2009-ITA ISPM15-HT inserto e-pack - Secal Srl
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Inserto della rivista<br />
n° 267 • febbraio <strong>2009</strong><br />
• News<br />
• Epal<br />
• Ecologia Chep<br />
• PGS<br />
• Vinicaissiers<br />
• Biomasse energia<br />
• Studio Timcon<br />
• Esportazioni California<br />
• Sicurezza imballaggi<br />
• Ecodesign e norme standard<br />
E-Pack è l’organo d’informazione<br />
delle attività del Consorzio<br />
Servizi Legno-Sughero<br />
e di Assoimballaggi.<br />
Tratta di economia, tecnologia<br />
e innovazione<br />
per gli imballaggi in legno,<br />
i pallet e i servizi logistici.<br />
assoimballaggi@federlegno.it<br />
legnosughero@federlegno.it<br />
Per informazioni:<br />
editrice idm srl<br />
Piazza Agrippa 1<br />
20141 Milano<br />
Telefono +39 02 89546696<br />
Fax +39 02 89515438<br />
illegno@idm.net<br />
www.idm.net<br />
Imballaggi in legno
news<br />
Preferite sentire la cartomante?<br />
I mutui americani, la borsa che crolla, il clima alterato, il<br />
petrolio che va su e giù, la Cina vicina, il dumping, il mercato<br />
parallelo, il buco nell’ozono, le mezze stagioni che<br />
non ci sono più, e giù giù fino al classico “non ci sono più<br />
le persone di una volta”. Insomma, la specie umana è una<br />
delle più noiose e prevedibili che abitano questo strano<br />
pianeta: quando arriva al capolinea di un ciclo economico<br />
di crescita e sviluppo, quando la crisi imperversa,<br />
quando ci si sente stretti fra le maglie di un mercato<br />
bloccato si allargano mani e pupille, si corruga la fronte,<br />
si lanciano strali di pessimismo e si iniziano ad elaborare<br />
ricette su ricette, consigli tattici e strategici, ci si scopre docenti per gli altri, si indicano<br />
strade da intraprendere. Parte la macchina dei convegni, delle analisi, degli studi: la<br />
più grande invenzione dall’ultimo dopoguerra ad oggi è proprio quella del convegno,<br />
perché permette ad ognuno di noi di prendere le distanze dal cuore del problema: la<br />
responsabilità individuale.<br />
Resto sempre sconcertato dalle notizie relative alle crisi, perché non sono notizie:<br />
ogni crisi è prevedibile, perché è l’atto finale di una sommatoria di atti e decisioni consapevoli<br />
di ognuno di noi. Perché quindi stupirsi, lamentarsi, giudicare, rassegnarsi, spaventarsi<br />
se la congiuntura attuale l’abbiamo tutto sommato costruita giorno per giorno<br />
noi, consapevolmente? Perché lamentarsi per un “raccolto” se i frutti nascono da<br />
ciò che abbiamo seminato? Insomma, volete sapere come andrà a finire questa crisi?<br />
Non chiedetelo a studi previsionali, alle serie storiche dei mercuriali, al confronto<br />
incrociato di analisi e controanalisi, come pure evitate di dare 50 euro a una cartomante.<br />
E’ sufficiente prendere un foglio di carta, elencare gli aspetti della crisi che più<br />
vi attanagliano e domandarvi:“ma quando iniziavano a manifestarsi i segnali, quando i<br />
fattori dominanti della recessione si concretizzavano, io remavo contro o seguivo la<br />
corrente? Qual è la mia responsabilità? Cosa ho fatto? Come ho agito?” La risposta<br />
peggiore che può nascervi dentro è un’altra domanda, è il classico “ma da solo cosa<br />
potevo fare?”. E’ la peggiore se siete iscritti a un’associazione, perché far parte di un<br />
gruppo non è pagare una quota, o ricevere dei servizi: è prendersi la responsabilità di<br />
ciò che accadrà domani, fra un giorno, un mese, un anno, vent’anni.<br />
Michele Ballardini, presidente Assoimballaggi<br />
E-Pack è l’organo di informazione di Assoimballaggi e di CSLS-Consorzio Servizi Legno-Sughero, enti di servizio alle imprese che operano<br />
nel settore degli imballaggi. Il nome E-Pack e il suo logo sono la sintesi visiva e verbale fra gli elementi strutturali comuni alla maggior parte<br />
degli imballaggi in legno (tre assi unite da una traversa) e le aree di interesse della pubblicazione (economicità, economia, ecologia, efficienza,<br />
EDI, Europa, etica, esportazione, enologia). Inoltre, la lettera “e” è il segno linguistico che significa “congiunzione”: fra imprese, obiettivi,<br />
intenti, criteri di gestione. Creata nel 2005 con il supporto tecnico e distributivo della rivista Il Legno, E-Pack considera gli interessi condivisi<br />
sia dei produttori di imballaggi in legno, sia degli utilizzatori e dei fornitori di servizi relativi alla produzione e all’utilizzo degli imballaggi.<br />
E’ disponibile all’interno della foliazione della rivista Il Legno, in allegato separato e anche on line presso il sito di Assoimballaggi e di<br />
CSLS.<br />
www.assoimballaggi.it oppure www.legnosughero.info<br />
Responsabile di E-Pack è Sebastiano Cerullo.<br />
Hanno collaborato a questo numero Andrea Brega, Sebastiano Cerullo, Luca De Nardo, Davide Paradiso, Domenico Corradetti, Claudio Garrone.<br />
50 FEBBRAIO<br />
PDV verde<br />
Andate a Bootle, vicino a Liverpool, e<br />
vedrete il primo punto di vendita “Low<br />
Carbon”di ultima generazione aperto lo<br />
scorso ottobre dalla catena ASDA. Una<br />
facciata interamente in legno è la premessa<br />
e la promessa mantenuta da questa<br />
nuova “macchina commerciale” che vanta<br />
numerosi punti di forza ecologici.<br />
Il negozio presenta un efficienza energetica<br />
del 35% superiore a quella media degli<br />
altri punti di vendita della catena grazie a<br />
numerosi sistemi di approvvigionamento<br />
e gestione: energia solare tramite pannelli<br />
fotovoltaici, recupero e riutilizzo dell’acqua<br />
piovana per una parte dei servizi idrici<br />
generali della struttura.<br />
Inoltre, per la costruzione sono state utilizzate<br />
materie prime secondarie da riciclo,<br />
compresi i mattoni recuperati dai<br />
magazzini portuali di Liverpool.<br />
Completa l’edificio un tetto d’erba.<br />
I 39mila piedi quadrati di questa struttura<br />
hanno richiesto un investimento di 27<br />
milioni di sterline e produrranno un beneficio<br />
di 142 tonnellate di CO2 emessa in<br />
meno e di 349mila kwh di risparmio energetico<br />
l’anno. Infine, la nuova installazione<br />
creerà 350 nuovi posti di lavoro.
Nudi al naturale<br />
Anche la natura produce <strong>pack</strong>aging, e particolarmente<br />
sostenibili (bucce, gusci, baccelli), ma con<br />
risorse e obiettivi differenti dall’uomo: ha molto<br />
più tempo di noi per progettare, modificare e<br />
“immettere” sul mercato. Inoltre la natura ha<br />
pochi problemi di logistica, distribuzione e consumo.<br />
I tempi più lunghi e le risorse più costose alle<br />
quali attinge, le permettono però di avere risultati decisamente “smaglianti” rispetto al<br />
design dell’uomo. Il fotografo Carlo Valsecchi ha raccolto questa galleria di “nudi” d’autore<br />
in cui le cornici sono appena accennate: cassette in legno, plastica e cartone, qua<br />
e là solo qualche film trasparente o appena una rete. La fotografia esalta la forza delle<br />
strutture materiche plasmate dalla natura, i giochi di luce e cromatici, le disposizioni<br />
geometriche della mano dell’uomo all’interno dei contenitori. La presenza discreta del<br />
<strong>pack</strong>aging, nelle sue forme quadrate o rettangolari o al massimo nei veli semitrasparenti,<br />
definisce e accentua l’irregolarità delle forme dei frutti della terra, da soli e accostati:<br />
si crea così il contrasto fra il regolare e l’irregolare che porta l’occhio dello spettatore,<br />
come in un quadro fiammingo, a osservare dapprima l’insieme per poi focalizzare<br />
la visione all’interno di una singola cassetta e poi dentro a questa analizzare gruppi<br />
di frutti arrivando infine al singolo. L’occhio è stimolato a seguire quel percorso istintivo<br />
e naturale che ognuno di noi compie quando si accinge all’acquisto, dal grande<br />
ipermercato fino al piccolo negozio sotto casa: gli occhi viaggiano sulle distese diagonali<br />
dell’esposizione entrando in piccoli mondi variegati e colorati e “palpando” le<br />
forme come se fossero le dita di una mano. Cogliere diventa così irresistibile: l’occhio<br />
stimola la mano ad allungarsi per appropriarsi dell’immagine. La missione della fotografia<br />
sembra proprio questo: riappacificare due sensi così apparentemente differenti<br />
eppure così simili cogliendo il nesso consequenziale esistente fra vista e tatto.<br />
Carlo Valsecchi, Frutta e Verdura, 5 Continents Editions, Milano 2008,<br />
Codice 9788874394395<br />
www.fivecontinentseditions.com<br />
Aumenta il contributo, migliora il risultato<br />
Il Consiglio di Amministrazione di CONAI, su proposta di<br />
Rilegno, ha deliberato la variazione del Contributo Ambientale<br />
sugli imballaggi in legno a far data dallo scorso 1 gennaio <strong>2009</strong>:<br />
dai precedenti 4 euro a tonnellata si passa ad 8, che resta<br />
comunque il valore unitario più basso fra quelli applicati nei paesi<br />
dell’UE. La decisione si basa su ragioni tecniche e di mercato,<br />
strutturali e congiunturali, che rendono necessario questo<br />
aumento quale strumento per mantenere gli obiettivi raggiunti e<br />
incrementarli. Dal 2005 (anno in cui venne deliberato l’ultimo<br />
aumento che modificò un importo rimasto fermo per ben 7 anni<br />
consecutivi) il flusso degli imballaggi post consumo gestiti da<br />
Rilegno è cresciuto del 49%: in sostanza, in quattro anni sono<br />
state valorizzate 316.000 t in più rispetto ai volumi gestiti in precedenza.<br />
Con il contributo aumentato allora, dal 2005 al 2008 rilegno ha sostenuto operatori<br />
pubblici e privati che si sono impegnati nelle fasi di raccolta e avvio al riciclo,<br />
secondo convenzioni ben precise. Gli obiettivi stabiliti per legge sono stati raggiunti e<br />
superati ma con un disavanzo di 795.000 euro che Rilegno a colmato attingendo agli<br />
accantonamenti effettuati negli anni precedenti. Nel prossimo triennio il Consorzio prevede<br />
un aumento della raccolta diretta soprattutto nelle aree in emergenza rifiuti e in<br />
quelle più distanti dagli impianti di valorizzazione: ne consegue un aumento dei costi per<br />
la raccolta, la riduzione dei volumi e il trasporto, costi che non fanno prevedere una riduzione<br />
del disavanzo. A questo fattore si aggiunge la difficoltà del mercato in generale e<br />
specifica (che colpisce le aziende riciclatrici, i pannellifici). Con il raddoppio del<br />
Contributo, nei prossimi tre anni Rilegno manterrà il sistema in equilibrio e favorirà l’ulteriore<br />
recupero grazie allo sviluppo delle raccolte nelle aree del paese meno efficienti.<br />
Borsa prezzi<br />
Cala la produzione<br />
Riduzioni in vista nel vecchio Continente per<br />
la produzione di legname di conifera nel<br />
primo trimestre <strong>2009</strong>. Stando ai dati resi<br />
noti dalle associazioni delle segherie dei<br />
principali Paesi produttori (Svezia, Finlandia,<br />
Austria e Germania) si delinea un calo produttivo<br />
oscillante tra il 20 e il 30 per cento<br />
(equivalente a 3,5/4 milioni di mc in meno)<br />
rispetto allo stesso periodo dell’anno passato.<br />
Verso la fine dell’ultimo trimestre del<br />
2008 diverse segherie avevano annunciato<br />
fermi della produzione a lungo termine. Ma<br />
non è tutto: occorre aggiungere che vi sono<br />
anche le restrizioni alla produzione causate<br />
dalle condizioni meteorologiche.<br />
In Germania l’associazione delle segherie si<br />
aspetta un calo del 20/25% nella produzione<br />
di legname di conifera per i primi tre<br />
mesi, il che equivale a una diminuzione della<br />
produzione di 1/1,2 milioni di metri cubi.<br />
L’industria delle segherie austriache sta anticipando<br />
un ulteriore forte calo percentuale<br />
della sua produzione di legname di conifera:<br />
le stime parlano di una riduzione del 25/30<br />
per cento nel periodo gennaio-marzo <strong>2009</strong><br />
pari a un volume di 700.000 metri cubi.<br />
Anche in Finlandia il primo trimestre dell’anno<br />
dovrebbe fare registrare un calo del 30<br />
per cento. La Finnish Forest Industries<br />
Federation ipotizza una diminuzione della<br />
produzione di quasi un milione di mc di conifere.<br />
Dal canto suo, la Finnish Sawmills<br />
Association (che rappresenta le segherie di<br />
piccole dimensioni) si aspetta un -20 per<br />
cento, mentre in Svezia la Swedish Forest<br />
Industries Federation prevede che la produzione<br />
vada giù del 15 per cento (6/700.000<br />
mc) rispetto al primo trimestre 2008.<br />
In tale contesto sia le segherie sia i compratori<br />
si trovano in difficoltà a programmare<br />
piani produttivi e di acquisto che vadano<br />
oltre i primi tre mesi dell’anno, anche se non<br />
è da escludere che la produzione di legname<br />
di conifera possa aumentare nel secondo trimestre.<br />
In ogni caso, carte vincenti per le<br />
segherie potranno essere la velocità con cui<br />
saranno in grado di reagire ai primi segnali<br />
di miglioramento del mercato, la flessibilità<br />
del lavoro e i contratti di fornitura mediante<br />
i quali le consegne dei tronchi potranno essere<br />
effettuate in breve tempo.<br />
51 FEBBRAIO
news<br />
Alieni verdi?<br />
In Europa si contano oggi 5.789 specie di<br />
piante aliene, di cui 2.843 totalmente<br />
extraeuropee. Belgio, Regno Unito e<br />
Repubblica Ceca sono le nazioni dove se<br />
ne riscontra il maggior numero, mentre<br />
Regno Unito (857), Germania (450),<br />
Belgio (447) e Italia (440) sono quelle<br />
nelle quali si è registrato il maggior<br />
numero di piante acclimatate. Si contano<br />
almeno 6 nuovi arrivi ogni anno, ma non<br />
tutti trovano nelle 48 fra regioni e nazioni<br />
europee oggetti dello studio una<br />
nuova e stabile dimora. E’ quanto emerge<br />
dal progetto Daisie (2004-2008), condotto<br />
nell’ambito del 6° Programma<br />
Quadro e pubblicato dalla rivista ceca<br />
Preslia. www.preslia.cz/P082Lam.pdf<br />
Vasetti in pioppo<br />
Listelli di sfogliato di pioppo fissati con<br />
graffe metalliche formano la numerosa<br />
famiglia di vasi per orticoltori, vivaisti e<br />
settori parchi e arredo urbano degli enti<br />
locali. Questi vasi risolvono il problema<br />
di gestire la fine del ciclo di vita dei vasi<br />
in materiale plastico e sono particolarmente<br />
adatti per la vendita al pubblico e<br />
per lo stoccaggio e il trasporto da parte<br />
degli operatori di piantine in fase di sviluppo<br />
e pronte per essere messe a<br />
dimora. Il vaso si biodegrada dopo l’interramento,<br />
ma svolge le stesse funzioni<br />
dei vasi monouso in materiale plastico. E’<br />
proposto dalla ditta francese Green<br />
Power Concept, specializzata in soluzioni<br />
per l’agricoltura sostenibile, il giardinaggio,<br />
il florovivaismo.<br />
52 FEBBRAIO<br />
Veloce<br />
e flessibile<br />
Appena 15 giorni di tempo per realizzare<br />
un’info point per due delle numerose<br />
manifestazioni che hanno animato Torino<br />
capitale mondiale del Design per tutto il<br />
2008: la sfida è stata vinta da 35 studenti<br />
provenienti da 9 nazioni e tre differenti<br />
università che si sono cimentati con la<br />
flessibilità creativa ma soprattutto strutturale<br />
di un unico tipo di materiale: i listelli<br />
in legno 5 cm x 5 messi a disposizione<br />
dalla Denaldi Legnami di Casale<br />
Monferrato. L’installazione è stata sottoposta<br />
al giudizio di un panel internazionale<br />
di esperti.<br />
Arte e natura<br />
senza tempo<br />
La ricerca costante dell’essenza nell’arte<br />
ha portato lo scultore-pittore Mauro<br />
Coccoluto a utilizzare forme semplificate<br />
e lineari, al ritorno a un’immagine arcaica<br />
e istintiva, primordiale, usando semplici<br />
materiali quali i legni che si trovano sulle<br />
spiagge o nei boschi. L’abbandono definitivo<br />
da parte dell’uomo, dopo averli utilizzati,<br />
ha permesso a questi oggetti di sviluppare<br />
una loro forma “essenziale”, scarna,<br />
privandoli del loro particolare uso per<br />
cui erano stati creati; resta la forma di<br />
contorno e un debole colore. “Riciclare<br />
gli oggetti che l’uomo getta via perché<br />
non più necessari al proprio bisogno<br />
afferma Coccoluto - è una fonte inesauribile<br />
di forme, colori e idee che provengono<br />
dal loro utilizzo primario. L’uso che ne<br />
faccio applicandoli sulle tele, oltre al piacere<br />
visivo, dovrebbe farci riflettere sullo<br />
spreco delle risorse del nostro pianeta”.<br />
www.macoart.com.<br />
Complementi<br />
d’arredo<br />
Durevoli, resistenti, sicuri, naturali, atossici,<br />
riutilizzabili e divertenti: sono gli imballaggi<br />
in legno visti da un altro punto di<br />
vista, quello dei tanti mammiferi e uccelli<br />
presenti nel Bioparco di Roma.Al recinto<br />
dei macachi giapponesi, il rocchetto per<br />
cavi è uno dei passatempi preferiti dei più<br />
piccoli che si divertono a irrobustire gli<br />
arti e a imparare l’equilibrio. Ma tanti altri<br />
ospiti del Bioparco apprezzano il <strong>pack</strong>aging<br />
in legno come complemento d’arredo<br />
delle loro aree. Di imballaggi e più in<br />
generale di legno hanno bisogno le tante<br />
famiglie che abitano la grande struttura<br />
romana; spesso, infatti, vanno rinnovati<br />
perché consumati dai giochi e dalle intemperie.<br />
Saranno particolarmente gradite<br />
donazioni, è il caso di dirlo,“in natura”.<br />
La Fondazione Bioparco di Roma è<br />
un’istituzione no profit che gestisce l’antico<br />
zoo e che coopera a livello internazionale<br />
per la conservazione delle specie a<br />
rischio di estinzione.Tutti gli animali presenti<br />
nel parco sono nati e cresciuti in<br />
cattività e provengono dalla collaborazione<br />
con altre strutture zoologiche o da<br />
sequestri effettuati dalle forze dell’ordine<br />
in caso di commercio o detenzione illegale.<br />
La vecchia concezione di zoo come un<br />
“museo vivente”, ha lasciato il posto ha<br />
due concetti fondamentali: l’educazione<br />
ambientale e la conservazione delle specie<br />
minacciate di estinzione.<br />
La Fondazione Bioparco ha sviluppato iniziative<br />
e progetti rivolti al sociale affrontando<br />
temi legati alla solidarietà e li ha<br />
uniti all’alto valore emozionale del parco.<br />
Sono stati realizzati in una parte del parco<br />
un Centro di socializzazione per disabili<br />
mentali adulti e un Centro Anziani.<br />
Inoltre, è disponibile un per corso sensoriali<br />
e per non vedenti, che inizia all’ingresso<br />
del Bioparco e si snoda per 500<br />
metri.<br />
Il percorso è costituito da strutture tattili<br />
tridimensionali e pannelli in braille ed è<br />
fruibile in totale autonomia grazie ad un<br />
sistema combinato di corrimano in legno<br />
e mattonelle tattili. Per informazioni e<br />
donazioni: www.bioparco.it.
