31.05.2013 Views

2009-ITA ISPM15-HT inserto e-pack - Secal Srl

2009-ITA ISPM15-HT inserto e-pack - Secal Srl

2009-ITA ISPM15-HT inserto e-pack - Secal Srl

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Inserto della rivista<br />

n° 267 • febbraio <strong>2009</strong><br />

• News<br />

• Epal<br />

• Ecologia Chep<br />

• PGS<br />

• Vinicaissiers<br />

• Biomasse energia<br />

• Studio Timcon<br />

• Esportazioni California<br />

• Sicurezza imballaggi<br />

• Ecodesign e norme standard<br />

E-Pack è l’organo d’informazione<br />

delle attività del Consorzio<br />

Servizi Legno-Sughero<br />

e di Assoimballaggi.<br />

Tratta di economia, tecnologia<br />

e innovazione<br />

per gli imballaggi in legno,<br />

i pallet e i servizi logistici.<br />

assoimballaggi@federlegno.it<br />

legnosughero@federlegno.it<br />

Per informazioni:<br />

editrice idm srl<br />

Piazza Agrippa 1<br />

20141 Milano<br />

Telefono +39 02 89546696<br />

Fax +39 02 89515438<br />

illegno@idm.net<br />

www.idm.net<br />

Imballaggi in legno


news<br />

Preferite sentire la cartomante?<br />

I mutui americani, la borsa che crolla, il clima alterato, il<br />

petrolio che va su e giù, la Cina vicina, il dumping, il mercato<br />

parallelo, il buco nell’ozono, le mezze stagioni che<br />

non ci sono più, e giù giù fino al classico “non ci sono più<br />

le persone di una volta”. Insomma, la specie umana è una<br />

delle più noiose e prevedibili che abitano questo strano<br />

pianeta: quando arriva al capolinea di un ciclo economico<br />

di crescita e sviluppo, quando la crisi imperversa,<br />

quando ci si sente stretti fra le maglie di un mercato<br />

bloccato si allargano mani e pupille, si corruga la fronte,<br />

si lanciano strali di pessimismo e si iniziano ad elaborare<br />

ricette su ricette, consigli tattici e strategici, ci si scopre docenti per gli altri, si indicano<br />

strade da intraprendere. Parte la macchina dei convegni, delle analisi, degli studi: la<br />

più grande invenzione dall’ultimo dopoguerra ad oggi è proprio quella del convegno,<br />

perché permette ad ognuno di noi di prendere le distanze dal cuore del problema: la<br />

responsabilità individuale.<br />

Resto sempre sconcertato dalle notizie relative alle crisi, perché non sono notizie:<br />

ogni crisi è prevedibile, perché è l’atto finale di una sommatoria di atti e decisioni consapevoli<br />

di ognuno di noi. Perché quindi stupirsi, lamentarsi, giudicare, rassegnarsi, spaventarsi<br />

se la congiuntura attuale l’abbiamo tutto sommato costruita giorno per giorno<br />

noi, consapevolmente? Perché lamentarsi per un “raccolto” se i frutti nascono da<br />

ciò che abbiamo seminato? Insomma, volete sapere come andrà a finire questa crisi?<br />

Non chiedetelo a studi previsionali, alle serie storiche dei mercuriali, al confronto<br />

incrociato di analisi e controanalisi, come pure evitate di dare 50 euro a una cartomante.<br />

E’ sufficiente prendere un foglio di carta, elencare gli aspetti della crisi che più<br />

vi attanagliano e domandarvi:“ma quando iniziavano a manifestarsi i segnali, quando i<br />

fattori dominanti della recessione si concretizzavano, io remavo contro o seguivo la<br />

corrente? Qual è la mia responsabilità? Cosa ho fatto? Come ho agito?” La risposta<br />

peggiore che può nascervi dentro è un’altra domanda, è il classico “ma da solo cosa<br />

potevo fare?”. E’ la peggiore se siete iscritti a un’associazione, perché far parte di un<br />

gruppo non è pagare una quota, o ricevere dei servizi: è prendersi la responsabilità di<br />

ciò che accadrà domani, fra un giorno, un mese, un anno, vent’anni.<br />

Michele Ballardini, presidente Assoimballaggi<br />

E-Pack è l’organo di informazione di Assoimballaggi e di CSLS-Consorzio Servizi Legno-Sughero, enti di servizio alle imprese che operano<br />

nel settore degli imballaggi. Il nome E-Pack e il suo logo sono la sintesi visiva e verbale fra gli elementi strutturali comuni alla maggior parte<br />

degli imballaggi in legno (tre assi unite da una traversa) e le aree di interesse della pubblicazione (economicità, economia, ecologia, efficienza,<br />

EDI, Europa, etica, esportazione, enologia). Inoltre, la lettera “e” è il segno linguistico che significa “congiunzione”: fra imprese, obiettivi,<br />

intenti, criteri di gestione. Creata nel 2005 con il supporto tecnico e distributivo della rivista Il Legno, E-Pack considera gli interessi condivisi<br />

sia dei produttori di imballaggi in legno, sia degli utilizzatori e dei fornitori di servizi relativi alla produzione e all’utilizzo degli imballaggi.<br />

E’ disponibile all’interno della foliazione della rivista Il Legno, in allegato separato e anche on line presso il sito di Assoimballaggi e di<br />

CSLS.<br />

www.assoimballaggi.it oppure www.legnosughero.info<br />

Responsabile di E-Pack è Sebastiano Cerullo.<br />

Hanno collaborato a questo numero Andrea Brega, Sebastiano Cerullo, Luca De Nardo, Davide Paradiso, Domenico Corradetti, Claudio Garrone.<br />

50 FEBBRAIO<br />

PDV verde<br />

Andate a Bootle, vicino a Liverpool, e<br />

vedrete il primo punto di vendita “Low<br />

Carbon”di ultima generazione aperto lo<br />

scorso ottobre dalla catena ASDA. Una<br />

facciata interamente in legno è la premessa<br />

e la promessa mantenuta da questa<br />

nuova “macchina commerciale” che vanta<br />

numerosi punti di forza ecologici.<br />

Il negozio presenta un efficienza energetica<br />

del 35% superiore a quella media degli<br />

altri punti di vendita della catena grazie a<br />

numerosi sistemi di approvvigionamento<br />

e gestione: energia solare tramite pannelli<br />

fotovoltaici, recupero e riutilizzo dell’acqua<br />

piovana per una parte dei servizi idrici<br />

generali della struttura.<br />

Inoltre, per la costruzione sono state utilizzate<br />

materie prime secondarie da riciclo,<br />

compresi i mattoni recuperati dai<br />

magazzini portuali di Liverpool.<br />

Completa l’edificio un tetto d’erba.<br />

I 39mila piedi quadrati di questa struttura<br />

hanno richiesto un investimento di 27<br />

milioni di sterline e produrranno un beneficio<br />

di 142 tonnellate di CO2 emessa in<br />

meno e di 349mila kwh di risparmio energetico<br />

l’anno. Infine, la nuova installazione<br />

creerà 350 nuovi posti di lavoro.


Nudi al naturale<br />

Anche la natura produce <strong>pack</strong>aging, e particolarmente<br />

sostenibili (bucce, gusci, baccelli), ma con<br />

risorse e obiettivi differenti dall’uomo: ha molto<br />

più tempo di noi per progettare, modificare e<br />

“immettere” sul mercato. Inoltre la natura ha<br />

pochi problemi di logistica, distribuzione e consumo.<br />

I tempi più lunghi e le risorse più costose alle<br />

quali attinge, le permettono però di avere risultati decisamente “smaglianti” rispetto al<br />

design dell’uomo. Il fotografo Carlo Valsecchi ha raccolto questa galleria di “nudi” d’autore<br />

in cui le cornici sono appena accennate: cassette in legno, plastica e cartone, qua<br />

e là solo qualche film trasparente o appena una rete. La fotografia esalta la forza delle<br />

strutture materiche plasmate dalla natura, i giochi di luce e cromatici, le disposizioni<br />

geometriche della mano dell’uomo all’interno dei contenitori. La presenza discreta del<br />

<strong>pack</strong>aging, nelle sue forme quadrate o rettangolari o al massimo nei veli semitrasparenti,<br />

definisce e accentua l’irregolarità delle forme dei frutti della terra, da soli e accostati:<br />

si crea così il contrasto fra il regolare e l’irregolare che porta l’occhio dello spettatore,<br />

come in un quadro fiammingo, a osservare dapprima l’insieme per poi focalizzare<br />

la visione all’interno di una singola cassetta e poi dentro a questa analizzare gruppi<br />

di frutti arrivando infine al singolo. L’occhio è stimolato a seguire quel percorso istintivo<br />

e naturale che ognuno di noi compie quando si accinge all’acquisto, dal grande<br />

ipermercato fino al piccolo negozio sotto casa: gli occhi viaggiano sulle distese diagonali<br />

dell’esposizione entrando in piccoli mondi variegati e colorati e “palpando” le<br />

forme come se fossero le dita di una mano. Cogliere diventa così irresistibile: l’occhio<br />

stimola la mano ad allungarsi per appropriarsi dell’immagine. La missione della fotografia<br />

sembra proprio questo: riappacificare due sensi così apparentemente differenti<br />

eppure così simili cogliendo il nesso consequenziale esistente fra vista e tatto.<br />

Carlo Valsecchi, Frutta e Verdura, 5 Continents Editions, Milano 2008,<br />

Codice 9788874394395<br />

www.fivecontinentseditions.com<br />

Aumenta il contributo, migliora il risultato<br />

Il Consiglio di Amministrazione di CONAI, su proposta di<br />

Rilegno, ha deliberato la variazione del Contributo Ambientale<br />

sugli imballaggi in legno a far data dallo scorso 1 gennaio <strong>2009</strong>:<br />

dai precedenti 4 euro a tonnellata si passa ad 8, che resta<br />

comunque il valore unitario più basso fra quelli applicati nei paesi<br />

dell’UE. La decisione si basa su ragioni tecniche e di mercato,<br />

strutturali e congiunturali, che rendono necessario questo<br />

aumento quale strumento per mantenere gli obiettivi raggiunti e<br />

incrementarli. Dal 2005 (anno in cui venne deliberato l’ultimo<br />

aumento che modificò un importo rimasto fermo per ben 7 anni<br />

consecutivi) il flusso degli imballaggi post consumo gestiti da<br />

Rilegno è cresciuto del 49%: in sostanza, in quattro anni sono<br />

state valorizzate 316.000 t in più rispetto ai volumi gestiti in precedenza.<br />

Con il contributo aumentato allora, dal 2005 al 2008 rilegno ha sostenuto operatori<br />

pubblici e privati che si sono impegnati nelle fasi di raccolta e avvio al riciclo,<br />

secondo convenzioni ben precise. Gli obiettivi stabiliti per legge sono stati raggiunti e<br />

superati ma con un disavanzo di 795.000 euro che Rilegno a colmato attingendo agli<br />

accantonamenti effettuati negli anni precedenti. Nel prossimo triennio il Consorzio prevede<br />

un aumento della raccolta diretta soprattutto nelle aree in emergenza rifiuti e in<br />

quelle più distanti dagli impianti di valorizzazione: ne consegue un aumento dei costi per<br />

la raccolta, la riduzione dei volumi e il trasporto, costi che non fanno prevedere una riduzione<br />

del disavanzo. A questo fattore si aggiunge la difficoltà del mercato in generale e<br />

specifica (che colpisce le aziende riciclatrici, i pannellifici). Con il raddoppio del<br />

Contributo, nei prossimi tre anni Rilegno manterrà il sistema in equilibrio e favorirà l’ulteriore<br />

recupero grazie allo sviluppo delle raccolte nelle aree del paese meno efficienti.<br />

Borsa prezzi<br />

Cala la produzione<br />

Riduzioni in vista nel vecchio Continente per<br />

la produzione di legname di conifera nel<br />

primo trimestre <strong>2009</strong>. Stando ai dati resi<br />

noti dalle associazioni delle segherie dei<br />

principali Paesi produttori (Svezia, Finlandia,<br />

Austria e Germania) si delinea un calo produttivo<br />

oscillante tra il 20 e il 30 per cento<br />

(equivalente a 3,5/4 milioni di mc in meno)<br />

rispetto allo stesso periodo dell’anno passato.<br />

Verso la fine dell’ultimo trimestre del<br />

2008 diverse segherie avevano annunciato<br />

fermi della produzione a lungo termine. Ma<br />

non è tutto: occorre aggiungere che vi sono<br />

anche le restrizioni alla produzione causate<br />

dalle condizioni meteorologiche.<br />

In Germania l’associazione delle segherie si<br />

aspetta un calo del 20/25% nella produzione<br />

di legname di conifera per i primi tre<br />

mesi, il che equivale a una diminuzione della<br />

produzione di 1/1,2 milioni di metri cubi.<br />

L’industria delle segherie austriache sta anticipando<br />

un ulteriore forte calo percentuale<br />

della sua produzione di legname di conifera:<br />

le stime parlano di una riduzione del 25/30<br />

per cento nel periodo gennaio-marzo <strong>2009</strong><br />

pari a un volume di 700.000 metri cubi.<br />

Anche in Finlandia il primo trimestre dell’anno<br />

dovrebbe fare registrare un calo del 30<br />

per cento. La Finnish Forest Industries<br />

Federation ipotizza una diminuzione della<br />

produzione di quasi un milione di mc di conifere.<br />

Dal canto suo, la Finnish Sawmills<br />

Association (che rappresenta le segherie di<br />

piccole dimensioni) si aspetta un -20 per<br />

cento, mentre in Svezia la Swedish Forest<br />

Industries Federation prevede che la produzione<br />

vada giù del 15 per cento (6/700.000<br />

mc) rispetto al primo trimestre 2008.<br />

In tale contesto sia le segherie sia i compratori<br />

si trovano in difficoltà a programmare<br />

piani produttivi e di acquisto che vadano<br />

oltre i primi tre mesi dell’anno, anche se non<br />

è da escludere che la produzione di legname<br />

di conifera possa aumentare nel secondo trimestre.<br />

In ogni caso, carte vincenti per le<br />

segherie potranno essere la velocità con cui<br />

saranno in grado di reagire ai primi segnali<br />

di miglioramento del mercato, la flessibilità<br />

del lavoro e i contratti di fornitura mediante<br />

i quali le consegne dei tronchi potranno essere<br />

effettuate in breve tempo.<br />

51 FEBBRAIO


news<br />

Alieni verdi?<br />

In Europa si contano oggi 5.789 specie di<br />

piante aliene, di cui 2.843 totalmente<br />

extraeuropee. Belgio, Regno Unito e<br />

Repubblica Ceca sono le nazioni dove se<br />

ne riscontra il maggior numero, mentre<br />

Regno Unito (857), Germania (450),<br />

Belgio (447) e Italia (440) sono quelle<br />

nelle quali si è registrato il maggior<br />

numero di piante acclimatate. Si contano<br />

almeno 6 nuovi arrivi ogni anno, ma non<br />

tutti trovano nelle 48 fra regioni e nazioni<br />

europee oggetti dello studio una<br />

nuova e stabile dimora. E’ quanto emerge<br />

dal progetto Daisie (2004-2008), condotto<br />

nell’ambito del 6° Programma<br />

Quadro e pubblicato dalla rivista ceca<br />

Preslia. www.preslia.cz/P082Lam.pdf<br />

Vasetti in pioppo<br />

Listelli di sfogliato di pioppo fissati con<br />

graffe metalliche formano la numerosa<br />

famiglia di vasi per orticoltori, vivaisti e<br />

settori parchi e arredo urbano degli enti<br />

locali. Questi vasi risolvono il problema<br />

di gestire la fine del ciclo di vita dei vasi<br />

in materiale plastico e sono particolarmente<br />

adatti per la vendita al pubblico e<br />

per lo stoccaggio e il trasporto da parte<br />

degli operatori di piantine in fase di sviluppo<br />

e pronte per essere messe a<br />

dimora. Il vaso si biodegrada dopo l’interramento,<br />

ma svolge le stesse funzioni<br />

dei vasi monouso in materiale plastico. E’<br />

proposto dalla ditta francese Green<br />

Power Concept, specializzata in soluzioni<br />

per l’agricoltura sostenibile, il giardinaggio,<br />

il florovivaismo.<br />

52 FEBBRAIO<br />

Veloce<br />

e flessibile<br />

Appena 15 giorni di tempo per realizzare<br />

un’info point per due delle numerose<br />

manifestazioni che hanno animato Torino<br />

capitale mondiale del Design per tutto il<br />

2008: la sfida è stata vinta da 35 studenti<br />

provenienti da 9 nazioni e tre differenti<br />

università che si sono cimentati con la<br />

flessibilità creativa ma soprattutto strutturale<br />

di un unico tipo di materiale: i listelli<br />

in legno 5 cm x 5 messi a disposizione<br />

dalla Denaldi Legnami di Casale<br />

Monferrato. L’installazione è stata sottoposta<br />

al giudizio di un panel internazionale<br />

di esperti.<br />

Arte e natura<br />

senza tempo<br />

La ricerca costante dell’essenza nell’arte<br />

ha portato lo scultore-pittore Mauro<br />

Coccoluto a utilizzare forme semplificate<br />

e lineari, al ritorno a un’immagine arcaica<br />

e istintiva, primordiale, usando semplici<br />

materiali quali i legni che si trovano sulle<br />

spiagge o nei boschi. L’abbandono definitivo<br />

da parte dell’uomo, dopo averli utilizzati,<br />

ha permesso a questi oggetti di sviluppare<br />

una loro forma “essenziale”, scarna,<br />

privandoli del loro particolare uso per<br />

cui erano stati creati; resta la forma di<br />

contorno e un debole colore. “Riciclare<br />

gli oggetti che l’uomo getta via perché<br />

non più necessari al proprio bisogno<br />

afferma Coccoluto - è una fonte inesauribile<br />

di forme, colori e idee che provengono<br />

dal loro utilizzo primario. L’uso che ne<br />

faccio applicandoli sulle tele, oltre al piacere<br />

visivo, dovrebbe farci riflettere sullo<br />

spreco delle risorse del nostro pianeta”.<br />

www.macoart.com.<br />

Complementi<br />

d’arredo<br />

Durevoli, resistenti, sicuri, naturali, atossici,<br />

riutilizzabili e divertenti: sono gli imballaggi<br />

in legno visti da un altro punto di<br />

vista, quello dei tanti mammiferi e uccelli<br />

presenti nel Bioparco di Roma.Al recinto<br />

dei macachi giapponesi, il rocchetto per<br />

cavi è uno dei passatempi preferiti dei più<br />

piccoli che si divertono a irrobustire gli<br />

arti e a imparare l’equilibrio. Ma tanti altri<br />

ospiti del Bioparco apprezzano il <strong>pack</strong>aging<br />

in legno come complemento d’arredo<br />

delle loro aree. Di imballaggi e più in<br />

generale di legno hanno bisogno le tante<br />

famiglie che abitano la grande struttura<br />

romana; spesso, infatti, vanno rinnovati<br />

perché consumati dai giochi e dalle intemperie.<br />

Saranno particolarmente gradite<br />

donazioni, è il caso di dirlo,“in natura”.<br />

La Fondazione Bioparco di Roma è<br />

un’istituzione no profit che gestisce l’antico<br />

zoo e che coopera a livello internazionale<br />

per la conservazione delle specie a<br />

rischio di estinzione.Tutti gli animali presenti<br />

nel parco sono nati e cresciuti in<br />

cattività e provengono dalla collaborazione<br />

con altre strutture zoologiche o da<br />

sequestri effettuati dalle forze dell’ordine<br />

in caso di commercio o detenzione illegale.<br />

La vecchia concezione di zoo come un<br />

“museo vivente”, ha lasciato il posto ha<br />

due concetti fondamentali: l’educazione<br />

ambientale e la conservazione delle specie<br />

minacciate di estinzione.<br />

La Fondazione Bioparco ha sviluppato iniziative<br />

e progetti rivolti al sociale affrontando<br />

temi legati alla solidarietà e li ha<br />

uniti all’alto valore emozionale del parco.<br />

Sono stati realizzati in una parte del parco<br />

un Centro di socializzazione per disabili<br />

mentali adulti e un Centro Anziani.<br />

Inoltre, è disponibile un per corso sensoriali<br />

e per non vedenti, che inizia all’ingresso<br />

del Bioparco e si snoda per 500<br />

metri.<br />

Il percorso è costituito da strutture tattili<br />

tridimensionali e pannelli in braille ed è<br />

fruibile in totale autonomia grazie ad un<br />

sistema combinato di corrimano in legno<br />

e mattonelle tattili. Per informazioni e<br />

donazioni: www.bioparco.it.


