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Dieta, regole igieniche e salute - PikiWiki

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Carlo Caruzzo<br />

Enrico Caruzzo<br />

<strong>Dieta</strong>, <strong>regole</strong> <strong>igieniche</strong> e <strong>salute</strong><br />

(Come vivere a lungo e bene correggendo alimentazione e stile di vita)<br />

Febbraio 2008


2<br />

Carlo CARUZZO<br />

Curriculum vitae<br />

Già Professore di Cardiologia presso Università di Torino<br />

Libero docente di Patologia Speciale Medica presso Università di Torino<br />

Specialista in Cardiologia<br />

Ha ricoperto incarichi di insegnamento nella Scuola di Specializzazione in Cardiologia e nel<br />

Corso di Laurea in Medicina-Chirurgia dell’Università di Torino:<br />

- Semeiotica Medica<br />

- Terapia cardiovascolare<br />

- Clinica Cardiologica<br />

- Clinica e Terapia Cardiovascolare<br />

- Aspetti Sociali ed Epidemiologici delle Malattie Cardiovascolari<br />

- Semeiotica Cardiovascolare<br />

- Semeiotica Fisica e Strumentale Cardiovascolare<br />

- Rapporti fra Patologie dei vari apparati e Patologie Cardiovascolari<br />

Autore di 110 pubblicazioni su importanti riviste nazionali ed internazionali (in lingua<br />

inglese (10); tedesca (2); francese (2); spagnola (2) ).<br />

Esse trattano i seguenti argomenti:<br />

* Indagini statistiche, cliniche e sperimentali sui Fattori Alimentari attivi sulla<br />

Colesterolemia e sull’Aterogenesi<br />

* Indagini sperimentali, cliniche e statistiche su Aterogenesi e Ateroregressione<br />

* Proposta di una dieta ottimale per la Prevenzione e Terapia dell’Aterosclerosi.<br />

* Possibilità di Regressione della Placca aterosclerotica ed eventuali approcci terapeutici<br />

* Correlazioni dirette nell’uomo fra Fattori di Rischio Aterosclerotico e Morfologia delle e<br />

placche Carotidee e Femorali, studiate con il Duplex-Scan.<br />

* Metabolismo Miocardico<br />

* Clinica Cardiovascolare e Clinica Medica Generale<br />

* Epidemiologia, Statistica e Terapia Cardiologica<br />

* Farmacologia Cardiologica<br />

Lavori da segnalare:<br />

• Oesophageal fonocardiography, Cardiologia,31, 407, 1957<br />

• Low-frequency vibration tracings recorded from the surface of the exposed human heart-<br />

Comunicazione al III Congresso Mondiale di Cardiologia- Bruxelles 1957.<br />

• Epicardial low-frequency tracing of the left atrium. A comparison with thr preoperative<br />

esophageal pulse in mitral defects.<br />

American Heart Journal, 60, 188, 1960<br />

• Aspetti metabolici del miocardio in condizioni di iperlipemia protratta<br />

Atti XXII Congresso Soc. Ital. Cardiologia, Sanremo 1961<br />

• Dificultad diagnostica en el sindrome de obstruccion del bronquio principal izquierdo<br />

por aneurisma aortico<br />

Revista Espagnola de Cardiologia, 14, 636, 1961.<br />

• Angiocardiographyc features of acquired Tricuspid lesions<br />

Malattie Cardiovascolari, 2, 559, 1961,<br />

• Was bedeutet des Anstieg des Serum-cholesterinspiegels unter des Behandlung mit<br />

Hocungesattingten Fettsauren?<br />

Medizinische Welt :10, 526, 1963<br />

• Sur le traitement prolonghè de l’ insuffisance coronaire av ec heparine a doses clarifientes et<br />

phospholipides essentiels.<br />

Therapeutique (Semaine des Hopitaux), 45, 413, 1969.<br />

• Long-term Hypolipidemic treatment in the prevention of recurrent heart disease.<br />

Atherosclerosis III. Proceedings of the third international symposium. Berlin 1974


3<br />

• The influence of some risk-factors and their variation after treatment on prognosis of<br />

established coronary heart disease.<br />

Artery, 1; 196, 1975<br />

• Trattamento attuale dietetico e farmacologico nelle iperlipoproteinemie<br />

Minerva Medica, 66: 4527, 1975<br />

• Factors influencing the prognosis of established coronary heart disease, with reference to<br />

the value of their treatment. Atherosclerosis IV, Proceeding of the IV th International<br />

Symposium on Atherosclerosis, Tokio, 1976<br />

• Multicenter study of soybean proteine diet for out-patient hypercholesterolaemic patients.<br />

Lancet, II: 709, 1980<br />

• Effetti comparati di diete ipercolesteroliche , iperproteiche animali e iperproteiche vegetali s<br />

sui lipidi sierici e sulla aterosclerosi sperimentale nel coniglio.<br />

Annali facoltà di medicina veterinaria di Torino, 27: 3, 1980<br />

• Effetti delle proteine animali e del colesterolo della dieta sui lipidi plasmatici e<br />

sull’aterogenesi nel maiale.<br />

• Sunma, 2, 109, 1984<br />

• Fumo e cardiopatia ischemica.<br />

Prevenzione cardiovascolare, 6: 31, 1989<br />

* L’alimentazione nel trattamento dell’iperlipidemia e nella prevenzione dell’aterosclerosi.<br />

Parte I. Federazione Medica, 5: 19, 1993<br />

• L’alimentazione nel trattamento dell’iperlipidemia e nella prevenzione dell’aterosclerosi<br />

Parte II. Federazione Medica, 6: 9, 1993<br />

MONOGRAFIE<br />

L’Aterosclerosi in clinica: Aspetti eziopatogenetici, diagnosi precoce e orientamenti di<br />

terapia preventiva<br />

Ed. Minerva Medica, 1972<br />

La reversibilità della placca aterosclerotica. Dalla sperimentazione alla clinica.<br />

C.Caruzzo e P.F.Angelino editori, Gruppo Lepetit, Milano, 1985.<br />

Ha fatto parte di Associazioni Scientifiche Italiane ed Estere:<br />

§ Società Italiana di Cardiologia<br />

§ Società Italiana per lo Studio dell’Aterosclerosi<br />

§ International College of Angiology<br />

§ New York Academy of Sciences


INDICE<br />

Introduzione pag. 5-7<br />

Premesse fondamentali sui componenti alimentari “ 8-10<br />

La dieta dell’uomo dalle origini ai giorni nostri “ 11-13<br />

Elenco capitoli “ 14<br />

Iperlipidemie “ 15<br />

Colesterolo e grassi saturi alimentari- Ipercolesterolemia “ 16-32<br />

Indice Colesterolo/Grassi Saturi “ 32-38<br />

Col-HDL “ 38-39<br />

Ipertrigliceridemia-Chilomicroni “ 39-40<br />

Grassi alimentari- Omega-3, Omega-6 “ 41-46<br />

Indice Glicemico- Carico glicemico “ 47-58<br />

Diabete tipo 2 e dieta “ 59-61<br />

Soprappeso-Obesità “ 61-72<br />

Iperinsulinemia “ 72-73<br />

Fibre “ 74-76<br />

Attività Fisica “ 77-79<br />

Preparazione cibi – Na- K- Ipertensione “ 80-83<br />

Cottura dei cibi “ 83-84<br />

Radicali liberi- Antiossidanti “ 85-87<br />

Flavonoidi “ 87-89<br />

Fumo “ 89-91<br />

<strong>Dieta</strong> per prevenzione del cancro “ 92-97<br />

Invecchiamento “ 98-101<br />

Conclusioni generali “102-103<br />

Prospettive future “104-105<br />

<strong>Dieta</strong> prudente per salvaguardia <strong>salute</strong> “105-107<br />

<strong>Dieta</strong> specifica per malattie cardiovascolari “108-111<br />

“ “ “ tumori “111-113<br />

“ “ “ invecchiamento “113-114<br />

“ “ “ malattie metaboliche “114-116<br />

Appendice di ricette compatibili “117-119<br />

4


DIETA, REGOLE IGIENICHE E SALUTE<br />

(Come vivere a lungo e bene correggendo alimentazione e stile di vita)<br />

5<br />

Introduzione. Lo scopo ultimo dell’esistenza di ogni specie animale e vegetale, compresa quella<br />

umana, è rappresentato dalla sopravvivenza.<br />

Con questo obiettivo si sono mosse le ricerche scientifiche soprattutto negli ultimi due secoli;<br />

se da un lato esse hanno drasticamente allungato la vita umana, dall’altro hanno creato una serie di<br />

problemi di tipo sanitario, sociale ed economico.<br />

Lasciando ai politici, ai sociologi ed agli economisti la soluzione degli ultimi due, ci siamo<br />

proposti , da medici quali siamo, di informare il grande pubblico sulle possibilità che oggi ci sono<br />

offerte dalla scienza e dalla medicina di invecchiare più a lungo e meglio, con semplici indicazioni<br />

dietetiche ed <strong>igieniche</strong>.<br />

Anche se mancano le relative statistiche, si ritiene che all’età della pietra la sopravvivenza media<br />

della specie umana non superasse i 20-25 anni<br />

Mancano dati certi per i millenni successivi; alcuni storici parlano di 41 anni di vita per i maschi<br />

e di 39 per le donne in epoca romana, altri ritengono tempi inferiori. Cifre simili sono attribuite<br />

anche ai secoli successivi.<br />

Più recentemente, per vari secoli l’aspettativa media di vita è rimasta stabile a 39 anni;<br />

nell’ultimo secolo invece essa é rapidamente aumentata, nei Paesi Occidentali, da 47 ad oltre 77<br />

anni. Sfortunatamente, la sopravvivenza media è rimasta molto inferiore in numerosi paesi del III<br />

mondo.<br />

Recenti statistiche riportano per la popolazione italiana, una delle più longeve con quella<br />

giapponese, una aspettativa media di vita di 77,6 anni per i maschi e 83,2 anni per le femmine,<br />

corrispondente a circa 30 anni dopo la menopausa; le ultime rilevazioni riferiscono valori ancora<br />

più alti, 79 anni circa per i maschi e 84 circa per le femmine.<br />

Siccome nei mammiferi la durata media della vita si avvicina a 25-30 volte il periodo trascorso<br />

prima della pubertà, ma nell’uomo il rapporto è di molto inferiore (circa 4 volte), qualche autore<br />

ipotizza addirittura nel prossimo futuro un obiettivo di 120 anni.<br />

Il progressivo miglioramento della sopravvivenza media , non potendo invocare nel periodo<br />

biologicamente breve considerato il Fattore Genetico,è probabilmente dovuto alla concorrenza di<br />

altri fattori fra cui: 1) la Mortalità Infantile, scesa nei paesi occidentali a meno del 10% (4,2%<br />

nell’UE; 2) la drastica riduzione delle Malattie Infettive e la quasi totale eliminazione delle<br />

grandi Epidemie, per lo meno batteriche, solo in minor percentuale sostituite da quelle virali.<br />

Questo risultato è il frutto di un diffuso impiego dei vaccini, a cui nel secolo scorso hanno aperto la<br />

strada grandi ricercatori come Jenner, Pasteur, Sabin e molti altri e, dopo l’ultima grande guerra,<br />

all’avvento dell’era chemioterapica prima e antibiotica dopo; 3) una migliore Igiene di Vita, con<br />

un maggiore controllo negli ultimi decenni dei cosiddetti Fattori di Rischio (FdR), in particolare<br />

della Ipertensione, delle Dislipidemie, del Fumo, del Diabete, anche se nel mondo occidentale<br />

stiamo assistendo ad una esplosione di altri FdR come l’Obesità, la Vita Sedentaria e , ovviamente,<br />

l’Invecchiamento.<br />

Oggi le statistiche sulla Mortalità Generale nei paesi occidentali indicano come principale causa<br />

di morte le Malattie Cardiovascolari; esse rappresentano il 45% della mortalità nei paesi<br />

economicamente più avanzati, dove tuttavia è diminuita negli ultimi decenni, il 53% in quelli ad<br />

economie emergenti, dove invece è in aumento ed il 23% in quelli in via di sviluppo.<br />

Fra esse predominano l’Ipertensione, che con le sue complicanze rappresenta una delle principali<br />

cause di morte ed è diffusa a tutte le razze del pianeta e le patologie su base aterosclerotica come<br />

la Cardiopatia Ischemica, l’Infarto Miocardico e l’Ictus, con un rapporto di 2-5:1 fra malattie<br />

coronariche e ictus.


6<br />

Seguono ad una certa distanza i Tumori, con il 30% circa di mortalità; questi ultimi, a causa da un<br />

lato dell’invecchiamento della specie, dall’altro degli eccezionali progressi nella cura della malattie<br />

cardiovascolari, certamente superiori a quelli realizzati per le malattie tumorali, vanno assumendo<br />

prevalenza sempre maggiore nella mortalità generale.<br />

Le altre cause rappresentano solo una percentuale dei decessi, se non trascurabile, per lo meno<br />

limitata e sono costituite da patologie in qualche modo legate alla vita moderna, come gli incidenti<br />

stradali o nell’ambiente di lavoro e le broncopneumopatie croniche, per lo più conseguenze di<br />

cattive abitudini come il fumo o dell’inquinamento atmosferico delle città, presente ormai in tutto il<br />

pianeta.<br />

Chi riesce, grazie alle proprie difese ed ai progressi della medicina nel trattamento delle altre<br />

malattie fatali, a sfuggire all’insidia di tutte queste patologie, dà vita ad un capitolo a parte,<br />

rappresentato dall’invecchiamento e dalla morte naturale per marasma senile.<br />

Oggi tuttavia il grande pubblico non si accontenta di sopravvivere, accettando filosoficamente i<br />

guai che il tempo e l’età avanzata seminano sul suo cammino; esso chiede al medico, al chirurgo<br />

plastico, alle mille pozioni magiche della giovinezza il privilegio di invecchiare bene, cercando di<br />

attenuare gli effetti devastanti dell’età sull’organismo umano, mai del tutto eliminabili, per<br />

permettere una conclusione accettabile del nostro ciclo terreno.<br />

Tutti si rendono conto che nessuno è in grado, né lo sarà mai, di donare all’uomo l’immortalità,<br />

ma molti chiedono di rinnovare oggi il mito cantato da poeti e scrittori, come Goethe nel Faust o<br />

raccontato nella leggenda di Shangri-là, un mitico paese tibetano dove dimorava l’eterna<br />

giovinezza.<br />

L’Invecchiamento ed i possibili effetti della dieta e delle <strong>regole</strong> <strong>igieniche</strong> nel ritardarlo e renderlo<br />

più accettabile, rappresenta l’ultimo e conclusivo capitolo di questa ampia rassegna, che si prefigge<br />

come obiettivo realizzabile quello dell’American Health Foundation:” Permettere di morire giovani<br />

il più tardi possibile”.<br />

Mentre continua la battaglia sugli altri fronti, gli Obiettivi della Medicina sono oggi rappresentati<br />

dalla correzione più radicale di alcuni FdR come Ipertensione, Dislipidemia, Fumo e Diabete (i c.d.<br />

4 Cavalieri dell’Apocalisse) e dalla lotta più incisiva contro altri come l’Obesità, la Sedentarietà<br />

E’ oggetto di riflessione che alcuni di questi FdR come Ipertensione, Dislipidemie, Diabete,<br />

Obesità siano caratteristica pressoché esclusiva della razza umana, mentre sono pressoché assenti<br />

negli animali allo stato selvaggio, mammiferi in particolare, e compaiano soltanto in quelli in<br />

cattività, che hanno assunto comportamenti e alimentazione simili all’uomo.<br />

E’ ipotizzabile che l’uomo nei secoli abbia acquisito abitudini e stili di vita non adeguati al<br />

metabolismo della specie, che possono aver agito come causa o concausa delle principali malattie,<br />

particolarmente cardiovascolari o neoplastiche e come causa di mortalità umana.<br />

Fra le prime sono indubbiamente da considerare quelle alimentari, fra le seconde la sedentarietà,<br />

gli inquinamenti ambientali, le intossicazioni chimiche organiche subite nella vita quotidiana e le<br />

abitudini voluttuarie (fumo, ecc.).<br />

Ad aggravare le cose, negli ultimi anni una campagna di marketing sempre più martellante dei<br />

mass media, impone all’attenzione ed al consumo degli spettatori prodotti alimentari tanto allettanti<br />

quanto dannosi per la <strong>salute</strong>. Sulle reti italiane poi è letteralmente esplosa una valanga di<br />

trasmissioni, in cui si suggeriscono ricette di ogni tipo, indubbiamente molto raffinate sotto il<br />

profilo culinario e del palato, ma altamente sconsigliabili sotto quello medico.<br />

Per il migliore controllo di questi FdR disponiamo oggi di numerosi farmaci, efficaci anche<br />

se non privi di inconvenienti come il costo elevato per l’individuo e per la comunità, moltiplicato<br />

dalla necessità di una somministrazione continua e gli effetti indesiderati attualmente noti, oltre ad<br />

altri per ora ignoti ma di possibile insorgenza a lungo termine.<br />

Occorre inoltre una adeguata campagna di informazione per il loro uso corretto in termini di<br />

dosi, incompatibilità, durata del trattamento, che richiede impegni di lungo periodo.


7<br />

Gli Autori si propongono di esaminare la letteratura che si occupa degli argomenti accennati,<br />

iniziando dall’esame degli eventuali errori della nostra specie e valutando l’eventuale impatto della<br />

loro correzione sulle due patologie più frequenti, le malattie cardiovascolari di origine<br />

aterosclerotica e i tumori, che determinano da sole il 75% della mortalità e morbilità umana.<br />

Particolare attenzione è stata dedicata alla dieta, che se corretta secondo le più recenti<br />

acquisizioni è sempre utile, poco costosa per la comunità e per l’individuo e spesso ricca di brillanti<br />

risultati; altri capitoli si occuperanno degli errati stili di vita, anch’essi caratteristici della specie e<br />

possibili fattori delle più frequenti patologie umane.<br />

Non parleremo invece dei Farmaci, la cui trattazione non rappresenta lo scopo del trattato e che<br />

lasciamo alla competenza degli specialisti.<br />

Per rendere più comprensibili i vari capitoli e renderne il testo alla portata del grande pubblico<br />

interessato a questa lettura, facciamo precedere il trattato da alcune spiegazioni dei termini<br />

impiegati a proposito degli alimenti.<br />

Nota. Il trattato di cui il lettore si appresta a prendere visione, non è un romanzo né tanto meno un<br />

thriller, da scorrere velocemente dalla prima all’ultima pagina per arrivare alla conclusione.<br />

Esso è invece un’opera di consultazione, da esaminare di volta in volta alla ricerca di soluzioni<br />

dietetiche a differenti problemi di <strong>salute</strong>.<br />

A seconda delle esigenze del lettore (prevenzione generica alimentare,terapia di specifiche<br />

malattie, rallentamento del processo di invecchiamento, semplice curiosità sui progressi nel campo<br />

delle conoscenze), il lettore potrà consultare preventivamente l’Indice, appositamente spostato<br />

all’inizio del lavoro e individuare il capitolo che interessa.<br />

Dopo averlo letto e meditato (e ci scusiamo per gli eventuali punti non sufficientemente chiari),<br />

egli potrà eventualmente consultare altri capitoli a cui è stato fatto riferimento, per comprendere<br />

meglio il pensiero degli Autori.<br />

Siccome nel testo sono presenti indicazioni dietetiche differenti ed a volte contrastanti, si<br />

consiglia di leggere in ogni caso il capitolo delle Conclusioni Generali, che tenta di rispondere ai<br />

molti, legittimi dubbi.<br />

Con questi piccoli accorgimenti, potrete annoiarvi di meno e trarre maggior profitto dalla lettura.


8<br />

PREMESSE FONDAMENTALI SUI COMPONENTI DELL’ALIMENTAZIONE.<br />

Un libro che si proponga uno scopo divulgativo, deve innanzitutto essere capito dal grande<br />

pubblico a cui è indirizzato.<br />

Ma per raggiungere questo scopo occorrono delle conoscenze preliminari, ovviamente su base<br />

scientifica, di cui non si può fare a meno, come in ogni campo dell’attività umana.<br />

La mancanza di queste basi, può rendere più difficile la comprensione dei vari argomenti, oppure<br />

trasmettere conoscenze sbagliate, oppure, al minimo, richiedere lunghe spiegazioni ad ogni<br />

capitolo, che renderebbero l’opera lunga, pesante e noiosa.<br />

Riteniamo quindi utile premettere ad essa alcune informazioni sulla composizione degli alimenti<br />

che compongono la dieta umana e sulle modificazioni che essa ha subito dalle origini della nostra<br />

specie ai giorni nostri, che consigliamo di leggere attentamente e di consultare per ogni eventuale<br />

dubbio.<br />

Innanzitutto gli alimenti contengono sostanze nutritive che sono indispensabili per fornire<br />

l’energia necessaria all’attività umana e inoltre alla costruzione e al mantenimento dei v ari tessuti<br />

del nostro organismo.<br />

Esse sono rappresentate dalle Proteine (o Protidi), dai Glucidi ( o Idrati di Carbonio o più<br />

volgarmente Zuccheri) e dai Lipidi ( o Grassi).<br />

Esistono inoltre alcune categorie di alimenti che favoriscono il metabolismo dei precedenti, cioè<br />

lo svolgersi delle loro funzioni, dalla utilizzazione del cibo alle complesse reazioni chimiche che<br />

permettono la vita dei soggetti.<br />

Proteine. Iniziamo dalle Proteine che sono all’origine della vita di tutte le specie animali; numerosi<br />

ricercatori sostengono che proprio il consumo delle proteine animali ha determinato l’origine della<br />

razza umana, fornendola di una intelligenza superiore che le ha permesso di differenziarsi dal ramo<br />

dei Primati a cui apparteneva.<br />

Le proteine degli alimenti forniscono l’azoto e gli aminoacidi essenziali che servono alla<br />

costruzione delle proteine proprie dell’organismo e di altre sostanze azotate.<br />

Le proteine del nostro corpo sono simili ad un mosaico formato da un numero relativamente<br />

limitato di tessere alimentari, detti aminoacidi, 18 per la specie umana, che con le loro<br />

numerosissime combinazioni costituiscono tutti i tessuti del nostro corpo.<br />

Esse possono essere fornite dal regno animale o vegetale ed il loro fabbisogno giornaliero deve<br />

rappresentare almeno il 15% della nostra alimentazione.giornaliera.<br />

Il nostro organismo utilizza circa il 70% delle proteine fornite dal nutrimento; pertanto si<br />

consiglia un apporto quotidiano di 0,9 g.per kg. di peso corporeo, valore che è di circa 2 volte il<br />

fabbisogno minimo e corrisponde a circa 70 g. per un maschio adulto.<br />

Questo fabbisogno va aumentato di 6 g. nel secondo terzo della gravidanza e di 15 g. durante<br />

l’allattamento; il lattante dovrebbe consumare una razione per kg. di peso da 2 a 3 volte quella<br />

dell’adulto. Queste percentuali possono essere superate e ridotte entro dei valori dalla metà al<br />

doppio , senza particolari problemi di tolleranza, purchè in quest’ultimo caso si beva abbastanza per<br />

eliminare le scorie prodotte (acido urico, ecc.).<br />

Fra gli aminoacidi, 6 sono di sintesi endogena, cioè possono essere fabbricati nel nostro<br />

organismo per mezzo di complicate reazioni chimiche; essi sono chiamati non essenziali e sono<br />

rappresentati da:<br />

- acido aspartico<br />

- acido glutammico<br />

- alanina<br />

- gli cocolla<br />

- prolina<br />

- serina<br />

Due aminoacidi sono considerati semiessenziali, in quanto non sono sintetizzati in quantità<br />

sufficiente durante la crescita e sono:<br />

- arginina


9<br />

- istidina<br />

Infine 10 sono detti Essenziali, in quanto non sintetizzati dal corpo umano e quindi devono<br />

essere introdotti dall’esterno con l’alimentazione; essi sono:<br />

- cistina<br />

- fenilalanina<br />

- isoleucina<br />

- leucina<br />

- lisina<br />

- metionina<br />

- tirosina<br />

- treonina<br />

- triptofano<br />

- valina<br />

Alcune proteine sono fornite da cibi provenienti dal regno animale, cioè dalla carne e dai suoi<br />

derivati (salumi, ecc.), dal pesce e dai crostacei, dal latte, dai latticini, dai formaggi e dall’uovo;<br />

altre sono di origine vegetale, come i cereali e derivati, i legumi (fagioli, lenticchie, ecc.), la soia, la<br />

frutta secca (mandorle, nocciole, ecc.) e anche alcune alghe.<br />

Le proteine animali sono ricche di ogni tipo di aminoacido essenziale; quelle vegetali<br />

contengono pure aminoacidi essenziali e non essenziali, ma spesso in quantità insufficiente, per cui<br />

è molto difficile comporre con esse una dieta completa di proteine ed è spesso necessario integrarle<br />

con quelle animali.<br />

Glucidi. I Glucidi, anche se possono essere, almeno in parte, sostituiti dai grassi, sono comunque<br />

indispensabili nella alimentazione umana.<br />

Per evitare turbe metaboliche come la chetosi, cioè la formazione di derivati (precursori) dalla<br />

combustione incompleta dei grassi (es. acetone), sono necessari almeno 100 g. di glucidi al giorno.<br />

Nell’organismo sono immagazzinati come glicogeno nel fegato, da dove vengono prelevati e<br />

trasformati in glucosio che rappresenta la principale riserva energetica per l’organismo, in quanto<br />

rapidamente utilizzato dalle cellule.<br />

I glucidi si possono suddividere a seconda della loro composizione in:<br />

- monosaccaridi, o zuccheri semplici, costituiti da una sola molecola. Essi sono rappresentati dal<br />

glucosio e dal fruttosio, presenti nel miele e nella frutta, e dal galattosio, presente nel latte;<br />

- disaccaridi o zuccheri doppi, costituiti da 2 molecole, come il saccarosio, zucchero bianco<br />

estratto dalle barbabietole e dalla canna da zucchero e composto da glucosio e fruttosio, il lattosio<br />

che è lo zucchero del latte dei mammiferi, composto di glucosio e galattosio, il maltosio, presente<br />

nel mais e nella birra e composto da 2 molecole di glucosio.<br />

polisaccaridi o zuccheri complessi, rappresentati dall’amido, che contiene alcune molecole di<br />

glucosio e si trova nei cereali ( grano, riso, mais), nei tuberi (patate, patate dolci), semi e legumi<br />

(fagioli, lenticchie, fave, piselli, soia) e in alcune radici.<br />

Grassi. I grassi costituiscono nell’organismo i depositi di riserva e sono componenti essenziali<br />

delle membrane delle cellule e del tessuto nervoso.<br />

Le calorie provenienti dai glucidi e dai grassi sono immagazzinate principalmente sotto forma di<br />

grasso nel tessuto adiposo, dove rappresentano una sorgente diretta di energia ( fatta eccezione per<br />

il sistema nervoso che consuma solo zuccheri).<br />

Essi hanno inoltre alcune importanti funzioni, quali il trasporto delle vitamine liposolubili ( cioè<br />

solubili solo nei grassi), come le vitamine A, D, E e K e sono necessari alla produzione di ormoni;<br />

provvedono inoltre all’isolamento del corpo e degli organi viscerali dall’ambiente esterno, specie<br />

dal freddo.<br />

Come diremo meglio nel Cap. III (Omega-6/Omega-3) i grassi della alimentazione si possono<br />

suddividere in Grassi Saturi prevalentemente di provenienza animale (carne e derivati come<br />

insaccati, pesce, latte e derivati come panna e burro, latticini e formaggi, uova) e in Grassi Insaturi,<br />

prevalentemente di origine vegetale.


10<br />

Questi ultimi a loro volta sono suddivisi in :<br />

- monoinsaturi, contenuti nell’olio di oliva, nel grasso e fegato d’oca e nel grasso di<br />

anitra;<br />

- polinsaturi, di origine sia vegetale (olio di semi) che animale (oli di pesce, molluschi e<br />

maiale)<br />

Come diremo meglio in seguito, una alimentazione troppo ricca di grassi saturi e di colesterolo<br />

può favorire l’aumento nel sangue del cosiddetto colesterolo cattivo e può essere causa importante<br />

di gravi malattie metaboliche, come l’aterosclerosi con le sue complicanze e favorirne altre<br />

proliferative come i tumori:<br />

Ne tratteremo più diffusamente nei rispettivi capitoli.<br />

Negli alimenti sono contenuti inoltre altri elementi come le Fibre, non portatori di calorie né<br />

direttamente interessati nel metabolismo umano, ma utili in quanto rallentano il processo di<br />

assorbimento dei glucidi e quindi riducono l’indice glicemico dei cibi e facilitano la liberazione<br />

dell’intestino dalle scorie tossiche.<br />

Come diremo meglio nel capitolo relativo esse si suddividono in fibre non solubili, come<br />

cellulosa ed emicellulosa presenti nelle verdure e nei frutti, che diminuiscono il tempo di transito<br />

delle feci nell’intestino, eliminando la stitichezza, e solubili, presenti nelle farine vegetali, legumi,<br />

cereali specie integrali, che riducono l’assorbimento dei grassi nell’intestino e rallentano quello dei<br />

glucidi.<br />

Maggiori dettagli sono descritti nel Cap.VIII (Fibre).<br />

Non si può pretendere che una persona, in varia misura estranea alla materia, capisca e ricordi<br />

tutte queste informazioni.<br />

Per ora ci basta che le abbia lette e in parte trattenute; in seguito, durante la lettura del libro, sarà<br />

più facile ricorrere ad esse per capire il testo.


11<br />

LA DIETA DELL’UOMO DALLE ORIGINI AI GIORNI NOSTRI.<br />

Vediamo ora come è cambiata la dieta della specie umana durante la sua storia; da questa<br />

indagine si possono ricavare , oltre alla modificazioni, anche gli eventuali errori, possibili cause di<br />

gravi malattie che affliggono attualmente l’umanità.<br />

Durante un periodo molto antico detto Miocene (12-14 milioni di anni fa) un gruppo di Primati<br />

(un ramo di scimmie antropomorfe, cioè simili all’uomo, come il gorilla, lo scimpanzé e l’orango)<br />

si staccò dal tronco delle scimmie del vecchio mondo e diede inizio a quel processo che attraverso<br />

varie tappe, doveva portare al genere uomo; dai fossili ritrovati si sono ricostruite alcune specie di<br />

passaggio, chiamate Gigantopiteco, Sivapiteco e infine Ramapiteco.<br />

Fino a quel momento, quei Primati vivevano raccogliendo sugli alberi il loro cibo, composto<br />

prevalentemente di frutti, oltre che di germogli, bacche, tuberi, foglie, integrati per la quota<br />

proteica da qualche insetto e verme.<br />

E’ degno di attenzione il fatto che qualsiasi tipo di frutta fresca fornisce calorie sotto forma di<br />

zuccheri idrosolubili, non supera mai circa le 800 calorie per kg., non ha mai meno del 75% di<br />

acqua e contiene da 1 a 4 g. per kg. di potassio.<br />

Questo comportava che i nostri progenitori, pur mangiando a volontà qualsiasi tipo di frutta, non<br />

potevano mai assumere più calorie di quante ne consumassero e quindi non potevano mai<br />

ingrassare.<br />

Ciò risulta evidente oggi osservando i Primati (scimmie), che pur presentando ventri prominenenti<br />

per la grande quantità di frutta ingerita , non hanno mai un pannicolo adiposo tale da farli<br />

considerare grassi.<br />

D’altra parte queste scimmie, vivendo in foreste dove la produzione di frutta era continua e la<br />

temperatura non richiedeva uno strato di grasso per l’isolamento dal freddo, non avevano bisogno di<br />

accumulare riserve di grasso, che avrebbe solo rappresentato uno svantaggio per l’agilità e mobilità<br />

del soggetto.<br />

Circa 2,5-2 milioni di anni fa il clima africano divenne più secco e le foreste si ridussero<br />

notevolmente per far posto alle savane, praterie con macchie di boschi.<br />

Per la siccità incombente frutti e foglie diminuirono, per cui gli Ominidi dovettero scendere dagli<br />

alberi e cercare i frutti del sottobosco, i semi delle praterie, (graminacee e cereali), bulbi, rizomi e<br />

tuberi, questi ultimi specie nei periodi di siccità. Per arricchire la dieta di proteine, raccolsero<br />

animaletti, lucertole, uova e uccellini dei nidi.<br />

Gli Australopitechi robusti e iperrobusti, avrebbero procacciato il cibo in zone boscose e si<br />

sarebbero avventurati nelle praterie circostanti solo per cercare frutti duri, dotati di semi e poca<br />

polpa, noci, semi, tuberi mangiati sporchi di terra.<br />

Chiusi in uno spazio sempre più ristretto e con risorse più ridotte furono destinati a scomparire.<br />

Gli Australopitechi africani, del tipo più gracile, forse ebbero dieta simile ma con frutti più teneri,<br />

integrati con rettili, nidiacei, insetti, larve, pesci,molluschi dei laghi salati e dei fiumi, con saltuaria<br />

caccia di animali o utilizzazione di resti di animali morti.<br />

Alcuni Ominidi, già 3,5 milioni di anni fa, avevano superato un altro gradino dell’evoluzione<br />

con la comparsa di modifiche anatomiche che permisero la posizione eretta, cioè la possibilità di<br />

stare in piedi; si liberarono così gli arti anteriori, diventati braccia, e soprattutto le mani per la<br />

raccolta di cibo e per l’uso di pietre rudimentali per la difesa, per scavare radici e per separare la<br />

carne dagli ossi.<br />

Questo ramo di Primati, sceso dagli alberi e in grado di camminare, si avventurò nelle savane<br />

aperte, vivendo la c.d.”rivoluzione delle savane”.<br />

Con il moltiplicarsi della specie, fu necessario per essi espandersi dalle foreste tropicali dotate di<br />

frutti per tutto l’anno verso terre con climi non più tropicali, quindi a vegetazione meno estesa e<br />

caduca, cioè con produzione di cibo solo stagionale; iniziarono così le grandi migrazioni.


12<br />

Intanto l’alimentazione, prima essenzialmente vegetariana, divenne parzialmente carnivora,<br />

comprendendo anche prodotti proteici del terreno come vermi, insetti, lumache, rane e uova di<br />

uccelli.<br />

Comparvero così nella alimentazione dell’Ominide nomade primitivo i primi grassi, ma<br />

certamente in piccole quantità (pochi grammi al giorno). In seguito, con la caccia e la selvaggina,<br />

con la pesca per le popolazioni viventi in riva al mare, la quantità aumentò di poco, per i motivi già<br />

descritti a proposito degli uomini primitivi.<br />

La raccolta di uova rimase saltuaria, perché spesso nascoste in luoghi inaccessibili; d’altra parte<br />

era abbastanza improbabile potessero procurarsi il latte, succhiandolo dalle femmine di altre specie<br />

di mammiferi.<br />

La frutta secca presentava altri inconvenienti legati al piccolo volume e alle difficoltà per estrarne<br />

i semi senza strumenti adatti.<br />

La comparsa nell’alimentazione della componente proteica, che costituisce la c.d. “rivoluzione<br />

proteica”, potrebbe aver determinato, secondo alcuni studiosi, una particolare evoluzione di quel<br />

ramo dei Primati, che nell’arco di oltre 6 milioni di anni ha portato allo sviluppo di una intelligenza<br />

superiore e di particolari tipi di comportamento.<br />

In questo periodo dell’evoluzione questi primati intelligenti precursori dell’uomo, i c.d. Ominidi,<br />

incontrarono casualmente un’altra fonte di proteine, la carne di animali morti prede di altri<br />

carnivori,che col tempo e con l’aiuto di strumenti di pietra e di armi primitive imparò in seguito a<br />

cacciare di persona, specie bovidi come le antilopi.<br />

Un esempio di questa dieta primitiva è offerto da una colonia sopravvissuta di indios dell’Alto<br />

Orinoco, gli Yanohama, che hanno un livello preistorico di alimentazione, consistente nella raccolta<br />

di prodotti della foresta, caccia e pesca, che consente loro di nutrirsi con 125 g. di pesce di fiume e<br />

250 g. di carne cacciata al giorno.<br />

Contemporaneamente avvennero altre importanti evoluzione della specie, come la nascita dello<br />

spirito di collaborazione fra i membri dello stesso branco, con la spartizione del cibo comunque<br />

procurato fra essi, la suddivisione delle diverse funzioni fra l’uomo cacciatore e la donna prima<br />

raccoglitrice poi casalinga, con funzioni di preparare il cibo, oltre che di assicurare la sopravvivenza<br />

della specie.<br />

Il miglioramento della alimentazione, con la dieta più varia e di diversa provenienza, determinò<br />

anche una grande crescita numerica degli ominidi e di conseguenza una rarefazione della<br />

selvaggina all’inizio del Pliocene; gli ominidi perciò furono costretti a migrare, come i primi<br />

cacciatori glaciali attraverso lo Stretto di Bering, probabilmente ghiacciato durante una grande<br />

glaciazione, prima nel Nord- e poi nel Sud-America al seguito delle grandi mandrie di<br />

animali,(mammuth, camelidi). In mille anni (periodo calcolato dai ricercatori) essi raggiunsero la<br />

Patagonia.<br />

Questa emigrazione di popolazioni asiatiche, attraverso lo stretto di Bering ghiacciato,<br />

nell’America del Nord è ora posta in discussione da studi recenti, che attribuiscono alle popolazioni<br />

insediate sulle due sponde all’incirca la stessa età.<br />

Intanto gli Ominidi in milioni di anni subirono una evoluzione in specie sempre più umane,<br />

finchè si arrivò, attraverso l’Australopiteco (da 3 1/2 milioni a 1 milione di anni fa),all’Homo<br />

Habilis ( da 2,7 a 1 milione di anni fa).<br />

Quando, in questo processo evolutivo, possiamo parlare di Uomo e come ci si è arrivati non lo<br />

sappiamo con certezza e ancora si combattono due teorie, quella evoluzionista che risale a Darwin e<br />

sostiene la graduale trasformazione della specie provocata dalle stesse forze della natura e quella<br />

creazionista di origine religiosa, che afferma l’intervento di una intelligenza superiore, da alcuni<br />

chiamata Dio, nell’ultimo passaggio da animale a uomo.<br />

Non abbiamo né l’intenzione, né la competenza per approfondire la discussione e d’altra parte<br />

questo ci porterebbe troppo lontano dal nostro argomento; perciò ci limiteremo a proseguire la<br />

nostra storia secondo la teoria evoluzionista, oggi prevalente, anche se non esente da critiche.


