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i film del mese<br />
l’identificazione del suo personaggio.<br />
Quando, in stazione, circondato dai<br />
giornalisti, il capitano Jones, restituisce<br />
orgoglioso il figlio scomparso mesi<br />
prima alla madre, la capo-telefonista<br />
Christine Collins passa dalla gioia alla<br />
disperazione: “Questo non è mio<br />
figlio!”. Istruito a ripetere sempre:<br />
“Mamma” e “Mi chiamo Walter<br />
Collins”, il ragazzino somigliante è la<br />
pedina di un incredibile complotto, un<br />
fatto vero accaduto a Los Angeles nel<br />
1928. Pressato dai politici, accusato di<br />
non risolvere i numerosi casi di bambini<br />
scomparsi, il capo della polizia<br />
costringe la Collins a tornare a casa col<br />
bambino, la vessa, la minaccia. Quando<br />
la signora Collins incomincia a<br />
raccogliere le testimonianze della<br />
maestra e del dentista per<br />
smascherare la montatura, viene<br />
rinchiusa in un manicomio. Un<br />
autorevole reverendo (John Malkovich,<br />
bravissimo) informa i giornali e riesce<br />
ad aprire un’inchiesta, mentre un<br />
ragazzino rivela a un investigatore<br />
onestodiesserestatocostrettoa<br />
uccidere e sotterrare una ventina di<br />
bimbi rapiti da un folle assassino.<br />
Walter era uno di loro...<br />
Come un ciclone del cinema di<br />
denuncia, il nuovo lungometraggio di<br />
Eastwood si abbatte sulla corruzione<br />
della città “specchio del mondo”, sulla<br />
polizia che manipola l’informazione e la<br />
verità, sul complotto delle istituzioni,<br />
l’internamento psichiatrico ricattatorio,<br />
rivista del cinematografo<br />
54 fondazione ente dello spettacolo novembre 2008<br />
Angelina Jolie. In basso<br />
John Malkovich<br />
Formalmente tradizionale, con una luce<br />
fosca che dipinge di noir la soleggiata<br />
baldanza della California<br />
l’emarginazione delle donne, la ferocia<br />
sui bambini, la pena di morte.<br />
Formalmente tradizionale, con una luce<br />
fosca (firmata dal Tom Stern del dittico<br />
su Iwo Jima), che dipinge di noir la<br />
soleggiata baldanza della California<br />
mentre entra nel disastro del ‘29, con<br />
un paio di scene potenti, risente la<br />
pianificazione dell’accumulo di svolte<br />
narrative. In fondo, è un melodramma<br />
centrato sulla figura dominante e<br />
coinvolgente della madre eroina. E’ un<br />
cerchio con troppi centri. La scelta di<br />
una star di marchio esorbitante come la<br />
Jolie, pettinata e truccata anche<br />
quando scende dal letto, non plasma il<br />
personaggio nella sua verità tragica.<br />
Soltanto certi ordinari modelli di<br />
bellezza femminile, carnosa,<br />
ammiccante, possono considerare il<br />
primo piano di una madre sconsolata<br />
col volto imbambolato di Angelina.<br />
SILVIO DANESE ✪