Untitled - Ministero degli Affari Esteri

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al punto da divenire una nuova semantica».
Il segno è, in sintesi, un veicolo; posto come
insieme si trasforma in una complessità i cui
risultati, seguendo le nascoste intenzionalità
dell’autore, ci conducono all’immagine,
al suo essere amalgama di significati.
Sono i segni che, nell’occasione odierna,
l’incisore deposita nel perimetro della lastra
servendosi di tecniche “tradizionali” dirette
o indirette, in cavo o in rilievo, quali il bulino,
la puntasecca, la maniera nera, l’acquaforte,
l’acquatinta, la xilografia, la rotella, o,
di altrettante sapienti sperimentazioni che
hanno contribuito, nel tempo, a trasferire ad
una pratica antica la linfa della sua attualità.
Riconoscere al “mezzo” il suo innegabile
impiego creativo, può considerarsi senza
dubbio una delle peculiarità di questo
percorso espositivo. Far coincidere la
scelta della tecnica con l’effetto espressivo
prefigurato, in sostanza il progetto con
la sua realizzazione, è parte di quel tempo
ideativo (di riflessione, di gestazione)
comune a chi opera in questa direzione.
Un tempo lento che, fuori dalla dimensione
straniante delle sollecitazioni quotidiane
cui siamo sottoposti, vi accoglie un tempo
mentale (interiore) ed un tempo fisico
(dell’azione), vale a dire quello delle mani
che dialogano con i materiali e con i mezzi,
si rapportano con essi, tentando di piegarne
la resistenza, di affermarne la plasmabilità,
di indirizzarne il cammino, accompagnarne
cioè il processo che segna il passaggio
dal negativo al positivo, dalla matrice alla
carta. Segni netti come quelli lasciati dal
bulino sulla lastra, disegnano linearmente
le ordinate spaziali dei cieli di Angela
Occhipinti. “Cieli interiori”, questo il
titolo dato dall’artista alla serie che vi
contiene le opere qui esposte, cui non
basta l’assolutezza di questo segno per
esprimere quella miriade di sensazioni che
ella stessa elenca come «il fluire del tempo,
i suoni del silenzio, il risuonare dei pensieri,
il respiro delle cose, il vibrare delle stelle, il
movimento e le tracce luminose delle loro
or indirect “traditional” techniques, hollow
or relief, such as burin, dry-point, black
manner, etching, aquatint, woodcut, roller
or as many other techniques that have
contributed over time to making an ancient
art modern.
Acknowledging the undeniable creative use
of the “medium” can, without a doubt,
be considered one of the characteristics
of this exhibition. Making the choice of
technique coincide with the intended
expressive effect, that is the project and its
realisation, is part of the ideation time
(of deliberation and progress) common to
those who operate in this field.
A slow time that, apart from the distancing
dimension of everyday demands to which
we are subjected, there awaits a mental
time (interior) and a physical time
(of action), that is the time spent using the
hands to communicate with the materials
and the media, that relate to them trying
to break the resistance, to affirm the
malleability, to direct the path,
to accompany the process that marks the
passage from negative to positive, from
plate to paper. Clean-cut signs like those left
by the burin on the plate, design the spatial
ordinates of the skies of Angela Occhipinti.
“Interior Skies” is the title given by the
artist to the series that contains the works
exhibited here. The absoluteness of this sign
to express that multitude of feelings that
Occhipinti herself describes as “the flow of
time, the sounds of silence, the resounding
of thoughts, the breathing of things, the
pulsating of the stars and the bright tracks
left behind when they fall”. Angela also
uses etching and the possibilities that
etching time give her to adjust the surface
using tone values that graduate the blue
of her heavenly skies. She then intervenes
with aquatint placing the haziness of the
pictorial mark that resembles air and infinite
dilatations that grow in the clearing, velvety
depth of the night alongside the depth of
the cuts and the minute scripture using