Una nuova segheria<br />
Un nuovo impianto di segagione del legno è operativo<br />
dallo scorso 12 ottobre presso Barigazzi F.lli, dal<br />
1962 attiva sul territorio parmense e oggi guidata da<br />
Edo, Nadio, Cesare e Gianfranco Barigazzi, figli del<br />
fondatore Gino. Partner tecnico per il nuovo impianto<br />
è Bongioanni, che ha installato una linea per lavorare<br />
dai 150 ai 180 metri cubi di legname in un turno<br />
lavorativo di 8 ore. I tronchi che possono essere lavorati<br />
dall’impianto hanno lunghezze di 2,5 e 5 metri e un diametro massimo di uno.<br />
L’investimento è particolarmente importante per un’azienda che produce annualmente<br />
un milione di pallet, con 30 dipendenti che operano su una superficie di 40mila mq<br />
di cui 10mila coperti. Presente fin dal 1983 e cuore dell’azienda, l’impianto interno di<br />
segheria permette quella flessibilità nei prodotti, nei tempi e nei costi che costituisce<br />
il tratto caratteristico di Barigazzi. La nuova linea punta ad accrescere la competitività<br />
e il livello di servizio dell’azienda parmense, che conferma così la vitalità e il rinnovamento<br />
costante dei produttori di pallet, anche in periodi di crisi.<br />
Applausi<br />
per CAST<br />
Lo scorso 19 dicembre sono stati presentati<br />
all'Unione Europea i primi esiti del<br />
Progetto CAST (acronimo per Contatto<br />
Alimenti, Sicurezza, Tecnologia), frutto di<br />
un accordo di collaborazione fra Istituto<br />
Superiore di Sanità (il referente è la dottoressa<br />
Maria Rosaria Milana che ci ha<br />
anticipato il felice esito della presentazione)<br />
e Istituto Italiano Imballaggio; il progetto<br />
intende costituire e attivare un<br />
tavolo di lavoro per un confronto tecnico-scientifico<br />
operativo tra l’Istituto<br />
Superiore di Sanità e le associazioni e<br />
consorzi interessati al tema del food contact.<br />
Già nei primi giorni del nuovo anno,<br />
sono arrivate le congratulazioni da parte<br />
dei molti partecipanti che si sono dimostrati<br />
interessati al lavoro italiano. La dottoressa<br />
Annette Schaefer, funzionario DG<br />
SANCO responsabile per la tematica, ha<br />
chiesto input all’Istituto italiano sui punti<br />
chiave e sui dubbi e la possibilità di ricevere<br />
bozze di documenti per una possibile<br />
linea guida europea.<br />
Già dallo scorso anno Assoimballaggi<br />
aveva aderito e sostenuto il progetto<br />
CAST, con l’obiettivo finale di realizzare<br />
strumenti per le aziende e formare il personale<br />
addetto a gestire problemi di contatto<br />
alimentare.<br />
Non ci sorprende<br />
Nominato il 2 giugno 2008, ha ricevuto<br />
l’onorificenza lo scorso 15 ottobre a<br />
Milano, alla presenza del sindaco di Milano<br />
Letizia Moratti e dei rappresentanti delle<br />
istituzioni: a Maurizio Ciani è stato conferito<br />
il titolo di Cavaliere al Merito della<br />
Repubblica Italiana. Come ogni cavaliere,<br />
Ciani ha corso ma anche “precorso”, perché<br />
spesso ha intuito in anticipo i problemi<br />
e le relative soluzioni. La capacità di<br />
individuare gli elementi complessi di uno<br />
scenario e tracciare una linea strategica<br />
chiara, semplice e riconoscibile da tutti,<br />
non è da tutti. Questo Maurizio Ciani l’ha<br />
fatto e ha creato quel terreno fertile,<br />
quell’ambiente adatto che ha permesso<br />
ad altri imprenditori e dirigenti presenti<br />
in associazione la possibilità di coltivare<br />
ed esprimere un’analoga capacità e contribuire<br />
allo sviluppo delle imprese.<br />
Consuntivo<br />
del settore<br />
Quanti imballaggi in legno si producono,<br />
vendono e utilizzano ogni anno in Italia?<br />
Quanto pesano importazioni ed esportazioni?<br />
Come si suddivide l’offerta per<br />
macrotipologie di prodotti? Insomma,<br />
quanto vale il nostro settore?<br />
Fra poche settimane sarà disponibile un<br />
rapporto analitico dettagliato sul comparto:<br />
a realizzarlo è stato l’Istituto<br />
Italiano Imballaggio, al quale è stato affidato<br />
l’incarico dal CSLS, Assoimballaggi,<br />
Rilegno, insieme all’ufficio studi di<br />
Cosmit.<br />
Partecipano allo studio anche i principali<br />
pool privati (Chep, PRS, etc). Il progetto,<br />
finanziato dal CSLS, colmerà una serie di<br />
lacune sui dati del settore, finora coperte<br />
da stime abbastanza attendibili ma non<br />
sufficienti a chiarire dinamiche reali del<br />
mercato. L’Istituto Italiano Imballaggio<br />
curerà anche gli aggiornamenti e le revisioni<br />
annuali.<br />
Scendono i costi<br />
Il consiglio direttivo del Consorzio<br />
Servizi Legno-Sughero ha deliberato lo<br />
scorso dicembre la riduzione del contributo<br />
annuale <strong>2009</strong> da 550 a 500 euro;<br />
inoltre, l’importo delle 2 ispezioni di base<br />
(per le aziende iscritte a un comitato tecnico<br />
del CSLS) scende da 810 a 700 euro<br />
complessivi, la cui fatturazione non sarà<br />
più effettuata dagli organismi ispettivi<br />
(SGS e Bureau Veritas) ma direttamente<br />
da CSLS. Il risparmio totale per il <strong>2009</strong> è<br />
quindi di 160 euro. Si ricorda che le<br />
aziende non iscritte a nessuno dei comitati<br />
tecnici e che vogliono usufruire dei<br />
servizi generali del Consorzio, devono<br />
corrispondere, oltre alla quota annuale di<br />
500 euro, un supplemento di 300 euro.<br />
53 FEBBRAIO
news<br />
Insieme a carta<br />
e cartone<br />
Dopo quattro anni di lavoro si è concluso<br />
il progetto Sustain<strong>pack</strong> (www.sustain<strong>pack</strong>.com)<br />
che con una dote di 30 milioni<br />
di euro e 40 partner (centri di ricerca,<br />
università e aziende) ha sondato le possibilità<br />
tecnologiche di rendere gli imballaggi<br />
cellulosici competitivi al pari delle<br />
materie plastiche. Fra i protagonisti futuri<br />
di queste applicazioni saranno le nanotecnologie,<br />
i materiali compositi, le plastiche<br />
da fonti vegetali. Sustain<strong>pack</strong> apre<br />
dunque la prospettiva concreta di un<br />
ruolo da protagonisti a materiali che<br />
condividono con il mondo degli imballaggi<br />
in legno la cellulosa, una risorsa<br />
facilmente recuperabile e l’unica in grado<br />
di sequestrare la CO2 grazie alle sue origini:<br />
gli alberi.<br />
Questioni di umidità<br />
È noto quanto l’umidità residua del legno<br />
condizioni la sua resistenza alla rottura,<br />
ma conoscere esattamente le prestazioni<br />
meccaniche in relazione al contenuto<br />
idrico della fibra legnosa permette di stabilire<br />
la qualità del prodotto. Una ricerca<br />
“intramontabile” perché sempre valida e<br />
di estrema attualità è quella condotta 7<br />
anni fa dai ricercatori CNR Paganini e<br />
Pinna dell’Istituto per la Tecnologia del<br />
Legno (www.ivalsa.cnr.it); lo studio evidenzia<br />
quanto sia l’incidenza di questo<br />
fattore sulle prestazioni dei pallet EPAL:<br />
per esempio, la sua resistenza alla flessione<br />
statica scende del 20% se l’umidità<br />
residua passa dal 21,5% al 34%.<br />
54 FEBBRAIO<br />
Tornerà in tavola?<br />
Plastica di riciclo a contatto con gli alimenti:<br />
sull’onda del Regolamento<br />
Comunitario 282/2008, che consente di<br />
impiegare materie secondarie a contatto<br />
con gli alimenti, una parte del mondo dei<br />
trasformatori sollecita l’autorizzazione a<br />
produrre materie plastiche di recupero<br />
destinate al contatto alimentare. Presto<br />
potrebbe quindi nascere, accanto al marchio<br />
di qualità “Plastica seconda vita”, di<br />
proprietà di IPPR (Istituto per la<br />
Promozione delle Plastiche da Riciclo), il<br />
secondo marchio “Plastica seconda vita<br />
food contact”, sempre nell’ambito dei<br />
criteri del primo marchio che, a termini<br />
di regolamento comunitario, già garantisce<br />
rintracciabilità e marcatura.<br />
Quali soluzioni<br />
per i container?<br />
Una crescita annua costante dal 1990 ad<br />
oggi del 10%; e negli ultimi 10 anni, dal<br />
1998, questa crescita si è addirittura<br />
quintuplicata. Investireste in un comparto<br />
del genere? Ovviamente sì. E’ questo il<br />
macrotrend del trasporto via container,<br />
approfondito dall’articolo “Le merci<br />
vanno in giro per il mondo” apparso a<br />
pagina 4 del numero 2-2008 di TÜV SUD<br />
Journal, l’house organ di TÜV Italia, ente<br />
indipendente di certificazione ed ispezione<br />
presente in Italia dal 1987 ed appartenente<br />
al gruppo TÜV SÜD fondato nel<br />
1866. Ben 114 sono stati i milioni di container<br />
veicolati lo scorso anno, con una<br />
crescita del 50% dal 2004 della flotta<br />
navale dedicata. Uno sviluppo così vertiginoso<br />
non può non richiamare l’attenzione<br />
dei produttori di imballaggi industriali,<br />
standard e su misura, e soprattutto<br />
dei produttori di bancali: interscambio,<br />
trattamento ISPM 15, misure e profili che<br />
facilitino le operazioni di carico e scarico,<br />
che ottimizzino lo spazio utile del vano<br />
sono tutte tematiche che saranno affrontate<br />
nel prossimo numero di E-Pack. Per<br />
chi volesse approfondire l’argomento:<br />
www.tuv.it/downloads/tuv_journal/TUV<br />
_Journal_08_2.pdf<br />
Un ramo fiorito<br />
La scomparsa di Mauro Saviola, avvenuta lo<br />
scorso 16 gennaio, richiede, secondo la consuetudine,<br />
il ricordo dell’impresa che ha creato<br />
e dell’importanza che ha avuto per tutta la filiera<br />
del legno.Vogliamo qui ringraziare l’uomo, la<br />
sua avventura umana, le sue passioni: lo facciamo<br />
con una delle poesie che ha riprodotto<br />
nella parte più emotiva del sito www.grupposaviola.com<br />
, quella dedicata a La voce<br />
dell’Albero e che vi invitiamo a visitare. La poesia,<br />
di Pablo Neruda, s’intitola Il Ramo Rubato.<br />
Nella notte entreremo<br />
a rubare<br />
un ramo fiorito.<br />
Passeremo il muro,<br />
nelle tenebre del giardino altrui,<br />
due ombre nell’ombra.<br />
Ancora non se n’è andato l’inverno,<br />
e il melo appare<br />
trasformato d’improvviso<br />
in cascata di stelle odorose.<br />
Nella notte entreremo<br />
Fino al suo tremulo firmamento,<br />
e le tue piccole mani e le mie<br />
ruberanno le stelle.<br />
E cautamente,<br />
nella nostra casa,<br />
nella notte e nell’ombra,<br />
entrerà con i tuoi passi<br />
il silenzioso passo del profumo<br />
e con i piedi stellati<br />
il corpo chiaro della Primavera.<br />
Fra pochi giorni è primavera: è il tempo che<br />
rinnova la vita, che permette all’energia contenuta<br />
in ogni essere vivente di ricreare. Per una<br />
volta non siamo noi a ricordare Mauro Saviola,<br />
ma è la sua esistenza che ci ricorda e ci invita<br />
a proseguire il ciclo. Il suo invito è quello di far<br />
entrare nella nostra vita quel “silenzioso passo<br />
del profumo e con i piedi stellati il corpo chiaro<br />
della Primavera”. Significa non aver paura di<br />
affrontare le tenebre, le difficoltà della vita, gli<br />
ostacoli quotidiani oppure improvvisi, ma<br />
lasciarsi sospingere dal desiderio, dalla passione,<br />
dal richiamo ineludibile della bellezza e della<br />
genesi continua della vita: che poi questo<br />
coraggio prenda la forma di un’impresa piccola<br />
o grande che sia, che quest’impresa si chiami<br />
azienda o famiglia non importa. Importante è<br />
uscire dalla notte, e nella notte, per cercare la<br />
vita, fidandosi che il nostro piccolo grande<br />
sogno, coltivato come un piccolo germoglio<br />
dentro ognuno di noi, possa diventare realtà.A<br />
Mauro Saviola, che anche oggi ha superato la<br />
paura della notte per entrare nella luce.
Chiusure “light”<br />
E’ il migliore, non solo per la qualità del vino, per il prestigio delle marche dei produttori,<br />
per il fascino e la ritualità legata al gesto di aprire una bottiglia: è migliore anche<br />
per l’impatto ambientale. Corticeira Amorim ha commissionato a Pricewaterhouse<br />
Coopers una LCA del tappo in sughero rispetto a<br />
soluzioni in plastica e alluminio. I risultati (completi<br />
all’indirizzo www.corkfacts.com) non hanno<br />
bisogno di commenti, come si evince da una delle<br />
principali tabelle sintetiche di raffronto. E ora il<br />
gruppo Amorim e il mondo dei tappi in sughero<br />
aspettano la risposta dai materiali concorrenti.<br />
FLA in Argentina<br />
Dal 24 al 29 novembre scorso si è svolta una missione esplorativa Federlegno-Arredo<br />
in Argentina, a seguito della visita istituzionale dell’ex presidente Snaidero a Buenos<br />
Aires del febbraio 2008. La missione si è svolta in collaborazione con ICE – Istituto<br />
Nazionale per il Commercio Estero – e con FAIMA – Federazione Argentina omologa<br />
di Federlegno-Arredo – e con le proprie Camere Regionali. Sono state visitate oltre<br />
20 tra imprese organizzate e “pronte per l’esportazione” e associazioni e la delegazione<br />
di Federlegno-Arredo guidata dal Cosimo Messina – membro della Giunta della<br />
Federazione - è stata anche invitata a prendere parte ai lavori del Congresso annuale<br />
della FAIMA. Obiettivo era verificare: 1) disponibilità di materia prima/semilavorati di<br />
buona qualità e possibilità di approvvigionamento; 2) strutture produttive e loro volontà<br />
di cooperare con imprese italiane per sviluppare eventuali joint-venture produttive<br />
e distributive; 3) esistenza di associazioni tipo Federlegno-Arredo per sviluppare collaborazioni.<br />
La disponibilità di materia prima è notevole: 1,2 milioni di ettari di boschi<br />
coltivati a pino (54%), eucaliptus (32%), salice (11%) e altre specie. Si è potuto toccare<br />
con mano la realtà produttiva locale nell’area del delta del Paranà (con una discreta<br />
disponibilità di pioppo e produzione di imballaggi ortofrutticoli) e dell’alto Paranà (con<br />
abbondante disponibilità di pino taeda e produzione di segati, elementi per pallet, cornici,<br />
rivestimenti in legno, pannelli tipo finger joint). Molto limitate invece le possibilità<br />
di approvvigionamento di specie native pregiate. Gli ostacoli principali all’avvio di relazioni<br />
commerciali stabili sono di tipo logistico e di gamma limitata di prodotti disponibili.<br />
Nel corso dei contatti avviati con le locali associazioni imprenditoriali si è discussa<br />
la possibilità di organizzare incontri tra imprese italiane ed argentine nell’ambito di<br />
manifestazioni fieristiche specializzate.<br />
Controlli ok<br />
A partire dall'anno appena trascorso il Consorzio Servizi Legno-Sughero intende<br />
monitorare l’attività svolta dagli enti di ispezione incaricati attraverso il grado di soddisfazione<br />
dei propri consorziati. E' stato richiesto a tutti i consorziati di compilare<br />
volontariamente una scheda di valutazione appositamente predisposta, nella quale si<br />
chiedevano giudizi in merito alla professionalità, alla cortesia e disponibilità del personale<br />
incaricato, alla chiarezza delle informazioni ricevute e infine un giudizio complessivo<br />
sugli enti incaricati per le visite ispettive FITOK. Lusinghieri i risultati ottenuti<br />
da entrambe le società ispettive, SGS Italia e Bureau Veritas Italia: su 236 schede di<br />
valutazione pervenute, l'85% dei consorziati si dichiara complessivamente soddisfatto<br />
dell'operato delle società incaricate sia in termini di professionalità sia di valore<br />
aggiunto ottenuto. Anche per il <strong>2009</strong> il Consorzio Servizi Legno Sughero affiderà le<br />
visite ispettive FITOK alle stesse società incaricate negli anni precedenti.<br />
Ricette anti crisi<br />
“Oltre la crisi: modernizzare il Paese” è il<br />
titolo del convegno annuale, organizzato<br />
da Indicod-Ecr lo scorso 28 gennaio a<br />
Milano. Di particolare interesse, alcuni<br />
esiti della ricerca dell’istituto SPO per<br />
conto di Indicod-Ecr che aveva come<br />
obiettivo l’analisi delle percezioni dei<br />
consumatori rispetto al livello di modernità<br />
del paese e dei suoi principali attori<br />
(banche e assicurazioni, sistema sanitario,<br />
grandi imprese, grande distribuzione<br />
organizzata). Ne è emerso un Paese individualisticamente<br />
moderno, dove dal singolo<br />
cittadino all’impresa si vive una sensazione<br />
come quella “di un artigiano che<br />
ha molte idee, anche innovative, ma che<br />
non riesce a realizzare”: se da un lato,<br />
dunque, l’italiano ha grande fiducia nella<br />
modernità individuale, scarsa o nulla è<br />
quella nella modernità del sistema-paese.<br />
Modernità che viene legata certamente a<br />
concetti come l’innovazione e la tecnologia,<br />
ma ancora di più alla sua sostenibilità<br />
(sociale ed ambientale) ed eticità.<br />
Jacques Attali, economista, ha sostenuto<br />
che per andare oltre la crisi, tre sono i<br />
percorsi necessari: la crescita demografica<br />
(“senza figli e senza nipoti, non vi è<br />
alcun interesse per la modernità e l’innovazione”),<br />
lo sviluppo tecnologico sostenibile<br />
e la stabilità politica e finanziaria.<br />
Come sono tre anche le riforme che<br />
Attali ritiene indispensabili per “sopravvivere”<br />
ed uscire dalla crisi: massimizzazione<br />
dell’economia della conoscenza (istruzione<br />
di base, formazione continua e<br />
ricerca); mobilità e trasparenza nelle attività<br />
produttive, economiche e finanziarie,<br />
indipendentemente dal contesto o dal<br />
ceto sociale di provenienza degli individui;<br />
governance basata su efficienza, trasparenza<br />
e riduzione della burocrazia<br />
nell’ottica di elaborazione di una visione<br />
ed una strategia a lungo termine, chiara e<br />
credibile, tanto a livello di istituzioni<br />
quanto di imprese e singoli cittadini.<br />
www.indicod-ecr.it/modernizzare<br />
55 FEBBRAIO
news<br />
Una scultura<br />
per Magni<br />
La scultura realizzata dall’artista<br />
Ferdinando Codognotto e dedicata a<br />
Maurizio Magni accoglie i visitatori della<br />
nuova biblioteca dedicata al collega<br />
recentemente scomparso e che raccoglie<br />
una piccola parte del lavoro della sua<br />
vita: quello di selezione e valorizzazione<br />
di un’ampia bibliografia dedicata al<br />
mondo del legno. Nella targa di dedica,<br />
queste parole: L’albero di Olivo, simbolo<br />
di natura e pace (e anche nutrizione<br />
legata al buongustaio Maurizio). La cornucopia,<br />
che si sprigiona dalle radici dell’albero,<br />
segno di abbondanza, di fantasia<br />
di Magni. Simbologie che escono dalla<br />
cornucopia: compasso per disegnare la<br />
quotidianità; bottiglia, buongustaio di<br />
vini; la squadra; la lampadina delle idee;<br />
parole, la sua dialettica negli incontri;<br />
ingranaggi, che rappresentano il nostro<br />
momento tecnologico e rapporto con il<br />
mondo telematico; il gufo rappresenta la<br />
sua saggezza (con affetto, F. Codognotto,<br />
scultore).<br />
Stop al BM<br />
A seguito della Decisione della<br />
Comunità Europea del 18 settembre<br />
scorso relativa all'utilizzo del bromuro di<br />
metile come prodotto destinato alla<br />
protezione delle piante, a partire dalla<br />
data della decisione si hanno 18 mesi di<br />
tempo per il suo impiego e ne consegue<br />
che alla data del 18 marzo 2010 non ne<br />
sarà più consentito l'utilizzo per gli scopi<br />
previsti. Sul prossimo numero di E-Pack<br />
sarà pubblicato un approfondimento sul<br />
tema.<br />
56 FEBBRAIO<br />
Tre nuovi<br />
comitati<br />
Nel corso del <strong>2009</strong> il Consorzio Servizi<br />
Legno-Sughero avvierà la costituzione di<br />
tre nuovi comitati tecnici dedicati a tre<br />
aree scoperte e sensibili dell’imballaggio<br />
in legno: il primo progetto, avviato in collaborazione<br />
con Fedecomlegno, porterà a<br />
creare un marchio di qualità tecnica relativo<br />
al legname di origine legale. Alla prevenzione<br />
nel produrre rifiuti da imballaggio<br />
e alla preparazione al riutilizzo nell’ambito<br />
del sistema EPAL saranno dedicate<br />
le attività di un secondo comitato,<br />
mentre il terzo implementerà un nascente<br />
progetto di qualificazione dell’imballaggio<br />
industriale.<br />
RFID al banco<br />
di prova<br />
Proseguirà nel corso del <strong>2009</strong> la sperimentazione<br />
di RFID Logistics Pilot, il progetto<br />
lanciato nel 2007 dal Laboratorio<br />
RFID dell’Università degli Studi di Parma,<br />
che ha presentato a ottobre scorso i<br />
primi risultati di test sull’applicazione di<br />
questa tecnologia e del sistema Electronic<br />
Product Code (EPC) lungo una catena di<br />
fornitura reale e sulla verifica dei benefici<br />
derivanti. Nel corso di quest’anno si cercherà<br />
di studiare differenti risultati e vantaggi<br />
estendendo a una catena di fornitura<br />
più complessa il prototipo sperimentato<br />
nei 5 mesi del 2008; in quel periodo<br />
erano stati considerati un solo tipo di<br />
prodotto, produttore, distributore e due<br />
punti di vendita. Nella prima fase del progetto<br />
erano stati coinvolti 12mila cartoni<br />
su 800 pallet; incoraggianti sono stati i<br />
primi risultati (86% di pallet riconosciuti<br />
in automatico, riduzione del 68% dei<br />
tempi di controllo presso il produttore,<br />
riduzione dell’80% dei tempi di ricevimento<br />
e presa in carico presso il centro distributivo).<br />
Il progetto RFID Logistics Pilot si<br />
distingue dai numerosi in corso per il<br />
coinvolgimento interprofessionale e la<br />
condivisione non solo sui costi ma anche<br />
su scelte progettuali, esperienza portata<br />
in dote e sviluppata, elaborazione della<br />
metodologia di lavoro.<br />
Per i nuovi<br />
EPAL...<br />
Si ricorda che sono modificate, come da<br />
decisione del board EPAL dell’estate<br />
2008, le condizioni (procedure) per l’autorizzazione<br />
alla produzione dei nuovi tipi<br />
pallet piani EPAL (EUR1, EUR 2, EUR3, e<br />
EUR 6) secondo le modalità di seguito<br />
indicate: un’azienda che sia già in possesso<br />
di regolare autorizzazione per la produzione<br />
dei pallet piani 800x1.200 mm, ha<br />
immediatamente il diritto di produrre, a<br />
livello 1, i nuovi tipi di pallet EUR 2<br />
(1.200x1.000 mm), EUR 3 (1.000x1.200<br />
mm) ed EUR 6 (800x600 mm). Nel caso<br />
in cui il primo controllo del lotto da parte<br />
della società di controllo abbia esito positivo,<br />
il produttore è autorizzato a produrre<br />
quel determinato tipo di pallet secondo<br />
il livello per il quale è già autorizzato a<br />
produrre i pallet EPAL 800x1.200. Si<br />
ricorda anche che a partire dal 1 ottobre<br />
2008 il prezzo per le graffe di controllo<br />
EPAL è stato aumentato, sempre per decisione<br />
del board, da 8,00 euro a 9.00 euro<br />
ogni 1.000 pezzi acquistati.<br />
Al via i corsi<br />
PALOK ’09<br />
Sì è tenuto lo scorso 26 gennaio a Viadana<br />
il primo corso <strong>2009</strong> per l’implementazione<br />
del progetto PALOK; i prossimi appuntamenti<br />
sono per il 27 aprile, alle 14.30, e<br />
lunedì 28 settembre, alla stessa ora. La<br />
partecipazione al corso di formazione è<br />
parte integrante della procedura per<br />
ottenere l’accreditamento al nuovo marchio<br />
voluto da Assoimballaggi e CSLS, e<br />
gestito da quest’ultimo attraverso apposito<br />
comitato tecnico, per colmare il vuoto<br />
normativo riferito alla portata (carico<br />
nominale) sui pallet riutilizzabili e monouso<br />
non rientranti in marchi di qualità tecnica.<br />
Si ricorda che il marchio è volontario;<br />
per ottenerlo, occorrono requisiti<br />
associativi, tecnici e prove di laboratorio<br />
condotte presso CRIL. L’accettazione<br />
della domanda di accreditamento è gestita<br />
direttamente da CSLS. Il nuovo marchio<br />
ha debuttato a Ecomondo presso<br />
l’area ricerca e sviluppo allestita da Conai,<br />
accanto al suo stand istituzionale, lo scorso<br />
mese di novembre a Rimini.
