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i film del mese<br />
Mario il<br />
mago<br />
Toni esagitati e attori patetici per una<br />
requisitoria sull’impatto del capitalismo nei<br />
paesi dell’ex cortina di ferro<br />
Regia<br />
Con<br />
Genere<br />
Distr.<br />
Durata<br />
Tamás Almási<br />
Franco Nero, Nyako Julia<br />
Drammatico, Colore<br />
L’Altrofilm<br />
88’<br />
UNGHERIA, ANNI ‘90. L‘abulìa di un piccolo villaggio viene<br />
sconvolta dall’arrivo dell’italiano Gerardo, un esuberante<br />
cinquantenne che ha deciso di avviare un calzaturificio. La<br />
fabbrica dà lavoro alle contadine del posto che, lontane dalla<br />
vita domestica e ricoperte di attenzioni dal loro capo, si<br />
godono l’illusione della novità. Ma in giro la gente<br />
chiacchiera sulla figura dell’italiano, e i mariti delle neooperaie<br />
non vedono di buon occhio la loro emancipazione. La<br />
situazione precipita quando Gerardo riparte e subentra al<br />
suo posto un uomo affascinante e taciturno di nome Mario…<br />
Una didascalia avverte che la storia è basata su un fatto<br />
realmente accaduto ma è chiara l’intenzione dell’ungherese<br />
Tamás Almási di rifarsi all’omonimo racconto di Thomas<br />
Mann, nel tentativo tedioso e maldestro di trasformare<br />
l’apologo sul fascismo del romanziere tedesco in una<br />
requisitoria sul capitalismo e il suo impatto nei Paesi dell’ex<br />
cortina di ferro. Dal pretenzioso al ridicolo il passo è breve, i<br />
toni sono esagitati, gli attori patetici (Franco Nero è la solita<br />
maschera di cera) e i dialoghi fredderebbero anche i più<br />
vaccinati spettatori di fiction nostrana. Balorda la scelta di<br />
doppiare tutti in italiano.<br />
DILETTA ALLIEVI ✪<br />
anteprima<br />
rivista del cinematografo<br />
60 fondazione ente dello spettacolo novembre 2008<br />
DELUDENTE<br />
Il passato è una<br />
in sala<br />
LOREM IPSUM DOLOR SIT AMET,<br />
consectetuer adipiscing elit.<br />
Donec vel mauris in diam<br />
Vicari: non solo Garrone e Sorrentino, l’Italia<br />
imperdiet aliquam. Nullam<br />
riscopre un altro dei suoi più brillanti talenti<br />
fermentum. Sed consequat.<br />
L’opera della maturità per Daniele<br />
GIORGIO È UN MAGISTRATO, OGGI. Prima di diventarlo,<br />
prima di concludere il percorso degli studi, la sua vita ha<br />
avuto però una parentesi, una vorticosa discesa verso gli<br />
inferi. Bettole malfamate, ville sontuose, tavoli da gioco,<br />
poker e un giro di tanti, troppi soldi. E’ un passato che forse<br />
Never Back<br />
Dottrina orientale rimpiazzata<br />
dall’arte marziale mista, dinamiche da collegemovie.<br />
Il messaggio? Picchiarsi è bello<br />
PRENDETE IL PLOT DI KARATE KID, riempitelo di teenager<br />
idioti, stendetelo sotto il sole della Florida e aggiungete<br />
l’autolesionismo di Fight Club: otterrete Never Back Down.Il<br />
protagonista – Sean Faris, un ibrido più alto di Tom Cruise e<br />
meno espressivo di Thomas degli Zero Assoluto – si chiama<br />
Jack Tyler come il “teorico della violenza” di Fincher, Tyler<br />
Durden; il suo percorso è quello intrapreso dal Ralph Macchio<br />
di Karate Kid, con la dottrina orientale rimpiazzata dalla<br />
brutale arte marziale mista, e la saggezza del piccolo maestro<br />
Miyagi dai metodi spiccioli e i muscoli del mastodontico<br />
Djimon Hounsou; le dinamiche relazionali sono invece da film<br />
Regia<br />
Con<br />
Genere<br />
Distr.<br />
Durata<br />
DA NON PERDERE<br />
Jeff Wadlow<br />
Sean Faris, Amber Heard<br />
Azione, Colore<br />
Medusa<br />
110’