie epoche, nella letteratura<br />

(cinema, teatro, poesia), così come nell’esperienza di v<strong>it</strong>a quotidiana (famiglia, scuola, altri<br />

ambienti sociali).<br />

Possiamo pensare, per esempio, al tema del viaggio scelto da Gulliver, o al viaggio di purificazione,<br />

di fede e di cresc<strong>it</strong>a spir<strong>it</strong>uale, come quello dei pellegrini al Santuario di S. Giacomo di Compostela<br />

o a quello di Thomas Becket a Canterbury (Cfr.: “The Canterbury Tales di J. Chaucer), o al viaggio<br />

“intorno al mondo”, di J. Verne, in “ottanta giorni”.<br />

Ma esiste anche il “viaggio da missionario”, di aiuto agli altri; o anche un “viaggio senza traguardi”,<br />

senza mete, senza costrutti sicuri, senza un luogo da raggiungere.<br />

E’ quest’ultimo il caso di un viaggio spontaneistico, romantico, puerocentrico, come quello del<br />

famoso “cavalluccio marino”, di Mager, (cfr.: R. Mager, Gli obiettivi didattici, Lisciani e Zampetti,<br />

Teramo 1980), che, nel corso del tempo, non aveva maturato sicuri obiettivi da perseguire, ma<br />

aveva un solo desiderio: conoscere i fondali marini…. Ebbene il suo obiettivo poteva, ora,<br />

realizzarsi, avendo ered<strong>it</strong>ato sette monete d’oro. Ma, ancora una volta, il cavalluccio non aveva né<br />

progettato il percorso, né precisato le tappe del suo <strong>it</strong>inerario: il suo continuava ad essere un<br />

atteggiamento ambiguo, non certo, non deciso nelle scelte, spesso lasciato all’improvvisazione.<br />

Ed un viaggio del genere può delle volte funzionare, ma può anche condurre ad es<strong>it</strong>i non desiderati.<br />

Esiste, inoltre, il “viaggio interiore” come scoperta di se stessi, intrapersonale, psicoanal<strong>it</strong>ico, di<br />

scavo della propria coscienza, un viaggio di autoconoscenza, autoconsapevolezza,<br />

autocoscientizzazione. Ed esiste, soprattutto e prior<strong>it</strong>ariamente, nella nostra professione, “il<br />

viaggio d’incontro con l’altro” (alunno, collega, dirigente, gen<strong>it</strong>ore), lasciando da parte “pezzi”, del<br />

proprio “terr<strong>it</strong>orio” culturale, ideologico, pol<strong>it</strong>ico e sociale, allo scopo di incrociare le ragioni<br />

dell’altro, per facil<strong>it</strong>are un percorso di corresponsabil<strong>it</strong>à, di empatia, di relazione e di<br />

“comunicazione forte ed efficace”. Esiste il viaggio come percorso, <strong>it</strong>inerario di formazione,<br />

come processo di cresc<strong>it</strong>a e di sviluppo personale e sociale.<br />

Questo viaggio si svolge nella permanenza e nella differenziazione, viaggio di cambiamenti continui,<br />

di apporti infin<strong>it</strong>i, di ricchezze diverse, di fiducia nel futuro, nell’educazione del domani,<br />

richiedente però apertura, flessibil<strong>it</strong>à, rinunce, talvolta “tappe libere”, pur se pensate, progettate,<br />

cosicché l’<strong>it</strong>inerario non si disperda in percorsi secondari, ma sia funzionale, “didattico”, forse.<br />

Noi tutti, infatti, siamo intimamente legati da una storia comune, eppure siamo separati, nello<br />

stesso tempo, dalle enormi possibil<strong>it</strong>à che a ciascuno di noi sono date dall’esperienza, dalla cultura,<br />

dalla capac<strong>it</strong>à di riflettere, pensare e ripensare il nostro tempo e il nostro futuro e quello degli<br />

altri.<br />

Nessuno di noi basta a se stesso, nessuno è talmente ricco da poter fare a meno di qualcuno o di<br />

qualcosa.<br />

Impariamo a costruire una nuova capac<strong>it</strong>à relazionale, che sappia trasformare la plural<strong>it</strong>à in gruppo<br />

e renda possibile il cambiamento delle nostre mental<strong>it</strong>à.<br />

Impariamo ad accettare nuovi compagni di viaggio e a procedere insieme a loro, pur tra mille<br />

difficoltà e distanze, in quel terr<strong>it</strong>orio che è nostro, ma anche nei terr<strong>it</strong>ori inesplorati degli altri,<br />

del nostro pianeta, del nostro infin<strong>it</strong>o.<br />

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