Una nuova segheria<br />

Un nuovo impianto di segagione del legno è operativo<br />

dallo scorso 12 ottobre presso Barigazzi F.lli, dal<br />

1962 attiva sul territorio parmense e oggi guidata da<br />

Edo, Nadio, Cesare e Gianfranco Barigazzi, figli del<br />

fondatore Gino. Partner tecnico per il nuovo impianto<br />

è Bongioanni, che ha installato una linea per lavorare<br />

dai 150 ai 180 metri cubi di legname in un turno<br />

lavorativo di 8 ore. I tronchi che possono essere lavorati<br />

dall’impianto hanno lunghezze di 2,5 e 5 metri e un diametro massimo di uno.<br />

L’investimento è particolarmente importante per un’azienda che produce annualmente<br />

un milione di pallet, con 30 dipendenti che operano su una superficie di 40mila mq<br />

di cui 10mila coperti. Presente fin dal 1983 e cuore dell’azienda, l’impianto interno di<br />

segheria permette quella flessibilità nei prodotti, nei tempi e nei costi che costituisce<br />

il tratto caratteristico di Barigazzi. La nuova linea punta ad accrescere la competitività<br />

e il livello di servizio dell’azienda parmense, che conferma così la vitalità e il rinnovamento<br />

costante dei produttori di pallet, anche in periodi di crisi.<br />

Applausi<br />

per CAST<br />

Lo scorso 19 dicembre sono stati presentati<br />

all'Unione Europea i primi esiti del<br />

Progetto CAST (acronimo per Contatto<br />

Alimenti, Sicurezza, Tecnologia), frutto di<br />

un accordo di collaborazione fra Istituto<br />

Superiore di Sanità (il referente è la dottoressa<br />

Maria Rosaria Milana che ci ha<br />

anticipato il felice esito della presentazione)<br />

e Istituto Italiano Imballaggio; il progetto<br />

intende costituire e attivare un<br />

tavolo di lavoro per un confronto tecnico-scientifico<br />

operativo tra l’Istituto<br />

Superiore di Sanità e le associazioni e<br />

consorzi interessati al tema del food contact.<br />

Già nei primi giorni del nuovo anno,<br />

sono arrivate le congratulazioni da parte<br />

dei molti partecipanti che si sono dimostrati<br />

interessati al lavoro italiano. La dottoressa<br />

Annette Schaefer, funzionario DG<br />

SANCO responsabile per la tematica, ha<br />

chiesto input all’Istituto italiano sui punti<br />

chiave e sui dubbi e la possibilità di ricevere<br />

bozze di documenti per una possibile<br />

linea guida europea.<br />

Già dallo scorso anno Assoimballaggi<br />

aveva aderito e sostenuto il progetto<br />

CAST, con l’obiettivo finale di realizzare<br />

strumenti per le aziende e formare il personale<br />

addetto a gestire problemi di contatto<br />

alimentare.<br />

Non ci sorprende<br />

Nominato il 2 giugno 2008, ha ricevuto<br />

l’onorificenza lo scorso 15 ottobre a<br />

Milano, alla presenza del sindaco di Milano<br />

Letizia Moratti e dei rappresentanti delle<br />

istituzioni: a Maurizio Ciani è stato conferito<br />

il titolo di Cavaliere al Merito della<br />

Repubblica Italiana. Come ogni cavaliere,<br />

Ciani ha corso ma anche “precorso”, perché<br />

spesso ha intuito in anticipo i problemi<br />

e le relative soluzioni. La capacità di<br />

individuare gli elementi complessi di uno<br />

scenario e tracciare una linea strategica<br />

chiara, semplice e riconoscibile da tutti,<br />

non è da tutti. Questo Maurizio Ciani l’ha<br />

fatto e ha creato quel terreno fertile,<br />

quell’ambiente adatto che ha permesso<br />

ad altri imprenditori e dirigenti presenti<br />

in associazione la possibilità di coltivare<br />

ed esprimere un’analoga capacità e contribuire<br />

allo sviluppo delle imprese.<br />

Consuntivo<br />

del settore<br />

Quanti imballaggi in legno si producono,<br />

vendono e utilizzano ogni anno in Italia?<br />

Quanto pesano importazioni ed esportazioni?<br />

Come si suddivide l’offerta per<br />

macrotipologie di prodotti? Insomma,<br />

quanto vale il nostro settore?<br />

Fra poche settimane sarà disponibile un<br />

rapporto analitico dettagliato sul comparto:<br />

a realizzarlo è stato l’Istituto<br />

Italiano Imballaggio, al quale è stato affidato<br />

l’incarico dal CSLS, Assoimballaggi,<br />

Rilegno, insieme all’ufficio studi di<br />

Cosmit.<br />

Partecipano allo studio anche i principali<br />

pool privati (Chep, PRS, etc). Il progetto,<br />

finanziato dal CSLS, colmerà una serie di<br />

lacune sui dati del settore, finora coperte<br />

da stime abbastanza attendibili ma non<br />

sufficienti a chiarire dinamiche reali del<br />

mercato. L’Istituto Italiano Imballaggio<br />

curerà anche gli aggiornamenti e le revisioni<br />

annuali.<br />

Scendono i costi<br />

Il consiglio direttivo del Consorzio<br />

Servizi Legno-Sughero ha deliberato lo<br />

scorso dicembre la riduzione del contributo<br />

annuale <strong>2009</strong> da 550 a 500 euro;<br />

inoltre, l’importo delle 2 ispezioni di base<br />

(per le aziende iscritte a un comitato tecnico<br />

del CSLS) scende da 810 a 700 euro<br />

complessivi, la cui fatturazione non sarà<br />

più effettuata dagli organismi ispettivi<br />

(SGS e Bureau Veritas) ma direttamente<br />

da CSLS. Il risparmio totale per il <strong>2009</strong> è<br />

quindi di 160 euro. Si ricorda che le<br />

aziende non iscritte a nessuno dei comitati<br />

tecnici e che vogliono usufruire dei<br />

servizi generali del Consorzio, devono<br />

corrispondere, oltre alla quota annuale di<br />

500 euro, un supplemento di 300 euro.<br />

53 FEBBRAIO


news<br />

Insieme a carta<br />

e cartone<br />

Dopo quattro anni di lavoro si è concluso<br />

il progetto Sustain<strong>pack</strong> (www.sustain<strong>pack</strong>.com)<br />

che con una dote di 30 milioni<br />

di euro e 40 partner (centri di ricerca,<br />

università e aziende) ha sondato le possibilità<br />

tecnologiche di rendere gli imballaggi<br />

cellulosici competitivi al pari delle<br />

materie plastiche. Fra i protagonisti futuri<br />

di queste applicazioni saranno le nanotecnologie,<br />

i materiali compositi, le plastiche<br />

da fonti vegetali. Sustain<strong>pack</strong> apre<br />

dunque la prospettiva concreta di un<br />

ruolo da protagonisti a materiali che<br />

condividono con il mondo degli imballaggi<br />

in legno la cellulosa, una risorsa<br />

facilmente recuperabile e l’unica in grado<br />

di sequestrare la CO2 grazie alle sue origini:<br />

gli alberi.<br />

Questioni di umidità<br />

È noto quanto l’umidità residua del legno<br />

condizioni la sua resistenza alla rottura,<br />

ma conoscere esattamente le prestazioni<br />

meccaniche in relazione al contenuto<br />

idrico della fibra legnosa permette di stabilire<br />

la qualità del prodotto. Una ricerca<br />

“intramontabile” perché sempre valida e<br />

di estrema attualità è quella condotta 7<br />

anni fa dai ricercatori CNR Paganini e<br />

Pinna dell’Istituto per la Tecnologia del<br />

Legno (www.ivalsa.cnr.it); lo studio evidenzia<br />

quanto sia l’incidenza di questo<br />

fattore sulle prestazioni dei pallet EPAL:<br />

per esempio, la sua resistenza alla flessione<br />

statica scende del 20% se l’umidità<br />

residua passa dal 21,5% al 34%.<br />

54 FEBBRAIO<br />

Tornerà in tavola?<br />

Plastica di riciclo a contatto con gli alimenti:<br />

sull’onda del Regolamento<br />

Comunitario 282/2008, che consente di<br />

impiegare materie secondarie a contatto<br />

con gli alimenti, una parte del mondo dei<br />

trasformatori sollecita l’autorizzazione a<br />

produrre materie plastiche di recupero<br />

destinate al contatto alimentare. Presto<br />

potrebbe quindi nascere, accanto al marchio<br />

di qualità “Plastica seconda vita”, di<br />

proprietà di IPPR (Istituto per la<br />

Promozione delle Plastiche da Riciclo), il<br />

secondo marchio “Plastica seconda vita<br />

food contact”, sempre nell’ambito dei<br />

criteri del primo marchio che, a termini<br />

di regolamento comunitario, già garantisce<br />

rintracciabilità e marcatura.<br />

Quali soluzioni<br />

per i container?<br />

Una crescita annua costante dal 1990 ad<br />

oggi del 10%; e negli ultimi 10 anni, dal<br />

1998, questa crescita si è addirittura<br />

quintuplicata. Investireste in un comparto<br />

del genere? Ovviamente sì. E’ questo il<br />

macrotrend del trasporto via container,<br />

approfondito dall’articolo “Le merci<br />

vanno in giro per il mondo” apparso a<br />

pagina 4 del numero 2-2008 di TÜV SUD<br />

Journal, l’house organ di TÜV Italia, ente<br />

indipendente di certificazione ed ispezione<br />

presente in Italia dal 1987 ed appartenente<br />

al gruppo TÜV SÜD fondato nel<br />

1866. Ben 114 sono stati i milioni di container<br />

veicolati lo scorso anno, con una<br />

crescita del 50% dal 2004 della flotta<br />

navale dedicata. Uno sviluppo così vertiginoso<br />

non può non richiamare l’attenzione<br />

dei produttori di imballaggi industriali,<br />

standard e su misura, e soprattutto<br />

dei produttori di bancali: interscambio,<br />

trattamento ISPM 15, misure e profili che<br />

facilitino le operazioni di carico e scarico,<br />

che ottimizzino lo spazio utile del vano<br />

sono tutte tematiche che saranno affrontate<br />

nel prossimo numero di E-Pack. Per<br />

chi volesse approfondire l’argomento:<br />

www.tuv.it/downloads/tuv_journal/TUV<br />

_Journal_08_2.pdf<br />

Un ramo fiorito<br />

La scomparsa di Mauro Saviola, avvenuta lo<br />

scorso 16 gennaio, richiede, secondo la consuetudine,<br />

il ricordo dell’impresa che ha creato<br />

e dell’importanza che ha avuto per tutta la filiera<br />

del legno.Vogliamo qui ringraziare l’uomo, la<br />

sua avventura umana, le sue passioni: lo facciamo<br />

con una delle poesie che ha riprodotto<br />

nella parte più emotiva del sito www.grupposaviola.com<br />

, quella dedicata a La voce<br />

dell’Albero e che vi invitiamo a visitare. La poesia,<br />

di Pablo Neruda, s’intitola Il Ramo Rubato.<br />

Nella notte entreremo<br />

a rubare<br />

un ramo fiorito.<br />

Passeremo il muro,<br />

nelle tenebre del giardino altrui,<br />

due ombre nell’ombra.<br />

Ancora non se n’è andato l’inverno,<br />

e il melo appare<br />

trasformato d’improvviso<br />

in cascata di stelle odorose.<br />

Nella notte entreremo<br />

Fino al suo tremulo firmamento,<br />

e le tue piccole mani e le mie<br />

ruberanno le stelle.<br />

E cautamente,<br />

nella nostra casa,<br />

nella notte e nell’ombra,<br />

entrerà con i tuoi passi<br />

il silenzioso passo del profumo<br />

e con i piedi stellati<br />

il corpo chiaro della Primavera.<br />

Fra pochi giorni è primavera: è il tempo che<br />

rinnova la vita, che permette all’energia contenuta<br />

in ogni essere vivente di ricreare. Per una<br />

volta non siamo noi a ricordare Mauro Saviola,<br />

ma è la sua esistenza che ci ricorda e ci invita<br />

a proseguire il ciclo. Il suo invito è quello di far<br />

entrare nella nostra vita quel “silenzioso passo<br />

del profumo e con i piedi stellati il corpo chiaro<br />

della Primavera”. Significa non aver paura di<br />

affrontare le tenebre, le difficoltà della vita, gli<br />

ostacoli quotidiani oppure improvvisi, ma<br />

lasciarsi sospingere dal desiderio, dalla passione,<br />

dal richiamo ineludibile della bellezza e della<br />

genesi continua della vita: che poi questo<br />

coraggio prenda la forma di un’impresa piccola<br />

o grande che sia, che quest’impresa si chiami<br />

azienda o famiglia non importa. Importante è<br />

uscire dalla notte, e nella notte, per cercare la<br />

vita, fidandosi che il nostro piccolo grande<br />

sogno, coltivato come un piccolo germoglio<br />

dentro ognuno di noi, possa diventare realtà.A<br />

Mauro Saviola, che anche oggi ha superato la<br />

paura della notte per entrare nella luce.


Chiusure “light”<br />

E’ il migliore, non solo per la qualità del vino, per il prestigio delle marche dei produttori,<br />

per il fascino e la ritualità legata al gesto di aprire una bottiglia: è migliore anche<br />

per l’impatto ambientale. Corticeira Amorim ha commissionato a Pricewaterhouse<br />

Coopers una LCA del tappo in sughero rispetto a<br />

soluzioni in plastica e alluminio. I risultati (completi<br />

all’indirizzo www.corkfacts.com) non hanno<br />

bisogno di commenti, come si evince da una delle<br />

principali tabelle sintetiche di raffronto. E ora il<br />

gruppo Amorim e il mondo dei tappi in sughero<br />

aspettano la risposta dai materiali concorrenti.<br />

FLA in Argentina<br />

Dal 24 al 29 novembre scorso si è svolta una missione esplorativa Federlegno-Arredo<br />

in Argentina, a seguito della visita istituzionale dell’ex presidente Snaidero a Buenos<br />

Aires del febbraio 2008. La missione si è svolta in collaborazione con ICE – Istituto<br />

Nazionale per il Commercio Estero – e con FAIMA – Federazione Argentina omologa<br />

di Federlegno-Arredo – e con le proprie Camere Regionali. Sono state visitate oltre<br />

20 tra imprese organizzate e “pronte per l’esportazione” e associazioni e la delegazione<br />

di Federlegno-Arredo guidata dal Cosimo Messina – membro della Giunta della<br />

Federazione - è stata anche invitata a prendere parte ai lavori del Congresso annuale<br />

della FAIMA. Obiettivo era verificare: 1) disponibilità di materia prima/semilavorati di<br />

buona qualità e possibilità di approvvigionamento; 2) strutture produttive e loro volontà<br />

di cooperare con imprese italiane per sviluppare eventuali joint-venture produttive<br />

e distributive; 3) esistenza di associazioni tipo Federlegno-Arredo per sviluppare collaborazioni.<br />

La disponibilità di materia prima è notevole: 1,2 milioni di ettari di boschi<br />

coltivati a pino (54%), eucaliptus (32%), salice (11%) e altre specie. Si è potuto toccare<br />

con mano la realtà produttiva locale nell’area del delta del Paranà (con una discreta<br />

disponibilità di pioppo e produzione di imballaggi ortofrutticoli) e dell’alto Paranà (con<br />

abbondante disponibilità di pino taeda e produzione di segati, elementi per pallet, cornici,<br />

rivestimenti in legno, pannelli tipo finger joint). Molto limitate invece le possibilità<br />

di approvvigionamento di specie native pregiate. Gli ostacoli principali all’avvio di relazioni<br />

commerciali stabili sono di tipo logistico e di gamma limitata di prodotti disponibili.<br />

Nel corso dei contatti avviati con le locali associazioni imprenditoriali si è discussa<br />

la possibilità di organizzare incontri tra imprese italiane ed argentine nell’ambito di<br />

manifestazioni fieristiche specializzate.<br />

Controlli ok<br />

A partire dall'anno appena trascorso il Consorzio Servizi Legno-Sughero intende<br />

monitorare l’attività svolta dagli enti di ispezione incaricati attraverso il grado di soddisfazione<br />

dei propri consorziati. E' stato richiesto a tutti i consorziati di compilare<br />

volontariamente una scheda di valutazione appositamente predisposta, nella quale si<br />

chiedevano giudizi in merito alla professionalità, alla cortesia e disponibilità del personale<br />

incaricato, alla chiarezza delle informazioni ricevute e infine un giudizio complessivo<br />

sugli enti incaricati per le visite ispettive FITOK. Lusinghieri i risultati ottenuti<br />

da entrambe le società ispettive, SGS Italia e Bureau Veritas Italia: su 236 schede di<br />

valutazione pervenute, l'85% dei consorziati si dichiara complessivamente soddisfatto<br />

dell'operato delle società incaricate sia in termini di professionalità sia di valore<br />

aggiunto ottenuto. Anche per il <strong>2009</strong> il Consorzio Servizi Legno Sughero affiderà le<br />

visite ispettive FITOK alle stesse società incaricate negli anni precedenti.<br />

Ricette anti crisi<br />

“Oltre la crisi: modernizzare il Paese” è il<br />

titolo del convegno annuale, organizzato<br />

da Indicod-Ecr lo scorso 28 gennaio a<br />

Milano. Di particolare interesse, alcuni<br />

esiti della ricerca dell’istituto SPO per<br />

conto di Indicod-Ecr che aveva come<br />

obiettivo l’analisi delle percezioni dei<br />

consumatori rispetto al livello di modernità<br />

del paese e dei suoi principali attori<br />

(banche e assicurazioni, sistema sanitario,<br />

grandi imprese, grande distribuzione<br />

organizzata). Ne è emerso un Paese individualisticamente<br />

moderno, dove dal singolo<br />

cittadino all’impresa si vive una sensazione<br />

come quella “di un artigiano che<br />

ha molte idee, anche innovative, ma che<br />

non riesce a realizzare”: se da un lato,<br />

dunque, l’italiano ha grande fiducia nella<br />

modernità individuale, scarsa o nulla è<br />

quella nella modernità del sistema-paese.<br />

Modernità che viene legata certamente a<br />

concetti come l’innovazione e la tecnologia,<br />

ma ancora di più alla sua sostenibilità<br />

(sociale ed ambientale) ed eticità.<br />

Jacques Attali, economista, ha sostenuto<br />

che per andare oltre la crisi, tre sono i<br />

percorsi necessari: la crescita demografica<br />

(“senza figli e senza nipoti, non vi è<br />

alcun interesse per la modernità e l’innovazione”),<br />

lo sviluppo tecnologico sostenibile<br />

e la stabilità politica e finanziaria.<br />

Come sono tre anche le riforme che<br />

Attali ritiene indispensabili per “sopravvivere”<br />

ed uscire dalla crisi: massimizzazione<br />

dell’economia della conoscenza (istruzione<br />

di base, formazione continua e<br />

ricerca); mobilità e trasparenza nelle attività<br />

produttive, economiche e finanziarie,<br />

indipendentemente dal contesto o dal<br />

ceto sociale di provenienza degli individui;<br />

governance basata su efficienza, trasparenza<br />

e riduzione della burocrazia<br />

nell’ottica di elaborazione di una visione<br />

ed una strategia a lungo termine, chiara e<br />

credibile, tanto a livello di istituzioni<br />

quanto di imprese e singoli cittadini.<br />

www.indicod-ecr.it/modernizzare<br />

55 FEBBRAIO


news<br />

Una scultura<br />

per Magni<br />

La scultura realizzata dall’artista<br />

Ferdinando Codognotto e dedicata a<br />

Maurizio Magni accoglie i visitatori della<br />

nuova biblioteca dedicata al collega<br />

recentemente scomparso e che raccoglie<br />

una piccola parte del lavoro della sua<br />

vita: quello di selezione e valorizzazione<br />

di un’ampia bibliografia dedicata al<br />

mondo del legno. Nella targa di dedica,<br />

queste parole: L’albero di Olivo, simbolo<br />

di natura e pace (e anche nutrizione<br />

legata al buongustaio Maurizio). La cornucopia,<br />

che si sprigiona dalle radici dell’albero,<br />

segno di abbondanza, di fantasia<br />

di Magni. Simbologie che escono dalla<br />

cornucopia: compasso per disegnare la<br />

quotidianità; bottiglia, buongustaio di<br />

vini; la squadra; la lampadina delle idee;<br />

parole, la sua dialettica negli incontri;<br />

ingranaggi, che rappresentano il nostro<br />

momento tecnologico e rapporto con il<br />

mondo telematico; il gufo rappresenta la<br />

sua saggezza (con affetto, F. Codognotto,<br />

scultore).<br />

Stop al BM<br />

A seguito della Decisione della<br />

Comunità Europea del 18 settembre<br />

scorso relativa all'utilizzo del bromuro di<br />

metile come prodotto destinato alla<br />

protezione delle piante, a partire dalla<br />

data della decisione si hanno 18 mesi di<br />

tempo per il suo impiego e ne consegue<br />

che alla data del 18 marzo 2010 non ne<br />

sarà più consentito l'utilizzo per gli scopi<br />

previsti. Sul prossimo numero di E-Pack<br />

sarà pubblicato un approfondimento sul<br />

tema.<br />

56 FEBBRAIO<br />

Tre nuovi<br />

comitati<br />

Nel corso del <strong>2009</strong> il Consorzio Servizi<br />

Legno-Sughero avvierà la costituzione di<br />

tre nuovi comitati tecnici dedicati a tre<br />

aree scoperte e sensibili dell’imballaggio<br />

in legno: il primo progetto, avviato in collaborazione<br />

con Fedecomlegno, porterà a<br />

creare un marchio di qualità tecnica relativo<br />

al legname di origine legale. Alla prevenzione<br />

nel produrre rifiuti da imballaggio<br />

e alla preparazione al riutilizzo nell’ambito<br />

del sistema EPAL saranno dedicate<br />

le attività di un secondo comitato,<br />

mentre il terzo implementerà un nascente<br />

progetto di qualificazione dell’imballaggio<br />

industriale.<br />

RFID al banco<br />

di prova<br />

Proseguirà nel corso del <strong>2009</strong> la sperimentazione<br />

di RFID Logistics Pilot, il progetto<br />

lanciato nel 2007 dal Laboratorio<br />

RFID dell’Università degli Studi di Parma,<br />

che ha presentato a ottobre scorso i<br />

primi risultati di test sull’applicazione di<br />

questa tecnologia e del sistema Electronic<br />

Product Code (EPC) lungo una catena di<br />

fornitura reale e sulla verifica dei benefici<br />

derivanti. Nel corso di quest’anno si cercherà<br />

di studiare differenti risultati e vantaggi<br />

estendendo a una catena di fornitura<br />

più complessa il prototipo sperimentato<br />

nei 5 mesi del 2008; in quel periodo<br />

erano stati considerati un solo tipo di<br />

prodotto, produttore, distributore e due<br />

punti di vendita. Nella prima fase del progetto<br />

erano stati coinvolti 12mila cartoni<br />

su 800 pallet; incoraggianti sono stati i<br />

primi risultati (86% di pallet riconosciuti<br />

in automatico, riduzione del 68% dei<br />

tempi di controllo presso il produttore,<br />

riduzione dell’80% dei tempi di ricevimento<br />

e presa in carico presso il centro distributivo).<br />

Il progetto RFID Logistics Pilot si<br />

distingue dai numerosi in corso per il<br />

coinvolgimento interprofessionale e la<br />

condivisione non solo sui costi ma anche<br />

su scelte progettuali, esperienza portata<br />

in dote e sviluppata, elaborazione della<br />

metodologia di lavoro.<br />

Per i nuovi<br />

EPAL...<br />

Si ricorda che sono modificate, come da<br />

decisione del board EPAL dell’estate<br />

2008, le condizioni (procedure) per l’autorizzazione<br />

alla produzione dei nuovi tipi<br />

pallet piani EPAL (EUR1, EUR 2, EUR3, e<br />

EUR 6) secondo le modalità di seguito<br />

indicate: un’azienda che sia già in possesso<br />

di regolare autorizzazione per la produzione<br />

dei pallet piani 800x1.200 mm, ha<br />

immediatamente il diritto di produrre, a<br />

livello 1, i nuovi tipi di pallet EUR 2<br />

(1.200x1.000 mm), EUR 3 (1.000x1.200<br />

mm) ed EUR 6 (800x600 mm). Nel caso<br />

in cui il primo controllo del lotto da parte<br />

della società di controllo abbia esito positivo,<br />

il produttore è autorizzato a produrre<br />

quel determinato tipo di pallet secondo<br />

il livello per il quale è già autorizzato a<br />

produrre i pallet EPAL 800x1.200. Si<br />

ricorda anche che a partire dal 1 ottobre<br />

2008 il prezzo per le graffe di controllo<br />

EPAL è stato aumentato, sempre per decisione<br />

del board, da 8,00 euro a 9.00 euro<br />

ogni 1.000 pezzi acquistati.<br />

Al via i corsi<br />

PALOK ’09<br />

Sì è tenuto lo scorso 26 gennaio a Viadana<br />

il primo corso <strong>2009</strong> per l’implementazione<br />

del progetto PALOK; i prossimi appuntamenti<br />

sono per il 27 aprile, alle 14.30, e<br />

lunedì 28 settembre, alla stessa ora. La<br />

partecipazione al corso di formazione è<br />

parte integrante della procedura per<br />

ottenere l’accreditamento al nuovo marchio<br />

voluto da Assoimballaggi e CSLS, e<br />

gestito da quest’ultimo attraverso apposito<br />

comitato tecnico, per colmare il vuoto<br />

normativo riferito alla portata (carico<br />

nominale) sui pallet riutilizzabili e monouso<br />

non rientranti in marchi di qualità tecnica.<br />

Si ricorda che il marchio è volontario;<br />

per ottenerlo, occorrono requisiti<br />

associativi, tecnici e prove di laboratorio<br />

condotte presso CRIL. L’accettazione<br />

della domanda di accreditamento è gestita<br />

direttamente da CSLS. Il nuovo marchio<br />

ha debuttato a Ecomondo presso<br />

l’area ricerca e sviluppo allestita da Conai,<br />

accanto al suo stand istituzionale, lo scorso<br />

mese di novembre a Rimini.


