Speciale Fiera 2005 - Comune di Lonato del Garda
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16<br />
Nell’iconografia sacra Sant’Antonio<br />
Abate appare come un vecchio canuto,<br />
col saio, il bastone, il fuoco, il porco ed<br />
altri elementi. Quale significato hanno<br />
questi vari elementi?<br />
Il saio<br />
Quasi sempre Sant’Antonio è raffigurato<br />
con l’abito monacale. Il saio è<br />
l’abito <strong>del</strong> monaco. Molto probabilmente<br />
però Sant’Antonio non ha mai<br />
indossato l’abito monacale così come<br />
lo inten<strong>di</strong>amo oggi. Atanasio <strong>di</strong>ce<br />
che Antonio vestiva abiti confezionati<br />
con pelli <strong>di</strong> animali. In ogni caso il<br />
saio ci ricorda che Sant’Antonio è<br />
detto Padre dei monaci per la grande<br />
influenza manifestata sulla nascita e sullo sviluppo<br />
<strong>del</strong> monachesimo.<br />
Il bastone d’eremita e il Tau<br />
Il bastone si presenta nella forma<br />
classica <strong>di</strong> sostegno per i viandanti e<br />
gli anziani.<br />
Più tar<strong>di</strong> prende spesso la forma <strong>di</strong><br />
un Tau, la "crux commissa" degli Egiziani,<br />
che al tau attribuivano anche<br />
un valore simbolico quale segno <strong>del</strong>la<br />
vita futura.<br />
Il tau fu adottato come emblema <strong>del</strong>l’Or<strong>di</strong>ne<br />
ospedaliero <strong>di</strong> S. Antonio<br />
fra il 1160 e il 1180, forse anche in memoria <strong>del</strong>le<br />
stampelle che caratterizzavano i malati curati da<br />
questi monaci.<br />
In altri casi il Tau si trova applicato come un <strong>di</strong>stintivo<br />
sull’abito <strong>del</strong> santo. In altri casi ancora il Tau <strong>di</strong>venta<br />
una croce tra<strong>di</strong>zionale.<br />
Il porcello<br />
Il porco che spesso accompagna il<br />
santo è da molti interpretato come<br />
simbolo <strong>del</strong> Demonio contro<br />
il quale Antonio ha combattuto<br />
tutta la vita conseguendo numerose<br />
vittorie.<br />
47 ª FIERA DI LONATO ’05<br />
I SIMBOLI CHE ACCOMPAGNANO SANT’ANTONIO ABATE <strong>di</strong> FABIO TERRAROLI<br />
Qualcuno associa invece l’immagine <strong>del</strong> porcello al<br />
privilegio riservato ai monaci <strong>di</strong> S. Antonio <strong>di</strong> allevare<br />
porci il cui lardo veniva usato come me<strong>di</strong>camento<br />
contro il cosiddetto "fuoco <strong>di</strong> S. Antonio".<br />
Questi animali, detti porci <strong>di</strong> S. Antonio, potevano<br />
vagare liberamente nei villaggi e raccogliere cibo<br />
dalla popolazione che ne aveva grande rispetto. Erano<br />
contrad<strong>di</strong>stinti da una campanella al collo che,<br />
guarda caso <strong>di</strong>venne un altro simbolo <strong>del</strong> Santo.<br />
In <strong>di</strong>versi <strong>di</strong>pinti tra i più antichi, ai pie<strong>di</strong> <strong>del</strong><br />
santo non si vede un maialino ma un cinghiale.<br />
Un’altra interessante ipotesi è che i Celti conver-<br />
Il fuoco <strong>di</strong> Sant’Antonio<br />
L’ergotismo, comunemente detto "fuoco <strong>di</strong><br />
Sant’Antonio" o ignis sacer, era una terribile<br />
malattia dovuta ad un avvelenamento da un<br />
cereale infestato da un parassita (segale cornuta)<br />
che si manifestava con intensi bruciori<br />
agli arti sino a cancrena (<strong>di</strong>sfacimento dei tessuti)<br />
degli stessi e portava prima o poi ad amputazioni<br />
anche spontanee.<br />
La scienza, incapace <strong>di</strong> scoprire le vere cause<br />
<strong>del</strong> fuoco <strong>di</strong> Sant’Antonio, non conosceva alcun<br />
rime<strong>di</strong>o.<br />
Nel Me<strong>di</strong>oevo vi furono epidemie gravissime<br />
in tutta Europa, specialmente in Francia e in<br />
Germania; <strong>di</strong> qui il bisogno <strong>di</strong> ricorrere al sollievo<br />
religioso.<br />
Nella chiesa dove si trovavano le reliquie <strong>di</strong><br />
sant’Antonio Abate erano guariti alcuni pazienti<br />
affetti da fuoco sacro dopo aver pregato<br />
sulla sua tomba. Sorse allora l’Or<strong>di</strong>ne ospedaliero<br />
dei monaci <strong>di</strong> S. Antonio (o Antoniani)<br />
e un ospedale per curare questi malati.<br />
Nel XIV secolo le epidemie <strong>del</strong> fuoco <strong>di</strong><br />
Sant’Antonio <strong>di</strong>minuirono d’intensità per poi<br />
scomparire quasi <strong>del</strong> tutto quando fu chiara la<br />
vera causa e il modo <strong>di</strong> evitarla.<br />
Con il progressivo <strong>di</strong>minuire dei casi <strong>di</strong> ergotismo,<br />
il termine <strong>di</strong> Fuoco <strong>di</strong> Sant’Antonio o<br />
Ignis sacer venne progressivamente usato per<br />
le malattie quali l’Herpes zoster e per malattie<br />
<strong>del</strong>la pelle.