<strong>Secal</strong>: sistemi all’avanguardia<br />
per l’essiccazione<br />
e il trattamento fitosanitario<br />
di imballaggi in legno e pallet<br />
La <strong>Secal</strong> è conosciuta e apprezzata in tutto il<br />
mondo per la produzione di essiccatoi per legno<br />
di massima qualità e si pone al top tra i costruttori<br />
europei. La produzione avviene all’interno del<br />
proprio stabilimento a Resana (Treviso) da cui<br />
escono impianti con un progetto originale, collaudati<br />
e con un’elettronica installata ormai in oltre<br />
2.000 impianti in tutto il mondo. La <strong>Secal</strong>, sempre<br />
attenta ai problemi di risparmio energetico e ai<br />
tempi di essiccazione, diventati in questi tempi di<br />
crisi economica ancora più importanti per garantire<br />
risultati eccellenti, propone diverse ed originali<br />
soluzioni, tra le quali:<br />
1) Il concetto costruttivo della cella <strong>Secal</strong> e del<br />
suo isolamento permette di ridurre al minimo le<br />
dispersioni di calore e di garantire una lunga vita<br />
alla struttura nel suo insieme.<br />
2) I ventilatori in lega d’alluminio, 100% reversibili,<br />
hanno massimi e uguali rendimenti in entrambi<br />
i sensi di rotazione e ad ogni regime di giri.<br />
3) Il sistema di umidificazione a doppia linea di<br />
spruzzaggio, che collegato al flusso di ventilazione,<br />
permette di ottenere il più idoneo regime igrometrico<br />
in entrambe le direzioni di rotazione dei<br />
ventilatori.<br />
4) L’utilizzo di inverter per comandare i ventilatori,<br />
permette di ridurre il consumo di energia elettrica<br />
e, collegato a una stazione climatica SECAL<br />
(composta da 2 anemometri), assicura risparmi<br />
energetici medi del 30% e in alcuni casi particolari,<br />
anche del 50%.<br />
5) Le funzioni Advanced Drying permettono di<br />
stimare il tempo residuo di essiccazione, la data di<br />
fine processo e di condurre un’essiccazione assistita<br />
e di gestire i costi energetici.<br />
6) Il sistema di conduzione e controllo <strong>Secal</strong> Plus<br />
3000, di propria elaborazione, è il più avanzato<br />
presente oggi sul mercato ed è in grado di soddisfare<br />
qualunque esigenza dell’operatore per qualunque<br />
tipo di essiccazione.<br />
Il sistema Plus 3000, collegato al P.C. industriale<br />
touch screen e gestito dal software Epl<br />
Supervisor, rende l’impianto estremamente versatile<br />
e permette il controllo remoto di tutte le sue<br />
funzioni, la modifica dei parametri e la ricezione di<br />
aggiornamenti software.Via GSM il computer può<br />
essere collegato a un telefono cellulare per l’invio<br />
di messaggi di tipo SMS per segnalare allarmi o<br />
altre informazioni relative ad ogni singola cella.<br />
La <strong>Secal</strong> propone anche le celle per il trattamento<br />
termico secondo lo standard ISPM-15, un’importante<br />
normativa FAO (Food and Agricolture<br />
Organisation) per la regolamentazione delle<br />
misure fitosanitarie da applicare agli imballi in<br />
legno e ai pallet, nel commercio internazionale.<br />
La <strong>Secal</strong> ha sviluppato proprie esclusive tecnologie<br />
e ha messo a punto un proprio software dedicato,<br />
attenendosi scrupolosamente alle direttive<br />
FAO. In particolare le soluzioni adottate per l’automatismo<br />
di controllo e gestione, per la verifica<br />
della taratura delle sonde, per il banco prova, per<br />
le sonde stesse, e per la registrazione e archiviazione<br />
dei dati e per la manualistica a corredo<br />
sono, senza dubbio, oggi le più tecnologicamente<br />
avanzate reperibili sul mercato. Gli impianti possono<br />
svolgere la funzione di solo trattamento<br />
fitosanitario dei pallet e degli imballaggi in legno,<br />
oppure quella combinata essiccazione/trattamento<br />
con sistemi a bruciatore diretto o tradizionali<br />
con caldaia.<br />
schede<br />
57 FEBBRAIO
58 FEBBRAIO<br />
marchi & marketing<br />
Sistema Epal: responsabilità<br />
e costi da condividere<br />
EPAL è un marchio internazionale di qualità presente<br />
nell’Unione Europea (25 + 2 paesi extra<br />
UE), USA, Cina, India e Australia, gestito<br />
dall’European Pallet Association.<br />
Complessivamente annovera 1.300 aziende<br />
omologate, che riforniscono i mercati di oltre 65<br />
milioni di bancali nuovi ogni anno e ne riparano<br />
oltre 15 milioni. L’European Pallet Association<br />
coopera con le amministrazioni centrali e locali<br />
degli stati membri affinché sia riconosciuto e<br />
rispettato il valore del marchio EPAL, in forza del<br />
beneficio ambientale ed economico a favore, in<br />
modo diretto, delle imprese e, in modo indiretto,<br />
delle comunità locali e dei consumatori finali.<br />
, il marchio internazionale di qualità dei<br />
bancali in legno più diffuso in Europa, invita tutti<br />
gli operatori economici (produttori, imprese di<br />
logistica, distribuzione all’ingrosso e al dettaglio)<br />
ad avvalersi, per acquisti ed eventuali riparazioni<br />
di bancali, unicamente di aziende omologate ed<br />
autorizzate da EPAL stesso. A tal fine, in Italia<br />
opera il Comitato Tecnico EPAL Italia (tramite il<br />
CSLS Consorzio Servizi Legno-Sughero di<br />
Federlegno-Arredo) cui la European Pallet<br />
Association conferisce la titolarità nel rilascio<br />
delle licenze e nel controllo del mercato: la rete<br />
di produttori e riparatori possessori di licenza<br />
epal copre tutte le provincie italiane (i nominativi<br />
di tali aziende sono disponibili all’indirizzo web<br />
www.legnosughero.info).<br />
“Per gli acquirenti – spiegano dal Comitato<br />
Tecnico EPAL Italia - il minor costo per compravendite<br />
e riparazioni effettuate presso operatori<br />
non omologati EPAL, è legato a bancali provenienti<br />
da attività del tutto illecite (come furti,<br />
ricettazione e, per la riparazione, il ricorso a<br />
componenti di qualità inferiore, e perciò meno<br />
costosi). Per le aziende che ritengono meno oneroso<br />
rivolgersi ad operatori non omologati, in<br />
realtà, il vantaggio è fittizio ed espone a rischi<br />
civili e penali da non sottovalutare”.<br />
Oltre a considerare l’eventualità di incorrere nei<br />
reati di incauto acquisto (Art. 712 c.p.) o ricettazione<br />
(Art. 648 c.p.), l’approvvigionarsi presso<br />
aziende non autorizzate EPAL non garantisce che<br />
i bancali, acquistati attraverso questi circuiti illeciti,<br />
rispondano a quei requisiti tecnici di portata<br />
fondamentali per la sicurezza di merci e persone<br />
durante l’uso del bancale stesso.<br />
Il minor costo praticato dagli operatori non<br />
omologati, rispetto a quello delle imprese omologate<br />
è, in realtà, solo apparente e genera una<br />
serie di costi aggiuntivi (di seguito riportati) che<br />
vengono poi “scaricati” sulla collettività lungo<br />
tutta la catena di fornitura.<br />
1) EPAL è un sistema di interscambio che si basa<br />
sull’acquisto di bancali da parte del primo utilizzatore,<br />
che ne resta il proprietario e che li utilizza<br />
nell’ambito delle sue transazioni commerciali:
questi si garantisce, poi, la disponibilità di un<br />
quantitativo di bancali equivalente, grazie alle<br />
restituzioni da parte dei propri clienti e fornitori<br />
che condividono il sistema e accettano di restituire<br />
i bancali in numero e qualità del tutto paragonabili<br />
a quelli ricevuti. L’acquisto e la riparazione<br />
di bancali a marchio Epal effettuato presso<br />
operatori non autorizzati, genera di fatto un doppio<br />
costo al primo utilizzatore che, costretto a<br />
reintegrare le differenze, riversa il costo aggiuntivo<br />
in quello delle merci, condividendolo con logistiche,<br />
distributori e consumatori finali.<br />
2) Il sistema di interscambio EPAL si basa su principi<br />
di sostenibilità ambientale: la struttura del<br />
bancale, infatti, è progettata per il suo riutilizzo (i<br />
pallet a marchio EPAL non sono monouso, ossia<br />
“a perdere”) e la possibilità di ripararlo; inoltre è<br />
prodotto con materia prima rinnovabile (legno).<br />
Acquisti e riparazioni effettuate presso operatori<br />
non omologati comportano, dunque, un doppio<br />
prelievo di risorse, eludono il contributo<br />
ambientale CONAI e, infine, riducono l’impegno<br />
della collettività a favore di sistemi riutilizzabili a<br />
basso impatto ambientale.<br />
3) Il ricorso a bancali a marchio Epal provenienti<br />
da aziende non autorizzate espone fortemente<br />
al rischio di incidenti a merci e persone; in caso<br />
di acquisto incauto, evidentemente, non è possibile<br />
garantire le prestazioni tecniche previste dai<br />
relativi documenti tecnici e garantite dagli operatori<br />
omologati. La conseguenza più immediata è<br />
la perdita della possibilità di controllo della sicurezza<br />
per gli operatori (magazzinieri, carrellisti,<br />
autotrasportatori, addetti ai rifornimenti, etc). I<br />
danni a merci e persone producono, inoltre, un<br />
costo diretto per le imprese e indiretto per la<br />
collettività.<br />
“Invitiamo pertanto tutti i responsabili acquisti<br />
delle aziende italiane – precisano dal Comitato<br />
Tecnico EPAL Italia – a verificare sempre l’omologazione<br />
dei propri fornitori e, in ogni caso, a<br />
considerare attentamente non solo i rischi, ma<br />
soprattutto i costi in termini relativi, e non assoluti,<br />
legati all’acquisto presso aziende non autorizzate”.<br />
IL MERCATO <strong>ITA</strong>LIANO<br />
DEI BANCALI IN LEGNO<br />
VOLUME (116,8 milioni di unità totali)<br />
Nuovi, sia rendere sia a perdere<br />
70 milioni di unità non EPAL<br />
9 milioni di unità EPAL<br />
Usati e/o riparati<br />
35 milioni di unità non EPAL<br />
2,8 milioni di unità EPAL<br />
VALORE<br />
(918 milioni di euro totali)<br />
578 milioni di euro (pallet EPAL nuovi e usati<br />
+ riparati non EPAL)<br />
340 milioni di euro (pallet EPAL nuovi<br />
+ riparazioni EPAL)<br />
Operatori EPAL: 52 produttori e 129 riparatori<br />
Parco bancali EPAL circolante in Italia:<br />
50 milioni di unità<br />
Aggiornamento: novembre 2008<br />
59 FEBBRAIO
60 FEBBRAIO<br />
sicurezza<br />
Messina al ministro Sacconi:<br />
la sicurezza è prioritaria<br />
Milano, 11 Dicembre 2008<br />
Prot. n.1603 .08.RM\SC\rp<br />
Egregio On.le<br />
Maurizio Sacconi<br />
Ministero del Lavoro della Salute e delle Politiche<br />
Sociali<br />
e p.c:<br />
Egregio On.le Claudio Scajola - Ministro dello<br />
Sviluppo Economico<br />
Ministero dello Sviluppo Economico<br />
Egregio On.le Luca Zaia – Ministro delle Politiche<br />
Agricole e Forestali<br />
Ministero delle Politiche Agricole e Forestali<br />
Oggetto: SICUREZZA SUL LAVORO<br />
Ill.mo Signor Ministro,<br />
la Federazione che rappresento, aderente a<br />
Confindustria, raggruppa tutte le imprese della filiera<br />
industriale che va dalla lavorazione della materia<br />
prima del legno, sino alla realizzazione dei prodotti<br />
in legno per l’arredamento, l’edilizia e l’imballaggio.<br />
All’interno di Federlegno-Arredo sono poi numerose le<br />
strutture che si occupano specificamente del settore<br />
degli imballaggi in legno – tra cui l’associazione<br />
Assoimballaggi ed il Consorzio Servizi Legno Sughero<br />
– ed in particolare dei pallet in legno, oggetto della<br />
presente comunicazione.<br />
Come è noto, il pallet in legno è uno strumento logistico<br />
fondamentale, universalmente utilizzato e capillarmente<br />
diffuso, ma anche e soprattutto uno strumento<br />
di lavoro, in quanto presente in moltissimi luoghi<br />
di lavoro (magazzini, depositi, centri di raccolta,<br />
ecc.) riferibili ai settori della grande distribuzione,<br />
della produzione, della logistica, del trasporto e così<br />
via.<br />
Strumento - come detto - fondamentale, ma che pure<br />
rappresenta un potenziale ed elevato rischio per i<br />
lavoratori che ne fanno utilizzo, ove non possieda le<br />
necessarie caratteristiche tecniche minime che ne<br />
garantiscano la sicurezza.<br />
In particolare, questo problema riguarda il cd. pallet<br />
“bianco a perdere” (definito anche spesso pallet<br />
“one-way” ovvero, teoricamente, monouso), che non è<br />
soggetto a specifico capitolato costruttivo e non reca<br />
alcuna marchiatura di qualità.<br />
Spinte dalla esasperata (e spesso illecita) concorrenza<br />
– ma soprattutto dalla crisi imperante e dallo<br />
scarso potere contrattuale nei confronti degli acquirenti,<br />
perlopiù grandi gruppi, industrie ed imprese di<br />
trasporti – le imprese produttrici di pallet tendono a<br />
realizzare prodotti di nuova fabbricazione che non<br />
garantiscono la portata e la durata, pur esistendo<br />
numerose norme tecniche uniformi (UNI, EN, ISO<br />
eccetera) che definiscono le caratteristiche minime di<br />
un pallet prodotto e riparato a regola d’arte.
Accade, quindi, che in tutti i luoghi di lavoro circolano<br />
per la maggior parte pallet bianchi nuovi privi delle<br />
seppur minime garanzie di sicurezza, con la conseguenza<br />
del verificarsi di numerosissimi incidenti sul<br />
lavoro dovuti all’errata utilizzazione e/o alla rottura<br />
improvvisa dei pallet su cui spesso circolano merci<br />
pesanti e/o pericolose.<br />
Il Consorzio Servizi Legno-Sughero sopra citato ha<br />
dato avvio ad un progetto per la concessione a titolo<br />
gratuito, alle imprese interessate, di licenze del marchio<br />
‘PALOK’, che prevede di sottoporre i pallet a<br />
prove di laboratorio sulla portata. Il nome del produttore,<br />
la tipologia del pallet, la data di produzione e la<br />
portata verrebbero marchiati sui pallet stessi garantendone<br />
così la sicurezza quando utilizzati nei luoghi<br />
di lavoro.<br />
Ma vi è di più.<br />
Il problema si aggrava, infatti, considerando che nel<br />
complesso delle movimentazioni effettuate - e quindi<br />
tutte le volte che sui luoghi di lavoro viene fatto utilizzo<br />
di un pallet - la stragrande maggioranza dei<br />
casi non riguarda pallet di nuova fabbricazione, ma<br />
pallet già usati in precedenza, siano essi o meno stati<br />
riparati.<br />
Trattandosi di prodotti usati, riparati e/o selezionati<br />
da operatori non qualificati o che operano in “mercati<br />
paralleli” (allego lettera già inviata su questo tema<br />
ai suoi illustrissimi colleghi e una rassegna stampa sul<br />
tema), le garanzie di sicurezza sono ancora inferiori.<br />
I pallet bianchi a perdere - pur esistendo, ripeto, una<br />
norma tecnica di riferimento (UNI EN ISO 18613<br />
“Riparazione dei pallet piatti di legno”) che ne disciplina<br />
le corrette modalità di riparazione - vengono di<br />
fatto riparati in modo non corretto e assai pericoloso.<br />
La circolazione di pallet realizzati, riparati e movimentati<br />
a regola d’arte conseguirebbe l’obiettivo di<br />
assicurare a tutti i lavoratori condizioni e strumenti<br />
operativi sicuri, evitando il verificarsi di incidenti, troppo<br />
spesso con esiti gravi.<br />
Porto alla Sua rispettosa attenzione, solo a titolo di<br />
esempio, i ritagli di stampa allegati, riguardanti un<br />
caso di morte “bianca” e un ferito grave solo nelle<br />
ultime settimane.<br />
Questa, purtroppo, la tragica situazione.<br />
Per questi motivi chiedo a Lei, Onorevole Ministro, di<br />
valutare quantomeno l’opportunità, attraverso i competenti<br />
organi tecnici, che venga istituito l’obbligo di<br />
certificazione di portata per i pallet e, inoltre, un<br />
sistema di identificazione - anche tramite la marchia-<br />
tura obbligatoria - finalizzati ad una corretta tracciabilità.<br />
D’altra parte, richiamo la Sua cortese attenzione sul<br />
fatto che in Europa è obbligatoria analoga certificazione<br />
per i carrelli elevatori nuovi, oltre che l’effettuazione<br />
di una perizia tecnica annuale per la verifica<br />
della portata e delle condizioni generali.<br />
Ebbene, come noto i pallet non rappresentano altro<br />
che una naturale “estensione meccanica” dei carrelli<br />
elevatori nella movimentazione di merci, per cui<br />
sarebbe uno sforzo vano ottenere sicurezza da carrelli<br />
elevatori sicuri che utilizzano pallet altamente<br />
rischiosi.<br />
È, infine, nostra cura metterLa a conoscenza del fatto<br />
che il problema della sicurezza è ulteriormente<br />
aggravato dall’esistenza di traffici e mercati illeciti nel<br />
settore in questione ed incontra la preoccupazione di<br />
altre importanti associazioni di settore (allego lettera<br />
già inviata da Fedit).<br />
Credo, quindi, che un provvedimento normativo in<br />
questa direzione possa concretamente contribuire a<br />
limitare il numero di infortuni sul lavoro, pur senza<br />
gravare in alcun modo sul Bilancio dello Stato o delle<br />
Amministrazioni.<br />
L’attività di Federlegno-Arredo è da anni tesa a<br />
garantire alle proprie imprese un corretto e sicuro<br />
svolgimento delle attività imprenditoriali nell’interesse<br />
comune a tutti di una maggiore sicurezza sul lavoro.<br />
Ove ritenga opportuno, Onorevole Ministro, approfondire<br />
le argomentazioni esposte la scrivente<br />
Federazione è a Sua completa disposizione, per la<br />
formazione di un tavolo di lavoro e l’individuazione di<br />
appropriate soluzioni.<br />
Grato dell’attenzione che sarà riservata alla presente,Vi<br />
porgo frattanto i miei più cordiali saluti.<br />
Rosario Messina<br />
Presidente Federlegno-Arredo<br />
61 FEBBRAIO
62 FEBBRAIO<br />
sicurezza<br />
http://nematode.unl.edu<br />
www.unipd.it/esterni/wwwfitfo/bursaphelenchus.htm<br />
L’ISPM 15 entrerà in vigore<br />
anche negli scambi intra UE?<br />
Trattare o non trattare, questo è il problema. Se<br />
sia meglio affrontare una revisione normativa<br />
dell’ISPM 15, un aumento dei tempi di produzione<br />
e dei processi di lavorazione degli imballaggi in<br />
legno, un aumento dei costi, un sovraccarico<br />
gestionale di tipo documentale, oppure intervenire<br />
in modo mirato sul problema, grazie a un<br />
coordinamento degli sforzi fra organismi, istituzioni<br />
pubbliche e associazioni di categoria.<br />
Il recente caso del “nematode del pino” che dal<br />
Portogallo ha minacciato le foreste di molti paesi<br />
europei accende gli animi e i forni, nonché gli<br />
appetiti di chi produce pallet in plastica. Di fronte<br />
a due emergenze (la Commissione Europea e<br />
il Comitato Tecnico Europeo per la Protezione<br />
delle Piante potrebbero legiferare in materia in<br />
tempi relativamente brevi e imporre decisioni<br />
non condivise; il nematode del pino ma anche<br />
altri parassiti potrebbero creare nuovi “casus<br />
belli”) le associazioni e gli organismi europei<br />
lavorano su due fronti: ricerca di tecnologie di<br />
trattamento sostenibili (per l’ambiente e i costi)<br />
e maggiore coordinamento. L’obiettivo condivisibile<br />
è infatti puntare alla semplificazione salvaguardando<br />
l’aspetto economico e la libera circolazione<br />
delle merci.Tuttavia, si intravvede all’orizzonte<br />
(un orizzonte temporale per fortuna<br />
lungo) la progressiva tendenza a sottoporre a<br />
trattamenti a prescindere dall’esportazione continentale<br />
(vedi le consultazioni fra CFIA canadese<br />
e APHIS americana). Ecco gli antefatti, che<br />
spiegano e illuminano circa le possibili evoluzioni<br />
a breve.<br />
Lo scorso 19 agosto 2008 una decisione della<br />
Commissione dell’UE ha modificato una precedente<br />
decisione (tecnicamente la 2006/133/CE)<br />
in relazione alle misure supplementari da adottare<br />
contro la propagazione del parassita<br />
Bursaphelencus xylophilus, meglio conosciuto<br />
come ‘nematode del pino’; infatti, in alcune regioni<br />
del Portogallo era accaduto che si fosse diffusa<br />
l’infestazione, ma che le misure adottate in<br />
conformità ai regolamenti vigenti si fossero rivelate<br />
insufficienti a contenere o eliminare il problema.<br />
Il rischio era quello che in assenza di misure<br />
straordinarie, l’infestazione raggiungesse indirettamente,<br />
tramite l’esportazione di manufatti in<br />
legno, altre regioni europee. A questo scopo la<br />
decisione dello scorso agosto introduceva l’obbligo<br />
di passaporto delle piante (direttiva<br />
92/105/CEE) previe ispezioni regolamentari o il<br />
