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Il laboratorio matematico-scientifico: suggerimenti ed esperienze

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Laboratorio e software didattici<br />

dente solo, molti studenti, uno studente <strong>ed</strong> un insegnante, molti studenti <strong>ed</strong> un insegnante, più studenti<br />

e più insegnanti in copresenza, studenti con insegnanti e ricercatori. Ad esempio, per l’insegnante che<br />

fa riferimento alla teoria delle situazioni didattiche può essere molto importante la fase adidattica in<br />

cui lo studente lavora individualmente con l’artefatto senza l’intervento dell’insegnante (che magari<br />

interviene successivamente). Per contro, una funzionalità didattica basata sulla teoria vigotskiana<br />

(Vygotskij, 1978) potrà ritenere fondamentale la continua interazione tra gli alunni e tra gli alunni e<br />

l’insegnante in ogni fase dell’attività. Senza voler esprimere giudizi in merito, pensiamo sia importante<br />

che se un insegnante vuole “replicare” un’esperienza del primo tipo, dovrà necessariamente prev<strong>ed</strong>ere<br />

momenti in cui l’alunno interagisce da solo con l’artefatto; per contro se vorrà “replicare” un’esperienza<br />

del secondo tipo, dovrà necessariamente prev<strong>ed</strong>ere un’interazione tra tutti gli attori in ogni fase<br />

dell’attività. In entrambe i casi il mancato rispetto di tali vincoli potrebbe portare al fallimento dell’esperienza.<br />

Dove viene utilizzato l’artefatto?<br />

Uno dei fattori che permettono di sfruttare efficacemente un artefatto è l’ambiente dove questo<br />

viene inserito. Esso può risultare molto complicato da descrivere ma è sempre possibile pensare ad<br />

alcune caratteristiche di cui tenere conto in modo particolare. Ad esempio, riteniamo che sia diverso se<br />

l’artefatto viene utilizzato in classe, a casa, on-line, off-line, in <strong>laboratorio</strong>, etc. Almeno per quanto<br />

riguarda le implicazioni pratiche sull’applicabilità o esportabilità di una funzionalità didattica è importante<br />

sapere se si ritiene fondamentale che l’attività con l’artefatto si svolga in un certo luogo<br />

oppure un altro.<br />

Chi usa l’artefatto?<br />

Ci possono essere situazioni in cui gli studenti stessi usano direttamente l’artefatto considerato, e<br />

situazioni in cui l’unico ad usarlo veramente è l’insegnante, magari per mostrare agli alunni qualcosa.<br />

Ad esempio, considerando il software di geometria dinamica Cabri, potremmo sia chi<strong>ed</strong>ere agli alunni<br />

di realizzare delle costruzioni geometriche, che realizzare noi stessi delle costruzioni e poi illustrarle<br />

agli alunni oppure fargliele esplorare. In quest’ultimo caso l’insegnante userebbe il software per realizzare<br />

la costruzione, e gli alunni per esplorarlo. Entrambe le situazioni possono essere fruttuose, ma<br />

sono profondamente differenti, quindi potremmo pensare ad alcune opzioni come: ogni alunno usa<br />

l’artefatto; gruppi di alunni usano l’artefatto; la classe come gruppo usa l’artefatto; l’insegnante utilizza<br />

l’artefatto e mostra il risultato agli alunni; gli alunni usano l’artefatto per svolgere un compito e<br />

contemporaneamente l’insegnante lo utilizza per svolgere un altro compito. Tutte queste possono<br />

essere caratteristiche determinanti per il successo di una esperienza specifica.<br />

Impiego diretto o indiretto dell’artefatto<br />

Un artefatto può essere impiegato direttamente in classe, oppure si può fare riferimento ad <strong>esperienze</strong><br />

passate di uso dell’artefatto senza che questo sia effettivamente a disposizione o presente al<br />

momento. Nel secondo caso, ad esempio, un insegnante potrebbe parlare durante la lezione di classe<br />

di un software prec<strong>ed</strong>entemente usato in <strong>laboratorio</strong>, o utilizzare segni che si riferiscono ad esso, al<br />

fine di sfruttare le conoscenze degli alunni riguardanti l’artefatto come mezzi per sviluppare qualche<br />

significato disciplinare che sia collegato all’uso dell’artefatto. Questa tecnica è particolarmente popolare<br />

nelle ricerche di stampo vigotskiano. La stessa tecnica può essere utilizzata per stimolare la riflessione<br />

su un artefatto (magari prec<strong>ed</strong>entemente usato dagli alunni) allo scopo di svincolare le conoscenze<br />

degli alunni dal contesto specifico dell’uso dell’artefatto. Anche in questo caso, alcuni quadri<br />

vigotskiani ritengono fondamentale inserire delle fasi in cui l’artefatto è appositamente sostituito da<br />

segni che lo rappresentano. In altri casi, potrebbe essere richiesto l’uso diretto dell’artefatto da parte<br />

degli alunni, almeno in alcuni momenti dell’esperienza, per raggiungere un certo obiettivo didattico<br />

(per esempio, al fine di definire la differenza fra figura geometrica e disegno m<strong>ed</strong>iante Cabri-géomètre,<br />

potrebbe essere indispensabile, sotto certe condizioni, l’esperienza diretta degli alunni di costruzione<br />

geometrica di una figura con Cabri-géomètre).<br />

Sulla base di queste considerazioni riteniamo che possa essere importante specificare se e quando<br />

è richiesto un utilizzo diretto o indiretto dell’artefatto.<br />

Numero 8, ottobre 2007 35

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