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DH 31 PRATICA 1-51.qxp - Fondazione Maitreya

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<strong>DH</strong> <strong>31</strong> <strong>PRATICA</strong> 1-<strong>51.qxp</strong> 28/04/2009 1.35 Pagina 10<br />

10<br />

La consapevolezza<br />

ILLIMITATA<br />

nare ciò che trovavamo in Asia nello stesso modo in cui avvicinavamo<br />

la nostra vita quotidiana, cioè da consumatori: «Come faccio a diventare<br />

un illuminato? Che cosa devo fare per ottenere la libertà dalla sofferenza?».<br />

Si racconta di un giovane occidentale, in viaggio nel Sudest asiatico,<br />

tant ansioso di entrare a far parte solo della migliore tradizione, che<br />

continuava a passare da un maestro all’altro, interrogandoli. Poneva a<br />

ognuno, a turno, la domanda: «Che cosa faceva il Buddha sotto l’albero<br />

della bodhi?». Immagino che intendesse confrontare tutte le risposte e<br />

poi fare la sua scelta. Naturalmente, ogni maestro rispondeva dal suo<br />

punto di vista. Il primo, un maestro giapponese che viveva a<br />

Bodhgaya, rispose: «Oh, il Buddha faceva shikantaza». Un altro disse:<br />

«Il Buddha sicuramente praticava ånåpånasati». Un altro ancora rispose:<br />

«Il Buddha faceva dzogchen». E un altro: «Il Buddha sedeva in meditazione<br />

vipassanå». Quando questo ricercatore visitò la Thailandia e chiese<br />

ad Achaan Chah che cosa facesse il<br />

Buddha sotto l’albero della bodhi, Achaan<br />

Chah rispose: «Dovunque il Buddha andasse,<br />

era sotto l’albero della bodhi. L’albero<br />

della bodhi era un simbolo della sua retta<br />

visione».<br />

Ogni volta che ricordo questa storia, mi<br />

piace ciò che risveglia in me. C’è un capovolgimento<br />

di attenzione e il richiamo al<br />

punto essenziale della nostra pratica. Mi ritrovo<br />

di nuovo al cuore dell’argomento, o<br />

nell’unico luogo in cui posso fare quel genere<br />

di sforzo che crea una differenza.<br />

Naturalmente, è comprensibile non riuscire<br />

a capire tutto fin dall’inizio e sprecare<br />

energia aggrappandoci a quest’idea iniziale<br />

di diventare illuminati. Queste idee sono<br />

semi che si sviluppano poi in un modo più<br />

ampio di concepire la pratica. In ogni caso, è necessario riconoscere che<br />

quello che ci viene offerto da questa Via è un addestramento completo<br />

alla consapevolezza, e non solo un’idea.<br />

Noi accettiamo l’addestramento come accetteremmo un invito; in<br />

questo caso, un invito a occupare il nostro vero posto all’interno del nostro<br />

corpo-mente. Il sentiero dell’addestramento del Buddha non è un<br />

semplice condizionamento finalizzato ad adattarci al modello di qualcun<br />

altro o alla comprensione di qualcun altro.<br />

La nostra esperienza<br />

del momento presente non<br />

è troppo per la realtà;<br />

la realtà è ciò che accade.<br />

La dolorosa costrizione che<br />

sentiamo è il sintomo<br />

dei limiti che mettiamo<br />

alla consapevolezza.<br />

Questo dolore è la giusta<br />

conseguenza della<br />

nostra abituale tendenza<br />

ad aggrapparci.

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