Untitled - Ministero degli Affari Esteri

cadute». Congiuntamente Angela si serve
dell’acquaforte, della possibilità che i tempi
della morsura le offrono di modulare la
superficie attraverso il gioco dei valori tonali
che graduano il blu con il quale sono tinte
le sue calotte celesti.
Poi vi interviene con l’acquatinta affiancando
alla profondità dei solchi, ai segni minuti
delle scritture, la vaporosità della macchia
pittorica sgranatamene evocativa di aeree
ed infinite dilatazioni che crescono nella
profondità azzerante e vellutata della notte
per via dell’intervento della maniera nera
o mezzotinto. È una summa di alchimie
la sua che apre il passo ad un intenzionale
ed annunciato muovere tra esse.
Esclusivamente all’acquaforte si devono
le immagini di Isabella Ciaffi, di Luigi
Marcon, di Bruno Canova e di Ines Merola.
Ciascuno ha fatto tesoro delle peculiarità
di questo “linguaggio” espressivo per dar
vita a quelle pagine narrative, esiti mai
finali, che testimoniano della conoscenza
del mezzo. Si va dal segno regolare e
descrittivo di Marcon che impiega l’azione
dell’acido per disegnare piani e volumi,
accentuare contrasti chiaroscurali, parlare
insomma di una Ravello colta con il taglio
di un occhio quasi fotografico, fedele al
dato di una realtà rinnovata alla luce di un
autonomo bianco e nero, alle pagine della
Ciaffi, dedita, nella sua lunga esperienza
di incisore, quasi esclusivamente a questa
tecnica. L’acquaforte è per Isabella dosare
innanzitutto il rapporto con la lastra
inchiostrata, cominciare con il depositare
in essa un segno e poi tanti segni
assecondando gesti energici ed incalzanti,
fino quasi a coprire la superficie, lasciando
però calcolati e consapevoli margini alla luce.
Inseguire in sostanza un’immagine o meglio
la sensazione di tale immagine è per l’artista
inseguire le traccie di un gesto, in armonia
con le potenzialità del mezzo. Un’armonia
che Bruno Canova raggiunge aggiungendovi
la seduzione del colore, quasi una cornice
decorativa come un omaggio alla natura
lasciata sulla carta come impronta leggera
black manner or mezzo-tint. It is a summa
of alchemies that opens the way to an
intentional movement among them.
Isabella Ciaffi, Luigi Marcon, Bruno Canova
and Ines Merola only use etchings for their
images. Each one of them has treasured the
characteristics of this expressive “language”
to give life to those narrative pages, without
a final outcome, that bear witness to their
knowledge of the medium. From Marcon’s
smooth descriptive sign that uses acid to
draw planes and volumes and accentuate
chiaroscuro contrasts, to talk about a Ravello
caught by an almost photographic eye,
true to a renewed reality in the light of an
autonomous black and white, to Ciaffi’s
pages, who has dedicated herself almost
exclusively to this technique during her long
experience as an etcher.
For Isabella, etching is first of all calculating
the relationship with the inked plate,
starting with one sign and then many signs,
with energetic and insistent movements
until almost covering the surface,
but leaving calculated margins of light.
Pursuing an image, or rather the feeling
of that image, is, for the artist, pursuing
the tracks of a gesture, in harmony with
the potential of the medium. Bruno Canova
reaches this harmony adding the appeal
of colour, almost a decorative frame
as a gift to nature left on the paper like a
light print that borders perspectives cut like
photograms restored to memory.
For them he gauges the etchings, looking
for the value of the light that cloaks such
compositions in a metaphysical astanza
using smooth, close lines. Merola applies
a few gauged lines to obtain smooth
drawings. It is a kind of expressive
minimalism that relies on cursively wavy
or rigidly cut lines to reconstruct an image
or rather, a space and the elements that
form it. As a new etcher, Ines contends with
the plate, etching times and the choice
of chalcographic ink enclosing the sense
of evocative visions in the essentiality
of silver atmospheres.
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