<strong>Secal</strong>: sistemi all’avanguardia<br />

per l’essiccazione<br />

e il trattamento fitosanitario<br />

di imballaggi in legno e pallet<br />

La <strong>Secal</strong> è conosciuta e apprezzata in tutto il<br />

mondo per la produzione di essiccatoi per legno<br />

di massima qualità e si pone al top tra i costruttori<br />

europei. La produzione avviene all’interno del<br />

proprio stabilimento a Resana (Treviso) da cui<br />

escono impianti con un progetto originale, collaudati<br />

e con un’elettronica installata ormai in oltre<br />

2.000 impianti in tutto il mondo. La <strong>Secal</strong>, sempre<br />

attenta ai problemi di risparmio energetico e ai<br />

tempi di essiccazione, diventati in questi tempi di<br />

crisi economica ancora più importanti per garantire<br />

risultati eccellenti, propone diverse ed originali<br />

soluzioni, tra le quali:<br />

1) Il concetto costruttivo della cella <strong>Secal</strong> e del<br />

suo isolamento permette di ridurre al minimo le<br />

dispersioni di calore e di garantire una lunga vita<br />

alla struttura nel suo insieme.<br />

2) I ventilatori in lega d’alluminio, 100% reversibili,<br />

hanno massimi e uguali rendimenti in entrambi<br />

i sensi di rotazione e ad ogni regime di giri.<br />

3) Il sistema di umidificazione a doppia linea di<br />

spruzzaggio, che collegato al flusso di ventilazione,<br />

permette di ottenere il più idoneo regime igrometrico<br />

in entrambe le direzioni di rotazione dei<br />

ventilatori.<br />

4) L’utilizzo di inverter per comandare i ventilatori,<br />

permette di ridurre il consumo di energia elettrica<br />

e, collegato a una stazione climatica SECAL<br />

(composta da 2 anemometri), assicura risparmi<br />

energetici medi del 30% e in alcuni casi particolari,<br />

anche del 50%.<br />

5) Le funzioni Advanced Drying permettono di<br />

stimare il tempo residuo di essiccazione, la data di<br />

fine processo e di condurre un’essiccazione assistita<br />

e di gestire i costi energetici.<br />

6) Il sistema di conduzione e controllo <strong>Secal</strong> Plus<br />

3000, di propria elaborazione, è il più avanzato<br />

presente oggi sul mercato ed è in grado di soddisfare<br />

qualunque esigenza dell’operatore per qualunque<br />

tipo di essiccazione.<br />

Il sistema Plus 3000, collegato al P.C. industriale<br />

touch screen e gestito dal software Epl<br />

Supervisor, rende l’impianto estremamente versatile<br />

e permette il controllo remoto di tutte le sue<br />

funzioni, la modifica dei parametri e la ricezione di<br />

aggiornamenti software.Via GSM il computer può<br />

essere collegato a un telefono cellulare per l’invio<br />

di messaggi di tipo SMS per segnalare allarmi o<br />

altre informazioni relative ad ogni singola cella.<br />

La <strong>Secal</strong> propone anche le celle per il trattamento<br />

termico secondo lo standard ISPM-15, un’importante<br />

normativa FAO (Food and Agricolture<br />

Organisation) per la regolamentazione delle<br />

misure fitosanitarie da applicare agli imballi in<br />

legno e ai pallet, nel commercio internazionale.<br />

La <strong>Secal</strong> ha sviluppato proprie esclusive tecnologie<br />

e ha messo a punto un proprio software dedicato,<br />

attenendosi scrupolosamente alle direttive<br />

FAO. In particolare le soluzioni adottate per l’automatismo<br />

di controllo e gestione, per la verifica<br />

della taratura delle sonde, per il banco prova, per<br />

le sonde stesse, e per la registrazione e archiviazione<br />

dei dati e per la manualistica a corredo<br />

sono, senza dubbio, oggi le più tecnologicamente<br />

avanzate reperibili sul mercato. Gli impianti possono<br />

svolgere la funzione di solo trattamento<br />

fitosanitario dei pallet e degli imballaggi in legno,<br />

oppure quella combinata essiccazione/trattamento<br />

con sistemi a bruciatore diretto o tradizionali<br />

con caldaia.<br />

schede<br />

57 FEBBRAIO


58 FEBBRAIO<br />

marchi & marketing<br />

Sistema Epal: responsabilità<br />

e costi da condividere<br />

EPAL è un marchio internazionale di qualità presente<br />

nell’Unione Europea (25 + 2 paesi extra<br />

UE), USA, Cina, India e Australia, gestito<br />

dall’European Pallet Association.<br />

Complessivamente annovera 1.300 aziende<br />

omologate, che riforniscono i mercati di oltre 65<br />

milioni di bancali nuovi ogni anno e ne riparano<br />

oltre 15 milioni. L’European Pallet Association<br />

coopera con le amministrazioni centrali e locali<br />

degli stati membri affinché sia riconosciuto e<br />

rispettato il valore del marchio EPAL, in forza del<br />

beneficio ambientale ed economico a favore, in<br />

modo diretto, delle imprese e, in modo indiretto,<br />

delle comunità locali e dei consumatori finali.<br />

, il marchio internazionale di qualità dei<br />

bancali in legno più diffuso in Europa, invita tutti<br />

gli operatori economici (produttori, imprese di<br />

logistica, distribuzione all’ingrosso e al dettaglio)<br />

ad avvalersi, per acquisti ed eventuali riparazioni<br />

di bancali, unicamente di aziende omologate ed<br />

autorizzate da EPAL stesso. A tal fine, in Italia<br />

opera il Comitato Tecnico EPAL Italia (tramite il<br />

CSLS Consorzio Servizi Legno-Sughero di<br />

Federlegno-Arredo) cui la European Pallet<br />

Association conferisce la titolarità nel rilascio<br />

delle licenze e nel controllo del mercato: la rete<br />

di produttori e riparatori possessori di licenza<br />

epal copre tutte le provincie italiane (i nominativi<br />

di tali aziende sono disponibili all’indirizzo web<br />

www.legnosughero.info).<br />

“Per gli acquirenti – spiegano dal Comitato<br />

Tecnico EPAL Italia - il minor costo per compravendite<br />

e riparazioni effettuate presso operatori<br />

non omologati EPAL, è legato a bancali provenienti<br />

da attività del tutto illecite (come furti,<br />

ricettazione e, per la riparazione, il ricorso a<br />

componenti di qualità inferiore, e perciò meno<br />

costosi). Per le aziende che ritengono meno oneroso<br />

rivolgersi ad operatori non omologati, in<br />

realtà, il vantaggio è fittizio ed espone a rischi<br />

civili e penali da non sottovalutare”.<br />

Oltre a considerare l’eventualità di incorrere nei<br />

reati di incauto acquisto (Art. 712 c.p.) o ricettazione<br />

(Art. 648 c.p.), l’approvvigionarsi presso<br />

aziende non autorizzate EPAL non garantisce che<br />

i bancali, acquistati attraverso questi circuiti illeciti,<br />

rispondano a quei requisiti tecnici di portata<br />

fondamentali per la sicurezza di merci e persone<br />

durante l’uso del bancale stesso.<br />

Il minor costo praticato dagli operatori non<br />

omologati, rispetto a quello delle imprese omologate<br />

è, in realtà, solo apparente e genera una<br />

serie di costi aggiuntivi (di seguito riportati) che<br />

vengono poi “scaricati” sulla collettività lungo<br />

tutta la catena di fornitura.<br />

1) EPAL è un sistema di interscambio che si basa<br />

sull’acquisto di bancali da parte del primo utilizzatore,<br />

che ne resta il proprietario e che li utilizza<br />

nell’ambito delle sue transazioni commerciali:


questi si garantisce, poi, la disponibilità di un<br />

quantitativo di bancali equivalente, grazie alle<br />

restituzioni da parte dei propri clienti e fornitori<br />

che condividono il sistema e accettano di restituire<br />

i bancali in numero e qualità del tutto paragonabili<br />

a quelli ricevuti. L’acquisto e la riparazione<br />

di bancali a marchio Epal effettuato presso<br />

operatori non autorizzati, genera di fatto un doppio<br />

costo al primo utilizzatore che, costretto a<br />

reintegrare le differenze, riversa il costo aggiuntivo<br />

in quello delle merci, condividendolo con logistiche,<br />

distributori e consumatori finali.<br />

2) Il sistema di interscambio EPAL si basa su principi<br />

di sostenibilità ambientale: la struttura del<br />

bancale, infatti, è progettata per il suo riutilizzo (i<br />

pallet a marchio EPAL non sono monouso, ossia<br />

“a perdere”) e la possibilità di ripararlo; inoltre è<br />

prodotto con materia prima rinnovabile (legno).<br />

Acquisti e riparazioni effettuate presso operatori<br />

non omologati comportano, dunque, un doppio<br />

prelievo di risorse, eludono il contributo<br />

ambientale CONAI e, infine, riducono l’impegno<br />

della collettività a favore di sistemi riutilizzabili a<br />

basso impatto ambientale.<br />

3) Il ricorso a bancali a marchio Epal provenienti<br />

da aziende non autorizzate espone fortemente<br />

al rischio di incidenti a merci e persone; in caso<br />

di acquisto incauto, evidentemente, non è possibile<br />

garantire le prestazioni tecniche previste dai<br />

relativi documenti tecnici e garantite dagli operatori<br />

omologati. La conseguenza più immediata è<br />

la perdita della possibilità di controllo della sicurezza<br />

per gli operatori (magazzinieri, carrellisti,<br />

autotrasportatori, addetti ai rifornimenti, etc). I<br />

danni a merci e persone producono, inoltre, un<br />

costo diretto per le imprese e indiretto per la<br />

collettività.<br />

“Invitiamo pertanto tutti i responsabili acquisti<br />

delle aziende italiane – precisano dal Comitato<br />

Tecnico EPAL Italia – a verificare sempre l’omologazione<br />

dei propri fornitori e, in ogni caso, a<br />

considerare attentamente non solo i rischi, ma<br />

soprattutto i costi in termini relativi, e non assoluti,<br />

legati all’acquisto presso aziende non autorizzate”.<br />

IL MERCATO <strong>ITA</strong>LIANO<br />

DEI BANCALI IN LEGNO<br />

VOLUME (116,8 milioni di unità totali)<br />

Nuovi, sia rendere sia a perdere<br />

70 milioni di unità non EPAL<br />

9 milioni di unità EPAL<br />

Usati e/o riparati<br />

35 milioni di unità non EPAL<br />

2,8 milioni di unità EPAL<br />

VALORE<br />

(918 milioni di euro totali)<br />

578 milioni di euro (pallet EPAL nuovi e usati<br />

+ riparati non EPAL)<br />

340 milioni di euro (pallet EPAL nuovi<br />

+ riparazioni EPAL)<br />

Operatori EPAL: 52 produttori e 129 riparatori<br />

Parco bancali EPAL circolante in Italia:<br />

50 milioni di unità<br />

Aggiornamento: novembre 2008<br />

59 FEBBRAIO


60 FEBBRAIO<br />

sicurezza<br />

Messina al ministro Sacconi:<br />

la sicurezza è prioritaria<br />

Milano, 11 Dicembre 2008<br />

Prot. n.1603 .08.RM\SC\rp<br />

Egregio On.le<br />

Maurizio Sacconi<br />

Ministero del Lavoro della Salute e delle Politiche<br />

Sociali<br />

e p.c:<br />

Egregio On.le Claudio Scajola - Ministro dello<br />

Sviluppo Economico<br />

Ministero dello Sviluppo Economico<br />

Egregio On.le Luca Zaia – Ministro delle Politiche<br />

Agricole e Forestali<br />

Ministero delle Politiche Agricole e Forestali<br />

Oggetto: SICUREZZA SUL LAVORO<br />

Ill.mo Signor Ministro,<br />

la Federazione che rappresento, aderente a<br />

Confindustria, raggruppa tutte le imprese della filiera<br />

industriale che va dalla lavorazione della materia<br />

prima del legno, sino alla realizzazione dei prodotti<br />

in legno per l’arredamento, l’edilizia e l’imballaggio.<br />

All’interno di Federlegno-Arredo sono poi numerose le<br />

strutture che si occupano specificamente del settore<br />

degli imballaggi in legno – tra cui l’associazione<br />

Assoimballaggi ed il Consorzio Servizi Legno Sughero<br />

– ed in particolare dei pallet in legno, oggetto della<br />

presente comunicazione.<br />

Come è noto, il pallet in legno è uno strumento logistico<br />

fondamentale, universalmente utilizzato e capillarmente<br />

diffuso, ma anche e soprattutto uno strumento<br />

di lavoro, in quanto presente in moltissimi luoghi<br />

di lavoro (magazzini, depositi, centri di raccolta,<br />

ecc.) riferibili ai settori della grande distribuzione,<br />

della produzione, della logistica, del trasporto e così<br />

via.<br />

Strumento - come detto - fondamentale, ma che pure<br />

rappresenta un potenziale ed elevato rischio per i<br />

lavoratori che ne fanno utilizzo, ove non possieda le<br />

necessarie caratteristiche tecniche minime che ne<br />

garantiscano la sicurezza.<br />

In particolare, questo problema riguarda il cd. pallet<br />

“bianco a perdere” (definito anche spesso pallet<br />

“one-way” ovvero, teoricamente, monouso), che non è<br />

soggetto a specifico capitolato costruttivo e non reca<br />

alcuna marchiatura di qualità.<br />

Spinte dalla esasperata (e spesso illecita) concorrenza<br />

– ma soprattutto dalla crisi imperante e dallo<br />

scarso potere contrattuale nei confronti degli acquirenti,<br />

perlopiù grandi gruppi, industrie ed imprese di<br />

trasporti – le imprese produttrici di pallet tendono a<br />

realizzare prodotti di nuova fabbricazione che non<br />

garantiscono la portata e la durata, pur esistendo<br />

numerose norme tecniche uniformi (UNI, EN, ISO<br />

eccetera) che definiscono le caratteristiche minime di<br />

un pallet prodotto e riparato a regola d’arte.