marchio <strong>ISPM15</strong> attestante i trattamenti termici<br />
fitosanitari previsti dalla normativa FAO per<br />
un’ampia serie di piante, semilavorati e prodotti<br />
finiti provenienti dalle zone delimitate.<br />
Il Portogallo si faceva garante dell’applicazione di<br />
questa decisione, che restava in vigore fino a successiva<br />
revisione del piano di sorveglianza. Erano,<br />
e sono tuttora, coinvolti da questa modifica<br />
paglioli, distanziatori, supporti, casse, scatole, cassette,<br />
fusti e bobine, pallet, pallet a casse e piattaforme<br />
in genere.Addirittura, si verificò il caso di<br />
un imballaggio industriale marchiato <strong>ISPM15</strong> ma<br />
sul quale furono trovati ben 22 esemplari di tale<br />
insetto, segno che alcuni componenti non erano<br />
stati sottoposti a trattamento.<br />
A neanche un mese dai fatti, in occasione della VI<br />
conferenza del Gruppo di Ricerca Internazionale<br />
sulla Quarantena Fitosanitaria (IFQRG), tenutosi<br />
a Roma dal 15 al 19 settembre 2008, è stata presentata<br />
la proposta di inserire nellISPM 15 il trattamento<br />
con fluoruro di solforile e a microonde<br />
come tecnologie riconosciute: la decisione definitiva<br />
su questa proposta, che potrebbe aprire<br />
nuove opportunità in termini di sicurezza e costi<br />
su eventuali trattamenti per merci scambiate<br />
dentro l’Unione Europea, arriverà non prima di<br />
aprile prossimo, quando saranno ratificate le<br />
decisioni dell’IFQRG.<br />
Proprio in quel periodo, mentre Cuba annunciava<br />
di voler implementare il regolamento FAO<br />
dall’1 ottobre 2008 e Taiwan dall’1 gennaio <strong>2009</strong>,<br />
la CFIA canadese e la APHIS americana iniziavano<br />
le consultazioni per decidere se eliminare<br />
l’esenzione di trattamento per piante e manufatti<br />
in legno importati ed esportati fra Canada e<br />
Stati Uniti.<br />
Nel frattempo lo scorso autunno, su proposta di<br />
Brepal, il Comitato Tecnico nazionale britannico e<br />
irlandese, il board di EPAL ha convenuto di<br />
affrontare il problema nel comitato esecutivo<br />
EPAL tenutosi lo scorso 13-14 gennaio: in quella<br />
sede sono state prese due decisioni: a partire dal<br />
1° gennaio 2010, se la commissione europea<br />
dovesse rendere obbligatorio il trattamento<br />
ISPM 15 ed anche l’essiccazione, il comitato tecnico<br />
interno adotterà immediatamente il dettato<br />
modificando il Regolamento Tecnico EPAL in tal<br />
senso. Nel frattempo, però, la possibilità che si<br />
renda obbligatoria anche l’essiccazione (la possibilità!)<br />
preoccupa diversi paesi europei. Di que-<br />
www.forestry-quarantine.org
www.fefpeb.eu<br />
sto e di altri aspetti legati alla questione fitosanitaria<br />
in EPAL potrebbe occuparsene un apposito<br />
comitato tecnico, la cui costituzione è tuttavia<br />
ancora al vaglio del board stesso.Anche se l’ultima<br />
decisione di UIC, elaborata il 10 dicembre<br />
scorso, sembrerebbe sorpassare qualsiasi decisione<br />
in merito ai soli pallet EPAL. L’Unione si è<br />
espressa, a maggioranza, a favore di una direttiva<br />
obbligatoria sullo standard ISPM-15 riguardante<br />
tutti i pallet EUR prodotti, a partire dal 1° gennaio<br />
2010. Con questa decisione l’UIC ha preceduto<br />
la probabile decisione dei Comitati<br />
dell’Unione Europea, di introdurre lo standard<br />
anche a livello europeo. Contemporaneamente si<br />
è voluto prevenire l’eventuale insorgenza di un<br />
danno a carico dei pallet, a causa di un comportamento<br />
troppo esitante del Gruppo di lavoro<br />
UIC responsabile. Si invita, dunque, EPAL a verificare<br />
se i propri licenziatari, nella fase di produzione,<br />
siano pienamente conformi allo standard<br />
ISPM-15 e che sia sicuro che il materiale acquistato<br />
per la produzione dei pallet sia conforme<br />
al suddetto standard. Qualora le verifiche succitate<br />
non diano esito positivo, si renderà necessario<br />
il ritiro immediato della licenza di produzione<br />
per i pallet EUR.<br />
Sempre ad autunno inoltrato FEPEB , in occasione<br />
di un board tenutosi a Parigi lo scorso 17<br />
novembre, ha concordato con i rappresentanti<br />
una posizione comune sul problema: disponibilità<br />
a recepire un dettato normativo comunitario ma<br />
soltanto se saranno attentamente considerati: a)<br />
i valori legati all’estensione reale del fenomeno<br />
nato in Portogallo e le soluzioni effettivamente<br />
congruenti a debellarlo b) il rafforzamento della<br />
collaborazione fra l’industria del settore e le<br />
autorità forestali per armonizzare e ottimizzare il<br />
lavoro degli organismi e i sistemi di controllo c)<br />
il dato scientifico deve guidare l’intervento, per<br />
evitare conseguenze economiche non irrilevanti<br />
lungo tutto la filiera nel caso in cui si intendesse<br />
estendere i trattamenti ISPM 15 negli scambi<br />
intracomunitari d) estendere eventuali obblighi a<br />
riparazioni e rilavorazioni ha un impatto considerevoli<br />
sui costi e l’organizzazione della produzione<br />
nelle aziende del settore e) il settore non è<br />
attrezzato per ottemperare a eventuali obblighi<br />
di trattamento termico estesi a prodotti destinati<br />
a scambi intracomunitari.<br />
Fonte immagini:<br />
http://www.invasive.org/browse/detail.cfm?imgnum=3948025<br />
63 FEBBRAIO
64 FEBBRAIO<br />
sicurezza<br />
Lo scortecciamento nell’ambito<br />
della normativa internazionale<br />
ISPM-15<br />
Quando si è adottato lo standard <strong>ISPM15</strong> per<br />
l’industria degli imballaggi in legno nel 2002, si era<br />
addotta la seguente spiegazione: “Quando il<br />
legname utilizzato nell’assemblaggio di tutto il<br />
materiale da imballaggio è trattato termicamente<br />
a 56°C per 30 minuti nella sua parte interna,<br />
secondo la norma ISPM 15, i pezzi di legno o il<br />
materiale da imballaggio in legno non potranno<br />
essere soggetti a nuove infestazioni”.<br />
La dichiarazione implicava che gli organismi nocivi<br />
da quarantena non avrebbero potuto più infestare<br />
nuovamente gli imballaggi in legno dopo il<br />
trattamento termico.<br />
Con l’introduzione della norma ISPM 15, i gruppi<br />
di pressione della plastica hanno chiesto al<br />
Comitato dell’Ue incaricato dell’ISPM di promuovere<br />
l’uso di tale materiale come unico prodotto<br />
da utilizzarsi per la movimentazione mondiale<br />
non essendo la plastica veicolo di alcun<br />
organismo infestante.<br />
Immediatamente l’esecutivo della FEFPEB, la<br />
Federazione Europea dei Produttori di Pallet ed<br />
imballaggi in legno, si è appellato allo stesso<br />
Comitato Ue per l’ISPM dimostrando che il<br />
materiale in legno scortecciato e trattato termicamente<br />
non favorisce il trasferimento di organismi<br />
nocivi da quarantena nel commercio mondiale.<br />
Era nata la questione dello scortecciamento.<br />
Una dichiarazione sullo scortecciamento contenuta<br />
nella norma IPPC-ISPM 15 – Linee Guida<br />
per la Regolamentazione del Materiale da<br />
Imballaggio in Legno nel Commercio<br />
Internazionale cita: “Sulla base di giustificazioni<br />
tecniche, i paesi possono esigere che il materiale<br />
da imballaggio in legno importato, soggetto ad<br />
una misura approvata, sia composto da legno<br />
scortecciato e riporti un marchio come illustrato<br />
nell’Allegato II”.<br />
Nell’autunno 2005 l’IFQRG – International<br />
Forestry Quarantine Research Group, organo di<br />
consulenza dell’IPPC in merito a questioni scientifiche<br />
correlate alla quarantena nella silvicoltura<br />
e alla diffusione di organismi infestanti del legno,<br />
si è riunito a Roma per discutere come dimostrare<br />
o confutare come un pezzo di corteccia<br />
anche piccolissimo (1 pollice quadrato, ovvero<br />
2,4 cm2) su materiale da imballaggio in legno<br />
solido, trattato secondo le misure previste<br />
dall’ISPM, possa infestarsi nuovamente, accogliere<br />
e nascondere organismi nocivi da quarantena.<br />
Presidente dell’IFQRG è il canadese Eric Allen, il<br />
quale sta lavorando alla raccolta di dati sui pallet<br />
trattati termicamente in conformità all’ISPM contenenti<br />
una certa percentuale di corteccia. I pallet<br />
saranno rintracciati e consegnati al laboratorio<br />
del dr.Allen a Victoria (BC) per essere esaminati<br />
al fine di comprovare o invalidare l’ipotesi<br />
secondo cui sulle tavole trattate termicamente<br />
contenenti una percentuale di corteccia è possibile<br />
la ricomparsa di organismi nocivi da quarantena.<br />
L’implementazione di un nuovo requisito per la<br />
rimozione della corteccia (scortecciamento) da<br />
tutto il materiale da imballaggio in legno immes-
so nell’Ue (quindi da un imballaggio in legno che<br />
entra in Europa) è stata prorogata dal 1° marzo<br />
del 2006 al 1° gennaio <strong>2009</strong> (anche per le forti<br />
pressioni dei produttori americani che non<br />
accettano il requisito dello scortecciamento). Le<br />
disposizioni Ue relative ai materiali da imballaggio<br />
in legno si basano sulle Misure previste dallo<br />
Standard Fitosanitario della FAO (ISPM 15) e<br />
sono finalizzate ad impedire che organismi<br />
potenzialmente nocivi per le piante penetrino nel<br />
territorio dell’Ue tramite il materiale da imballaggio<br />
in legno. Secondo quanto previsto<br />
dall’ISPM 15, i paesi hanno la possibilità di richiedere,<br />
a tutela della salute delle piante, che il<br />
materiale da imballaggio in legno sia privo di corteccia<br />
laddove vi siano sufficienti giustificazioni<br />
tecniche. Secondo la nuova legislazione dell’Ue,<br />
entrata in vigore nel marzo 2005, lo scortecciamento<br />
del materiale da imballaggio in legno, dopo<br />
un periodo di transizione, è divenuto obbligatorio.<br />
A giustificazione di tale provvedimento, lo<br />
scorso anno la Commissione ha fornito una<br />
quantità consistente di dati tecnici e scientifici.<br />
Tuttavia, nella sua decisione di prorogare la scadenza<br />
per l’applicazione del provvedimento relativo<br />
allo scortecciamento, la Commissione intende<br />
concedere alla comunità internazionale un<br />
periodo di tempo sufficiente per riesaminare il<br />
rischio che può comportare la presenza di corteccia<br />
sul materiale da imballaggio in legno.<br />
Pertanto, la Commissione seguirà attentamente<br />
la revisione dell’ISPM 15 che dovrebbe porre una<br />
soluzione alla preoccupazione dell’Ue in merito<br />
al suddetto problema. Trattandosi di un tema<br />
molto interessante che potrebbe influenzare<br />
molto la filiera dell’imballaggio in legno si riporta<br />
la traduzione di alcune risposte alle domande più<br />
frequenti date dall’IFQRG.<br />
Qual è la prova della presenza di infestazione nel<br />
legno trattato ma dotato di corteccia quando lo si<br />
confronta con il legno privo di corteccia?<br />
Le ricerche confermano che il legno trattato ma<br />
non scortecciato può essere infestato (IFQRG<br />
2005-07, 09, 10, 11, 12, 13, 14). I risultati di alcuni<br />
studi indicano che dopo il trattamento termico o<br />
con bromuro di metile il legno può attirare maggiormente<br />
lo xileboro (IFQRG 2005-12). I dati<br />
dei controlli australiani (IFQRG 2005-32) indicano,<br />
ma non sono in grado di confermare, che in<br />
determinate circostanze il legno trattato non<br />
scortecciato può essere infestato durante la<br />
movimentazione delle merci.<br />
L’esattezza di queste informazioni dipende dalla<br />
validità della marcatura e dalla natura rappresentativa<br />
del campione.<br />
Non è disponibile alcuna informazione in merito<br />
alla distribuzione relativa nel campione dei vari<br />
tipi di WPM, ad esempio tronchi, materiale di<br />
riempimento e pallet che notoriamente possono<br />
presentare diversi rischi. Inoltre, i suddetti controlli<br />
non sono in grado di confermare che il<br />
materiale da imballaggio in legno marcato secondo<br />
i requisiti ISPM 15 sia stato di fatto sottoposto<br />
a trattamenti conformi allo standard. Gli<br />
studi indicano altresì che il legno scortecciato è<br />
molto meno esposto al rischio di infestazione<br />
rispetto al legno non scortecciato (IFQRG 2005-<br />
06, 07, 11, 14).<br />
I dati dei controlli australiani (IFQRG 2005-32)<br />
indicano che il materiale da imballaggio in legno<br />
marcato secondo i requisiti ISPM 15 ma non<br />
scortecciato ha una probabilità tre volte superiore<br />
di essere infestato rispetto a quello scortecciato<br />
(secondo la definizione proposta dal gruppo<br />
di lavoro dell’IPPC:ISPM 15 2005-05).Tuttavia,<br />
sia i dati australiani sia quelli dell’Ue (IFQRG<br />
2005-25) non consentono di trarre conclusioni<br />
in merito all’importanza che riveste la corteccia<br />
rispetto alla presenza di organismi infestanti su<br />
materiale trattato, in quanto non è stato possibile<br />
confermare se il materiale marcato fosse stato<br />
effettivamente sottoposto a trattamento.<br />
65 FEBBRAIO
66 FEBBRAIO<br />
sicurezza<br />
Dopo aver sottoposto il legno a trattamento che<br />
importanza riveste la dimensione della corteccia<br />
rispetto alla percentuale di infestazioni e di riproduzione<br />
degli organismi infestanti?<br />
Gli studi presentati (IFQRG 2005-07, 08, 09, 10,<br />
11, 12, 13, 14) non hanno fissato un limite minimo<br />
per le dimensioni della corteccia oltre il<br />
quale la stessa diventa terreno per l’attacco e la<br />
proliferazione di scolitidi.<br />
La quantità minima di corteccia testata corrispondeva<br />
al 12%, sebbene nello studio canadese<br />
i residui di corteccia fossero di dimensioni pari a<br />
6,45 cm2. Lo studio canadese (IFQRG 2005-11),<br />
tuttavia, non è ancora terminato, pertanto non è<br />
possibile interpretare le informazioni in relazione<br />
alle aree di corteccia colonizzate.<br />
Haack ha segnalato che al livello più basso di<br />
copertura di corteccia da lui considerato (25<br />
cm2), molti insetti non riuscivano a completare il<br />
loro ciclo vitale. Si riferiva al fatto che le dimensioni<br />
degli insetti potevano incidere sulla dimensione<br />
dell’area di corteccia necessaria per l’insediamento<br />
e la riproduzione degli stessi.<br />
In questo studio è stata osservata un’infestazione<br />
maggiore sui pezzi di corteccia più piccoli,<br />
indicando ancora una volta che non si era raggiunta<br />
la dimensione minima in grado di promuovere<br />
l’infestazione degli insetti.<br />
I risultati indicano altresì che la capacità degli<br />
organismi di completare il proprio ciclo vitale<br />
diminuisce proporzionalmente alla dimensione<br />
della corteccia, sebbene non sia stato stabilito<br />
alcun valore di soglia.<br />
Nel commercio internazionale, quali sono i livelli di<br />
organismi infestanti che si ritrovano negli imballaggi<br />
in legno provvisti di corteccia?<br />
I dati di controllo australiani (IFQRG 2005-32)<br />
indicano che il livello di infestazione del materiale<br />
da imballaggio in legno marcato secondo i<br />
requisiti ISPM 15 e contenente corteccia in<br />
eccesso rispetto agli standard attuali (dimensione<br />
di una carta di credito) è del 2%. Tali livelli<br />
sono simili ai livelli di infestazione dello 0,5% del<br />
materiale da imballaggio in legno marcato secondo<br />
i requisiti ISPM 15 e privo di corteccia. I dati<br />
australiani forniti allo IFQRG non erano in grado<br />
di identificare il WPM in base all’origine. L’IFQRG<br />
teme che conducendo ulteriori indagini si scoprirebbe<br />
che i programmi non adeguatamente<br />
strutturati di alcuni paesi di origine siano responsabili<br />
di gran parte di queste intercettazioni.<br />
Fortunatamente, via via che i programmi diventeranno<br />
più accurati, i controlli garantiranno una<br />
maggiore coerenza dell’efficacia dei trattamenti.<br />
Secondo l’IFQRG, per ottenere una comprensione<br />
più chiara delle percentuali di infestazione<br />
degli imballaggi in legno, sono necessari ulteriori<br />
dati di controllo che dovranno essere raccolti<br />
utilizzando protocolli unificanti al fine di potere<br />
eseguire analisi comparative adeguate. Tuttavia è<br />
stato notato che, sulla base dei dati raccolti fino<br />
ad oggi, non è possibile stabilire se il materiale da<br />
imballaggio in legno “marcato” o “non marcato”<br />
è stato di fatto sottoposto con successo al trattamento.<br />
Quanta corteccia (di che dimensione) viene movimentata<br />
con gli imballaggi in legno (dati di controllo)?<br />
I dati di controllo provenienti dall’Ue (IFQRG<br />
2005-25) e dall’Australia (IFQRG 2005-32), sebbene<br />
non siano direttamente raffrontabili tra<br />
loro, indicano quanto segue:
L’Ue ha riferito la percentuale di presenza di corteccia<br />
su 9.978 spedizioni:<br />
68 FEBBRAIO<br />
economia e logistica<br />
http://clog.liuc.it e www.polimi.it/ricerca<br />
Anche le terze parti logistiche<br />
fra le vittime<br />
del mercato parallelo<br />
Con un’indagine sul campo condotta attraverso<br />
il C-Log (Centro di Ricerca sulla Logistica)<br />
dell’Università Carlo Cattaneo LIUC e il<br />
Politecnico di Milano, i docenti Fabrizio Dallari e<br />
Gino Marchet hanno esaminato i meccanismi di<br />
funzionamento dell’outsourcing logistico, soprattutto<br />
nel settore dei beni di largo consumo.<br />
Nasce così il volume L’outsourcing logistico nel<br />
settore del largo consumo.<br />
Nella ricerca sono state analizzate e successivamente<br />
confrontate 10 primarie società di servizi<br />
di logistica integrata operanti nel settore FMCG<br />
(Fast Moving Consumer Goods): Cab-Log, DHL<br />
Exel, Europrogea, Fercam, Fiege Logistics, Kuehne<br />
Nagel, Norbert Dentressangle, Number 1,<br />
Riboni, STI Società Trasporti Industriali.<br />
Le aziende sono state selezionate dal comitato<br />
tecnico scientifico dell’Osservatorio, in collaborazione<br />
con Assologistica Cultura e Formazione<br />
che ha patrocinato lo studio, in base a tre criteri<br />
di differenziazione: rilevanza in termini di fatturato<br />
rispetto al comparto italiano della logistica<br />
conto terzi, copertura geografica e numerosità<br />
dei clienti gestiti nel “magazzino campione” selezionato<br />
per questa indagine.<br />
Proprio per questa categoria di attori (i cosiddetti<br />
3PL: Third Party Logistics provider) la<br />
gestione dei pallet sta diventando di primaria<br />
importanza, anche per la posizione occupata<br />
nella filiera distributiva: interagendo con tutti gli<br />
altri attori della supply chain, infatti, le 3PL subiscono<br />
sia le modalità e le politiche di gestione del<br />
pallet scelte dai produttori (i loro committenti),<br />
sia le condizioni imposte da alcuni clienti dei loro<br />
committenti (la GDO in primis) che non li riconoscono<br />
come loro fornitori.<br />
Dalla ricerca sono emerse forti differenze nelle<br />
modalità di gestione dei pallet in termini di aspet-<br />
ti contrattuali e di risorse dedicate nella gestione<br />
fisica e amministrativa che si traducono in scostamenti<br />
sensibili dei costi unitari di gestione dei<br />
pallet per i 3PL analizzati.<br />
Da un’attenta lettura dei processi di gestione<br />
adottati dalle 10 aziende del campione esaminato<br />
è possibile affermare che i 3PL più rilevanti in<br />
termini di fatturato riescono solo in parte a<br />
sfruttare le economie di scala, poiché spesso<br />
sono penalizzati dalle difficoltà riscontrate<br />
durante le fasi di recupero e dalla complessità dei<br />
flussi. Minori complessità sono invece state<br />
riscontrate nelle aziende che gestiscono il<br />
magazzino per conto di un solo mandatario, in<br />
quanto i buoni pallet sono riconducibili ad un<br />
unico committente che, nel caso di divergenze, si<br />
attiva direttamente per il recupero dei pallet<br />
presso i punti di consegna. I 3PL del campione<br />
operanti nelle regioni del Centro-Sud Italia si<br />
trovano invece a dover incentivare i trasportatori<br />
per quanto riguarda le operazioni di recupero<br />
pallet presso i punti di consegna, siano essi recuperati<br />
con interscambio differito o con interscambio<br />
immediato, nonostante il servizio sia in<br />
linea teorica incluso nelle tariffe concordate con<br />
il trasportatore. Durante l’indagine, infatti, è<br />