13<br />

L’Homo Habilis, con cervello più sviluppato, posizione eretta, mano prensile e capace di<br />

movimenti fini, invase la savana e, continuando a nutrirsi di vegetali, integrò con maggior<br />

continuità la dieta con carni di prede raccolte e sottratte ai carnivori.<br />

Ciò gli permise di sviluppare il cervello con le sue funzioni e grazie alla sua abilità manuale, una<br />

cultura grossolana degli utensili.<br />

La sua dieta divenne così equilibrata, onnivora composta di frutta, vegetali, carne e pesce, con<br />

vantaggi per l’adattamento e la sopravvivenza.<br />

Dall’Homo Habilis deriverà l’Homo Erectus (da 1,8 milioni a 300.000 anni fa), che utilizzò il<br />

fuoco e perfezionò la lavorazione di strumenti di pietra, con un comportamento simile a quello degli<br />

attuali raccoglitori-cacciatori.<br />

Esso rappresenta l’ultimo gradino prima dell’Homo Sapiens, l’attuale specie dominante, nel bene<br />

e nel male, del nostro Pianeta.<br />

Quando i nuovi territori da invadere si esaurirono e con essi la riserva di caccia , sorse per<br />

necessità di sopravvivenza l’agricoltura.<br />

Nata per caso dall’osservazione di germogli, cresciuti presso la caverna o altro riparo dai resti<br />

(semi) dei pasti consumati, essa fu favorita dalle nuove tecniche strumentali, dalla scoperta del<br />

fuoco che offerse la possibilità di cuocere i cereali facilitandone la digestione e permise col sistema<br />

del taglia-brucia la creazione di terreni per la coltivazione.<br />

Constatando che la coltivazione del cibo costava meno energia e rischi della caccia, l’agricoltura<br />

si affermò definitivamente in Medio Oriente (c.d. fertile mezza luna), 8000-9000 anni a.C.,<br />

determinando profonde modificazioni del metabolismo umano con possibilità di nuove malattie in<br />

caso di mancato adattamento e variazioni di comportamento come il fenomeno dell’urbanesimo,<br />

cioè della permanenza in sedi fisse.<br />

Come conseguenza di questo nuovo fenomeno , fu possibile all’uomo agricoltore allevare animali<br />

domestici adatti alla nutrizione che, vista la riduzione di importanza della caccia , integrarono la<br />

dieta delle proteine animali indispensabili al suo metabolismo.<br />

Come conclusione di questo rapido viaggio nella storia dell’uomo e del suo sistema di nutrizione,<br />

considerando che l’uomo è comparso sulla terra circa 2 milioni di anni fa, si calcola che per il 90%<br />

di questo periodo egli sia rimasto raccoglitore e poi cacciatore e solo negli ultimi 10.000 anni abbia<br />

cominciato ad addomesticare piante ed animali (periodo agricolo-pastorale).<br />

E’ possibile che le ultime modificazioni della dieta introdotte dall’agricoltura e dall’allevamento<br />

degli animali, dalla cottura dei cibi e dal loro trattamento, dall’aggiunta del sale e da molte altre<br />

variazioni degli ultimi secoli abbiano indotto alterazioni del metabolismo non ancora assimilate dal<br />

codice genetico e pertanto possibile fonte di malattie metaboliche (diabete, obesità), degenerative<br />

(aterosclerosi) e proliferative (tumori).<br />

Queste considerazioni possono sembrare al lettore frutto di fantasia.<br />

Per trovare una conferma scientifica alcuni ricercatori canadesi della nutrizione (1) hanno studiato<br />

nell’uomo gli effetti sui grassi del sangue e sul peso di 3 diete, quella del periodo Miocene (già<br />

descritta), quella del periodo Neolitico e infine di una dieta prescritta attualmente a scopo curativo a<br />

contenuto basso di grassi saturi e alto di vegetali.<br />

Dopo due settimane il Colesterolo LDL (cattivo) era diminuito del 33% con la prima dieta, del<br />

23% con la seconda e del 7% con la terza, con una proporzionale aumento del colesterolo buono.<br />

In altre parole, la dieta Miocene ha raggiunto un risultato sui grassi del sangue pari ad una attuale<br />

terapia a base di statine, oltre ad una riduzione del peso per la facile sazietà provocata dalla grande<br />

quantità di cibo ingerito (più di 5 kg.).<br />

E’ presumibile, in base ai dati epidemiologici, che risultati simili si ottengano anche per la<br />

mortalità e morbilità cardiovascolare e forse tumorale.<br />

Bibliografia(1) Jenkins DJA, Kendal CWC: The garden of Eden. Plant based diet, the genetic drive<br />

to store fat and conserve cholesterol, and implications for epidemiology in the 21 st century.<br />

Epidemiology: 2006; 17 (2): 128-30.


Nel lavoro che segue, considereremo i capitoli sotto elencati, con i rispettivi paragrafi:<br />

I Colesterolo e Grassi Saturi Alimentari nella dieta, Ipercolesterolemia e Iperlipidemie.<br />

II. Indice Colesterolo/Acidi Grassi Saturi nella <strong>Dieta</strong><br />

III Acidi Grassi Omega-6 e Omega-3 e loro rapporto nelle <strong>Dieta</strong>.<br />

IV. Indice Glicemico e Carico Glicemico dei vari Alimenti.<br />

V. Diabete tipo 2 e <strong>Dieta</strong><br />

VI. Soprappeso, Obesità e <strong>Dieta</strong><br />

VII. Iperinsulinemia e Sindrome Metabolica<br />

VIII. Fibre<br />

IX. Attività Fisica<br />

X. Preparazione dei cibi: Sodio e Potassio<br />

XI. “ “ “ : Cottura<br />

XII. Radicali liberi, Antiossidanti e Prevenzione cardiopatie e Cancro<br />

XIII. Flavonoidi<br />

XIV. Fumo di Tabacco<br />

XV. <strong>Dieta</strong> per la Prevenzione del Cancro<br />

XVI. Invecchiamento: Cause ipotizzate, Conseguenze e possibili Rimedi.<br />

XVII. Conclusioni Generali<br />

XVIII. Prospettive Future<br />

XIX. Appendice di Ricette “Compatibili” con le varie indicazioni<br />

14


15<br />

IPERLIPIDEMIE<br />

Il Colesterolo (abbreviato COL) è uno dei principali componenti delle membrane delle cellule e<br />

delle Lipoproteine nel sangue,oltre che di molti ormoni e dei Sali Biliari.<br />

Ogni mammifero sintetizza il suo colesterolo; nell’uomo la sintesi avviene fra mezzanotte e le 2<br />

notturne, in una quantità pari a 5 mg. al giorno, per ogni kg. di peso corporeo.<br />

Poiché il COL è un grasso e come tale insolubile nel sangue, che è un mezzo acquoso, per essere<br />

trasportato nel sistema circolatorio deve unirsi a delle proteine (dette Apoproteine), e formare così<br />

le Lipoproteine, particelle sferiche con un nucleo di grassi, fra cui il colesterolo, che ne permettono<br />

la solubilità e il trasporto.<br />

Esse circolano in 4 forme, i Chilomicroni, sintetizzate nell’intestino a partire dai grassi assorbiti,<br />

le VLDL (Very Low Density Lipoprotein), ricche di Trigliceridi, le LDL (Low Density<br />

Lipoprotein) il c.d. colesterolo cattivo, le HDL (High Density Lipoprotein) il c.d. colesterolo buono,<br />

che portano il COL alle cellule, specie del fegato, dove sono catturate dai c.d. recettori di membrana<br />

e successivamente eliminate sotto forma di acidi biliari.<br />

Le lipoproteine LDL e VLDL trasportano il colesterolo dal fegato ai tessuti, le HDL fanno<br />

esattamente il contrario.<br />

Un aumento a digiuno della concentrazione di LDL o di VLDL, che sono rivelate nei comuni<br />

esami di laboratorio da un aumento rispettivamente del colesterolo totale o dei trigliceridi nel<br />

sangue rappresenta una iperlipidemia, cioè un eccesso di grassi nel sangue.<br />

Essendo così ricche di grassi le lipoproteine sono attaccate dai radicali liberi (vedi cap.XII); in tal<br />

modo la loro componente proteica si ossida. Le LDL ossidate non sono più riconosciute dai<br />

recettori e sono inglobate dai macrofagi delle pareti arteriose, cellule incaricate di catturare e<br />

digerire gli elementi estranei ai tessuti, dando così inizio alla formazione delle placche<br />

aterosclerotiche o ateromi.(1, 2)<br />

Innanzitutto è opportuno inquadrare l’eccesso di grassi nel sangue con i seguenti esami:<br />

Colesterolemia Totale e Colesterolo-HDL<br />

Trigliceridemia<br />

Colesterolo-LDL, calcolato dai valori precedenti con la formula di Friedewald: COL Totale-<br />

COL HDL- Trigliceridi/5.<br />

Si parla di Ipercolesterolemia se il Colesterolo-LDL nel sangue supera 130 mg/dl.<br />

Si parla di Ipertrigliceridemia se i Trigliceridi nel sangue superano i 200 mg%.<br />

Nella diagnosi e nel trattamento delle Iperlipidemie è poi necessario innanzitutto escludere le<br />

forme secondarie, cioè dovute ad altre malattie o a cattive abitudini; queste devono pertanto essere<br />

curate come tali.<br />

Nella Tabella che segue sono riportate le principali, con gli esami essenziali per individuarle.<br />

Tab. 1. Iperlipidemie secondarie ed esami essenziali per la diagnosi<br />

( + indica aumento; - indica diminuzione)<br />

COL-LDL COL-HDL TRIGLICERIDI<br />

Ipotiroidismo + -<br />

Diabete tipo 2 - +<br />

Malattie Renali + - +<br />

Obesità +<br />

Contraccettivi orali + +<br />

Alcolici +<br />

Ipertiroidismo: TSH, fT3, fT4.<br />

Diabete tipo 2 : Glicemia a digiuno e 2 ore dopo pranzo.<br />

Malattie renali (glomerulonefrite, nefrosi lipoidea): Esame orine, Creatininemia, Protidogramma.<br />

Obesità : Indice di Massa Corporea e circonferenza della vita.<br />

Contraccettivi orali e Alcolici: storia del paziente.


16<br />

CAP. I. COLESTEROLO e GRASSI SATURI ALIMENTARI – IPERCOLESTEROLEMIA<br />

L’eccesso di colesterolo alimentare porta spesso, specie in soggetti predisposti per la mancanza<br />

o scarsità di recettori cellulari per le lipoproteine LDL, all’aumento del colesterolo nel sangue, la<br />

c.d.ipercolesterolemia; dal canto loro gli Acidi Grassi Saturi della dieta, contenuti come il<br />

Colesterolo principalmente negli alimenti di origine animale (carni e grassi), concorrono<br />

all’aumento della colesterolemia, bloccandone i recettori.<br />

La forma più grave è rappresentata dall’ipercolesterolemia familiare nella forma c.d.omozigote,<br />

cioè ereditata dai due genitori malati, con valori di colesterolo maggiori di 600 mg% e in quella c.d.<br />

eterozigote, trasmessa da un solo genitore, con colesterolemia fra 285 e 400 mg%.<br />

Numerosi studi epidemiologici (cioè su popolazioni osservate nel tempo), sia sperimentali (su<br />

animali di laboratorio) e infine intervenzionali (cioè sulla efficacia dei trattamenti su popolazioni),<br />

hanno dimostrato al di là di ogni dubbio l’importanza della ipercolesterolemia nella comparsa della<br />

cardiopatia ischemica (infarto miocardio e angina pectoris) e di altre malattie circolatorie; il rischio<br />

aumenta se la colesterolemia supera i 180 mg/dl o il tasso di LDL i 130 mg/dl, che sono considerati<br />

oggi i massimi valori consigliabili (7).<br />

Per le Malattie Cardiovascolari di origine aterosclerotica, in cui si è praticato per lungo tempo una<br />

politica di attesa, intervenendo solo nella fase clinica di queste patologie, più recentemente la<br />

scienza ufficiale ha orientato le sue ricerche sulla Prevenzione non solo Secondaria, cioè a patologia<br />

già conclamata, ma soprattutto Primaria, prima cioè che si manifestino i primi sintomi.<br />

Innanzitutto,accertato sul piano epidemiologico oltre che sperimentale, l’importanza della<br />

Ipercolesterolemia (considerato il primo dei cosiddetti Cavalieri dell’Apocalisse, descritti da San<br />

Giovanni Evangelista come i castigatori dell’umanità corrotta), sulla incidenza di malattie<br />

cardiovascolari fatali come la Cardiopatia Ischemica e l’Infarto Miocardico, è stata consigliata una<br />

dieta c.d. ipolipidemica ,che riduca l’introduzione alimentare di Colesterolo(COL) e di Acidi<br />

Grassi Saturi (AGS) allo scopo di abbassare il tasso di colesterolo nel sangue; essa è stata l’ oggetto<br />

della prima campagna di prevenzione americana a partire dal 1960 e successivamente estesa a tutta<br />

l’Europa.(3, 4, 5)<br />

Più precisamente, essa è povera Acidi Grassi Saturi (AGS ), di origine animale e di Colesterolo<br />

(COL), sostituiti da modiche quantità di Acidi Grassi Monoinsaturi (AGM o MUFA secondo gli<br />

anglosassoni ), cioè di olio di oliva e di Acidi Grassi Polinsaturi (AGP o PUFA), cioè di oli di semi;<br />

inoltre deve essere ricca in fibre vegetali e ridotta, quando necessario, nel contenuto energetico.<br />

Non dimentichiamo infatti che, fra tutte le abitudini umane, dal momento che i nostri antenati<br />

sono discesi dagli alberi, dove si nutrivano di frutti, bacche, foglie e poco altro, per avventurarsi<br />

nella savana ed essere così in grado di integrare una dieta essenzialmente vegetariana con proteine e<br />

grassi di provenienza animale, quella che più è cambiata è proprio la dieta, con le sue implicazioni<br />

favorevoli e spesso sfavorevoli.<br />

Quali sono stati i risultati a lungo termine di questa dieta sul colesterolo del sangue e sugli eventi<br />

cardiovascolari?<br />

Studi eseguiti in Finlandia e negli USA hanno osservato con questa alimentazione una riduzione<br />

della colesterolemia nelle popolazioni solo del 3-4%; tuttavia vecchi studi clinici hanno rilevato<br />

una riduzione del 34-50% di eventi coronarici in soggetti che consumavano una dieta povera di<br />

colesterolo e grassi saturi, probabilmente per la riduzione della colesterolemia da essa indotta (6).<br />

Altre indagini più recenti, come il Lyon Diet Heart Study, hanno visto in pazienti sottoposti a<br />

<strong>Dieta</strong> Mediterranea così composta e controllo dei fattori di rischio tradizionali, una riduzione del<br />

65% degli eventi coronarici ricorrenti dopo infarto miocardico, rispetto ad altri che consumavano<br />

la comune dieta occidentale (8). Risultati simili sono riferiti nell’Oslo Diet-Heart Study durato 11<br />

anni.<br />

Per superare la naturale diffidenza e avversione verso i sacrifici di chi sta apparentemente bene, e<br />

quindi non vuole rinunciare ad alcune abitudini gratificanti della vita, da anni uno di noi ha<br />

proposto e applicato ai suoi pazienti una Prevenzione c.d. Primario-Secondaria in cui, in assenza di


17<br />

sintomi, esami più sofisticati come l’Ecografia arteriosa (arterie carotidi, femorali) permettono di<br />

accertare un iniziale interessamento preclinico (cioè senza sintomi) delle arterie da parte<br />

dell’aterosclerosi, e quindi di convincere anche i pazienti più recalcitranti ad una precoce e più<br />

efficace prevenzione della malattia.<br />

Oltretutto, questo comportamento risponde alla personale convinzione che è necessario<br />

superare l’indirizzo caro ai biochimici, per cui l’aterosclerosi si riduce ad una problema<br />

essenzialmente ematochimico, cioè di contenuto, mentre la clinica suggerisce ogni giorno che<br />

l’aterosclerosi è prima di tutto un problema di contenente, rappresentato dalla parete vascolare.<br />

Ma anche in questa nuova fase della medicina l’orientamento della ricerca, che anche nelle Sanità<br />

più avanzate come quelle degli USA è principalmente in mano alle case farmaceutiche animate<br />

ovviamente più da criteri di profitto che di generale progresso, per motivi economici e commerciali<br />

è principalmente indirizzata verso la terapia farmacologica, trascurando spesso l’aspetto dietetico e<br />

igienico che ne rappresenta, più che il naturale complemento, l’elemento essenziale su cui far agire i<br />

farmaci potenziandone l’attività.<br />

Ora, siccome le malattie cardiovascolari aterosclerotiche iniziano molto precocemente il loro<br />

attacco fin dall’età giovanile, specie alle coronarie come hanno dimostrato le autopsie dei giovani<br />

soldati americani caduti in Corea, non si può pensare di consigliare ai bambini ed ai giovani una<br />

prevenzione farmacologica, impegnativa, costosa e non priva di effetti secondari.<br />

A parte alcuni tentativi, per altro lodevoli, di pochi Autori, fra cui noi stessi, di colmare questa<br />

lacuna, molto poco si è fatto fino agli ultimi decenni da parte della Sanità per trasferire i risultati<br />

degli studi osservazionali , epidemiologici e infine intervenzionali in consigli di ordine pratico per il<br />

medico generico ed i suoi pazienti, sottovalutando l’impatto reale di un intervento dietetico sul<br />

decorso di queste malattie.<br />

Solo nel periodo più recente la scienza da un lato ed i mass media e le Autorità Sanitarie<br />

dall’altro, sono corse ai ripari.<br />

Negli ultimi decenni le campagne di intervento, presso i medici pratici e presso i pazienti, prima<br />

negli USA e poi in molti paesi occidentali come la Finlandia, la Germania e finalmente anche<br />

l’Italia, unitamente ai progressi della medicina, hanno dato i primi frutti in termini di riduzione<br />

della morbilità e mortalità per malattie cardiovascolari. Si è vista infatti una significativa riduzione<br />

della frequenza della malattia se la colesterolemia è abbassata con la dieta o con i farmaci; questi<br />

ultimi sono ritenuti necessari se dopo 3 mesi di dieta i valori del colesterolo totale e del COL-HDL<br />

nel sangue non sono tornati alla normalità o dopo la comparsa di complicanze vascolari, come<br />

l’infarto miocardico.<br />

Addirittura una regressione delle lesioni è possibile se la colesterolemia si riduce sotto i 150<br />

mg/dl; oggi pertanto nel trattamento delle cardiopatia ischemica è raccomandato un tasso di COL-<br />

LDL sotto i 100 mg%.<br />

Le diete consigliate sono tanto più povere in grassi saturi e colesterolo quanto più la<br />

colesterolemia è alta e poco sensibile alle restrizioni messe in atto.(5)<br />

Cominciamo con la c.d. <strong>Dieta</strong> Prudente, consigliata più come Prevenzione<br />

dell’ipercolesterolemia che come sua terapia. Essa è così impostata:<br />

Tab. 2. <strong>Dieta</strong> c.d. Prudente (Joliffe)<br />

Calorie Totali circa 30 calorie/kg di peso ideale (2000-2400/die)<br />

Grassi Totali 30-33 % delle calorie totali<br />

“ Saturi 7-8 % “ “ “ (15-21 g/die)<br />

“ Monoinsaturi 8-9 % “ “ “ (25-26 g/die)<br />

“ Polinsaturi 9-11% “ “ “ (20-33 g/die)<br />

Colesterolo 300-500 mg/die<br />

Carboidrati 42-45 % “ “ “ (225-280 g/die)<br />

Proteine 23-26 % “ “ “ (130-150 g/die)


18<br />

In presenza di ipercolesterolemia, tanto più se la malattia aterosclerotica ha già dato delle<br />

complicanze (infarto miocardico, angina pectoris, ecc.), la <strong>Dieta</strong>, detta di fase 1, è più attenta al suo<br />

contenuto di grassi, secondo i seguenti criteri:<br />

Tab. 3. <strong>Dieta</strong> ipocolesterolizzante fase 1<br />

Calorie Totali Bilanciare assunzione e spese energetiche per<br />

mantenere il peso desiderabile<br />

Grassi Totali fino al 30% delle calorie totali<br />

“ Saturi (per lo più grassi animali) < 10% “ “ “<br />

“ Polinsaturi (per lo più grassi vegetali + pesci) fino al 10 % “ “ “<br />

“ Monoinsaturi 10- 20% “ “ “<br />

Colesterolo < = 300 mg/die<br />

Carboidrati 55 %<br />

Proteine 15 %<br />

Fibre 20-30 g./die<br />

Ove la <strong>Dieta</strong> fase 1 non fosse sufficiente a riportare il colesterolo e le LDL nei limiti consigliati<br />

si può far ricorso ad una dieta ancora più ristretta, prima di ricorrere ai farmaci, che richiedono<br />

tuttavia sempre il controllo alimentare.<br />

Tab. 4. <strong>Dieta</strong> ipocolesterolizzante fase 2<br />

Calorie Totali secondo il consumo energetico<br />

Grassi Totali fino al 30% delle Calorie Totali<br />

“ Saturi < 7% “ “ “<br />

“ Polinsaturi 10 % “ “ “<br />

“ Monoinsaturi 13 % “ “ “<br />

Colesterolo < 200 mg. al giorno<br />

Carboidrati 50-60 % delle Calorie Totali<br />

Proteine circa il 15% “ “ “<br />

Fibre 20-30 g. al giorno<br />

Nella Tab. 5 è indicato il contenuto percentuale di colesterolo (mg/100 g. di parte edibile) e di<br />

grassi saturi (g/100 g. di parte edibile) nei principali alimenti della dieta<br />

Tab.5. Contenuto percentuale di colesterolo e grassi saturi dei principali alimenti della dieta<br />

(parte edibile) Colesterolo tot. (mg%) Grassi Saturi (g%)<br />

Carne fresca<br />

Agnello, crudo 70 4,28<br />

“ , coscia cruda 71 1,01<br />

“ , coscia cotta al forno 116 1,83<br />

“ , costolette crude 75 1,09<br />

“ , costolette cotte al forno 104 1,76<br />

Bovino adulto, tagli anteriori 59-72 1,80<br />

“ “ , tagli posteriori 52-68 0,60-2,03<br />

Cavallo 61 0,27-2,16<br />

Coniglio intero, crudo 52 1,70<br />

“ , coscia 60 2,76<br />

Faraona, coscia con pelle, cruda 71 1,05<br />

“ , coscia con pelle, cotta in forno 99 2,00<br />

“ , coscia senza pelle, cruda 51 1,05<br />

“ , petto senza pelle, crudo 51 0,62<br />

“ , petto senza pelle, cotto al forno 99 0,80<br />

Maiale leggero, bistecca cruda 62 3,66<br />

“ “ , coscia 64 1,13<br />

“ “ , lombo 61 2,23


“ “ , spalla 67 2,24<br />

Maiale pesante, coscia 89 1,72<br />

“ “ , lombo 88 3,50<br />

“ “ , spalla 83 2,97<br />

Pollo intero, con pelle crudo 93 3,27<br />

“ intero, con pelle cotto al forno 119 3,04<br />

“ intero, senza pelle crudo 75 1,23<br />

Pollo, intero, senza pelle cotto al forno 109 1,72<br />

“ , fuso, con pelle crudo 94 1,61<br />

“ , fuso, senza pelle crudo 88 1,08<br />

“ , petto, crudo 60 2,50<br />

Struzzo, crudo 57 2,80<br />

“ , cotto al forno 72 4,10<br />

Tacchino intero, con pelle crudo 67 2,22<br />

“ intero, senza pelle cotto al forno 107 2,84<br />

“ , fesa, cruda 50 3,80<br />

“ , fesa, saltata in padella 62 4,30<br />

“ , fuso, con pelle, crudo 67 1,91<br />

“ , fuso, con pelle, cotto al forno 110 2,80<br />

“ , fuso, senza pelle cotto al forno 107 2,84<br />

“ , sovracoscia, senza pelle crudo 71 1,91<br />

Vitello, filetto crudo 71 1,14<br />

“ , filetto saltato in padella 99 4,82<br />

Salumi<br />

Bresaola 67 0,75<br />

Coppa 96 10,98<br />

Cotechino 98 8,18<br />

Mortadella 70 9,25<br />

Prosciutto cotto 62 5,10<br />

Prosciutto crudo di Parma 72 6,15<br />

Prosciutto crudo San Daniele 69 7,56<br />

Salame cacciatorino 99 10,80<br />

Salame Fabriano 88 12,19<br />

Salame Felino 95 9,51<br />

Salame Milano 90 9,88<br />

Salame Ungherese 94 9,74<br />

Speck 90 5,72<br />

Wurstel 62 6,94<br />

Zampone 95 8,48<br />

Frattaglie<br />

Animelle di bovino cotte 466<br />

Cervello di bovino > 2000<br />

Cuore di bovino cotto 274<br />

Cuore di pollo cotto 231<br />

Cuore di tacchino cotto 238<br />

Fegato di bovino cotto 385 1,34<br />

Fegato di pollo cotto 746 1,96<br />

Fegato di suino cotto 290<br />

Fegato di tacchino cotto 599<br />

Lingua di bovino cotta 211<br />

Pesce<br />

19


Acciuga fresca 61 1,30<br />

Acciuga sotto sale 119<br />

Acciuga sott’olio 114<br />

Anguilla 87 5,27<br />

Aragosta bollita 85 0,63<br />

Aringa fresca 85 3,33<br />

Aringa affumicata 82<br />

Aringa marinata 97<br />

Aringa sotto sale 110<br />

Calamaro fresco 64 0,85<br />

Cefalo muggine 53 1,78<br />

Cefalo muggine uova (bottarega) 440<br />

Cozza-Arsella 121 0,52<br />

Gambero fresco, sgusciato 150 0,27<br />

Mormora 45 4,80<br />

Nasello fresco 50 0,60<br />

Nasello (merluzzo) Baccalà ammollato 50 0,60<br />

Nasello (merluzzo) Baccalà secco 82<br />

Orata di mare fresca 64 0,88<br />

Orata di allevamento fresca 68 1,94<br />

Ostrica 150<br />

Pagello 35 0,54<br />

Polpo 72 0,42<br />

Salmone fresco 35 2,97<br />

Salmone affumicato 50 1,11<br />

Sarda 63 1,02<br />

Sardine fresche 65 4,71<br />

Sardine sott’olio 140 2,66<br />

Sgombro fresco 95 2,61<br />

Sogliola 25 0,18<br />

Spigola selvatica 48 4,35<br />

Spigola di allevamento 75 1,44<br />

Storione 66 1,78<br />

Storione uova (caviale) > 300<br />

Tonno fresco 70 3,35<br />

Tonno in salamoia 63 0,96<br />

Tonno sott’olio 55 3,93<br />

Trota fresca 55 0,70<br />

Latte<br />

Latte di capra 10 3,32<br />

“ di pecora 11 4,82<br />

“ di mucca pastorizzato intero 11 2,11<br />

“ “ “ “ parzialm.scremato 7 0,89<br />

“ “ “ “ scremato 2 1,40<br />

“ “ “ UHT intero 11 2,11<br />

“ “ “ UHT parzialm. scremato 7<br />

“ “ “ in polvere,parzialm.scremato58<br />

“ “ “ in polvere, scremato 22<br />

Yogurt intero 11 2,07<br />

Yogurt parzialmente scremato 8 0,95<br />

Yogurt scremato 2<br />

20


Yogurt alla frutta intero 7 0,60<br />

Formaggi<br />

Caciotta 71 19,31<br />

Fontina 82 14,73<br />

Formaggio spalmabile 90 14,67<br />

“ “ light 42<br />

Gorgonzola 70 13,10<br />

Grana 109 17,53<br />

Mozzarella 46<br />

Parmigiano 91 18,54<br />

Pecorino romano 90<br />

Provolone 73 16,69<br />

Ricotta di pecora 42 73,60<br />

Ricotta di mucca 57 68,20<br />

Uova<br />

Uovo, intero 371 3,17<br />

Uovo, albume 0 tracce<br />

Uovo, tuorlo 1337 9,82<br />

Uovo, cotto a frittata o strapazzato 411<br />

Uovo,cotto a coque o sodo 371<br />

Oli e Grassi<br />

Burro 250 43,78<br />

Lardo 95 33,12<br />

Margarina 100% vegetale 0 26,43<br />

Olio arachidi 0 19,39<br />

“ cocco 0 86,80<br />

“ colza 0 6,31<br />

“ germe di grano 0 15,60<br />

“ girasole 0 11,24<br />

“ mais 0 14,96<br />

“ oliva 0 16,16<br />

“ oliva extravergine 0 14,46<br />

“ palma 0 47,10<br />

“ sesamo 0 13,15<br />

“ soia 0 14,02<br />

“ vinacciolo 0 9,23<br />

Dolci<br />

Cacao amaro in polvere 0<br />

Cacao, bevande al latte 11<br />

Cioccolato al latte 10 21,86<br />

Cioccolato al latte con nocciole 9 17,46<br />

Cioccolato fondente 0 20,59<br />

Crema di nocciole e cacao 2<br />

Gelato, crema 57 8,39<br />

Gelato, ghiacciolo all’arancia 0<br />

Gelato, sorbetto al limone 0<br />

Maionese 70<br />

Merendine, tipo brioche 180 5,60<br />

Merendine, tipo pan di Spagna 142 4,80<br />

Merendine, tipo pasta frolla 141 6,56<br />

21


22<br />

Scelte consigliate nei diversi gruppi di alimenti<br />

Latte e derivati: latte parzialmente scremato, latte scremato, yogurt magro, yogurt magro alla frutta<br />

Pane e sostitutivi: pane, fette biscottate, grissini, crackers, cereali in fiocchi preferibilm. Integrali<br />

Pasta o riso: pasta o riso asciutti, conditi con pomodoro fresco e olio extravergine di oliva crudo.<br />

Riso, pasta, crema di riso, semolino in brodo vegetale o di carne accuratamente sgrassato o con<br />

minestra di verdura.<br />

Polenta preparata con farine di cereali<br />

Si consiglia l’uso di prodotti integrali<br />

Legumi: da consumare come alternativa al secondo piatto. Si consiglia anche di consumarli con<br />

pasta o riso (piatto unico): ad es. pasta e fagioli, riso e piselli, zuppa di legumi con crostini di pane,<br />

ecc.<br />

Pesce: fresco o surgelato, cucinato alla griglia, bollito, arrosto, al forno, al cartoccio.<br />

Sconsigliati: anguilla, capitone, ostriche, aragosta, caviale.<br />

Consumare meno frequentemente: crostacei e molluschi.<br />

Incrementare il consumo di pesce azzurro: sarde, aringhe, acciughe o alici, sgombro, aguglia, tonno.<br />

Se desiderato si possono consumare più di 4 pasti alla settimana.<br />

Carni: scelte nei tagli magri e private del grasso visibile, cucinate ai ferri, bollite, arrosto, al forno,<br />

al cartoccio, al vapore<br />

La pelle del pollame deve essere scartata dopo la cottura.<br />

Limitare il consumo di: oca, selvaggina, anatra, frattaglie, maiale pesante e maiale leggero nelle<br />

parti grasse.<br />

Salumi: prosciutto crudo sgrassato, bresaola, speck magro.<br />

Formaggi: per il pasto settimanale scegliere fra i seguenti formaggi: certosino o crescenza,<br />

scamorza, mozzarella, fior di latte: quantità consigliata g.100.<br />

Ricotta di vacca, fiocchi di latte magro, formaggi a basso tenore di grassi tipo “light”: quantità<br />

consigliata g. 150<br />

Evitare: mascarpone, groviera, gorgonzola, grana, fontina, caciocavallo, belpaese, provolone,<br />

asiago, robiola, taleggio.<br />

Uova: cucinate sode, alla coque o in camicia.<br />

Quantità consigliata : n°2 per un pasto alla settimana.<br />

Verdura: tutte le verdure e gli ortaggi. E’ preferibile il consumo a crudo.<br />

Per le verdure da consumare cotte si consiglia la cottura a vapore.<br />

Frutta: fresca di stagione.<br />

Grassi di condimento: si consiglia l’uso di olio extravergine di oliva per cucinare e condire a<br />

crudo; olio di mais, soia e girasole per condire a cudo.<br />

Evitare il consumo di burro, lardo, strutto, margarine dure.<br />

Dolciumi: evitare panna ed ogni altro prodotto di pasticceria, artigianale ed industriale.<br />

Concessi occasionalmente in quantità limitata dolci semplici di preparazione casalinga, senza burro<br />

e strutto.<br />

Bevande: si raccomanda il consumo moderato di bevande alcoliche e zuccherine. Ad es. 250 cc. Di<br />

vino al giorno.<br />

Varie: evitare brodi grassi e concentrati, maionese.<br />

Concessi: sott’aceti, spezie, erbe aromatiche, aceto, limone<br />

Limitare l’uso di sale da cucina (5 g. al giorno<br />

Fibre: 30-40 g. al giorno<br />

Come ripartire i secondi piatti nei 14 pasti settimanali.<br />

§ 4 o più pasti di pesce<br />

§ 4 o meno pasti di carne magra, preferibilmente bianca<br />

§ 3 pasti di legumi<br />

§ 1 pasto di salumi<br />

§ 1 pasto di formaggi


§ 1 pasto di uova<br />

23<br />

Esempi di Diete Ipocolesterolizzanti a vari contenuti calorici.<br />

Nella Tab. 6 è indicato un esempio di dieta da 1200 kcal a basso contenuto di grassi totali, grassi<br />

saturi e colesterolo.<br />

Tab. 6. <strong>Dieta</strong> giornaliera da 1200 kcal.<br />

(Grassi Totali < 30% - Grassi Saturi < 10% - Colesterolo < 300 mg)<br />

(Grassi 28,5 % cal.; Proteine 32% cal.; Glucidi 39,5% cal.; Colesterolo mg.289)<br />

Colazione Equivalenti<br />

Caffè o tè a piacere §<br />

Latte scremato g.200 g 150 spremuta d’arancia, spremuta di pompelmo<br />

Pranzo<br />

Pasta g.20 §§ g.20 riso, semolino<br />

g.200 brodo vegetale<br />

g.100 brodo di carne accuratamente sgrassato<br />

Carne di vitello magra g.150 §§§ g. 135 bue, coniglio, piccione<br />

g. 110 cavallo, pollo<br />

g.90 prosciutto crudo (sgrassato)<br />

Pesce g.190 tinca, razza<br />

g.150 baccalà (filetti o ammollato), merluzzo,<br />

stoccafisso ammollato, sogliola, luccio, rombo,<br />

trota, palombo<br />

g.135 acciughe, dentice, orata, triglia<br />

g.115 sardine (fresche), tonno (fresco)<br />

Vegetali per contorno §§§§ g.500 finocchi, zucca gialla<br />

g.400 ravanelli, sedani, indivia<br />

g. 300 melanzane, cetrioli, fagiolini verdi, peperoni,<br />

pomodori pelati, zucchine verdi<br />

g.250 asparagi, broccoletti di rapa, cicoria, lattuga,<br />

pomodori da insalata<br />

g.150 broccoli, carciofi, carote, cavolo verde, fave,<br />

funghi freschi, rape, spinaci<br />

g.80 patate<br />

g.50 piselli<br />

Pane fresco non condito g.50 g.35 grissini, crackers non conditi senza sale<br />

Frutta fresca g.500 cocomero<br />

g.300 albicocche, arance, fragole, melone<br />

g.250 ciliegie,fichi d’India, mandarini, nespole,<br />

pompelmo<br />

g.200 pesche, pere, ananas, lamponi, mele, melanzane,<br />

more, more di gelso, susine<br />

g 150 fichi, mirtilli, uva<br />

g 100 banane, cachi<br />

Condimento per tutta la giornata g. 50 olio di oliva<br />

Cena<br />

Carne di vitello magra g.150 g. 135 bue, coniglio, piccione<br />

g.110 cavallo, pollo<br />

g.90 prosciutto crudo sgrassato<br />

Pesce g.190 tinca, razza<br />

g.150 baccalà (filetti o ammollato), merluzzo,<br />

stoccafisso ammollato, sogliola, luccio, rombo,


24<br />

trota, palombo<br />

g.135 acciughe, dentice<br />

g.115 sardine fresche, tonno fresco<br />

Vegetali per contorno g.500 finocchi, zucca gialla<br />

g.400 ravanelli, sedani, indivia<br />

g.300 melanzane, cetrioli, fagiolini verdi, peperoni,<br />

pomodori pelati, zucchine verdi<br />

g.250 asparagi, broccoletti di rape, cicoria, lattuga,<br />

pomodori da insalata<br />

g,200 bietole, cavolfiore, cipolle nuove<br />

g. 150 broccoli, carciofi, carote, fave, funghi freschi,<br />

rape, spinaci<br />

g.80 patate<br />

g.50 piselli<br />

Pane fresco non condito g.35 g.25 grissini, crackers non conditi senza sale<br />

Frutta fresca g.500 cocomero<br />

g.300 albicocche, arance, fragole,melone<br />

g. 250 ciliegie, fichi d’India, mandarini,nespole,<br />

pompelmo<br />

g.200 pesche, pere, ananas, lamponi, mele,<br />

melograni, more, more di gelso, susine<br />

g.150 fichi, mirtilli,uva<br />

g. 100 banane, cachi<br />

Alimenti proibiti: uova, latte di mucca intero, fresco, conservato, evaporato, in polvere, latte di<br />

capra o di pecora, panna di latte, gelati, fior di latte, creme, formaggi grassi e latticini grassi<br />

(burrini, caciocavallo, cheddar, formaggini grassi, gervais, gorgonzola, groviera, mascarpone,<br />

ricotta romana di pecora), dolci grassi, supercrema, torrone.<br />

Grassi animali per condimento (burro, lardo, pancetta di maiale, strutto, margarine idrogenate.<br />

Carni grasse: bue, manzo, vitello (parti grasse e semigrasse); maiale soprattutto pesante (parti<br />

grasse e semigrasse, cotenna); pecora, castrato (parti grasse e semigrasse); oca, anitra; carni<br />

insaccate o conservate (bue in scatola, ciccioli, coppa, cotechino, mortadella, prosciutto crudo<br />

-parte grassa-, prosciutto cotto, salame cotto, salame crudo, salsiccia, wuerstel, zampone; frattaglie<br />

di manzo, vitello, bue , maiale, pecora (cervello, fegato, reni, cuore, milza, lingua)<br />

Alcuni pesci: anguilla di fiume o di mare, sgombro, cefalo, triglia; Molluschi o crostacei o derivati<br />

(aragosta, gamberi, cozze, scampi), Pesci conservati (alici sott’olio, anguilla marinata, aringhe<br />

salate,salmone, sardine in salsa naturale, sgombro in scatola, tonno).<br />

Frutta fresca oleosa (noci, mandorle, nocciole, pinoli)<br />

Cacao e derivati (cioccolato, ecc.)<br />

Alimenti da limitare: zucchero, dolciumi, caramelle, frutta sciroppata, bevande zuccherate.<br />

L’edulcorazione degli alimenti, ove necessaria, può essere ottenuta con saccarina, aspartame o<br />

prodotti similari.<br />

Vino ed alcolici: solo piccole quantità, tenendo presente il fabbisogno calorico.<br />

Note. § senza zucchero<br />

§§ asciutta; preparata con olio e pomodori freschi o pelati (g.100) oppure in brodo di carne<br />

accuratamente sgrassato o in brodo vegetale.<br />

§§§ Carne lessa o ai ferri o arrosto o alla pizzaiola; preparata con i grassi concessi ed i gusti<br />

concessi nelle norme dietetiche generali (aceto, limone, prezzemolo, basilico, aglio, cipolla, capperi,<br />

aromi,spezie, ecc.)<br />

Pesce lesso o in umido o alla griglia.


