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film del mese<br />
The Burning Plain<br />
in uscita<br />
Un bruciante dramma al<br />
femminile per Arriaga: tra morte e senso di colpa,<br />
un ottimo esordio<br />
UNA MADRE, UNA FIGLIA e un dolore insanabile. Forse il<br />
peggiore. Non c’è tregua alla sofferenza scritta e per la<br />
prima volta diretta da Guillermo Arriaga, che con The<br />
Burning Plain crea un dramma bruciante al femminile,<br />
interpretato magistralmente da Charlize Theron e<br />
soprattutto da un’intensa Kim Basinger. Dalla struttura e<br />
linguaggio visibilmente familiari ai lavori del collega<br />
Iñàrritu, del quale è stato sceneggiatore pluri-premiato, il<br />
film trova il suo punto di forza in una storia che ferisce in<br />
profondità e riesce quindi a penetrare oltre le emozioni. Il<br />
senso di colpa dilaniante, la ricerca isterica di un’identità<br />
perduta, l’avvicendarsi di legami spezzati e ricostruiti, il<br />
senso di morte che abita nella quotidianità. Temi senza<br />
speranza in una pellicola che – proprio in virtù del<br />
canovaccio sapiente – riesce a trovare un respiro di vita non<br />
scontato. L’inferno sperimentato da Sylvia/Mariana e da Gina<br />
è più realistico di quanto non appaia allo sguardo di chi,<br />
forse per paura, si rifiuta di crederlo “verosimile”, a causa<br />
Delude la “prima volta”<br />
dello sceneggiatore messicano: le geometrie<br />
incastrano le emozioni<br />
UN CAMPER IN FIAMME; un ristorante di Portland; un<br />
funerale alla frontiera Usa-Messico; una ragazzina che vede<br />
l’aereo del padre schiantarsi... Che cambia quando un<br />
premiato sceneggiatore esordisce alla regia? Nulla, nel caso<br />
di Guillermo Arriaga che, dopo la separazione da Alejandro<br />
Gonzalez Inarritu, firma l’opera prima The Burning Plain.<br />
Protagonista una tragedia bifamiliare, nelle sue molteplici<br />
conseguenze, seguita con la consueta - vedi Amores perros,<br />
21 grammi e Babel - struttura a incastro: azione, tempo e<br />
luogo giostrate dalla penna per trarne sperabilmente uno<br />
schermo infuocato, burning. Ammesso funzioni sulla carta -<br />
troppo scoperto il salto temporale, nonostante la giovane<br />
Mariana rimanga innominata (sic!) per un’ora - questo<br />
meccano è (audio)visivamente usurato: servirebbe una regia<br />
non subordinata alla sintassi della sceneggiatura, capace di<br />
traiettorie, squarci e sguardi di cinema per il cinema. Così<br />
non avviene, nonostante la strada messa in discesa da un<br />
buon cast: Charlize Theron, Kim Basinger e il Premio<br />
Mastroianni Jennifer Lawrence. Fatiche, le loro, sprecate da<br />
geometrie che raffreddano le emozioni: se i tasselli (leggi<br />
interpreti) sono infuocati, il mosaico di Arriaga paga lo<br />
scotto...<br />
FEDERICO PONTIGGIA ✪<br />
rivista del cinematografo<br />
64 fondazione ente dello spettacolo novembre 2008<br />
proprio della tragedia di cui si fa carico. Con coraggio,<br />
Arriaga è riuscito ad estrarre tale dolore e a darne una<br />
rappresentazione cinematografica sensibile e oltre le<br />
aspettative di un esordio.<br />
ANNA MARIA PASETTI ✪<br />
pro<br />
contro<br />
Regia<br />
Con<br />
Genere<br />
Distr.<br />
Durata<br />
DA NON PERDERE<br />
DELUDENTE<br />
Guillermo Arriaga<br />
Charlize Theron, Jennifer Lawrence<br />
Drammatico, Colore<br />
Medusa<br />
147’