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DH 31 PRATICA 1-51.qxp - Fondazione Maitreya

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<strong>DH</strong> <strong>31</strong> <strong>PRATICA</strong> 1-<strong>51.qxp</strong> 29/04/2009 10.18 Pagina 34<br />

34<br />

IL CACCIAVITE GIUSTO:<br />

strumenti per<br />

smontare la sofferenza<br />

[4] Una meditazione<br />

guidata sulla visione<br />

profonda delle<br />

origini della nostra<br />

sofferenza.<br />

la mano, insieme alla visione saggia, simboleggiata dall’occhio. Ecco,<br />

questa è la terza via; l’azione personale unita alla chiara visione di dove<br />

e come applicare questa azione. In questa chiara visione è contenuta<br />

anche l’accettazione degli eventi, il fluire con gli eventi: vedere chiaramente<br />

dove posso impiegare la mia energia e dove non sta a me, dove<br />

impiegare la mia energia sarebbe sforzo vano. Però per poter distinguere<br />

devo vedere bene la natura e la caratteristica di questi eventi.<br />

L’azione saggia è passare gradualmente da un abitudine allo «o...<br />

o...» («o mi ci metto di persona e risolvo la situazione o mi abbandono<br />

agli eventi e non c’è niente da fare»), allo «e... e...», sia l’uno sia l’altro,<br />

entrambe le opzioni, in una sintesi saggia e discernente. La stessa persona,<br />

quindi, a secondo della situazione sarà attiva oppure passiva oppure<br />

un misto di attiva e passiva.<br />

La non-definizione<br />

E qui arriviamo ad un punto delicato, quello della non-definizione.<br />

Se dico: «Io sono una persona attiva», definendomi una persona<br />

attiva mi gioco ogni possibilità di essere una persona che in un certo<br />

momento si ferma e lascia scorrere gli avvenimenti, là dove magari<br />

sarebbe saggio farlo. Se io mi definisco «una persona debole, passiva,<br />

sempre in mano altrui», mi gioco a priori la possibilità di prendere in<br />

mano quello che davvero è nelle mie mani e di agire saggiamente; sarò<br />

quindi completamente in balia della volontà altrui, schiavo degli eventi.<br />

La sofferenza quindi sarà qualcosa che mi viene da fuori, nella quale<br />

non ho nessuna speranza e nessuna possibilità di azione.<br />

Questa prima riflessione è uno dei cacciaviti, uno degli strumenti<br />

che volevo mettere in comune. Possiamo visualizzarla come quella bella<br />

cosa che facciamo durante il cerchio di saluto della comunità, quando<br />

ci diamo la mano destra con il palmo verso l’alto e la sinistra con il<br />

palmo verso il basso; non è una formalità: con una mano ricevo e con<br />

l’altra dò, quindi è la sintesi del dare e del ricevere. Esattamente nello<br />

stesso modo, io posso essere la sintesi tra attività e accoglimento.<br />

Annoterei sulla lavagna il primo dei due o tre strumenti che vorrei condividere<br />

con voi: l’equilibrio fra azione e accoglimento.<br />

Questi strumenti non sono più importanti di altri, sono solo quelli<br />

che io ho sperimentato nella mia vita personale e nella mia vita di pratica<br />

e che quindi posso e desidero condividere. Naturalmente ognuno<br />

di noi ne avrà altri, da condividere.

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