25<br />

Il secondo piatto può essere indicativamente ruotato nel seguente modo:<br />

pesci: 4 volte/settim.; pollame 3 volte/settim.; carni rosse 3 volte/settim.; salumi 2 volte/settim.;<br />

formaggi 2 volte/settim.; formaggi 2 volte/settim. (limitatamente a mozzarella g.60-80 o altri<br />

formaggi magri).<br />

Inoltre esso può essere sostituito 4 volte o più la settimana con legumi, specie con soia rossa.<br />

(azuki), preparata con olio, pomodoro e cipolla, oppure con minestrone di verdura. In tal caso<br />

ridurre la pasta a g.20.<br />

§§§§ crudi o lessi o a vapore o in umido o in insalata, conditi con i grassi concessi ed i gusti<br />

indicati (aceto, limone, prezzemolo, basilico, aglio, cipolla, capperi, aromi, ecc.)<br />

Consigliabile: aggiungere alla dieta giornaliera g. 20-25 di Fibre grezze (es.Crusca, 2 cucchiaini 2<br />

volte al dì, ai pasti principali).<br />

Pesi e Misure: pesare i cibi sempre prima della cottura; se si tratta di alimenti surgelati pesarli<br />

appena scongelati.<br />

Tenere presente che va pesata solo la parte di alimento che si dovrà poi ingerire (ad es. la frutta va<br />

pesata senza buccia, la carne senza osso, ecc.<br />

Equivalenti: pane g.50 = 1 pagnottina o 2 fette di pane in cassetta spesse 1 cm<br />

grissini g.35 = 7 grissini lunghi 35 cm. o 2 confezioni da ristorante<br />

crackers g.30 = 10 crackers<br />

fette biscottate g.35 = 3 fette e mezza<br />

1 cucchiaino da caffè di olio, burro, margarina = g. 5<br />

“ “ “ “ “ zucchero, pastina, riso, semolino = g.5<br />

1 cucchiaio da minestra di olio, burro, margarina = g. 15<br />

“ “ “ “ “ zucchero, pastina, riso, semolino = g.15<br />

Nella Tab. 6 bis è riportato un altro esempio di dieta da 1200 kcal a basso contenuto di prassi<br />

totali, grassi saturi e colesterolo<br />

Tab. 6 bis. <strong>Dieta</strong> giornaliera da 1200 kcal<br />

(Grassi totali < 30% - Grassi Saturi < 10% - Grassi Polinsaturi 4-6% - Grassi monoinsaturi 14-16%-<br />

Proteine 15-20% - Carboidrati 55-60%)<br />

Colazione Sostituzioni<br />

latte di vacca parzialm. scremato g.150 + g.200 latte di vacca magro<br />

caffè leggero se desiderato g.180 yogurt di latte magro<br />

g.150 mele o frutta concessa (vedi prima)<br />

g.200 succo di arancia o pompelmo<br />

fette biscottate integrali g.25 g.40 pane tipo integrale<br />

g.20 crackers,fette biscottate normali, fiocchi di cereali,<br />

grissini, biscotti tipo “secchi”<br />

g.30 panini<br />

Pranzo<br />

Pastasciutta g. 60 g.60 riso<br />

g.60 farina di mais<br />

g.70 panini<br />

g. 90 pane integrale<br />

g.220 patate<br />

pomodoro fresco quanto basta<br />

petto di pollo g.90 g. 70 tacchino (petto), pollo (coscia), bovino<br />

g.80 coniglio, agnello magro, faraona (petto o coscia)<br />

g.90 cavallo<br />

g.100 vitello, maiale magro<br />

g.40 bresaola<br />

g.30 prosciutto crudo


26<br />

g.60 speck<br />

n°1 uova<br />

g.140 merluzzo, nasello, tinca, dentice, san pietro,<br />

palombo, razza<br />

g.130 seppie, gamberi, vongole, cozze, scampi,<br />

calamari, totani, polpo (meno frequentem.),<br />

g.120 sogliola, spigola, luccio, trota, palamita, pesce<br />

spada, pesce persico, cernia, sarda, aguglia,<br />

acciuga, triglia<br />

g.60 sgombro, salmone al naturale<br />

g.40 tonno fresco, tonno sott’olio sgocciolato<br />

g.90 tonno al naturale<br />

g.130 legumi freschi<br />

g.30 legumi secchi<br />

g.40 fior di latte, certosino, mozzarella, scamorza<br />

g.70 ricotta fresca di vacca<br />

g.100 fiocchi di latte magro o formaggi “light”<br />

verdura g.150 (zucchine) g.70 porri, cavolini<br />

g.100 carote, spinaci, cavolfiori, cipolle, peperoni,<br />

asparagi, broccoletti di rapa, sedano, barbabietole,<br />

cavolo rosso, crauti, funghi prataioli freschi<br />

g.150 ravanelli, cetrioli, zucca, finocchi, melanzane<br />

g.150 rape, fagiolini, pomodori, carciofi<br />

g.200 cardi, biete<br />

g.60-100 lattuga o insalata in genere<br />

frutta g.150 (mele) g.150 pere, arance, mandarini, mandaranci, ananas,<br />

ciliegie, susine, pompelmo, kiwi,<br />

g.200 albicocche, fragole, melone, pesche, lamponi,<br />

more<br />

g.250 cocomero, nespole<br />

g.130 uva<br />

g.120 cachi<br />

g.110 fichi<br />

g.80 banane<br />

pane tipo integrale g.30 g.20 fette biscottate integrali, fette biscottate normali,<br />

crackers, grissini comuni<br />

g.20 panini, pasta, riso<br />

g.80 patate<br />

Cena<br />

Riso g.30, in brodo magro o di verdura g. 30 semolino, pasta, panini, farina di mais<br />

g.110 patate<br />

g.40 pane integrale<br />

sogliola g.120 vedi sostituzioni del pollo g.90<br />

verdura g.150 vedi sopra<br />

frutta g.150 vedi sopra<br />

pane tipo integrale g.30 vedi sopra<br />

Condimento<br />

Olio di oliva g.10, per condire a crudo e cucinare<br />

Olio di mais g.15, per condire a crudo<br />

Note<br />

• il peso si riferisce all’alimento crudo al netto degli scarti


27<br />

• tutti gli alimenti devono essere scrupolosamente pesati<br />

• la suddivisione delle grammature nella giornata può essere fatta secondo il<br />

gusto personale, tenendo presente che il totale deve essere quello prescritto<br />

• la frutta assegnata nella dieta può essere consumata come spuntino in<br />

giornata<br />

• per dolcificare utilizzare un edulcorante a base di aspartame o saccarina<br />

Nella Tab. 7 è indicato un esempio di dieta da 1500 kcal a basso contenuto di grassi totali, grassi<br />

saturi e colesterolo.<br />

Tab. 7. <strong>Dieta</strong> giornaliera da 1500 kcal.<br />

(Grassi Totali < 30% - Grassi Saturi < 10% - Colesterolo < 300 mg)<br />

(Grassi 27% cal.; Proteine 27% cal.; Glucidi 46% cal., Colesterolo 294 mg.)<br />

Colazione Equivalenti<br />

caffè o tè a piacere §<br />

latte scremato g. 200 g. 150 spremuta di arancia o pompelmo<br />

pane g. 15 g.10 grissini, crackers non conditi, fette biscottate<br />

Pranzo<br />

Pasta g.50 §§ g.50 riso, semolino, farina di mais<br />

Carne di vitello magra g.150 §§§ g.135 bue, coniglio, piccione<br />

g.110 cavallo, pollo (petto), tacchino (petto)<br />

g. 90 prosciutto crudo (sgrassato)<br />

Pesce g. 190 tinca, razza<br />

g.150 baccalà (filetto ammollato), merluzzo,<br />

stoccafisso (ammollato), sogliola, luccio, rombo, trota,<br />

palombo<br />

g. 135 acciughe, dentice<br />

g.115 sardine (fresche), tonno (fresco)<br />

Vegetali per contorno §§§§ g. 500 finocchi, zucca gialla<br />

g. 400 ravanelli, sedani, indivia<br />

g. 300 melanzane, cetrioli, fagiolini verdi, peperoni,<br />

pomodori pelati, zucchine verdi<br />

g.250 asparagi, broccoletti di rape, cicoria, lattuga,<br />

pomodori da insalata<br />

g.150 broccoli, carciofi, carote, fave, funghi freschi,<br />

rape, spinaci<br />

g.80 patate<br />

g.50 piselli<br />

Pane fresco non condito g.50 g. 35 grissini, crackers non conditi, senza sale<br />

Frutta fresca g.500 cocomero<br />

g.300 albicocche, arance, fragole, melone<br />

g.250 ciliegie, fichi d’India, mandarini, nespole,<br />

pompelmo<br />

g.200 pesche, pere, ananas, lamponi, mele, melograni,<br />

more, susine<br />

g.150 fichi, mirtilli, uva<br />

g.100 banane, cachi<br />

Condimento per tutta la giornata g. 15 olio di oliva<br />

Cena<br />

Pasta g.20 g.20 riso, semolino<br />

g.200 brodo vegetale<br />

g.100 brodo di carne accuratamente sgrassato


28<br />

Carne di vitello magra g.150 g. 135 bue, coniglio, piccione<br />

g.110 cavallo<br />

g. 75 pollo<br />

g.90 prosciutto crudo (sgrassato)<br />

Pesce g. 190 tinca, razza<br />

g.150 baccalà (filetti ammollati), merluzzo,<br />

sogliola, luccio, rombo, trota, stoccafisso,<br />

palombo<br />

g. 135 acciughe, dentice<br />

g.115 sardine fresche, tonno fresco<br />

Vegetali per contorno g.500 finocchi, zucca gialla<br />

g. 400 ravanelli, sedani, indivia<br />

g.300 melanzane, cetrioli, fagiolini verdi, peperoni,<br />

pomodori pelati, zucchini verdi<br />

g. 250 asparagi, broccoletti di rapa, cicoria, lattuga<br />

pomodori da insalata<br />

g. 200 bietole, cavolfiore, cipolle nuove<br />

g. 150 broccoli, carciofi, carote, fave, funghi<br />

freschi, rape, spinaci<br />

g.80 patate<br />

g.50 piselli freschi<br />

Formaggio g.50 mozzarella<br />

Pane fresco non condito g. 50 g.35 grissini, crackers non conditi, senza sale<br />

Frutta fresca g.500 cocomero<br />

g.300 albicocche, arance, fragole, melone<br />

g.250 ciliegie, fichi d’India, mandarini, nespole,<br />

pompelmo<br />

g.200 pesche, pere, ananas, lamponi, mele,<br />

melograni, morfe, more di gelso, susine<br />

g.150 fichi, mirtilli, uva<br />

g. 100 banane, cachi<br />

Nella Tab.8 è riportato un esempio di dieta da 1800 kcal. a basso contenuto di grassi totali, grassi<br />

saturi e colesterolo.<br />

Tab.8. <strong>Dieta</strong> giornaliera da 1800 kcal.<br />

(Grassi Totali < 30% - Grassi Saturi < 10% - Colesterolo < 300 mg)<br />

(Grassi 28,5% cal.; Proteine 25% cal.; Glucidi 46,5% cal.; Colesterolo 303 mg.)<br />

Equivalenti<br />

Colazione<br />

* caffè o tè a piacere §<br />

* latte scremato g.200 g.150 spremuta arancia o pompelmo<br />

g. 30 marmellata<br />

* pane fresco g.50 g. 35 grissini, crackers non conditi, fette biscottate<br />

Pranzo<br />

* pasta g. 50 §§ g.60 riso,semolino, farina di mais<br />

* carne di vitello magra g.200 §§§ g.180 vitello, coniglio, piccione<br />

g. 150 cavallo, pollo<br />

g. 120 prosciutto crudo sgrassato<br />

* pesce §§§ g. 250 tinca, razza<br />

g.200 baccalà ( filetti o ammollato, merluzzo,


29<br />

stoccafisso ammollato, sogliola, luccio, rombo, trota<br />

palombo<br />

g.180 acciughe, dentice<br />

g.150 sardine fresche, tonno fresco<br />

Vegetali per contorno §§§§ g.500 finocchi, zucca gialla<br />

g.400 ravanelli,sedani, indivia<br />

g.300 melanzane, cetrioli, fagiolini verdi, peperoni<br />

pomodori pelati, zucchine verdi<br />

g.250 asparagi, broccoletti di rape, cicoria, lattuga,<br />

pomodori da insalata<br />

g.150 broccoli, carciofi, carote, fave, funghi freschi<br />

rape, spinaci<br />

g. 80 patate<br />

g.50 piselli freschi<br />

Pane fresco non condito g.50 g.35 grissini,crackers non conditi senza sale<br />

Frutta fresca g.500 cocomero<br />

g.300 melone, albicocche, arance, fragole<br />

g.250 ciliegie, fichi d’India, mandarini, nespole,<br />

pompelmo<br />

g.200 pesche, pere, ananas, lamponi, mele,<br />

melograni, more, more di gelso, susine<br />

g.150 fichi, mirtilli, uva<br />

g.100 banane, cachi<br />

Condimento per tutta la giornata g. 40 olio extravergine di oliva<br />

Cena<br />

Pasta g.30 g.30 riso, semolino<br />

g. 200 brodo vegetale<br />

g.100 brodo di carne accuratamente sgrassato<br />

Carne di vitello magra g 150 §§§ g.150 manzo<br />

g.135 bue, coniglio, piccione<br />

g. 110 cavallo<br />

g.75 pollo<br />

g.95 prosciutto crudo (sgrassato)<br />

Pesce §§§ g.190 tinca, razza<br />

g. 150 baccalà (filetti o ammollato), merluzzo,<br />

sogliola, luccio, rombo, trota, stoccafisso, palombo<br />

g.135 acciughe, dentice<br />

g.115 sardine (fresche), tonno (fresco)<br />

Vegetali per contorno §§§§ g.500 finocchi, zucca gialla<br />

g.400 ravanelli, sedani, indivia<br />

g.300 melanzane, cetrioli, fagiolini verdi, peperoni,<br />

pomodori pelati, zucchine verdi<br />

g.250 asparagi, broccoletti di rape, cicoria, lattuga,<br />

pomodori da insalata.<br />

g. 200 bietole, cavolfiore, cipolle nuove<br />

g.150 broccoli, carciofi, carote, fave, funghi freschi,<br />

rape, spinaci<br />

g.80 patate,<br />

g.50 piselli<br />

Pane fresco, non condito g.50 g.35 grissini, crackers (non conditi, senza sale)


30<br />

Formaggio g.40 mozzarella, dolce v erde, formaggino magro<br />

g.35 fontina, stracchino<br />

g.30 bel paese, emmenthal, parmigiano, pastorella,<br />

pecorino, provolone, caciotta romana (pecora),<br />

ricotta romana (pecora), scamorza<br />

Frutta fresca g.500 cocomero<br />

g.300 albicocche, arance, fragole, melone<br />

g.250 ciliegie, fichi d’India, mandarini, nespole,<br />

pompelmi<br />

g.200 pesche, pere, ananas, lamponi, mele,<br />

melograne, more, more di gelso, susine<br />

g.150 fichi, mirtilli, uva<br />

g.100 banane, cachi<br />

Nella Tab.9 è indicato un esempio di dieta da 2000 kcal. a basso contenuto di Grassi Totali,<br />

Grassi Saturi e Colesterolo<br />

Tab.9. <strong>Dieta</strong> giornaliera da 2000 kcal.<br />

( Grassi Totali 30%, Grassi Saturi


31<br />

g.140 legumi freschi<br />

g.40 legumi secchi<br />

g.40 fior di latte, certosino<br />

g.50 mozzarella, scamorza<br />

g. 80 ricotta fresca di vacca<br />

g.110 fiocchi di latte magro o formaggi “light”<br />

verdura g.200 (zucchine) g.300 cardi, biete<br />

g.200 ravanelli,cetrioli, zucca, finocchi, melanzane,<br />

rape, fagiolini, pomodori, carciofi<br />

g.150 carote, spinaci, cavolfiori, cipolle, peperoni,<br />

asparagi, broccoletti di rapa, sedano, barbabietole,<br />

cavolo rosso, crauti, funghi prataioli freschi<br />

g.90 porri, fagiolini<br />

g.60-100 lattuga o insalata in genere<br />

frutta g.200 (mele) g.200 pere, arance, mandarini, mandaranci, ananas,<br />

ciliegie, susine, pompelmo, kiwi<br />

g.250 albicocche, fragole, melone, pesche, lamponi,<br />

more<br />

g.300 cocomero, nespole<br />

g.170 uva<br />

g.160 cachi<br />

g.140 fichi<br />

g.110 banane<br />

pane tipo integrale g. 60 g.30 fette biscottate normali, crackers, grissini<br />

comuni<br />

g.40 fette biscottate integrali, pasta, riso<br />

g.50 panini<br />

g.150 patate<br />

Cena<br />

Riso g.40 in brodo magro o di verdura g.40 semolino, pasta, farina di mais<br />

g.50 pane<br />

g. 60 pane integrale<br />

g.150 patate<br />

sogliola g.130 vedi sostituzioni petto di pollo g.100<br />

verdura g.200 vedi sopra<br />

frutta g.200 vedi sopra<br />

pane tipo integrale g.60 vedi sopra<br />

Condimenti e varie<br />

olio di oliva g.20 per condire a crudo e cucinare<br />

olio di mais g.25 per condire a crudo<br />

zucchero g.10 g.15 miele<br />

mele g.200 come spuntino in giornata<br />

Note. vedi Tab.6 bis<br />

Quale commento alle Tabelle possiamo aggiungere che le <strong>regole</strong> principali consistono nel<br />

controllo del peso, nella limitazione della quota totale di grassi, che nella alimentazione dei Paesi<br />

Occidentali costituiscono la principale fonte di calorie, con una riduzione più forte di quelli saturi.<br />

La rimanente quota di grassi è costituita da grassi insaturi; in un primo tempo erano più<br />

consigliati quelli Polinsaturi , contenuti nei semi e nei pesci. In seguito la scelta è caduta su quelli<br />

Monoinsaturi, rappresentati soprattutto dall’olio di oliva, senza per altro rinunciare ai grassi<br />

polinsaturi dei pesci.


32<br />

Con queste diete si possono ottenere riduzioni della colesterolemia di entità variabile dal 10 al<br />

20%; la loro efficacia è maggiore se prescritte a soggetti con alimentazione molto ricca di grassi,<br />

specie saturi, se associata ad un deciso dimagramento del soggetto e in assenza della c.d.<br />

ipercolesterolemia familiare,cioè genetica, che risente meno delle altre delle restrizioni alimentari.<br />

Per le forme più resistenti è necessario far ricorso ai farmaci, oggi molto efficaci; la dieta tuttavia<br />

rimane importante, anche se non decisiva, per potenziare l’azione delle medicine , che in tal modo<br />

possono essere somministrati a dosi minori, limitandone così gli effetti indesiderati.<br />

Bibliografia<br />

1) Steinberg d et al. Beyond cholesterol modifications of low density lipoprotein that increases its<br />

atherogenicity. New Engl. J. Med. 1989; 320: 915.<br />

2) Esterbauer H. et al. The role of lipid peroxidation and antioxidans in oxidative modification of<br />

LDL. Free Radical Biol. Med. 1992; 13: 341.<br />

3) Detection,Evaluation,and Treatment of High Blood Cholesterol in Adults (Adults Treatment<br />

Panel II). Circulation 1994; 89: 1333.<br />

4) National Cholesterol Education Program. Second report of the Expert Panel on National<br />

Cholesterol Education Program. Third Report of the Expert Panel on Detection, Evaluation, and<br />

Treatment of High Blood Cholesterol in Adults (Adults treatment Panel III); final report.<br />

Circulation 2002; 106: 3143.<br />

5) Treatment of High Blood Cholesterol in Adults (Adults treatment Panel III); final report.<br />

Circulation 2002; 106:3143.<br />

6) Grundy SM. Cholesterol lowering clinical trials: A historical perspective. In Grundy SM et al.<br />

Cholesterol-lowering therapy: Evaluation of Clinical Trial Evidence. New York: Marcel Dekker ;<br />

1999:1<br />

7) Lee TH et al. Clinical goals and performance measures for cholesterol management in<br />

secondary prevention of coronary heart disease. JAMA 2000; 283: 294.<br />

8) De Longeril M et al. Mediterranean diet, traditional risk factors, and the rate of cardiovascular<br />

complications after myocardial infarction: final report of the Lyon Diet Heart Study . Circulation<br />

1999; 99:779<br />

CAP. II. INDICE COLESTEROLO/GRASSI SATURI (ICGS o CSI)<br />

Come abbiamo già detto, gli studi degli ultimi decenni hanno dimostrato in modo evidente che<br />

l’aumento della colesterolemia e la conseguente capacità di indurre aterosclerosi di un alimento è<br />

correlato al suo contenuto di colesterolo e di acidi grassi saturi, indicato nella Tab.5.<br />

Tuttavia, come si può vedere da questa tabella, nei vari alimenti le proporzioni fra colesterolo e<br />

acidi grassi saturi variano notevolmente, tanto da rendere difficile calcolarne il loro effetto sul<br />

colesterolo del sangue e sulla aterosclerosi prodotta nella parete arteriosa.<br />

Per valutare meglio questo effetto, tenendo conto contemporaneamente di entrambi i componenti,<br />

è stato calcolato un Indice Colesterolo/Grassi Saturi (ICGS o CSI per gli anglosassoni), introdotto<br />

da Connor e Coll., che costituisce un perfezionamento delle precedenti indicazioni, basate soltanto<br />

sul contenuto di colesterolo degli alimenti (1,2).<br />

Un ICGS basso indica un basso contenuto di colesterolo e di grassi saturi e quindi un limitato<br />

effetto sulla colesterolemia e sull’aterosclerosi; un indice alto dà indicazioni opposte:<br />

Nella tabella che segue è stato calcolato dagli Autori l’ICGS per i principali alimenti, che sono<br />

stati arbitrariamente suddivisi, a seconda dei valori, in consigliati (ICGS < 10), da usare con<br />

moderazione (ICGS 10-159 e sconsigliati (ICGS > 15)(3,4).


33<br />

Pur essendo questa definizione arbitraria, essa tuttavia è risultata generalmente in accordo con le<br />

indicazioni dei principali centri di ricerca mondiali per la correzione dell’ipercolesterolemia e la<br />

prevenzione dell’aterosclerosi.<br />

Per alcuni alimenti tuttavia, i nostri dati possono sembrare in contrasto con queste indicazioni;<br />

pertanto abbiamo ritenuto opportuno accompagnare ogni tabella con un breve commento, allo scopo<br />

di fornire al lettore la nostra interpretazione personale di queste discordanze.<br />

Tab. 10. Carni (ICGS/100 g. di sostanza edibile)<br />

Consigliate Uso moderato<br />

Pollo (petto) 4,0 Bovino adulto (semigrassa) 10,0<br />

Faraona (petto) 4,0 Anitra (pronta da cucinare) 10,4<br />

Maiale leggero (bistecca) 4,2 Faraona (coscia) 10,4<br />

Agnello (dorso) 4,5 Tacchino (carcassa) 10,4<br />

Coniglio (peso vivo 2 kg.) 4,8 Salame da cuocere 10,4<br />

Abbacchio 4,9 Coniglio (peso vivo 4 kg.) 10,6<br />

Lepre (coscia) 4,9 Lingua di bovino 11,7<br />

Agnello (spalla) 5,1 Agnello (semigrassa) 11,7<br />

Agnello coscia 5,3 Maiale pesante (semigrassa) 11,8<br />

Piccione giovane 5,3 Vitellone (semigrasso) 12,1<br />

(pronto da cucinare) Trippa di bovino 12,4<br />

Coniglio (peso vivo 4 kg.) 5,4 Oca (grassa, con pelle) 12,6<br />

Bovino adulto (magra) 5,5 Vitello (semigrassa) 12,7<br />

Tacchino (petto ) 5,5 Castrato (semigrassa) 13,2<br />

Tacchina (petto) 5,9 Wurstel 13,4<br />

Pollo (pronto da cucinare) 5,9 Sconsigliate<br />

Capretto 5,9 Cotechino 15,9<br />

Agnello (magra) 6,0 Bovino adulto (grassa) 16,3<br />

Pollo (coscia) 6,1 Salame di carne suina (stagionato) 16,5<br />

Tacchino intero(pronto x cucin.) 6,1 Prosciutto cotto 16,7<br />

Prosciutto crudo magro(sgrassato) 6,4 Fegato di bovino 17,1<br />

Castrato (magra) 6,8 Agnello (grassa) 17,5<br />

Vitello 6,9 Fegato di maiale 17,6<br />

Tacchino (coscia) 7,0 Vitello (grassa) 18,0<br />

Tacchino (ala) 7,5 Vitellone (grassa) 18,0<br />

Oca (semigrassa senza pelle, 7,5 Maiale pesante (grassa) 18,0<br />

Piccione adulto(pronto da cucin.) 7,9 Castrato (grassa) 20,7<br />

Maiale pesante 8,0 Prosciutto crudo (intero) 20,8<br />

Gallina 8,3 Rene di bovino 20,8<br />

Tacchina (ala) 9,2 Salsiccia secca di carne suina 22,0<br />

Bovino 9,2 Coppa 22,3<br />

Vitellone (magra) 9,7 Pancetta di maiale 26,1<br />

Vitello (magra) 9,7 Fegatini di pollo 29,1<br />

Tacchina (coscia) 9,7 Cervello di bovino 104<br />

Commento. Questa classificazione, mentre conferma le indicazioni favorevoli all’uso delle carni<br />

bianche, in particolare delle parti magre del pollame e degli ovini, contraddice alcuni radicati<br />

pregiudizi circa il consumo di carni suine, che invece è consentito per le parti magre del maiale c.d.<br />

leggero.<br />

Queste ultime, con I sistemi di alimentazione recentemente introdotti negli allevamenti,<br />

presentano un indice pari e anche più favorevole di altre carni, come le bovine, che fino ad oggi<br />

hanno avuto ampio spazio nelle nostre diete. Si sottolinea il fatto che queste considerazioni sono<br />

valide per le parti magre dei vari animali.


Esiste invece accordo generale sull’indicazione all’uso moderato delle carni semigrasse e sulla<br />

controindicazione all’uso delle carni grasse, nonché di frattaglie e insaccati.<br />

34<br />

Tab. 11. Pesci, Molluschi e Crostacei (ICGS/100 g. di sostanza edibile)<br />

Consigliati<br />

Cernia 2,0 Boccadoro 3,9 Tonno 6,8<br />

Merluzzo 2,3 Cavedano 3,9 Granchiolino 7,2<br />

Merluzzo o nasello surgelati 2,3 Palamita 3,9 Polpo 7,4<br />

Rana pescatrice 2,7 Acciuga 4,1 Tonno sott’olio(sgocciol.) 7,4<br />

Cernia di fondo 3,2 Baccalà secco 4,1 Granchio di mare 7,7<br />

Sogliola 3,3 Piccoli pesci (miscuglio) 4,1 Cozza – Arsella 7,7<br />

Tonno in salamoia 3,3 Salpa 4,1 Gambero 7,8<br />

Vongola 3,3 Sarago 4,1 Sgombro sott’olio 7,9<br />

Spigola 3,5 Conito 4,2 Sgombro 8,0<br />

Trota 3,5 Bardo 4,3 Seppia 8,8<br />

Dentice 3,7 Pesce spada 4,4 Gamberetti surgelati 8,9<br />

Ghiozzo 3,7 Carpa 4,6<br />

Razza 3,7 Lasca 4,6 Uso moderato<br />

Sarda 3,7 Corregona 4,7 Capitone 10,5<br />

San Pietro 3,7 Storione 4,7 Sardine sott’olio(sgocc.)10,6<br />

Tinca 3,7 Bope 4,8 Anguilla 10,8<br />

Palombo 3,8 Triglia 5,0 Anguilla di fiume 11,0<br />

Pesce persico 3,8 Ostrica 5,3 Calamaro 11,5<br />

Rombo 3,8 Salmone 5,5 Calamaro surgelato 11,6<br />

Cernia surgelata 3,8 Cefalo muggine 5,7 Aragosta 12,2<br />

Aguglia 3,9 Mitilo 5,9 Aringa in scatola 14,5<br />

Aluzzo imperiale 3,9 Triglia di fango 6,0<br />

Commento. Il consumo di pesce e di gran parte dei molluschi e crostacei è permesso e deve essere<br />

incoraggiato per le considerazioni già fatte.<br />

Fanno eccezione soltanto pochi pesci grassi (capitone, anguilla) o in scatola (sardina, aringa),<br />

molluschi (calamaro) e crostacei (aragosta), indicati nella colonna a destra, che per il loro contenuto<br />

superiore di colesterolo e acidi grassi saturi devono essere usati con moderazione.<br />

Tab. 12. Latte e Latticini (ICGS/100 g. di sostanza edibile)<br />

Consigliati Sconsigliati<br />

Latte di vacca magro (1% di grassi) 0,2-0,75 Edam stagionato 16,2<br />

Yogurt di latte magro 1,1 Provola affumicata 16,6<br />

Low-fat cottage cheese (USA) 1,2 Fiordilatte 17,1<br />

Count-down (USA) 1,2 Certosino 18,1<br />

Latte di vacca parzialm. scremato(2% grassi) 1,4 Edam fresco 18,1<br />

Latte in polvere magro 1,6 Bra 18,6<br />

Yogurt di latte intero 2,8 Ricotta romana di pecora 18,8<br />

Latte di vacca intero (3,5% di grassi) 2,9 Taleggio 19,6<br />

Cheezola (USA) 5,3 Pecorino fresco 20,0<br />

American (USA) 5,3 Asiago 20,4<br />

Cottage cheese (USA) 6,1 Formaggino 20,6<br />

Ricotta part-skim (USA) 6,1 Robiola 20,6<br />

Ricotta fresca di vacca 6,6 Parmigiano reggiano 20,9<br />

Latte evaporato (USA) 6,8 Stracchino 20,9<br />

Latte condensato zuccherato 7,4 Latte in polvere intero 21,5<br />

Provoloncino dolce 21,6


35<br />

Caciottina fresca di pecora 22,2<br />

Pastorella 22,2<br />

Pecorino romano 22,2<br />

Caciotta toscana 22,4<br />

Gorgonzola 22,6<br />

Pecorino da grattugiare 22,6<br />

Uso moderato Caciocavallo 22,7<br />

Mozzarella parzialmente scremata (USA) 13,2 Parmigiano grana 22,7<br />

Green river 13,2 Gouda fresco 22,9<br />

Formaggino meno grasso 13,4 Bel paese 23,3<br />

Mozzarella 14,8 Fontina 23,3<br />

Emmenthal 23,6<br />

Gouda stagionato 23,6<br />

Provolone dolce 24,0<br />

Provolone piccante 24,4<br />

Crema bel paese 25,0<br />

Roquefort 26,1<br />

Berna svizzera 26,1<br />

Brie 26,1<br />

Crema di formaggio 26,1<br />

Pecorino romano stagionato 26,7<br />

Mascarpone 86,1<br />

Commento. I latticini sono in gran parte sconsigliati nella tabella, per il loro alto contenuto sia di<br />

acidi grassi saturi, sia di colesterolo. Pochi formaggi, come la mozzarella ed alcuni latticini<br />

parzialmente scremati, possono essere usati con moderazione.<br />

Sono permessi solo i formaggi scremati, in genere di produzione non nazionale, a causa delle<br />

leggi vigenti nel nostro paese in materia di contenuto in grassi dei prodotti caseari.<br />

Il latte va scelto magro o parzialmente scremato e così pure lo yogurt. Per quanto riguarda il latte<br />

intero, che in accordo con la classificazione secondo l’ICGS potrebbe essere liberamente<br />

consumato, bisogna tener presente la quantità assunta, poiché l’indice riportato si riferisce a 100<br />

grammi di sostanza. Considerato pertanto che il consumo di una tazza di latte corrisponde circa a<br />

250 g., vediamo come la quantità complessiva di latte intero consumato quotidianamente non<br />

dovrebbe superare di molto una singola tazza.<br />

Le stesse considerazioni valgono per lo Yogurt di latte intero. Per concludere, ci rendiamo<br />

interpreti delle perplessità del lettore di fronte alle limitazioni consigliate per alimenti, come i<br />

latticini, largamente rappresentati nella dieta dei paesi mediterranei, restrizioni che contrastano con i<br />

dati epidemiologici relativi all’incidenza di cardiopatia ischemica in queste popolazioni.<br />

L’argomento merita pertanto ulteriori indagini epidemiologiche e di intervento, cioè studi sul<br />

comportamento di popolazioni che assumono o no l’alimento.<br />

Tab. 13. Uova, oli e grassi per condimenti, condimenti vari, sistemi di cottura<br />

Uova<br />

Consigliati<br />

Albume d’uovo 0<br />

Sconsigliati<br />

Uovo di gallina intero (g.57) 30<br />

Tuorlo d’uovo 83<br />

Polvere d’uovo 113<br />

Commento. Il consumo di uova non richiede molto commenti; si suggerisce soltanto lo scambio fra<br />

l’uovo intero, altamente sconsigliato nelle diete ipocolesterolemizzanti e antiaterogene, con<br />

l’albume d’uovo, specie nella preparazione di condimenti, come la maionese o le salse.