emerso con chiarezza come la “questione pallet”<br />
riguardi, oltre gli attori principali della supply<br />
chain dei beni di largo consumo (committente,<br />
3PL e Grande Distribuzione) un’ulteriore figura<br />
critica: il trasportatore, la cui attività viene spesso<br />
condizionata delle inefficienze relative alla<br />
gestione del pallet, quali ad esempio i tempi di<br />
attesa presso i punti di consegna o la parziale<br />
perdita di capacità di carico dovuta allo stivaggio<br />
dei pallet vuoti.<br />
Questo aspetto è tipico della realtà italiana, fatta<br />
da tante piccole imprese di vezione (oltre
120.000 iscritti all’albo nazionale degli autotrasportatori)<br />
che costituiscono un’offerta di servizi<br />
altamente flessibile e che lavora a costi dettati<br />
dal mercato. Ne è una riprova il fatto che i grandi<br />
operatori logistici stranieri che sono entrati<br />
nel mercato italiano mediante acquisizioni di<br />
imprese di logistica italiane hanno preferito delegare<br />
la mera vezione ai nostri padroncini piuttosto<br />
che replicare in Italia il modello di business<br />
d’oltralpe.<br />
In definitiva siamo di fronte ad uno scenario ove<br />
gli operatori logistici occupano una posizione<br />
che li rende particolarmente esposti alle attuali<br />
inefficienze del sistema di interscambio, peraltro<br />
riscontrate anche nella precedente indagine<br />
presso le aziende della GDO; per le 3PL non si<br />
intravedono miglioramenti immediati. Il costo di<br />
gestione pallet sembra infatti destinato ad<br />
aumentare, anche a causa dei maggiori costi di<br />
acquisto dei pallet, siano essi nuovi oppure usati,<br />
e dell’influenza negativa del mercato parallelo di<br />
pallet EPAL. Risulta inoltre evidente l’assenza di<br />
una collaborazione con i committenti, assenza<br />
che ostacola i 3PL nell’applicare procedure<br />
gestionali standard che consentirebbero di capitalizzare<br />
la gestione di una pluralità di contratti.<br />
Questo comporta l’esistenza di aree di inefficienza<br />
nella filiera dei beni di largo consumo (produttore<br />
- 3PL - GDO) che si traduce implicitamente<br />
in una riduzione dei margini per tutti gli attori<br />
coinvolti.<br />
Fabrizio Dallari e Gino Marchet, L’outsourcing<br />
logistico nel settore del largo consumo, Edizioni<br />
Il Sole 24 Ore, Codice ISBN: 978-88-6345-006-4<br />
69 FEBBRAIO
70 FEBBRAIO<br />
economia e logistica<br />
Lettera di Messina ai ministri:<br />
illegalità nelle compravendite<br />
Milano,19 novembre 2008<br />
Prot. n.1548.08.RM\SC\rp<br />
Egregio On.le Giulio Tremonti - Ministro<br />
dell’Economia e delle Finanze<br />
Ministero dell’Economia e delle Finanze<br />
Egregio On.le Roberto Maroni- Ministro dell’Interno<br />
Ministero dell’Interno<br />
Egregio On.le Claudio Scajola - Ministro dello<br />
Sviluppo Economico<br />
Ministero dello Sviluppo Economico<br />
Egregio Sen. Altero Matteoli - Ministro delle<br />
Infrastrutture e Trasporti<br />
Ministero delle Infrastrutture e Trasporti<br />
Gentile On.le Stefania Prestigiacomo – Ministro<br />
dell’Ambiente<br />
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e<br />
del Mare<br />
Egregio On.le Luca Zaia – Ministro delle Politiche<br />
Agricole e Forestali<br />
Ministero delle Politiche Agricole e Forestali<br />
Oggetto: MERCATO DEI PALLET USATI<br />
GRAVI PROBLEMATICHE<br />
E CRITICITÀ DEL SISTEMA<br />
Illustri Ministri,<br />
la scrivente Federazione di categoria intende portare<br />
alla Vostra attenzione alcuni rilevanti aspetti ritenuti<br />
di notevole criticità conseguenti al fenomeno diffusissimo<br />
della compravendita dei pallet usati.<br />
Significativamente pare opportuno evidenziare come<br />
negli ultimi anni si sia assistito capillarmente ad un<br />
sempre più diffuso fenomeno di attività di compravendita<br />
di bancali usati ad opera di commercianti<br />
che operano in spregio alle disposizioni normative<br />
poste a presidio della sicurezza, della normativa<br />
fiscale, della tutela ambientale e della tutela della privativa<br />
industriale.<br />
Tale fenomeno è stato riscontrato in prevalenza in<br />
prossimità delle aree industriali, laddove vi è implicitamente<br />
una maggiore incidenza in termini di richie-<br />
sta di bancali da parte delle aziende utilizzatrici,<br />
della grande distribuzione e non.In queste aree si<br />
assiste appunto al fiorire di attività di acquisto e<br />
rivendita di bancali, solitamente reclamizzate tramite<br />
rudimentali insegne pubblicitarie sulle quali viene<br />
riportata la dicitura “compro-vendo bancali”, tendenzialmente<br />
accompagnate da una mera indicazione di<br />
un numero di telefono cellulare, senza ulteriori riferimenti<br />
circa eventuali denominazioni o ragioni sociali<br />
da cui si possa evincere in maniera chiara l’esistenza<br />
di veri e propri esercizi commerciali.<br />
Sulla base dei dati raccolti dalla scrivente<br />
Federazione e di quanto è stato di fatto constatato a<br />
fronte di innumerevoli segnalazioni che la stessa<br />
costantemente riceve da parte di operatori del settore,<br />
il fenomeno in questione pare essere causalmente<br />
riconducibile all’attività di sottrazione di bancali<br />
usati dalle aziende della grande distribuzione. Tale<br />
sottrazione avviene verosimilmente con la complicità<br />
di dipendenti ed operatori delle stesse aziende in<br />
questione, o, nell’ambito dei servizi di trasporto, avviene<br />
a opera degli autisti delle stesse. E’ da sottolineare<br />
che la rivendita degli stessi bancali, appunto, è<br />
fatta ai commercianti che effettuano l’attività di compra-vendita<br />
del prodotto usato.<br />
Tali rilevati fenomeni hanno contribuito al fiorire delle<br />
attività commerciali di cui si è detto, in relazione alle<br />
quali è stata constatata l’elusione delle disposizioni<br />
normative che interessano i seguenti settori:<br />
1) NORMATIVA FISCALE: il problema si pone anche<br />
in termini di evasione IVA da parte delle attività commerciali<br />
in questione, atteso che le transazioni di cui<br />
si è detto avvengono senza l’emissione di alcun documento<br />
fiscale, e senza il correlativo versamento allo<br />
Stato dei relativi oneri tributari, con ciò rendendo<br />
anche gravosa la competizione per quelle aziende<br />
del settore che operano invece nel rispetto della legalità.<br />
2) TUTELA AMBIENTALE: al riguardo il richiamo è<br />
alle ‘Norme in materia di ambiente’, per come disciplinate<br />
dal D. Lgs. 152/06, che sono indirizzate, tra<br />
gli altri, anche ai commercianti di imballaggi. La tassativa<br />
disciplina che è imposta dalla predetta normativa,<br />
con particolare rilevanza all’aspetto legato alla<br />
individuazione ed alla gestione dei ‘rifiuti’, porta a<br />
rilevare la gravità del fenomeno, atteso che risultano<br />
essere soventemente reimmessi in circolazione ban-
cali che di fatto dovrebbero essere ad ogni effetto<br />
trattati come veri e propri rifiuti.<br />
3) TUTELA della SICUREZZA: al proposito va segnalata<br />
l’applicazione della normativa UNI EN ISO<br />
18613:2003, finalizzata a determinare i criteri di<br />
riparazione di pallet e ad individuare le condizioni<br />
generali per cui un pallet non è più utilizzabile. Va<br />
altresì precisato come tra i bancali che, di fatto, sono<br />
oggetto di questo fenomeno vi siano anche bancali<br />
contraddistinti dai marchi ‘EUR’ ed ‘EPAL’, la cui notorietà<br />
e diffusione sono indiscusse a livello internazionale.Va<br />
evidenziato come i marchi che contraddistinguono<br />
tali bancali siano marchi collettivi che, in quanto<br />
tali, tutelano anche la qualità del prodotto, imposta<br />
in base a specifici standard qualitativi, cui i licenziatari<br />
operatori del settore sono tenuti ad uniformarsi.<br />
Èchiaro come laddove venga meno l’applicazione<br />
in concreto delle relative specifiche disposizioni,<br />
i rischi in tema di garanzia di sicurezza del prodotto<br />
possano diventare notevoli, con conseguenze<br />
che fortemente potrebbero pregiudicare la sicurezza<br />
sui luoghi di lavoro, oltre che costituire in ogni caso<br />
grave rischio e potenziale nocumento in ragione della<br />
circolazione di un prodotto non conforme.<br />
4) TUTELA della PRIVATIVA INDUSTRIALE: si sottolinea<br />
inoltre come la maggior parte dei pallet che<br />
costituiscono oggetto di tale fenomeno siano coperti<br />
da diritti di privativa a tutela dei relativi marchi, oltre<br />
che degli standard qualitativi che riguardano la loro<br />
produzione e riparazione. Risulta che le attività commerciali<br />
oggetto della presente segnalazione operino<br />
sprovviste delle licenze per l’utilizzo dei marchi, con<br />
ciò rendendosi astrattamente responsabili per illecito<br />
contraffattivo.<br />
Notevoli sono pertanto le implicazioni negative che<br />
la scrivente Federazione ha avuto modo di constatare<br />
a fronte del fenomeno in parola e di cui si è detto;<br />
notevoli sono i rischi e le conseguenze pregiudizievoli<br />
e lesive per lo Stato e per gli interessi delle aziende<br />
di categoria, che operano nel rispetto della legalità,<br />
oltre che per gli utilizzatori finali dei bancali.<br />
La scrivente Federazione di categoria, previo eventuale<br />
opportuno approfondimento delle tematiche sovra<br />
esposte, è a richiedere l’intervento di codesti Illustri<br />
Ministeri affinché possa essere aperto un tavolo di<br />
lavoro sulle questioni in oggetto, aperto a tutti gli operatori<br />
coinvolti nella catena distributiva.<br />
Si auspica un tale intervento al fine di potere addivenire<br />
all’individuazione di soluzioni appropriate per il<br />
contenimento del fenomeno in parola, che possano<br />
essere poi recepite in opportuni provvedimenti normativi<br />
relativi al settore degli imballaggi al fine di<br />
potere definire le procedure per la corretta movimentazione<br />
ed utilizzazione di tale tipologia di prodotto<br />
(sicurezza, logistica, prestazioni di portata e durata,<br />
sostenibilità ambientale, trattamenti fitosanitari,<br />
legno a contatto con gli alimenti).<br />
Restando in attesa di un Vostro cenno di riscontro,<br />
porgo nel contempo i miei più cordiali saluti.<br />
Rosario Messina<br />
Presidente Federlegno-Arredo<br />
Incontro 20 novembre 2008<br />
On. Claudio Scajola - Ministro dello Sviluppo<br />
Economico<br />
Con riferimento alla situazione del mercato italiano<br />
del pallet EPAL EUR, chiarita dalla documentazione<br />
ivi allegata, si evidenziano l’enorme difficoltà di contrastare<br />
il fenomeno della contraffazione dei marchi<br />
EPAL EUR in modo efficace sia a causa dell’enorme<br />
numero di interventi eseguiti dai singoli reparti della<br />
Guardia di Finanza, sia a causa della mancanza di<br />
coordinazione tra i vari reparti, dovuta unicamente<br />
alla difficoltà di trasmettere informazioni fondamentali<br />
circa il tipo di intervento effettuato.<br />
Sarebbe quindi auspicabile poter eseguire interventi<br />
coordinati a livello provinciale e, se possibile, regionale.<br />
Tale strategia consentirebbe di dare un segnale<br />
forte ai contraffattori, di rafforzare il mercato legale,<br />
nonché di concentrarsi, territorio per territorio, su<br />
fenomeni di recidiva che rendono vano l’intervento (o<br />
gli interventi precedenti).<br />
La lotta al fenomeno indicato potrebbe conseguire<br />
risultati migliori se gli interventi della Guardia di<br />
Finanza fossero coordinati a livello nazionale da una<br />
piccola ‘task-force’, in grado di elaborare i dati provenienti<br />
dai sequestri quali tipologia ed entità del<br />
sequestro, tipologia del contraffattore (sostanzialmente<br />
se ditta individuale o società di persone o<br />
capitali, abusivo etc.), violazione di altre norme penali<br />
o amministrative (sicurezza sul lavoro, normativa<br />
antincendio, normativa sullo smaltimento dei rifiuti,<br />
fenomenici DI criminalità organizzata ancorché non<br />
di stampo mafioso) e conseguentemente fornire una<br />
adeguata risposta operativa.<br />
Poiché nonostante la soppressione dell’Alto<br />
Commissario per la Lotta alla Contraffazione, gli ufficiali<br />
ed i sottufficiali della Guardia di Finanza ivi<br />
impiegati sono rimasti operativi e distaccati presso il<br />
Ministero per lo Sviluppo Economico, una delle soluzioni<br />
possibili consisterebbe nel creare la ‘task force’<br />
di cui si è detto in tale ambito, utilizzando anche solo<br />
una parte di tale risorse per le funzioni di coordinamento<br />
predette.<br />
Il Consorzio Servizi Legno-Sughero è ovviamente a<br />
disposizione per elaborare un progetto più dettagliato<br />
qualora la soluzione prospettata fosse ritenuta<br />
praticabile.<br />
71 FEBBRAIO
Proteggere i prodotti<br />
fino a destino e insieme<br />
l’ambiente e il territorio<br />
Chimar, gruppo industriale modenese leader<br />
nella produzione di imballaggi in legno, compensato,<br />
cartone, alluminio, plastica e servizi logistici<br />
integrati, è entrata come “fornitore accreditato”<br />
a far parte del CRIT Research. Sono 24 le grandi<br />
aziende emiliano-romagnole socie del CRIT, broker<br />
tecnologico specializzato nei processi di<br />
innovazione con la missione di aiutare le imprese<br />
a crescere attraverso la scienza e la tecnologia.Tre<br />
sono le innovazioni che fanno di Chimar<br />
un'azienda all'avanguardia nel settore del <strong>pack</strong>aging<br />
e del servizio in termini di innovazione e di<br />
competitività:<br />
1) sistema organizzativo della Lean Production<br />
che consente alla produzione massima flessibilità,<br />
riduzione di materiali in movimento e recupero<br />
spazi, con un significativo abbattimento dei costi<br />
2) Informatizzazione della produzione con l'introduzione<br />
del sistema informatico WMS<br />
(Warehouse Management System). Questo sistema<br />
di monitoraggio informatico permette la rintracciabilità<br />
dell'imballaggio in tutta la fase produttiva,<br />
con la possibilità di conoscere lo stato di<br />
avanzamento della produzione degli imballaggi<br />
per dare ai clienti risposte immediate sui tempi<br />
di consegna. Inoltre questo sistema offre ai clienti<br />
la possibilità di eliminare completamente il<br />
magazzino imballaggi nel proprio stabilimento e<br />
di ricevere quanto necessario con il preavviso di<br />
qualche ora. Tramite un collegamento informatico<br />
vi è la possibilità di entrare nel magazzino<br />
gestito da Chimar e vedere la disponibilità dei<br />
propri imballaggi in tempo reale. Questo consente<br />
risparmi ed efficienze sia in termini economici<br />
sia di spazi<br />
3) Chimar è in grado di gestire anche presso il<br />
cliente un'area che verrà adibita a magazzino<br />
imballaggi, gestita con un sistema di lettore ottico.<br />
Al cliente viene emessa fattura solo per le<br />
quantità prelevate ed automaticamente una<br />
segnalazione di ripristino scorta; fino al prelievo,<br />
il materiale rimane di proprietà Chimar.<br />
Inoltre vi è la possibilità di identificare tutti gli<br />
imballaggi prodotti con un codice a barre che<br />
permette di risalire al codice prodotto, all'ordine<br />
di produzione, al codice operatore e infine<br />
all'identificazione del cliente.<br />
Non ultimo è l’impegno della società modenese<br />
sul fronte ambientale: recentemente, infatti,<br />
Chimar ha ottenuto la certificazione PEFC (Pan<br />
European Forest Certification) ed è autorizzata a<br />
marchiare gli imballaggi con questo contrassegno<br />
che permette al cliente di utilizzare in chiave di<br />
marketing i vantaggi derivanti dall’adesione a un<br />
programma che garantisce la provenienza del<br />
legname da foreste certificate secondo i criteri<br />
propri di PEFC.<br />
Inoltre Chimar è stata una delle prime imprese<br />
ad aderire al marchio fitosanitario FITOK, che<br />
previene la diffusione di parassiti del patrimonio<br />
forestale mondiale, ed è particolarmente attenta<br />
alla provenienza del legname da territori dove i<br />
diritti delle popolazioni locali siano tutelati.<br />
73 FEBBRAIO
Il sito della società Mallarini Scieries, in Francia,<br />
conta due impianti completi di segheria uno a<br />
Meymac ed uno a Felletin su aree rispettivamente<br />
di 6 e 10 ettari.. Il cippato e la segatura vanno<br />
alle cartiere o all’industria del pannello truciolare,<br />
mentre le cortecce alimentano impianti<br />
energetici.<br />
74 FEBBRAIO<br />
ecologia<br />
Appunti di viaggio: dai boschi<br />
verso civiltà e città sostenibili<br />
Integrazione lungo la filiera del legno secondo un<br />
concetto di sostenibilità: è questo il percorso<br />
storico, recente e futuro intrapreso dal gruppo<br />
Mallarini, che nel corso degli ultimi mesi ha operato<br />
importanti investimenti: apertura di due<br />
nuove segherie in Francia, acquisizione di una piccola<br />
realtà italiana dotata di segheria, rinnovo<br />
delle linee automatiche di assemblaggio pallet, un<br />
nuovo impianto per la produzione del pellet in<br />
Francia. Il gruppo conta 8 società operanti dal<br />
bosco al bancale e fino al pellet e alla sua commercializzazione,<br />
150 collaboratori, una presenza<br />
in forte crescita in Francia e un’integrazione a<br />
monte e a valle lungo tutta la filiera del legno, 3<br />
milioni di bancali annui prodotti, 15 mila tonnellate<br />
di pellet, un’elevata automazione produttiva<br />
e investimenti costanti in sviluppo tecnico, produttivo<br />
e commerciale.<br />
L’attività industriale corre lungo l’asse (è il caso<br />
di dirlo) delle sinergie produttive a 360 gradi, dai<br />
canali di approvvigionamento interni al recupero<br />
e alla trasformazione dei sottoprodotti di lavorazione<br />
in eco combustibili.<br />
Fondata a Mallare nel 1860, nell’entroterra savonese,<br />
la ditta Mallarini esordì l’anno prima<br />
dell’Unità d’Italia come una delle tante piccole<br />
falegnamerie artigianali attive nella produzione<br />
dei manufatti in legno fra i più diversi: tavoli,<br />
ruote per carri, carri, oggetti da cucina, comprendendo<br />
tutta la tipica attività di un artigiano di<br />
paese. E per almeno due generazioni l’attività<br />
rimase generica, ma in un contesto geografico<br />
particolare: il comprensorio locale, attraversato<br />
dalla valle Bormida che porta al passo appenninico<br />
di Cadibona per poi sfociare sulla costa, è<br />
rimasto pressoché intatto e vanta la più alta concentrazione<br />
forestale d’Italia: infatti, il 91% è<br />
occupato da boschi di castagno e da faggete nella<br />
parte più alta. Fra la prima e la seconda guerra<br />
mondiale, si dedicò in particolare alla produzione
di piccoli ceppi dimensionati in modo da poter<br />
essere agevolmente caricati nei forni delle vetrerie<br />
locali. “L’industria vetraria savonese è una<br />
delle più antiche d’Italia – racconta Carlo<br />
Mallarini, discendente dei fondatori e responsabile<br />
dello sviluppo tecnico e commerciale – Ancor<br />
oggi Altare contende a Murano il primato storico<br />
del primo insediamento industriale nel<br />
medioevo. La nostra ditta era il primo fornitore<br />
locale di combustibile e a quei tempi arrivò a fornire<br />
200 carri completi alla settimana”. La vocazione<br />
“energetica” non si limitava al combustibile<br />
industriale, ma comprendeva anche quello domestico;<br />
l’azienda si specializzò in carbonaie per la<br />
produzione di carbone di legna che, confezionato<br />
in sacchi di juta, era venduto come combustibile<br />
per le stufe domestiche. L’adozione dei primi<br />
strumenti di taglio automatico permise ai<br />
Mallarini di iniziare la produzione di doghe per la<br />
costruzione di botti in rovere, bastoncini per la<br />
coltura dei garofani nelle serre della riviera, cassette<br />
per il trasporto delle bottiglie in vetro della<br />
gazzosa, un altro prodotto di un’impresa locale.<br />
La sega trasversale era alimentata da una ruota<br />
girata da un mulino ad acqua del paese. Negli anni<br />
‘50 iniziò la produzione delle casse e dei bancali,<br />
le prime per confezionare i mattoni refrattari<br />
fatti a mano, con un doppio sistema di cassa<br />
palettizzata. Poiché il mercato dei pallet stava<br />
crescendo velocemente, la sede fu spostata fuori<br />
