Il laboratorio matematico-scientifico: suggerimenti ed esperienze
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<strong>Il</strong> <strong>laboratorio</strong> in ambito <strong>matematico</strong>-<strong>scientifico</strong><br />
<strong>Il</strong> <strong>laboratorio</strong> didattico di matematica: riferimenti teorici per la sua costruzione<br />
Giampaolo Chiappini - Istituto Tecnologie Didattiche - CNR<br />
La nozione di Laboratorio Didattico di Matematica<br />
La teoria della trasposizione didattica elaborata da Chevallard (Chevallard, 1985) ha messo in<br />
evidenza i complessi processi che trasformano un determinato sapere <strong>matematico</strong> dalla sua forma decontestualizzata,<br />
de-personalizzata, astratta e formale in sapere insegnato.<br />
Si tratta da una parte di complessi processi sociali che trasformano i contenuti del sapere prodotto<br />
dai matematici in programmi scolastici e li fanno diventare contenuti da insegnare (trasposizione esterna)<br />
e dall’altra di processi che trasformano i contenuti dei programmi scolastici in contenuti effettivi di<br />
insegnamento e li fanno diventare sapere insegnato (trasposizione interna). Storicamente la trasposizione<br />
esterna trova reificazione nei programmi ministeriali mentre quella interna nei manuali scolastici.<br />
La teoria della trasposizione didattica permette di giustificare sul piano teorico il carattere di necessità<br />
che accompagna la trasformazione della conoscenza per essere insegnata dentro il sistema scolastico.<br />
In questo lavoro focalizziamo l’attenzione su un particolare tipo di trasformazione del sapere, che<br />
presenta differenze sostanziali con quelle operate in generale dai manuali scolastici.<br />
Queste ultime consistono molto spesso in una elementarizzazione e esemplificazione del sapere<br />
ufficiale per favorirne la trasmissione da parte del docente. Notiamo che in queste trasposizioni viene<br />
preservato l’approccio metodologico disciplinare, di tipo logico-simbolico, centrato su definizioni e<br />
d<strong>ed</strong>uzioni e finalizzato a esibire dimostrazioni di una qualche verità matematica. È indubbio che questo<br />
approccio metodologico costituisca le fondamenta su cui si basa l’intero <strong>ed</strong>ificio della conoscenza<br />
matematica e il cemento che dà unità e coerenza a tutte le sue parti.<br />
Sul piano dell’apprendimento la padronanza di tale approccio metodologico costituisce senz’altro<br />
l’obiettivo ultimo da raggiungere. Notiamo però che le ricerche in didattica della matematica che<br />
fanno riferimento a quadri di tipo costruttivista mostrano che per favorire il raggiungimento di tale<br />
obiettivo gli strumenti e i mezzi di natura logico simbolica dovrebbero essere integrati da altri ( gesti,<br />
icone, grafici, rappresentazioni dinamiche…) con il fine di offrire agli studenti strumenti operativi e<br />
rappresentativi per esplorare la conoscenza matematica da apprendere e per costruire idee e significati<br />
relativi ad essa più appropriati al loro livello di sviluppo e comprensione.<br />
Coerentemente con tali considerazioni in questo lavoro siamo interessati ad un tipo di trasposizione<br />
didattica diversa rispetto a quella che abbiamo definito di elementarizzazione e esemplificazione del<br />
sapere. La trasformazione del sapere a cui siamo interessati è finalizzata ad una ri-configurazione della<br />
conoscenza da insegnare per farla diventare un oggetto di investigazione per gli studenti e favorire la<br />
costruzione di idee e significati matematici. Come può essere realizzata una trasformazione del sapere<br />
con queste finalità? Quali riferimenti possiamo assumere per inquadrarla sul piano teorico?<br />
Per realizzare questo tipo di trasformazione si parte da una conoscenza che la società considera<br />
importante sul piano formativo (trasposizione didattica esterna), la si stacca dall’ambiente in cui è<br />
stata sviluppata (ambiente disciplinare) e la si installa in un nuovo spazio fenomenologico, che chiameremo<br />
Laboratorio Didattico di Matematica, per assoggettarla alle condizioni di un nuovo ordine<br />
operativo, rappresentativo e sociale che presenta caratteristiche diverse da quello disciplinare in cui<br />
tale conoscenza trova giustificazione e legittimità. Ciò al fine di riconfigurare la conoscenza da insegnare<br />
(Chiappini & Reggiani, 2003) in oggetto di investigazione e permettere allo studente di costruire,<br />
in base alle condizioni di questo nuovo ordine, un proprio rapporto esperienziale con la conoscenza<br />
da insegnare, superando le resistenze che l’ordine disciplinare, di natura logico-simbolica, può<br />
offrire all’investigazione degli studenti e al loro apprendimento.<br />
L’analisi di questo tipo di trasformazione ci porta a definire la nozione di <strong>laboratorio</strong> didattico di<br />
matematica (LDM). Esso è quello spazio fenomenologico dell’insegnamento apprendimento della<br />
matematica che si struttura attraverso l’uso di specifici strumenti tecnologici e di articolati processi<br />
di negoziazione e in cui la conoscenza matematica viene assoggettata ad un nuovo ordine rappresentativo,<br />
operativo e sociale per essere riconfigurata in oggetto di investigazione e poter essere<br />
quindi più efficacemente insegnata e appresa.<br />
Numero 8, ottobre 2007 9