Untitled - Ministero degli Affari Esteri
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dell’ultimo sole oltre il crinale dei monti. Le masse collinose naturali e i piccoli volumi<br />
costruiti, le sagome delle chiese e delle case, in armonico rapporto con la gittata delle<br />
sguardo formavano una deliziosa coerenza plastica. Una pace salutare pervadeva ogni essere<br />
umano come in un raro posillipo dove ogni pena è sospesa.<br />
Poi seguiva la metacromìa serotina del cielo con una successione di dissolvenze dal turchese<br />
al cobalto; di lì a poco già tutta tracciata era la rigorosa geometria delle stelle.<br />
Nuguli di lucciole danzanti, puntine fosforescenti, deboli e intermittenti, a mano a mano,<br />
sempre più intense con l’avanzare del buio, girovagavano in cerca d’amore, indicandoci<br />
da vicino, lungo il sentiero, coi loro movimenti privi di profondità, la via del ritorno al campo,<br />
mentre facevano loro da contrappunto le blandi e tremolanti luci delle case di Scala,<br />
aldilà della valle.<br />
Ho confessato queste impressioni non tanto per un senso di nostalgia (come per Henry<br />
Longfellow, Amalfi, 1885 in me è dolce la memoria di questa terra). Piuttosto perché<br />
desidero che la natura di Ravello non si corrompa per l’eccesso smodato di tecnicismo<br />
in favore del quale pare che gli uomini dello scorcio di questo millennio abbiano abdicato<br />
rinunciando alle proprie radici con grave pregiudizio del loro stesso essere.<br />
Il fascino di Ravello è dovuto in larga misura all’incidenza della luce sul tetto del mare,<br />
in una, con la speciale conformazione del clima montano.<br />
Sia quando essa inonda la terra dall’alto nell’ora in cui Pan impazza tra boschetti e scorci<br />
di panorama baluginante che irrompono d’improvviso tra sentieri e stradine del paese,<br />
sia nel lucore del crepuscolo quando si disperde ogni traccia di profondità, e tra le forme<br />
opache delle cose e i contorni della campagna sprizza dal profondo del mare la luce rifratta<br />
dei raggi del sole già sotto l’orizzonte.<br />
Il passaggio naturale dal giorno alla notte, con la sua successione di effetti luminosi,<br />
a Ravello produce mirabilia e, per la singolare conformazione del territorio esso suscita,<br />
tra storia e cultura, letture molteplici e gradevoli significazioni, ancora più ricche se la<br />
luminescenza ialina della luna si riverbera su terrazzi e giardini, e poi filtrando tra rupi<br />
e case e, tra gli alberi fruscianti, si frantuma sulla distesa marina, lì davanti, in infiniti brulichii,<br />
diradati sotto costa e addensati all’orizzonte.<br />
Momenti brevi di magia quando nel ritmo dei passi percorsi sul versante a meridione sopra<br />
la costa di Minori appare un grappolo di punti luminosi che, come galassia tremolante viene<br />
smentita dalle deboli voci che dalla costa in giù si elevano verso l’alto.<br />
Sono reazioni estetiche maturate nella coscienza <strong>degli</strong> uomini in tempi lunghissimi che<br />
possono essere recuperate e utilizzate per gli odierni criteri di illuminazione notturna, senza<br />
correr il rischio di veder cancellati nel torno di una generazione, per un malaccorto intervento<br />
di illuminazione artificiale, valori culturali già acquisiti. Non è facile riprodurre artificialmente<br />
questi effetti superlativi della natura. E invero, la questione non riguarda la riproducibilità<br />
di essi, perché sarebbe cosa superflua, inutile quanto impossibile, accadendo essi del tutto<br />
già spontaneamente. Importa invece non alterarne quelle qualità che abbiamo appreso<br />
da sempre ad apprezzare, ad ammirarla e a sentirne la risonanza nello spirito.<br />
Occorre solo quel proverbiale buon senso per ricordarsi che l’illuminazione del paese<br />
è corretta solo se essa consente di far vedere quello che c’è. E questo non è possibile<br />
in piazza del Duomo, dove i tradizionali lampioni a luce incandescente diretta producono<br />
un cono luminoso che colpisce e offende la vista prima che questa possa percepire le cose<br />
illuminate, che per questo risultano al buio. Una cortina di luce infatti scende a separare<br />
le persone dagli effetti illuminanti, recidendo quella continuità ideale tra osservatore<br />
e ambiente che è la nota più pregevole del luogo.<br />
È un tipo di illuminazione che a Ravello risulta particolarmente pregiudizievole non solo per<br />
il gran numero di oggetti e di ambiti che anche di sera attendono il rianimarsi per rivelare<br />
altre espressività dei propri valori plastici e cromatici, ma anche perché frequentemente<br />
accade che l’illuminazione adottata col solo scopo di far luce, altera la qualità naturale del