DH 31 PRATICA 1-51.qxp - Fondazione Maitreya
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<strong>DH</strong> <strong>31</strong> <strong>PRATICA</strong> 1-<strong>51.qxp</strong> 28/04/2009 1.35 Pagina 12<br />
12<br />
La consapevolezza<br />
ILLIMITATA<br />
sta conseguenza della nostra abituale tendenza ad aggrapparci.<br />
Da questa prospettiva, comprendiamo che porre limiti è qualcosa di<br />
cui siamo responsabili. Questa contrazione del cuore non è cosa che ci<br />
sia stata imposta. Riusciamo a vedere che non siamo vittime inermi del<br />
nostro condizionamento. Continuo a sorprendermi quando qualcuno<br />
dice: «È solo che sono fatto così», come se qualcun altro l’avesse progettato<br />
male. Lavorando con un modello della consapevolezza in quanto<br />
capienza, sveliamo (letteralmente: «togliamo il velo») la potenzialità<br />
di cambiamento. Con una costante accurata attenzione in questo campo,<br />
comincia a spuntare una tranquilla fiducia in una via che ci è possibile<br />
coltivare.<br />
FARE ATTENZIONE<br />
Nel mondo della vista, dei suoni, degli odori, del tatto, delle sensazioni<br />
e delle impressioni mentali non abbiamo altra scelta che ricevere<br />
l’impatto sensoriale. Al di là del nostro stile di vita, che siamo<br />
monaci o monache o psicoterapeuti, o qualunque sia la nostra occupazione,<br />
abbiamo tutti a che fare con il mondo dei sensi. E le impressioni<br />
sensoriali possono essere accolte o non accolte. Se siamo rigidi nel nostro<br />
attenerci alla percezione di noi stessi come intrinsecamente limitati<br />
nella nostra capacità di ricevere, allora ci sentiamo schiacciati dal conflitto,<br />
bloccati. Ma contemplare la possibilità di aprirci e di espandere la<br />
capienza del nostro cuore ci porta al di là della sensazione di essere obbligati<br />
a soffrire.<br />
Se imponiamo a noi stessi di prestare costantemente attenzione proprio<br />
alla sensazione di essere obbligati a soffrire, diventiamo consapevoli<br />
della dinamica che crea la sofferenza. Ci mettiamo in condizione di<br />
sciogliere la causa del senso di limitazione. La nostra attenzione non<br />
addestrata, facilmente e comprensibilmente, comincia pian piano a interessarsi<br />
a sfruttare al massimo le possibilità del piacere. È naturale<br />
che il lato sensuale del nostro carattere voglia seguire quello che i sensi<br />
sembrano suggerirci come il miglior modo per aumentare il benessere,<br />
cioè: se ti piace, prendilo; se non ti piace, rifiutalo. Ma dall’esperienza<br />
della nostra vita sappiamo di dover guardare più in profondità, non<br />
per pronunziare un giudizio, ma per accordarci con la realtà. Nessuno<br />
ci forza a guardare in profondità, ma, se non lo facciamo, restiamo più<br />
turbati di quanto sia necessario dai conflitti della vita.<br />
Ecco perché il buddhismo sembra evidenziare la sofferenza. La retta<br />
attenzione prestata al momento e nel luogo giusto ci mostra che cosa<br />
facciamo per mantenere la percezione dell’essere come limitato. Se ci