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UN ALTRO MONDO<br />
è POSSIBILE<br />
LE TESTIMONIANZE DEI PAZIENTI<br />
Il Signore non è<br />
sconfitto dalle<br />
nostre sconfitte<br />
di Aldo Trento<br />
Attraverso i volti che ci donano la<br />
certezza di Cristo e che ci confermano<br />
che la fede è ut<strong>il</strong>e per testimoniare<br />
la vera gioia, incontriamo testimoni di un<br />
amore eterno che ha pietà del nostro niente.<br />
Queste persone hanno vissuto drammi indescrivib<strong>il</strong>i,<br />
hanno abbandonato Dio per altri<br />
idoli, hanno sofferto fino in fondo <strong>il</strong> vuoto<br />
e <strong>il</strong> nulla tipici di un’oscurità senza meta, ma<br />
nonostante ciò, Cristo gli è andato incontro,<br />
come è successo a Zaccheo, Maria Maddalena,<br />
Matteo, ridandogli la dignità di uomini e<br />
ricostruendo <strong>il</strong> loro “io” ridotto e appiattito.<br />
Il Signore non viene sconfitto dalle nostre<br />
sconfitte, Lui ha promesso che «Il cielo e la<br />
terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».<br />
Lui continua a essere presente e<br />
assetato dell’amore degli uomini.<br />
Quando i nostri pazienti arrivano per la prima<br />
volta in Clinica, sappiamo che una nuova<br />
e dolorosa storia arriva con loro, ognuno<br />
rappresenta un mondo, un insieme di evidenze<br />
ed esigenze che gridano: «Amore!».<br />
Un solo sorriso, una dolce carezza, un gesto<br />
di tenerezza, un abbraccio sincero, una buona<br />
parola, possono trasformare <strong>il</strong> loro cuore<br />
sofferente in una serena gioia. L’incontro<br />
con Cristo attraverso un uomo o una donna<br />
li cambia, semplicemente perché, come diceva<br />
don Giussani, sono stati penetrati e accolti<br />
da uno sguardo che li riconosceva e li<br />
amava così come erano. Questo è <strong>il</strong> miracolo<br />
più grande che possa accadere, non <strong>il</strong> fatto<br />
di curare o cicatrizzare le ferite, né <strong>il</strong> ritornare<br />
a vedere o camminare, ma di essere<br />
abbracciati da uno sguardo che rivela attraverso<br />
<strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio dello stupore chi sono io. I<br />
nostri ammalati sono felici perché sono abbracciati,<br />
guardati come nessuno li ha mai<br />
guardati, accuditi come non gli era mai successo<br />
prima. Perché possono dire di essere<br />
felici se si trovano prostrati in un letto, senza<br />
potersi alzare, con flebo nelle braccia, con<br />
dolori fisici, senza amici, senza fam<strong>il</strong>iari, sapendo<br />
che gli manca poco tempo da vivere?<br />
Il dolore diventa qualcosa di positivo quando<br />
scoprono che grazie a questo raggiungono la<br />
gioia del cuore: Cristo stesso.<br />
60 | 8 agosto 2012 | |<br />
POST<br />
APOCALYPTO<br />
Contemplare Cristo che soffre nascosto in<br />
ognuno di loro significa adorare ogni istante<br />
condiviso come espressione di una relazione<br />
amorosa e fam<strong>il</strong>iare con Lui. Ogni gesto<br />
rappresenta adorazione, esprime un modo<br />
di convivenza, in ginocchio, con Colui che è<br />
la pienezza del cuore. Questo sguardo è percepito<br />
da loro come una liberazione, una salvezza,<br />
un abbraccio gratuito e infinito che<br />
non è sconfitto dalle loro sconfitte.<br />
paldo.trento@gma<strong>il</strong>.com<br />
Mi sono ritrovato esausto e distrutto<br />
a causa degli errori che ho commesso<br />
nel passato. Nel pieno della<br />
mia sofferenza e angoscia ho chiesto,<br />
domandato perdono e misericordia a Colui<br />
che è sempre misericordioso. Nell’ospeda-<br />
le in cui ero ricoverato senza forze ho chiesto<br />
di poter morire degnamente in un luogo<br />
santo. Non avevo <strong>il</strong> mio rosario, mia unica arma,<br />
e non avevo modo di uscire dalla situazione<br />
nella quale mi trovavo. In un modo efficace,<br />
forte e pieno di amore verso <strong>il</strong> Signore,<br />
senza che io potessi anche solo immaginarlo,<br />
sono arrivato fino qui. Il viaggio per trasportarmi<br />
è stato molto doloroso: sono arrivato<br />
teso, nudo, senza poter parlare, solo<br />
percependo ciò che mi circondava. Sono entrato<br />
nella Casa della Divina Provvidenza, dove<br />
mi hanno accolto, mi hanno pulito e, superata<br />
la notte, <strong>il</strong> miracolo è stato istantaneo.<br />
Il giorno seguente, sono continuati i dolori,<br />
ma ho ricevuto un regalo speciale: due visite<br />
del Santissimo Sacramento. Più tardi<br />
ho potuto confessarmi e alla fine ho ricevu-