dal centro abitato, dove si trova tuttora, per guadagnare<br />
in spazio destinato sia alla produzione<br />
sia ai magazzini. Fu acquistato un moderno<br />
impianto di segheria, ma l’assemblaggio del pallet<br />
L’integrazione di filiera del gruppo Mallarini.<br />
Le attività forestali del gruppo gestite tramite<br />
Creuse Fôret.<br />
La nuova segheria del gruppo in Savoia.<br />
Il marchio del gruppo, derivato dalla struttura<br />
dell’atomo di carbonio.<br />
75 FEBBRAIO
Uno dei partner tecnologici di Mallarini.<br />
Una delle linee automatiche per la produzione<br />
dei pallet.<br />
Come comunicare ai consumatori i vantaggi del<br />
pellet? In modo chiaro e semplice (dal sito<br />
www.ChePellet.it) attraverso la comparazione e<br />
i pittogrammi.<br />
L’impianto per la produzione di pellet di Silma.<br />
76 FEBBRAIO<br />
ecologia<br />
avveniva ancora manualmente. E fedele alla tradizione<br />
degli antenati, continuò il filone “energetico”:<br />
macinava gli sfridi per ottenere quello che<br />
chiamò poi “Greenwood”, e che usava per produrre<br />
i mattoni refrattari forati: era un tassello<br />
inserito nell’impasto che durante la cottura bruciava<br />
lasciando un foro per l’aerazione tipica di<br />
questi mattoni.<br />
In quegli anni i collaboratori erano al massimo<br />
una decina, l’attività era orientata prevalentemente<br />
alla costruzione di casse e bancali, la crescita<br />
era progressiva e permetteva continui<br />
aggiornamenti nelle macchine di taglio e nelle<br />
cucitrici a filo. Nel 1980 Mallarini realizzò la<br />
prima segheria moderna (n. 1 – Silma, oggi produce<br />
anche i pellet) e due anni dopo acquisì dal<br />
gruppo ENI una società attiva nella produzione di<br />
casse e pallet trasformandola in un’unità produttiva<br />
dedicata al mercato sardo dei bancali, attiva<br />
tutt’oggi (n. 2 – Plaza).“In quegli anni si comprava<br />
in Francia legno di pioppo – racconta Carlo -<br />
Le relazioni con i cugini d’Oltralpe erano frequenti<br />
e fu allora che mio padre, nel 1989, deci-<br />
se di investire realizzando la prima segheria<br />
all’estero (n. 3 – Mallarini Scieries unità di<br />
Felletin) per trattare legno di conifere”. Nel 1990<br />
iniziò così la produzione ma già con un’ulteriore<br />
integrazione a monte: fu acquisita la gestione di<br />
alcuni boschi. Nel 1992 fu aperta alle porte di<br />
Milano una realtà dedicata a riparazione e recupero<br />
dei pallet (n. 4 - Industrial Service), e in<br />
Francia fu creata una società specializzata nell’abbattimento<br />
forestale (n. 5 - Creuse Foret), tuttora<br />
operativa. Sette mesi fa è stata inaugurata una<br />
seconda segheria (Mallarini Scieries, unità di<br />
Felletin), sempre in Francia, che rimane la più<br />
grande del gruppo. Poi, pochi giorni fa, si sono<br />
aggiunte un’altra segheria in Savoia (n. 6 -<br />
Maurienne Sciage, da 30mila metri cubi annui di<br />
produzione condotta da 8 dipendenti) e la partecipazione<br />
in una segheria specializzata nella produzione<br />
di imballaggi industriali per fornaci (n. 7<br />
– Arona, in provincia di Pavia).<br />
A distanza di 150 anni, il gruppo Mallarini conta 8<br />
società (la capogruppo e altre 7) sparse fra Italia<br />
e Francia e dedicate quasi interamente alla pro-
duzione di bancali secondo una logica di forte<br />
integrazione a monte (prevale la gestione dei<br />
boschi, non la proprietà) e una diversificazione a<br />
valle: la maggior parte della produzione di materia<br />
prima sostenta la produzione di bancali, ma<br />
una parte costituisce l’attività commerciale relativa<br />
a tronchi, segati ed elementi per bancali, venduti<br />
in tutta Europa. La filosofia del gruppo è non<br />
legare le aziende fra di loro, pur lasciando una<br />
certa elasticità nelle relazioni di fornitura: quindi,<br />
può avvenire che in fasi particolari del mercato le<br />
segherie francesi alimentino il fabbisogno italiano,<br />
ma in generale le differenti società del gruppo<br />
operano in modo autonomo. Nella capogruppo, a<br />
Mallare, si ritrova quella struttura e quella logica<br />
che costituisce la base per tutte le altre società<br />
(esclusa la gestione forestale). Strategica è l’automazione,<br />
per aumentare la produttività oraria dei<br />
collaboratori. Per esempio, a Mallare esistono 5<br />
linee di cui 2 completamente robotizzate e 3 tradizionali.<br />
Le prime producono pallet standard, le<br />
altre pallet su misura. Su quelle robotizzate il<br />
lavoro di sole due persone governa un sistema<br />
che preleva tavole e blocchetti in automatico.<br />
“L’integrazione a monte con la segheria – spiega<br />
Carlo Mallarini - ci permette di rifornire le linee<br />
automatiche di componenti che evitano i fermi<br />
macchina dovuti alla qualità del legno e alla precisione<br />
degli elementi. Il prossimo investimento è<br />
sostituire due linee tradizionali con una automa-<br />
tica che ci permetta di produrre i pallet fuori<br />
standard con un cambio formato di tipo automatico”.<br />
Il sito ligure è dotato di due linee di verniciatura<br />
e di marchiatura automatiche e di due<br />
celle per l’essiccazione e il trattamento termico<br />
(una fissa da 4mila pallet a ciclo e una mobile da<br />
2mila) alimentate da una centrale ad olio diatermico<br />
da 3 megawatt termici per produrre il calore<br />
dalla combustione di pellet prodotti sempre<br />
nel sito di Mallare.“Abbiamo una seconda caldaia<br />
a pellet per la produzione di calore per uffici,<br />
stabilimento e acqua sanitaria – precisa Mallarini<br />
– Ma quasi tutti gli stabilimenti del gruppo ne<br />
sono dotati e utilizzano pellet di nostra produzione”.<br />
Conclude l’eccellenza di questo gruppo la cura<br />
degli strumenti di comunicazione: non è un caso<br />
che il logo del gruppo sia l’atomo di carbonio, alla<br />
base di tutte le forme di vita, i cui elettroni e<br />
nucleo identificano con colori diversi le differenti<br />
aree di attività. L’importanza del logo come elemento<br />
di comunicazione si ritrova anche nel new<br />
business, il pellet: la commercializzazione si avvale<br />
di un nuovo brand, ChePellet, accompagnato<br />
dal sigillo di qualità Woodmark, che riecheggia il<br />
famoso marchio Pura Lana Vergine. Inoltre nel<br />
sito www.ChePellet.it, il consumatore finale<br />
ritrova con un linguaggio semplice e chiaro le<br />
motivazioni economiche, ecologiche e pratiche<br />
relative a questa scelta energetica.<br />
Il marchio di qualità che indica l’origine della<br />
materia prima del pellet.<br />
Stoccaggio del legname in uno dei siti del gruppo.<br />
DAL PALLET AL PELLET<br />
Nel 2003, nella sede di Mallare, è partito l’ultimo<br />
progetto del gruppo: il pellet. I Mallarini hanno<br />
investito in ricerca per un settore dove allora<br />
scarseggiavano competenze e tecnologie. Oggi la<br />
produzione funziona a pieno regime grazie a un<br />
impianto, ristrutturato completamente nel 2006,<br />
di cui l’engineering è stato realizzato internamente.<br />
Si sta consolidando una rete di vendita<br />
pluriregionale di prodotto sia confezionato (in<br />
sacchi, per piccole utenze) sia sfuso (con autorimorchi<br />
a silos che alimentano periodicamente<br />
serbatoi di caldaie per grandi utenze).<br />
Nel frattempo si stanno ultimando gli ultimi<br />
investimenti per partire nel 2010, in Francia, con<br />
una seconda unità produttiva in collaborazione<br />
con un’importante catena specializzata in punti<br />
di vendita per il ‘fai da te’.“Saranno utilizzati tutti<br />
gli sfridi di legno vergine delle due segherie del<br />
gruppo in Francia – spiega Carlo Mallarini –<br />
Segatura e cippato serviranno per i pellet e lo<br />
scortecciato per produrre il calore per essiccare.<br />
L’obiettivo è produrre 50.000 tonnellate di<br />
pellet attraverso un circuito chiuso, integrato e<br />
ad elevato indice di recupero sia di materia<br />
prima sia di energia. Sarà un impianto più grande<br />
di quello attuale italiano, che arriva appena a<br />
15 tonnellate l’anno”. La scelta di investire in<br />
questa direzione nasce dall’analisi di un mercato<br />
effervescente, in tutta Europa, che però riserva<br />
alcuni limiti nella struttura dei costi: l’acquisto di<br />
legname e il costo dell’energia, in Italia, non sono<br />
vantaggiosi. Quindi sono necessarie due integrazioni:<br />
a monte, con un impianto importante alimentato<br />
da sfridi interni costanti nel volume e<br />
nella qualità, e a valle con dei partner per la<br />
commercializzazione.<br />
77 FEBBRAIO
78 FEBBRAIO<br />
ecologia<br />
“Misurare tutte le prestazioni,<br />
anche quelle ambientali”<br />
CHEP Europe, il principale operatore privato<br />
continentale di pooling per bancali e contenitori<br />
per la logistica e la movimentazione, ha sviluppato<br />
nel 2008 un modello globale di calcolo che<br />
consente di determinare il vantaggio ambientale<br />
per gli utilizzatori di pooling. Realizzato in collaborazione<br />
con l’Università inglese di Leeds, il<br />
modello si applica a pallet in legno di varie<br />
dimensioni e fornisce, oltre alle economie di<br />
costi realizzabili in un arco di tempo di dieci anni,<br />
l’impatto ecologico di questo circuito. I dati, raccolti<br />
direttamente dai clienti che hanno fornito<br />
informazioni sul numero dei movimenti, dei<br />
tempi di ciclo, della percentuale di danni, delle<br />
perdite e delle distanze di trasporto, sono stati<br />
elaborati secondo una precisa metodologia: ne<br />
emerge che, presumendo una crescita annua<br />
media del 10% del volume trasportato con CHEP<br />
in Europa, nell’arco di dieci anni si evita l’abbattimento<br />
di 242 milioni di alberi, rispetto al pallet<br />
monouso.<br />
Queste ed altre evidenze valorizzano un aspetto<br />
“storico” del pallet blu: il riutilizzo.A Luca Rossi,<br />
Country General Manager di CHEP Italia e direttore<br />
commerciale per il sud e l’est Europa, abbiamo<br />
chiesto quali sono e saranno i punti di forza<br />
non solo logistici ed economici ma soprattutto<br />
ambientali del concetto di pooling, un termine<br />
che può essere definito generalmente come<br />
“l’utilizzo condiviso di un pool di attrezzature<br />
standard da parte di più utenti (gestito in proprio<br />
o da un operatore terzo)”.<br />
Quali sono i principali motivi che spingono oggi le<br />
aziende a ricorrere allo strumento del pooling?<br />
“Nello scenario di oggi, sempre più globale e<br />
dinamico, ogni azienda, indipendentemente dal<br />
settore in cui opera e dalle sue dimensioni, è<br />
obbligata a rivedere le proprie politiche di sviluppo<br />
per poter sopravvivere, e diventa quindi più<br />
sensibile alle tematiche relative all’efficienza della<br />
catena logistica, settore ormai strategico di ogni<br />
business. Per questo le imprese cercano di razionalizzare<br />
i costi della logistica, tra cui quelli legati<br />
al recupero dei pallet, alla loro rigenerazione,<br />
alla qualità del prodotto e soprattutto al rispetto<br />
delle tempistiche dei processi produttivi e distributivi.<br />
Il pooling è la risposta a questi nuovi bisogni,<br />
in quanto garantisce pallet di qualità certificata<br />
per il trasporto dei prodotti, una tempistica in<br />
linea con le esigenze produttive e distributive e il<br />
non trascurabile vantaggio di delegare attività<br />
non strategiche per il business principale ad operatori<br />
specializzati”.<br />
Non ha citato l’ambiente: è un fattore poco determinante?<br />
“Nel nostro mercato la coscienza ambientale sta<br />
crescendo, e lentamente ma inevitabilmente le<br />
imprese si rendono conto di quanto il riutilizzo<br />
dei pallet sia vantaggioso rispetto a soluzioni a<br />
perdere. Quello del pallet monouso è un mercato<br />
ancora molto vasto, che è possibile convertire<br />
al pooling con enormi vantaggi per tutti gli<br />
attori della filiera: per esempio nel settore del-
l’ortofrutta, nei prodotti da ricorrenza, nella<br />
ceramica, nella moda, nell’hi tech e nei prodotti<br />
fai da te la quota del bancale o del contenitore a<br />
perdere è ancora elevata e buona parte dei volumi<br />
trasportati potrebbe ragionevolmente essere<br />
convertita verso una movimentazione su pallet o<br />
contenitori riutilizzabili, con indubbi benefici per<br />
l’ambiente”.<br />
Ma al di là delle dichiarazioni e delle intenzioni, ci<br />
sono aziende che riconoscono il valore etico ma<br />
anche economico del riutilizzo?<br />
“Sì, e molte di queste, multinazionali o aziende<br />
italiane note a tutti i consumatori, sono in grado<br />
di creare opinione e muovere gli utenti in questa<br />
direzione, sposando in pieno la filosofia del pallet<br />
blu, o condividendo la sua rete di trasporto con<br />
quella nostra dedicata al recupero e alla riconsegna<br />
dei bancali, in modo da ottimizzare la saturazione<br />
dei mezzi e ridurre costi, consumo ed<br />
emissioni.<br />
Ma non guardiamo solo ai clienti “diretti”, esistono<br />
anche quelli indiretti, cioè le collettività. I<br />
ministeri dell’ambiente di Svizzera e Austria stanno<br />
studiando la possibilità di concedere sgravi<br />
fiscali alle imprese più virtuose, quelle che possono<br />
vantare impatti più contenuti di altre e che<br />
siano certificati ma anche verificabili”.<br />
L’utilizzo di componenti di recupero da bancali usati<br />
per la costruzione o riparazione di pallet nuovi non<br />
potrebbe aumentare il valore ambientale già insito<br />
nel vostro marchio?<br />
“Siamo aperti all’idea sia per il nuovo sia per la<br />
riparazione, a patto di poter sempre garantire<br />
qualità e sicurezza ai nostri clienti.<br />
Al momento il nostro obiettivo più urgente è<br />
quello che stiamo gestendo d’intesa con il<br />
Consorzio Servizi Legno-Sughero: si tratta della<br />
prevenzione dei fenomeni di illegalità che danneggiano<br />
qualsiasi tipo di pooling. CHEP opera<br />
con una struttura di 20 persone che sono<br />
responsabili, oltre che della rapidità della nostra<br />
movimentazione, anche del monitoraggio dei<br />
furti e di quelle imprese estranee al nostro network<br />
che sottraggono il nostro parco pallet. Con<br />
il Consorzio sosteniamo controlli e interventi sia<br />
repressivi sia preventivi.<br />
Certo, la sottrazione è un fatto principalmente<br />
economico ma la sua ricaduta è anche di tipo<br />
ambientale, non potendo poi controllare la destinazione<br />
dei pallet sottratti, la loro qualità e infine<br />
il loro corretto smaltimento”.<br />
Cosa ne pensa delle possibilità offerte dai bancali in<br />
plastica?<br />
“Sono un’opportunità, ma con una precisa vocazione.<br />
In Cina, per esempio, siamo entrati proprio<br />
con il pallet in plastica, soprattutto per situazioni<br />
di scambi intercompany, per il noleggio statico da<br />
magazzino, per processi logistici che richiedono<br />
sanificazioni dei bancali.Anche se quelli di ultima<br />
generazione sono modulari e riparabili, resta il<br />
fatto che il pallet in plastica ha un costo di acquisto<br />
piu’ elevato di quello tradizionale in legno. A<br />
tutt’oggi, e anche per il futuro, il legno rimane il<br />
materiale di riferimento, sia sotto il profilo tecnico-gestionale,<br />
sia dei costi e dell’impatto ambientale”.<br />
79 FEBBRAIO
80 FEBBRAIO<br />
ecologia<br />
www.groupepgs.com<br />
www.pefc.it<br />
Il futuro è nella gestione,<br />
meglio se sostenibile<br />
PGS Palettes Gestion Services, il primo produttore<br />
e riparatore francese di bancali in legno,<br />
aggiunge due importanti “blocchetti” alla costruzione<br />
della propria sostenibilità: a ottobre scorso,<br />
la certificazione ISO 14001 rilasciata da Bureau<br />
Veritas al sito produttivo di Saint Etienne de<br />
Rouvray-Rouan, a nord fra Parigi e la Manica, che<br />
è anche sede centrale del gruppo; dopo neanche<br />
un mese, ai primi di novembre, la certificazione<br />
PEFC dei siti produttivi Technipal. La scelta di<br />
approvvigionarsi esclusivamente di legno certificato<br />
PEFC interessa inizialmente 2 milioni di bancali<br />
nuovi sui 21 milioni di bancali (nuovi e riparati)<br />
forniti dal gruppo ai mercati europei e coinvolge<br />
contemporaneamente i tre siti produttivi situati<br />
nel nord della Francia: oggi il 35% degli acquisti<br />
riguarda tronchi certificati. “La certificazione<br />
PEFC e il marchio apposto sui bancali, completo<br />
del nostro identificativo, sono destinati a diventare<br />
una specifica nel capitolato di acquisto di quella<br />
parte dei nostri clienti che condividono il<br />
nostro impegno di responsabilità ambientale e di<br />
sviluppo sostenibile e sarà applicabile a qualsiasi<br />
tipologia di pallet, standard e fuori standard” ha<br />
dichiarato Patrice Chanrion in occasione della<br />
presentazione del progetto avvenuta congiuntamente<br />
fra PGS e PEFC France lo scorso 19<br />
novembre a Parigi, durante il salone Emballage<br />
2008. La promessa “verde” entra a far parte dunque<br />
dei valori di marca del gruppo grazie a uno<br />
standard quale l’ISO 14001, un marchio internazionale<br />
del calibro di PEFC, la collaborazione con<br />
l’FCBA (l'Institut Technologique Forêt Cellulose<br />
Bois-construction Ameublement, Istituto<br />
Tecnologico Foresta Cellulosa Legno-<br />
Costruzione Arredo) e una forte integrazione<br />
gestionale dei tre siti coordinata da un ufficio centrale.<br />
In relazione all’iniziativa PEFC, il prossimo<br />
passo sarà l’applicazione del marchio anche ai<br />
prodotti riparati e al cippato ottenuto dalla macinazione<br />
di bancali marchiati e destinato all’industria<br />
del pannello truciolare e come combustibile<br />
per caldaie ad uso industriale. In parallelo, proseguirà<br />
gradualmente l’iter di certificazione ISO<br />
14001 anche per le altre strutture del gruppo.<br />
Al lancio del progetto era presente anche DHL,<br />
anch’essa certificata ISO 14001 e fortemente<br />
impegnata nello sviluppo sostenibile che ha potuto<br />
così ipotizzare quali vantaggi deriverebbero<br />
dall’adottare soluzioni logistiche a riconosciuta<br />
qualità ambientale. Ma a quale mercato “verde” è<br />
rivolta la proposta di PGS? L’invito è innanzitutto<br />
ai grandi clienti, come Saint Gobain, Sanofi-<br />
Aventis, Procter & Gamble, Air France, Ferrero,<br />
Good Year, Dunlop, Exxon Mobil, Bostik, Shell,<br />
DHL, Geodis, Lactalis, Colgate, Bristol, ma il marketing<br />
di PGS guarda più lontano: agli enti pubblici,<br />
ai fornitori degli enti pubblici come anche alle<br />
medie imprese. “Manca ancora un obbligo di forniture<br />
alla pubblica amministrazione che siano<br />
certificate sulla base di precisi requisiti ambientali<br />
– sostengono dalla sede centrale del gruppo –<br />
prevale ancora la facoltà di farlo, c’è la raccomandazione”.<br />
Eppure i governi di Belgio, Danimarca e<br />
Germania hanno già inserito l’obbligo ai propri<br />
fornitori di utilizzare bancali certificati PEFC, per<br />
esempio. Inoltre, uno studio del 2008 condotto da<br />
KPMG, società internazionale di servizi professio-<br />
www.fcba.fr
nali alle imprese, rivela che fra i manager di 400<br />
società di settori diversi e con più di 200 dipendenti,<br />
la sostenibilità sta diventando impegno quotidiano:<br />
il 91% degli interpellati è convinto che chi<br />
investe oggi in questa direzione sarà un leader di<br />
mercato domani; l’84% dichiara di aver adottato<br />
buone pratiche ambientali e sociali nella gestione<br />
d’impresa; infine, il 50% ammette di avere nell’organigramma<br />
aziendale un responsabile che segue i<br />
progetti di sviluppo sostenibile. E senza contare la<br />
pressione delle organizzazioni non governative, in<br />
primis le associazioni dei consumatori che chiedono<br />
la riduzione dell’impatto di prodotti e servizi<br />
e di conseguenza provocano una domanda<br />
ambientale che ripercorre a ritroso la catena di<br />
fornitura. Il nuovo traguardo raggiunto da PGS<br />
s’inserisce tuttavia in un disegno più ampio, in cui<br />
l’aspetto ecologico è uno dei tre elementi fondanti.Ambiente:<br />
sono elementi qualificanti il sostegno<br />
a politiche di riutilizzo (PGS è omologato EPAL,<br />
CP, VMF, ecc.), la riparazione, la valorizzazione di<br />
sfridi e rifiuti per produrre cippato, le due certificazioni<br />