Accade, quindi, che in tutti i luoghi di lavoro circolano<br />

per la maggior parte pallet bianchi nuovi privi delle<br />

seppur minime garanzie di sicurezza, con la conseguenza<br />

del verificarsi di numerosissimi incidenti sul<br />

lavoro dovuti all’errata utilizzazione e/o alla rottura<br />

improvvisa dei pallet su cui spesso circolano merci<br />

pesanti e/o pericolose.<br />

Il Consorzio Servizi Legno-Sughero sopra citato ha<br />

dato avvio ad un progetto per la concessione a titolo<br />

gratuito, alle imprese interessate, di licenze del marchio<br />

‘PALOK’, che prevede di sottoporre i pallet a<br />

prove di laboratorio sulla portata. Il nome del produttore,<br />

la tipologia del pallet, la data di produzione e la<br />

portata verrebbero marchiati sui pallet stessi garantendone<br />

così la sicurezza quando utilizzati nei luoghi<br />

di lavoro.<br />

Ma vi è di più.<br />

Il problema si aggrava, infatti, considerando che nel<br />

complesso delle movimentazioni effettuate - e quindi<br />

tutte le volte che sui luoghi di lavoro viene fatto utilizzo<br />

di un pallet - la stragrande maggioranza dei<br />

casi non riguarda pallet di nuova fabbricazione, ma<br />

pallet già usati in precedenza, siano essi o meno stati<br />

riparati.<br />

Trattandosi di prodotti usati, riparati e/o selezionati<br />

da operatori non qualificati o che operano in “mercati<br />

paralleli” (allego lettera già inviata su questo tema<br />

ai suoi illustrissimi colleghi e una rassegna stampa sul<br />

tema), le garanzie di sicurezza sono ancora inferiori.<br />

I pallet bianchi a perdere - pur esistendo, ripeto, una<br />

norma tecnica di riferimento (UNI EN ISO 18613<br />

“Riparazione dei pallet piatti di legno”) che ne disciplina<br />

le corrette modalità di riparazione - vengono di<br />

fatto riparati in modo non corretto e assai pericoloso.<br />

La circolazione di pallet realizzati, riparati e movimentati<br />

a regola d’arte conseguirebbe l’obiettivo di<br />

assicurare a tutti i lavoratori condizioni e strumenti<br />

operativi sicuri, evitando il verificarsi di incidenti, troppo<br />

spesso con esiti gravi.<br />

Porto alla Sua rispettosa attenzione, solo a titolo di<br />

esempio, i ritagli di stampa allegati, riguardanti un<br />

caso di morte “bianca” e un ferito grave solo nelle<br />

ultime settimane.<br />

Questa, purtroppo, la tragica situazione.<br />

Per questi motivi chiedo a Lei, Onorevole Ministro, di<br />

valutare quantomeno l’opportunità, attraverso i competenti<br />

organi tecnici, che venga istituito l’obbligo di<br />

certificazione di portata per i pallet e, inoltre, un<br />

sistema di identificazione - anche tramite la marchia-<br />

tura obbligatoria - finalizzati ad una corretta tracciabilità.<br />

D’altra parte, richiamo la Sua cortese attenzione sul<br />

fatto che in Europa è obbligatoria analoga certificazione<br />

per i carrelli elevatori nuovi, oltre che l’effettuazione<br />

di una perizia tecnica annuale per la verifica<br />

della portata e delle condizioni generali.<br />

Ebbene, come noto i pallet non rappresentano altro<br />

che una naturale “estensione meccanica” dei carrelli<br />

elevatori nella movimentazione di merci, per cui<br />

sarebbe uno sforzo vano ottenere sicurezza da carrelli<br />

elevatori sicuri che utilizzano pallet altamente<br />

rischiosi.<br />

È, infine, nostra cura metterLa a conoscenza del fatto<br />

che il problema della sicurezza è ulteriormente<br />

aggravato dall’esistenza di traffici e mercati illeciti nel<br />

settore in questione ed incontra la preoccupazione di<br />

altre importanti associazioni di settore (allego lettera<br />

già inviata da Fedit).<br />

Credo, quindi, che un provvedimento normativo in<br />

questa direzione possa concretamente contribuire a<br />

limitare il numero di infortuni sul lavoro, pur senza<br />

gravare in alcun modo sul Bilancio dello Stato o delle<br />

Amministrazioni.<br />

L’attività di Federlegno-Arredo è da anni tesa a<br />

garantire alle proprie imprese un corretto e sicuro<br />

svolgimento delle attività imprenditoriali nell’interesse<br />

comune a tutti di una maggiore sicurezza sul lavoro.<br />

Ove ritenga opportuno, Onorevole Ministro, approfondire<br />

le argomentazioni esposte la scrivente<br />

Federazione è a Sua completa disposizione, per la<br />

formazione di un tavolo di lavoro e l’individuazione di<br />

appropriate soluzioni.<br />

Grato dell’attenzione che sarà riservata alla presente,Vi<br />

porgo frattanto i miei più cordiali saluti.<br />

Rosario Messina<br />

Presidente Federlegno-Arredo<br />

61 FEBBRAIO


62 FEBBRAIO<br />

sicurezza<br />

http://nematode.unl.edu<br />

www.unipd.it/esterni/wwwfitfo/bursaphelenchus.htm<br />

L’ISPM 15 entrerà in vigore<br />

anche negli scambi intra UE?<br />

Trattare o non trattare, questo è il problema. Se<br />

sia meglio affrontare una revisione normativa<br />

dell’ISPM 15, un aumento dei tempi di produzione<br />

e dei processi di lavorazione degli imballaggi in<br />

legno, un aumento dei costi, un sovraccarico<br />

gestionale di tipo documentale, oppure intervenire<br />

in modo mirato sul problema, grazie a un<br />

coordinamento degli sforzi fra organismi, istituzioni<br />

pubbliche e associazioni di categoria.<br />

Il recente caso del “nematode del pino” che dal<br />

Portogallo ha minacciato le foreste di molti paesi<br />

europei accende gli animi e i forni, nonché gli<br />

appetiti di chi produce pallet in plastica. Di fronte<br />

a due emergenze (la Commissione Europea e<br />

il Comitato Tecnico Europeo per la Protezione<br />

delle Piante potrebbero legiferare in materia in<br />

tempi relativamente brevi e imporre decisioni<br />

non condivise; il nematode del pino ma anche<br />

altri parassiti potrebbero creare nuovi “casus<br />

belli”) le associazioni e gli organismi europei<br />

lavorano su due fronti: ricerca di tecnologie di<br />

trattamento sostenibili (per l’ambiente e i costi)<br />

e maggiore coordinamento. L’obiettivo condivisibile<br />

è infatti puntare alla semplificazione salvaguardando<br />

l’aspetto economico e la libera circolazione<br />

delle merci.Tuttavia, si intravvede all’orizzonte<br />

(un orizzonte temporale per fortuna<br />

lungo) la progressiva tendenza a sottoporre a<br />

trattamenti a prescindere dall’esportazione continentale<br />

(vedi le consultazioni fra CFIA canadese<br />

e APHIS americana). Ecco gli antefatti, che<br />

spiegano e illuminano circa le possibili evoluzioni<br />

a breve.<br />

Lo scorso 19 agosto 2008 una decisione della<br />

Commissione dell’UE ha modificato una precedente<br />

decisione (tecnicamente la 2006/133/CE)<br />

in relazione alle misure supplementari da adottare<br />

contro la propagazione del parassita<br />

Bursaphelencus xylophilus, meglio conosciuto<br />

come ‘nematode del pino’; infatti, in alcune regioni<br />

del Portogallo era accaduto che si fosse diffusa<br />

l’infestazione, ma che le misure adottate in<br />

conformità ai regolamenti vigenti si fossero rivelate<br />

insufficienti a contenere o eliminare il problema.<br />

Il rischio era quello che in assenza di misure<br />

straordinarie, l’infestazione raggiungesse indirettamente,<br />

tramite l’esportazione di manufatti in<br />

legno, altre regioni europee. A questo scopo la<br />

decisione dello scorso agosto introduceva l’obbligo<br />

di passaporto delle piante (direttiva<br />

92/105/CEE) previe ispezioni regolamentari o il<br />

marchio <strong>ISPM15</strong> attestante i trattamenti termici<br />

fitosanitari previsti dalla normativa FAO per<br />

un’ampia serie di piante, semilavorati e prodotti<br />

finiti provenienti dalle zone delimitate.<br />

Il Portogallo si faceva garante dell’applicazione di<br />

questa decisione, che restava in vigore fino a successiva<br />

revisione del piano di sorveglianza. Erano,<br />

e sono tuttora, coinvolti da questa modifica<br />

paglioli, distanziatori, supporti, casse, scatole, cassette,<br />

fusti e bobine, pallet, pallet a casse e piattaforme<br />

in genere.Addirittura, si verificò il caso di<br />

un imballaggio industriale marchiato <strong>ISPM15</strong> ma<br />

sul quale furono trovati ben 22 esemplari di tale<br />

insetto, segno che alcuni componenti non erano<br />

stati sottoposti a trattamento.<br />

A neanche un mese dai fatti, in occasione della VI<br />

conferenza del Gruppo di Ricerca Internazionale<br />

sulla Quarantena Fitosanitaria (IFQRG), tenutosi<br />

a Roma dal 15 al 19 settembre 2008, è stata presentata<br />

la proposta di inserire nellISPM 15 il trattamento<br />

con fluoruro di solforile e a microonde<br />

come tecnologie riconosciute: la decisione definitiva<br />

su questa proposta, che potrebbe aprire<br />

nuove opportunità in termini di sicurezza e costi<br />

su eventuali trattamenti per merci scambiate<br />

dentro l’Unione Europea, arriverà non prima di<br />

aprile prossimo, quando saranno ratificate le<br />

decisioni dell’IFQRG.<br />

Proprio in quel periodo, mentre Cuba annunciava<br />

di voler implementare il regolamento FAO<br />

dall’1 ottobre 2008 e Taiwan dall’1 gennaio <strong>2009</strong>,<br />

la CFIA canadese e la APHIS americana iniziavano<br />

le consultazioni per decidere se eliminare<br />

l’esenzione di trattamento per piante e manufatti<br />

in legno importati ed esportati fra Canada e<br />

Stati Uniti.<br />

Nel frattempo lo scorso autunno, su proposta di<br />

Brepal, il Comitato Tecnico nazionale britannico e<br />

irlandese, il board di EPAL ha convenuto di<br />

affrontare il problema nel comitato esecutivo<br />

EPAL tenutosi lo scorso 13-14 gennaio: in quella<br />

sede sono state prese due decisioni: a partire dal<br />

1° gennaio 2010, se la commissione europea<br />

dovesse rendere obbligatorio il trattamento<br />

ISPM 15 ed anche l’essiccazione, il comitato tecnico<br />

interno adotterà immediatamente il dettato<br />

modificando il Regolamento Tecnico EPAL in tal<br />

senso. Nel frattempo, però, la possibilità che si<br />

renda obbligatoria anche l’essiccazione (la possibilità!)<br />

preoccupa diversi paesi europei. Di que-<br />

www.forestry-quarantine.org


www.fefpeb.eu<br />

sto e di altri aspetti legati alla questione fitosanitaria<br />

in EPAL potrebbe occuparsene un apposito<br />

comitato tecnico, la cui costituzione è tuttavia<br />

ancora al vaglio del board stesso.Anche se l’ultima<br />

decisione di UIC, elaborata il 10 dicembre<br />

scorso, sembrerebbe sorpassare qualsiasi decisione<br />

in merito ai soli pallet EPAL. L’Unione si è<br />

espressa, a maggioranza, a favore di una direttiva<br />

obbligatoria sullo standard ISPM-15 riguardante<br />

tutti i pallet EUR prodotti, a partire dal 1° gennaio<br />

2010. Con questa decisione l’UIC ha preceduto<br />

la probabile decisione dei Comitati<br />

dell’Unione Europea, di introdurre lo standard<br />

anche a livello europeo. Contemporaneamente si<br />

è voluto prevenire l’eventuale insorgenza di un<br />

danno a carico dei pallet, a causa di un comportamento<br />

troppo esitante del Gruppo di lavoro<br />

UIC responsabile. Si invita, dunque, EPAL a verificare<br />

se i propri licenziatari, nella fase di produzione,<br />

siano pienamente conformi allo standard<br />

ISPM-15 e che sia sicuro che il materiale acquistato<br />

per la produzione dei pallet sia conforme<br />

al suddetto standard. Qualora le verifiche succitate<br />

non diano esito positivo, si renderà necessario<br />

il ritiro immediato della licenza di produzione<br />

per i pallet EUR.<br />

Sempre ad autunno inoltrato FEPEB , in occasione<br />

di un board tenutosi a Parigi lo scorso 17<br />

novembre, ha concordato con i rappresentanti<br />

una posizione comune sul problema: disponibilità<br />

a recepire un dettato normativo comunitario ma<br />

soltanto se saranno attentamente considerati: a)<br />

i valori legati all’estensione reale del fenomeno<br />

nato in Portogallo e le soluzioni effettivamente<br />

congruenti a debellarlo b) il rafforzamento della<br />

collaborazione fra l’industria del settore e le<br />

autorità forestali per armonizzare e ottimizzare il<br />

lavoro degli organismi e i sistemi di controllo c)<br />

il dato scientifico deve guidare l’intervento, per<br />

evitare conseguenze economiche non irrilevanti<br />

lungo tutto la filiera nel caso in cui si intendesse<br />

estendere i trattamenti ISPM 15 negli scambi<br />

intracomunitari d) estendere eventuali obblighi a<br />

riparazioni e rilavorazioni ha un impatto considerevoli<br />

sui costi e l’organizzazione della produzione<br />

nelle aziende del settore e) il settore non è<br />

attrezzato per ottemperare a eventuali obblighi<br />

di trattamento termico estesi a prodotti destinati<br />

a scambi intracomunitari.<br />

Fonte immagini:<br />

http://www.invasive.org/browse/detail.cfm?imgnum=3948025<br />

63 FEBBRAIO


64 FEBBRAIO<br />

sicurezza<br />

Lo scortecciamento nell’ambito<br />

della normativa internazionale<br />

ISPM-15<br />

Quando si è adottato lo standard <strong>ISPM15</strong> per<br />

l’industria degli imballaggi in legno nel 2002, si era<br />

addotta la seguente spiegazione: “Quando il<br />

legname utilizzato nell’assemblaggio di tutto il<br />

materiale da imballaggio è trattato termicamente<br />

a 56°C per 30 minuti nella sua parte interna,<br />

secondo la norma ISPM 15, i pezzi di legno o il<br />

materiale da imballaggio in legno non potranno<br />

essere soggetti a nuove infestazioni”.<br />

La dichiarazione implicava che gli organismi nocivi<br />

da quarantena non avrebbero potuto più infestare<br />

nuovamente gli imballaggi in legno dopo il<br />

trattamento termico.<br />

Con l’introduzione della norma ISPM 15, i gruppi<br />

di pressione della plastica hanno chiesto al<br />

Comitato dell’Ue incaricato dell’ISPM di promuovere<br />

l’uso di tale materiale come unico prodotto<br />

da utilizzarsi per la movimentazione mondiale<br />

non essendo la plastica veicolo di alcun<br />

organismo infestante.<br />

Immediatamente l’esecutivo della FEFPEB, la<br />

Federazione Europea dei Produttori di Pallet ed<br />

imballaggi in legno, si è appellato allo stesso<br />

Comitato Ue per l’ISPM dimostrando che il<br />

materiale in legno scortecciato e trattato termicamente<br />

non favorisce il trasferimento di organismi<br />

nocivi da quarantena nel commercio mondiale.<br />

Era nata la questione dello scortecciamento.<br />

Una dichiarazione sullo scortecciamento contenuta<br />

nella norma IPPC-ISPM 15 – Linee Guida<br />

per la Regolamentazione del Materiale da<br />

Imballaggio in Legno nel Commercio<br />

Internazionale cita: “Sulla base di giustificazioni<br />

tecniche, i paesi possono esigere che il materiale<br />

da imballaggio in legno importato, soggetto ad<br />

una misura approvata, sia composto da legno<br />

scortecciato e riporti un marchio come illustrato<br />

nell’Allegato II”.<br />

Nell’autunno 2005 l’IFQRG – International<br />

Forestry Quarantine Research Group, organo di<br />

consulenza dell’IPPC in merito a questioni scientifiche<br />

correlate alla quarantena nella silvicoltura<br />

e alla diffusione di organismi infestanti del legno,<br />

si è riunito a Roma per discutere come dimostrare<br />

o confutare come un pezzo di corteccia<br />

anche piccolissimo (1 pollice quadrato, ovvero<br />

2,4 cm2) su materiale da imballaggio in legno<br />

solido, trattato secondo le misure previste<br />

dall’ISPM, possa infestarsi nuovamente, accogliere<br />

e nascondere organismi nocivi da quarantena.<br />

Presidente dell’IFQRG è il canadese Eric Allen, il<br />

quale sta lavorando alla raccolta di dati sui pallet<br />

trattati termicamente in conformità all’ISPM contenenti<br />

una certa percentuale di corteccia. I pallet<br />

saranno rintracciati e consegnati al laboratorio<br />

del dr.Allen a Victoria (BC) per essere esaminati<br />

al fine di comprovare o invalidare l’ipotesi<br />

secondo cui sulle tavole trattate termicamente<br />

contenenti una percentuale di corteccia è possibile<br />

la ricomparsa di organismi nocivi da quarantena.<br />

L’implementazione di un nuovo requisito per la<br />

rimozione della corteccia (scortecciamento) da<br />

tutto il materiale da imballaggio in legno immes-


so nell’Ue (quindi da un imballaggio in legno che<br />

entra in Europa) è stata prorogata dal 1° marzo<br />

del 2006 al 1° gennaio <strong>2009</strong> (anche per le forti<br />

pressioni dei produttori americani che non<br />

accettano il requisito dello scortecciamento). Le<br />

disposizioni Ue relative ai materiali da imballaggio<br />

in legno si basano sulle Misure previste dallo<br />

Standard Fitosanitario della FAO (ISPM 15) e<br />

sono finalizzate ad impedire che organismi<br />

potenzialmente nocivi per le piante penetrino nel<br />

territorio dell’Ue tramite il materiale da imballaggio<br />

in legno. Secondo quanto previsto<br />

dall’ISPM 15, i paesi hanno la possibilità di richiedere,<br />

a tutela della salute delle piante, che il<br />

materiale da imballaggio in legno sia privo di corteccia<br />

laddove vi siano sufficienti giustificazioni<br />

tecniche. Secondo la nuova legislazione dell’Ue,<br />

entrata in vigore nel marzo 2005, lo scortecciamento<br />

del materiale da imballaggio in legno, dopo<br />

un periodo di transizione, è divenuto obbligatorio.<br />

A giustificazione di tale provvedimento, lo<br />

scorso anno la Commissione ha fornito una<br />

quantità consistente di dati tecnici e scientifici.<br />

Tuttavia, nella sua decisione di prorogare la scadenza<br />

per l’applicazione del provvedimento relativo<br />

allo scortecciamento, la Commissione intende<br />

concedere alla comunità internazionale un<br />

periodo di tempo sufficiente per riesaminare il<br />

rischio che può comportare la presenza di corteccia<br />

sul materiale da imballaggio in legno.<br />

Pertanto, la Commissione seguirà attentamente<br />

la revisione dell’ISPM 15 che dovrebbe porre una<br />

soluzione alla preoccupazione dell’Ue in merito<br />

al suddetto problema. Trattandosi di un tema<br />

molto interessante che potrebbe influenzare<br />

molto la filiera dell’imballaggio in legno si riporta<br />

la traduzione di alcune risposte alle domande più<br />

frequenti date dall’IFQRG.<br />

Qual è la prova della presenza di infestazione nel<br />

legno trattato ma dotato di corteccia quando lo si<br />

confronta con il legno privo di corteccia?<br />

Le ricerche confermano che il legno trattato ma<br />

non scortecciato può essere infestato (IFQRG<br />

2005-07, 09, 10, 11, 12, 13, 14). I risultati di alcuni<br />

studi indicano che dopo il trattamento termico o<br />

con bromuro di metile il legno può attirare maggiormente<br />

lo xileboro (IFQRG 2005-12). I dati<br />

dei controlli australiani (IFQRG 2005-32) indicano,<br />

ma non sono in grado di confermare, che in<br />

determinate circostanze il legno trattato non<br />

scortecciato può essere infestato durante la<br />

movimentazione delle merci.<br />

L’esattezza di queste informazioni dipende dalla<br />

validità della marcatura e dalla natura rappresentativa<br />

del campione.<br />

Non è disponibile alcuna informazione in merito<br />

alla distribuzione relativa nel campione dei vari<br />

tipi di WPM, ad esempio tronchi, materiale di<br />

riempimento e pallet che notoriamente possono<br />

presentare diversi rischi. Inoltre, i suddetti controlli<br />

non sono in grado di confermare che il<br />

materiale da imballaggio in legno marcato secondo<br />

i requisiti ISPM 15 sia stato di fatto sottoposto<br />

a trattamenti conformi allo standard. Gli<br />

studi indicano altresì che il legno scortecciato è<br />

molto meno esposto al rischio di infestazione<br />

rispetto al legno non scortecciato (IFQRG 2005-<br />

06, 07, 11, 14).<br />

I dati dei controlli australiani (IFQRG 2005-32)<br />

indicano che il materiale da imballaggio in legno<br />

marcato secondo i requisiti ISPM 15 ma non<br />

scortecciato ha una probabilità tre volte superiore<br />

di essere infestato rispetto a quello scortecciato<br />

(secondo la definizione proposta dal gruppo<br />

di lavoro dell’IPPC:ISPM 15 2005-05).Tuttavia,<br />

sia i dati australiani sia quelli dell’Ue (IFQRG<br />

2005-25) non consentono di trarre conclusioni<br />

in merito all’importanza che riveste la corteccia<br />

rispetto alla presenza di organismi infestanti su<br />

materiale trattato, in quanto non è stato possibile<br />

confermare se il materiale marcato fosse stato<br />

effettivamente sottoposto a trattamento.<br />

65 FEBBRAIO


66 FEBBRAIO<br />

sicurezza<br />

Dopo aver sottoposto il legno a trattamento che<br />

importanza riveste la dimensione della corteccia<br />

rispetto alla percentuale di infestazioni e di riproduzione<br />

degli organismi infestanti?<br />

Gli studi presentati (IFQRG 2005-07, 08, 09, 10,<br />

11, 12, 13, 14) non hanno fissato un limite minimo<br />

per le dimensioni della corteccia oltre il<br />

quale la stessa diventa terreno per l’attacco e la<br />

proliferazione di scolitidi.<br />

La quantità minima di corteccia testata corrispondeva<br />

al 12%, sebbene nello studio canadese<br />

i residui di corteccia fossero di dimensioni pari a<br />

6,45 cm2. Lo studio canadese (IFQRG 2005-11),<br />

tuttavia, non è ancora terminato, pertanto non è<br />

possibile interpretare le informazioni in relazione<br />

alle aree di corteccia colonizzate.<br />

Haack ha segnalato che al livello più basso di<br />

copertura di corteccia da lui considerato (25<br />

cm2), molti insetti non riuscivano a completare il<br />

loro ciclo vitale. Si riferiva al fatto che le dimensioni<br />

degli insetti potevano incidere sulla dimensione<br />

dell’area di corteccia necessaria per l’insediamento<br />

e la riproduzione degli stessi.<br />

In questo studio è stata osservata un’infestazione<br />

maggiore sui pezzi di corteccia più piccoli,<br />

indicando ancora una volta che non si era raggiunta<br />

la dimensione minima in grado di promuovere<br />

l’infestazione degli insetti.<br />

I risultati indicano altresì che la capacità degli<br />

organismi di completare il proprio ciclo vitale<br />

diminuisce proporzionalmente alla dimensione<br />

della corteccia, sebbene non sia stato stabilito<br />

alcun valore di soglia.<br />

Nel commercio internazionale, quali sono i livelli di<br />

organismi infestanti che si ritrovano negli imballaggi<br />

in legno provvisti di corteccia?<br />

I dati di controllo australiani (IFQRG 2005-32)<br />

indicano che il livello di infestazione del materiale<br />

da imballaggio in legno marcato secondo i<br />

requisiti ISPM 15 e contenente corteccia in<br />

eccesso rispetto agli standard attuali (dimensione<br />

di una carta di credito) è del 2%. Tali livelli<br />

sono simili ai livelli di infestazione dello 0,5% del<br />

materiale da imballaggio in legno marcato secondo<br />

i requisiti ISPM 15 e privo di corteccia. I dati<br />

australiani forniti allo IFQRG non erano in grado<br />

di identificare il WPM in base all’origine. L’IFQRG<br />

teme che conducendo ulteriori indagini si scoprirebbe<br />

che i programmi non adeguatamente<br />

strutturati di alcuni paesi di origine siano responsabili<br />

di gran parte di queste intercettazioni.<br />

Fortunatamente, via via che i programmi diventeranno<br />

più accurati, i controlli garantiranno una<br />

maggiore coerenza dell’efficacia dei trattamenti.<br />

Secondo l’IFQRG, per ottenere una comprensione<br />

più chiara delle percentuali di infestazione<br />

degli imballaggi in legno, sono necessari ulteriori<br />

dati di controllo che dovranno essere raccolti<br />

utilizzando protocolli unificanti al fine di potere<br />

eseguire analisi comparative adeguate. Tuttavia è<br />

stato notato che, sulla base dei dati raccolti fino<br />

ad oggi, non è possibile stabilire se il materiale da<br />

imballaggio in legno “marcato” o “non marcato”<br />

è stato di fatto sottoposto con successo al trattamento.<br />

Quanta corteccia (di che dimensione) viene movimentata<br />

con gli imballaggi in legno (dati di controllo)?<br />

I dati di controllo provenienti dall’Ue (IFQRG<br />

2005-25) e dall’Australia (IFQRG 2005-32), sebbene<br />

non siano direttamente raffrontabili tra<br />

loro, indicano quanto segue:


L’Ue ha riferito la percentuale di presenza di corteccia<br />

su 9.978 spedizioni:<br />


68 FEBBRAIO<br />

economia e logistica<br />

http://clog.liuc.it e www.polimi.it/ricerca<br />

Anche le terze parti logistiche<br />

fra le vittime<br />

del mercato parallelo<br />

Con un’indagine sul campo condotta attraverso<br />

il C-Log (Centro di Ricerca sulla Logistica)<br />

dell’Università Carlo Cattaneo LIUC e il<br />

Politecnico di Milano, i docenti Fabrizio Dallari e<br />

Gino Marchet hanno esaminato i meccanismi di<br />

funzionamento dell’outsourcing logistico, soprattutto<br />

nel settore dei beni di largo consumo.<br />

Nasce così il volume L’outsourcing logistico nel<br />

settore del largo consumo.<br />

Nella ricerca sono state analizzate e successivamente<br />

confrontate 10 primarie società di servizi<br />

di logistica integrata operanti nel settore FMCG<br />

(Fast Moving Consumer Goods): Cab-Log, DHL<br />

Exel, Europrogea, Fercam, Fiege Logistics, Kuehne<br />

Nagel, Norbert Dentressangle, Number 1,<br />

Riboni, STI Società Trasporti Industriali.<br />

Le aziende sono state selezionate dal comitato<br />

tecnico scientifico dell’Osservatorio, in collaborazione<br />

con Assologistica Cultura e Formazione<br />

che ha patrocinato lo studio, in base a tre criteri<br />

di differenziazione: rilevanza in termini di fatturato<br />

rispetto al comparto italiano della logistica<br />

conto terzi, copertura geografica e numerosità<br />

dei clienti gestiti nel “magazzino campione” selezionato<br />

per questa indagine.<br />

Proprio per questa categoria di attori (i cosiddetti<br />

3PL: Third Party Logistics provider) la<br />

gestione dei pallet sta diventando di primaria<br />

importanza, anche per la posizione occupata<br />

nella filiera distributiva: interagendo con tutti gli<br />

altri attori della supply chain, infatti, le 3PL subiscono<br />

sia le modalità e le politiche di gestione del<br />

pallet scelte dai produttori (i loro committenti),<br />

sia le condizioni imposte da alcuni clienti dei loro<br />

committenti (la GDO in primis) che non li riconoscono<br />

come loro fornitori.<br />

Dalla ricerca sono emerse forti differenze nelle<br />

modalità di gestione dei pallet in termini di aspet-<br />

ti contrattuali e di risorse dedicate nella gestione<br />

fisica e amministrativa che si traducono in scostamenti<br />

sensibili dei costi unitari di gestione dei<br />

pallet per i 3PL analizzati.<br />

Da un’attenta lettura dei processi di gestione<br />

adottati dalle 10 aziende del campione esaminato<br />

è possibile affermare che i 3PL più rilevanti in<br />

termini di fatturato riescono solo in parte a<br />

sfruttare le economie di scala, poiché spesso<br />

sono penalizzati dalle difficoltà riscontrate<br />

durante le fasi di recupero e dalla complessità dei<br />

flussi. Minori complessità sono invece state<br />

riscontrate nelle aziende che gestiscono il<br />

magazzino per conto di un solo mandatario, in<br />

quanto i buoni pallet sono riconducibili ad un<br />

unico committente che, nel caso di divergenze, si<br />

attiva direttamente per il recupero dei pallet<br />

presso i punti di consegna. I 3PL del campione<br />

operanti nelle regioni del Centro-Sud Italia si<br />

trovano invece a dover incentivare i trasportatori<br />

per quanto riguarda le operazioni di recupero<br />

pallet presso i punti di consegna, siano essi recuperati<br />

con interscambio differito o con interscambio<br />

immediato, nonostante il servizio sia in<br />

linea teorica incluso nelle tariffe concordate con<br />

il trasportatore. Durante l’indagine, infatti, è<br />

emerso con chiarezza come la “questione pallet”<br />

riguardi, oltre gli attori principali della supply<br />

chain dei beni di largo consumo (committente,<br />

3PL e Grande Distribuzione) un’ulteriore figura<br />

critica: il trasportatore, la cui attività viene spesso<br />

condizionata delle inefficienze relative alla<br />

gestione del pallet, quali ad esempio i tempi di<br />

attesa presso i punti di consegna o la parziale<br />

perdita di capacità di carico dovuta allo stivaggio<br />

dei pallet vuoti.<br />

Questo aspetto è tipico della realtà italiana, fatta<br />

da tante piccole imprese di vezione (oltre


120.000 iscritti all’albo nazionale degli autotrasportatori)<br />

che costituiscono un’offerta di servizi<br />

altamente flessibile e che lavora a costi dettati<br />

dal mercato. Ne è una riprova il fatto che i grandi<br />

operatori logistici stranieri che sono entrati<br />

nel mercato italiano mediante acquisizioni di<br />

imprese di logistica italiane hanno preferito delegare<br />

la mera vezione ai nostri padroncini piuttosto<br />

che replicare in Italia il modello di business<br />

d’oltralpe.<br />

In definitiva siamo di fronte ad uno scenario ove<br />

gli operatori logistici occupano una posizione<br />

che li rende particolarmente esposti alle attuali<br />

inefficienze del sistema di interscambio, peraltro<br />

riscontrate anche nella precedente indagine<br />

presso le aziende della GDO; per le 3PL non si<br />

intravedono miglioramenti immediati. Il costo di<br />

gestione pallet sembra infatti destinato ad<br />

aumentare, anche a causa dei maggiori costi di<br />

acquisto dei pallet, siano essi nuovi oppure usati,<br />

e dell’influenza negativa del mercato parallelo di<br />

pallet EPAL. Risulta inoltre evidente l’assenza di<br />

una collaborazione con i committenti, assenza<br />

che ostacola i 3PL nell’applicare procedure<br />

gestionali standard che consentirebbero di capitalizzare<br />

la gestione di una pluralità di contratti.<br />

Questo comporta l’esistenza di aree di inefficienza<br />

nella filiera dei beni di largo consumo (produttore<br />

- 3PL - GDO) che si traduce implicitamente<br />

in una riduzione dei margini per tutti gli attori<br />

coinvolti.<br />

Fabrizio Dallari e Gino Marchet, L’outsourcing<br />

logistico nel settore del largo consumo, Edizioni<br />

Il Sole 24 Ore, Codice ISBN: 978-88-6345-006-4<br />

69 FEBBRAIO


70 FEBBRAIO<br />

economia e logistica<br />

Lettera di Messina ai ministri:<br />

illegalità nelle compravendite<br />

Milano,19 novembre 2008<br />

Prot. n.1548.08.RM\SC\rp<br />

Egregio On.le Giulio Tremonti - Ministro<br />

dell’Economia e delle Finanze<br />

Ministero dell’Economia e delle Finanze<br />

Egregio On.le Roberto Maroni- Ministro dell’Interno<br />

Ministero dell’Interno<br />

Egregio On.le Claudio Scajola - Ministro dello<br />

Sviluppo Economico<br />

Ministero dello Sviluppo Economico<br />

Egregio Sen. Altero Matteoli - Ministro delle<br />

Infrastrutture e Trasporti<br />

Ministero delle Infrastrutture e Trasporti<br />

Gentile On.le Stefania Prestigiacomo – Ministro<br />

dell’Ambiente<br />

Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e<br />

del Mare<br />

Egregio On.le Luca Zaia – Ministro delle Politiche<br />

Agricole e Forestali<br />

Ministero delle Politiche Agricole e Forestali<br />

Oggetto: MERCATO DEI PALLET USATI<br />

GRAVI PROBLEMATICHE<br />

E CRITICITÀ DEL SISTEMA<br />

Illustri Ministri,<br />

la scrivente Federazione di categoria intende portare<br />

alla Vostra attenzione alcuni rilevanti aspetti ritenuti<br />

di notevole criticità conseguenti al fenomeno diffusissimo<br />

della compravendita dei pallet usati.<br />

Significativamente pare opportuno evidenziare come<br />

negli ultimi anni si sia assistito capillarmente ad un<br />

sempre più diffuso fenomeno di attività di compravendita<br />

di bancali usati ad opera di commercianti<br />

che operano in spregio alle disposizioni normative<br />

poste a presidio della sicurezza, della normativa<br />

fiscale, della tutela ambientale e della tutela della privativa<br />

industriale.<br />

Tale fenomeno è stato riscontrato in prevalenza in<br />

prossimità delle aree industriali, laddove vi è implicitamente<br />

una maggiore incidenza in termini di richie-<br />

sta di bancali da parte delle aziende utilizzatrici,<br />

della grande distribuzione e non.In queste aree si<br />

assiste appunto al fiorire di attività di acquisto e<br />

rivendita di bancali, solitamente reclamizzate tramite<br />

rudimentali insegne pubblicitarie sulle quali viene<br />

riportata la dicitura “compro-vendo bancali”, tendenzialmente<br />

accompagnate da una mera indicazione di<br />

un numero di telefono cellulare, senza ulteriori riferimenti<br />

circa eventuali denominazioni o ragioni sociali<br />

da cui si possa evincere in maniera chiara l’esistenza<br />

di veri e propri esercizi commerciali.<br />

Sulla base dei dati raccolti dalla scrivente<br />

Federazione e di quanto è stato di fatto constatato a<br />

fronte di innumerevoli segnalazioni che la stessa<br />

costantemente riceve da parte di operatori del settore,<br />

il fenomeno in questione pare essere causalmente<br />

riconducibile all’attività di sottrazione di bancali<br />

usati dalle aziende della grande distribuzione. Tale<br />

sottrazione avviene verosimilmente con la complicità<br />

di dipendenti ed operatori delle stesse aziende in<br />

questione, o, nell’ambito dei servizi di trasporto, avviene<br />

a opera degli autisti delle stesse. E’ da sottolineare<br />

che la rivendita degli stessi bancali, appunto, è<br />

fatta ai commercianti che effettuano l’attività di compra-vendita<br />

del prodotto usato.<br />

Tali rilevati fenomeni hanno contribuito al fiorire delle<br />

attività commerciali di cui si è detto, in relazione alle<br />

quali è stata constatata l’elusione delle disposizioni<br />

normative che interessano i seguenti settori:<br />

1) NORMATIVA FISCALE: il problema si pone anche<br />

in termini di evasione IVA da parte delle attività commerciali<br />

in questione, atteso che le transazioni di cui<br />

si è detto avvengono senza l’emissione di alcun documento<br />

fiscale, e senza il correlativo versamento allo<br />

Stato dei relativi oneri tributari, con ciò rendendo<br />

anche gravosa la competizione per quelle aziende<br />

del settore che operano invece nel rispetto della legalità.<br />

2) TUTELA AMBIENTALE: al riguardo il richiamo è<br />

alle ‘Norme in materia di ambiente’, per come disciplinate<br />

dal D. Lgs. 152/06, che sono indirizzate, tra<br />

gli altri, anche ai commercianti di imballaggi. La tassativa<br />

disciplina che è imposta dalla predetta normativa,<br />

con particolare rilevanza all’aspetto legato alla<br />

individuazione ed alla gestione dei ‘rifiuti’, porta a<br />

rilevare la gravità del fenomeno, atteso che risultano<br />

essere soventemente reimmessi in circolazione ban-


cali che di fatto dovrebbero essere ad ogni effetto<br />

trattati come veri e propri rifiuti.<br />

3) TUTELA della SICUREZZA: al proposito va segnalata<br />

l’applicazione della normativa UNI EN ISO<br />

18613:2003, finalizzata a determinare i criteri di<br />

riparazione di pallet e ad individuare le condizioni<br />

generali per cui un pallet non è più utilizzabile. Va<br />

altresì precisato come tra i bancali che, di fatto, sono<br />

oggetto di questo fenomeno vi siano anche bancali<br />

contraddistinti dai marchi ‘EUR’ ed ‘EPAL’, la cui notorietà<br />

e diffusione sono indiscusse a livello internazionale.Va<br />

evidenziato come i marchi che contraddistinguono<br />

tali bancali siano marchi collettivi che, in quanto<br />

tali, tutelano anche la qualità del prodotto, imposta<br />

in base a specifici standard qualitativi, cui i licenziatari<br />

operatori del settore sono tenuti ad uniformarsi.<br />

Èchiaro come laddove venga meno l’applicazione<br />

in concreto delle relative specifiche disposizioni,<br />

i rischi in tema di garanzia di sicurezza del prodotto<br />

possano diventare notevoli, con conseguenze<br />

che fortemente potrebbero pregiudicare la sicurezza<br />

sui luoghi di lavoro, oltre che costituire in ogni caso<br />

grave rischio e potenziale nocumento in ragione della<br />

circolazione di un prodotto non conforme.<br />

4) TUTELA della PRIVATIVA INDUSTRIALE: si sottolinea<br />

inoltre come la maggior parte dei pallet che<br />

costituiscono oggetto di tale fenomeno siano coperti<br />

da diritti di privativa a tutela dei relativi marchi, oltre<br />

che degli standard qualitativi che riguardano la loro<br />

produzione e riparazione. Risulta che le attività commerciali<br />

oggetto della presente segnalazione operino<br />

sprovviste delle licenze per l’utilizzo dei marchi, con<br />

ciò rendendosi astrattamente responsabili per illecito<br />

contraffattivo.<br />

Notevoli sono pertanto le implicazioni negative che<br />

la scrivente Federazione ha avuto modo di constatare<br />

a fronte del fenomeno in parola e di cui si è detto;<br />

notevoli sono i rischi e le conseguenze pregiudizievoli<br />

e lesive per lo Stato e per gli interessi delle aziende<br />

di categoria, che operano nel rispetto della legalità,<br />

oltre che per gli utilizzatori finali dei bancali.<br />

La scrivente Federazione di categoria, previo eventuale<br />

opportuno approfondimento delle tematiche sovra<br />

esposte, è a richiedere l’intervento di codesti Illustri<br />

Ministeri affinché possa essere aperto un tavolo di<br />

lavoro sulle questioni in oggetto, aperto a tutti gli operatori<br />

coinvolti nella catena distributiva.<br />

Si auspica un tale intervento al fine di potere addivenire<br />

all’individuazione di soluzioni appropriate per il<br />

contenimento del fenomeno in parola, che possano<br />

essere poi recepite in opportuni provvedimenti normativi<br />

relativi al settore degli imballaggi al fine di<br />

potere definire le procedure per la corretta movimentazione<br />

ed utilizzazione di tale tipologia di prodotto<br />

(sicurezza, logistica, prestazioni di portata e durata,<br />

sostenibilità ambientale, trattamenti fitosanitari,<br />

legno a contatto con gli alimenti).<br />

Restando in attesa di un Vostro cenno di riscontro,<br />

porgo nel contempo i miei più cordiali saluti.<br />

Rosario Messina<br />

Presidente Federlegno-Arredo<br />

Incontro 20 novembre 2008<br />

On. Claudio Scajola - Ministro dello Sviluppo<br />

Economico<br />

Con riferimento alla situazione del mercato italiano<br />

del pallet EPAL EUR, chiarita dalla documentazione<br />

ivi allegata, si evidenziano l’enorme difficoltà di contrastare<br />

il fenomeno della contraffazione dei marchi<br />

EPAL EUR in modo efficace sia a causa dell’enorme<br />

numero di interventi eseguiti dai singoli reparti della<br />

Guardia di Finanza, sia a causa della mancanza di<br />

coordinazione tra i vari reparti, dovuta unicamente<br />

alla difficoltà di trasmettere informazioni fondamentali<br />

circa il tipo di intervento effettuato.<br />

Sarebbe quindi auspicabile poter eseguire interventi<br />

coordinati a livello provinciale e, se possibile, regionale.<br />

Tale strategia consentirebbe di dare un segnale<br />

forte ai contraffattori, di rafforzare il mercato legale,<br />

nonché di concentrarsi, territorio per territorio, su<br />

fenomeni di recidiva che rendono vano l’intervento (o<br />

gli interventi precedenti).<br />

La lotta al fenomeno indicato potrebbe conseguire<br />

risultati migliori se gli interventi della Guardia di<br />

Finanza fossero coordinati a livello nazionale da una<br />

piccola ‘task-force’, in grado di elaborare i dati provenienti<br />

dai sequestri quali tipologia ed entità del<br />

sequestro, tipologia del contraffattore (sostanzialmente<br />

se ditta individuale o società di persone o<br />

capitali, abusivo etc.), violazione di altre norme penali<br />

o amministrative (sicurezza sul lavoro, normativa<br />

antincendio, normativa sullo smaltimento dei rifiuti,<br />

fenomenici DI criminalità organizzata ancorché non<br />

di stampo mafioso) e conseguentemente fornire una<br />

adeguata risposta operativa.<br />

Poiché nonostante la soppressione dell’Alto<br />

Commissario per la Lotta alla Contraffazione, gli ufficiali<br />

ed i sottufficiali della Guardia di Finanza ivi<br />

impiegati sono rimasti operativi e distaccati presso il<br />

Ministero per lo Sviluppo Economico, una delle soluzioni<br />

possibili consisterebbe nel creare la ‘task force’<br />

di cui si è detto in tale ambito, utilizzando anche solo<br />

una parte di tale risorse per le funzioni di coordinamento<br />

predette.<br />

Il Consorzio Servizi Legno-Sughero è ovviamente a<br />

disposizione per elaborare un progetto più dettagliato<br />

qualora la soluzione prospettata fosse ritenuta<br />

praticabile.<br />

71 FEBBRAIO


Proteggere i prodotti<br />

fino a destino e insieme<br />

l’ambiente e il territorio<br />

Chimar, gruppo industriale modenese leader<br />

nella produzione di imballaggi in legno, compensato,<br />

cartone, alluminio, plastica e servizi logistici<br />

integrati, è entrata come “fornitore accreditato”<br />

a far parte del CRIT Research. Sono 24 le grandi<br />

aziende emiliano-romagnole socie del CRIT, broker<br />

tecnologico specializzato nei processi di<br />

innovazione con la missione di aiutare le imprese<br />

a crescere attraverso la scienza e la tecnologia.Tre<br />

sono le innovazioni che fanno di Chimar<br />

un'azienda all'avanguardia nel settore del <strong>pack</strong>aging<br />

e del servizio in termini di innovazione e di<br />

competitività:<br />

1) sistema organizzativo della Lean Production<br />

che consente alla produzione massima flessibilità,<br />

riduzione di materiali in movimento e recupero<br />

spazi, con un significativo abbattimento dei costi<br />

2) Informatizzazione della produzione con l'introduzione<br />

del sistema informatico WMS<br />

(Warehouse Management System). Questo sistema<br />

di monitoraggio informatico permette la rintracciabilità<br />

dell'imballaggio in tutta la fase produttiva,<br />

con la possibilità di conoscere lo stato di<br />

avanzamento della produzione degli imballaggi<br />

per dare ai clienti risposte immediate sui tempi<br />

di consegna. Inoltre questo sistema offre ai clienti<br />

la possibilità di eliminare completamente il<br />

magazzino imballaggi nel proprio stabilimento e<br />

di ricevere quanto necessario con il preavviso di<br />

qualche ora. Tramite un collegamento informatico<br />

vi è la possibilità di entrare nel magazzino<br />

gestito da Chimar e vedere la disponibilità dei<br />

propri imballaggi in tempo reale. Questo consente<br />

risparmi ed efficienze sia in termini economici<br />

sia di spazi<br />

3) Chimar è in grado di gestire anche presso il<br />

cliente un'area che verrà adibita a magazzino<br />

imballaggi, gestita con un sistema di lettore ottico.<br />

Al cliente viene emessa fattura solo per le<br />

quantità prelevate ed automaticamente una<br />

segnalazione di ripristino scorta; fino al prelievo,<br />

il materiale rimane di proprietà Chimar.<br />

Inoltre vi è la possibilità di identificare tutti gli<br />

imballaggi prodotti con un codice a barre che<br />

permette di risalire al codice prodotto, all'ordine<br />

di produzione, al codice operatore e infine<br />

all'identificazione del cliente.<br />

Non ultimo è l’impegno della società modenese<br />

sul fronte ambientale: recentemente, infatti,<br />

Chimar ha ottenuto la certificazione PEFC (Pan<br />

European Forest Certification) ed è autorizzata a<br />

marchiare gli imballaggi con questo contrassegno<br />

che permette al cliente di utilizzare in chiave di<br />

marketing i vantaggi derivanti dall’adesione a un<br />

programma che garantisce la provenienza del<br />

legname da foreste certificate secondo i criteri<br />

propri di PEFC.<br />

Inoltre Chimar è stata una delle prime imprese<br />

ad aderire al marchio fitosanitario FITOK, che<br />

previene la diffusione di parassiti del patrimonio<br />

forestale mondiale, ed è particolarmente attenta<br />

alla provenienza del legname da territori dove i<br />

diritti delle popolazioni locali siano tutelati.<br />

73 FEBBRAIO


Il sito della società Mallarini Scieries, in Francia,<br />

conta due impianti completi di segheria uno a<br />

Meymac ed uno a Felletin su aree rispettivamente<br />

di 6 e 10 ettari.. Il cippato e la segatura vanno<br />

alle cartiere o all’industria del pannello truciolare,<br />

mentre le cortecce alimentano impianti<br />

energetici.<br />

74 FEBBRAIO<br />

ecologia<br />

Appunti di viaggio: dai boschi<br />

verso civiltà e città sostenibili<br />

Integrazione lungo la filiera del legno secondo un<br />

concetto di sostenibilità: è questo il percorso<br />

storico, recente e futuro intrapreso dal gruppo<br />

Mallarini, che nel corso degli ultimi mesi ha operato<br />

importanti investimenti: apertura di due<br />

nuove segherie in Francia, acquisizione di una piccola<br />

realtà italiana dotata di segheria, rinnovo<br />

delle linee automatiche di assemblaggio pallet, un<br />

nuovo impianto per la produzione del pellet in<br />

Francia. Il gruppo conta 8 società operanti dal<br />

bosco al bancale e fino al pellet e alla sua commercializzazione,<br />

150 collaboratori, una presenza<br />

in forte crescita in Francia e un’integrazione a<br />

monte e a valle lungo tutta la filiera del legno, 3<br />

milioni di bancali annui prodotti, 15 mila tonnellate<br />

di pellet, un’elevata automazione produttiva<br />

e investimenti costanti in sviluppo tecnico, produttivo<br />

e commerciale.<br />

L’attività industriale corre lungo l’asse (è il caso<br />

di dirlo) delle sinergie produttive a 360 gradi, dai<br />

canali di approvvigionamento interni al recupero<br />

e alla trasformazione dei sottoprodotti di lavorazione<br />

in eco combustibili.<br />

Fondata a Mallare nel 1860, nell’entroterra savonese,<br />

la ditta Mallarini esordì l’anno prima<br />

