Qui - Porphyra
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I: Costantino Manasse, che si dice reduce da occupazioni<br />
pubbliche, si assopisce con un libro in mano: ha un sogno in<br />
cui vede una spedizione diretta in Sicilia, 68 guidata dal suo<br />
protettore e amico Giovanni Contostefano, che lo trascina a<br />
bordo. Nel sogno, il viaggio è funestato da una furiosa<br />
tempesta, ma si conclude bene. Il giorno dopo riceve un<br />
messaggio in cui gli si ordina di effettuare un viaggio, stavolta<br />
diretto in Palestina, con lo stesso equipaggio; dopo un attimo<br />
di sconforto, il poeta si rassegna ad intraprendere il viaggio. La<br />
spedizione parte e, dopo aver sostato lungo le coste anatoliche<br />
(Costantino Manasse registra scrupolosamente i luoghi<br />
visitati), approda in Palestina, dove abitava Melisenda; a<br />
Samaria Costantino Manasse incontra fortuitamente la<br />
principessa, da cui rimane affascinato. Dopo aver avviato le<br />
trattative per il matrimonio, la spedizione salpa per<br />
Gerusalemme, dove Costantino Manasse compie una visita dei<br />
Luoghi Santi, di cui è entusiasta, benché rimanga<br />
profondamente deluso dall'ambiente, davvero troppo arido e<br />
inospitale per i suoi gusti. Comincia quindi a rimpiangere<br />
accoratamente la sua patria, come farà per il resto del poema.<br />
II: A Tiro, in attesa di ritornare a Costantinopoli,<br />
Costantino Manasse si ammala di tifo e contrae una malattia<br />
venerea; dopo un primo tentativo di cure nella città libanese, la<br />
situazione si aggrava, e il poeta viene trasportato a Cipro per<br />
ordine di Giovanni Contostefano. Sull'isola è ospitato dal<br />
governatore, Alessio Ducas, che lo accoglie magnificamente e<br />
non gli fa mancare niente. Ma il poeta, pur essendo grato al<br />
suo generoso ospite, non riesce a vincere la noia e la tremenda<br />
nostalgia di casa.<br />
III: La malattia venerea si manifesta violentemente, e<br />
Costantino Manasse inizia una intensa cura di bagni. L'intero<br />
canto è dedicato all'autocommiserazione.<br />
IV: Tornato a Costantinopoli, il poeta ricorda gli ultimi<br />
giorni del viaggio: assiste all'invasione di Cipro da parte del<br />
conte Raimondo II di Tripoli, infuriato perché la sorella era<br />
stata rifiutata; 69 fortunatamente, Giovanni Contostefano,<br />
tornato a riprenderlo (Costantino Manasse guarisce dalla<br />
malattia), lo trae in salvo, e i due si ricongiungono alla<br />
spedizione. Il poema si conclude con un divertente episodio<br />
avvenuto nei giorni della convalescenza e un'accorata<br />
preghiera di ringraziamento, in cui il poeta si ripromette di non<br />
riprendere più il mare per andare in Palestina.<br />
68<br />
Forse un ricordo della spedizione contro i Normanni del 1150, fallita a causa di una violenta tempesta (cfr. NICETA<br />
CONIATA, III, 8).<br />
69<br />
Melisenda di Tripoli era stata rifiutata perché di nascita illegittima (cfr. CINNAMO, V, 4, 3); al suo posto<br />
l'imperatore aveva scelto Maria di Antiochia, per ottenere la mano della quale aveva mandato una seconda ambasciata<br />
guidata dal capitano Basilio Camatero (cfr. CINNAMO, IV, 4, 4). Manuele Comneno e Maria di Antiochia si sposarono<br />
il Natale del 1161 (cfr. ibidem).<br />
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