36<br />

Tab. 14. Grassi ed oli per condimento<br />

Consigliati Sconsigliati<br />

Crema al 10% di lipidi 8,5 Olio di arachidi 20,3<br />

Maionese(con tuorlo d’uovo) 23,4<br />

Uso moderato Grasso soffice per pasticceria 26,0<br />

Olio di girasole 10,6 Pancetta di maiale 26,1<br />

Olio di oliva 14,4 Crema al 40% di lipidi 41,2<br />

Margarina ricca in AGP (semiliquida)** 15,4 Lardo salato 45,8<br />

Olio di soia 15,5 Strutto 45,9<br />

Crema al 2O% di lipidi 16,1 Margarina normale 57,7<br />

Olio di mais 16,4 Burro 65,5<br />

Olio di cocco e palma 75,3<br />

** contiene però abbondanti quantità di acidi grassi in forma trans , derivati dagli acidi grassi<br />

polinsaturi sottoposti al processo di idrogenazione, per proteggerli dalla ossidazione e renderli più<br />

solidi ; sarebbero quindi da evitare, come diremo nel Cap. XV.<br />

Commento. La classificazione secondo l’ICGS di alcuni oli vegetali mono- e poli-insaturi come<br />

quelli di oliva e di semi, di uso corrente e altamente consigliati nelle diete ipolipidemizzanti, può<br />

destare sorpresa sia fra i medici pratici, sia fra i competenti in materia, ed è la conseguenza del loro<br />

discreto contenuto in grasso saturo (10-20% circa), anche se in proporzione ridotta rispetto a quello<br />

in grassi monoinsaturi e grassi polinsaturi (complessivamente 80-85% circa) (vedi Tab.5 ).<br />

Tuttavia, i valori a cui fa riferimento questa classificazione sono rapportati a 100 g. di sostanza; le<br />

quantità consigliate nelle diete ipolipidemizzanti, invece, sono notevolmente inferiori, non<br />

superando in genere i 30 g., meno di 1/3 di quelle sulle quali è stato calcolato l’indice.<br />

Queste considerazioni ed altre sul rapporto A.Grassi Saturi/A.Grassi Insaturi degli alimenti,<br />

modificano le nostre indicazioni nel senso dell’uso più libero , ma senza eccessi, di molti oli<br />

vegetali, che oltre a completare la dieta altrimenti carente (in vitamine liposolubili, ecc.) la rendono<br />

più palatabile e consona ai dati epidemiologici sulle malattie aterosclerotiche, in primo luogo sulla<br />

cardiopatia ischemica nelle popolazioni del bacino mediterraneo e dell’oriente.<br />

Rimane l’accordo generale sull’esclusione dalle diete ipocolesterolemizzanti dei grassi saturi, in<br />

genere solidi e di provenienza animale, cui vanno aggiunti la margarina normale ed alcuni oli<br />

vegetali altamente saturi , come quelli di cocco e di palma.<br />

P.S. come complemento a queste indicazioni, è opportuno consultare anche il successivo capitolo,<br />

dedicato al rapporto Acidi Grassi Omega-6/Omega-3.<br />

Tab. 15. Condimenti alternativi Tab. 16. Sistemi di cottura<br />

Consigliati<br />

Aceto 0 A vapore<br />

Cannella 0,6 Al forno<br />

Paprika in polvere 2,1 Alla griglia<br />

Allo spiedo<br />

A microonde senza grassi<br />

Fritti in piccole quantità di grassi insaturi<br />

Uso moderato<br />

Fritti in abbondanti quantità di grassi insaturi<br />

Sconsigliati<br />

Fritti in grassi saturi<br />

Commento. I condimenti sopra indicati sono liberamente permessi, quando non controindicati da<br />

altre malattie (ad esempio gastroenteriche), e vanno anche incoraggiati, proprio per permettere un<br />

risparmio nell’uso dei grassi per condimento e del sale, senza alterare il gradimento della dieta. In


37<br />

questo campo, che viene solo accennato per limitazione di spazio, si è sbizzarrita la cucina dei paesi<br />

mediterranei e orientali. Ne tratteremo più diffusamente negli ultimi capitoli dedicati alla cucina.<br />

Commento. Quale brevissimo commento facciamo rilevare che sono da escludere tutti i tipi di<br />

cottura che impiegano grassi saturi per friggere e da preferire quelli che eliminano dalle carni parte<br />

dei grassi (saturi) in esse contenuti, sciogliendoli al calore.<br />

Sono pure permessi i fritti con piccole quantità di grassi insaturi, mentre quelli con addondanti<br />

quantità di grassi insaturi sono da usare solo con moderazione.<br />

Tab. 17. Dolci Tab. 18. Piatti preparati<br />

Consigliati Zucchero 0 Fettuccine alla genovese 4,8<br />

Caramelle 0 Risotto alla milanese 5,6<br />

Granita al limone 0 Carne ai ferri 6,4<br />

Miele 0,2 Polpettone alla casalinga 6,7<br />

Cacao in polvere zuccherato 4,8 Fettine in padella 7,0<br />

Gelato al 10% di grassi 8,7 Calzone 7,3<br />

Timballo di maccheroni 8,2<br />

Gateau di patate 8,3<br />

Insalata russa estiva 8,3<br />

Insalata russa invernale 8,3<br />

Uso moderato Cassata 10,6 Polpette 11,4<br />

Gelato al latte 10,7 Sugo 13,1<br />

Crostata 12,1 Pizza rustica 14,4<br />

Pan di Spagna 12,4<br />

Crema per pasticceria 12,5<br />

Cacao in polvere amaro 12,9<br />

Sconsigliati Marzapane 15,0 Scaloppine al marsala 16,4<br />

Cioccolato al latte 25,0<br />

Crema al burro 26,2<br />

Burro di cacao (cioccolato) 75,3<br />

Commento. Sono da escludere molti dolci contenenti uova, burro o grassi per pasticceria e cacao;<br />

sono da usare con moderazione quelli con ridotto contenuto in lipidi e liberamente permessi solo<br />

quelli preparati con pochi o senza grassi saturi.<br />

Commento. Nella Tab. è indicato l’ICGS solo per alcuni piatti preparati. Per gli altri non è stato<br />

possibile rintracciare nei testi consultati il contenuto in colesterolo e acidi grassi saturi per il suo<br />

calcolo. L’argomento merita tuttavia di essere ampliato e approfondito.<br />

Il lettore è certamente frastornato dalle cifre contenute in questo capitolo II e nel precedente Cap.I<br />

e si chiede come applicarlo in pratica alla dieta ideale quotidiana.<br />

In sintesi, possiamo dire che per l’ipercolesterolemia, così come per la prevenzione delle Malattie<br />

Cardiovascolari su base aterosclerotica sono da evitare i grassi di provenienza animale. In<br />

particolare,considerando 14 pasti principali alla settimana, essi possono essere così ripartiti:<br />

§ 4 pasti a base di pesce;<br />

§ 3 pasti o meno a base di carne rossa (bovini, ecc);<br />

§ 3 pasti a base di carne bianca (pollo, tacchino, coniglio);<br />

§ 2 pasti o più a base di legumi;<br />

§ 1 pasto a base di uova;<br />

§ 1 pasto a base di formaggio.<br />

In particolare:


38<br />

• sono da evitare le carni rosse in genere ed in particolare le loro parti grasse e semigrasse . Le<br />

parti magre possono essere consumate al massimo in 3 pasti alla settimana;<br />

• sono da evitare le frattaglie e la selvaggina;<br />

• sono permesse le carni bianche (pollame, animali da cortile come conigli ecc.); per il<br />

pollame è consigliabile eliminare la pelle. Con questa limitazione esse possono essere<br />

consumate 3 volte alla settimana;<br />

• sono sconsigliati i latticini, salvo rare eccezioni fra i formaggi magri, lo yogurt e il latte<br />

scremato. Al massimo i formaggi grassi o semigrassi possono essere ammessi 1 o 2 volte<br />

alla settimana<br />

• le uova , se desiderate, possono essere consumate non più di 1 o 2 volte alla settimana;<br />

• sono proibiti i grassi per condimento di provenienza animale come burro, lardo, strutto, da<br />

sostituire con grassi vegetali. Condimento ideale è l’olio di oliva in moderata quantità e<br />

alcuni oli vegetali da scegliere secondo i criteri indicati nel Cap.III.<br />

• la quota di proteine necessaria al nostro metabolismo, in particolare di aminoacidi essenziali<br />

(vedi Cap: Premesse) , può essere fornita dal pesce in genere, per la quasi totalità ricco di<br />

grassi insaturi ad alto valore biologico e dall’albume dell’uovo. Il pesce è consigliabile<br />

almeno 4 volte alla settimana.<br />

• per variare la dieta e fornire altri elementi indispensabili come le fibre, sono consigliabili<br />

almeno 2 pasti alla settimana di legumi.<br />

Bibliografia<br />

1) Connor SL. Et al. The cholesterol/saturated-fat index : an indication of thr<br />

hypercholesterolaemic and atherogenic potential of food. Lancet 1986; 1229-32 (may 31)<br />

2) Connor WE, Connor SL. The dietary treatment of hyperlipidemia. Rationale, technique and<br />

efficacity. Medical Clinics North America. 1988; 66: 485-518<br />

3) Caruzzo C, Caruzzo E. L’alimentazione nel trattamento dell’iperlipidemia e nella prevenzione<br />

dell’aterosclerosi. Parte I. Federazione Medica, 1993; 5: 19-21<br />

4) Caruzzo C, Caruzzo E. L’alimentazione nel trattamento dell’iperlipidemia e nella prevenzione<br />

dell’aterosclerosi. Parte II. Federazione Medica, 1993; 6: 9-14<br />

Colesterolo-HDL (COL-HDL).<br />

L’abbassamento dei livelli plasmatici di Colesterolo-LDL (LDL) rappresenta attualmente<br />

l’obiettivo primario nella terapia delle dislipidemie per la prevenzione e il trattamento della<br />

cardiopatia ischemica.<br />

Tuttavia, non infrequentemente sono colpiti da infarto miocardico e da angina soggetti con<br />

colesterolemia normale ma con basso Colesterolo HDL o con alta Trigliceridemia.<br />

E’ ormai ampiamente documentato in letteratura che bassi livelli di Colesterolo-HDL (HDL)<br />

rappresentano un fattore di rischio indipendente e predittivo, cioè che rende più probabile la<br />

comparsa di un infarto miocardico , anche quando i livelli di LDL sono normali; il loro livello nel<br />

sangue è infatti inversamente proporzionale con il rischio di malattie coronariche (1, 2).<br />

Infatti, fra gli animali, il cane ed il gatto che hanno nel sangue un alto tasso di HDL sono molto<br />

resistenti all’aterosclerosi.<br />

Benché non siano completamente noti i meccanismi attraverso i quali le HDL proteggono contro<br />

l’aterosclerosi delle alterie, si ritiene che la loro presenza in quantità elevata faciliti il trasporto<br />

inverso del colesterolo dalla parete arteriosa al fegato, dove esso è eliminato sia direttamente che<br />

dopo trasformazione in acidi biliari(3).


39<br />

Un basso livello di HDL è di frequente riscontro nel diabete non insulino-dipendente e nella<br />

sindrome metabolica, caratterizzata da insulinoresistenza e obesità addominale, patologie in cui la<br />

sua presenza con altre turbe metaboliche si associa frequentemente a complicanze vascolari.<br />

Alla luce di queste osservazioni, i programmi di trattamento delle iperlipidemie che producono<br />

aterosclerosi devono andare oltre l’abbassamento dei valori del colesterolo-LDL, ponendosi anche<br />

l’obiettivo dell’aumento di quello HDL.<br />

Sfortunatamente, i livelli delle HDL sono meno suscettibili di correzione con la dieta di quelli<br />

delle LDL; infatti la sostituzione di una dieta ad alto contenuto di colesterolo e grassi saturi con<br />

un’altra ad alto contenuto di grassi insaturi, riduce le LDL nel sangue ma non aumenta le HDL (4).<br />

Solo un moderato apporto dietetico di vino, possibilmente rosso, al pari di una più intensa attività<br />

fisica, sembra indurre un modesto incremento del colesterolo-HDL (4).<br />

Bibliografia.<br />

1) Gordon T et al. Am.J.Med. 1977; 62: 707-14<br />

2) Assmann G et al. Atherosclerosis. 1996; 124: S11-20<br />

3) Brewer HB. New England J. Med. 2004; 350, 1491-4<br />

4) Grundy SM et al. Am. J. Med.2002; 113: 25S-259S.<br />

Ipertrigliceridemia<br />

I Trigliceridi, grassi neutri che costituiscono i principali componenti del tessuto adiposo, sono il<br />

secondo grasso che circola nel sangue, sotto forma di lipoproteina VLDL.<br />

Il loro aumento, oltre i 200 e fino a 500 mg% e più, costituisce la ipertrigliceridemia, che può essere<br />

sia isolata, in genere su base genetica (c.d.Ipertrigliceridemia Familiare), sia associata ad una<br />

ipercolesterolemia, anch’essa spesso da cause genetiche (c.d.Iperlipidemia Familiare Combinata).<br />

Entrambe questi disturbi favoriscono la comparsa di aterosclerosi, in particolare le seconda,<br />

riscontrata non infrequentemente nei soggetti con infarto miocardico, tanto più che spesso i pazienti<br />

che ne sono affetti sono anche diabetici, ipertesi e obesi e presentano bassi livelli di HDL.<br />

L’ipertrigliceridemia può essere ereditaria o acquisita. In entrambi i casi la <strong>Dieta</strong> deve contenere<br />

innanzitutto una ridotta quantità di Calorie, per far dimagrire il paziente; in particolare è necessario<br />

limitare l’introduzione di Carboidrati (zuccheri), specie di quelli raffinati come zuccheri, dolci, pane<br />

e pasta di farina bianca.<br />

Sono da sconsigliare il consumo di alcool in tutte le sue forme e l’assunzione di contraccettivi<br />

orali; anche i grassi saturi, cioè di origine animale, vanno limitati. Consigliabile invece un maggior<br />

consumo di pesce, ricco di acidi grassi Omega-3 (vedi Cap.III ) e di cibi ricchi di fibre (1 ).<br />

E’ da consigliare anche un aumento dell’attività fisica, per favorire la perdita di peso.<br />

Nella Iperlipidemia Familiare Combinata, che associa alti tassi di Colesterolo e di Trigliceridi nel<br />

sangue, la dieta si propone di ridurre i grassi predominanti, cioè i più elevati al momento del primo<br />

esame. In genere la dieta deve essere povera, oltre che dei carboidrati, come nell’ipertrigliceridemia<br />

familiare, anche di colesterolo e di grassi saturi, come nell’ipercolesterolemia familiare. (vedi<br />

prima); consigliabile inoltre la riduzione delle calorie e del peso.<br />

Nella Tabella che segue sono indicati i consigli da seguire in presenza di una elevata<br />

trigliceridemia: (1, 2 )<br />

Tab. 17 bis. Consigli per il trattamento di ipertrigliceridemia (da NCEP 2002).<br />

Grassi Totali < 30% kcal totali<br />

“ “ nei casi più gravi < 15% kcal totali<br />

AGPolinsaturi Omega-3 consumarne l’equivalente di 1g.al giorno<br />

Carboidrati < 60% kcal totali<br />

Aumentare il consumo di cibi ricchi di fibre


Ridurre il peso corporeo<br />

Incrementare l’attività fisica<br />

40<br />

Tuttavia, neanche queste ulteriori considerazioni esauriscono il problema della prevenzione<br />

dietetica della aterosclerosi. Soggetti con normali COL-LDL, Trigliceridemia e COL-HDL, possono<br />

anch’essi essere colpiti da infarto miocardico o altre malattie cardiovascolari.<br />

Si è invocata allora la presenza di LDL Ossidate, che hanno la caratteristica di depositarsi nella<br />

parete arteriosa, formando i primi costituenti della stria lipidica e successivamente della placca<br />

aterosclerotica.<br />

Per la neutralizzazione di queste ultime, sono state consigliate diete antiossidanti, utili per<br />

l’aterosclerosi non solo ma , come vedremo, per molte altre patologie.<br />

Un capitolo pertanto sarà dedicato in seguito a queste Diete Antiossidanti, ed alle sue premesse,<br />

giustificazioni e risultati.<br />

Bibliografia<br />

1) Jenkins D. The glycemic index, fiber, and the dietary treatment of hypertrigliceridemia and<br />

diabetes. J.Am. Coll. Nutr. 1987; 6: 11.<br />

2) National Cholesterol Education Program. Export Panel on Detection, Evaluation and Treatment<br />

of High Bood Cholesterol in Adults (Adult Treatment Panel III) final report. Circulation. 2002;<br />

106: 3143.<br />

Chilomicroni<br />

Sintetizzati nell’intestino al momento della digestione dai grassi alimentari, circolano nel<br />

sangue solo in determinati periodi, come la fase digestiva per la durata di alcune ore, o in presenza<br />

di particolari malattie genetiche.<br />

Come tali hanno importanza minore nella terapia delle iperlipidemie e il loro eccesso nel sangue<br />

si avvantaggia genericamente della stessa dieta delle ipertrigliceridemie.<br />

Solo le forme più gravi richiedono l’abolizione di quasi tutti i grassi dalla dieta, sostituendoli con<br />

altri formati da acidi grassi a catena corta, non contenuti nei comuni alimenti.


41<br />

CAP. III. GRASSI ALIMENTARI, OMEGA-3 e OMEGA-6,<br />

e Prevenzione delle Malattie Cardiovascolari<br />

Premesse. I Grassi hanno un ruolo fondamentale nelle funzioni delle cellule del nostro<br />

organismo. Essi sono composti di Acidi Grassi (AG) che sono fra loro collegati in catene molto<br />

variabili.<br />

Come indicato nelle premesse, i grassi alimentari sono classificati, a seconda della<br />

composizione chimica, in Acidi Grassi Saturi, per lo più provenienti da fonti animali, Acidi Grassi<br />

Polinsaturi, contenuti nei vegetali o nei pesci e Acidi Grassi Monoinsaturi, come l’olio di oliva.<br />

Mentre i Grassi Saturi sono solidi a temperatura ambiente, i Grassi Polinsaturi sono liquidi a<br />

temperatura ambiente e rimangono tali se refrigerati o congelati; quelli Monoinsaturi, contenuti<br />

nell’olio di oliva, sono liquidi a temperatura ambiente , ma solidificano a bassa temperatura.<br />

I Grassi Saturi sono oggi universalmente riconosciuti come importanti fattori di rischio di<br />

aterosclerosi in genere e di cardiopatia ischemica (infarto miocardico, angina) in particolare, specie<br />

se assunti in quantità tale da non essere consumati dal soggetto, come spesso avviene nel mondo<br />

occidentale che pratica una vita sempre più sedentaria.<br />

Essi aumenterebbero pure il rischio di altre malattie metaboliche, come il diabete e proliferative,<br />

come il cancro. Lo stesso effetto hanno i Grassi Idrogenati (detti anche Trans), grassi insaturi<br />

sottoposti ad un processo industriale chiamato idrogenazione per proteggerli da un precoce<br />

irrancidimento, a cui vanno incontro i grassi naturali (1 ).<br />

I Grassi Polinsaturi possono essere sintetizzati nel nostro organismo dai Carboidrati, ad<br />

eccezione di due che devono essere introdotti coi cibi, chiamati Acidi Grassi Essenziali,<br />

rappresentati dagli Acidi Linoleico e Linolenico , precursori rispettivamente degli Acidi<br />

Omega-6 e Omega-3.<br />

Funzioni. Gli Acidi Grassi Omega-6 e Omega-3 sono indispensabili, se nella giusta proporzione,<br />

al normale sviluppo dei bambini e degli animali, oltre che ad una serie di funzioni vitali, dalla<br />

produzione di energia per il trasferimento dell’ossigeno dall’aria al sangue, alla permeabilità delle<br />

membrane delle cellule per l’ingresso di adeguate quantità di acqua e sostanze nutritive e la rapida<br />

eliminazione di sostanze di rifiuto, dalla sintesi dell’emoglobina dei globuli rossi alla produzione di<br />

prostaglandine; alcuni autori attribuiscono loro anche attività di freno alla crescita dei tumori.<br />

Le mancanza di AG Essenziali produce stanchezza, scarsa resistenza fisica, depressione e<br />

incapacità di concentrazione, pelle secca, caduta dei capelli e fragilità delle unghie, diminuzione<br />

della immunità, ritardo della crescita e sterilità; da parte sua, una dieta ricca di Grassi Saturi e<br />

Grassi Idrogenati rende le membrane delle cellule rigide e impermeabili fino alla loro morte<br />

Fino all’ultimo decennio si riteneva che tutti i Grassi Polinsaturi , se usati nella dieta in<br />

sostituzione di quelli saturi, fossero importanti nel prevenire l’infarto miocardico e altre malattie<br />

circolatorie (1, 2, 3); più recentemente è affiorato qualche dubbio da quando è stato osservato che la<br />

popolazione israeliana, forte consumatrice di Grassi Polinsaturi sotto forma di oli vegetali,<br />

presentava in realtà un’alta percentuale di malattie circolatorie (c.d.paradosso israeliano).<br />

Attualmente gli AG Essenziali sono classificati, secondo la loro struttura, in AG Omega-6 e in<br />

AG Omega-3. Nella nostra alimentazione, i precursori degli AG Essenziali Omega-6 sono l’Acido<br />

Gamma-linoleico e l’Acido Arachidonico e quello degli Omega-3 è l’Acido Alfa-linolenico, che si<br />

trasforma nel corpo umano in Acido Esapentaenoico (abbreviato EPA), utile per la prevenzione<br />

delle malattie cardiovascolari e in Acido Docosaesaenoico ( abbreviato DHA), necessario al<br />

normale sviluppo del cervello e dei nervi.<br />

Questi ultimi grassi sono contenuti come tali in certi cibi, principalmente nei pesci di acque fredde<br />

come merluzzo, salmone, tonno,passera, aringa e in certi tipi di alghe.<br />

Dalle ricerche effettuate è risultato che gli AG Essenziali, cioè gli Omega-6 e gli Omega-3,<br />

hanno nel corpo umano funzioni differenti e talvolta opposte. Gli Omega-6, trasformati in<br />

Prostaglandine, stimolano ad es. l’infiammazione, la vasocostrizione (riduzione di calibro delle<br />

arterie), la coagulazione del sangue, trombosi), oppure le reazioni immunitarie, con effetti a volte<br />

sfavorevoli (asma, artrite, lupus).


42<br />

Gli Omega-3 invece diminuiscono le risposte infiammatorie e allergiche, riducono l’aggregazione<br />

piastrinica ostacolando così l’eccessiva coagulazione del sangue, dilatano le arterie e regolano la<br />

pressione arteriosa, abbassano il tasso di colesterolo e di trigliceridi nel sangue, aiutano a<br />

controllare il peso con la produzione di leptina; tutte queste numerose attività sono utili per la<br />

prevenzione delle malattie cardiovascolari (4 ).<br />

Essi inoltre svolgono azione preventiva sulla produzione e sulla crescita delle cellule tumorali, in<br />

particolare di quelle del cancro mammario(5, 6).<br />

Nella letteratura non sono state segnalati finora effetti negativi, tranne il possibile potenziamento<br />

dei farmaci anticoagulanti; perciò la somministrazione di supplementi di Omega-3 sta<br />

guadagnando sempre nuovi sostenitori;<br />

E’ importante pertanto che nella dieta venga rispettato un giusto equilibrio fra i due grassi,<br />

entrambi necessari, equilibrio sempre più alterato nella attuale alimentazione occidentale.<br />

Durante gran parte della sua storia l’uomo ha consumato cibi che contenevano Omega-6 e<br />

Omega-3 in una proporzione di 2:1; negli ultimi 30 anni invece, in molti Paesi il rapporto è<br />

diventato 10-30:1, per la presenza nella dieta di grandi quantità di oli di provenienza vegetale ricchi<br />

di Omega-6, come olio di granturco, di cartamo, di semi di cotone, di arachidi, di soia, usati per<br />

cuocere o cucinare i cibi. Contemporaneamente è diminuito ad 1/6 rispetto a 150 anni fa il consumo<br />

di Omega-3, contenuti nel grano integrale, fagioli ed altri semi o nel pesce.<br />

Il consumo alimentare di troppi Omega-6 in rapporto agli Omega-3 può favorire una serie di<br />

conseguenze che vanno da una eccessiva coagulazione del sangue ad una attività di vasocostrizione,<br />

con aumento del rischio di attacchi cardiaci, dal peggioramento dell’artrite e della psoriasi ad una<br />

resistenza all’insulina che favorisce l’obesità.<br />

Anche se nell’attuale alimentazione occidentale è molto difficile raggiungere un rapporto Omega-<br />

6/Omega-3 di 2:1 dei nostri antenati, la proporzione oggi considerata corretta è inferiore a 4 o<br />

5:1.(6)<br />

Per raggiungere questi valori è necessario consumare più pesce, in particolare merluzzo, sgombro,<br />

pesce spada, tonno, aringhe, sardine e acciughe (almeno 2-3 porzioni settimanali), cereali integrali,<br />

legumi in genere ed altri semi, noci,olio di lino e limitare i cibi preparati con altri oli vegetali.<br />

L’olio di Chacha Inci?,estratto dai semi di una pianta della foresta amazzonica del Perù, sembra<br />

possedere un rapporto Omega6/Omega 3 ideale per la nostra alimentazione.<br />

La dieta mediterranea, che comprende frutta, verdura, pesce, olio extravergine di oliva è in genere<br />

sufficiente a rispettare questo rapporto.<br />

L’uso più ampio di Omega-3 può sostituire quello di farmaci contro l’iperattività del sistema<br />

immunitario, come cortisonici o FANS o contro la coagulazione del sangue.<br />

Contenuto negli alimenti. Nella tabella che segue è indicato il contenuto di Omega-6 e Omega-3 di<br />

vari alimenti, con il loro rapporto.(6 )<br />

Tab.19. Contenuto di Acidi Grassi Essenziali Omega-6 e Omega-3 di vari alimenti<br />

(grammi per 100 g. di sostanza edibile) e loro Rapporto<br />

Omega-6 Omega-3 Rapp.O-6/ O-3<br />

Oli di cottura<br />

Olio di girasole 66 0,00 solo Omega-6<br />

Margarina di girasole 45 0,00 solo Omega-6<br />

Olio di grano 58 0,7 83<br />

Olio di germi di grano 54,8 6,9 7,94<br />

Semi di grano 4,32 18,12 0,24<br />

Olio di soia 51 6,8 7,5<br />

Margarina di cartamo 45 0,00 solo Omega-6<br />

Olio di sesamo 41 0,3 138<br />

Noci, noci di varie specie 38,1 9,081 4,20<br />

Olio di borraggine 38 25 1,50


Olio di semi di albicocca 29 0,00 solo Omega-6<br />

Olio di avocado 29 0,00 solo Omega-6<br />

Semi di cartamo 28 0,111 253<br />

Condimento per insalata italiana 24,6 3,3 7,45<br />

Noci del Brasile 24 0,062 384<br />

Margarina di grano, normale 24 0,4 59<br />

Semi di sesamo 21 0,376 57<br />

Olio di canola 20,3 9,3 2,18<br />

Margarina di soia 19,4 1,5 12,93<br />

Semi di zucca e melopopone 19 0,166 115<br />

Olio di mandorle 17 0,00 solo Omega-6<br />

Arachidi 16 0,003 5185<br />

Olio di semi di lino 14 59,14 0,24<br />

Semi di lino 4,32 18,12 0,24<br />

Burro di arachidi 14 0,078 176<br />

Noci di pistacchio 13 0,254 52<br />

Burro di mandorle 12 0,423 28<br />

Burro 1,83 1,18 1,55<br />

Lardo 10,2 1,00 10,2<br />

Olio di oliva 7,90 0,60 13,17<br />

Olio di palma 9 0,2 46<br />

Pesci<br />

Merluzzo 0,01 0,22 0,03<br />

Tonno 0,01 0,27 0,05<br />

Tonno in scatola in acqua 0,02 0,32 0,07<br />

Olio di salmone 4,34 35,98 0,12<br />

Olio di sardine 5,04 25,85 0,19<br />

Olio di fegato di merluzzo 1,87 20,67 0,09<br />

Salmone di allevamento 0,74 3,16 0,24<br />

Salmone 0,26 2,29 0,11<br />

Aringa 0,44 (0,34 1,98 (1,79) 0,22 (0,19)<br />

Acciughe 0,15 1,49 0,10<br />

Passera 0,09 0,85 0,10<br />

Pesce azzurro 0,23 0,83 0,27<br />

Gamberetti 0,03 0,63 ? 0,05<br />

Verdura e Frutta<br />

Banana verde, fresca 0,06 0,03 1,70 ?<br />

Ciliegia<br />

Cocomero<br />

Fragola fresca<br />

Kiwi<br />

Mango<br />

Mela<br />

Melone<br />

Spinaci 0,02 0,12 0,19?<br />

Papaia 0,01 0,03 0,24<br />

Broccoli 0,04 0,13 0,29<br />

Mango 0,01 0,04 0,38<br />

Lattuga 0,03 0,08 0,41<br />

43


Fagioli 0,02 0,03 0,63<br />

Fagioli verdi 0,02 0,04 0,64<br />

Fagioli bianchi 0,20 0,17 1,19<br />

Fagioli di Lima, freschi 0,28 0,14 2,08<br />

Mirtilli 0,10 0,07 1,48<br />

More selvatiche, fresce 0,15 0,08 1,97<br />

Vari<br />

Latte, 3,7% di grassi del latte 0,08 0,05 1,57<br />

Yogurt comune 0,07 0,03 2,41<br />

Parmigiano 0,32 0,35 0,92<br />

Senape 0,28 0,29 0,97<br />

Mozzarella 0,39 0,37 1,06<br />

Carne, lombo superiore di manzo 0,38 0,21 1,81<br />

Carne, cuore 0,61 0,31 1,97<br />

Crackers, standard 9 0,655 14<br />

44<br />

Commento alla Tabella. Come si può osservare nella tabella degli oli e dei grassi per condimento,<br />

sarebbero da escludere dalla dieta l’olio di girasole, di avocado, di mandorle e le margarine di<br />

girasole e di cartamo e da limitare drasticamente l’olio di grano, di sesamo, di palma, i semi di<br />

cartamo (rapa),di zucca e di melopopone, la margarina di grano e di soia, le arachidi e il loro burro,<br />

le noci del Brasile e quelle di pistacchio, i crackers.<br />

Gli oli di borragine e canola, con un contenuto di Omega-6 relativamente alto, ma bilanciato dal<br />

loro contenuto di Omega-3, sono praticamente indifferenti.<br />

Solo l’olio di lino ha un rapporto ideale, ma ha scarsa applicazione non solo per il gusto, ma<br />

anche perché è scarsamente utilizzabile nel nostro organismo; anche l’olio di canola ha un buon<br />

indice, ma è scarsamente consumato in Europa.<br />

L’olio di oliva, pur avendo un rapporto Omega-6/Omega-3 abbastanza alto, è tuttavia da preferire<br />

per ogni tipo di cottura e, in ultima analisi, è la scelta migliore ormai da millenni.<br />

Altri oli come quelli di salvia ispanica, alcuni tipi di menta, erba porcellana e canapa, contengono<br />

alte percentuali di Omega-3, ma sono difficili da trovare in commercio.<br />

Gli oli di palma e di cocco, che contengono pochi Omega-3 ma quasi nessun Omega-6, sarebbero<br />

una buona scelta per cuocere, ma sono ricchi di Grassi Saturi e quindi sconsigliati.<br />

Infine l’olio di colza (estratto dai semi di un tipo di rapa), che contiene grandi quantità di Omega-<br />

6, non migliora il rapporto con gli Omega-3, ma non contiene Grassi Saturi e ha un rapporto con gli<br />

Omega-3 più favorevole degli altri oli di semi (girasole, cartamo, sesamo, soia, grano ecc.), per cui<br />

è più preferibile a questi ultimi.<br />

La parziale idrogenazione di molti oli per aumentarne la durata, non fa che ridurre ulteriormente<br />

il contenuto di Omega-3 e indurre la formazione di dannosi grassi, c.d. trans.<br />

La miglior fonte di Acidi Grassi Essenziali, indispensabili per le nostre mense, è rappresentata<br />

dai pesci, specie quelli degli oceani freddi, come il merluzzo e l’olio del suo fegato, il tonno e il suo<br />

olio,il salmone selvaggio, la sardina ed il suo olio, l’acciuga ed in genere il pesce azzurro, la<br />

passera, l’aringa, lo sgombro, la trota e i gamberetti, che hanno il miglior rapporto Omega-<br />

6/Omega-3.<br />

Inoltre, i loro grassi, che contengono EPA e DHA (vedi prima), sono facilmente utilizzati dal<br />

nostro organismo; per aumentarne l’attività, la dieta deve essere ricca di magnesio,contenuto nelle<br />

noci, di zinco e di Vitamine B3, B6 e C.<br />

Anche i pesci più grandi, come il pesce spada e il tonno, contengono grandi quantità di Omega-3,<br />

ma per la loro maggior durata di vita hanno un maggior contenuto di metalli pesanti e di<br />

contaminanti, per cui è consigliabile purificarne l’olio prima del consumo.<br />

I sistemi di cottura per mantenerne le proprietà sono quello al forno, in umido, alla griglia.


45<br />

Per quanto riguarda le carni, quelle di pecora e di altri ruminanti, di manzo e di pollame sono<br />

molto più ricche di Omega-3 se gli animali sono nutriti naturalmente con erba piuttosto che con<br />

cereali; anche il latte di mucche ed il formaggio da esso ricavato hanno un contenuto di Omega-3<br />

molto maggiore se gli animali sono allevati nei pascoli, piuttosto che con mangimi artificiali.<br />

Non dimentichiamo tuttavia che molti di questi alimenti contengono anche abbondanza di Grassi<br />

Saturi e devono essere comunque consumati in piccole quantità.<br />

Le Verdure e la Frutta hanno tutte un ottimo rapporto Omega-6/Omega-3 e pertanto sono<br />

entrambe altamente consigliate nella dieta.<br />

Per ristabilire il giusto rapporto Omega-6/Omega-3 può essere necessario ricorrere a supplementi<br />

o integratori a base di Omega-3, che si trovano in commercio sotto forma di gel e di liquidi in<br />

bottiglia.<br />

Fra i più diffusi sono gli oli di semi di lino e di fegato di merluzzo; è necessario ricordare tuttavia<br />

che questi oli sono altamente sensibili al calore, alla luce e all’ossigeno, per cui devono essere<br />

preparati da poco tempo, confezionati in recipienti bruno o verde scuri, e conservati nel frigorifero o<br />

nel freezer, per evitare ossidazione e irrancidimento. E’ opportuno inoltre che il supplemento<br />

contenga vitamina E, potente antiossidante (7 ).<br />

Un altro limite al loro uso è rappresentato infine dal gusto, poco gradito al nostro palato<br />

occidentale<br />

Dopo l’apertura del recipiente, gli oli durano circa 1 settimana. Essi non servono per cuocere, ma<br />

devono essere consumati crudi.<br />

I supplementi di olio di pesce,se assunti in quantità, contengono anche forti dosi di Vitamina A e<br />

di metalli pesanti come mercurio, piombo, nichel, arsenico, cadmio e altri contaminanti (diossina,<br />

ecc.), per cui si consiglia evitare oli estratti dal fegato del pesce o usare solo quelli purificati.<br />

Le dosi consigliate sono da 2 a 4 g. di Omega-3 al giorno (NIH), contenute ad esempio in 2<br />

cucchiai da tavola di semi di lino oppure in una porzione di 120 g. di salmone. Essi comunque non<br />

devono superare il 20-30% delle calorie totali.<br />

La <strong>Dieta</strong> Mediterranea, caratterizzata da frutta, verdura, pesce olio extravergine di oliva è in<br />

genere sufficiente a coprire questo fabbisogno di Omega-3, oltre che avere un buon rapporto con gli<br />

Omega-6 (8)<br />

Tab. 20. Alimenti mondiali considerati fonti di qualità di acidi grassi Omega-3<br />

(World’s Healthiest Foods: Omega-3)<br />

Cibi Dose Cal. Peso DV Densità Punteggio mond.<br />

Servita g. % nutriente cibi + salutari<br />

Semi di lino 2 tbs* 95,3 3,51 140,4 26,5 eccellente<br />

Chiodi di garofano, macinati 2 tsp** 14,2 0,20 8,0 10,1 molto buono<br />

Noci , nuts, walnuts tz.*** 163,5 2,27 90,8 10,0 eccellente<br />

Origano, ground 2 tps§ 9,2 0,12 4,8 9,4 buono<br />

Filetto di salmone Chinook, 4 oz-wt& 261,9 2,09 83,6 5,7 eccellente<br />

al forno, alla griglia<br />

Cavolfiore,bollito, sgocciol. 1 tazza 28,5 0,21 8,4 5,3 molto buono<br />

Conchiglie,al forno o griglia 4 éz-wt 151,7 1,10 44,0 5,2 molto buono<br />

Mostarda di senape 2 tsp 35,0 0,20 8,0 4,1 molto buono<br />

Cavolo, tagliato, bollito 1 tazza 33,0 0,17 6,8 3,7 molto buono<br />

Lattuga, romaine 2 tazze 15,7 0,08 3,2 3,7 buono<br />

Broccoli, pezzi, a vapore 1 tazza 43,7 0,20 8,0 3,3 buono<br />

Cavolini di Bruxelles,bolliti 1 tazza 60,8 0,26 10,4 3,1 buono<br />

Melopopone, invernale, 1 tazza 80,0 0,34 13,6 3,1 buono<br />

tutte le varietà<br />

Melopopone,estivo, “ “ “ 1 tazza 36,0 0,15 6,0 3,0 buono


46<br />

Tofu, crudo 4 oz-wt 86,2 0,36 14,4 3,0 buono Passera,<br />

al forno o griglia 4 oz-wt 158,8 0,62 24,8 2,8 buono<br />

Verdure arrotolate,bollite, 1 tazza 49,4 0,18 7,2 2,6 buono<br />

sgocciolate<br />

Spinaci, bolliti, salati 1 tazza 41,4 0,15 6,2 2,6 buono<br />

Cavolo riccio,fresco,bollito 1 tazza 36,4 0,13 5,2 2,6 buono<br />

Semi di soia, cotto 1 tazza 297 1,03 41,2 2,5 buono<br />

Gamberetti,specie miste, 4 oz-wt 112,3 0,37 14,8 2,4 buono<br />

a vapore, bolliti<br />

Verdure, rape, cotte 1 tazza 28,8 0,09 3,6 2,3 buono<br />

Merluzzo, filetto, Pacifico 4 oz-wt 119,1 0,32 12,8 1,9 buono<br />

Fragole, fresche 1 tazza 43,2 0,11 4,4 1,8 buono<br />

Biscotti verdi/fagiolini,bolliti 1 tazza 43,8 0,11 4,4 1,8 buono<br />

(Green snap/String beans)<br />

Snapper, al forno 4 oz-wt 145,2 0,36 14,4 1,8 buono<br />

Tonno, pinna gialla 4 oz-wt 157,6 0,33 13,2 1,5 buono<br />

al forno, alla griglia<br />

Classificazione dei cibi mondiali più salutari.<br />

Eccellente DV > = 75% o Densità > = 7,6 e DV > = 100<br />

Molto buono DV > = 50% o Densità > = 3,4 e DV > = 50<br />

Buono DV > = 25% o Densità > = 1,5 e DV > = 2,5 ?<br />

* tbs= cucchiaio da tavola **tsp= cucchiaino da tè *** tz= §tps &oz= 0ncia=g.28.35<br />

Commento alla Tab. 16. Nella tabella alcuni fra gli alimenti prima considerati sono classificati<br />

come eccellenti, molto buoni o buoni, secondo le classi del World’s Healthiestfoods, in base al loro<br />

contenuto di AG Omega-3; in essa sono pure indicate le porzioni normalmente consumate, le<br />

calorie per una porzione di alimento, il DV% (valore percentuale giornaliero) dell’alimento<br />

contenuto calcolato in una porzione, per una donna di 50 anni e il valore della densità del nutriente.<br />

Bibliografia<br />

1) Oh K et al. Nurses’ Health Study. Am.J.Epidemiol. 2005; 161: 672-79 (mal. Coron. e grassi<br />

alimentary)20 aa.<br />

2) Mensink RP et al. Effect of dietary fatty acids and carbohydrates on the ratio of serum total to<br />

HDL cholesterol and on serum lipids and apolipotroteins: a meta-analysis of 60 controlled trias.<br />

Am.J.Clin.Nutr. 2003; 77: 1146-<br />

3) Erkkila A et al. Fish intake is associated with a reduced progression of coronary artery<br />

atherosclerosis in postmenopausal women with coronary artery disease. Am. J. Clin.Nutr.<br />

Sept.2004; 80 (3): 626<br />

4) Osmundsen H. Metabolic effects of omega-3 fatty acids. Biofactors, 2000; 13 (1-4): 5-8<br />

Stoll BA. N-3 fatty acids and lipid peroxidation in breast cancer inhibition. Brit.J.Nutr. 2002<br />

march;87 (3): 193-8.<br />

5) Wu M et al. Omega-3 polyunsaturated fatty acids attenuate breast cancer growth through<br />

activation of a neutral sphingomyelinase-mediated pathway. Int. J. Cancer. 2005 nov10; 117<br />

(3):340<br />

6) Workshop on the Cloister, National Institute of Health, Bethesda, Maryland USA, 7-9 april<br />

1999: Essentiality of the recommended dietary intakes for Omega-6 and Omega-3 Fatty acids.<br />

7) Vivekananthan DP et al.Use of antioxidant vitamins for the prevention of cardiovascular<br />

disease: meta analyses of randomized trials. Lancet. 2003;361: 2017<br />

8)Pellegrini N et al. Total antioxidant capacity of plant foods, beverage and oils consumed in Italy<br />

assessed by three different in vitro assays. J of Nutrition 2003; 133: 2812.