recenti, il trattamento termico in vista del<br />
rispetto della normativa ISPM 15 e la progettazione<br />
di bancali ottimizzati fra resistenza, peso e<br />
volume in rapporto al loro utilizzo, per evitare<br />
sovradimensionamenti di prestazione. Economia:<br />
sono fattori “generatori” di efficienza a 360 gradi<br />
servizi quali la vicinanza al cliente (ogni 150 km in<br />
Francia c’è un centro servizi PGS), l’estensione a<br />
servizi e prodotti complementari al bancale (bancali<br />
in metallo, in plastica, soluzioni miste con big<br />
bag, ma anche piattaforme e soppalchi e supporti<br />
di magazzino), il servizio di gestione parchi pallet<br />
dei clienti, la flessibilità alle loro esigenze logistiche,<br />
la geolocalizzazione e l’ottimizzazione dei<br />
percorsi di 90 automezzi propri e 645 fra pianali<br />
e cassoni che collegano ai clienti 3 siti produttivi,<br />
9 siti di partner produttivi e 30 centri di distribuzione<br />
e servizi, tutti dotati di forni per il trattamento<br />
termico e l’essiccazione. Sociale: PGS crea<br />
occupazione in aree rurali, favorisce l’inserimento<br />
dei portatori di handicap (Altea è una delle 9<br />
aziende partner e conta 135 lavoratori diversamente<br />
abili su 170 complessivi), cura la formazione<br />
dei suoi collaboratori, favorisce la crescita<br />
sociale e aderisce ai principi fondamentali del<br />
Global Compact (www.globalcompactitalia.org).<br />
Lo sviluppo sostenibile è dunque a tutti gli effetti<br />
la base strategica di crescita del gruppo, che lo<br />
scorso 3 febbraio ha concluso l’acquisizione di<br />
SAS Beynel-Manustock, specialista francese in<br />
bancali nuovi, casse, bancali e casse in metallo e<br />
plastica, e integrata a monte con una segheria di<br />
ultima generazione. Con questa operazione, PGS<br />
diventa il primo gruppo produttore di bancali in<br />
Francia e il secondo in Europa, con un giro di affari<br />
di 150 milioni di euro e oltre 600 collaboratori,<br />
al servizio di 5mila clienti.<br />
Jean-Louis Luovel, presidente di Groupe PGS.<br />
L’IMBALLAGGIO IN LEGNO IN FRANCIA<br />
• 9% è il peso dell’imballaggio in legno sul fatturato<br />
dell’industria francese del <strong>pack</strong>aging<br />
• 1,8 miliardi di euro è il fatturato del comparto<br />
• 13.200 sono gli addetti del comparto<br />
• 76 milioni è la produzione annuale di bancali<br />
• 250 milioni è la stima del parco circolante<br />
• 35% è il peso a valore di pallet e box pallet sul<br />
fatturato degli imballaggi in legno<br />
• + 5% è la crescita media annua delle vendite di<br />
pallet e box pallet dal 2005 al 2008<br />
• 30% è la quota di utilizzo dei segati da parte<br />
dell’industria dell’imballaggio in legno riferita a<br />
bancali e box pallet, nuovi e riparati-ricondizionati<br />
81 FEBBRAIO
82 FEBBRAIO<br />
ecologia<br />
www.pindeslandes.org<br />
www.fcba.fr<br />
www.ademe.fr<br />
Cassette per vini:<br />
un ecobilancio premia il legno<br />
che assorbe più CO2<br />
Nella filiera francese delle cassette per vini le<br />
emissioni di anidride carbonica in atmosfera<br />
sono ampiamente compensate grazie al ricorso,<br />
alla lavorazione e alla recuperabilità della materia<br />
prima: il legno. La differenza fra le emissioni riferite<br />
a tutte le attività legate alla produzione e alla<br />
consegna (dall’unità di sfruttamento agroforestale<br />
al trasporto e lavorazione, dall’assemblaggio al<br />
trasporto al cliente) e la capacità delle piante<br />
usate di sequestrare la CO2, oltre alle pratiche di<br />
recupero dei manufatti, è di – 445 tonnellate<br />
equivalenti. In sintesi, gli operatori francesi del<br />
settore dichiarano che non solo non producono<br />
gas ad effetto serra, ma proprio per il fatto che<br />
utilizzano legno per questi imballaggi, ecco che<br />
contribuiscono a ridurre le emissioni. E insieme a<br />
loro, tutti quegli attori della filiera disponibili a<br />
preferire cassette in legno: dai vitivinicoltori alla<br />
distribuzione, fino al consumatore finale. Questo<br />
risultato arriva da un bilancio elaborato per<br />
conto dell’associazione Vinicaissiers da parte<br />
dell’Istituto Tecnologico FCBA , il quale ha adottato<br />
il metodo di calcolo dei gas ad effetto serra<br />
sviluppato da Jean-Marc Jancovici di ADEME ,<br />
l’agenzia dell’Ambiente e della Gestione<br />
dell’Energia francese).<br />
Come ogni attività industriale, anche quella della<br />
produzione di cassette per vini produce anidride<br />
carbonica rilasciata in atmosfera: in particolare, si<br />
tratta delle fasi relative alla silvicoltura, allo sfruttamento<br />
della foresta, alla produzione dei semilavorati,<br />
al loro trasporto, fino alle graffe metalli-<br />
che, ai chiodi, agli inserti eventuali e a tutti quegli<br />
accessori non di legno. In particolare, il legno di<br />
pino marittimo viene importato prevalentemente<br />
dalla vicina Spagna. L’82% delle emissioni sono<br />
imputabili a queste fasi (solo il 6% all’aggiunta di<br />
elementi non lignei).<br />
I dati elaborati dallo studio, presentato lo scorso<br />
dicembre al Vinitech, il salone tecnico-professionale<br />
della filiera vitivinicola più importante in<br />
Europa, permette di dimostrare ai vitivinicoltori<br />
bordolesi che la cassetta in legno è preferibile ad<br />
altre soluzioni per gli evidenti vantaggi ambientali,<br />
proprio quando gli stessi vitivinicoltori si stanno<br />
impegnando a ridurre le emissioni di CO2<br />
legate alle attività agroindustriali.<br />
Ma se è vero che la cassetta in legno tal quale<br />
costituisce già di per sé un punto di forza<br />
ambientale (ogni mc di legno lavorato contiene 1<br />
tonnellata di CO2 sequestrata dall’atmosfera),<br />
ciò non significa che non sia migliorabile. Così, i<br />
produttori francesi hanno intenzione di attuare
una serie di interventi per rendere ancor più<br />
competitiva la scelta del legno per il vino, ben<br />
oltre i classici punti di forza (resistenza, estetica,<br />
posizionamento di alta gamma, durabilità).<br />
L’impegno dei prossimi anni sarà indirizzato<br />
verso quattro aspetti: 1) privilegiare le forniture<br />
di legno francese, ancor più vicino ai luoghi di<br />
produzione 2) sviluppare un processo di eco<br />
design per limitare l’impatto dei fattori non legati<br />
al legno 3) ridurre il peso del trasporto ottimizzando<br />
i percorsi, informando e formando gli<br />
autisti e scegliendo vettori disponibili a sottoscrivere<br />
un programma di sviluppo sostenibile 4)<br />
garantire l’effettivo recupero collaborando con le<br />
associazioni professionali e interprofessionali (in<br />
primis quella di vitivinicoltori bordolesi del<br />
CIVB) e a quelle dei consumatori. L’impegno, su<br />
base volontaria, coinvolge 7 dei 9 produttori<br />
associati ma tutti insieme costituiscono un punto<br />
di riferimento per i produttori di vini di alta<br />
gamma francesi ed anche californiani; tuttavia<br />
l’obiettivo dell’associazione va oltre la semplice<br />
risposta ad un’istanza ambientale e punta decisamente<br />
allo sviluppo delle vendite. Oggi il loro<br />
mercato è in debole crescita, con appena un 1%<br />
su base annua e una quota del 10%, mentre il<br />
resto delle vendite è riferito a soluzioni in cartone.<br />
Eppure è possibile elevarla al 15% nel giro di<br />
qualche anno, estendendo la cassetta di legno<br />
anche per i vini che si posizionano a ridosso delle<br />
grandi etichette e che vengono sempre più pro-<br />
posti anche presso i punti di vendita della grande<br />
distribuzione (oggi il 60% viene venduto in medie<br />
e grandi superfici despecializzate).<br />
La cassa per vini, oltre a costituire la miglior protezione<br />
e promozione di un prodotto esclusivo,<br />
rappresenta la naturale prosecuzione della filiera<br />
vitivinicola: dal legno della vite al legno degli antichi<br />
strumenti di vinificazione, fino alle botti per la<br />
conservazione e l’affinamento. Non vi sono standard<br />
dimensionali e prestazionali, proprio perché<br />
per natura la cassetta va personalizzata per tipo<br />
di decorazioni, dimensioni, portata e capacità,<br />
corredo interno, sistema di chiusura. Nel confronto<br />
con il cartone, in termini di costo la differenza<br />
si limita a pochi centesimi di euro per le<br />
soluzioni meno preziose, ma già il fatto di scegliere<br />
una scatola in legno nobilita immediatamente<br />
il prodotto e quel delta di prezzo perde ogni<br />
significato di costo trasformandosi in un forte<br />
elemento di comunicazione.<br />
L’associazione francese intende così non solo<br />
difendere ma rilanciare la funzione economica,<br />
ecologica e sociale dei suoi prodotti; nata nel<br />
2002,Vinicaissiers ha fra l’altro creato anche un<br />
Osservatorio di Norme Internazionali al servizio<br />
dei propri clienti e ha messo a punto una serie di<br />
schede tecniche condivise e standardizzate per<br />
semplificare ai clienti la raccolta dei documenti<br />
necessari all’esportazione.<br />
Enoteca e negozio di souvenir vitivinicoli a Saint<br />
Emilion, nella regione di Bordeaux; a sinistra,<br />
piantine-ricordo dei famosi vitigni della zona, a<br />
destra scatole regalo contenenti bottiglie di<br />
vino. Perché gli espositori in legno e il <strong>pack</strong>aging<br />
in cartone? L’associazione Vinicaissiers vuole che<br />
anche le bottiglie riposino in cassette di legno.<br />
IL PERIMETRO DELLO STUDIO<br />
L’ecobilancio effettuato da FCBA per conto di<br />
Vinicaissiers ha preso in considerazione la produzione<br />
2007 delle 7 aziende partecipanti allo<br />
studio: 8,7 milioni di casse pari a 33.364 mc di<br />
legno per confezionare 63 milioni di bottiglie di<br />
vino.<br />
IL DISTRETTO DELLE CASSETTE<br />
Nella regione della Gironda 12 operatori (di cui<br />
9 associati) fatturano per 48 milioni di euro con<br />
260 addetti e producono il 90% delle casse francesi,<br />
circa 10 milioni di pezzi l’anno. Il fabbisogno<br />
in materia prima è di 60mila mc di segati di cui<br />
parte importati e parte provenienti da segherie<br />
locali (alcune aziende sono integrate a monte<br />
con proprietà e attività agroforestali). Da qui,<br />
l’importanza di un piccolo comparto che riveste<br />
un ruolo economico e sociale per zone rurali<br />
dove generalmente l’occupazione è più debole.<br />
83 FEBBRAIO
84 FEBBRAIO<br />
ecologia<br />
In arrivo elettricità verde<br />
da piccole centrali a biomassa<br />
Una piccola centrale, da 500 kW di potenza<br />
installata, in grado di assorbire 5mila tonnellate di<br />
legno cippato su base annua e produrre elettricità<br />
con una micro turbina ma anche calore; piccola,<br />
utilizzabile in differenti contesti, ad alto rendimento<br />
ma a basso costo. E’ questa la sfida raccolta<br />
da Biomasse Energia, una nuova società che<br />
nasce dalla collaborazione fra Durbiano s.r.l. e<br />
Flenco spa, specializzata in servizi ausiliari per<br />
turbine e presente in tutto il mondo.A primavera<br />
uscirà il prototipo che sarà proposto alle collettività<br />
e alle comunità montane, ma anche alle<br />
imprese della filiera del legno.<br />
“La vocazione di questa tipologia di impianto –<br />
precisa Ettore Durbiano, amministratore delegato<br />
della nuova società – consiste sia nel dare uno<br />
sbocco agli sfridi di produzione delle industrie<br />
del legno, sia nello sfruttare un aspetto dell’economia<br />
agroforestale. Infatti, nella filiera che va dal<br />
bosco al consumatore finale attraverso tutti i<br />
suoi prodotti, emerge un nuovo filone d’interesse:<br />
quello dell’utilizzo energetico delle risorse<br />
boschive, un’opportunità che oramai seduce<br />
anche gli ambientalisti perché riconosciuta come<br />
valore sostenibile”. Le biomasse legnose hanno<br />
un valore ridotto rispetto agli altri prodotti della<br />
filiera del legno, ma questo valore può essere<br />
aumentato qualora vi sia una tecnologia di pirogassificazione<br />
ad alto rendimento, brevettata, in<br />
grado di sfruttarne il potenziale energetico e di<br />
generare quel beneficio economico che potrebbe<br />
ripagare i costi della raccolta e del conferimento<br />
in aree non troppo lontane dai punti di<br />
sfruttamento delle biomasse stesse quale combustibile.<br />
Ecco, quindi, il significato di piccole centrali<br />
con alti rendimenti poste a fondovalle e<br />
capaci di assorbire il “prodotto” locale e non<br />
quello proveniente da lontano. Il prototipo di<br />
Biomasse Energia è in fase di preparazione e si<br />
distinguerà per alto rendimento, costo contenuto,<br />
assenza di procedure autorizzative complesse.<br />
Una corretta gestione delle risorse forestali<br />
comporta operazioni di pulizia derivante da sfalci<br />
e potature e dalla caduta naturale per invecchiamento,<br />
per eventi atmosferici, per altre cause<br />
naturali. Queste masse legnose, se lasciate abbandonate<br />
nel bosco, al termine della loro vita subiscono<br />
un processo di biodegradazione attraverso<br />
il quale restituiscono la CO2 assorbita nel<br />
corso della loro vita e possono costituire un<br />
pericolo, per esempio nel caso di piogge intense,<br />
o un ostacolo alla corretta crescita e rigenerazione<br />
della selva.“Ma è soprattutto al contenuto di<br />
CO2 sequestrata che si guarda con attenzione –<br />
precisa Durbiano - Nell’ambito, infatti, di una<br />
corretta gestione del bosco, queste masse possono<br />
diventare fonte di energia: sovente infatti,<br />
segnatamente in Piemonte, le aree boschive si<br />
incrementano per la crescita spontanea e naturale<br />
dovuta ad abbandono delle attività rurali, collinari<br />
e montane. La valorizzazione del prodotto<br />
della pulizia del bosco è una risorsa che può aprire<br />
la strada di altre più importanti risorse forestali”.<br />
Ma non c’è soltanto il prodotto della<br />
gestione forestale quale carburante primario di<br />
queste piccole centrali: anche per i produttori di<br />
imballaggi in legno tali impianti potranno costituire<br />
una risorsa nel momento in cui gli sfridi di<br />
produzione entreranno nel ciclo di valorizzazione<br />
energetica, da soli oppure insieme alle biomasse<br />
del comprensorio agroforestale in cui si<br />
colloca l’impresa stessa.
www.timcon.org<br />
EPAL la “spugna” ecologica<br />
che assorbe fino a 35 kg di CO2<br />
Ecobilancio “negativo” per il pallet secondo i<br />
risultati del progetto congiunto fra Timcon , la<br />
confederazione britannica dei produttori di bancali<br />
e imballaggi in legno, insieme alla campagna<br />
promozionale Wood for Good e a<br />
Skogsindustrierna, la federazione svedese dell’industria<br />
forestale. Il risultato, ottenuto da un sistema<br />
di calcolo sviluppato da ESD (Energy for<br />
Sustainable Development), è stato presentato<br />
all’inizio dello scorso anno e rivela che le attività<br />
agroforestali, manifatturiere e logistiche della<br />
filiera del pallet emettono in atmosfera un quantitativo<br />
di anidride carbonica inferiore rispetto a<br />
quello sequestrato dalle piante che forniscono la<br />
materia prima e a quello recuperato dalle attività<br />
di riutilizzo, riciclo e termovalorizzazione. Il<br />
sistema ha infatti considerato in fase preliminare<br />
la materia prima che costituisce il bancale, il tipo<br />
e la quantità di carburante utilizzato per il taglio,<br />
la raccolta e il trasporto dei tronchi, l’energia utilizzata<br />
per l’essiccazione del legno e il taglio e<br />
assemblaggio dei componenti del pallet, i viaggi<br />
del bancale lungo tutto il suo ciclo di vita e le<br />
attività di riciclo. I bancali oggetto dello studio<br />
appartengono a quattro tipologie: i 1.000 x 1.200<br />
per attività medie e pesanti, gli EPAL 800 x 1.200<br />
e quelli per uso leggero e medio da 800 x 1.200<br />
mm. Sono stati inoltre considerati tre casi differenti:<br />
il bancale in legno fresco, quello in legno<br />
essiccato con trattamento termico e quello trattato<br />
con forno di essiccazione, per evidenziare<br />
tre diverse situazioni di consumo energetico e di<br />
emissioni di CO2.<br />
Dalle analisi effettuate emerge che la produzione<br />
media di anidride carbonica delle cinque tipologie<br />
esaminate oscilla, nel caso di pallet in legno<br />
fresco, intorno ai 4 kg equivalenti, con lievi scostamenti<br />
dovuti al peso del manufatto a seconda<br />
delle prestazioni leggere, medie o pesanti richieste.<br />
Di questi 4 kg, la maggior parte va riferita alle<br />
attività di produzione del bancale. Il sequestro di<br />
CO2 varia da un minimo di 27 ad un massimo di<br />
33 kg equivalenti, tranne il caso del formato per<br />
uso leggero 800 x 1.200 (13 kg). In tutte e cinque<br />
le situazioni, dunque, l’ecobilancio risulta negativo,<br />
nel senso che sottraendo alla CO2 emessa<br />
quella sequestrata si produce un beneficio<br />
ambientale che deriva dalla capacità delle piante<br />
da cui si ricava il legno per i pallet di assorbire<br />
l’anidride carbonica prodotta da altre attività<br />
antropiche. Per gli altri due casi, differenti da<br />
quello del legno fresco, le emissioni aumentano<br />
raggiungendo i 5 kg equivalenti, senza peraltro<br />
superarli: quindi, l’ecobilancio rivela per tipologie<br />
differenti e caratteristiche strutturali e prestazioni<br />
diverse, un risultato confortante che non solo<br />
premia la scelta di ricorrere a pallet in legno ma<br />
che addirittura assume un valore ambientale<br />
positivo su tutte la filiera a monte: l’industria<br />
agroforestale si configura come il primo attore<br />
virtuoso sul piano della prevenzione e della “pulizia”<br />
dell’atmosfera, in quanto è proprio grazie al<br />
ciclo vegetativo di piante giovani, a sostituzione<br />
di quelle tagliate, che avviene il maggiore sequestro<br />
e trasformazione di CO2 in fibra legnosa.<br />
Infine, un dato particolarmente interessante: è il<br />
bancale EPAL 800 x 1.200 il manufatto capace di<br />
sequestrarne di più rispetto alle altre tipologie.<br />
85 FEBBRAIO
86 FEBBRAIO<br />
normativa<br />
www.legnosughero.info<br />
In un cd rom offerto da CSLS<br />
tutta la normativa<br />
sugli imballaggi<br />
È una somma organica e completa di tutte le<br />
normative e i regolamenti applicabili nel settore<br />
degli imballaggi in legno: è questo l’ennesimo<br />
strumento di servizio e di lavoro che il<br />
Consorzio Servizi Legno-Sughero mette a disposizione<br />
delle aziende del settore in forma di disco<br />
ottico cd-rom grazie alla collaborazione con<br />
l’Ente italiano di Unificazione (UNI). L’opera,<br />
oltre a colmare una lacuna esistente nel nostro<br />
comparto, dà la possibilità a imprese, tecnici e a<br />
tutti gli operatori coinvolti dagli imballaggi in<br />
legno di orientarsi nel complesso labirinto della<br />
normativa di settore. Gli sforzi economico ed<br />
organizzativo sostenuti dal Consorzio sono finalizzati<br />
allo sviluppo e all’aggiornamento della cultura<br />
di settore ed alla formazione permanente:<br />
per questi motivi, l’opera al momento non è<br />
acquistabile ma fa parte del pacchetto di strumenti<br />
previsti per i vari corsi di formazione organizzati<br />
da CSLS per i comitati tecnici dei marchi<br />
di qualità che gestisce. A titolo orientativo, pubblichiamo<br />
l’indice completo dell’opera che, oltre<br />
a mostrare la completezza e la complessità del<br />
lavoro, permette di avere a portata di mano titoli,<br />
argomenti e riferimenti generali. Il cd-rom<br />
abbraccia tutti i settori applicativi: dalla materia<br />
prima ai trattamenti e ai chiodi, dagli imballaggi<br />
industriali ai pallet, dalle bobine al contatto con<br />
gli alimenti fino al tema “imballaggi e ambiente”;<br />
si possono consultare gli elenchi aggiornati delle<br />
norme specifiche, consultare i testi e stamparli.<br />
L’elenco, inoltre, sarà costantemente aggiornato.<br />
Il Consorzio ricorda che l’importanza della<br />
conoscenza e dell’applicazione delle normative in<br />
fase progettuale e costruttiva riguarda direttamente<br />
il senso economico stesso dell’impresa, ed<br />
anche il suo valore sociale: per questo il loro<br />
impiego dev’essere riferimento costante nella<br />
pratica professionale.