dell’Unità d’Italia come una delle tante piccole<br />

falegnamerie artigianali attive nella produzione<br />

dei manufatti in legno fra i più diversi: tavoli,<br />

ruote per carri, carri, oggetti da cucina, comprendendo<br />

tutta la tipica attività di un artigiano di<br />

paese. E per almeno due generazioni l’attività<br />

rimase generica, ma in un contesto geografico<br />

particolare: il comprensorio locale, attraversato<br />

dalla valle Bormida che porta al passo appenninico<br />

di Cadibona per poi sfociare sulla costa, è<br />

rimasto pressoché intatto e vanta la più alta concentrazione<br />

forestale d’Italia: infatti, il 91% è<br />

occupato da boschi di castagno e da faggete nella<br />

parte più alta. Fra la prima e la seconda guerra<br />

mondiale, si dedicò in particolare alla produzione


di piccoli ceppi dimensionati in modo da poter<br />

essere agevolmente caricati nei forni delle vetrerie<br />

locali. “L’industria vetraria savonese è una<br />

delle più antiche d’Italia – racconta Carlo<br />

Mallarini, discendente dei fondatori e responsabile<br />

dello sviluppo tecnico e commerciale – Ancor<br />

oggi Altare contende a Murano il primato storico<br />

del primo insediamento industriale nel<br />

medioevo. La nostra ditta era il primo fornitore<br />

locale di combustibile e a quei tempi arrivò a fornire<br />

200 carri completi alla settimana”. La vocazione<br />

“energetica” non si limitava al combustibile<br />

industriale, ma comprendeva anche quello domestico;<br />

l’azienda si specializzò in carbonaie per la<br />

produzione di carbone di legna che, confezionato<br />

in sacchi di juta, era venduto come combustibile<br />

per le stufe domestiche. L’adozione dei primi<br />

strumenti di taglio automatico permise ai<br />

Mallarini di iniziare la produzione di doghe per la<br />

costruzione di botti in rovere, bastoncini per la<br />

coltura dei garofani nelle serre della riviera, cassette<br />

per il trasporto delle bottiglie in vetro della<br />

gazzosa, un altro prodotto di un’impresa locale.<br />

La sega trasversale era alimentata da una ruota<br />

girata da un mulino ad acqua del paese. Negli anni<br />

‘50 iniziò la produzione delle casse e dei bancali,<br />

le prime per confezionare i mattoni refrattari<br />

fatti a mano, con un doppio sistema di cassa<br />

palettizzata. Poiché il mercato dei pallet stava<br />

crescendo velocemente, la sede fu spostata fuori<br />

dal centro abitato, dove si trova tuttora, per guadagnare<br />

in spazio destinato sia alla produzione<br />

sia ai magazzini. Fu acquistato un moderno<br />

impianto di segheria, ma l’assemblaggio del pallet<br />

L’integrazione di filiera del gruppo Mallarini.<br />

Le attività forestali del gruppo gestite tramite<br />

Creuse Fôret.<br />

La nuova segheria del gruppo in Savoia.<br />

Il marchio del gruppo, derivato dalla struttura<br />

dell’atomo di carbonio.<br />

75 FEBBRAIO


Uno dei partner tecnologici di Mallarini.<br />

Una delle linee automatiche per la produzione<br />

dei pallet.<br />

Come comunicare ai consumatori i vantaggi del<br />

pellet? In modo chiaro e semplice (dal sito<br />

www.ChePellet.it) attraverso la comparazione e<br />

i pittogrammi.<br />

L’impianto per la produzione di pellet di Silma.<br />

76 FEBBRAIO<br />

ecologia<br />

avveniva ancora manualmente. E fedele alla tradizione<br />

degli antenati, continuò il filone “energetico”:<br />

macinava gli sfridi per ottenere quello che<br />

chiamò poi “Greenwood”, e che usava per produrre<br />

i mattoni refrattari forati: era un tassello<br />

inserito nell’impasto che durante la cottura bruciava<br />

lasciando un foro per l’aerazione tipica di<br />

questi mattoni.<br />

In quegli anni i collaboratori erano al massimo<br />

una decina, l’attività era orientata prevalentemente<br />

alla costruzione di casse e bancali, la crescita<br />

era progressiva e permetteva continui<br />

aggiornamenti nelle macchine di taglio e nelle<br />

cucitrici a filo. Nel 1980 Mallarini realizzò la<br />

prima segheria moderna (n. 1 – Silma, oggi produce<br />

anche i pellet) e due anni dopo acquisì dal<br />

gruppo ENI una società attiva nella produzione di<br />

casse e pallet trasformandola in un’unità produttiva<br />

dedicata al mercato sardo dei bancali, attiva<br />

tutt’oggi (n. 2 – Plaza).“In quegli anni si comprava<br />

in Francia legno di pioppo – racconta Carlo -<br />

Le relazioni con i cugini d’Oltralpe erano frequenti<br />

e fu allora che mio padre, nel 1989, deci-<br />

se di investire realizzando la prima segheria<br />

all’estero (n. 3 – Mallarini Scieries unità di<br />

Felletin) per trattare legno di conifere”. Nel 1990<br />

iniziò così la produzione ma già con un’ulteriore<br />

integrazione a monte: fu acquisita la gestione di<br />

alcuni boschi. Nel 1992 fu aperta alle porte di<br />

Milano una realtà dedicata a riparazione e recupero<br />

dei pallet (n. 4 - Industrial Service), e in<br />

Francia fu creata una società specializzata nell’abbattimento<br />

forestale (n. 5 - Creuse Foret), tuttora<br />

operativa. Sette mesi fa è stata inaugurata una<br />

seconda segheria (Mallarini Scieries, unità di<br />

Felletin), sempre in Francia, che rimane la più<br />

grande del gruppo. Poi, pochi giorni fa, si sono<br />

aggiunte un’altra segheria in Savoia (n. 6 -<br />

Maurienne Sciage, da 30mila metri cubi annui di<br />

produzione condotta da 8 dipendenti) e la partecipazione<br />

in una segheria specializzata nella produzione<br />

di imballaggi industriali per fornaci (n. 7<br />

– Arona, in provincia di Pavia).<br />

A distanza di 150 anni, il gruppo Mallarini conta 8<br />

società (la capogruppo e altre 7) sparse fra Italia<br />

e Francia e dedicate quasi interamente alla pro-


duzione di bancali secondo una logica di forte<br />

integrazione a monte (prevale la gestione dei<br />

boschi, non la proprietà) e una diversificazione a<br />

valle: la maggior parte della produzione di materia<br />

prima sostenta la produzione di bancali, ma<br />

una parte costituisce l’attività commerciale relativa<br />

a tronchi, segati ed elementi per bancali, venduti<br />

in tutta Europa. La filosofia del gruppo è non<br />

legare le aziende fra di loro, pur lasciando una<br />

certa elasticità nelle relazioni di fornitura: quindi,<br />

può avvenire che in fasi particolari del mercato le<br />

segherie francesi alimentino il fabbisogno italiano,<br />

ma in generale le differenti società del gruppo<br />

operano in modo autonomo. Nella capogruppo, a<br />

Mallare, si ritrova quella struttura e quella logica<br />

che costituisce la base per tutte le altre società<br />

(esclusa la gestione forestale). Strategica è l’automazione,<br />

per aumentare la produttività oraria dei<br />

collaboratori. Per esempio, a Mallare esistono 5<br />

linee di cui 2 completamente robotizzate e 3 tradizionali.<br />

Le prime producono pallet standard, le<br />

altre pallet su misura. Su quelle robotizzate il<br />

lavoro di sole due persone governa un sistema<br />

che preleva tavole e blocchetti in automatico.<br />

“L’integrazione a monte con la segheria – spiega<br />

Carlo Mallarini - ci permette di rifornire le linee<br />

automatiche di componenti che evitano i fermi<br />

macchina dovuti alla qualità del legno e alla precisione<br />

degli elementi. Il prossimo investimento è<br />

sostituire due linee tradizionali con una automa-<br />

tica che ci permetta di produrre i pallet fuori<br />

standard con un cambio formato di tipo automatico”.<br />

Il sito ligure è dotato di due linee di verniciatura<br />

e di marchiatura automatiche e di due<br />

celle per l’essiccazione e il trattamento termico<br />

(una fissa da 4mila pallet a ciclo e una mobile da<br />

2mila) alimentate da una centrale ad olio diatermico<br />

da 3 megawatt termici per produrre il calore<br />

dalla combustione di pellet prodotti sempre<br />

nel sito di Mallare.“Abbiamo una seconda caldaia<br />

a pellet per la produzione di calore per uffici,<br />

stabilimento e acqua sanitaria – precisa Mallarini<br />

– Ma quasi tutti gli stabilimenti del gruppo ne<br />

sono dotati e utilizzano pellet di nostra produzione”.<br />

Conclude l’eccellenza di questo gruppo la cura<br />

degli strumenti di comunicazione: non è un caso<br />

che il logo del gruppo sia l’atomo di carbonio, alla<br />

base di tutte le forme di vita, i cui elettroni e<br />

nucleo identificano con colori diversi le differenti<br />

aree di attività. L’importanza del logo come elemento<br />

di comunicazione si ritrova anche nel new<br />

business, il pellet: la commercializzazione si avvale<br />

di un nuovo brand, ChePellet, accompagnato<br />

dal sigillo di qualità Woodmark, che riecheggia il<br />

famoso marchio Pura Lana Vergine. Inoltre nel<br />

sito www.ChePellet.it, il consumatore finale<br />

ritrova con un linguaggio semplice e chiaro le<br />

motivazioni economiche, ecologiche e pratiche<br />

relative a questa scelta energetica.<br />

Il marchio di qualità che indica l’origine della<br />

materia prima del pellet.<br />

Stoccaggio del legname in uno dei siti del gruppo.<br />

DAL PALLET AL PELLET<br />

Nel 2003, nella sede di Mallare, è partito l’ultimo<br />

progetto del gruppo: il pellet. I Mallarini hanno<br />

investito in ricerca per un settore dove allora<br />

scarseggiavano competenze e tecnologie. Oggi la<br />

produzione funziona a pieno regime grazie a un<br />

impianto, ristrutturato completamente nel 2006,<br />

di cui l’engineering è stato realizzato internamente.<br />

Si sta consolidando una rete di vendita<br />

pluriregionale di prodotto sia confezionato (in<br />

sacchi, per piccole utenze) sia sfuso (con autorimorchi<br />

a silos che alimentano periodicamente<br />

serbatoi di caldaie per grandi utenze).<br />

Nel frattempo si stanno ultimando gli ultimi<br />

investimenti per partire nel 2010, in Francia, con<br />

una seconda unità produttiva in collaborazione<br />

con un’importante catena specializzata in punti<br />

di vendita per il ‘fai da te’.“Saranno utilizzati tutti<br />

gli sfridi di legno vergine delle due segherie del<br />

gruppo in Francia – spiega Carlo Mallarini –<br />

Segatura e cippato serviranno per i pellet e lo<br />

scortecciato per produrre il calore per essiccare.<br />

L’obiettivo è produrre 50.000 tonnellate di<br />

pellet attraverso un circuito chiuso, integrato e<br />

ad elevato indice di recupero sia di materia<br />

prima sia di energia. Sarà un impianto più grande<br />

di quello attuale italiano, che arriva appena a<br />

15 tonnellate l’anno”. La scelta di investire in<br />

questa direzione nasce dall’analisi di un mercato<br />

effervescente, in tutta Europa, che però riserva<br />

alcuni limiti nella struttura dei costi: l’acquisto di<br />

legname e il costo dell’energia, in Italia, non sono<br />

vantaggiosi. Quindi sono necessarie due integrazioni:<br />

a monte, con un impianto importante alimentato<br />

da sfridi interni costanti nel volume e<br />

nella qualità, e a valle con dei partner per la<br />

commercializzazione.<br />

77 FEBBRAIO


78 FEBBRAIO<br />

ecologia<br />

“Misurare tutte le prestazioni,<br />

anche quelle ambientali”<br />

CHEP Europe, il principale operatore privato<br />

continentale di pooling per bancali e contenitori<br />

per la logistica e la movimentazione, ha sviluppato<br />

nel 2008 un modello globale di calcolo che<br />

consente di determinare il vantaggio ambientale<br />

per gli utilizzatori di pooling. Realizzato in collaborazione<br />

con l’Università inglese di Leeds, il<br />

modello si applica a pallet in legno di varie<br />

dimensioni e fornisce, oltre alle economie di<br />

costi realizzabili in un arco di tempo di dieci anni,<br />

l’impatto ecologico di questo circuito. I dati, raccolti<br />

direttamente dai clienti che hanno fornito<br />

informazioni sul numero dei movimenti, dei<br />

tempi di ciclo, della percentuale di danni, delle<br />

perdite e delle distanze di trasporto, sono stati<br />

elaborati secondo una precisa metodologia: ne<br />

emerge che, presumendo una crescita annua<br />

media del 10% del volume trasportato con CHEP<br />

in Europa, nell’arco di dieci anni si evita l’abbattimento<br />

di 242 milioni di alberi, rispetto al pallet<br />

monouso.<br />

Queste ed altre evidenze valorizzano un aspetto<br />

“storico” del pallet blu: il riutilizzo.A Luca Rossi,<br />

Country General Manager di CHEP Italia e direttore<br />

commerciale per il sud e l’est Europa, abbiamo<br />

chiesto quali sono e saranno i punti di forza<br />

non solo logistici ed economici ma soprattutto<br />

ambientali del concetto di pooling, un termine<br />

che può essere definito generalmente come<br />

“l’utilizzo condiviso di un pool di attrezzature<br />

standard da parte di più utenti (gestito in proprio<br />

o da un operatore terzo)”.<br />

Quali sono i principali motivi che spingono oggi le<br />

aziende a ricorrere allo strumento del pooling?<br />

“Nello scenario di oggi, sempre più globale e<br />

dinamico, ogni azienda, indipendentemente dal<br />

settore in cui opera e dalle sue dimensioni, è<br />

obbligata a rivedere le proprie politiche di sviluppo<br />

per poter sopravvivere, e diventa quindi più<br />

sensibile alle tematiche relative all’efficienza della<br />

catena logistica, settore ormai strategico di ogni<br />

business. Per questo le imprese cercano di razionalizzare<br />

i costi della logistica, tra cui quelli legati<br />

al recupero dei pallet, alla loro rigenerazione,<br />

alla qualità del prodotto e soprattutto al rispetto<br />

delle tempistiche dei processi produttivi e distributivi.<br />

Il pooling è la risposta a questi nuovi bisogni,<br />

in quanto garantisce pallet di qualità certificata<br />

per il trasporto dei prodotti, una tempistica in<br />

linea con le esigenze produttive e distributive e il<br />

non trascurabile vantaggio di delegare attività<br />

non strategiche per il business principale ad operatori<br />

specializzati”.<br />

Non ha citato l’ambiente: è un fattore poco determinante?<br />

“Nel nostro mercato la coscienza ambientale sta<br />

crescendo, e lentamente ma inevitabilmente le<br />

imprese si rendono conto di quanto il riutilizzo<br />

dei pallet sia vantaggioso rispetto a soluzioni a<br />

perdere. Quello del pallet monouso è un mercato<br />

ancora molto vasto, che è possibile convertire<br />

al pooling con enormi vantaggi per tutti gli<br />

attori della filiera: per esempio nel settore del-


l’ortofrutta, nei prodotti da ricorrenza, nella<br />

ceramica, nella moda, nell’hi tech e nei prodotti<br />

fai da te la quota del bancale o del contenitore a<br />

perdere è ancora elevata e buona parte dei volumi<br />

trasportati potrebbe ragionevolmente essere<br />

convertita verso una movimentazione su pallet o<br />

contenitori riutilizzabili, con indubbi benefici per<br />

l’ambiente”.<br />

Ma al di là delle dichiarazioni e delle intenzioni, ci<br />

sono aziende che riconoscono il valore etico ma<br />

anche economico del riutilizzo?<br />

“Sì, e molte di queste, multinazionali o aziende<br />

italiane note a tutti i consumatori, sono in grado<br />

di creare opinione e muovere gli utenti in questa<br />

direzione, sposando in pieno la filosofia del pallet<br />

blu, o condividendo la sua rete di trasporto con<br />

quella nostra dedicata al recupero e alla riconsegna<br />

dei bancali, in modo da ottimizzare la saturazione<br />

dei mezzi e ridurre costi, consumo ed<br />

emissioni.<br />

Ma non guardiamo solo ai clienti “diretti”, esistono<br />

anche quelli indiretti, cioè le collettività. I<br />

ministeri dell’ambiente di Svizzera e Austria stanno<br />

studiando la possibilità di concedere sgravi<br />

fiscali alle imprese più virtuose, quelle che possono<br />

vantare impatti più contenuti di altre e che<br />

siano certificati ma anche verificabili”.<br />

L’utilizzo di componenti di recupero da bancali usati<br />

per la costruzione o riparazione di pallet nuovi non<br />

potrebbe aumentare il valore ambientale già insito<br />

nel vostro marchio?<br />

“Siamo aperti all’idea sia per il nuovo sia per la<br />

riparazione, a patto di poter sempre garantire<br />

qualità e sicurezza ai nostri clienti.<br />

Al momento il nostro obiettivo più urgente è<br />

quello che stiamo gestendo d’intesa con il<br />

Consorzio Servizi Legno-Sughero: si tratta della<br />

prevenzione dei fenomeni di illegalità che danneggiano<br />

qualsiasi tipo di pooling. CHEP opera<br />

con una struttura di 20 persone che sono<br />

responsabili, oltre che della rapidità della nostra<br />

movimentazione, anche del monitoraggio dei<br />

furti e di quelle imprese estranee al nostro network<br />

che sottraggono il nostro parco pallet. Con<br />

il Consorzio sosteniamo controlli e interventi sia<br />

repressivi sia preventivi.<br />

Certo, la sottrazione è un fatto principalmente<br />

economico ma la sua ricaduta è anche di tipo<br />

ambientale, non potendo poi controllare la destinazione<br />

dei pallet sottratti, la loro qualità e infine<br />

il loro corretto smaltimento”.<br />

Cosa ne pensa delle possibilità offerte dai bancali in<br />

plastica?<br />

“Sono un’opportunità, ma con una precisa vocazione.<br />

In Cina, per esempio, siamo entrati proprio<br />

con il pallet in plastica, soprattutto per situazioni<br />

di scambi intercompany, per il noleggio statico da<br />

magazzino, per processi logistici che richiedono<br />

sanificazioni dei bancali.Anche se quelli di ultima<br />

generazione sono modulari e riparabili, resta il<br />

fatto che il pallet in plastica ha un costo di acquisto<br />

piu’ elevato di quello tradizionale in legno. A<br />

tutt’oggi, e anche per il futuro, il legno rimane il<br />

materiale di riferimento, sia sotto il profilo tecnico-gestionale,<br />

sia dei costi e dell’impatto ambientale”.<br />

79 FEBBRAIO


80 FEBBRAIO<br />

ecologia<br />

www.groupepgs.com<br />

www.pefc.it<br />

Il futuro è nella gestione,<br />

meglio se sostenibile<br />

PGS Palettes Gestion Services, il primo produttore<br />

e riparatore francese di bancali in legno,<br />

aggiunge due importanti “blocchetti” alla costruzione<br />

della propria sostenibilità: a ottobre scorso,<br />

la certificazione ISO 14001 rilasciata da Bureau<br />

Veritas al sito produttivo di Saint Etienne de<br />

Rouvray-Rouan, a nord fra Parigi e la Manica, che<br />

è anche sede centrale del gruppo; dopo neanche<br />

un mese, ai primi di novembre, la certificazione<br />

PEFC dei siti produttivi Technipal. La scelta di<br />

approvvigionarsi esclusivamente di legno certificato<br />

PEFC interessa inizialmente 2 milioni di bancali<br />

nuovi sui 21 milioni di bancali (nuovi e riparati)<br />

forniti dal gruppo ai mercati europei e coinvolge<br />

contemporaneamente i tre siti produttivi situati<br />

nel nord della Francia: oggi il 35% degli acquisti<br />

riguarda tronchi certificati. “La certificazione<br />

PEFC e il marchio apposto sui bancali, completo<br />

del nostro identificativo, sono destinati a diventare<br />

una specifica nel capitolato di acquisto di quella<br />

parte dei nostri clienti che condividono il<br />

nostro impegno di responsabilità ambientale e di<br />

sviluppo sostenibile e sarà applicabile a qualsiasi<br />

tipologia di pallet, standard e fuori standard” ha<br />

dichiarato Patrice Chanrion in occasione della<br />

presentazione del progetto avvenuta congiuntamente<br />

fra PGS e PEFC France lo scorso 19<br />

novembre a Parigi, durante il salone Emballage<br />

2008. La promessa “verde” entra a far parte dunque<br />

dei valori di marca del gruppo grazie a uno<br />

standard quale l’ISO 14001, un marchio internazionale<br />

del calibro di PEFC, la collaborazione con<br />

l’FCBA (l'Institut Technologique Forêt Cellulose<br />

Bois-construction Ameublement, Istituto<br />

Tecnologico Foresta Cellulosa Legno-<br />

Costruzione Arredo) e una forte integrazione<br />

gestionale dei tre siti coordinata da un ufficio centrale.<br />

In relazione all’iniziativa PEFC, il prossimo<br />

passo sarà l’applicazione del marchio anche ai<br />

prodotti riparati e al cippato ottenuto dalla macinazione<br />

di bancali marchiati e destinato all’industria<br />

del pannello truciolare e come combustibile<br />

per caldaie ad uso industriale. In parallelo, proseguirà<br />

gradualmente l’iter di certificazione ISO<br />

14001 anche per le altre strutture del gruppo.<br />

Al lancio del progetto era presente anche DHL,<br />

anch’essa certificata ISO 14001 e fortemente<br />

impegnata nello sviluppo sostenibile che ha potuto<br />

così ipotizzare quali vantaggi deriverebbero<br />

dall’adottare soluzioni logistiche a riconosciuta<br />

qualità ambientale. Ma a quale mercato “verde” è<br />

rivolta la proposta di PGS? L’invito è innanzitutto<br />

ai grandi clienti, come Saint Gobain, Sanofi-<br />

Aventis, Procter & Gamble, Air France, Ferrero,<br />

Good Year, Dunlop, Exxon Mobil, Bostik, Shell,<br />

DHL, Geodis, Lactalis, Colgate, Bristol, ma il marketing<br />

di PGS guarda più lontano: agli enti pubblici,<br />

ai fornitori degli enti pubblici come anche alle<br />

medie imprese. “Manca ancora un obbligo di forniture<br />

alla pubblica amministrazione che siano<br />

certificate sulla base di precisi requisiti ambientali<br />

– sostengono dalla sede centrale del gruppo –<br />

prevale ancora la facoltà di farlo, c’è la raccomandazione”.<br />

Eppure i governi di Belgio, Danimarca e<br />

Germania hanno già inserito l’obbligo ai propri<br />

fornitori di utilizzare bancali certificati PEFC, per<br />

esempio. Inoltre, uno studio del 2008 condotto da<br />

KPMG, società internazionale di servizi professio-<br />