47<br />

IV. INDICE GLICEMICO – CARICO GLICEMICO -<br />

L’alimentazione umana, nelle fasi evolutive della specie, ha subito modificazioni essenziali; la<br />

sopravvivenza dell’uomo, anzi la sua grande diffusione sul pianeta, dimostrano che esso è fra le<br />

specie animali, una delle più resistenti e adattabili.<br />

L’Australopiteco Africano che viveva esclusivamente sugli alberi, praticava una dieta<br />

essenzialmente vegetariana, costituita di frutti, foglie e germogli, quale è quella attuale delle<br />

scimmie.<br />

La discesa dell’uomo nella savana africana, a causa del diradarsi degli alberi e delle foreste,<br />

e la sua conquista del bipedismo, cioè della capacità di camminare sui due arti inferiori liberando<br />

così le mani per le attività di raccolta e di utilizzazione dei cibi, tipica dell’Homo habilis, ne ha<br />

arricchito il menù prima di frutti del sottobosco, semi delle praterie (graminacee e cereali), bulbi,<br />

rizomi e tuberi (questi ultimi specie nei periodi di siccità), poi di animaletti raccolti a terra, come<br />

rettili, nidi di uccelli, insetti, larve, di pesci e molluschi forniti dalle acque dei fiumi e dei laghi e<br />

infine di carni di animali catturati con la caccia o sottratte alle prede dei carnivori.<br />

Nei millenni successivi, la rarefazione degli animali a causa della crescita della specie umana e<br />

probabilmente di avverse condizioni climatiche, ha costretto le popolazioni lontane dalle acque del<br />

mare, laghi e fiumi, dove ancora era possibile pescare a sufficienza, sia pure con mezzi rudimentali,<br />

a nutrirsi con cereali, prima raccolti da piantagioni spontanee e poi coltivati.<br />

I semi raccolti venivano allora utilizzati interi, senza sottoporli a processi di raffinazione che ne<br />

avrebbero in seguito eliminato le scorie. Quest’ultimo trattamento, frutto di una civiltà<br />

caratterizzata dell’abbondanza del cibo e dal consumismo, si è criticamente accentuato nell’ultimo<br />

secolo, con due conseguenze: la eliminazione quasi totale delle parti non digeribili dei carboidrati,<br />

cioè delle cosiddette fibre, e la necessità di assumere grandi quantità di questi carboidrati per saziare<br />

la fame, che caratterizzano l’attuale alimentazione dei Paesi Occidentali.<br />

Ne è conseguito un eccessivo e prolungato aumento della glicemia, cioè del glucosio nel sangue,<br />

dopo i pasti e, di conseguenza, una forte produzione di insulina, l’ormone pancreatico che ha la<br />

funzione di abbassare il glucosio nel sangue.<br />

L’eccesso di insulina nel sangue determina la c.d.iperinsulinemia; se questa è prolungata nel<br />

tempo e si associa ad una ridotta attività fisica, anch’essa tipica della nostra civiltà, può produrre<br />

nelle cellule del nostro organismo una resistenza all’insulina stessa, con una serie di conseguenze<br />

fra cui l’aumento persistente della glicemia con comparsa del diabete tipo 2 NID (cioè non<br />

dipendente dalla mancanza di insulina), l’accumulo di grassi nell’organismo con crescita di peso<br />

fino all’obesità, l’aumento di alcuni grassi nel sangue (Trigliceridi e Colesterolo cosiddetto cattivo<br />

o LDL), la riduzione del Colesterolo buono o HDL, la comparsa di malattie cardiovascolari di<br />

origine aterosclerotica come angina, infarto miocardico, ictus ischemico ecc.<br />

Nel mondo occidentale si va diffondendo a macchia d’olio una malattia che raccoglie questi vari<br />

elementi , la c.d. Sindrome plurimetabolica, che associa ad una obesità a volte mostruosa, il diabete<br />

tipo 2, alterazioni di alcuni grassi nel sangue , aumento della pressione arteriosa e numerose<br />

malattie cardiocircolatorie che producono milioni di morti e invalidi all’anno. Ne parleremo più<br />

diffusamente in un prossimo capitolo.<br />

Mentre la Scuola Nord-Americana è tuttora interessata alle alterazioni del metabolismo lipidico,<br />

cioè dei grassi saturi e del colesterolo, quali cause di malattie cardiocircolatorie di origine<br />

aterosclerotica, le Società Australiana, Canadese ed Europea hanno ritenuto di approfondire gli<br />

studi sul metabolismo dei carboidrati (1, 2, 3, 4, 5 ).<br />

Ne è emerso che, agli effetti di queste alterazioni metaboliche e di queste patologie, non tutti i<br />

cibi sono uguali, ma risultano particolarmente incriminati i carboidrati più raffinati, poveri di fibre e<br />

quindi a rapido assorbimento, che provocano un più forte e rapido aumento della glicemia e di<br />

conseguenza una maggiore scarica di insulina nel sangue dopo il pasto.


48<br />

Per classificare i cibi secondo la loro efficacia nel provocare questa iperglicemia post-prandiale,<br />

è stato introdotto da questi ricercatori il c.d. Indice Glicemico, che ci dice quanto rapidamente un<br />

carboidrato viene immesso nel sangue, in rapporto ad alimenti di riferimento rappresentati dal<br />

glucosio ( raramente dal pane bianco), il cui Indice Glicemico è uno dei più alti ed è considerato<br />

uguale a 100.(1, 2, 6)<br />

La risposta glicemica tuttavia è influenzata, oltre che dalla qualità, anche dalla quantità di<br />

carboidrati (zuccheri) presenti nel cibo consumato, che non è considerata nel semplice indice<br />

glicemico.<br />

L’Università di Harvard quindi ha introdotto il concetto di Carico Glicemico e di porzione di<br />

cibo, che rappresenta la quantità di un determinato cibo nella abituale alimentazione dei vari Paesi<br />

(7, 8, 9)<br />

Il Carico Glicemico è il prodotto della quantità di carboidrati disponibili in questa porzione<br />

moltiplicata per l’Indice Glicemico del cibo stesso, diviso 100: più alto è il carico glicemico,<br />

maggiore è l’aumento atteso della glicemia e l’effetto dell’alimento sulla insulina nel sangue<br />

Prendiamo come esempio il cocomero: il suo indice glicemico è relativamente alto, circa 72,<br />

tuttavia in una porzione abitualmente consumata di 120 g. vi sono solo 6 g. di carboidrati<br />

disponibili, per cui il suo Carico Glicemico è relativamente basso, cioè circa 4; è ovvio che se<br />

aumenta la quantità consumata, quest’ultimo aumenta in proporzione..<br />

E’ evidente che questo secondo indice ha maggiori probabilità di rispecchiare l’effetto abituale<br />

dei vari zuccheri nell’organismo umano. Tuttavia i cibi a basso Carico Glicemico hanno quasi<br />

sempre anche un basso Indice Glicemico, mentre quelli con Carico Glicemico medio o alto variano<br />

da un Indice Glicemico molto alto a molto basso.<br />

Sono state avanzate riserve sulle variazioni dei valori pubblicati per cibi apparentemente simili.<br />

Vari fattori possono giustificare queste differenze: fra questi la variabilità dello stesso alimento, ad<br />

es. del riso, del pane, delle patate, a seconda del luogo di origine (che spesso è indicato nella tabella<br />

originale), il suo grado di maturazione, il contenuto in fibre (che modifica il carico glicemico), il<br />

tipo di preparazione (indicato dalla marca), il modo di cucinarlo e l’eventuale aggiunta di grassi o<br />

proteine.(10 )<br />

Perciò nelle ultime tabelle è stata introdotta la variabilità dell’Indice Glicemico, cioè sono<br />

riportati i valori massimi e minimi e a volte la media di più valori.<br />

La Tabella che segue, estratta da quella pubblicata da Foster-Powell, Holt e Brand-Miller<br />

dell’Università di Sydney nel 2002, riporta gli indici riferiti ai cibi della nostra abituale<br />

alimentazione, eliminando quelli che non compaiono sulle nostre tavole e che quindi sono di scarso<br />

interesse. (1, 2 )<br />

Nella Tabella sono indicate 4 colonne di valori: nella prima è riferito l’Indice Glicemico di un<br />

determinato alimento nei confronti di quello del glucosio (considerato uguale a 100) o raramente del<br />

pane (IG precedente x 1,37), nella seconda la quantità dell’alimento in grammi abitualmente<br />

consumata nei vari paesi, nella terza la quantità in grammi di Carboidrati disponibili in questa<br />

porzione e nella quarta il suo Carico Glicemico.<br />

Tabella 21. Indice Glicemico e Carico Glicemico degli alimenti di comune consumo.<br />

(da Foster-Powell e Coll.)<br />

Valori dell’Indice Glicemico e Carico Glicemico<br />

Valore Indice Glicemico Carico Glicemico<br />

ALTO >= 70 >= 20<br />

MEDIO 56 - 69 11 – 19<br />

BASSO >= 55


49<br />

Frutti<br />

Albicocca , fresca 57 120 9 5<br />

Ananas , crudo (media di 2 studi) 59 +- 8 120 13 7<br />

Arancia (media di 6 studi) 42 +- 3 120 11 5<br />

Avocado 49<br />

Banana, (media di 10 studi) 52 +- 4 120 24 12<br />

“ verde 30 120 21 6<br />

Ciliegia 22 120 12 3<br />

Cocomero 72 +- 13 120 6 4<br />

Datteri, secchi 103 +- 21 60 40 42<br />

Fichi, secchi 61 +- 6 60 26 16<br />

Fragola fresca, (Australia) 40 +- 7 120 3 1<br />

Kiwi (media di 2 studi) 53 +- 6 120 12 6<br />

Mango, fresco (media di 3 studi) 51 +- 5 120 17 8<br />

Mela (media di 6 studi) 38 +- 2 120 15 6<br />

Melone 65 120 6 4<br />

Papaia (media di 3 studi) 59 +- 1 120 17 10<br />

Pera (media di 4 studi) 38 +- 2 120 11 4<br />

Pesca (media di 2 studi) 42 +- 14 120 11 5<br />

Pompelmo, fresco 25 120 11 3<br />

Prugna fresca, (media di 2 studi) 39 +- 15 120 12 5<br />

Prugna secca 29 +- 4 60 10<br />

Uva fresca (Italia) 49 120 18 9<br />

Uva nera (media di 2 studi) 46 +- 3 120 18 8<br />

Uva passa 64 +- 11 60 44 28<br />

Uva sultanina 56 +- 11 60 45 25<br />

Succhi di frutta non dolcificati<br />

Ananas 46 (pane) x 1,43 250 34 15<br />

Arancia 52 +- 3 250 23 12<br />

Mirtillo 52 +- 3 250 31 16<br />

Mela 40 +- 1 250 28 11<br />

Pompelmo 48 250 20 9<br />

Pomodoro 38 250 9 4<br />

Marmellate senza zuccchero<br />

Arancia 30 30 37 9<br />

Fragola 30 30 37 10<br />

Verdure<br />

Barbabietola 64 +- 16 80 7 5<br />

Carote crude 16 80 8 1<br />

Carote cotte (media di 4 studi ) 47 +- 16 80 6 3<br />

Patata bianca, cotta al forno + buccia 60 150 30 18<br />

“ bianca bollita o cotta (md.5 st.) 50 +- 9 150 28 14<br />

“ surgelata fritta (alla francese) 75 150 19 22<br />

“ purea istantanea (md. 5 studi) 85 +- 3 150 20 17<br />

“ purea (media 3 studi) 74 +- 5 150 20 15<br />

“ pelata al microonde x 5-7,5 m’ 79 +- 9 150 18 14<br />

“ pelata, bollite 1 h 65 +- 11 150 27 18


50<br />

Patata dolce americana (media 5 st.) 61 +- 7 150 28 17<br />

Peperoni 70 85 8 3<br />

Piselli verdi (media di 3 studi) 48 +- 5 80 7 3<br />

Rapa svedese 72 +- 8 150 10 7<br />

Tapioca a vapore 1 h. 70 +- 10 250 18 12<br />

Zucca 75 +- 9 80 4 3<br />

Insalate vegetali 10 50 3 < 1<br />

Noci<br />

Arachidi 14 +-8 50 6 1<br />

Mandorle 0 50 0 0<br />

Nocciole 0 50 1 0<br />

Noci 15 50 5 2,5<br />

Noci del Brasile 0 50 0<br />

Popcorn (media di 2 studi) 70 +-17 20 11 8<br />

Kellog’s 70 +- 2 50 35 24<br />

Legumi<br />

Ceci, bolliti (media 4 studi) 28 +- 6 150 30 8<br />

Fagioli (media 8 studi) 28 +-4 150 25 7<br />

Fagioli, al forno (media 2 studi) 48 +- 8 150 15 7<br />

“ , secchi, bolliti (media 2 studi) 29 +- 9 150 30 9<br />

Fagioli occhio nero (md.2 st) 42 +- 9 150 30 13<br />

Fagioli neri, a bagno 1 notte,cotti 45’ 20 150 25 5<br />

Fagiolini 28 +- 4 150 25 7<br />

Fave surgelate 32 150 30 10<br />

Lenticchie (media 2 studi) 29 +- 1 150 18 5<br />

Lenticchie rosse (media 4 studi) 26 +- 4 150 18 5<br />

Piselli ,secchi, bolliti 22 150 9 2<br />

Soia, secca, bollita (media 2 studi) 18 +- 3 150 6 1<br />

Pane<br />

Pane bianco francese (baguette) 95 +- 15 30 15 15<br />

Pane d’orzo integrale (grossi chicchi 75%) 27 30 20 5<br />

“ “ “ “ (“ “ 50%,media 2 studi)46 +- 2 30 20 9<br />

Pane d’orzo, fior di farina 100% 67 30 13 9<br />

Pane di farina d’orzo integrale (media 5 studi) 70 30 20 14<br />

Pane senza glutine multicereali 79+-13 30 13 10<br />

“ “ “ arricchito di fibre(media 2 st.) 73 +- 4 30 13 9<br />

Pane di riso (alto amilosio) 61 +- 9 30 12 7<br />

“ “ “ (basso amilosio) 72 +- 9 30 12 8<br />

Pane di segale (media 6 studi) 50 +- 4 30 12 6<br />

“ “ integrale 58 +- 6 30 14 8<br />

Pane di farina bianca di grano (media 6 studi) 70 +- 0 30 14 10<br />

Pane di farina integrale di grano (media 13 studi) 71 +- 2 30 13 9<br />

Pane bianco con enzimi inibitori (acarbose 200 mg.) 34 +- 16 30 17 6<br />

Panini di pane bianco + 3 mg.trestatina (inib.amilasi) 48 30 12 6<br />

“ “ “ + 6 mg. “ 29 30 12 4<br />

Pane bianco consum. con polvere di alghe secche 48 30 15 7<br />

Pane bianco arricchito di fibre (media 2 studi) 68 +- 1 30 13 9<br />

Pasta e Pastina<br />

Capellini 45 180 45 20<br />

Fettuccine (media 2 studi) 40 +- 8 180 46 18


51<br />

Gnocchi 68 +- 9 180 48 33<br />

Linguine (media 2 studi) 46 +- 3 180 48 22<br />

Maccheroni (media 2 studi) 47 +- 2 180 48 23<br />

Pastina istantanea (media 3 studi) 47 +- 1 180 40 19<br />

Ravioli 39 +- 1 180 38 15<br />

Pasta di riso, bollita 61 + -6 180 39 23<br />

Ricciutella, al dente 43 +- 10 180 44 19<br />

Spaghetti, bolliti 5 min. (media 4 studi) 38 +- 3 180 48 18<br />

“ , bolliti 10-15 min. (media 7 studi) 44 +- 3 180 48 21<br />

“ , bolliti 20 min. (media 2 studi) 61 +- 3 180 44 27<br />

Spaghetti, bolliti (media 7 studi) 42 +- 3 180 47 20<br />

Spaghetti, semola di grano duro (md.3 tempi cott.)57 +- 6 180 48 27<br />

Spaghetti, integrali, bolliti 37 +- 5 180 42 16<br />

Vermicelli, bolliti 35 +- 5 180 44 16<br />

Cereali<br />

Orzo perlato, brillato (media 5 studi) 25 +- 1 150 42 11<br />

Orzo (media 2 gruppi) 43 +- 6 150 42 26<br />

Grano saraceno (media 3 studi) 54 +- 4 150 30 16<br />

Cornflackes 85 85<br />

Grano - Mais - Riso<br />

Mais 59 50 22 7<br />

Couscous, bollito 5 min. (media 2 studi) 65 +- 4 150 35 23<br />

Miglio, bollito 71 +- 10 150 36 25<br />

Riso bianco, x risotto, Arborio, bollito 69 +- 7 150 56 36<br />

Riso bianco, bollito (media 12 studi) 64 +- 7 150 36 23<br />

“ , a chicchi lunghi ( bollito 5 min.) 41 150 40 16<br />

“ , “ “ “ , bianco (media 10 studi) 56+- 2 150 41 23<br />

“ , a chicchi lunghi, var. cottura rapida 68+- 6 150 37 25<br />

Riso bianco, ricco di amilosio (2 studi) 38 150 39 15<br />

“ Basmati, bianco, bollito 58 +- 8 150 38 22<br />

Riso scuro (brown) (media 3 studi) 55 +- 5 150 33 18<br />

Segale, chicchi interi (media 3 studi) 34 +- 3 50 (secca) 38 13<br />

Frumento (chicchi interi) (media 4 studi) 41 +- 3 50 (secco) 34 14<br />

Semolino (media 2 studi) 55 +- 1 150 11 6<br />

Minestre<br />

Fagioli bianchi 64 250 ml. 27 17<br />

Piselli verdi, in scatola 66 250 ml. 41 27<br />

Lenticchie, in scatola 44 250 ml. 21 9<br />

Minestrone tradizionale 39 +- 3 250 ml. 18 7<br />

Piselli spaccati 60 250 ml. 27 16<br />

Zuppa di pomodoro 38 +- 9 250 ml. 17 6<br />

Latticini<br />

Gelato, comune, NS (media 3 studi) 61 +- 7 50 13 8<br />

Gelato, basso di grassi (1,2%) 47 +- 5 50 10 5<br />

Gelato, alto di grassi (15%), cioccolato 37 +- 3 50 9 4<br />

Latte intero (media 5 studi) 27 +- 4 250 ml. 12 3<br />

Latte intero + crusca (media 2 studi) 27 +- 2 250 ml. 12 3<br />

Latte scremato 32 +- 5 250 ml. 13 4<br />

Latte condensato, zuccherato Nestlè 61 +- 6 250 ml. 136 83<br />

Latte, scremato, cioccolato, con aspartame 24 +- 6 250 ml. 15 3


52<br />

Latte, scremato, cioccolato, zuccherato 34 +- 4 250 ml. 26 9<br />

Budino, istantaneo, cioccolato, fatto di polvere<br />

e latte intero (media 2 studi) 44 +- 4 100 16 7<br />

Yogurt, NS 36 +- 4 200 9 3<br />

Yogurt basso di grassi + Frutta + aspartame 14 +- 4 200 13 2<br />

Yogurt basso di grassi, frutta, zucchero 33 +- 7 200 31 10<br />

Yogurt ridotto di grassi, frutta varia (media 3 studi) 27 +- 1 200 24 7<br />

Prodotti alternativi ai latticini, basati sulla soia<br />

Latte di soia, intero di grassi, 120 mg Cal. 36 +- 4 250 18 6<br />

Bevande al latte di soia (media 2 studi) 32 +- 2 250 23 7<br />

Yogurt di soia (grassi 2%),pesca,mango,zucchero 50 +- 3 200 26 13<br />

Cibi da snack (spuntini) e confetture<br />

Cioccolato nero, > 70% cacao 22 50 16 4<br />

Cioccolato al latte (media 4 studi) 43 +- 3 50 28 12<br />

Cioccolato, latte, poco zucchero, con<br />

Maltitolo 35 +- 16 50 22 8<br />

Cioccolato, bianco Nestlè 44 +- 6 50 29 13<br />

Chips di grano, salate (media 3 studi) 63 +- 10 50 26 17<br />

Nutella, cioccolato spread di nocciole 33 +- 4 20 12 4<br />

Misti di farine di frumento e cibi convenienti<br />

Nuggets di pollo, surgelato, riscaldato in<br />

forno a microonde 46 +- 4 100 16<br />

7<br />

Pizza, formaggio 60 100 27 16<br />

“ , cotta al forno, parmigiano, salsa pomodoro 80 100 27 22<br />

Salsiccia 28 +- 6 100 3 1<br />

Braciola di lombata di manzo,vegetali misti,<br />

puré di patate fatta in casa 66 +- 12 360 53 35<br />

Spaghetti alla bolognese, fatti in casa 52 +- 9 360 48 25<br />

Sushi, (media di 2 studi) 52+- 4 100 37 19<br />

Pane bianco con toppings<br />

Pane bianco con burro 59 100 48 29<br />

“ “ con formaggio di latte scremato 55 100 47 26<br />

“ “ con burro e formaggio di latte<br />

scremato 62 100 38 23<br />

Pane di farina bianca e integrale, burro arachidi<br />

(media 2 studi) 59 +- 8 100 44 26<br />

Crackers e Gallette<br />

Crackers alla panna (crema) 65 +- 11 25 17 11<br />

Tavolette di riso soffiato (media 3 studi) 78 +- 9 25 21 17<br />

Pane croccante (crispbread) di segale (media 4 studi) 64 +- 2 25 16 11<br />

Crackers in acqua (media 2 studi) 71 +- 8 25 18 13<br />

Crackers Premium Soda 74 25 17 12<br />

Gallette di farina d’avena 54 +- 4 25 17 9<br />

“Oro Saiwa (2 studi) 64 +- 3 40 32 20<br />

Pasticceria<br />

Torta degli angeli 67 50 29 19<br />

Torta di banana, con zucchero 47 +- 8 80 38 18<br />

Torta di banana, senza zucchero 55 +- 10 80 29 16


53<br />

Croissant 67 57 26 17<br />

Pasticceria 59 +- 6 57 26 15<br />

Zucchero e alcoolici zuccherini<br />

Fruttosio (media di 6 studi). 19+- 2 10 10 2<br />

Glucosio (media 11 studi) 99 +- 3 10 10 10<br />

Miele (media 11 tipi) 55 +- 5 25 18 10<br />

Lattosio (media 3 studi) 46 +- 2 10 10 5<br />

Maltosio 50 g. 105 +- 12 10 10 11<br />

Saccarosio (media 10 studi) 68 +- 5 10 10 7<br />

Lactitolo (media 2 studi) 2 +- 3 10 10 0<br />

Maltitolo ) 73 +- 29 10 10 7<br />

Xilitolo (media 2 studi) 8 +- 1 10 10 1<br />

Bevande<br />

Coca Cola , analcolico (media 2 studi 63 250 26 16<br />

Fanta, analcolico di arancia 68 +- 6 250 34 23<br />

Gatorade 78 +- 13 250 15 12<br />

Succhi<br />

Succo di mela (media 3 studi) 40 +- 1 250 29 12<br />

Succo di carote, fresco 43 +- 3 250 23 10<br />

Succo di mirtillo 56 +- 4 250 29 16<br />

Succo di acini d’uva , non zuccherato 48 250 22 11<br />

Succo di arancia ,senza zucchero(media 2 studi) 50 +- 4 250 26 13<br />

Succo di ananas, senza zucchero 46 250 34 16<br />

Succo di pomodoro, in scatola, senza zucchero 38 +- 4 250 9 4<br />

Carne ______ __<br />

Pollame ______ __<br />

Pesce ______ __<br />

Uova ______ __<br />

Formaggi ______ __<br />

COMMENTO. Innanzitutto, nella Tabella fin qui esposta non sono indicati i valori di Indice e<br />

Carico Glicemici per carne, pollame, pesce, insalate vegetali, formaggi e uova, perché questi cibi<br />

contengono pochi o punto carboidrati e le persone avrebbero eccessive difficoltà a consumare una<br />

porzione di cibo contenente 50 o 25 g.di carboidrati disponibili. Anche se mangiati in larga misura,<br />

essi quindi non sono in grado di aumentare significativamente le glicemia.<br />

Per essere obiettivi dobbiamo aggiungere che le Società Americane continuano a considerare più<br />

importante la riduzione dei grassi saturi e del colesterolo nella prevenzione e cura delle malattie<br />

cardiovascolari di origine aterosclerotica; le loro indicazioni d’altra parte sono ormai dotate di<br />

solide basi scientifiche.<br />

Si dovrà quindi procedere, nella scelta di questi componenti della dieta, secondo i criteri indicati<br />

da quella scuola, per cui facciamo riferimento ai Capitoli precedenti, specie al Cap.I<br />

(Iperlipidemia), Cap.II (Indice Colesterolo, Grassi Saturi e loro rapporto nella alimentazione) e III<br />

(Omega 6/Omega 3), cercando tuttavia di mediare ove possibile fra le due teorie.<br />

La Tabella, riportata dai lavori di Foster-Powell e Coll.ma semplificata eliminando alcuni cibi di<br />

scarso interesse per l’alimentazione abituale del nostro Paese, è ancora certamente di difficile<br />

orientamento per un profano e anche per un medico non particolarmente preparato in materia.<br />

Innanzitutto gli alimenti esaminati appartengono più alla alimentazione americana ed australiana<br />

che a quella italiana ed anche europea.


54<br />

Inoltre,come già detto, fra alimenti simili si osservano discrete variazioni dei valori, dovute a vari<br />

fattori già citati nelle premesse; infine esiste una apparente discordanza delle indicazioni fornite<br />

dall’Indice Glicemico e dal Carico Glicemico, per altro frutto di Scuole diverse.<br />

La discordanza è solo apparente, in quanto l’IG non tiene conto del contenuto di carboidrati in un<br />

porzione dell’alimento abitualmente consumata, come nel caso del cocomero precedentemente<br />

riferito. Perciò nella Tabella che segue abbiamo considerato solo il Carico Glicemico del cibo in<br />

questione, anche se in apparente contraddizione con l’IG.<br />

Un ultimo elemento di incertezza è rappresentato dalle porzioni considerate, che non sempre<br />

corrispondono a quelle abitualmente consumate sulle nostre tavole, per eccesso o per difetto.<br />

Esse tuttavia possono essere modificate secondo le proprie abitudini ; in tal caso il Carico<br />

Glicemico, che in fondo è quello che ci interessa, può essere ricalcolato moltiplicando l’indice<br />

glicemico per il peso in grammi dei carboidrati disponibili nella nuova porzione diviso 100. A sua<br />

volta, quest’ultimo si può calcolare facendo la proporzione fra quantità di carboidrati della vecchia<br />

e nuova porzione.<br />

Ad esempio, se vogliamo sapere il Carico Glicemico di una fetta di cocomero di 240 grammi,<br />

faremo il seguente calcolo:<br />

240 (g. della nuova porzione) : 120 (g. della vecchia porzione) = 2<br />

2 x 6 (g. di carboidrati nella vecchia porzione)x 72 (indice glicemico del cocomero) /100 =<br />

= 8,64 (nuovo carico glicemico).<br />

Non crediamo, con queste precisazioni, di avere contribuito molto ad un uso pratico di questa<br />

Tabella, per cui vogliamo rimediare facendole seguire un’altra semplificata , in cui gli alimenti<br />

sono riportati per tipologia e ne è indicato l’uso libero, moderato o sconsigliato a seconda del<br />

Carico Glicemico basso, medio o alto della quantità abitualmente consumata.<br />

Le indicazioni e controindicazioni contenute nella Tabella, si riferiscono alla porzione (grammi di<br />

peso) dell’alimento abitualmente consumata. Questa si può trovare nella tabella 21 precedente, nella<br />

colonna in cui sono indicati i grammi di peso della porzione stessa.<br />

Tabella 22. Alimenti Consigliati, di Uso Moderato e Sconsigliati secondo il Carico Glicemico<br />

Consigliati Uso moderato Sconsigliati<br />

Frutta<br />

Albicocca fresca banana gialla datteri secchi<br />

Ananas fresco fichi secchi uva passa<br />

Arancia fresca uva nera uva sultanina<br />

Avocado<br />

Banana verde<br />

Ciliegia<br />

Cocomero<br />

Fragola fresca<br />

Kiwi<br />

Mango<br />

Mela<br />

Melone<br />

Papaia<br />

Pera<br />

Pesca<br />

Pompelmo<br />

Prugna fresca<br />

Prugna secca<br />

Succhi di frutta non dolcificati<br />

Pompelmo ananas<br />

Pomodoro in scatola arancia<br />

Carota mela<br />

“ e ciliegia<br />

mirtillo<br />

acini d’uva


Marmellate senza zucchero<br />

Arancia<br />

Fragola<br />

Verdura<br />

Barbabietola patata bianca al forno + buccia patata fritta alla francese<br />

Carota cruda e cotta “ “ bollita o cotta<br />

Peperone “ in purea<br />

Piselli verdi “ pelata, al microonde 5 min.<br />

Insalata verde patata dolce, americana<br />

Zucca rapa svedese<br />

Tapioca a vapore<br />

Noci<br />

Arachidi Kellogg’s<br />

Mandorle<br />

Nocciole<br />

Noci<br />

Noci del Brasile<br />

Popcorn<br />

Legumi<br />

Ceci bolliti<br />

“ in scatola, in salamoia<br />

Fagioli al forno<br />

“ secchi, bolliti<br />

Fagioli neri,a bagno 1 notte,cotti 45’<br />

Fagiolini<br />

Fave surgelate<br />

Lenticchie<br />

“ verdi<br />

“ rosse<br />

Piselli secchi, bolliti<br />

“ surgelati, bolliti<br />

Soia secca, bollita<br />

Pane<br />

Pane d’orzo integrale (grossi chicchi 75%) pane bianco francese (baguette)<br />

“ di farina d’orzo integrale<br />

“ di orzo,fior di farina 100% “ frumento integrale 50-75%<br />

“ senza glutine + fibre<br />

“ “ “ , multicereali<br />

“ di crusca di avena 45-50%<br />

“ di riso (alto e basso amilosio)<br />

“ di segale<br />

“ “ “ integrale<br />

“ bianco + acarbose 200 mg.<br />

“ “ + trestatina 3-6 mg.<br />

“ “ + polvere di alghe secche<br />

“ “ + fibre<br />

“ di farina di grano integrale<br />

Pasta<br />

Fettuccine capellini<br />

Pastina istantanea gnocchi<br />

Ravioli linguine<br />

Riccciutella al dente maccheroni<br />

Spaghetti bolliti 5 min. spaghetti bolliti 10-15 min.<br />

“ integrali bolliti “ “ 20 min.<br />

Vermicelli “ di semola grano duro<br />

Pasta di riso<br />

Cereali – Mais – Riso<br />

Semolino orzo perlato, brillato orzo<br />

Farina di mais grano saraceno orzo, rotto<br />

couscous, bollito 5 min.<br />

riso a chicchi lunghi, bollito 5 ‘ miglio bollito<br />

55


56<br />

“ bianco, ricco di amilosio riso bianco x risotto, bollito<br />

“ scuro “ a chicchi lunghi, bianco<br />

segale a chicchi interi “ “ “ “ ,cottura rapida<br />

frumento a chicchi interi<br />

riso bianco Basmati, bollito<br />

cornflackes<br />

Minestre<br />

Lenticchie, in scatola Fagioli bianchi piselli verdi, in scatola<br />

Minestrone tradizionale Piselli spaccati<br />

Zuppa di pomodoro<br />

Latticini – Derivati della soia<br />

Gelato comune yogurt di soia,pesca,mango,zucchero latte condensato, zuccherato Nestlè<br />

Gelato basso di grassi<br />

“ alto di grassi, cioccolato<br />

Latte intero<br />

“ “ + crusca<br />

Latte scremato<br />

“ basso di grassi,cioccolato,aspartame<br />

“ “ “ “ “ , zucchero<br />

Budino,polvere di cioccolato e latte intero<br />

Yogurt<br />

“ basso di grassi,frutta,aspartame<br />

“ “ “ “ “ ,zucchero<br />

“ “ “ “, frutta varia<br />

Latte di soia,intero di grassi<br />

“ “ “ , ridotto di grassi<br />

Bevande al latte di soia<br />

Yogurt di soia,pesca, mango,zucchero<br />

Spuntini e Confetture<br />

Cioccolato, latte,poco zucchero,maltitolo cioccolato, latte<br />

Nutella, cioccolato , nocciole cioccolato bianco Nestlè<br />

chips di grano, salate<br />

chips di patate, salate<br />

Piatti preparati<br />

Piselli,bue pollo alla francese, riso<br />

Salsiccia Pizza al formaggio pizza al forno, parmigiano, salsa di pomodoro<br />

“ Supreme vegetariana braciola di manzo,vegetali, purea<br />

spaghetti alla bolognese<br />

Sushi, salmone sushi, alghe marine arrosto, aceto, riso<br />

Riso bianco bollito,burger pane bianco + burro<br />

manzo grigliato,formaggio, pane bianco, formaggio, latte scremato<br />

burro “ “ ,burro,formaggio,latte scremato<br />

“ di farina bianca e integrale,burro arachidi<br />

Crackers e Gallette<br />

Gallette di farina di avena crackers alla panna gallette Oro Saiwa<br />

tavolette di riso soffiato<br />

pane croccante di segale<br />

crackers in acqua<br />

crackers Premium Soda<br />

Pasticceria<br />

torta degli angeli torta di cioccolato+ cioccolato glassato<br />

torta di banana, con zucchero torta di vaniglia + vaniglia glassata<br />

“ “ “ ,senza zucchero tartine di farina di avena<br />

“ in tazza, gelato di fragola<br />

croissant<br />

tartine da tè, mela, zucchero<br />

tartine di crusca<br />

pasticceria varia<br />

Zucchero e Derivati ( dosi di g. 10)<br />

Fruttosio glucosio


Glucosio + gomma acacia maltosio<br />

Miele (25 g.)<br />

Lattosio (25 g.)<br />

Saccarosio<br />

Lactilolo<br />

Maltitolo<br />

Xilitolo<br />

Bevande<br />

Succo di carote, fresco coca cola analcolico Fanta<br />

Succo di pomodoro, senza zucchero Solo, spremuta di limone, analcolico<br />

Gatorade<br />

Succo di mela<br />

“ di mirtillo<br />

“ di acini d’uva, no zucchero<br />

“ di arancia “ “<br />

“ di ananas “ “<br />

Carne __________<br />

Pollame __________<br />

Pesce __________<br />

Uova __________<br />

Formaggi __________<br />

57<br />

Chi deve preoccuparsi nella sua alimentazione dell’Indice Glicemico e del Carico Glicemico dei<br />

cibi?<br />

Innanzitutto i soggetti con Diabete mellito tipo 2, sia conclamato che in fase preclinica (c.d.<br />

Intolleranza agli Idrati di Carbonio) o con eredità diabetica; nell’ambito di una dieta ben equilibrata<br />

come Calorie in relazione agli effettivi consumi e che controlli il peso, la scelta di alimenti a basso<br />

indice e carico glicemico permette un miglior controllo della glicemia e degli altri valori degli<br />

zuccheri (11 ).<br />

Un’altra categoria di pazienti che si può fortemente avvantaggiare di una dieta a basso indice e<br />

carico glicemico è quella in soprappeso o francamente obesa; molti studi in corso riferiscono<br />

risultati molto interessanti sulla perdita di peso indotta da diete che tengono conto di queste<br />

indicazioni.( 12 )<br />

Per quanto riguarda le malattie cardiovascolari di origine aterosclerotica come l’angina pectoris,<br />

l’infarto del miocardio, l’ictus ischemico, la arteriopatia cronica periferica, le indicazioni relative<br />

alla dieta devono tener conto, alla luce dei risultati degli studi risultati finora statisticamente<br />

significativi, sia dell’indice e carico glicemico, secondo le Scuole Australiana, Canadese ed<br />

Europea, che del suo contenuto di colesterolo e di grassi saturi, secondo la Scuola Statunitense.<br />

(9 )<br />

Quali sono i risultati finora segnalati con la dieta così impostata?<br />

Innanzitutto studi a breve e lungo termine hanno indicato che i cibi a basso Indice Glicemico<br />

sono utili per il controllo del peso in soggetti normali e soprattutto obesi, in quanto inducono un<br />

maggiore e più prolungato senso di sazietà di quelli ad alto Indice Glicemico. Questi ultimi infatti<br />

provocano un maggior aumento della glicemia dopo il pasto, seguito da una sua maggiore caduta ,<br />

con un più marcato aumento dell’insulina nel sangue e di conseguenza un maggior stimolo<br />

dell’appetito e accumulo di grassi.(12 )<br />

I primi, inoltre, sono più difficili da consumare, sono meno graditi al palato e forniscono un<br />

minor numero di calorie.<br />

Nei bambini obesi, il consumo di una dieta a basso Indice Glicemico è associata ad una maggior<br />

riduzione dell’indice di massa corporea ( vedi Cap.VI).(13)<br />

Le diete a basso Indice Glicemico proteggerebbero, oltre che dall’obesità, anche dal cancro del<br />

colon e della mammella.(14)


58<br />

Viceversa, vari studi di osservazione su popolazioni hanno dimostrato che il consumo a lungo<br />

termine di una dieta ad alto Carico Glicemico ha aumentato il rischio di sviluppare diabete tipo 2 e<br />

malattie cardiovascolari di origine aterosclerotica, come l’infarto miocardico e l’ictus.(7, 8, 9 ).<br />

Anche nello studio di Horn fu riscontrato, in una popolazione altrimenti sana, un rapporto<br />

significativo fra mortalità generale e per malattie cardiovascolari e glicemia dopo un carico di<br />

glucosio, anche escludendo l’influenza di altri fattori di rischio noti, come ipercolesterolemia,<br />

ipertensione , diabete e fumo.<br />

E’ evidente anche al profano che si tratta di studi preliminari, in quanto le prime pubblicazioni<br />

sull’argomento sono di pochi anni fa e quindi manca il tempo sufficiente e la casistica per indagini<br />

statistiche più approfondite.<br />

La nostra impressione tuttavia, basata sui primi riscontri clinici, ci induce a ritenere che la strada<br />

appena tracciata possa portare col tempo a conclusioni interessanti<br />

Bibliografia<br />

1) Foster-Powell K, Holt SH, Brand-Miller JC. International table of glycemic index and glycemic<br />

load values: 2002. Am. J. Clin. Nutr. 2002; 76: 5-56<br />

2) Foster-Powell K, Holt SH, Brand-MillerJC. International table of glycemic index and glycemic<br />

load values: 2003. Am.J.Clin.Nutr.2000 apr.; 7784):994<br />

3) Perlstein RWJ,er al. Dietitians Association of Australia review paper: glycaemic index in<br />

deiabetes management. Aust.J. Nutr.Diet. 1997; 54: 57<br />

4) Canadian Diabetes Association. Guidelines for the nutritional management of diabetes mellitus<br />

in the new millenium. A position statement by the Canadian Diabetes Association. Can.J. Diabetes<br />