88 FEBBRAIO<br />
normativa<br />
Esportazioni di prodotti finiti<br />
verso la California<br />
Il primo gennaio <strong>2009</strong> entra in vigore nello stato<br />
della California un nuovo regolamento che avrà<br />
conseguenze importanti per le esportazioni di<br />
prodotti legnosi nello stato della California. Si<br />
tratta dell’Airborne Toxic Control measure<br />
(ATCM), approvato dal Californian Air Resources<br />
Board (CARB) con l’intenzione di ridurre progressivamente<br />
le emissioni di formaldeide dai<br />
materiali a base di legno (composite wood products)<br />
venduti e utilizzati sul territorio dello<br />
stato della California.<br />
Sebbene l’obbligo esista, per il momento, solo<br />
per la California, è prevedibile che gli standard<br />
fissati in tale stato diventino presto un riferimento<br />
nel resto degli USA.Tale regolamento prevede<br />
due fasi, denominate come “Phase 1” e “Phase 2”,<br />
con limiti relativamente all’emissione di formaldeide<br />
più restrittivi passando dalla “Phase 1” – in<br />
vigore dal primo gennaio <strong>2009</strong> – alla “Phase 2” –<br />
a partire dal primo gennaio 2010.<br />
Il presente regolamento deve essere applicato<br />
anche al settore imballaggi in legno.<br />
Restano esclusi da tale ambito i prodotti realizzati<br />
prima del primo gennaio <strong>2009</strong>: questi infatti<br />
potranno essere comunque distribuiti, esportati<br />
e venduti nello stato della California fino al 30<br />
giugno 2010.<br />
In prima battuta è da sottolineare come gli imballi<br />
in legno costituiti da solo legno massiccio con<br />
sistemi di giunzione meccanica (come a esempio<br />
viti, chiodi, graffette) sono da escludere da tale<br />
ambito.<br />
Campo di applicazione<br />
1. Compensati di latifoglie: include tutti quei compensati/multistrati<br />
ottenuti tramite la sfogliatura<br />
di specie decidue a foglia larga. Inoltre all’interno<br />
della presente categoria rientrano quei compensati<br />
aventi come elemento decorativo sfogliati di<br />
conifera e all’interno sfogliati di latifoglia.<br />
2. Pannelli truciolari: pannelli costituiti da particelle<br />
in legno. Questo campo non include i blocchetti<br />
in agglomerato per pallet.<br />
3. Pannelli MDF: pannelli di fibre ottenuti per via<br />
secca.<br />
Non sono oggetto del Regolamento ATCM i<br />
seguenti materiali:<br />
1. Compensati di conifera: include quei compensati<br />
ottenuti da sfogliatura di specie a foglie aghiformi<br />
e/o con strobili.<br />
2. Compensati strutturali: per tale tipologia di<br />
pannelli si applicano altri standard di riferimento<br />
3. Masonite/prodotti ottenuti tramite il solo processo<br />
di pressatura<br />
4. OSB a uso strutturale: prodotti costituiti da<br />
scaglie di legno orientate.<br />
5. Cartone: cartone normalmente usato per il<br />
settore imballaggi.<br />
6. Blocchetti in agglomerato per pallet.<br />
È importante sottolineare quanto segue:<br />
- Per i produttori dei pannelli sopra menzionati<br />
vige, per l’esportazione in California, l’obbligo di<br />
certificazione.<br />
- Al produttore del prodotto finito (imballaggi)<br />
non si chiede di essere certificato, ma di conservare<br />
per un minimo di due anni la documentazione<br />
atta a dimostrare che egli ha preso le “precauzioni<br />
di ragionevole prudenza” per assicurare che<br />
i prodotti messi sul mercato siano rispondenti<br />
alle nuove regole.<br />
- Tale documentazione deve dimostrare, come<br />
minimo, che il produttore abbia istruito il proprio<br />
fornitore di pannelli sui requisiti imposti dal<br />
regolamento del CARB e che il produttore di<br />
pannelli abbia dichiarato di fornire prodotti conformi<br />
a tale regolamento. Oltre a ciò, il fabbricante<br />
deve mantenere le registrazioni riportanti le<br />
date di acquisto e il nominativo del fornitore.<br />
- L’imballaggio finito deve essere etichettato in<br />
modo facilmente visibile per l’utilizzatore e<br />
riportare, come minimo, le seguenti informazioni:<br />
1. Nome del fabbricante.<br />
2. Data di fabbricazione del prodotto finito.<br />
3. Indicazione che affermi che il prodotto è costituito<br />
da “composite wood products” conformi ai<br />
requisiti stabiliti dal regolamento ACTM per la<br />
fase 1 o la fase 2.<br />
4. Se il prodotto è stato realizzato con adesivi<br />
particolari (ULEF, pMDI o MDI), ciò deve essere<br />
indicato in etichetta.<br />
- Oltre all’etichettatura, il fabbricante deve fornire<br />
una dichiarazione di conformità (che può far<br />
parte della fattura o di altra documentazione<br />
commerciale di accompagnamento) con la quale<br />
afferma che il proprio prodotto soddisfa i requisiti<br />
della fase 1 o della fase 2 del regolamento del<br />
CARB.<br />
- Un esempio di dichiarazione da riportare sia<br />
sull’etichetta sia nella documentazione di accompagnamento<br />
è il seguente:<br />
“Contains [particleboard/MDF/hardwood plywo-
od] that complies with CARB [phase 1/phase2]<br />
formaldehyde standars in CR 93120.2 (a)”; oppure,<br />
se il pannello è fabbricato con resine senza<br />
formaldeide aggiunta (NAF – No Added<br />
Formaldehyde) o con emissioni estremamente<br />
ridotte (ULEF – Ultra Low Emission<br />
Formaldehyde): “Contains [particleboard/MDF/<br />
hardwood plywood] made with [NAF/ULEF]<br />
resins that comply with CARB formaldehyde<br />
emission standards in CR 93120.2 (a)”.<br />
- A partire dal primo gennaio 2010 cominceranno<br />
a entrare in vigore i requisiti di emissione<br />
della fase 2, più restrittiva (vedere tabella 2),<br />
mentre la possibilità di vendere prodotti finiti che<br />
li soddisfano sarà assicurata per ulteriori 18 mesi<br />
successivi a tali scadenze.<br />
RIFERIMENTI UTILI<br />
Si riportano di seguito utili riferimenti per una<br />
migliore comprensione di quanto descritto:<br />
http://www.arb.ca.gov/toxics/compwood/implementation/faq.htm:<br />
indirizzo web in cui vengono<br />
date risposte alle domande più frequenti.<br />
http://www.arb.ca.gov/regact/2007/compwood07/fro-final.pdf:<br />
indirizzo web da cui è possibile<br />
scaricare il Regolamento ATCM.<br />
http://www.arb.ca.gov/toxics/compwood/compwood.htm:<br />
indirizzo web da cui è possibile<br />
reperire le ultime informazioni in relazione<br />
all’attività.<br />
http://www.arb.ca.gov/toxics/compwood/listoftp<br />
cs.htm: indirizzo web da cui è possibile ottenere<br />
informazioni sui vari Organismi di Ispezione e<br />
Prove accreditati dallo Stato della California.<br />
89 FEBBRAIO
90 FEBBRAIO<br />
normativa<br />
ww.aias-sicurezza.it<br />
Imballaggi industriali:<br />
la sicurezza è un obbligo<br />
Nell’ambito della produzione e dei servizi relativi<br />
all’imballaggio in legno, l’imballaggio industriale<br />
su misura è il comparto dove il rischio di incidenti<br />
sul lavoro risulta più elevato. Un rapido<br />
percorso mentale lungo le principali fasi di lavorazione<br />
ci permette di scoprire che questo settore<br />
è affine a quelli ad alto indice di infortuni,<br />
come quelli delle costruzioni e dell’industria<br />
metalmeccanica, dove l’interazione uomo-macchina<br />
è elevata e ancor di più la manualità, collegata<br />
dall’uso di piccole macchine leggere semiautomatiche,<br />
fisse o portatili, e ad utensili di tipo<br />
tradizionale.<br />
Elevata è anche la tipologia di azioni poco ripetitive,<br />
di luoghi di lavoro differenti dal sito dell’impresa<br />
(presso i clienti), di condizioni climatiche.<br />
Inoltre il ventaglio delle stazioni di lavoro è estremamente<br />
ampio: non esiste un bancone, una stazione<br />
fissa di lavorazione, spesso si opera in<br />
quota, per imballare e proteggere manufatti sempre<br />
diversi per peso, dimensione e forma. “In<br />
effetti possiamo senza timori di smentite affermare<br />
che l’attività dell’imballaggio industriale<br />
presenta un discreto concentrato di trappole<br />
molto insidiose - sostiene Enrico Saponaro, uno<br />
dei 25mila consulenti esperti in sicurezza iscritti<br />
all’AIAS e che opera anche nel settore dell’imballaggio<br />
in legno – Per esempio, solo per citare una<br />
delle azioni più comuni svolte dagli addetti del<br />
comparto, riflettiamo per un attimo sulle pistole<br />
sparachiodi: un proiettile d’acciaio di 12 cm<br />
schizza fuori non appena si preme il grilletto.<br />
Affrontare questo, come tanti altri punti critici<br />
dell’attività degli imballatori industriali, nell’ambito<br />
di un solo articolo è difficile: E-Pack inizia<br />
quindi su questo numero un viaggio nell’universo<br />
della sicurezza che si estenderà anche agli altri<br />
settori dell’imballaggio, con l’obiettivo di aumentare<br />
la professionalità e il valore delle nostre<br />
imprese.<br />
Ribaltando per una volta la prassi giornalistica, è<br />
Enrico Saponaro che dalle righe del presente<br />
articolo intervista noi con una serie di domande.<br />
La prima è decisamente scomoda:“Quale consapevolezza<br />
avete del problema sicurezza nella<br />
vostra impresa? Possedete statistiche generali e<br />
particolari sulla tipologia di incidenti e luoghi<br />
dove avvengono?”<br />
La conoscenza è uno strumento importante per<br />
pianificare una strategia basata su strumenti<br />
informativi e formativi su misura per il comparto;<br />
di conseguenza, la seconda domanda scottante<br />
del consulente tecnico sulla sicurezza riguarda<br />
la normativa. “Cosa vi dicono questi numeri:<br />
547/55, 626/94, 123/07 e 81/08? Nelle micro e<br />
nelle piccole imprese spesso non si conosce il<br />
contenuto di tali norme e talvolta neanche l’esistenza;<br />
eppure alcune sono recentissime e costituiscono<br />
per il ‘fare impresa’ altrettanti rischi al<br />
pari di una pistola sparachiodi”.<br />
Non conoscerle, non applicarle o applicarle male<br />
espone a rischi gravi: non si tratta soltanto della<br />
salute e della vita delle persone, ma anche dell’azienda<br />
stessa che, se non ottempera ai vari<br />
dettati, in caso di infortunio può arrivare a portare<br />
in tribunale, oltre il titolare, anche i libri.<br />
Tuttavia, ancor prima di arrivare all’ipotesi di un<br />
infortunio fisico, si rischia di incappare in una violazione<br />
specifica di legge, se non si conosce la<br />
normativa più recente. “Supponiamo che<br />
un’azienda vi appalti la realizzazione di un imballaggio<br />
industriale presso il suo sito produttivo -<br />
ipotizza Saponaro – oppure che siate voi stessi a<br />
subappaltare, per esempio, a una cooperativa, nel<br />
qual caso siete voi il datore di lavoro, il committente.<br />
Dopo aver raccolto tutti gli elementi tecnici ed<br />
economici necessari, vi accingete a redigere il<br />
preventivo e a stilare il contratto ma vi si chiede<br />
il DUVRI”. Non si tratta di un documento facoltativo,<br />
ma obbligatorio ed è parte integrante del<br />
contratto (vedi box a lato). E non è l’unico obbligo:<br />
sempre a proposito di contratto, questa volta<br />
però all’interno dello stesso, a norma di legge<br />
vanno riportati i costi relativi alla sicurezza, che<br />
fra l’altro non possono in nessun caso essere<br />
oggetto di ribasso.“E’ un obbligo che apre immediatamente<br />
alla polemica – riconosce Saponaro –<br />
Spesso accade il contrario di ciò che impone la<br />
norma: per poter essere concorrenziali molte<br />
imprese, in tutti i settori, non spendono in sicurezza<br />
e rendono così meno competitive le aziende<br />
che invece ottemperano agli obblighi di legge.<br />
Ovviamente il problema non è soltanto degli<br />
imballatori ma anche dei clienti che non verificano<br />
il rispetto della normativa per trarne un beneficio<br />
economico anch’essi in termini di costi”.<br />
In pratica, non conoscere la normativa, come<br />
pure non applicarla correttamente e compiutamente,<br />
rappresenta un reale risparmio? Sì, in ter-
mini assoluti, ma in termini relativi equivale a<br />
consegnare il valore della propria azienda all’aleatorietà<br />
del caso (statisticamente frequente) di un<br />
controllo, di una denuncia, di un infortunio: per<br />
entrare nel concreto, equivale a sanzioni diverse<br />
a seconda dei soggetti coinvolti e della devianza<br />
(da un minimo di 50 a un massimo di 45.000<br />
euro), azioni penali (con rischi di condanne alla<br />
reclusione da 1 fino a 12 mesi), costi legali, risar-<br />
cimenti per danni, perdita d’immagine presso i<br />
clienti, ore non lavorate. Il primo investimento,<br />
allora, da affrontare è per la conoscenza della<br />
legge, che non ammette ignoranza.Alla domanda<br />
“chi nella vostra azienda conosce ed è responsabile<br />
dell’applicazione delle normative sulla sicurezza”<br />
si deve essere in grado di dare una risposta<br />
certa. E’ un prerequisito, non un’opzione.<br />
CHE COS’È IL DUVRI?<br />
Dal DLgs n. 81/2008<br />
Capo III<br />
Gestione della prevenzione nei luoghi di lavoro<br />
Sezione I<br />
MISURE DI TUTELA E OBBLIGHI<br />
Art. 26.<br />
Obblighi connessi ai contratti d'appalto o d'opera<br />
o di somministrazione<br />
…………….<br />
3. Il datore di lavoro committente promuove la<br />
cooperazione ed il coordinamento di cui al<br />
comma 2, elaborando un unico documento di<br />
valutazione dei rischi che indichi le misure adottate<br />
per eliminare o, ove ciò non e' possibile,<br />
ridurre al minimo i rischi da interferenze. Tale<br />
documento e' allegato al contratto di appalto o<br />
di opera.<br />
…………....<br />
5. Nei singoli contratti di subappalto, di appalto<br />
e di somministrazione, anche qualora in essere<br />
al momento della data di entrata in vigore del<br />
presente decreto, di cui agli articoli 1559, ad<br />
esclusione dei contratti di somministrazione di<br />
beni e servizi essenziali, 1655, 1656 e 1677 del<br />
codice civile, devono essere specificamente indicati<br />
a pena di nullità ai sensi dell'articolo 1418<br />
del codice civile i costi relativi alla sicurezza del<br />
lavoro con particolare riferimento a quelli propri<br />
connessi allo specifico appalto.<br />
91 FEBBRAIO
92 FEBBRAIO<br />
normativa<br />
www.conai.org<br />
L’ecodesign ha bisogno<br />
di una base normativa<br />
Lo scorso 3 dicembre si è svolto a Milano un<br />
seminario su “Ecodesign del <strong>pack</strong>aging e Carbon<br />
Footprint” patrocinato dal CONAI (è possibile<br />
scaricare gli atti del convegno sul sito web.<br />
L’obiettivo dei topics del seminario si racchiude<br />
nel termine “sostenibilità”, intesa come attività<br />
che “Pianifica lo sviluppo per soddisfare i bisogni<br />
delle attuali generazioni senza compromettere le<br />
capacità delle future di soddisfare i propri”<br />
(Bruntland, 1987); più articolata è la definzione di<br />
“sostenibilità ambientale”, da intendersi come il<br />
“preservare la capacità della terra di garantire la<br />
vita in tutta la sua diversità, rispettare i limiti delle<br />
risorse naturali del pianeta e garantire un livello<br />
elevato di protezione e di miglioramento della<br />
qualità dell’ambiente, prevenire e ridurre l’inquinamento<br />
ambientale, promuovere metodi di produzione<br />
e consumo sostenibili al fine di rompere<br />
la connessione tra crescita economica e degrado<br />
ambientale” (Riesame della Strategia dell’UE in<br />
materia di sviluppo sostenibile, Consiglio europeo<br />
10117/2006).<br />
ECODESIGN DEL PACKAGING<br />
Gli imballaggi sono chiamati ad essere sostenibili,<br />
ma come? Non certamente eliminandoli ma<br />
progettandoli in modo che siano sostenibili per<br />
l’ambiente e quindi possano definirsi a vario titolo<br />
ecosostenibili; l’appello coinvolge tutti, da chi<br />
progetta a chi consuma. L’obiettivo si raggiunge<br />
partendo dal Life Cycle Design, ossia già in fase<br />
progettuale si prevede anche la fine del ciclo di<br />
vita del prodotto (l’offerta di appositi software è<br />
sempre più ricca). Prima di avviare la progettazione,<br />
per poter ottenere il profilo ecologico di un<br />
prodotto, si ricorre a due strumenti: LCA (Life<br />
Cycle Assessment) o ecoaudit:<br />
• nel primo caso si effettua una valutazione<br />
potenziale dell’impatto ambientale di un prodotto,<br />
di un processo o di un'attività durante tutto il<br />
suo ciclo di vita;<br />
• nel secondo caso un ecoaudit fornisce le linee<br />
guida per il design.<br />
L’ecodesign integra l’aspetto ambientale con<br />
quello di prodotto. I software consentono di studiare<br />
il design attraverso i componenti dell’imballaggio,<br />
individuando più funzioni. Il software che<br />
effettua l’ecodesign, per esempio, quando lavora<br />
sulla “monomatericità” (utilizzo di un unico<br />
materiale) simula in fase progettuale la fine del<br />
ciclo di vita del prodotto. I fattori determinanti<br />
per ottenere un imballaggio ecosostenibile sono:<br />
• la leggerezza (che può determinare, dal punto<br />
di vista ambientale, un miglioramento significativo);<br />
• l’utilizzo di risorse sicure e rinnovabili;<br />
• l’estensione della vita dei materiali che compongono<br />
l’imballaggio<br />
• il disassemblaggio dei materiali<br />
Nei software in commercio è possibile, in fase di<br />
design, riuscire ad individuare, a seconda del tipo<br />
di <strong>pack</strong>aging, (es. in PVC) prestazioni particolari,<br />
come la resistenza del materiale a determinate<br />
sostanze (es. acido citrico), riciclo o recupero di<br />
energia, consumo di acqua, resistenza ai raggi<br />
UV… A seconda del tipo di materiale e della<br />
struttura (monomaterico o plurimaterico) si può<br />
prevedere il destino dell’imballaggio e quindi il<br />
suo rapporto con la politica ambientale in termini<br />
di energia e CO2. Non è consigliabile confrontare<br />
i materiali fra di loro: è necessario invece<br />
analizzarne le funzioni (ad esempio, considerare<br />
quanto materiale va usato al posto di un altro).<br />
Dopo aver realizzato l’ecoprofilo del prodotto<br />
(che non ha a che fare con la fase di fine vita del<br />
prodotto), sarà l’azienda a decidere su quali indicatori<br />
ambientali puntare (ad esempio si sceglierà<br />
se privilegiare il risparmio di acqua, l’emissione<br />
di CO2” eccetera).<br />
Differenti sono le possibilità di ridurre il carico<br />
ambientale, anche a seconda delle diverse fasi del<br />
flusso di produzione: ad esempio, si può ridurre<br />
la quantità di risorse primarie impiegate; in particolare,<br />
se le materie prime utilizzate dovessero<br />
provenire da riciclo bisognerà chiedersi come sia<br />
avvenuto, se la filiera gestisce correttamente quel<br />
materiale. Si potrà altresì decidere di intervenire<br />
sui costi di trasporto, evitando forniture di materiale<br />
da un paese troppo distante dallo stabilimento,<br />
o valutare se è il caso di intervenire sul<br />
sistema di logistica interno. In sintesi, oggi è possibile<br />
progettare l’ecosostenibilità attraverso dati<br />
gestiti da un software.<br />
CARBON FOOTPRINT E QUOTE DI CO2<br />
Nell’ambito dell’ecosostenibilità, si fa riferimento<br />
sempre di più al termine Carbon Footprint<br />
(C.F.): è una misura che esprime in CO2 equiva-
lente il totale delle emissioni di gas ad effetto<br />
serra (il biossido di carbonio è uno dei GHG<br />
“Greenhouse gases” per il Protocollo di Kyoto)<br />
associate all’attività umana o ad un prodotto,<br />
un’organizzazione o un servizio.<br />
È possibile distinguere fra:<br />
• C.F. di prodotto, un sottoinsieme dei dati derivanti<br />
dal Life Cycle Assessment ottenibili con il<br />
metodo standardizzato ISO UNI EN 14040 –<br />
14044;<br />
• C.F. di organizzazione e servizio, dove si utilizzano<br />
le norme ISO 14064 – 14065 nate dall’esigenza<br />
di standardizzare gli aspetti della contabilità e<br />
la verifica dei processi di GHG.<br />
L’art. 3 del Protocollo di Kyoto pone nel periodo<br />
2008 – 2012 l’obiettivo di riduzione di emissione<br />
di CO2 del 5%, dai livelli del 1990: ma quali metodi<br />
esistono per ridurre la CO2?<br />
Vi sono metodi volontari, come le norme ISO e<br />
il Life Cycle Assessment, ma anche dei vincoli: in<br />
Europa è in vigore esiste la Direttiva 2003/87/CE,<br />
che è legge.<br />
La Direttiva 2003/87/CE (il Decreto Legge n. 273<br />
del 12 novembre 2004 ha consentito l’applicazione<br />
della Direttiva ETS in Italia dal gennaio del<br />
2005) ha istituito un sistema comunitario per lo<br />
scambio di quote di emissioni di gas denominato<br />
Emission Trading System (ETS) al fine di ridurre<br />
le emissioni di CO2 “secondo criteri di efficacia<br />
dei costi ed efficienza economica” (Art.1).<br />
Tale sistema consente di rispondere agli obblighi<br />
di riduzione delle emissioni attraverso l’acquisto<br />
dei diritti di emissione. Si stima che il 10% delle<br />
imprese dell’UE che si trovano a sottostare agli<br />
obblighi della suddetta Direttiva siano in Italia.<br />
A dicembre 2008, il Parlamento Europeo ha inoltre<br />
approvato il Pacchetto clima-energia (noto<br />
anche come “Pacchetto 20-20-20”), volto a conseguire<br />
gli obiettivi che l'UE si è fissata per il<br />
2020:<br />
• ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto<br />
serra,<br />
• portare al 20% il risparmio energetico,<br />
• aumentare al 20% il consumo di fonti energetiche<br />
rinnovabili.<br />
Il Pacchetto comporta una riduzione alla fonte<br />
delle emissioni per tutti i comparti produttivi,<br />
non solo per quelli coperti dalla Direttiva ETS.<br />
Il sistema di Emission Trading introdotto dalla<br />
Direttiva è un sistema di tipo “Cap & Trade” che<br />
prevede la fissazione di un limite massimo (cap)<br />
alle emissioni realizzate dagli impianti industriali<br />
che producono gas ad effetto serra; tale limite è<br />
fissato attraverso l’allocazione di un determinato<br />
numero di quote di emissioni a ciascun impianto.<br />
Le quote (European Unit Allowance - EUA) attribuiscono<br />
il diritto ad immettere una tonnellata di<br />
biossido di carbonio equivalente in atmosfera nel<br />
corso dell’anno di riferimento della quota stessa,<br />
e vengono assegnate agli impianti regolati dalla<br />
Direttiva ETS attraverso i Piani Nazionali di<br />
Assegnazione (PNA); questi sono soggetti all’approvazione<br />
da parte della Commissione Europea.<br />
Ogni anno i gestori degli impianti regolati dalla<br />
Direttiva ETS sono tenuti a restituire un numero<br />
di quote corrispondenti alle emissioni reali prodotte.<br />
L’eventuale surplus di quote (differenza positiva<br />
tra le quote assegnate ad inizio anno e le emissioni<br />
effettivamente immesse in atmosfera) potrà<br />
essere accantonato o venduto sul mercato, mentre<br />
il deficit potrà essere coperto attraverso l’acquisto<br />
delle quote. Gli Stati membri dovranno<br />
quindi assicurare la libera circolazione delle<br />
quote di emissioni all’interno della Comunità<br />
Europea consentendo lo sviluppo effettivo del<br />
mercato europeo dei diritti di emissione.<br />
La quota di CO2 è quindi definita da una norma.<br />
Se è definita da una norma, la quota diventa un<br />
“bene”, giuridicamente vincolabile: questo vuol<br />
dire che può essere, ad esempio, oggetto di compravendita.<br />
L’azienda non solo risparmia ma la<br />
CO2 risparmiata diventa un utile. In altre parole,<br />
è come se l’aria fosse stata “demanializzata” poiché<br />
non è più possibile emettere CO2 se non c’è<br />
un’autorizzazione.<br />
L’approccio ISO e l’approccio ETS, in termini di<br />
riduzione di CO2, sono diversi e comportano<br />
effetti diversi sul mercato. Nell’approccio ISO, si<br />
ha a che fare con un mercato di compravendita<br />
delle Voluntary Emission Reductions (VER); sono<br />
mercati volontari che comprano la riduzione di<br />
CO2 emessa sul mercato. Gli USA, non avendo<br />
ratificato il Protocollo di Kyoto, possono utilizzare<br />
questo approccio; ad esempio, se voglio valutare<br />
la riduzione di CO2 dovuta al riciclaggio di<br />
imballaggio posso farlo attraverso VER.<br />
Nell’approccio ETS si instaura un mercato di<br />
compravendita delle European Unit Allowances<br />
(EUA), oppure di rilascio di Certified Emission<br />
Reduction (CER) o Emission Reduction Units<br />
(ERUs); il sistema ETS vincola i Paesi della<br />
Comunità Europea ma è chiaro che, chiunque<br />
voglia operare su suolo europeo, debba rispettarlo<br />
anche se non soggetto al Protocollo di<br />
Kyoto o alla Direttiva ETS.<br />
La sostenibilità, soprattutto in fase progettuale,<br />
non ha pertanto un suo approccio definito, ma va<br />
ancorata a dei metodi standardizzati così come la<br />
riduzione di CO2 deve riferirsi ad uno standard.<br />
93 FEBBRAIO