DH 31 PRATICA 1-51.qxp - Fondazione Maitreya
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<strong>DH</strong> <strong>31</strong> <strong>PRATICA</strong> 1-<strong>51.qxp</strong> 29/04/2009 10.18 Pagina 36<br />
36<br />
IL CACCIAVITE GIUSTO:<br />
strumenti per<br />
smontare la sofferenza<br />
tra «colpa» e «causa». La seconda Nobile Verità tratta appunto delle<br />
cause, delle radici «causali» della sofferenza. La sofferenza ha delle cause;<br />
noi, in genere, passiamo il nostro tempo a cercare di chi è la colpa.<br />
Di chi è la colpa?<br />
C’è una frase che ho letto non so più dove che fa un quadro abbastanza<br />
preciso della colpa nel percorso spirituale: «Prima di iniziare<br />
un percorso spirituale «è sempre colpa degli altri». Quando si comincia<br />
ad avanzare sul percorso «è sempre colpa mia». Al termine del percorso<br />
non è più colpa di nessuno». Semplicemente, non c’è più l’idea di colpa.<br />
È altrettanto rischioso dare tutta la colpa a se stessi, quanto lo è dare<br />
tutte le colpe agli altri. Torniamo al concetto di potere, espresso prima:<br />
se parto dal presupposto che tutto è in mio potere, che<br />
io posso tutto, allora se c’è sofferenza è perché ho fallito<br />
C’è una frase che<br />
o perché non ho fatto qualcosa che avrei dovuto fare,<br />
fa un quadro preciso<br />
potendola fare. Dunque sono indegno, sono in colpa: se<br />
della colpa nel percorso c’è sofferenza «è colpa mia». Non è così: noi non abbia-<br />
spirituale: «Prima<br />
mo tutto questo potere. Se ci togliamo questa grande il-<br />
di iniziare un percorso lusione di poter fare qualunque cosa, ci togliamo anche<br />
spirituale “è sempre<br />
la colpa di non averlo fatto.<br />
colpa degli altri”.<br />
Mi piace ripescare un passaggio da un brano del<br />
Quando si comincia ad<br />
avanzare sul percorso Satipatthana, il «Sutra sui quattro fondamenti della pre-<br />
“è sempre colpa mia”. senza mentale» [5], uno dei pilastri della pratica e dell’in-<br />
Al termine del<br />
segnamento del Buddha. È molto articolato, preciso, esa-<br />
percorso non è<br />
mina molti elementi; ogni fase e ogni sezione si conclude<br />
più colpa di nessuno».<br />
con questa frase: «così il praticante si radica nell’osservazione<br />
del corpo, della mente, delle sensazioni, degli oggetti mentali.<br />
Si radica nell’osservazione della mente nella mente, si radica nel processo di originazione<br />
e dissoluzione, il venire in essere e il cessare di esistere. (Qui apro una<br />
parentesi: tutte le sofferenze, tutte i fenomeni sono impermanenti; questa<br />
è un’altra cosa che ci dimentichiamo continuamente.)<br />
«Così il praticante è consapevole dei vari fenomeni. Egli si radica nell’osservazione<br />
libero, non intrappolato in considerazioni mondane», ovvero nel giudizio.<br />
Ecco, questa è veramente acquisizione di libertà: basta eliminare il giudizio,<br />
eliminare la colpa, lasciare venire a galla la calma, e allora si può osservare.<br />
Io sono libera di osservare tutto ciò che c’è nella mia mente, sono<br />
libera di osservare dove ho contribuito a generare una sofferenza e sono<br />
libera di osservare dove non è cosa mia ma di qualcun altro e allora sarà