Care. 2000; 23: 56.<br />

5) Diabetes and Nutrition Study Group of the European Association for the stdy of Diabetes.<br />

Nutritional recommendations for individuals with diabetes mellitus. Metabolism 1988; 1: 145.<br />

6) Englyst K. et al. Rapidly available glucose in food: an in vitro measurement that reflect the<br />

glycemic response. Am.J.Clin.Nutr. 1999; 69: 448.<br />

7) Salmeron J. et al. <strong>Dieta</strong>ry fiber, glycemic load,and risk of NIDDM in men. Diabetes Care 1997;<br />

20:545.<br />

8) Salmeron J. et al. <strong>Dieta</strong>ry fiber, glycemic load, and risk of non insulin-dependent diabetes<br />

mellitus in women. JAMA 1997; 277: 472.<br />

9) Liu S. et al. A prospective study of dietary glycemic load, carbohydrate intake, and risk of<br />

coronary heart disease in US women. Am.J.Clin. Nutr. 2000; 71: 1455.<br />

10) Brand-Miller JC. et al. Rice : a high or low glycemic index food ? Am. J. Clin. Nutr. 1992;56:<br />

1034.<br />

11) Jenkins D. The glycemic index, fiber, and the dietary treatment of hypertriglyceridemia and<br />

diabetes. J.Am.Coll.Nutr. 1987; 6: 11<br />

12) Ludwig D. <strong>Dieta</strong>ry glycemic index and obesità. J.Nutr. 2000; 130: 280S<br />

13) Spieth L. et al. A low-glycemic index diet in the treatment of pediatric obesity. Arch.Pediatr.<br />

Adolesc. Med. 2000; 154: 947.<br />

14) Franceschi S. et al. <strong>Dieta</strong>ry glycemic load and colorectal cancer risk. Ann. Oncol. 2001;12:173


59<br />

CAP.V. DIABETE TIPO 2 e DIETA<br />

Premesse. Il Diabete, considerato il secondo Cavaliere dell’Apocalisse, si presenta nell’uomo in<br />

due forme: il tipo 1 e il tipo 2. Il tipo 1 o Insulino Dipendente (ID) colpisce generalmente i ragazzi<br />

ed è provocato da una aggressione del sistema immunitario alle cellule pancreatiche che producono<br />

l’insulina, seguita da una mancanza totale o parziale di insulina nell’organismo; l’insulina è<br />

l’ormone pancreatico, attivo sul metabolismo del glucosio e su molte altre funzioni del nostro<br />

metabolismo.<br />

Il tipo 2 o Non Insulino Dipendente (NID) compare in età avanzata in soggetti che associano ad<br />

una predisposizione ereditaria, la sedentarietà, il soprappeso e cattive abitudini alimentari<br />

quantitative e qualitative.<br />

La diffusione di questa malattia nel mondo, specie occidentale, è in continua crescita; ancor più<br />

diffusa è la c.d. intolleranza al glucosio, che ne rappresenta lo stadio iniziale.<br />

I motivi dell’attuale grande e crescente diffusione del diabete tipo 2 sono legati ad errori nella<br />

dieta, che si instaurano su un terreno genetico, cioè su una predisposizione ereditaria.<br />

Nel mondo moderno, specie occidentale, la alimentazione abbonda di calorie, di carboidrati<br />

raffinati, grassi saturi e grassi idrogenati (o trans), mentre è povera di grassi Omega-3 e ricca di<br />

grassi Omega-6, che aumentano la resistenza all’insulina delle cellule.(1 )<br />

Nello stesso tempo essa è scarsa di fibre, che rallentano l’assorbimento del glucosio e povera di<br />

potassio, magnesio, cromo e vitamine a causa della cottura dei cibi; l’abbondanza di sodio poi<br />

aggrava la resistenza delle cellule all’insulina.<br />

A questo si aggiungono alcune nocive abitudini dell’uomo moderno, come la sedentarietà.<br />

Tutti questi fattori collaborano nel produrre prima un persistente alto livello di glucosio nel<br />

sangue con forte produzione di insulina per abbassarlo, poi una resistenza all’insulina stessa delle<br />

cellule che la utilizzano per consumare glucosio ed abbassare la glicemia (c.d. Insulinoresistenza), Il<br />

pancreas reagisce aumentando la produzione di insulina, finchè si esaurisce e compare il Diabete<br />

tipo 2 NID.<br />

Come diremo in seguito nei Capitoli Obesità e Iperinsulinemia, quest’ultima favorisce il<br />

manifestarsi della c.d. “Sindrome Plurimetabolica” o Sindrome X, che si sta diffondendo a macchia<br />

d’olio in tutti i Paesi Occidentali, Stati Uniti in testa, seguiti dall’Europa.(2 ).<br />

Questa sindrome associa, ad una persistente iperglicemia dopo i pasti, da cui si sviluppa prima<br />

una iperinsulinemia, poi una resistenza delle cellule all’insulina stessa e infine un diabete tipo 2,<br />

una obesità centrale con localizzazione prevalente all’addome, che può raggiungere aspetti<br />

mostruosi, un aumento dei trigliceridi con riduzione del colesterolo-HDL, una ipertensione e un<br />

aumento della coagulazione del sangue con facile comparsa di malattie cardiovascolari.<br />

L’iperglicemia, primo anello della catena, precede la comparsa di diabete tipo 2 di 5-10 anni.<br />

I danni provocati dalla glicemia elevata e dalle sue conseguenze sono numerosi: fra essi l’infarto<br />

miocardico ( 4 volte più frequente nei diabetici e ad alta mortalità), favorito dall’ossidazione del<br />

colesterolo cattivo LDL particolarmente dannoso per le arterie, l’ictus ischemico cerebrale, la<br />

ostruzione delle arterie degli arti inferiori, la nefropatia diabetica e molte altre ancora. (3 )<br />

Quando si può parlare di Intolleranza agli Idrati di Carbonio e quando di vero Diabete?<br />

L’Intolleranza agli idrati di carbonio si può diagnosticare quando la Glicemia, indipendentemente<br />

dai valori al mattino a digiuno, 2 ore dopo la somministrazione per bocca di 70 g. di glucosio<br />

misura fra 140 e 199 mg%. Il Diabete Mellito conclamato tipo 2 si diagnostica quando la Glicemia<br />

al mattino a digiuno è uguale o maggiore di 126 mg% e quella 2 ore dopo il carico di glucosio<br />

raggiunge o supera 200 mg%.<br />

<strong>Dieta</strong> per diabetici. Nella cura e nella prevenzione del Diabete tipo 2 Non Insulino Dipendente<br />

(NID), la dieta ha un ruolo fondamentale.(4, 5 )<br />

In questo capitolo non tratteremo diffusamente della dieta del diabetico, che come la terapia<br />

farmacologica è di competenza specifica del diabetologo. Daremo solo alcune indicazioni generali,<br />

in accordo con lo spirito dell’intera nostra opera.(


60<br />

Fra le numerose diete sperimentate sono risultate più efficaci quelle povere di calorie, in genere<br />

non più di 30-40 Calorie/kg. di peso e anche meno in presenza di sedentarietà e soprappeso. In ogni<br />

caso l’apporto energetico va proporzionato al consumo calorico e quindi al lavoro fisico svolto; in<br />

presenza di soprappeso o di vera obesità deve tentare di raggiungere e mantenere il peso<br />

desiderabile, o almeno ridurre il peso di 4-6 kg., il più vicino possibile all’Indice Corporeo<br />

Normale, per migliorare la sensibilità all’insulina, compromessa dal sovrappeso.<br />

I Carboidrati non devono superare il 55-60% delle Calorie Totali; in particolare vanno ridotti<br />

quelli ad alto Indice Glicemico (Cap.IV), cioè i monosaccaridi e disaccaridi e fra i polisaccaridi gli<br />

amidi molto raffinati (Massimo 5-10% delle Calorie totali), sostituiti da Carboidrati complessi non<br />

raffinati e ricchi di fibre, vitamine e minerali (40-50% delle Calorie Totali).(4 )<br />

Secondo Reaven i migliori risultati si otterrebbero con una dieta al 40% di carboidrati, al 40% di<br />

grassi e al 20% di proteine, contenente almeno 25 g. di fibre al giorno. (2 )<br />

Si sconsigliano quindi: patate, carote, banane, uva, ananas, anguria, melone, cereali e riso<br />

raffinati, zucchero e derivati, biscotti, miele, marmellate e tutti gli altri alimenti ricchi di carboidrati<br />

e poveri di fibre, quindi ad alto indice glicemico. Il saccarosio e gli altri zuccheri raffinati sono<br />

ammessi solo in piccole quantità, o meglio sostituiti da edulcoranti sintetici (saccarina, aspartame).<br />

Anche le bevande zuccherate (quasi tutte!) vanno evitate. L’alcool va ridotto a 1-2 razioni alla<br />

settimana.<br />

Si consiglia invece il consumo di cereali, pane, pasta e riso integrali, legumi, soia, verdura e frutta<br />

ricche di fibre, minerali e vitamine, specie se crudi; la cottura infatti impoverisce gli alimenti di<br />

potassio, magnesio e cromo e vitamine antiossidanti (vedi Cap. XII), che aumentano la sensibilità<br />

all’insulina. La pasta ed il riso vanno cotti al dente, per abbassare l’Indice Glicemico.<br />

Per le Proteine, la quantità consigliata è di 0,8-0,9 g/kg di peso ideale, oppure del 12-20% delle<br />

Calorie Totali, suddivise in vegetali (55%) e animali (45%). Durante le gravidanza, l’allattamento,<br />

negli anziani e in presenza di complicanze renali, la quantità va opportunamente modificata.<br />

Fra quelle di origine animale, la prima scelta cade sul pesce, specie delle acque fredde; la seconda<br />

sulle carni bianche, come pollame senza pelle, conigli, ovini, sui derivati sgrassati del latte, sul tofu.<br />

Fra quelle vegetali, preferire i legumi, ricchi di fibre, tenuto conto del loro contenuto in carboidrati.<br />

I Grassi Totali non devono superare il 30% delle Calorie totali, suddivisi in Grassi Saturi (meno<br />

del 10%), Grassi polinsaturi (10%), Grassi Monoinsaturi (10% o più).<br />

Fra i primi, sono da limitare al massimo le carni rosse di bovini (meglio quelle di suini leggeri),<br />

specie nei tagli grassi, il latte intero e i latticini, fra cui i formaggi grassi e semigrassi; (quasi tutti,<br />

con l’eccezione delle mozzarelle di mucca e dei latticini con pochi o senza grassi) (Cap.I e II).<br />

Permesse invece con moderazione le carni magre (animali da cortile come polli senza pelle, conigli,<br />

ecc.), i fiocchi di latte magro, il tofu.<br />

Fra i secondi, sono raccomandati quelli dei pesci, delle noci, mandorle, pistacchi, arachidi, pinoli,<br />

olive, avocadi, che sono Polinsaturi e ricchi di Omega-3 (Cap.III). I grassi contenuti negli oli di<br />

semi vanno possibilmente scelti fra quelli ricchi di Omega-3 e poveri di Omega-6. Essi possono<br />

sostituire in parte i Carboidrati.<br />

Fra i terzi e come condimento, è da preferire l’olio di oliva extravergine.<br />

Il Colesterolo alimentare non deve superare i 300 mg. al giorno; quindi è da limitare al massimo<br />

l’uso di uova col tuorlo e degli altri alimenti che ne sono ricchi (latte intero, formaggi grassi,<br />

frattaglie, ecc.).<br />

E’ necessario consumare da 25 fino a 40 g. di Fibre al giorno e cuocere i cibi il meno possibile per<br />

non impoverirli di vitamine antiossidanti (Cap. XII) e minerali come potassio, magnesio e cromo<br />

(3).<br />

Da limitare l’uso del sale per cucinare o contenuto in molti alimenti preparati, sostituendolo con<br />

origano, alloro e spezie varie per dare sapore ai cibi.<br />

E’ molto opportuno frazionare l’intera alimentazione in 6 piccoli pasti giornalieri, per evitare<br />

rialzi eccessivi della glicemia, alternati a sue cadute brusche, che stimolano la produzione di<br />

insulina e quindi l’appetito e la deposizione di grasso nel nostro organismo.


61<br />

Infine, va praticata giornalmente una discreta attività fisica, consistente nel camminare almeno<br />

un’ora al giorno o praticare sport almeno 5 ore alla settimana; essa aumenta la sensibilità<br />

all’insulina, con molti favorevoli effetti metabolici. Maggiori informazioni a questo proposito sono<br />

disponibili nel capitolo IX (Attività Fisica).<br />

Bibliografia<br />

1) Reaven GM. Physiological Reviews, 1995; 75 (3): 473-85<br />

2) Reaven GM. Banting lectures. Role of insuline resistance in human disease. Diabetes 1988; 37<br />

(12) 1595.<br />

3) Mc Gilly et al. Arteriosclerosis, Thrombosis. 1995; 15: 431-40<br />

4) Jenkins D. The glycemic index, fiber, and the dietary treatment of hypertrigliceridemia and<br />

diabetes. J.Am. Coll. Nutr. 1987; 6: 11<br />

5) ADA Standard of Medical Care in Diabetes- 2006. Diabetes Care 2006; 29 (Suppl.1): S4-42<br />

VI. SOVRAPPESO – OBESITA’<br />

L’Obesità è una vera malattia, dovuta alla presenza contemporanea di fattori genetici (cioè<br />

ereditari), dell’ambiente e dell’individuo, che determinano una alterazione del bilancio fra calorie<br />

introdotte e consumi energetici con conseguente accumulo eccessivo di tessuto adiposo<br />

nell’organismo.<br />

Quando si può parlare di Soprappeso o di vera Obesità?<br />

Un calcolo molto semplice, alla portata di tutti, è quello dell’Indice di Massa Corporea (Body<br />

Mass Index o BMI in inglese), che si ottiene dividendo il peso in kg. per il quadrato dell’altezza<br />

(altezza x altezza) in metri. Si parla di soprappeso per i valori da 25 in su, di obesità moderata da<br />

30 a 39,9 e grave da 40 in su.<br />

Si tratta di una valutazione pratica ma non esente da critiche. Ad es. un impiegato ed un atleta di<br />

pari peso e altezza hanno lo stesso Indice ma una diversa composizione del corpo in grasso e<br />

muscoli, per cui il primo può essere grasso e il secondo solo muscoloso.<br />

Occorre quindi conoscere la composizione corporea del paziente, per distinguere l’obesità vera,<br />

cioè da accumulo di grasso, da un aumento di peso per ipertrofia muscolare (es. atleti, culturisti,<br />

addetti a lavori pesanti) o per robusta costituzione scheletrica o semplicemente per ritenzione di<br />

acqua da varie cause.<br />

Per questo motivo, è utile associare all’indice di massa corporea una Plicometria, cioè la misura col<br />

plicometro delle pliche corporee in alcuni punti del corpo, in genere della plica tricipitale del<br />

braccio e sottoscapolare della schiena. Questa misura tuttavia ha anch’esso qualche inconveniente,<br />

in quanto non è facile da eseguire, specie in soggetti grassi; esso può essere sostituito da un altro<br />

metodo, molto semplice, cioè dalla misurazione della circonferenza della vita.<br />

Si parla di obesità quando la circonferenza addominale è >=102 cm. per l’uomo e >=88 cm. per<br />

la donna (9).<br />

Essa permette di suddividere l’obesità in 2 categorie: androide e ginoide. Nel primo gruppo,<br />

generalmente maschi, il grasso prevale nella regione addominale (stomaco e petto); questi soggetti<br />

sono più a rischio di malattie metaboliche, come aterosclerosi e diabete o degenerative.<br />

Il secondo gruppo, formato prevalentemente da femmine, ha il grasso distribuito soprattutto ai<br />

fianchi, alle cosce ed al sedere, ed è a rischio maggiore di problemi del movimento.<br />

Allo scopo della diagnosi e della prevenzione dell’obesità, lo studio dei parametri sopra indicati<br />

deve essere eseguito almeno ogni 2 anni, e anche più frequentemente durante la cura.<br />

In molti paesi industrializzati l’obesità colpisce ormai fino a 1/3 della popolazione adulta, con<br />

una diffusione in aumento non solo fra gli adulti ma anche in età pediatrica; oggi essa rappresenta


62<br />

la più vasta epidemia senza germi del III millennio, con notevoli conseguenze sul piano sanitario,<br />

economico e sociale.(1 )<br />

Un problema particolarmente grave è quello dell’obesità fra i bambini e gli adolescenti, che è<br />

aumentata circa 3 volte negli Stati Uniti e poco meno in Europa, questo fenomeno è stranamente più<br />

diffuso nelle classi sociali più povere nei paesi ricchi, mentre in quelli più poveri si verifica il<br />

contrario.<br />

Conseguenze dell’obesità. Numerose malattie molto diffuse sono in vario modo collegate con<br />

l’obesità; fra esse il diabete tipo 2 non insulino dipendente, l’iperlipidemia o dislipidemia per<br />

aumento del colesterolo LDL (cattivo) e/o dei trigliceridi e riduzione del colesterolo HDL (buono),<br />

le malattie cardiovascolari come l’infarto miocardico, l’ictus e lo scompenso cardiaco,<br />

l’ipertensione, l’insufficienza respiratoria restrittiva.(2 )<br />

L’associazione fra ipertensione e obesità è ormai accertata e frequente. Per ogni aumento di peso<br />

di 10 kg., la pressione arteriosa sale di 2-3 mmHg; inversamente, per ogni riduzione di peso dell’1%<br />

la pressione scende di 1-2 mmHg.<br />

Sono frequenti le malattie da sovraccarico delle articolazioni portanti (anca, ginocchio, artrosi<br />

lombare, ecc.) sotto forma di osteoartrosi, dolori a carico di varie articolazioni, piedi piatti, ridotta<br />

mobilità e, nei bambini, di ginocchio valgo (cioè deviato verso l’interno) o vago (cioè deviato verso<br />

l’esterno. Sono segnalate infine turbe psichiche e alcune forme di cancro( colon e prostata<br />

nell’uomo, mammella, utero e ovaio nella donna).<br />

L’obesità infine facilita lo scompenso cardiaco e aumenta la mortalità generale.(3 )<br />

Queste complicazioni sono più frequenti nell’obesità centrale, che si diagnostica per un aumento<br />

dell’addome , fino a superare 95 cm. di vita per il maschio e 88 per la femmina, oppure per un<br />

rapporto vita/fianchi (cioè fra la circonferenza minima della vita e quella massima dei fianchi)<br />

superiore a 0,95 nell’uomo ed a 0,85 nella donna.<br />

Il rischio di malattie nell’obesità può essere presente anche per aumenti moderati di peso. La<br />

maggior parte dei problemi può essere migliorata con un calo di peso relativamente modesto (10-<br />

15%), specie se associato ad un aumento della attività fisica.(1 )<br />

Cause note dell’obesità. Alla base dell’obesità ci sarebbe innanzitutto una predisposizione<br />

ereditaria, che rende i soggetti più sensibili a fattori ambientali, cioè a generici eccessi alimentari.<br />

Fra le cause alimentari esiste quasi sempre una dieta troppo ricca di calorie in rapporto ai<br />

consumi; questo eccesso è rappresentato soprattutto dai grassi che, oltre a fornire un alto numero di<br />

calorie, rendono il cibo più gradevole al palato, con conseguente aumento dei consumi. Un altro<br />

fattore di aumento delle calorie è rappresentato dall’abbondanza di carboidrati, detti<br />

impropriamente zuccheri, specie di quelli raffinati ad alto indice glicemico, come ad esempio<br />

dolciumi, marmellate, pane, pasta, riso ecc.( per maggiori dettagli vedi Cap.IV, Indice Glicemico); i<br />

bambini attualmente ingrassano più facilmente per l’abuso di bevande zuccherate, che hanno<br />

sostituito l’acqua, a tavola e non solo.<br />

Nello stesso tempo la dieta dei soggetti obesi è povera di fibre alimentari, che aiuterebbero a<br />

saziare prima la fame, e lo stile di vita sempre più sedentario man mano aumenta il peso.(4 )<br />

Esistono poi fattori legati all’individuo stesso, come la depressione e/o l’ansia, che favoriscono<br />

l’eccessiva alimentazione e squilibri nei tessuti, specie nel pannicolo adiposo, non più controllati da<br />

ormoni periferici come la leptina e dal sistema nervoso centrale.<br />

Esistono forme secondarie di obesità, piuttosto rare, alcune ormonali e di competenza<br />

dell’endocrinologo, come l’ipotiroidismo (molto frequente nelle donne anziane e causa di aumento<br />

di peso generalmente modesto) e la sindrome di Cushing (da adenomi surrenalici), altre da lesioni<br />

cerebrali (in genere traumatiche nell’uomo o sperimentali nell’animale) a carico dell’ipotalamo.<br />

Altre cause individuali sono rappresentate dalla cessazione del fumo, specie nelle donne, per la<br />

scomparsa della nicotina dall’organismo; questo provoca un aumento iniziale di 1-2 kg. nella prima<br />

settimana dopo l’interruzione,poi un ulteriore incremento di 2-3 kg., o anche molto di più, nei<br />

successivi 4-6 mesi.


63<br />

Se l’allattamento dura meno di 3 mesi, oppure la madre ha fumato durante la gravidanza, i figli<br />

andranno incontro a un più o meno marcato aumento di peso nel corso della vita.<br />

Alcuni farmaci possono causare un aumento di peso; nella Tabella che segue sono indicati i<br />

farmaci e come eventualmente sostituirli.<br />

Tabella 23. Farmaci che possono causare aumento di peso e loro possibili alternative.<br />

Categoria Farmaci Possibili alternative<br />

Neurolettici Tioridazina, Olanzepina, Quetiapina Molandone, Aloperidolo<br />

Risperidone, Clozapina Ziprasidone<br />

Antidepressivi<br />

“ Triciclici Amitriptilina, Nortriptolina Protriptilina, Bupropione,<br />

Mirtazapina, Imipramina Nefazodone, fluoxetina<br />

“Inibitori monoaminossidasi Paroxetina Sertralina<br />

“ Inib:selett.ricaptazione Serotonina<br />

Anticonvulsivi Valproato,Carbamazepina,Gabapentina Topiramato,Lamotrigina,Zonisamide<br />

Antidiabetici Insulina, sulfaniluree, Glitazoni Acarbosio, Miglitolo, Metformina<br />

Antiserotoninergici Pizotifene<br />

Antistaminici Ciproeptadina Inalatori, Decongestionanti<br />

Beta-bloccanti Propranololo ACE-inibitori, Ca-antagonisti<br />

Alfa-bloccanti Terazosina ACE-inibitori, Ca-antagonisti<br />

Ormoni steroidei Contraccettivi, Steroidei progestionali, Metodi di barriera, FANS<br />

Glicocorticoidi<br />

Per tutte queste forme secondarie di obesità la cura è ovviamente quella delle malattie di base.<br />

Trattamento dell’Obesità. Nelle forme primarie è necessario innanzitutto stabilire un obiettivo<br />

realistico; inutile cercare di ottenere il peso ideale ma è sufficiente quello ragionevole, cioè il peso<br />

mantenuto senza sforzo dopo i 21 anni. Un dimagramento del 5-15%, mediamente del 10% del peso<br />

iniziale, è in genere sufficiente ad evitare le peggiori conseguenze del sovrappeso.(1 )<br />

Inoltre, è da evitare il dimagramento rapido e a tutti i costi, come viene praticato in molti, troppi<br />

centri c.d.del benessere, quasi sempre seguito da una ripresa altrettanto rapida del peso.<br />

Diete miracolose, con perdita rapida di peso, hanno quasi sempre un effetto yo-yo , con aumenti e<br />

perdite di peso dovuti ad alimentazione troppo scarsa o troppo abbondante; inoltre, se mantenute a<br />

lungo, possono essere pericolose per la <strong>salute</strong> fisica e psichica del paziente.(4 )<br />

Un corretto trattamento dell’obesità, problema di grande attualità nel mondo moderno, non può<br />

ovviamento prescindere da due fattori essenziali al manifestarsi della malattia: da un lato dalla<br />

riduzione dell’apporto alimentare con la dieta, dall’altro dall’aumento dei consumi, con<br />

l’incremento dell’attività fisica. In questo capitolo ci occuperemo della prima e nel capitolo<br />

successivo della seconda..<br />

Infinite sono le proposte in tema di diete dimagranti; molte fra queste prive di fondamento<br />

scientifico o del tutto cervellotiche anche se nel tempo diventate di moda. Tuttavia, quelle che<br />

riscuotono i maggiori consensi sono le Diete Ipocaloriche, cioè basse di calorie.<br />

Quelle c.d. “convenzionali” in genere prescrivono circa 1600 kcal. al giorno per gli uomini e<br />

1300 kcal.al giorno per le donne. Queste diete moderatamente ipocaloriche, utili nei sovrappesi di<br />

grado medio, producono un calo di peso nel breve periodo di minore entità rispetto a quelle<br />

fortemente ipocaloriche, ma hanno il vantaggio di una minor perdita di massa magra (cioè muscoli)<br />

e di una minor riduzione del consumo a riposo, due fattori molto importanti per il mantenimento<br />

nel tempo del dimagrimento.<br />

Una diminuzione del consumo a riposo, tipico delle diete fortemente ipocaloriche, produce infatti<br />

un rapido aumento del peso alla ripresa di una alimentazione appena più abbondante. Per questo le<br />

diete miracolose, come abbiamo già detto, hanno spesso un effetto yo-yo, con continue perdite e<br />

riprese del peso e sviluppano nel tempo una crescente resistenza alle restrizioni caloriche.


64<br />

Nell’ambito una dieta moderatamente ipocalorica, i glucidi devono essere scelti accuratamente fra<br />

quelli a bassi Indice Glicemico e Carico Glicemico, in quanto producono minor secrezione di<br />

insulina e quindi minor accumulo di grassi e maggiore senso di sazietà.<br />

Oltre tutto essi sono più ricchi di fibre, quindi più difficili da consumare, meno graditi al palato e<br />

forniscono un minor numero di calorie.<br />

Ma gli effetti delle diete a basso Indice Glicemico (vedi Cap. IV, Indice Glicemico) non si<br />

esauriscono nella prevenzione e terapia dell’obesità; esse hanno un ruolo essenziale nel trattamento<br />

del diabete e dell’intolleranza agli idrati di carbonio, nella prevenzione delle malattie<br />

cardiovascolari come infarto miocardico e ictus. Secondo alcuni Autori proteggerebbero anche dal<br />

cancro del colon e della mammella.<br />

E’ importante nella prescrizione di queste diete rispettare alcune <strong>regole</strong> generali. In<br />

considerazione della frequenza di iperlipidemie (vedi cap.Dislipidemie) e di malattie coronariche e<br />

vascolari in questi pazienti, è opportuno un basso contenuto di grassi, specie saturi, cioè di<br />

provenienza animale, mantenendo un sufficiente apporto giornaliero di proteine, vitamine e<br />

minerali (ferro, potassio, selenio, magnesio).<br />

Nella Tab.24 che segue sono indicate le norme generali per diete dimagranti.<br />

Tab. 24. Norme generali per le diete dimagranti. Alimenti consentiti e non permessi<br />

Alimenti Consentiti Non permessi<br />

Latte e derivati Latte scremato, yogurt magro Latte intero, yogurt dolcificato,<br />

ricotta di mucca, mozzarella, panna, burro<br />

fior di latte, crescenza<br />

Uova sode, in camicia, al guscio fritte o frittata<br />

Carni, pollame, Vitello, manzo, pollame, coniglio Maiale, anatra, oca, salsicce fresche o secche<br />

affumicate.<br />

selvaggina (scelti nelle parti più magre e insaccati vari, agnella, carni grasse o<br />

cucinate alla griglia, al forno,arrosto; semigrasse, confezionate in frittura o<br />

fegato o rognone alla griglia) o con sughi<br />

Pesce fresco o surgelato, alla griglia, anguilla, sardine, sgombri,salmone.<br />

al forno o bollito Pesce conservato sott’olio o affumicato<br />

Pane e sostituti Pane di ogni tipo, grissini, crackers, fette<br />

Biscottate, pasta, riso, biscotti, cornetti,<br />

semolino e altri cereali (salvo diversa<br />

prescrizione<br />

Verdure e Fino a 300 g. per razione: asparagi Legumi: piselli, fagioli, lenticchie, ceci,<br />

Ortaggi cardi, cavolfiori, cavoli, cetrioli, cime fave, patate (valso diversa prescrizione)<br />

di rapa, fagiolini, finocchi, fiori di zucca,<br />

insalate varie, melanzane, peperoni, pomodori<br />

ravanelli, spinaci, verza, zucca,zucchine.<br />

Fino a 150 g. per razione: barbabietole,<br />

biete, broccoli, carciofi, carote, cavoli di Bruxelles.<br />

Come condimento usare 1 cucchiaio di olio.<br />

Frutta Fresca di stagione o conservata in scatola, Fichi, cachi, uva, banane,frutta secca,<br />

al naturale castagne, frutta allo sciroppo.<br />

Bevande Tè, caffè, malto, succhi di frutta al Vino, birra (salvo diversa prescrizione)<br />

naturale, latte scremato liquori, grappa, whisky, bibite gassate<br />

artificiali e/o dolcificate (tipo coca-<br />

cola, ecc.), sciroppi.<br />

Latte intero<br />

Condimenti e Margarina, olio, burro, in modeste Zucchero, olive, maionese<br />

varie quantità: brodo vegetale, aceto, aromi,<br />

spezie, senape, sottaceti, succo di limone,


65<br />

saccarina.<br />

Limitare il sale.<br />

Dessert Dolciumi in genere, gelati, biscotti,<br />

caramelle, cioccolato.<br />

Pesi e Misure: pesare i cibi sempre prima della cottura; se si tratta di alimenti surgelati pesarli<br />

appena scongelati.<br />

Tenere presente che va pesata solo la parte di alimento che si dovrà poi ingerire (ad es. la frutta va<br />

pesata senza buccia, la carne senza osso, ecc.<br />

Equivalenti: pane g.50 = 1 pagnottina o 2 fette di pane in cassetta spesse 1 cm<br />

grissini g.35 = 7 grissini lunghi 35 cm. o 2 confezioni da ristorante<br />

crackers g.30 = 10 crackers<br />

fette biscottate g.35 = 3 fette e mezza<br />

1 cucchiaino da caffè di olio, burro, margarina = g. 5<br />

“ “ “ “ “ zucchero, pastina, riso, semolino = g.5<br />

1 cucchiaio da minestra di olio, burro, margarina = g. 15<br />

“ “ “ “ “ zucchero, pastina, riso, semolino = g.15<br />

Nella Tab.25 che segue è indicato un esempio di dieta da 1200 kcal.<br />

Tab. 25 Esempio di dieta ipocalorica giornaliera da 1200 kcal.<br />

Colazione. Latte scremato dolcificato ml. 150 + caffè quanto basta<br />

Corn flash o cereali<br />

Pranzo. Primo: Pasta o riso, conditi con olio o pomodoro fresco, g. 50<br />

Secondo: carne magra di manzo, vitello, pollame, g 150 oppure<br />

Pesce in uguale quantità,<br />

cotti alla griglia o al forno, con modeste quantità di olio extravergine di oliva.<br />

Contorno: verdure crude o cotte g.150, condite con olio o aceto a piacere<br />

Può sostituire la carne una razione di piselli, fagioli, lenticchie, prosciutto<br />

senza grassi visibili, bresaola<br />

Pane 1 fetta<br />

Frutta fresca o cotta<br />

Cena. Brodo o zuppa di verdura con 1 fetta di pane tostato<br />

Formaggi (mozzarella, ricotta di mucca) g.100 (2 volte/ settimana)<br />

oppure 2 uova sode o in camicia (non più di 1 volta alla settimana)<br />

oppure pesce g. 150, ai ferri o al forno, con 1 cucchiaio di olio (2 volte /<br />

settim.)<br />

oppure prosciutto sgrassato g.100, oppure bresaola<br />

oppure tonno senza olio g. ?<br />

Verdura e frutta, come a pranzo<br />

N.B. si raccomanda di pesare la quantità prescritta di ciascun alimento, tenendo presente che il<br />

peso riportato nella tabella dietetica si riferisce all’alimento crudo al netto degli scarti dovuti alla<br />

preparazione<br />

Nella indicazione generica di carne, verdura, frutta si devono tener presenti le scelte indicate<br />

nella Tab. 24 sopra riportata.<br />

Nella tab. 26, sotto riportata, è riportato un esempio di dieta settimanale da 1200 kcal<br />

Tab. 26. Esempio di dieta ipocalorica settimanale da 1200 kcal<br />

Colazione latte scremato ml. 150<br />

Caffè ml. 50<br />

Pane g. 25<br />

1° giorno<br />

Pranzo scaloppine al limone g.200


verdura cruda o cotta g.150 condita con olio g.10 (1 cucchiaio), aceto o limone<br />

1 frutto g. 150<br />

pane g. 50<br />

Cena riso g.25 in brodo<br />

prosciutto crudo sgrassato g.80<br />

verdura e frutta come a pranzo<br />

2° giorno<br />

Pranzo manzo bollito g.200<br />

verdura cruda o cotta g. 150, condita con olio g.10, aceto o limone<br />

1 frutto<br />

pane g.50<br />

Cena formaggi consentiti g. 30<br />

verdura e frutta come a pranzo<br />

pane g. 25<br />

3° giorno<br />

Pranzo un quarto di pollo arrosto senza pelle<br />

verdura cruda o cotta g. 150, condita con olio g.10, aceto o limone<br />

1 frutto<br />

pane g. 50<br />

Cena pasta in brodo g.25<br />

uova al tegamino, o sode, o alla coque (2 uova,burro g.5)<br />

verdura e frutta come a pranzo<br />

pane g.25<br />

4° giorno<br />

Pranzo carne ai ferri g.200<br />

verdura crudo o cotta g.150, condita con olio g.10, aceto o limone<br />

1 frutto<br />

pane g. 50<br />

Cena formaggi consentiti g.100<br />

Verdura e frutta come a pranzo<br />

Pane g.25<br />

5° giorno<br />

Pranzo pesce arrosto g.200<br />

Verdura cruda o cotta g.150, condita con olio g.10, aceto o limone<br />

1 frutto<br />

pane g.50<br />

Cena riso in brodo g.25<br />

Prosciutto cotto g.100<br />

Verdura e frutta come a pranzo<br />

6° giorno<br />

Pranzo medaglioni di vitello ai ferri g. 200<br />

Verdura cruda o cotta g.150, condita con olio g.10, aceto o limone<br />

1 frutto<br />

pane g. 50<br />

Cena minestrone con pasta g. 25<br />

Uova al tegamino o sode o alla coque (2 uova)<br />

Verdura e frutta come a pranzo<br />

7° giorno<br />

Pranzo coniglio arrosto g.200<br />

Verdura crudo o cotta g.150, condita con olio g.10, aceto o limone<br />

1 frutto<br />

66


pane g.50<br />

Cena pesce arrosto g.200<br />

Verdura e frutta come a pranzo<br />

Pane g.25<br />

N.B. Vedi commento della Tab.24 precedente<br />

Nella Tab. 27 , sotto riportata, è indicato un esempio di dieta giornaliera da 1300 calorie<br />

Tab. 27. Esempio di dieta ipocalorica giornaliera da 1300 kcal<br />

Colazione * 1 tazza di tè o di caffè con g.50 di latte fresco edulcorato con dolcificanti<br />

* Frutta fresca g.150 (mele, pere, albicocche,arance<br />

Pranzo * 1 piatto di verdura, g.200<br />

*1 filetto di carne magra ai ferri, g.180 oppure<br />

g.180 di manzo lessato o di pesce magro, lessato, bollito, alla griglia (sogliola,<br />

merluzzo, luccio, pesce persico, pesce congelato)<br />

* contorno di insalata di lattuga g.150, condita con molto limone e pochissimo<br />

olio di oliva ½ cucchiaino, oppure<br />

g.150 di fagiolini, finocchi, asparagi,<br />

* grissini g.35<br />

* 1 porzione di formaggio g.30 (fontina, bel paese, stracchino)<br />

* frutta fresca g.300 (mele,pere, albicocchearance, ciliegie, frutta cotta)<br />

Merenda * 1 succo fresco di arancia senza zucchero, oppure<br />

* 1 frutto<br />

Cena * 1 piatto di verdura g.200, oppure<br />

Brodo magro di carne<br />

* 1 fettina di carne magra ai ferri g.150, oppure<br />

g.159 di pesce magro<br />

* insalata di lattuga g.150, condita con limone e olio di oliva, ½ cucchiaino<br />

* grissini g.20<br />

* frutta fresca g. 300<br />

N.B. Vedi commento della Tab. 24<br />

Nella Tab. 28 è riportato un esempio di dieta settimanale da 1400 kcal<br />

Tab. 28. Esempio di dieta ipocalorica settimanale da 1400 kcal.<br />

Colazione latte scremato ml. 150<br />

Caffè ml.50<br />

Pane g.25 oppure<br />

Thè 150 ml<br />

Pane g.50<br />

1° giorno<br />

Pranzo pasta al pomodoro g. 50, condita con olio g.5 (1 cucchiaino)<br />

Carne ai ferri g.200<br />

Verdura cruda o cotta g.150, condita con olio g.10 (1 cucchiaio), aceto o limone<br />