www.fcba.fr


nali alle imprese, rivela che fra i manager di 400<br />

società di settori diversi e con più di 200 dipendenti,<br />

la sostenibilità sta diventando impegno quotidiano:<br />

il 91% degli interpellati è convinto che chi<br />

investe oggi in questa direzione sarà un leader di<br />

mercato domani; l’84% dichiara di aver adottato<br />

buone pratiche ambientali e sociali nella gestione<br />

d’impresa; infine, il 50% ammette di avere nell’organigramma<br />

aziendale un responsabile che segue i<br />

progetti di sviluppo sostenibile. E senza contare la<br />

pressione delle organizzazioni non governative, in<br />

primis le associazioni dei consumatori che chiedono<br />

la riduzione dell’impatto di prodotti e servizi<br />

e di conseguenza provocano una domanda<br />

ambientale che ripercorre a ritroso la catena di<br />

fornitura. Il nuovo traguardo raggiunto da PGS<br />

s’inserisce tuttavia in un disegno più ampio, in cui<br />

l’aspetto ecologico è uno dei tre elementi fondanti.Ambiente:<br />

sono elementi qualificanti il sostegno<br />

a politiche di riutilizzo (PGS è omologato EPAL,<br />

CP, VMF, ecc.), la riparazione, la valorizzazione di<br />

sfridi e rifiuti per produrre cippato, le due certificazioni<br />

recenti, il trattamento termico in vista del<br />

rispetto della normativa ISPM 15 e la progettazione<br />

di bancali ottimizzati fra resistenza, peso e<br />

volume in rapporto al loro utilizzo, per evitare<br />

sovradimensionamenti di prestazione. Economia:<br />

sono fattori “generatori” di efficienza a 360 gradi<br />

servizi quali la vicinanza al cliente (ogni 150 km in<br />

Francia c’è un centro servizi PGS), l’estensione a<br />

servizi e prodotti complementari al bancale (bancali<br />

in metallo, in plastica, soluzioni miste con big<br />

bag, ma anche piattaforme e soppalchi e supporti<br />

di magazzino), il servizio di gestione parchi pallet<br />

dei clienti, la flessibilità alle loro esigenze logistiche,<br />

la geolocalizzazione e l’ottimizzazione dei<br />

percorsi di 90 automezzi propri e 645 fra pianali<br />

e cassoni che collegano ai clienti 3 siti produttivi,<br />

9 siti di partner produttivi e 30 centri di distribuzione<br />

e servizi, tutti dotati di forni per il trattamento<br />

termico e l’essiccazione. Sociale: PGS crea<br />

occupazione in aree rurali, favorisce l’inserimento<br />

dei portatori di handicap (Altea è una delle 9<br />

aziende partner e conta 135 lavoratori diversamente<br />

abili su 170 complessivi), cura la formazione<br />

dei suoi collaboratori, favorisce la crescita<br />

sociale e aderisce ai principi fondamentali del<br />

Global Compact (www.globalcompactitalia.org).<br />

Lo sviluppo sostenibile è dunque a tutti gli effetti<br />

la base strategica di crescita del gruppo, che lo<br />

scorso 3 febbraio ha concluso l’acquisizione di<br />

SAS Beynel-Manustock, specialista francese in<br />

bancali nuovi, casse, bancali e casse in metallo e<br />

plastica, e integrata a monte con una segheria di<br />

ultima generazione. Con questa operazione, PGS<br />

diventa il primo gruppo produttore di bancali in<br />

Francia e il secondo in Europa, con un giro di affari<br />

di 150 milioni di euro e oltre 600 collaboratori,<br />

al servizio di 5mila clienti.<br />

Jean-Louis Luovel, presidente di Groupe PGS.<br />

L’IMBALLAGGIO IN LEGNO IN FRANCIA<br />

• 9% è il peso dell’imballaggio in legno sul fatturato<br />

dell’industria francese del <strong>pack</strong>aging<br />

• 1,8 miliardi di euro è il fatturato del comparto<br />

• 13.200 sono gli addetti del comparto<br />

• 76 milioni è la produzione annuale di bancali<br />

• 250 milioni è la stima del parco circolante<br />

• 35% è il peso a valore di pallet e box pallet sul<br />

fatturato degli imballaggi in legno<br />

• + 5% è la crescita media annua delle vendite di<br />

pallet e box pallet dal 2005 al 2008<br />

• 30% è la quota di utilizzo dei segati da parte<br />

dell’industria dell’imballaggio in legno riferita a<br />

bancali e box pallet, nuovi e riparati-ricondizionati<br />

81 FEBBRAIO


82 FEBBRAIO<br />

ecologia<br />

www.pindeslandes.org<br />

www.fcba.fr<br />

www.ademe.fr<br />

Cassette per vini:<br />

un ecobilancio premia il legno<br />

che assorbe più CO2<br />

Nella filiera francese delle cassette per vini le<br />

emissioni di anidride carbonica in atmosfera<br />

sono ampiamente compensate grazie al ricorso,<br />

alla lavorazione e alla recuperabilità della materia<br />

prima: il legno. La differenza fra le emissioni riferite<br />

a tutte le attività legate alla produzione e alla<br />

consegna (dall’unità di sfruttamento agroforestale<br />

al trasporto e lavorazione, dall’assemblaggio al<br />

trasporto al cliente) e la capacità delle piante<br />

usate di sequestrare la CO2, oltre alle pratiche di<br />

recupero dei manufatti, è di – 445 tonnellate<br />

equivalenti. In sintesi, gli operatori francesi del<br />

settore dichiarano che non solo non producono<br />

gas ad effetto serra, ma proprio per il fatto che<br />

utilizzano legno per questi imballaggi, ecco che<br />

contribuiscono a ridurre le emissioni. E insieme a<br />

loro, tutti quegli attori della filiera disponibili a<br />

preferire cassette in legno: dai vitivinicoltori alla<br />

distribuzione, fino al consumatore finale. Questo<br />

risultato arriva da un bilancio elaborato per<br />

conto dell’associazione Vinicaissiers da parte<br />

dell’Istituto Tecnologico FCBA , il quale ha adottato<br />

il metodo di calcolo dei gas ad effetto serra<br />

sviluppato da Jean-Marc Jancovici di ADEME ,<br />

l’agenzia dell’Ambiente e della Gestione<br />

dell’Energia francese).<br />

Come ogni attività industriale, anche quella della<br />

produzione di cassette per vini produce anidride<br />

carbonica rilasciata in atmosfera: in particolare, si<br />

tratta delle fasi relative alla silvicoltura, allo sfruttamento<br />

della foresta, alla produzione dei semilavorati,<br />

al loro trasporto, fino alle graffe metalli-<br />

che, ai chiodi, agli inserti eventuali e a tutti quegli<br />

accessori non di legno. In particolare, il legno di<br />

pino marittimo viene importato prevalentemente<br />

dalla vicina Spagna. L’82% delle emissioni sono<br />

imputabili a queste fasi (solo il 6% all’aggiunta di<br />

elementi non lignei).<br />

I dati elaborati dallo studio, presentato lo scorso<br />

dicembre al Vinitech, il salone tecnico-professionale<br />

della filiera vitivinicola più importante in<br />

Europa, permette di dimostrare ai vitivinicoltori<br />

bordolesi che la cassetta in legno è preferibile ad<br />

altre soluzioni per gli evidenti vantaggi ambientali,<br />

proprio quando gli stessi vitivinicoltori si stanno<br />

impegnando a ridurre le emissioni di CO2<br />

legate alle attività agroindustriali.<br />

Ma se è vero che la cassetta in legno tal quale<br />

costituisce già di per sé un punto di forza<br />

ambientale (ogni mc di legno lavorato contiene 1<br />

tonnellata di CO2 sequestrata dall’atmosfera),<br />

ciò non significa che non sia migliorabile. Così, i<br />

produttori francesi hanno intenzione di attuare


una serie di interventi per rendere ancor più<br />

competitiva la scelta del legno per il vino, ben<br />

oltre i classici punti di forza (resistenza, estetica,<br />

posizionamento di alta gamma, durabilità).<br />

L’impegno dei prossimi anni sarà indirizzato<br />

verso quattro aspetti: 1) privilegiare le forniture<br />

di legno francese, ancor più vicino ai luoghi di<br />

produzione 2) sviluppare un processo di eco<br />

design per limitare l’impatto dei fattori non legati<br />

al legno 3) ridurre il peso del trasporto ottimizzando<br />

i percorsi, informando e formando gli<br />

autisti e scegliendo vettori disponibili a sottoscrivere<br />

un programma di sviluppo sostenibile 4)<br />

garantire l’effettivo recupero collaborando con le<br />

associazioni professionali e interprofessionali (in<br />

primis quella di vitivinicoltori bordolesi del<br />

CIVB) e a quelle dei consumatori. L’impegno, su<br />

base volontaria, coinvolge 7 dei 9 produttori<br />

associati ma tutti insieme costituiscono un punto<br />

di riferimento per i produttori di vini di alta<br />

gamma francesi ed anche californiani; tuttavia<br />

l’obiettivo dell’associazione va oltre la semplice<br />

risposta ad un’istanza ambientale e punta decisamente<br />

allo sviluppo delle vendite. Oggi il loro<br />

mercato è in debole crescita, con appena un 1%<br />

su base annua e una quota del 10%, mentre il<br />

resto delle vendite è riferito a soluzioni in cartone.<br />

Eppure è possibile elevarla al 15% nel giro di<br />

qualche anno, estendendo la cassetta di legno<br />

anche per i vini che si posizionano a ridosso delle<br />

grandi etichette e che vengono sempre più pro-<br />

posti anche presso i punti di vendita della grande<br />

distribuzione (oggi il 60% viene venduto in medie<br />

e grandi superfici despecializzate).<br />

La cassa per vini, oltre a costituire la miglior protezione<br />

e promozione di un prodotto esclusivo,<br />

rappresenta la naturale prosecuzione della filiera<br />

vitivinicola: dal legno della vite al legno degli antichi<br />

strumenti di vinificazione, fino alle botti per la<br />

conservazione e l’affinamento. Non vi sono standard<br />

dimensionali e prestazionali, proprio perché<br />

per natura la cassetta va personalizzata per tipo<br />

di decorazioni, dimensioni, portata e capacità,<br />

corredo interno, sistema di chiusura. Nel confronto<br />

con il cartone, in termini di costo la differenza<br />

si limita a pochi centesimi di euro per le<br />

soluzioni meno preziose, ma già il fatto di scegliere<br />

una scatola in legno nobilita immediatamente<br />

il prodotto e quel delta di prezzo perde ogni<br />

significato di costo trasformandosi in un forte<br />

elemento di comunicazione.<br />

L’associazione francese intende così non solo<br />

difendere ma rilanciare la funzione economica,<br />

ecologica e sociale dei suoi prodotti; nata nel<br />

2002,Vinicaissiers ha fra l’altro creato anche un<br />

Osservatorio di Norme Internazionali al servizio<br />

dei propri clienti e ha messo a punto una serie di<br />

schede tecniche condivise e standardizzate per<br />

semplificare ai clienti la raccolta dei documenti<br />

necessari all’esportazione.<br />

Enoteca e negozio di souvenir vitivinicoli a Saint<br />

Emilion, nella regione di Bordeaux; a sinistra,<br />

piantine-ricordo dei famosi vitigni della zona, a<br />

destra scatole regalo contenenti bottiglie di<br />

vino. Perché gli espositori in legno e il <strong>pack</strong>aging<br />

in cartone? L’associazione Vinicaissiers vuole che<br />

anche le bottiglie riposino in cassette di legno.<br />

IL PERIMETRO DELLO STUDIO<br />

L’ecobilancio effettuato da FCBA per conto di<br />

Vinicaissiers ha preso in considerazione la produzione<br />

2007 delle 7 aziende partecipanti allo<br />

studio: 8,7 milioni di casse pari a 33.364 mc di<br />

legno per confezionare 63 milioni di bottiglie di<br />

vino.<br />

IL DISTRETTO DELLE CASSETTE<br />

Nella regione della Gironda 12 operatori (di cui<br />

9 associati) fatturano per 48 milioni di euro con<br />

260 addetti e producono il 90% delle casse francesi,<br />

circa 10 milioni di pezzi l’anno. Il fabbisogno<br />

in materia prima è di 60mila mc di segati di cui<br />

parte importati e parte provenienti da segherie<br />

locali (alcune aziende sono integrate a monte<br />

con proprietà e attività agroforestali). Da qui,<br />

l’importanza di un piccolo comparto che riveste<br />

un ruolo economico e sociale per zone rurali<br />

dove generalmente l’occupazione è più debole.<br />

83 FEBBRAIO


84 FEBBRAIO<br />

ecologia<br />

In arrivo elettricità verde<br />

da piccole centrali a biomassa<br />

Una piccola centrale, da 500 kW di potenza<br />

installata, in grado di assorbire 5mila tonnellate di<br />

legno cippato su base annua e produrre elettricità<br />

con una micro turbina ma anche calore; piccola,<br />

utilizzabile in differenti contesti, ad alto rendimento<br />

ma a basso costo. E’ questa la sfida raccolta<br />

da Biomasse Energia, una nuova società che<br />

nasce dalla collaborazione fra Durbiano s.r.l. e<br />

Flenco spa, specializzata in servizi ausiliari per<br />

turbine e presente in tutto il mondo.A primavera<br />

uscirà il prototipo che sarà proposto alle collettività<br />

e alle comunità montane, ma anche alle<br />

imprese della filiera del legno.<br />

“La vocazione di questa tipologia di impianto –<br />

precisa Ettore Durbiano, amministratore delegato<br />

della nuova società – consiste sia nel dare uno<br />

sbocco agli sfridi di produzione delle industrie<br />

del legno, sia nello sfruttare un aspetto dell’economia<br />

agroforestale. Infatti, nella filiera che va dal<br />

bosco al consumatore finale attraverso tutti i<br />

suoi prodotti, emerge un nuovo filone d’interesse:<br />

quello dell’utilizzo energetico delle risorse<br />

boschive, un’opportunità che oramai seduce<br />

anche gli ambientalisti perché riconosciuta come<br />

valore sostenibile”. Le biomasse legnose hanno<br />

un valore ridotto rispetto agli altri prodotti della<br />

filiera del legno, ma questo valore può essere<br />

aumentato qualora vi sia una tecnologia di pirogassificazione<br />

ad alto rendimento, brevettata, in<br />

grado di sfruttarne il potenziale energetico e di<br />

generare quel beneficio economico che potrebbe<br />

ripagare i costi della raccolta e del conferimento<br />

in aree non troppo lontane dai punti di<br />

sfruttamento delle biomasse stesse quale combustibile.<br />

Ecco, quindi, il significato di piccole centrali<br />

con alti rendimenti poste a fondovalle e<br />

capaci di assorbire il “prodotto” locale e non<br />

quello proveniente da lontano. Il prototipo di<br />

Biomasse Energia è in fase di preparazione e si<br />

distinguerà per alto rendimento, costo contenuto,<br />

assenza di procedure autorizzative complesse.<br />

Una corretta gestione delle risorse forestali<br />

comporta operazioni di pulizia derivante da sfalci<br />

e potature e dalla caduta naturale per invecchiamento,<br />

per eventi atmosferici, per altre cause<br />

naturali. Queste masse legnose, se lasciate abbandonate<br />

nel bosco, al termine della loro vita subiscono<br />

un processo di biodegradazione attraverso<br />

il quale restituiscono la CO2 assorbita nel<br />

corso della loro vita e possono costituire un<br />

pericolo, per esempio nel caso di piogge intense,<br />

o un ostacolo alla corretta crescita e rigenerazione<br />

della selva.“Ma è soprattutto al contenuto di<br />

CO2 sequestrata che si guarda con attenzione –<br />

precisa Durbiano - Nell’ambito, infatti, di una<br />

corretta gestione del bosco, queste masse possono<br />

diventare fonte di energia: sovente infatti,<br />

segnatamente in Piemonte, le aree boschive si<br />

incrementano per la crescita spontanea e naturale<br />

dovuta ad abbandono delle attività rurali, collinari<br />

e montane. La valorizzazione del prodotto<br />

della pulizia del bosco è una risorsa che può aprire<br />

la strada di altre più importanti risorse forestali”.<br />

Ma non c’è soltanto il prodotto della<br />

gestione forestale quale carburante primario di<br />

queste piccole centrali: anche per i produttori di<br />

imballaggi in legno tali impianti potranno costituire<br />

una risorsa nel momento in cui gli sfridi di<br />

produzione entreranno nel ciclo di valorizzazione<br />

energetica, da soli oppure insieme alle biomasse<br />

del comprensorio agroforestale in cui si<br />

colloca l’impresa stessa.


www.timcon.org<br />

EPAL la “spugna” ecologica<br />

che assorbe fino a 35 kg di CO2<br />

Ecobilancio “negativo” per il pallet secondo i<br />

risultati del progetto congiunto fra Timcon , la<br />

confederazione britannica dei produttori di bancali<br />

e imballaggi in legno, insieme alla campagna<br />

promozionale Wood for Good e a<br />

Skogsindustrierna, la federazione svedese dell’industria<br />

forestale. Il risultato, ottenuto da un sistema<br />

di calcolo sviluppato da ESD (Energy for<br />

Sustainable Development), è stato presentato<br />

all’inizio dello scorso anno e rivela che le attività<br />

agroforestali, manifatturiere e logistiche della<br />

filiera del pallet emettono in atmosfera un quantitativo<br />

di anidride carbonica inferiore rispetto a<br />

quello sequestrato dalle piante che forniscono la<br />

materia prima e a quello recuperato dalle attività<br />

di riutilizzo, riciclo e termovalorizzazione. Il<br />

sistema ha infatti considerato in fase preliminare<br />

la materia prima che costituisce il bancale, il tipo<br />

e la quantità di carburante utilizzato per il taglio,<br />

la raccolta e il trasporto dei tronchi, l’energia utilizzata<br />

per l’essiccazione del legno e il taglio e<br />

assemblaggio dei componenti del pallet, i viaggi<br />

del bancale lungo tutto il suo ciclo di vita e le<br />

attività di riciclo. I bancali oggetto dello studio<br />

appartengono a quattro tipologie: i 1.000 x 1.200<br />

per attività medie e pesanti, gli EPAL 800 x 1.200<br />

e quelli per uso leggero e medio da 800 x 1.200<br />

mm. Sono stati inoltre considerati tre casi differenti:<br />

il bancale in legno fresco, quello in legno<br />

essiccato con trattamento termico e quello trattato<br />

con forno di essiccazione, per evidenziare<br />

tre diverse situazioni di consumo energetico e di<br />

emissioni di CO2.<br />

Dalle analisi effettuate emerge che la produzione<br />

media di anidride carbonica delle cinque tipologie<br />

esaminate oscilla, nel caso di pallet in legno<br />

fresco, intorno ai 4 kg equivalenti, con lievi scostamenti<br />

dovuti al peso del manufatto a seconda<br />

delle prestazioni leggere, medie o pesanti richieste.<br />

Di questi 4 kg, la maggior parte va riferita alle<br />

attività di produzione del bancale. Il sequestro di<br />

CO2 varia da un minimo di 27 ad un massimo di<br />

33 kg equivalenti, tranne il caso del formato per<br />

uso leggero 800 x 1.200 (13 kg). In tutte e cinque<br />

le situazioni, dunque, l’ecobilancio risulta negativo,<br />

nel senso che sottraendo alla CO2 emessa<br />

quella sequestrata si produce un beneficio<br />

ambientale che deriva dalla capacità delle piante<br />

da cui si ricava il legno per i pallet di assorbire<br />

l’anidride carbonica prodotta da altre attività<br />

antropiche. Per gli altri due casi, differenti da<br />

quello del legno fresco, le emissioni aumentano<br />

raggiungendo i 5 kg equivalenti, senza peraltro<br />

superarli: quindi, l’ecobilancio rivela per tipologie<br />

differenti e caratteristiche strutturali e prestazioni<br />

diverse, un risultato confortante che non solo<br />

premia la scelta di ricorrere a pallet in legno ma<br />

che addirittura assume un valore ambientale<br />

positivo su tutte la filiera a monte: l’industria<br />

agroforestale si configura come il primo attore<br />

virtuoso sul piano della prevenzione e della “pulizia”<br />

dell’atmosfera, in quanto è proprio grazie al<br />

ciclo vegetativo di piante giovani, a sostituzione<br />

di quelle tagliate, che avviene il maggiore sequestro<br />

e trasformazione di CO2 in fibra legnosa.<br />

Infine, un dato particolarmente interessante: è il<br />

bancale EPAL 800 x 1.200 il manufatto capace di<br />

sequestrarne di più rispetto alle altre tipologie.<br />

85 FEBBRAIO


86 FEBBRAIO<br />

normativa<br />

www.legnosughero.info<br />

In un cd rom offerto da CSLS<br />

tutta la normativa<br />

sugli imballaggi<br />

È una somma organica e completa di tutte le<br />

normative e i regolamenti applicabili nel settore<br />

degli imballaggi in legno: è questo l’ennesimo<br />

strumento di servizio e di lavoro che il<br />

Consorzio Servizi Legno-Sughero mette a disposizione<br />

delle aziende del settore in forma di disco<br />

ottico cd-rom grazie alla collaborazione con<br />

l’Ente italiano di Unificazione (UNI). L’opera,<br />

oltre a colmare una lacuna esistente nel nostro<br />

comparto, dà la possibilità a imprese, tecnici e a<br />

tutti gli operatori coinvolti dagli imballaggi in<br />

legno di orientarsi nel complesso labirinto della<br />

normativa di settore. Gli sforzi economico ed<br />

organizzativo sostenuti dal Consorzio sono finalizzati<br />

allo sviluppo e all’aggiornamento della cultura<br />

di settore ed alla formazione permanente:<br />

per questi motivi, l’opera al momento non è<br />

acquistabile ma fa parte del pacchetto di strumenti<br />

previsti per i vari corsi di formazione organizzati<br />

da CSLS per i comitati tecnici dei marchi<br />

di qualità che gestisce. A titolo orientativo, pubblichiamo<br />

l’indice completo dell’opera che, oltre<br />

a mostrare la completezza e la complessità del<br />

lavoro, permette di avere a portata di mano titoli,<br />

argomenti e riferimenti generali. Il cd-rom<br />

abbraccia tutti i settori applicativi: dalla materia<br />

prima ai trattamenti e ai chiodi, dagli imballaggi<br />

industriali ai pallet, dalle bobine al contatto con<br />

gli alimenti fino al tema “imballaggi e ambiente”;<br />

si possono consultare gli elenchi aggiornati delle<br />

norme specifiche, consultare i testi e stamparli.<br />

L’elenco, inoltre, sarà costantemente aggiornato.<br />

Il Consorzio ricorda che l’importanza della<br />

conoscenza e dell’applicazione delle normative in<br />

fase progettuale e costruttiva riguarda direttamente<br />

il senso economico stesso dell’impresa, ed<br />

anche il suo valore sociale: per questo il loro<br />

impiego dev’essere riferimento costante nella<br />

pratica professionale.


