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DH 31 PRATICA 1-51.qxp - Fondazione Maitreya

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<strong>DH</strong> <strong>31</strong> <strong>PRATICA</strong> 1-<strong>51.qxp</strong> 28/04/2009 1.51 Pagina 50<br />

50<br />

LA VITA<br />

E LA MORTE<br />

nel Chan<br />

Shifu?». È la stessa cosa che accade qui a noi. Voi potete pensare che non<br />

mi conoscete, che non mi avete mai incontrato prima, ma non tenendo<br />

conto del tempo che è passato e dei cambiamenti che noi possiamo aver<br />

avuto, nuovi corpi nuovi nomi, in realtà ci rincontriamo ancora una volta.<br />

Circa sei anni fa ho fatto un discorso e due persone presenti quella sera<br />

sono qui questa sera; una di loro è Lindley, l’organizzatrice di questo<br />

evento. Era venuta all’incontro di allora e da quel momento mi ha seguito.<br />

Per cui io credo che noi avessimo una connessione molto forte già prima,<br />

altrimenti perché mai sarebbe voluta venire a sentire il mio discorso<br />

per poi seguirmi? C’è un’altra persona, sempre presente a quel discorso,<br />

che è qui questa sera e ne vedo anche una terza. Non erano pazzi perché<br />

venivano da me e cominciavano a seguirmi. Doveva essere perché avevamo<br />

un legame molto profondo prima e le condizioni erano tali che ci siamo<br />

potuti incontrare più volte fino ad ora. Per cui, nonostante la separazione<br />

mentre viviamo, o tra la morte e la vita, ci rivedremo sempre.<br />

Qualcuno scende da questo autobus e ne prende un altro e in un altro<br />

mondo potremo ritrovarci di nuovo sullo stesso autobus. Se si può usare<br />

questa prospettiva per guardare alla vita e alla morte, probabilmente non<br />

si soffrirà così tanto.<br />

Ora vorrei parlare di come la pratica del Chan può farci vedere che<br />

vita e morte sono in realtà due lati della stessa medaglia. Grazie alla<br />

pratica si sperimenta in primo luogo che i fenomeni fisici del corpo<br />

sono soggetti a costanti cambiamenti e che anche il nostro stato mentale<br />

è in costante cambiamento, con una serie di fenomeni che nascono e se<br />

ne vanno via in continuazione. Ecco perché bisogna comprendere la realtà<br />

dell’impermanenza e vedere che vita e morte sono realmente inseparabili,<br />

sono realmente la stessa cosa.<br />

Se si applica il metodo della meditazione seduta per conseguire l’esperienza<br />

del Chan, si attraverseranno tre stadi. Il primo stadio coinvolge il<br />

rilassamento del corpo e della mente e quando uno rilassa il corpo e la<br />

mente, il peso del corpo e della mente diminuisce e così diminuisce anche<br />

l’attaccamento. Quando corpo e mente sono unificati allora il loro peso<br />

scompare e a quel punto si sperimenta uno stato molto gioioso, molto<br />

confortevole. Quando si fa quest’esperienza, il secondo stadio, ci si vorrebbe<br />

ritornare perché nella nostra vita comune molto spesso sperimentiamo<br />

i corpi come un gran peso. A questo punto, si può realmente apprezzare<br />

il valore di lasciare l’attaccamento per il corpo fisico. Tuttavia,<br />

piuttosto che fermarsi al conforto di questo stadio, si deve procedere allo<br />

stadio seguente, in cui si lascia andare anche l’attaccamento alla beatitudine<br />

della mente e del corpo unificati. Al terzo stadio si è capaci di tornare

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