1 frutto (g.150)<br />

Cena prosciutto crudo sgrassato g.100<br />

Verdura e frutta come a pranzo<br />

Pane g.50<br />

2° giorno<br />

Pranzo riso g.50, condito con olio 1 cucchiaino<br />

Roast-beaf g.200<br />

Verdura cruda o cotta, condita con olio g. 10, aceto o limone<br />

1 frutto<br />

67


Cena formaggi consentiti g.150<br />

Verdura e frutta come a pranzo<br />

Pane g.50<br />

3° giorno<br />

Pranzo pasta al pomodoro g.50<br />

Pesce ai ferri g.200<br />

V erdura cotta o crudo g.150, condita con olio g.10, aceto o limone<br />

1 frutto<br />

Cena scaloppine al limone g.200, olio 1 cucchiaino<br />

Verdura e frutta come a pranzo<br />

Pane g.50<br />

4° giorno<br />

Pranzo risotto alle verdure g.50<br />

Un quarto di pollo arrosto, 1 cucchiaino<br />

Verdura cotta o cruda g.150, condita con olio g.10, aceto o limone<br />

1 frutto<br />

Cena uova (n.2) con verdure cotte (g.150) all’olio g.10<br />

1 frutto<br />

pane g.50<br />

5° giorno<br />

Pranzo pasta (g.50) all’olio (g.5)<br />

Coniglio arrosto g.200<br />

Verdura cotta o cruda g.150, condita con olio g10, aceto o limone<br />

1 frutto<br />

Cena pesce arrosto g.200<br />

Verdura e frutta come a pranzo<br />

Pane g.50<br />

6° giorno<br />

Pranzo riso al pomodoro g.50<br />

Pesce bollito g.200, olio 1 cucchiaino<br />

Verdura cruda o cotta g.150, condita con olio g.10, aceto o limone<br />

1 frutto<br />

Cena formaggi consentiti g.150<br />

Verdura e frutta come a pranzo<br />

Pane g.50<br />

7° giorno<br />

Pranzo pasta al pomodoro g.50<br />

Pollo arrosto g.150<br />

Verdura cruda o cotta g.150, olio g.10, aceto o limone<br />

1 frutto<br />

Cena 2 uova sode o al tegamino o alla coque con 1 cucchiaino di olio<br />

Verdura e frutta come a pranzo<br />

Pane g.50<br />

N.B. Vedi commenti alla Tab. 24<br />

Diete più aggressive, c.d. “a bassissime calorie”, prevedono una quantità ancora minore di<br />

calorie, cioè 800 al giorno al massimo. Esse danno un calo di peso più importante nel breve<br />

periodo, ma anche una maggior perdita della massa muscolare a breve ed una riduzione del<br />

consumo di energia a riposo, che favorisce una ripresa più facile del peso a distanza di 1-2 anni.<br />

Le indicazioni sono un Indice di Massa Corporea superiore a 30 kg/m2 e la necessità di perdere<br />

peso rapidamente.<br />

68


69<br />

Inoltre vanno rispettate alcune controindicazioni assolute rappresentate dall’insufficienza<br />

renale, epatica e cardiaca, dal diabete tipo 1, dalla presenza di disturbi psichici, tossicodipendenze,<br />

QT lungo nell’elettrocardiogramma e aritmie gravi ventricolari, storia di infarto miocardico nei 6<br />

mesi precedenti.<br />

Sono controindicazioni relative la gravidanza o l’allattamento, l’età infantile e sopra i 50 anni e<br />

un Indice di Massa Corporea inferiore o uguale a 30, che perdono proteine in misura maggiore e<br />

accusano disturbi cardiaci o di vario tipo.<br />

Queste diete sono ricche di proteine e contengono pochi grassi per pasto, ma in quantità<br />

sufficiente a far contrarre la colecisti, per evitare il ristagno di bile e la formazione di calcoli biliari;<br />

inoltre pochi carboidrati, ma sufficienti ad evitare la formazione di acetone (circa 50 g. al giorno)<br />

Le Proteine devono essere di alto valore biologico, come albume d’uovo, pesce, pollame, carne<br />

magra e latticini magri. E’ opportuno associare Sali di Potassio (2400 mg al giorno) per compensare<br />

le perdite renali, polivitaminici, minerali con piccole dosi di cloruro di sodio, per evitare<br />

l’ipotensione ortostatica e bere circa 1800 ml.di liquidi al giorno, per evitare la formazione di<br />

calcoli urinari di acido urico.<br />

Gli effetti collaterali sono la stanchezza, crampi muscolari, vertigini, cefalea, intolleranza al<br />

freddo, nausea, diarrea o stitichezza, ipoglicemia. Nei pazienti non controllati possono verificarsi<br />

gravi aritmie, fino all’arresto cardiaco, disidratazione e caduta della pressione arteriosa in piedi.<br />

Con questa dieta le donne possono perder 1,5 kg. per settimana e gli uomini 2 kg. o più; in 12<br />

settimane si può dimagrire da 12,5 a 20 kg. La durata del trattamento è di 12-16 settimane, seguite<br />

da 3-6 settimane di un graduale aumento di calorie della dieta<br />

E’ necessaria una visita medica prima di iniziare la dieta ed uno stretta sorveglianza medica, con<br />

il controllo dei principali esami del sangue (Potassio, sodio, cloro, calcio e magnesio) 2 volte alla<br />

settimana e dell’ elettrocardiogramma durante il trattamento, per verificarne alcuni parametri come<br />

l’eventuale aumento del QT, che può favorire aritmie pericolose.<br />

Nella Tab. 29 che segue è rappresentato un esempio di <strong>Dieta</strong> da 800 Kcal al giorno,<br />

programmata per una settimana.<br />

Tab. 29 <strong>Dieta</strong> settimanale da 800 kcal. al giorno<br />

Colazione: Latte magro g.150 con corn flash, caffè quanto basta, oppure<br />

1 vasetto di yogurt magro<br />

eventualmente dolcificanti<br />

1° giorno. Pranzo: lenticchie o ceci g. 150<br />

olio 1 cucchiaio<br />

1 frutto fresco<br />

Cena: frittata (2 uova, 1 cucchiaio di olio)<br />

Verdura g.150<br />

Olio 1 cucchiaino<br />

1 frutto fresco o cotto<br />

2° giorno. Pranzo: 1 fettina di carne magra<br />

insalata g. 50<br />

olio 1 cucchiaino<br />

1 frutto fresco<br />

Cena: coniglio g.250<br />

Verdura g.150<br />

Olio 1 cucchiaino<br />

1 frutto fresco<br />

3° giorno. Pranzo: pesce ai ferri g.150<br />

verdura g.150<br />

olio 1 cucchiaino<br />

1 frutto fresco<br />

Cena. Mozzarella o formaggi magri g.100


Verdura g. 150<br />

Olio 1 cucchiaino<br />

1 frutto fresco<br />

4° giorno. Pranzo petto di pollo g.150<br />

verdura g 150<br />

olio 1 cucchiaino<br />

1 frutto fresco<br />

Cena: filetto di merluzzo g.100<br />

Verdura g.150<br />

Olio 1 cucchiaino<br />

1 frutto fresco<br />

5° giorno. Pranzo: tonno senza olio g.150<br />

insalata g.50<br />

olio 1 cucchiaino<br />

1 frutto fresco<br />

Cena: 2 uova sode o in camicia<br />

Verdura g.150<br />

Olio 1 cucchiaino<br />

1 frutto fresco<br />

6° giorno. Pranzo:. Tacchino o pollo alla griglia g.150<br />

verdura g.150<br />

olio 1 cucchiaino<br />

1 frutto fresco<br />

Cena: 2 uova sode o in camicia<br />

Verdura g.150<br />

Olio 1 cucchiaio<br />

1 frutto fresco<br />

7° giorno. Pranzo: Pesce di mare arrosto g.150<br />

olio 1 cucchiaio<br />

1 frutto fresco<br />

Cena: ricotta di mucca o certosino g.100<br />

Verdura g.150<br />

Olio 1 cucchiaio<br />

1 frutto fresco<br />

* Bere solo acqua minerale non gassata.<br />

* Aggiungere 1 fetta di pane a pasto comporta un aumento di oltre 100 Kcal. giornaliere<br />

* Per olio di oliva si intende olio extravergine di oliva.<br />

70<br />

Gli effetti favorevoli di queste diete comprendono, oltre al calo di peso, una riduzione della<br />

glicemia, della emoglobina glicata, del colesterolo e dei trigliceridi, esse favoriscono inoltre il<br />

controllo del diabete NID, della pressione arteriosa e dello scompenso cardiaco.<br />

Negli esperimenti sugli animali sono stati ottenuti vari altri risultati, in primo luogo un<br />

allungamento della vita di circa 1/3, un ritardo nell’invecchiamento, una minor incidenza di tumori<br />

e un miglioramento delle difese immunitarie e della memoria; questi risultati tuttavia richiedono il<br />

rispetto delle giuste proporzioni di proteine, vitamine e minerali..<br />

Si può concludere che una eccessiva alimentazione accelera l’invecchiamento, probabilmente per<br />

la maggior produzione di radicali liberi (vedi Cap.XVI ), per cui è giustificato l’aforisma” mangia<br />

meno, vivi di più” e, aggiungiamo noi,” in ultima analisi, finisci di mangiare di più”.<br />

Oltre alla dieta convenzionale ed alla dieta a bassissime calorie, sono state sperimentate anche<br />

altre diete dimagranti; fra queste la “<strong>Dieta</strong> ipolipidica”, cioè a basso contenuto di grassi, che parte<br />

dal fatto che nei Paesi Occidentali la maggior parte delle calorie è fornita dai grassi.


71<br />

Questa dieta deve evitare il consumo di alimenti ricchi di grassi soprattutto Saturi, cioè<br />

provenienti da fonti animali, come carni in particolare rosse o latticini ( vedi anche Cap.I )<br />

Colesterolo).<br />

Per il suo basso contenuto di Calcio e Vitamine liposolubili, questa dieta va integrata con<br />

alimenti naturali che, pur essendo a basso contenuto di grassi, come latte e yogurt scremati, sono<br />

ricchi di questi componenti.<br />

Solo nelle obesità di alto grado si fa ricorso da anni al “semidigiuno terapeutico”, cioè al<br />

digiuno integrato da minime quantità di alimenti ricchi di proteine, per evitare il consumo di quelle<br />

proprie del corpo. Essa tuttavia deve essere praticata in reparti attrezzati e sotto stretto controllo<br />

medico.<br />

La sua efficacia a breve termine è fuori di dubbio, tuttavia, nell’anno successivo molti soggetti<br />

riguadagnano circa il 50% del peso e nei 2 anni successivi la quasi totalità di esso.<br />

Questa dieta perciò deve far parte di un programma integrato da una rieducazione alimentare e da<br />

una riabilitazione fisica e psichica.<br />

Un controllo dietetico dell’Obesità non è efficace, specie a distanza, se non è associato a 2 tipi<br />

di intervento. Il primo è rappresentato da un adeguato “Esercizio Fisico”.(6 )<br />

Questo consiglio generico, dato a pazienti abitualmente sedentari, sarà meglio precisato nel<br />

prossimo capitolo (vedi Attività Fisica). Per ora diremo solo che sono consigliati almeno 30 minuti<br />

di moto quotidiano, da praticare con costanza pressoché assoluta.<br />

La sua efficacia sul calo di peso è molto ridotta, anche perché il paziente tende a mangiare di<br />

più; ad es. il consumo di calorie per alcuni Km. di marcia a velocità moderata è inferiore a 100<br />

kcalorie, quante sono fornite da una grossa mela.<br />

Tuttavia il moto è utile per stimolare le funzioni cardiovascolare, respiratoria o motoria e inoltre<br />

per mantenere a distanza di tempo la diminuzione di peso raggiunta con la dieta.(The practical<br />

guide, Skender))<br />

Il secondo intervento è di tipo c.d. “Psico-comportamentale”; essa parte dal principio che una<br />

dieta dimagrante a basse calorie non può essere efficace a lungo se non è associata ad un intervento<br />

sugli atteggiamenti mentali del soggetto, per normalizzare il suo comportamento alimentare, al fine<br />

di ridurre il suo consumo di calorie e facilitare la perdita di peso.<br />

Si tratta di un intervento complesso, che parte dai consigli più banali come controllare i tempi<br />

impiegati nella masticazione del pasto e gli intervalli fra un boccone e l’altro.<br />

Infatti il senso di sazietà è in funzione non solo con la quantità e qualità del cibo, ma anche con<br />

il tempo impiegato a consumarlo; per raggiungerlo occorrono almeno 20 minuti, per cui se il pasto<br />

dura di meno, il soggetto a fine pasto continuerà a piluccare e introdurre calorie ancora per qualche<br />

minuto.<br />

Per evitarne le occasioni, si consiglia fra l’altro di non mangiare guardando la televisione.<br />

L’ intervento è completato da una terapia psicologica di gruppo, da svolgere in incontri<br />

settimanali e da esercizi muscolari di tipo aerobico. (7, 8, 4 )<br />

I risultati ottenuti sono certamente maggiori rispetto alla semplice terapia dietetica, specie se<br />

protratti per 1-2 anni; tuttavia, si tratta di programmi molto impegnativi per la disponibilità di tempo<br />

e per la lunga durata.<br />

Questo tipo di intervento , definito oggi cognitivo-comportamentare, è particolarmente utile per<br />

l’obesità moderata o di medio grado; i suoi risultati sono certamente migliori rispetto alla terapia<br />

dietetica se viene proseguito per uno o due anni.<br />

Bibliografia.<br />

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(16): 1519-22.<br />

2) Must et al, The disease burden associated with overweight and obesity. JAMA; 1999; 282 (16:<br />

1523-9.<br />

3) Kenchaiah et al. Obesity and the risk of heart failure. New Engl.J.Med.2002; 347 (5): 305-13


72<br />

4) Leibel RL et al. Changes in energy expenditure resulting from altered body weight. New Engl.<br />

J,Med. 1995; 332 (10): 621-8.<br />

5) Wadden TA et al. Behavioral treatment of obesità. Med.Clin. North Am.. 2002; 84 (2): 441-61<br />

6) Leermakers EA et al. Exercise management of obesità. Med.Clin. North Am. 2000;84 (2):419-40<br />

7) The practical guide: identification, evaluation, and treatment of overweight and obesity in<br />

adults. Bethesda: National Heart, Lung, and Blood Institute and the North American Association<br />

for the Study of Obesity, 2000; NIH publication 00-4084. Accessed May 13, 2004.<br />

8) Skender ML. Comparison of 2-year weight loss trends in behavioural treatment of obesity: diet,<br />

exercise,and combination interventions. J.Am. Diet. Assoc. 1996; 96 (4): 342-6<br />

9) Grundy SM. J Clin Endocrinol & Metab 2004; 89 (6): 2595<br />

CAP.VII IPERINSULINEMIA – SINDROME METABOLICA ( SINDR. X )<br />

Nei capitoli precedenti, parlando del Diabete, dell’Obesità e dell’Indice Glicemico, abbiamo<br />

usato più volte la parola “Iperinsulinemia”.<br />

E’ perciò opportuno spiegare meglio questo concetto, che interessa ormai molti campi della<br />

medicina generale.<br />

L’Insulina è un ormone prodotto dal pancreas ed è molto simile nei diversi mammiferi, per cui<br />

quella di alcuni di essi (es. maiale) può essere usata per sostituire quella umana.<br />

Essa viene rilasciata in circolo come risposta all’aumento del glucosio nel sangue dopo i pasti e<br />

in quantità tanto maggiore quanto più essi sono abbondanti di carboidrati, specie se raffinati<br />

e ad alto indice glicemico (vedi Cap. IV )<br />

Le attività dell’insulina sono numerose e importanti. Alcune di esse sono utili, come quella di<br />

favorire l’ingresso del glucosio all’interno delle cellule muscolari, che fornisce l’energia necessaria<br />

al loro lavoro e di stimolare la produzione di proteine dagli aminoacidi.<br />

Altre sono meno utili o francamente dannose, come la produzione di grasso nelle cellule adipose,<br />

con aumento della massa grassa e del peso corporeo: l’insulina infatti è considerata l’ormone<br />

dell’ingrassamento.<br />

Essa provoca inoltre nel sangue un aumento del colesterolo e dei trigliceridi, accompagnato da<br />

una riduzione delle HDL, che favoriscono in modo sinergico le malattie aterosclerotiche<br />

cardiovascolari. Anche l’acido urico aumenta per una ridotta eliminazione renale di acido urico.<br />

La ritenzione di sodio provocata dall’insulina infine, può favorire l’ipertensione.<br />

Un alto livello di glucosio nel sangue, persistente nel tempo, dovuto ad una mancata produzione<br />

di insulina da lesione giovanile del pancreas, oppure ad un eccesso di produzione per un<br />

abbondanza di carboidrati, specie raffinati e di grassi nella dieta, spesso associato a soprappeso e<br />

sedentarietà, induce nelle cellule per difesa una progressiva riduzione della loro sensibilità<br />

all’insulina, la c.d.”Insulinoresistenza” (1)<br />

Il pancreas reagisce aumentando stabilmente la produzione di insulina, c.d.”Iperinsulinemia”,<br />

finchè si esaurisce e compare il diabete non insulinodipendente.<br />

Si può parlare di iperinsulinemia quando:<br />

* Glicemia a digiuno >= 90 mg/dl<br />

* Insulinemia a digiuno >= 10 microU/ml<br />

* Insulinemia di picco durante carico di glucosio >= 40 microU/ml<br />

L’iperinsulinemia così provocata ha una serie di effetti sfavorevoli sull’organismo: innanzitutto il<br />

diabete tipo 2, con le sue gravi complicanze che interessano pressoché tutti gli organi e sistemi , da<br />

quello cardiovascolare (infarto miocardico, ictus, gangrena degli arti inferiori), ai reni, all’occhio,<br />

ecc.)(3, 4)


73<br />

Una malattia attribuita all’iperinsulinemia, che si va diffondendo a macchia d’olio nei Paesi<br />

Occidentali,è la c.d. Sindrome Metabolica.(4, )<br />

Quando si può parlare di Sindrome Metabolica? Esistono definizioni diverse secondo il National<br />

Cholesterol Program o l’Organizzazione mondiale della Sanità ), che sono indicate nella Tabella<br />

che segue (5,6,7,8)<br />

Tab. 30. Definizioni di Sindrome Metabolica<br />

sec. Nation. Cholesterol Program(5) sec. Organizz: Mondiale Sanità (6,7)<br />

*Obesità centrale<br />

Circonferenza vita uomini > 102 cm. Rapp.vita/fianchi > 0,90<br />

Donne > 88 cm. > 0,85<br />

* Indice Massa Corp. > 30 kg/m2<br />

• Colesterolo HDL uomini < 40 mg/dl < 35 mg/dl<br />

• Donne < 50 “ < 39 mg/dl<br />

• Trigliceridi >= 150 “ >= 150 mg/dl<br />

• Pressione Arteriosa >= 130/80 mmHg >= 140/90 mmHg<br />

• Glicemia a digiuno >= 110 mg/dl<br />

• Microalbuminuria Tasso giornaliero escrezione urinaria albumina > 20 microg/m<br />

Rapporto albumina-creatinina >=30 mg/g<br />

Il trattamento e la prevenzione dell’iperinsulinemia si basa su 2 elementi: una dieta povera di<br />

calorie, di carboidrati raffinati cioè ad alto indice glicemico (zucchero, dolci, ecc., vedi Cap IV)<br />

) e la loro sostituzione con cereali integrali, verdura, frutta.<br />

Occorre inoltre incrementare l’attività fisica giornaliera, che aumenta la sensibilità all’insulina<br />

migliorando l’insulinoresistenza, dovuta forse nell’obeso, oltre che al meccanismo sopra descritto,<br />

ad una anomalia biochimica primaria della cellule stesse nelle forme più gravi ed avanzate.(9,10).<br />

Bibliografia.<br />

1) DeFronzo RA et al. Insuline resistance. A multifaceted syndrome responsible for NIDDM,<br />

obesity, hypertension, dyslipidemia, and atherosclerotic cardiovascular disease. Diabetes Care<br />

1991; 14: 173.<br />

2) Groop L et al. The dysmetabolic syndrome. J Intern Med 2001; 250: 105.<br />

3) Ford ES. Risks for all-cause mortality, cardiovascular disease, and diabetes associated with the<br />

metabolic syndrome: a summary of the evidence. Diabetes Care 2005; 28 (7): 1769-78<br />

4) Reaven GM. Banting Lecture 1988. Role of insulin resistance in human disease. Diabetes, 1988;<br />

37 (12); 1595-607.<br />

5) Executive summary of the third report of the National Cholesterol Education Program. Expert<br />

panel of detection, evaluation and treatment of high blood cholesterol in adults (Adult Treatment<br />

Panel III. JAMA 2001; 285 (19): 2486-97<br />

6) Grundy SM et al. Diagnosis and management of the metabolic syndrome:an American Heart<br />

Association/National Heart, Lung and Blood Institute Scientific Statement. Circulation 2005; 112:<br />

2735.<br />

7) Alberti KG et al. Definition, diagnosis and classification of diabetes mellitus and its<br />

complications. Part 1: diagnosis and classification of diabetes diabetes mellitus provisional report<br />

of a WHO consultation. Diabet Med 1998; 15: 539.<br />

8) Alberti KG et al. Metabolic syndrome- a new world-wide definition: A Consensus Statement<br />

from the International Diabet Med 2006; 23: 469.<br />

9) Katzmarzyk PT et al. Cardiorespiratory fitness attenuates the effects of the metabolic sindrome<br />

on all-cause and cardiovascular disease mortalità in men. Arch. Intern. Med. 2004;164 (10): 1092.<br />

10) Ekelund U. et al. Physical activity energy expenditure predicts progression toward the<br />

metabolic sindrome indipendently of aerobic fitness in middle-aged healthy Caucasians: The<br />

Medical Research Council Ely Study. Diabetes Care 2005; 28 (5): 1195.


74<br />

CAP. VIII FIBRE<br />

L’uomo primitivo che si nutriva prevalentemente di frutti, foglie, fiori, germogli, introduceva<br />

una grande quantità di fibre, come fanno ancora alcuni popoli primitivi che vivono nelle foreste.<br />

Ancora nel 1800 si consumavano solo cibi integrali; nel secolo successivi c’è stata la diffusione<br />

di alimenti raffinati (zucchero, farine, cereali).<br />

Solamente dopo il 1970 si è cominciato a parlare di fibre nella alimentazione ed a studiarne<br />

l’importanza, dopo che nell’ultimo secolo il loro contenuto nella dieta aveva raggiunto livelli<br />

criticamente bassi.<br />

Studi compiuti in questo periodo hanno evidenziato che la popolazione finlandese, che consuma<br />

una dieta ricca di grassi saturi dal latte e latticini, ma anche di fibre dal pane di segale aveva un’alta<br />

incidenza di malattie cardiache (infarto) ma una bassa incidenza di cancro del colon e della<br />

mammella. Ciò è stato attribuito da un lato all’abbondante consumo di grassi saturi e dall’altro alla<br />

elevata escrezione di acidi biliari, ritenuti cancerogeni, e di estrogeni dall’intestino.(1 )<br />

Nello stesso periodo il dott. Denis Burkitt, noto chirurgo britannico stabilitosi in Uganda, notava<br />

che la frequenza di cancro del colon, bassa fra i nativi a dieta tradizionale ricca di fibre, era invece<br />

alta fra i Britannici che vivevano nel paese.(2 )<br />

Le fibre sono parti di cibi vegetali, che il nostro organismo non è in grado di assimilare per<br />

l’assenza nel nostro intestino dell’enzima adatto.<br />

Sempre nell’ultimo secolo sono comparse o si sono moltiplicate molte malattie, metaboliche,<br />

cardiovascolari, dell’intestino e di vario genere. Tutte queste malattie sono state collegate in vario<br />

modo con la carenza di fibre nella dieta (2, 3, 4).<br />

.<br />

Tab. 31. Contenuto di fibre nei vari alimenti<br />

Frutta fresca (da 1 a 3 g. di fibre per 100 g. di parte edibile) g. di fibre<br />

Arancia, n° 1, media 3<br />

Fragola<br />

Mandarino, n°1, medio 2<br />

Mela, n° 1, media 4<br />

Pera, n° 1, media 4<br />

Pesca, n° 1, media 2<br />

Frutta secca( da 5 a 12 g. di fibre per 100 g. di parte edibile)<br />

Verdura ( da 1 a 8 g. di fibre per 100 g. di parte edibile)<br />

Zucca, 3/4 di tazza, fresca o cotta 7<br />

Asparagi, 1/2 tazza , freschi o cotti 1,5<br />

Broccoli, 1/2 tazza, freschi o cotti 2<br />

Cavolini di Bruxelles, 1/2 tazza, freschi o cotti 2<br />

Cavolo, 1/2 tazza, fresco o cotto 2<br />

Carota, n° 1, media, fresca o cotta 1,5<br />

Cavolfiore, 1/2 tazza, fresco o cotto 2<br />

Lattuga romana, 1 tazza 1<br />

Spinaci, 1/2 tazza, freschi o cotti 2<br />

Pomodoro, n°1, crudo 1<br />

Zucchine, 1 tazza, fresche o cotte 2,5<br />

Vegetali amidacei – Legumi ( da 5 a 8 g. di fibre per 100 g. di parte edibile)<br />

Piselli, 1/2 tazza, freschi o cotti 4<br />

Fagioli di Lima, 1/2 tazza, freschi o cotti 4,5<br />

Fagioli borlotti, 1/2 tazza, freschi o cotti 6<br />

Lenticchie, g.100, cotte 4<br />

Patata, n° 1, media 3-4<br />

Cereali raffinati ( da 1 a 3 g. di fibre per 100 g. di parte edibile)<br />

Riso bianco, 1 tazza, cotto 1


75<br />

Farina d’avena cotta, 3/4 tazza 3<br />

Cereali integrali (da 6 a 10 g. di fibre per 100 g. di parte edibile)<br />

Pane di grano intero, 1 fetta 2<br />

Riso scuro, 1 tazza, cotto 3,5<br />

Cereali alla crusca, ¾ di tazza 5<br />

Crusca, g.100 10<br />

:<br />

Come si osserva nella Tabella, esse sono contenute in maggior quantità nella frutta e nella<br />

verdura, nei legumi e nei cereali, specie integrali, nelle noci e nei semi; tutti questi cibi sono in<br />

gran parte scomparsi dalle nostre mense e in modo particolare da quelle dei nostri bambini.<br />

L’alimentazione snack, diffusa per motivi di tempo e di risparmio, ne è per parte sua altamente<br />

carente, contribuendo al diffondersi dell’obesità nel mondo occidentale.<br />

Le fibre sono costituite da polisaccaridi, ossia zuccheri che non apportano calorie, in quanto<br />

passano nello stomaco e nell’intestino senza essere digerite.<br />

Esistono negli alimenti 2 tipi di fibre: solubili e insolubili. Le prime contribuiscono a eliminare il<br />

colesterolo nell’intestino e ad abbassarlo nel sangue, oltre alla riduzione della glicemia, perché<br />

rallentano l’assorbimento dei carboidrati nell’intestino.<br />

Le fibre insolubili accelerano le funzioni intestinali e per questo hanno azione disintossicante e di<br />

protezione contro il cancro; esse riducono inoltre l’assorbimento di calorie e di grassi.(5 )<br />

E’ ormai ampiamente noto che nella alimentazione umana le fibre sono un elemento essenziale<br />

per la nostra <strong>salute</strong>.(4, 7 )<br />

Un uomo adulto dovrebbe consumare 20-25 g. di fibre al giorno, pari circa a 13 g. ogni 1000<br />

calorie consumate, i ragazzi g. 5 + gli anni di età.<br />

D’altra parte, un consumo esagerato di fibre, specie insolubili, può avere effetti sfavorevoli come<br />

un ridotto assorbimento di ferro e calcio e aggravamento di alcune malattie, come il morbo di Crohn<br />

ed il colon irritabile.<br />

Quindi, come sempre quando si parla di alimentazione, è opportuno un giusto equilibrio fra i cibi.<br />

Quali sono le indicazioni per una dieta ricca di fibre?<br />

E’ ormai ampiamente noto che nella alimentazione umana le fibre sono un elemento essenziale<br />

per la nostra <strong>salute</strong>. Molte malattie infatti, forse troppe, sono state associate al loro basso contenuto<br />

nella dieta:<br />

- metaboliche, come obesità, diabete, gotta, calcoli biliari e calcoli renali;<br />

- cardiovascolari, come ipertensione, malattie cerebrovascolari, ischemia ed infarto del<br />

miocardio, trombosi delle vene profonde ed embolia polmonare;<br />

- del colon come stitichezza, appendicite, diverticolosi e diverticolite, emorroidi, cancro<br />

del colon, sindrome del colon irritabile, colite ulcerosa e malattia di Crohn;<br />

- varie, come carie dentaria, malattie autoimmuni, anemia perniciosa, sclerosi multipla,<br />

ipertiroidismo e affezioni cutanee.<br />

E’ stato calcolato che, in soggetti ipercolesterolemici, una dieta a base di fibre, steroli vegetali e<br />

proteine di soia e a basso contenuto di colesterolo, può ridurre il COL-LDL del 30%, quanto le più<br />

moderne terapie con statine.(6 )<br />

Indicazioni per una dieta con contenuto ottimale di fibre.<br />

Da queste informazioni si possono trarre alcune importanti consigli: (5 )<br />

• pesate ogni giorno la frutta e la verdura: per una corretta alimentazione sono sufficienti 700<br />

g. di frutta e verdura al giorno, essi saranno anche di aiuto a mantenere il peso forma. Se la<br />

frutta e verdura consumate sono inferiori ai 700 g., l’alimentazione non è equilibrata;<br />

• è necessario consumare almeno 500 g. di verdura e almeno 200 g. di frutta al giorno, che<br />

contengono appunto 25 g. di fibre, quantitativo di per se sufficiente, alle quali vanno<br />

aggiunte quelle contenute negli altri alimenti (pane, pasta, legumi, ecc.)


76<br />

• i cereali integrali non sono indispensabili; oltre che non essere gradevoli; sono solo<br />

necessari in alcuni casi, come la presenza di diverticolite.<br />

• non risolve il problema l’introduzione nella alimentazione di prodotti arricchiti di fibre,<br />

che nonostante le allettanti etichette ne contengono solo piccole quantità e richiedono forti<br />

quantità del prodotto. Questa soluzione inoltre aggira il problema senza risolverlo.<br />

• Se non ci sono problemi di stitichezza o particolari malattie, si può evitare anche<br />

l’integrazione dell’alimentazione con prodotti del commercio a base di fibre e cercare<br />

piuttosto di correggere la dieta.<br />

Bibliografia<br />

1) Reddy BS et al. Metabolic epidemiology of large bowel cancer: fecal bulk and constituens of<br />

high-risk North American and low-risk Finnish population. Cancer 1978 dec; 42 (6): 2832<br />

2) Story JA et al. Denis Parsone Burkitt.J.Nutr.1994 sept; 124 (9): 1551.<br />

3) Van Horn l. Fiber, lipids and coronary heart disease: statement for health care professionals<br />

from the Nutrition Committee, American Heart Association. Circulation. 1977; 95: 2701<br />

4) Bingham SA. <strong>Dieta</strong>ry fibre in food and protection against colorectal cancer in the European<br />

Prospective Invest. into Cancer and Nutrition. Lancet 2003; 361:1596<br />

5) Jenkins D. The glycemic index , fiber, and the dietary treatment of hypertrigliceridemia and<br />

diabetes. J. Am. Coll. Nutr. 1987; 6: 11<br />

6) Jenkins DJ et al. The effect of combining plant sterols, soy protein, viscous fibers and<br />

almouds intreating hypercholesterolemia. Metabolism 2003, 52: 1478<br />

7) Terry P. et al. Fruit, vegetables, dietary fiber, and risk of colorectal cancer, J. Natl. Cancer<br />

Inst. 2001; 93(7): 525


77<br />

CAP. IX ATTIVITA’ FISICA<br />

Nei precedenti capitoli abbiamo accennato più volte all’utilità della Attività Fisica nella<br />

prevenzione e cura di molte malattie, sia metaboliche, come il diabete e l’obesità, che degenerative,<br />

come l’aterosclerosi e le malattie circolatorie.<br />

Nella prevenzione e terapia dell’Ipertensione, è ormai universalmente riconosciuta l’importanza<br />

della Attività Fisica, diventata sempre più carente nella vita moderna, specie nei grossi centri urbani<br />

dei paesi occidentali, dove auto o mezzi di trasporto per spostamenti anche minimi, ascensori per<br />

salire le scale e, nelle case, televisori, computer, elettrodomestici e cento altre comodità, i c.d.<br />

progressi della civiltà, hanno reso l’uomo moderno sempre più inurbato e sedentario.<br />

Il ritorno ad una esistenza più sana ed attiva, se non altro con una migliore utilizzazione del tempo<br />

libero , è da considerare altamente utile e consigliabile.<br />

Gli studi compiuti negli ultimi anni hanno dimostrato chiaramente gli effetti favorevoli dello<br />

sport, meglio non agonistico, e dell’attività fisica sulla mortalità per malattie cardiovascolari<br />

(malattia coronaria, infarto miocardico e ictus).(1 )<br />

I soggetti che camminavano almeno un’ora al giorno o praticavano sport almeno 5 ore alla<br />

settimana, hanno registrato una riduzione della mortalità per malattie cardiovascolari del 20-60 %<br />

nei confronti di quelli più sedentari. In particolare, l’attività fisica ha provocato una rilevante<br />

riduzione degli ictus mentre lo sport ha ridotto gli infarti miocardici.(1 )<br />

Inoltre l’attività fisica e sportiva, purchè continuata nel tempo, ha azione preventiva oltre che<br />

sulle malattie circolatorie, anche sul diabete tipo 2 e sull’obesità.(1 )<br />

L’esercizio fisico migliora la circolazione periferica, la produzione di energia nelle cellule<br />

dell’organismo e la composizione di grassi del sangue con riduzione dei trigliceridi e in grado<br />

minore del colesterolo-LDL (c.d.cattivo) e aumento del colesterolo-HDL (c.d.buono).<br />

Un altro effetto favorevole di notevole importanza è quello dell’aumento dei recettori per<br />

l’insulina e cioè della sensibilità del corpo ad essa; si verifica pertanto un fenomeno contrario alla<br />

cosiddetta “insulinoresistenza”, responsabile di varie malattie metaboliche e circolatorie, con effetti<br />

favorevoli sul peso, la glicemia e il diabete, l’ipertensione arteriosa.<br />

, Nella Tab.32 sono indicati i consumi in calorie delle principali attività fisiche.<br />

TAB.32. Dispendio energetico delle varie attività al minuto.<br />

kcal/min. kJ/min.<br />

Stare disteso 1,3 5<br />

Camminare (soggetto di 70 Kg.) 5,2 22<br />

Pedalare in bicicletta 8,2 34<br />

Nuotare 11,2 47<br />

Correre 19,4 81<br />

Nelle tabelle che seguono sono indicati i consumi in termini di calorie per i principali tipi di<br />

attività fisica e sportiva.<br />

La Tab.33 riporta i minuti di attività fisica per consumare le calorie mangiate<br />

TAB.33. Minuti di Attività per consumare le calorie alimentari<br />

Calorie Guidare (min.) o Camminare o Nuotare o Pedalare in bicicletta<br />

Battere a macchina Fare le pulizie Giocare a tennis o Correre a piedi<br />

20 8 min. 4 min. 2,5 min. 2,5 min.<br />

50 20 10 6 4<br />

60 24 12 7 4,5<br />

65 26 13 8 5<br />

70 28 14 8,5 5<br />

75 30 15 9 6


85 34 17 10 6<br />

90 36 18 11 7<br />

100 40 20 12 8<br />

110 44 22 13 7,5<br />

115 46 23 14 8,5<br />

120 48 24 14 9<br />

125 50 25 15 9<br />

145 58 29 18 11<br />

150 60 30 18 12<br />

165 66 33 20 12<br />

170 68 34 20 13<br />

175 70 35 21 13<br />

200 80 40 24 15<br />

215 86 43 26 16<br />

230 92 46 28 17<br />

235 94 47 28 18<br />

250 100 50 30 19<br />

255 102 51 31 19<br />

260 104 52 31 20<br />

265 106 53 32 20<br />

275 110 55 33 20<br />

280 112 56 34 21<br />

300 120 60 36 22<br />

340 136 68 41 25<br />

390 156 78 47 30<br />

400 160 80 48 30<br />

Infine, nella Tab.34 è indicato per quanto tempo occorre praticare una delle principali attività<br />

quotidiane o sportive , per consumare una certa quantità dei più comuni alimenti.<br />

TAB.34. Equivalenti energetici delle calorie alimentari espressi in minuti di attività<br />

Calorie riposo camminare pedalare nuotare correre<br />

kcal kJ min. min. min. min. min.<br />

1 mela grande 101 422 78 19 12 9 5<br />

1 arancia media 68 285 52 13 8 6 4<br />

1 carota cruda 42 176 32 8 5 4 2<br />

1/2 tazza piselli verdi 56 234 43 11 7 5 3<br />

Pane imburrato 78 326 60 15 10 7 4<br />

Pasta (100 g.) 430 1797 330 82 52 38 22<br />

Pizza al formaggio (1 porzione) 180 753 138 35 22 15 9<br />

Panini imbottiti (Hamburger) 350 1456 269 67 43 31 18<br />

“ “ (Insalata di tonno) 278 1163 214 53 34 25 14<br />

Frittella con sciroppo 124 519 95 24 15 11 6<br />

Patatine fritte (1 porzione) 108 462 83 21 13 10 6<br />

Pasticcino,1 quadratino cioccolato 51 213 39 10 6 5 3<br />

Pancetta affumicata (2 fette) 96 401 74 18 12 9 5<br />

Prosciutto (2 fette) 167 699 128 32 20 15 9<br />

Formaggio molle(1 Cucch.da tav.) 27 113 21 5 3 2 1<br />

Pollo fritto (1/2 petto) 232 971 178 45 28 21 12<br />

1 uovo fritto 110 460 85 21 13 10 6<br />

78


Maionese (1 Cucchiaio da tavola) 92 385 71 18 11 8 5<br />

Latte scremato (1 bicchiere) 81 339 62 16 10 7 4<br />

Frappè 421 1762 324 81 51 38 22<br />

Gelato (100 g.) 193 808 148 37 24 17 10<br />

Succo di frutta (200 g.) 177 741 136 34 22 16 9<br />

Birra (1 bicchiere) 114 477 88 22 14 10 6<br />

Bibita gassata (1 bicchiere) 106 444 82 20 13 9 5<br />

79<br />

E’ evidente che il consumo di calorie durante l’attività fisica, e quindi la sua influenza sul peso, è<br />

molto modesta; ad es. un km. di marcia a velocità moderata, che si percorre in genere in 20 minuti,<br />

consuma non più di 100 calorie. Per lo stesso consumo occorrono invece 40 minuti di attività seduta<br />

(computer o guida di auto) e solo 12 di nuoto od 8 di bicicletta.<br />

In altre parole, per consumare una grossa mela occorrono 78 minuti a riposo, 19 nel camminare,<br />