88 FEBBRAIO<br />

normativa<br />

Esportazioni di prodotti finiti<br />

verso la California<br />

Il primo gennaio <strong>2009</strong> entra in vigore nello stato<br />

della California un nuovo regolamento che avrà<br />

conseguenze importanti per le esportazioni di<br />

prodotti legnosi nello stato della California. Si<br />

tratta dell’Airborne Toxic Control measure<br />

(ATCM), approvato dal Californian Air Resources<br />

Board (CARB) con l’intenzione di ridurre progressivamente<br />

le emissioni di formaldeide dai<br />

materiali a base di legno (composite wood products)<br />

venduti e utilizzati sul territorio dello<br />

stato della California.<br />

Sebbene l’obbligo esista, per il momento, solo<br />

per la California, è prevedibile che gli standard<br />

fissati in tale stato diventino presto un riferimento<br />

nel resto degli USA.Tale regolamento prevede<br />

due fasi, denominate come “Phase 1” e “Phase 2”,<br />

con limiti relativamente all’emissione di formaldeide<br />

più restrittivi passando dalla “Phase 1” – in<br />

vigore dal primo gennaio <strong>2009</strong> – alla “Phase 2” –<br />

a partire dal primo gennaio 2010.<br />

Il presente regolamento deve essere applicato<br />

anche al settore imballaggi in legno.<br />

Restano esclusi da tale ambito i prodotti realizzati<br />

prima del primo gennaio <strong>2009</strong>: questi infatti<br />

potranno essere comunque distribuiti, esportati<br />

e venduti nello stato della California fino al 30<br />

giugno 2010.<br />

In prima battuta è da sottolineare come gli imballi<br />

in legno costituiti da solo legno massiccio con<br />

sistemi di giunzione meccanica (come a esempio<br />

viti, chiodi, graffette) sono da escludere da tale<br />

ambito.<br />

Campo di applicazione<br />

1. Compensati di latifoglie: include tutti quei compensati/multistrati<br />

ottenuti tramite la sfogliatura<br />

di specie decidue a foglia larga. Inoltre all’interno<br />

della presente categoria rientrano quei compensati<br />

aventi come elemento decorativo sfogliati di<br />

conifera e all’interno sfogliati di latifoglia.<br />

2. Pannelli truciolari: pannelli costituiti da particelle<br />

in legno. Questo campo non include i blocchetti<br />

in agglomerato per pallet.<br />

3. Pannelli MDF: pannelli di fibre ottenuti per via<br />

secca.<br />

Non sono oggetto del Regolamento ATCM i<br />

seguenti materiali:<br />

1. Compensati di conifera: include quei compensati<br />

ottenuti da sfogliatura di specie a foglie aghiformi<br />

e/o con strobili.<br />

2. Compensati strutturali: per tale tipologia di<br />

pannelli si applicano altri standard di riferimento<br />

3. Masonite/prodotti ottenuti tramite il solo processo<br />

di pressatura<br />

4. OSB a uso strutturale: prodotti costituiti da<br />

scaglie di legno orientate.<br />

5. Cartone: cartone normalmente usato per il<br />

settore imballaggi.<br />

6. Blocchetti in agglomerato per pallet.<br />

È importante sottolineare quanto segue:<br />

- Per i produttori dei pannelli sopra menzionati<br />

vige, per l’esportazione in California, l’obbligo di<br />

certificazione.<br />

- Al produttore del prodotto finito (imballaggi)<br />

non si chiede di essere certificato, ma di conservare<br />

per un minimo di due anni la documentazione<br />

atta a dimostrare che egli ha preso le “precauzioni<br />

di ragionevole prudenza” per assicurare che<br />

i prodotti messi sul mercato siano rispondenti<br />

alle nuove regole.<br />

- Tale documentazione deve dimostrare, come<br />

minimo, che il produttore abbia istruito il proprio<br />

fornitore di pannelli sui requisiti imposti dal<br />

regolamento del CARB e che il produttore di<br />

pannelli abbia dichiarato di fornire prodotti conformi<br />

a tale regolamento. Oltre a ciò, il fabbricante<br />

deve mantenere le registrazioni riportanti le<br />

date di acquisto e il nominativo del fornitore.<br />

- L’imballaggio finito deve essere etichettato in<br />

modo facilmente visibile per l’utilizzatore e<br />

riportare, come minimo, le seguenti informazioni:<br />

1. Nome del fabbricante.<br />

2. Data di fabbricazione del prodotto finito.<br />

3. Indicazione che affermi che il prodotto è costituito<br />

da “composite wood products” conformi ai<br />

requisiti stabiliti dal regolamento ACTM per la<br />

fase 1 o la fase 2.<br />

4. Se il prodotto è stato realizzato con adesivi<br />

particolari (ULEF, pMDI o MDI), ciò deve essere<br />

indicato in etichetta.<br />

- Oltre all’etichettatura, il fabbricante deve fornire<br />

una dichiarazione di conformità (che può far<br />

parte della fattura o di altra documentazione<br />

commerciale di accompagnamento) con la quale<br />

afferma che il proprio prodotto soddisfa i requisiti<br />

della fase 1 o della fase 2 del regolamento del<br />

CARB.<br />

- Un esempio di dichiarazione da riportare sia<br />

sull’etichetta sia nella documentazione di accompagnamento<br />

è il seguente:<br />

“Contains [particleboard/MDF/hardwood plywo-


od] that complies with CARB [phase 1/phase2]<br />

formaldehyde standars in CR 93120.2 (a)”; oppure,<br />

se il pannello è fabbricato con resine senza<br />

formaldeide aggiunta (NAF – No Added<br />

Formaldehyde) o con emissioni estremamente<br />

ridotte (ULEF – Ultra Low Emission<br />

Formaldehyde): “Contains [particleboard/MDF/<br />

hardwood plywood] made with [NAF/ULEF]<br />

resins that comply with CARB formaldehyde<br />

emission standards in CR 93120.2 (a)”.<br />

- A partire dal primo gennaio 2010 cominceranno<br />

a entrare in vigore i requisiti di emissione<br />

della fase 2, più restrittiva (vedere tabella 2),<br />

mentre la possibilità di vendere prodotti finiti che<br />

li soddisfano sarà assicurata per ulteriori 18 mesi<br />

successivi a tali scadenze.<br />

RIFERIMENTI UTILI<br />

Si riportano di seguito utili riferimenti per una<br />

migliore comprensione di quanto descritto:<br />

http://www.arb.ca.gov/toxics/compwood/implementation/faq.htm:<br />

indirizzo web in cui vengono<br />

date risposte alle domande più frequenti.<br />

http://www.arb.ca.gov/regact/2007/compwood07/fro-final.pdf:<br />

indirizzo web da cui è possibile<br />

scaricare il Regolamento ATCM.<br />

http://www.arb.ca.gov/toxics/compwood/compwood.htm:<br />

indirizzo web da cui è possibile<br />

reperire le ultime informazioni in relazione<br />

all’attività.<br />

http://www.arb.ca.gov/toxics/compwood/listoftp<br />

cs.htm: indirizzo web da cui è possibile ottenere<br />

informazioni sui vari Organismi di Ispezione e<br />

Prove accreditati dallo Stato della California.<br />

89 FEBBRAIO


90 FEBBRAIO<br />

normativa<br />

ww.aias-sicurezza.it<br />

Imballaggi industriali:<br />

la sicurezza è un obbligo<br />

Nell’ambito della produzione e dei servizi relativi<br />

all’imballaggio in legno, l’imballaggio industriale<br />

su misura è il comparto dove il rischio di incidenti<br />

sul lavoro risulta più elevato. Un rapido<br />

percorso mentale lungo le principali fasi di lavorazione<br />

ci permette di scoprire che questo settore<br />

è affine a quelli ad alto indice di infortuni,<br />

come quelli delle costruzioni e dell’industria<br />

metalmeccanica, dove l’interazione uomo-macchina<br />

è elevata e ancor di più la manualità, collegata<br />

dall’uso di piccole macchine leggere semiautomatiche,<br />

fisse o portatili, e ad utensili di tipo<br />

tradizionale.<br />

Elevata è anche la tipologia di azioni poco ripetitive,<br />

di luoghi di lavoro differenti dal sito dell’impresa<br />

(presso i clienti), di condizioni climatiche.<br />

Inoltre il ventaglio delle stazioni di lavoro è estremamente<br />

ampio: non esiste un bancone, una stazione<br />

fissa di lavorazione, spesso si opera in<br />

quota, per imballare e proteggere manufatti sempre<br />

diversi per peso, dimensione e forma. “In<br />

effetti possiamo senza timori di smentite affermare<br />

che l’attività dell’imballaggio industriale<br />

presenta un discreto concentrato di trappole<br />

molto insidiose - sostiene Enrico Saponaro, uno<br />

dei 25mila consulenti esperti in sicurezza iscritti<br />

all’AIAS e che opera anche nel settore dell’imballaggio<br />

in legno – Per esempio, solo per citare una<br />

delle azioni più comuni svolte dagli addetti del<br />

comparto, riflettiamo per un attimo sulle pistole<br />

sparachiodi: un proiettile d’acciaio di 12 cm<br />

schizza fuori non appena si preme il grilletto.<br />

Affrontare questo, come tanti altri punti critici<br />

dell’attività degli imballatori industriali, nell’ambito<br />

di un solo articolo è difficile: E-Pack inizia<br />

quindi su questo numero un viaggio nell’universo<br />

della sicurezza che si estenderà anche agli altri<br />

settori dell’imballaggio, con l’obiettivo di aumentare<br />

la professionalità e il valore delle nostre<br />

imprese.<br />

Ribaltando per una volta la prassi giornalistica, è<br />

Enrico Saponaro che dalle righe del presente<br />

articolo intervista noi con una serie di domande.<br />

La prima è decisamente scomoda:“Quale consapevolezza<br />

avete del problema sicurezza nella<br />

vostra impresa? Possedete statistiche generali e<br />

particolari sulla tipologia di incidenti e luoghi<br />

dove avvengono?”<br />

La conoscenza è uno strumento importante per<br />

pianificare una strategia basata su strumenti<br />

informativi e formativi su misura per il comparto;<br />

di conseguenza, la seconda domanda scottante<br />

del consulente tecnico sulla sicurezza riguarda<br />

la normativa. “Cosa vi dicono questi numeri:<br />

547/55, 626/94, 123/07 e 81/08? Nelle micro e<br />

nelle piccole imprese spesso non si conosce il<br />

contenuto di tali norme e talvolta neanche l’esistenza;<br />

eppure alcune sono recentissime e costituiscono<br />

per il ‘fare impresa’ altrettanti rischi al<br />

pari di una pistola sparachiodi”.<br />

Non conoscerle, non applicarle o applicarle male<br />

espone a rischi gravi: non si tratta soltanto della<br />

salute e della vita delle persone, ma anche dell’azienda<br />

stessa che, se non ottempera ai vari<br />

dettati, in caso di infortunio può arrivare a portare<br />

in tribunale, oltre il titolare, anche i libri.<br />

Tuttavia, ancor prima di arrivare all’ipotesi di un<br />

infortunio fisico, si rischia di incappare in una violazione<br />

specifica di legge, se non si conosce la<br />

normativa più recente. “Supponiamo che<br />

un’azienda vi appalti la realizzazione di un imballaggio<br />

industriale presso il suo sito produttivo -<br />

ipotizza Saponaro – oppure che siate voi stessi a<br />

subappaltare, per esempio, a una cooperativa, nel<br />

qual caso siete voi il datore di lavoro, il committente.<br />

Dopo aver raccolto tutti gli elementi tecnici ed<br />

economici necessari, vi accingete a redigere il<br />

preventivo e a stilare il contratto ma vi si chiede<br />

il DUVRI”. Non si tratta di un documento facoltativo,<br />

ma obbligatorio ed è parte integrante del<br />

contratto (vedi box a lato). E non è l’unico obbligo:<br />

sempre a proposito di contratto, questa volta<br />

però all’interno dello stesso, a norma di legge<br />

vanno riportati i costi relativi alla sicurezza, che<br />

fra l’altro non possono in nessun caso essere<br />

oggetto di ribasso.“E’ un obbligo che apre immediatamente<br />

alla polemica – riconosce Saponaro –<br />

Spesso accade il contrario di ciò che impone la<br />

norma: per poter essere concorrenziali molte<br />

imprese, in tutti i settori, non spendono in sicurezza<br />

e rendono così meno competitive le aziende<br />

che invece ottemperano agli obblighi di legge.<br />

Ovviamente il problema non è soltanto degli<br />

imballatori ma anche dei clienti che non verificano<br />

il rispetto della normativa per trarne un beneficio<br />

economico anch’essi in termini di costi”.<br />

In pratica, non conoscere la normativa, come<br />

pure non applicarla correttamente e compiutamente,<br />

rappresenta un reale risparmio? Sì, in ter-


mini assoluti, ma in termini relativi equivale a<br />

consegnare il valore della propria azienda all’aleatorietà<br />

del caso (statisticamente frequente) di un<br />

controllo, di una denuncia, di un infortunio: per<br />

entrare nel concreto, equivale a sanzioni diverse<br />

a seconda dei soggetti coinvolti e della devianza<br />

(da un minimo di 50 a un massimo di 45.000<br />

euro), azioni penali (con rischi di condanne alla<br />

reclusione da 1 fino a 12 mesi), costi legali, risar-<br />

cimenti per danni, perdita d’immagine presso i<br />

clienti, ore non lavorate. Il primo investimento,<br />

allora, da affrontare è per la conoscenza della<br />

legge, che non ammette ignoranza.Alla domanda<br />

“chi nella vostra azienda conosce ed è responsabile<br />

dell’applicazione delle normative sulla sicurezza”<br />

si deve essere in grado di dare una risposta<br />

certa. E’ un prerequisito, non un’opzione.<br />

CHE COS’È IL DUVRI?<br />

Dal DLgs n. 81/2008<br />

Capo III<br />

Gestione della prevenzione nei luoghi di lavoro<br />

Sezione I<br />

MISURE DI TUTELA E OBBLIGHI<br />

Art. 26.<br />

Obblighi connessi ai contratti d'appalto o d'opera<br />

o di somministrazione<br />

…………….<br />

3. Il datore di lavoro committente promuove la<br />

cooperazione ed il coordinamento di cui al<br />

comma 2, elaborando un unico documento di<br />

valutazione dei rischi che indichi le misure adottate<br />

per eliminare o, ove ciò non e' possibile,<br />

ridurre al minimo i rischi da interferenze. Tale<br />

documento e' allegato al contratto di appalto o<br />

di opera.<br />

…………....<br />

5. Nei singoli contratti di subappalto, di appalto<br />

e di somministrazione, anche qualora in essere<br />

al momento della data di entrata in vigore del<br />

presente decreto, di cui agli articoli 1559, ad<br />

esclusione dei contratti di somministrazione di<br />

beni e servizi essenziali, 1655, 1656 e 1677 del<br />

codice civile, devono essere specificamente indicati<br />

a pena di nullità ai sensi dell'articolo 1418<br />

del codice civile i costi relativi alla sicurezza del<br />

lavoro con particolare riferimento a quelli propri<br />

connessi allo specifico appalto.<br />

91 FEBBRAIO


92 FEBBRAIO<br />

normativa<br />

www.conai.org<br />

L’ecodesign ha bisogno<br />

di una base normativa<br />

Lo scorso 3 dicembre si è svolto a Milano un<br />

seminario su “Ecodesign del <strong>pack</strong>aging e Carbon<br />

Footprint” patrocinato dal CONAI (è possibile<br />

scaricare gli atti del convegno sul sito web.<br />

L’obiettivo dei topics del seminario si racchiude<br />

nel termine “sostenibilità”, intesa come attività<br />

che “Pianifica lo sviluppo per soddisfare i bisogni<br />

delle attuali generazioni senza compromettere le<br />

capacità delle future di soddisfare i propri”<br />

(Bruntland, 1987); più articolata è la definzione di<br />

“sostenibilità ambientale”, da intendersi come il<br />

“preservare la capacità della terra di garantire la<br />

vita in tutta la sua diversità, rispettare i limiti delle<br />

risorse naturali del pianeta e garantire un livello<br />

elevato di protezione e di miglioramento della<br />

qualità dell’ambiente, prevenire e ridurre l’inquinamento<br />

ambientale, promuovere metodi di produzione<br />

e consumo sostenibili al fine di rompere<br />

la connessione tra crescita economica e degrado<br />

ambientale” (Riesame della Strategia dell’UE in<br />

materia di sviluppo sostenibile, Consiglio europeo<br />

10117/2006).<br />

ECODESIGN DEL PACKAGING<br />

Gli imballaggi sono chiamati ad essere sostenibili,<br />

ma come? Non certamente eliminandoli ma<br />

progettandoli in modo che siano sostenibili per<br />

l’ambiente e quindi possano definirsi a vario titolo<br />

ecosostenibili; l’appello coinvolge tutti, da chi<br />

progetta a chi consuma. L’obiettivo si raggiunge<br />

partendo dal Life Cycle Design, ossia già in fase<br />

progettuale si prevede anche la fine del ciclo di<br />

vita del prodotto (l’offerta di appositi software è<br />

sempre più ricca). Prima di avviare la progettazione,<br />

per poter ottenere il profilo ecologico di un<br />

prodotto, si ricorre a due strumenti: LCA (Life<br />

Cycle Assessment) o ecoaudit:<br />

• nel primo caso si effettua una valutazione<br />

potenziale dell’impatto ambientale di un prodotto,<br />

di un processo o di un'attività durante tutto il<br />

suo ciclo di vita;<br />

• nel secondo caso un ecoaudit fornisce le linee<br />

guida per il design.<br />

L’ecodesign integra l’aspetto ambientale con<br />

quello di prodotto. I software consentono di studiare<br />

il design attraverso i componenti dell’imballaggio,<br />

individuando più funzioni. Il software che<br />

effettua l’ecodesign, per esempio, quando lavora<br />

sulla “monomatericità” (utilizzo di un unico<br />

materiale) simula in fase progettuale la fine del<br />

ciclo di vita del prodotto. I fattori determinanti<br />

per ottenere un imballaggio ecosostenibile sono:<br />

• la leggerezza (che può determinare, dal punto<br />

di vista ambientale, un miglioramento significativo);<br />

• l’utilizzo di risorse sicure e rinnovabili;<br />

• l’estensione della vita dei materiali che compongono<br />

l’imballaggio<br />

• il disassemblaggio dei materiali<br />

Nei software in commercio è possibile, in fase di<br />

design, riuscire ad individuare, a seconda del tipo<br />

di <strong>pack</strong>aging, (es. in PVC) prestazioni particolari,<br />

come la resistenza del materiale a determinate<br />

sostanze (es. acido citrico), riciclo o recupero di<br />

energia, consumo di acqua, resistenza ai raggi<br />

UV… A seconda del tipo di materiale e della<br />

struttura (monomaterico o plurimaterico) si può<br />

prevedere il destino dell’imballaggio e quindi il<br />

suo rapporto con la politica ambientale in termini<br />

di energia e CO2. Non è consigliabile confrontare<br />

i materiali fra di loro: è necessario invece<br />

analizzarne le funzioni (ad esempio, considerare<br />

quanto materiale va usato al posto di un altro).<br />

Dopo aver realizzato l’ecoprofilo del prodotto<br />

(che non ha a che fare con la fase di fine vita del<br />

prodotto), sarà l’azienda a decidere su quali indicatori<br />

ambientali puntare (ad esempio si sceglierà<br />

se privilegiare il risparmio di acqua, l’emissione<br />

di CO2” eccetera).<br />

Differenti sono le possibilità di ridurre il carico<br />

ambientale, anche a seconda delle diverse fasi del<br />

flusso di produzione: ad esempio, si può ridurre<br />

la quantità di risorse primarie impiegate; in particolare,<br />

se le materie prime utilizzate dovessero<br />

provenire da riciclo bisognerà chiedersi come sia<br />

avvenuto, se la filiera gestisce correttamente quel<br />

materiale. Si potrà altresì decidere di intervenire<br />

sui costi di trasporto, evitando forniture di materiale<br />

da un paese troppo distante dallo stabilimento,<br />

o valutare se è il caso di intervenire sul<br />

sistema di logistica interno. In sintesi, oggi è possibile<br />

progettare l’ecosostenibilità attraverso dati<br />

gestiti da un software.<br />

CARBON FOOTPRINT E QUOTE DI CO2<br />

Nell’ambito dell’ecosostenibilità, si fa riferimento<br />

sempre di più al termine Carbon Footprint<br />

(C.F.): è una misura che esprime in CO2 equiva-


lente il totale delle emissioni di gas ad effetto<br />

serra (il biossido di carbonio è uno dei GHG<br />

“Greenhouse gases” per il Protocollo di Kyoto)<br />

associate all’attività umana o ad un prodotto,<br />

un’organizzazione o un servizio.<br />

È possibile distinguere fra:<br />

• C.F. di prodotto, un sottoinsieme dei dati derivanti<br />

dal Life Cycle Assessment ottenibili con il<br />

metodo standardizzato ISO UNI EN 14040 –<br />

14044;<br />

• C.F. di organizzazione e servizio, dove si utilizzano<br />

le norme ISO 14064 – 14065 nate dall’esigenza<br />

di standardizzare gli aspetti della contabilità e<br />

la verifica dei processi di GHG.<br />

L’art. 3 del Protocollo di Kyoto pone nel periodo<br />

2008 – 2012 l’obiettivo di riduzione di emissione<br />

di CO2 del 5%, dai livelli del 1990: ma quali metodi<br />

esistono per ridurre la CO2?<br />

Vi sono metodi volontari, come le norme ISO e<br />

il Life Cycle Assessment, ma anche dei vincoli: in<br />

Europa è in vigore esiste la Direttiva 2003/87/CE,<br />

che è legge.<br />

La Direttiva 2003/87/CE (il Decreto Legge n. 273<br />

del 12 novembre 2004 ha consentito l’applicazione<br />

della Direttiva ETS in Italia dal gennaio del<br />

2005) ha istituito un sistema comunitario per lo<br />

scambio di quote di emissioni di gas denominato<br />

Emission Trading System (ETS) al fine di ridurre<br />

le emissioni di CO2 “secondo criteri di efficacia<br />

dei costi ed efficienza economica” (Art.1).<br />

Tale sistema consente di rispondere agli obblighi<br />

di riduzione delle emissioni attraverso l’acquisto<br />

dei diritti di emissione. Si stima che il 10% delle<br />

imprese dell’UE che si trovano a sottostare agli<br />

obblighi della suddetta Direttiva siano in Italia.<br />

A dicembre 2008, il Parlamento Europeo ha inoltre<br />

approvato il Pacchetto clima-energia (noto<br />

anche come “Pacchetto 20-20-20”), volto a conseguire<br />

gli obiettivi che l'UE si è fissata per il<br />

2020:<br />

• ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto<br />

serra,<br />

• portare al 20% il risparmio energetico,<br />

• aumentare al 20% il consumo di fonti energetiche<br />

rinnovabili.<br />

Il Pacchetto comporta una riduzione alla fonte<br />

delle emissioni per tutti i comparti produttivi,<br />

non solo per quelli coperti dalla Direttiva ETS.<br />

Il sistema di Emission Trading introdotto dalla<br />

Direttiva è un sistema di tipo “Cap & Trade” che<br />

prevede la fissazione di un limite massimo (cap)<br />

alle emissioni realizzate dagli impianti industriali<br />

che producono gas ad effetto serra; tale limite è<br />

fissato attraverso l’allocazione di un determinato<br />

numero di quote di emissioni a ciascun impianto.<br />

Le quote (European Unit Allowance - EUA) attribuiscono<br />

il diritto ad immettere una tonnellata di<br />

biossido di carbonio equivalente in atmosfera nel<br />

corso dell’anno di riferimento della quota stessa,<br />

e vengono assegnate agli impianti regolati dalla<br />

Direttiva ETS attraverso i Piani Nazionali di<br />

Assegnazione (PNA); questi sono soggetti all’approvazione<br />

da parte della Commissione Europea.<br />

Ogni anno i gestori degli impianti regolati dalla<br />

Direttiva ETS sono tenuti a restituire un numero<br />

di quote corrispondenti alle emissioni reali prodotte.<br />

L’eventuale surplus di quote (differenza positiva<br />

tra le quote assegnate ad inizio anno e le emissioni<br />

effettivamente immesse in atmosfera) potrà<br />

essere accantonato o venduto sul mercato, mentre<br />

il deficit potrà essere coperto attraverso l’acquisto<br />

delle quote. Gli Stati membri dovranno<br />

quindi assicurare la libera circolazione delle<br />

quote di emissioni all’interno della Comunità<br />

Europea consentendo lo sviluppo effettivo del<br />

mercato europeo dei diritti di emissione.<br />

La quota di CO2 è quindi definita da una norma.<br />

Se è definita da una norma, la quota diventa un<br />

“bene”, giuridicamente vincolabile: questo vuol<br />

dire che può essere, ad esempio, oggetto di compravendita.<br />

L’azienda non solo risparmia ma la<br />

CO2 risparmiata diventa un utile. In altre parole,<br />

è come se l’aria fosse stata “demanializzata” poiché<br />

non è più possibile emettere CO2 se non c’è<br />

un’autorizzazione.<br />

L’approccio ISO e l’approccio ETS, in termini di<br />

riduzione di CO2, sono diversi e comportano<br />

effetti diversi sul mercato. Nell’approccio ISO, si<br />

ha a che fare con un mercato di compravendita<br />

delle Voluntary Emission Reductions (VER); sono<br />

mercati volontari che comprano la riduzione di<br />

CO2 emessa sul mercato. Gli USA, non avendo<br />

ratificato il Protocollo di Kyoto, possono utilizzare<br />

questo approccio; ad esempio, se voglio valutare<br />

la riduzione di CO2 dovuta al riciclaggio di<br />

imballaggio posso farlo attraverso VER.<br />

Nell’approccio ETS si instaura un mercato di<br />

compravendita delle European Unit Allowances<br />

(EUA), oppure di rilascio di Certified Emission<br />

Reduction (CER) o Emission Reduction Units<br />

(ERUs); il sistema ETS vincola i Paesi della<br />

Comunità Europea ma è chiaro che, chiunque<br />

voglia operare su suolo europeo, debba rispettarlo<br />

anche se non soggetto al Protocollo di<br />

Kyoto o alla Direttiva ETS.<br />

La sostenibilità, soprattutto in fase progettuale,<br />

non ha pertanto un suo approccio definito, ma va<br />

ancorata a dei metodi standardizzati così come la<br />

riduzione di CO2 deve riferirsi ad uno standard.<br />

93 FEBBRAIO

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!