12 nel pedalare, 9 nel nuoto e 5 nel correre; per una pizza al formaggio occorrono rispettivamente<br />

138, 35, 22, 15 e 9 minuti e per una porzione di patate fritte rispettivamente 83, 21, 13, 10 e 6.<br />

Per 100 g. di pasta sono necessari addirittura, rispettivamente, 330, 82, 52, 38 e 22 minuti.<br />

Anche le bevande, che consumiamo liberamente considerandole in genere irrilevanti agli effetti<br />

del peso, forniscono una parte molto importante di calorie. Infatti un bicchiere di birra richiede 88<br />

minuti di marcia per smaltirlo,e pressoché altrettanto un bicchiere di una bibita gassata, per non<br />

parlare del vino; appena un po’ meno un bicchiere di latte.<br />

Come consigli pratici per correggere la mancanza di attività fisica della vita moderna, si<br />

suggeriscono 2 tipi di attività, a seconda delle scelte ed esigenze individuali:<br />

1) 60 minuti al giorno di esercizio fisico discreto, (camminare ad andatura moderata, salire le<br />

scale a piedi, pedalare in bicicletta ad andatura moderata, fare giardinaggio o piccoli lavori di<br />

manutenzione della casa);<br />

2) 30-45 minuti, 3 volte alla settimana, di marcia veloce, jogging, bicicletta a velocità più<br />

sostenuta, nuoto, danza, ginnastica, sci, ecc.<br />

Nella seconda scelta, sarebbe opportuno calcolare la Frequenza Cardiaca Massima con la<br />

seguente formula: per i maschi 220- età; per le femmine 200- età. Il massimo beneficio si ottiene<br />

portando la frequenza cardiaca durante esercizio al 70-85% della frequenza cardiaca massimale.<br />

In conclusione, l’efficacia ad es. del moto moderato sul calo di peso è molto ridotta, ma .l’attività<br />

fisica è ugualmente importante per mantenere a distanza la diminuzione di peso ottenuta con la<br />

dieta e per stimolare le funzioni cardiovascolare, respiratoria e motoria, oltre a favorire una<br />

vasodilatazione periferica.<br />

L’esercizio fisico è pure utile per normalizzare alcuni indici metabolici, come glicemia,<br />

trigliceridi , colesterolo-LDL e per incrementare il colesterolo-HDL.<br />

Bibliografia<br />

1) Hiroyuki Noda et al. Walking and sports partecipation and mortality from coronary heart<br />

disease and stroke. J.Am.Coll. Cardiology 2005 ; 46 (9) :1761


80<br />

PREPARAZIONE DEI CIBI<br />

X. SODIO/POTASSIO – IPERTENSIONE<br />

Premesse. Il Sodio ( per la chimica Na+) è molto diffuso in natura, dove rappresenta il settimo<br />

elemento per quantità nella crosta terrestre, il primo degli elementi alcalini. Esso è indispensabile<br />

per la vita, che in sua assenza è impossibile.<br />

Noi ingeriamo sodio soprattutto tramite il Sale o cloruro di sodio, costituito per il 40% di Sodio e<br />

per il 60% di Cloro.<br />

Tutti gli esseri viventi, ad eccezione dell’uomo civilizzato, introducono solo piccole quantità di<br />

Sodio, contenuto negli alimenti senza aggiunta di sale; esse tuttavia sono sufficienti da milioni di<br />

anni a mantenere l’equilibrio elettrolitico indispensabile per la vita.<br />

Molte ricerche hanno dimostrato che gli uomini con normale funzione renale hanno un basso<br />

fabbisogno giornaliero di cloruro di sodio, da 400 mg. a 1 grammo; in realtà,il consumo effettivo<br />

varia da 6 a 18 g. di cloruro di sodio, cioè di sale, superiore da 10 a 25 volte quello necessario. Per<br />

chiarezza teniamo presente che ½ cucchiaino di sale contiene 1 g. di sodio.(1, 2 )<br />

Nell’uomo primitivo l’aggiunta di sale è stata dapprima giustificata dalla scoperta della sua<br />

efficacia nella conservazione degli alimenti per la forte azione battericida, poi esso è entrato nella<br />

comune alimentazione per insaporire i cibi, fino a diventare indispensabile in cucina.<br />

Solo i bambini, all’età dello svezzamento, rifiutano sistematicamente gli alimenti salati nei primi<br />

approcci finchè si arrendono, con gioia dei genitori, alla deleteria usanza.. Del tutto recentemente,<br />

una grande industria alimentare ha introdotto in commercio per l’infanzia omogeneizzati senza<br />

l’aggiunta di sale ; questa lodevole iniziativa può abituare il gusto dei bambini fin dai primi anni a<br />

fare a meno di questa dannosa abitudine ed è altamente consigliabile soprattutto per i soggetti che<br />

hanno una familiarità per l’ipertensione.<br />

L’eccesso cronico di sale nella dieta , comune nelle popolazioni del mondo occidentale, provoca<br />

una ritenzione di liquidi nell’organismo (1 g. di sodio, pari a ½ cucchiaino di sale, trattiene 270 g. di<br />

acqua), con aumento di peso, ipertensione e danni conseguenti al rene e al cuore (1, 3, 4, 5 )<br />

Il problema dei rapporti fra sale nell’alimentazione umana e Ipertensione è divenuto di attualità<br />

dopo l’inizio della campagna di prevenzione dell’Ipertensione stessa prima negli USA e poi in<br />

Europa e negli altri continenti, che ha fatto seguito a quella lanciata dal 1960 per la prevenzione<br />

dell’Ipercolesterolemia e delle malattie cardiovascolari (infarto miocardico, angina pectoris,ecc.)<br />

. L’Ipertensione infatti è il terzo dei 4 Cavalieri dell’Apocalisse ed un altro dei maggiori Fattori<br />

di Rischio di Aterosclerosi, oltre ad essere di per sé una patologia estremamente diffusa nella specie<br />

umana, fonte di molte Malattie Cardiovascolari, cerebrali, renali, ecc. e forse la principale causa<br />

diretta o indiretta della sua mortalità generale.<br />

A questo proposito sono opportune alcune considerazioni di ordine generale. Innanzitutto<br />

l’Ipertensione è quasi sconosciuta in campo veterinario; pochissimi animali in natura, fra cui ricordo<br />

la giraffa, per ovvi motivi anatomici e alcune specie di tacchini, raggiungono allo stato libero valori<br />

pressori considerati patologici per la specie umana.<br />

Anche i primati non sono colpiti da ipertensione, se non in articolari condizioni di stress, simili a<br />

quelle subite dall’uomo moderno.<br />

Ci si chiede allora quali siano gli errori che la specie umana ha commesso nei millenni della sua<br />

esistenza per essere soggetta a questa patologia.<br />

Una abitudine sicuramente errata, acquisita col tempo, è stata l’ uso del Sale, cioè del cloruro di<br />

sodio, inizialmente usato per la conservazione delle carni e del pesce e successivamente entrato<br />

nell’uso comune, tanto da essere considerato indispensabile nella attuale pratica culinaria<br />

Tuttavia, il sale usato in cucina come tale è solo una parte, e talvolta non la maggiore, di quello<br />

quotidianamente consumato dall’uomo; molti cibi preparati contengono rilevanti quantità di vari<br />

sali di Sodio.<br />

Nella Tabella 35 che segue sono elencati quelli più usati , con i cibi in cui sono contenuti.<br />

Tab.35. Composti più usati nella preparazione di vari prodotti


81<br />

• Sale da cucina ( NaC), aggiunto a tavola o nei cibi conservati<br />

• Monosodio glutammato (MSG), usato a tavola, contenuto negli estratti di carne, negli<br />

scatolami o nei cibi surgelati. Questo sale, usato in abbondanza in alcuni ristoranti, provoca<br />

cefalea, sudorazione e paralisi temporanee (malattia di Kwock)<br />

• Bicarbonato di sodio, usato come antiacido nelle gastriti, o per lievitare il pane e i biscotti<br />

• Di sodio fosfato,usato nella cottura dei farinacei e nei formaggi<br />

• Sodio arginato, usato nella cioccolato e nei gelati<br />

• Sodio benzoato, usato come conservante nelle salse o nei condimenti preparati<br />

• Sodio idrossido, usato per le olive e per certi frutti e verdure<br />

• Sodio nitrito, usato per la conservazione delle carni e dei salumi<br />

• Sodio propinato, usato nei biscotti e pane, per inibire la crescita delle muffe<br />

• Sodio solfito, usato per decolorare certi frutti e come conservante nella frutta secca.<br />

Come difenderci da questa subdola presenza di sale negli alimenti più comuni, considerati<br />

correntemente privi di esso?<br />

E’ necessario leggere attentamente le etichette delle confezioni e rilevare la presenza del simbolo<br />

Na , cioè del sodio, sotto forma di cloruro di sodio o dei suoi vari Sali, sia nell’alimento principale<br />

che fra gli ingredienti.<br />

Effetti delll’uso del sale nell’uomo e in laboratorio sugli animali.<br />

Nei ratti, nutriti in laboratorio con diete a contenuti di sodio simili a quelli umani (Giappone e<br />

USA), è stata vista anche una rilevante riduzione della durata della vita, in proporzione alla quantità<br />

di sale ingerita; con una dieta contenente l’8,4% si verifica un accorciamento della sopravvivenza<br />

pari a 32 anni nell’uomo. Si verificano inoltre danni al cuore e al rene.(5)<br />

Il cane tradizionalmente carnivoro invece, che ha evidentemente acquisito un maggior adattamento<br />

a questi squilibri, è molto più resistente al sodio dell’uomo, di abitudini alimentari vegetariane come<br />

i Primati e riesce a tollerare senza conseguenze anche una dieta ricca di sale. Tuttavia, nel cane e nel<br />

ratto messi a dieta ipersodica, è stato osservato un forte aumento del colesterolo nel sangue.,<br />

aumento che scompare rapidamente tornando a una dieta povera di sodio.(6 )<br />

Anche fra gli uomini tuttavia, non tutti sono sensibili al sodio; mentre alcuni soggetti diventano<br />

ipertesi, un’alta percentuale non lo diventa.(7, 8 ) Sono considerati sodiosensibili quelli che<br />

trattengono il sodio e rispondono alla somministrazione di 200-400 mmol di sodio per 10-30 giorni<br />

con un aumento di pressione di almeno 10 mmHg,oltre che con aumento di peso; sono detti<br />

sodioresistenti gli altri.(8 )<br />

Da qualche anno è stato anche individuato il gene responsabile di questo comportamento.<br />

Sono più sensibili i soggetti di razza nera e gialla, oltre a quelli più anziani, che per altro<br />

avvertono meno il gusto del sale e quindi tendono a salare di più i cibi. (8, 9 )<br />

Nei soggetti sodiosensibili, l’eccesso di sale provoca, oltre ad aumento di peso e ad ipertensione,<br />

una serie di conseguenze, come compromissione della memoria, della concentrazione mentale,<br />

dell’intelligenza e della potenza sessuale, diminuzione della resistenza allo sforzo per aumento del<br />

consumo di energia (conseguente all’attività del sodio a livello cellulare).(9, 10 )<br />

Anche altri mammiferi si comportano in modo simile di fronte al carico di sodio.<br />

Particolare attenzione deve essere posta al sale della dieta ,oltre che nei soggetti sodiosensibili, in<br />

casi di grave ipertensione, di grave scompenso cardiaco, di cirrosi con ascite; in tali casi si consiglia<br />

di ridurre il sodio a 0,2 g. al giorno, pari a 0,5 g. di sale da cucina.<br />

Quando si può parlare di Ipertensione Arteriosa?<br />

Se la pressione, in alcune misurazioni successive, raggiunge o supera 140 mmHg di massima<br />

(sistolica) e/o 90 mmHg di minima (diastolica), si può parlare di ipertensione arteriosa lieve (fino a<br />

160/99), moderata (fino a 180/110), grave (fino a 210/120) e molto grave (superiore a 210/120).<br />

Trattamento dietetico dell’Ipertensione( ).


82<br />

In un periodo in cui lo straordinario sviluppo di farmaci antiipertensivi, che rappresentano forse<br />

la voce di maggior consistenza nel bilancio delle industrie farmaceutiche, ha permesso un miglior<br />

controllo di questa patologia, ci si chiede quale importanza può avere ancora l’approccio dietetico e<br />

comportamentale nella sua terapia e prevenzione..<br />

E’ stato calcolato che una riduzione del consumo di sale di 2,3 g. al giorno, provoca un calo della<br />

pressione sistolica di 9 mmHg.<br />

Molti studi negli ultimi decenni inoltre, hanno ampiamente dimostrato che la limitazione del sale<br />

nella dieta in alcune popolazioni ha determinato, oltre a un calo della pressione arteriosa, una<br />

riduzione della mortalità coronaria, per ictus e generale.<br />

Ma il sodio non è il solo elettrolita indispensabile per la vita: anche il Potassio riveste<br />

nell’organismo un ruolo molto importante, sia di per sé che per il suo rapporto con il sodio.<br />

Negli alimenti naturali esiste un elevato contenuto di potassio, giustificato dal suo ruolo nella<br />

produzione di energia da parte delle cellule, contrastata invece dal sodio, che favorisce inoltre la<br />

eliminazione renale del potassio.(1 )<br />

Nei cibi lavorati dall’uomo invece, i valori si sodio e potassio e il loro rapporto sono stati<br />

sconvolti. In circa 5000 anni, periodo storicamente lunghissimo ma biologicamente irrilevante,<br />

l’uomo è passato da una dieta con rapporto complessivo di potassio/sodio di 16/1 ad una con<br />

rapporto 0,7/1. come si può osservare nella Tabella seguente, dove sono indicati in ordine<br />

decrescente i rapporti potassio/sodio negli alimenti più comuni, calcolati per 100 g. di alimento.<br />

Tab. 36. Contenuto di Potassio e di Sodio per 100 g. di alimento e loro rapporto<br />

Potassio mg% Sodio mg% Rapporto K+/Na+<br />

Fagiolo 1310 2 655/1<br />

Dattero 790 2 395/1<br />

Banana 370 3 370/1<br />

Limone 145 1 145/1<br />

Farina integrale 145 1 145/1<br />

Patata 410 3 136/1<br />

Noce 450 4 112/1<br />

Pompelmo 198 2 99/1<br />

Albicocca secca 1700 26 65/1<br />

Uva secca 725 31 23/1<br />

Manzo 355 17 20/1<br />

Zucchero scuro 230 24 9/1<br />

Pollo 359 83 4/1<br />

Latte materno 50 17 3/1<br />

Latte vaccino 139 55 2,5/1<br />

Pane integrale 220 540 1/2<br />

Salmone affumicato 420 1880 1/4<br />

Pane bianco 100 540 1/5<br />

Formaggio Roquefort 190 1420 1/7<br />

Formaggio Camembert 109 1150 1/10<br />

Prosciutto crudo 248 2530 1/10<br />

Prosciutto affettato crudo 248 2530 1/10<br />

Salame 160 1850 1/11<br />

Caviale 180 2200 1/12<br />

Questo aumento del sodio contemporaneo ad una riduzione del potassio nella dieta umana, per la<br />

raffinazione dei cibi e la loro cottura, è da considerare in contrasto con la vita in natura ed ha<br />

comportato un aumento dei rischi di ipertensione , ictus e infarto miocardico.


83<br />

D’altra parte, la somministrazione di un supplemento di potassio nella dieta ha dimostrato di<br />

ridurre questi rischi.<br />

Numerosi lavori scientifici hanno accertato che il potassio difende l’organismo dagli eccessi di<br />

sodio nella dieta: ad es. nei ratti a dieta ipersodica il cloruro di potassio elimina il rischio di ictus e<br />

di morte precoce, prevenendo le lesioni delle arterie cerebrali e renali.<br />

Infine nelle cellule l’aumento del sodio provoca anche un aumento del calcio, con contrazione<br />

della muscolatura dei vasi, aumento della vasocostrizione con peggioramento del flusso periferico<br />

di sangue e invecchiamento precoce delle cellule stesse. (10)<br />

In conclusione si può affermare che nella civiltà moderna l’eccesso di sale nella dieta, spesso<br />

sottovalutato da pazienti e da medici, è più pericoloso del fumo, del fenomeno della mucca pazza o<br />

del virus dei polli, comportando costi elevatissimi sia per gli Stati (come spese sanitarie), sia per i<br />

singoli cittadini in termini di anni di vita perduti, di invalidità permanente e di sofferenze.<br />

Bibliografia<br />

1) Meneely GR et al. Chronic sodium toxicity : the protective effect of KCl. Ann.Int :Med. 1957;<br />

47, 263<br />

2) Weinberger MH et al. Definition and characteristics of sodium sensitivity and blood pressure<br />

resistance. Hypertension 1986; 8( supp II)- III27<br />

3) Kavasaki T et al. Etiological role of sodium chloride intake in essential hypertension in humans.<br />

J. Am.Med. Ass. 1957; 164:397<br />

4) Dahl LK et al. Effects of chronic salt ingestion. J. Exper. Med. 1972; 136:318<br />

5) Dahl LK. Effects of chronic excess salt feeding. Elevation of plasma cholesterol in rats and dogs.<br />

J. Exper. Med. 1960; 112, 635.<br />

6) Kavasaki T. Amer.J.Med. 1978,64 :193<br />

7) Weinberger MH. Salt sensitività of blood pressure in humans. Hypertension, 1996; 27: 481<br />

8) He FJ, Markandu et al. Importance of the salt in black and white hypertensives. Hypertension<br />

1998; 32: 820-4<br />

9) Messerli SC et al. Salt and hypertension: Going to the heart of the matter. Arch. Int. Med.<br />

2001;161:505<br />

10) Blaustein MP. J. Cardiovascular Pharmacology 1988; 12: 556<br />

11) 2007 Guidelines for the Management of Arterial Hypertension. J Hypertension 2007; 25<br />

(6):1105.<br />

XI. COTTURA DEI CIBI<br />

.L’eccesso di sodio non è il solo errore nella dieta dell’uomo civilizzato; anche la cottura dei cibi,<br />

introdotta dopo la scoperta del fuoco per motivi non del tutto chiari, può rappresentare una fonte di<br />

gravi patologie, come quelle tumorali di vari organi.<br />

Le alte temperature a cui sono sottoposti i cibi durante la cottura, modificano profondamente gli<br />

alimenti, che perdono enzimi, vitamine, minerali ed antiossidanti e subiscono profonde<br />

modificazioni delle proteine, dei carboidrati e dei grassi. In moltissimi casi gli alimenti vengono<br />

trasformati in sostanze che favoriscono il cancro e piene di radicali liberi (vedi Cap. XII ).<br />

Le maggiori modificazioni da cottura si verificano specialmente a carico delle Proteine Animali,<br />

in particolare della carne e del pesce, che sottoposti a temperature di oltre 160° si arricchiscono<br />

delle c.d. “amine eterocicliche”.<br />

Negli animali da esperimento, queste sostanze sono risultate fortemente mutagene, cioè<br />

provocano danni al materiale genetico delle cellule, aprendo la strada al cancro, e spesso<br />

cancerogene, cioè in grado di produrre tumori (1).


84<br />

Le ricerche condotte nell’uomo hanno dimostrato che soggetti che mangiavano carne 4 o più<br />

volte alla settimana erano soggetti ad un rischio doppio di cancro gastrico, rispetto a quelli che ne<br />

mangiavano raramente; il rischio aumentava ulteriormente di 3 volte per la carne molto cotta.<br />

Inoltre quelli che consumavano carne molto cotta, fritta o alla griglia, avevano un rischio maggiore<br />

di sviluppare il cancro anche in altri organi, come il colon-retto, la mammella, la prostata e il<br />

pancreas.(2, 3, 4, 5 )<br />

I vegetali, anche se cotti ad alte temperature, contengono invece molte meno sostanze in grado di<br />

indurre il cancro delle proteine animali.<br />

Per minimizzare gli effetti sfavorevoli della cottura, si consiglia di non superare i 160 gradi,<br />

cucinando i cibi a vapore, o bolliti lentamente, o al forno o al microonde, o al massimo arrosto ; in<br />

tal modo il contenuto di queste amine cancerogene è minimo. La loro produzione aumenta in modo<br />

esponenziale con l’alta temperatura, per cui ad es. a 250 gradi questi aumentano 3 volte di più che a<br />

200 gradi.<br />

Devono essere ridotti il più possibile i tempi di cottura e il contatto con le fonti di calore, come<br />

avviene con la frittura con impanatura, o con la fiamma della griglia o dello spiedo.<br />

Sono da preferire alimenti come latte, uova, tofu, soia, fegato e legumi, che non contenendo<br />

creatina o creatinina sviluppano quantità minime di sostanze cancerogene.<br />

Riepilogando, per minimizzare la formazione di sostanze cancerogene è opportuno:<br />

- non superare temperature di 150-160 gradi, limitare il tempo di cottura, non<br />

abbrustolire la carne e cuocerla il più lontano possibile dalla fiamma;<br />

- se possibile usare il forno a microonde o cuocere a vapore o bollire lentamente;<br />

- da evitare la griglia, la frittura con pane grattugiato, lo spiedo;<br />

- se proprio si vuole cucinare alla griglia, usare prima il forno a microonde e poi il grill<br />

solo per finire la cottura; in tal caso è consigliabile tagliare la carne a piccoli pezzi, che<br />

cuociono più rapidamente.<br />

Recentemente, ricerche svedesi hanno riscontrato che molti alimenti, fritti o cotti al forno<br />

contengono notevoli quantità di acrilamide, un potente cancerogeno riconosciuto. Anche i cibi<br />

ricchi di Carboidrati, se fritti o cotti al forno a più di 120°, sviluppano notevoli quantità di<br />

acrilamide. Tanto più è alta la temperatura raggiunta, tanto più aumenta la sua produzione.<br />

Negli stessi alimenti, ad es. nelle patate crude o solo bollite, (la temperatura che si raggiunge è<br />

minore), l’acrilamide non è reperibile.<br />

Di conseguenza, le patate fritte, le più indiziate, ma anche il pane, i biscotti, gli snacks, i fiocchi,<br />

potrebbero essere considerati cancerogeni. Un pacchetto di patate fritte ad es. contiene più di 500<br />

volte il livello di acrilamide permesso nell’acqua potabile.<br />

Essa, somministrata nell’acqua da bere ai ratti maschi , ha provocato la formazione di vari tipi di<br />

tumori e danni al sistema nervoso.<br />

Gli istituti di ricerca americani tuttavia sono molto cauti nell’accettare questi dati svedesi e così<br />

pure l’Organizzazione Mondiale della Sanità; l’acrilamide provoca sicuramente il cancro negli<br />

animali, ma nessun caso di tumore sicuramente causato da essa è stato dimostrato nell’uomo.<br />

Il problema pertanto richiede ulteriori studi; per ora si consiglia soltanto una dieta bilanciata,<br />

molto ricca di frutta e verdura cruda.<br />

Bibliografia<br />

!) Cross AJ et al. A prospective study of red and processed meat intake in relation to cancer risk.<br />

PLoS Med. 2007 Dec.11; 4(12): e325.<br />

2) Blaustein MP. J. Cardiovascular Pharmacology. 1988 ; 12. S56<br />

3) Proceeding of the 2nd International Congress on Food and Cancer Prevention. Ede, The<br />

Netherland, May 19-22, 1996, Cancer Lett. 1997 Mar.19; 114 (1-2):1<br />

4) Reddy BS et al. Metabolic epidemiology of large bowel cancer: fecal bulk and constituents of<br />

high-risk North American and low-risk Finish population. Cancer 1978Dec; 42(6):<br />

5) Europ. J. Cancer Prevention 1996;5 (Suppl 2). 1


85<br />

XII RADICALI LIBERI – ANTIOSSIDANTI – Cardiopatie e Cancro<br />

In tutti gli organismi viventi si produce continuamente energia per mezzo della combustione<br />

degli alimenti con l’ossigeno, che avviene nei mitocondri, particelle fondamentali delle nostre<br />

cellule. Da questo processo di tipo ossidativo deriva la formazione continua dei c.d. “Radicali<br />

Liberi”, cioè molecole o porzioni di molecole estremamente instabili con un elettrone in meno, che<br />

tendono a ricuperare dalle molecole circostanti. Essi innescano così una reazione a catena che<br />

disgrega il DNA, le proteine ed i grassi delle membrane e dei nuclei delle cellule.<br />

I principali fra essi sono il radicale superossido (SOD), quello dell’ossido nitrico (NOR), quello<br />

ossidrile (OHR), il perossido di idrogeno ( il perossido di idrogeno (H2O2).<br />

Numerosi (forse troppi) fattori esterni di varia natura sono stati accusati di favorire e potenziare il<br />

processo ossidativo; fra essi :<br />

- fattori chimici: i farmaci di sintesi chimica come i cortisonici, la stessa pillola<br />

contacettiva, le droghe, il fumo di sigarette, le sostanze inquinanti come i pesticidi, le<br />

polluzioni;<br />

- fattori fisici: le radiazioni di bassa frequenza, le radiazioni ionizzanti e ultraviolette del<br />

sole, le radiofrequenze, il rumore, le microonde;<br />

- fattori biologici: le malattie infettive e metaboliche come il diabete e l’obesità, i<br />

vaccini, le parassitosi, l’ipertensione arteriosa, lo stesso eccesso di attività sportiva<br />

(17);<br />

- fattori mentali: la depressione, l’ansia e gli attacchi di panico, lo stress continuo;<br />

- fattori nutrizionali: gli eccessi o errori alimentari come l’elevato consumo di alcool, di<br />

grassi polinsaturi e cotti o di proteine, i fritti;<br />

Secondo uno studio recente, ogni nostra cellula riceve così 10.000 e più insulti al giorno.<br />

I Radicali Liberi in eccesso producono nell’organismo una serie di conseguenze, sia utili, come i<br />

comuni processi di infiammazione, che dannose, come alcune delle malattie più comuni e più gravi<br />

(1, 2 , 16).<br />

In condizioni fisiologiche normali vi è uno stato di equilibrio fra la produzione endogena di<br />

radicali liberi e la loro neutralizzazione da parte di sostanze antiossidanti prodotte dall’organismo<br />

stesso o provenienti dall’esterno.(4 )<br />

Fra le prime, molto numerose, ricordiamo il Glutatione, il maggior antiossidante del citoplasma<br />

delle cellule viventi, nelle quali reagendo con l’acqua ossigenata (H2O2) si trasforma in glutatione<br />

ossidato + acqua, priva di attività antiossidante.<br />

Ne sono ricchi anche alcuni alimenti come spinaci e pomidori, carote e pompelmi, asparagi, mele<br />

e avocadi, molto più attivi se consumati crudi.<br />

Anche il coenzima Q10 ( o Ubiquinone), in parte sintetizzato dall’organismo e in parte introdotto<br />

con gli alimenti (specie broccoli e cavolfiori, fragole, carne di bue e aringhe, consumati crudi)<br />

possiede una potente azione antiossidante, così come la catalasi, la perossidasi, l’SOD, la<br />

melatonina ed altri enzimi endogeni.<br />

Fra le seconde ricordiamo i bioflavonoidi (vedi capitolo seguente) l’acido lipoico, il licopene e la<br />

luteina (carotenoidi), il resveratrolo (contenuto nel vino rosso), le vitamine A, C ed E, alcuni<br />

minerali (rame, selenio, zinco).<br />

Essenziale anche una moderata attività fisica, necessaria per attivare gli antiossidanti endogeni<br />

naturali (17); da evitare tuttavia gli eccessi, in quanto fonte di troppi radicali liberi.<br />

Quando tuttavia questo processo è insufficiente, si determina il c.d. “stress ossidativo” , che oltre<br />

ad effetti fisiologici ed utili come ad esempio l’infiammazione, può aprire la strada a molte gravi<br />

malattie come l’aterosclerosi (5 ), i tumori, il morbo di Alzheimer e di Parkinson, oppure essere<br />

causa di invecchiamento e infine della morte.


86<br />

Ad esso sono state attribuite inoltre manifestazioni precoci di varie patologie: riduzione della<br />

memoria, riduzione delle concentrazione, disturbi del sonno, diminuite capacità sessuali, capelli<br />

bianchi e calvizie, comparsa di rughe e macchie sulla pelle, diminuzione della massa muscolare ed<br />

aumento della massa grassa, riduzione delle difese immunitarie, diminuzione di energia, stress con<br />

ansia e depressione.<br />

Nel caso dell’aterosclerosi i radicali acidi ossidano il colesterolo LDL, cioè cattivo, che così<br />

alterato comincia ad infiltrare la parete delle arterie con la formazione di placche; la loro successiva<br />

rottura può causare le peggiori complicazioni cardio-circolatorie, come infarto miocardico, ictus,<br />

gangrena ,ecc.(6, 7, 8, 9 ).<br />

Nel caso dei tumori essi danneggiano il DNA delle cellule, aprendo la strada alla loro<br />

moltiplicazione incontrollata; in quello dell’invecchiamento e morte contribuiscono<br />

all’accorciamento dei telomeri (parti del DNA), che ad un certo punto, non potendo più<br />

suddividersi, determinano la morte delle cellule e dell’organismo (vedi Cap.XVI Invecchiamento).<br />

Con l’analisi dello stress ossidativo si misurano nel sangue (plasma, eritrociti e linfociti), i livelli<br />

di sostanze antiossidanti che interrompono la catena di reazioni dovute ai radicali liberi, enzimi<br />

antiossidanti che distruggono direttamente i radicali liberi, acidi grassi polinsaturi che sono<br />

componenti essenziali per la costruzione delle membrane biologiche e quindi di importanza vitale<br />

per la <strong>salute</strong> cellulare.<br />

I Radicali Liberi vivono in genere una piccolissima frazione di secondo, qualche millesimo di<br />

miliardesimo, ma sufficiente per fare danni; ciò li rende difficilmente rilevabili con le usuali<br />

metodiche.<br />

Qualche anno fa il chimico Mauro Caratelli mise a punto un test in grado di valutare il livello<br />

ematico di radicali liberi attraverso la misura della Capacità Ossidante Totale del sangue: il D-<br />

ROMs test che effettua l’analisi dello stress ossidativo, utilizzando una goccia di sangue capillare<br />

prelevata da un dito o con un prelievo venoso.<br />

Il test determina la concentrazione plasmatici di radicali liberi, in unità Caratelli (U.CARR): 1<br />

U.CARR corrisponde ad una concentrazione di perossido di idrogeno di 0,08 mg%.<br />

I suoi valori di riferimento sono i seguenti<br />

Valore di riferimento: 250-300 U.CARR<br />

Valore di soglia: 300-320 “<br />

Condizione di lieve stress ossidativo: 320-340 “<br />

“ di stress ossidativo: 340-400 “<br />

“ di forte stress ossidativo: 400-500 “<br />

“ di fortissimo stress ossidativi: oltre 5000 “<br />

Valori inferiori a 250 U.CARR si possono riscontrare in pazienti in trattamento cortisonico o<br />

antiossidante.<br />

Tutti i mammiferi si difendono dai danni dell’ossidazione praticando in natura, ad eccezione dei<br />

carnivori, una dieta cruda a base di frutta, fiori, semi, bacche e germogli, ricchissima di sostanze<br />

antiossidanti come vitamine e flavonoidi, che le piante sviluppano per difendersi dall’atmosfera<br />

ricca di ossigeno e di radiazioni di ogni sorta; inoltre essi sono in grado di sintetizzare grandi<br />

quantità di vitamina C, potente antiossidante<br />

Al contrario l’uomo civilizzato ha ridotto questi alimenti ai minimi termini e inoltre usa cibi<br />

raffinati, o cotti con aggiunta di grassi e sale e quindi poveri di antiossidanti.<br />

Il modo più semplice e probabilmente più efficace per combattere lo stress ossidativo e le sue<br />

conseguenze è rappresentato dal ritorno alla dieta dei nostri progenitori.<br />

Questa innanzitutto deve essere povera di calorie e contenere molti alimenti ricchi di<br />

antiossidanti, quali alcuni tipi di verdura e frutta, meglio crudi, e di cereali integrali (10, 11 ).<br />

Fra le prime ricordiamo: rosa canina, pomodori (specie la parte gelatinosa e i semi), insalate come<br />

indivia e lattuga, germogli, germi di grano, prezzemolo, finocchio, cetrioli, carote, zucca, spinaci,<br />

broccoli, cavolfiori, fiori di zucchina, peperoni, porri, peperoncino rosso piccante, radicchio,<br />

cetrioli, piselli, rape, patate, cavoli, asparagi, cipolle.


87<br />

Fra le seconde il frutto di Camu-Camu (il più ricco in assoluto di Vit.C, prodotto da una pianta<br />

amazzonica del Perù), ananas, arancia, limone, melone, mango, papaia, albicocca, mirtillo, fragola,<br />

pompelmo, more selvatiche, lamponi, ciliege, prugne, meloni, mele, cachi, uva nera, mandarini,<br />

cedri, pompelmi, ribes, fragole, banane, mango.<br />

Da ricordare inoltre il tuorlo d’uovo, le frattaglie, i pesci e molluschi; ottimo l’olio di oliva, ricco<br />

di fenoli.<br />

Per migliorare il gusto dei cibi si possono usare l’aglio ed il basilico, specie quello ligure, ricchi di<br />

antiossidanti; per concedere qualcosa anche alla gola è permesso il cioccolato amaro, in modiche<br />

quantità per l’elevato contenuto di grassi saturi. Come bevanda può essere utile il tè, specie quello<br />

verde.(12)<br />

E’ consigliabile che la dieta sia frazionata in 5-6 pasti al giorno, per evitare il pericoloso aumento<br />

della glicemia dopo i pasti, che produce una grande quantità di radicali liberi.<br />

Nella Tabella che segue è indicato il contenuto in antiossidanti, titolato in ORAC che ne è l’unità<br />

di misura, di alcuni fra i principali alimenti.(13 )<br />

Tab. 37. Valori ORAC di alcuni alimenti (umole TE/5 g.)<br />

Lattuga Iceberg 5<br />

Albicocca- Pesca 9<br />

Carota – Mela- 10<br />

Banana 11<br />

Cavolo – Patata 15<br />

Cavolfiore 19<br />

Cereali – Cipolla 20<br />

Pompelmo – pink (salmone giovane?) 24<br />

Ciliegia 34<br />

Uva 37<br />

Arancia 38<br />

Barbabietola 42<br />

Broccoli 45<br />

Prugna 47<br />

Germoglio del trifoglio 49<br />

Lampone 61<br />

Spinaci 63<br />

Fragola 77<br />

Miele scuro 82<br />

Cavolo riccio 89<br />

Mora selvatica 102<br />

Mirtillo 120<br />

Uva passa 142<br />

Prugna secca 289<br />

Cioccolato nero 656<br />

Orzo Life 1275<br />

Quando per varie ragioni, come errori alimentari, malattie dell’apparato digerente, ecc., la dieta<br />

non è sufficiente al fabbisogno, si può ricorrere alla somministrazione di vitamine o prodotti<br />

antiossidanti, oggi molto numerosi in commercio (14 ).<br />

Fra essi ricorderò la vitamina C (dose consigliata 500 mg. al giorno), la vitamina E (dose<br />

consigliata 400 mg. al giorno), che tuttavia hanno l’inconveniente di ossidarsi a loro volta e l’acido<br />

lipoico (dose consigliata 400 mg. al giorno), che invece è considerato antiossidante universale e ne<br />

riattiva i poteri antiossidanti..<br />

Sono anche utili alcuni minerali, che in qualche modo ostacolano il danno ossidativo, come il<br />

selenio che protegge la vitamina E e la membrana delle cellule.


88<br />

La melatonina già citata svolge infine una potente attività antiossidante sui neuroni, cioè sulle<br />

cellule del cervello, che è il più forte produttore di radicali liberi per grammo di peso.<br />

A quali pazienti sono utili le diete antiossidanti? Possono essere avvantaggiati quelli con malattie<br />

cardiovascolari di origine aterosclerotica (infarto miocardico, angina pectoris, ecc.) o tumorali, sia<br />

nella loro storia che in atto.<br />

Inoltre questa dieta può aiutare a prevenire l’invecchiamento ed eventualmente a ritardare la<br />

morte dell’organismo:<br />

Le diete antiossidanti sono realmente efficaci e in quali casi?<br />

L’efficacia delle diete antiossidanti nella prevenzione delle malattie cardiovascolari è ormai<br />

ampiamente accettata, anche per gli effetti collaterali favorevoli, come la regolazione del tono<br />

vascolare, l’attività antiipertensiva e antitrombotica; nella prevenzione dei tumori sembrano<br />

efficaci per il loro potere protettivo dalle sostanze tossiche cancerogene, che si producono<br />

nell’organismo. Si attribuiscono ad esse la stimolazione del sistema immunitario e un potere<br />

antibatterico e antivirale.<br />

La nostra dieta mediterranea, ricca di frutta e verdure fresche, di legumi e cereali, oltre che povera<br />

di grassi saturi di provenienza animale, risponde abbastanza bene a questi requisiti, specie se fra gli<br />

oli vegetali si scelgono quelli più poveri di Omega-6, che favorirebbero le malattie cardiovascolari e<br />

più ricchi di Omega-3, ad azione contraria (vedi Cap.III,Omega-6/Omega-3), come l’olio di<br />

oliva.(10, 11 ).<br />

E’ anche permesso un moderato consumo ai pasti di vino rosso, che contiene il resveratrolo, un<br />

potente antiossidante (15 ).<br />

Concludendo, una produzione non controllata di radicali liberi nell’organismo, il c.d. stress<br />

ossidativo, è in parte responsabile dei processi che portano alla lesione vascolare nell’aterosclerosi,<br />

ai danni al DNA che favoriscono alcuni tipi di tumore o che accelerano l’invecchiamento e la<br />

morte.<br />

E’ quindi consigliabile un elevato consumo di alimenti ricchi di antiossidanti naturali come frutta<br />

e verdure crude, olio di oliva e vino rosso in quantità moderata.<br />

I risultati di studi epidemiologici, cioè sul comportamento di alcune popolazioni, sembrano<br />

attribuire a questa dieta il potere di prevenire le malattie cardiovascolari di natura aterosclerotica e<br />

certi tipi di tumore, oltre che alcune malattie neurologiche.<br />

CAP. XIII. Flavonoidi.<br />

Nelle ricerche sugli alimenti ad azione antiossidante, un posto particolare spetta ai c.d.Flavonoidi,<br />

cioè ai derivati del flavone che, come dice la parola, determina il colore, dal giallo (flavus in latino)<br />

al rosso, di alcuni frutti o vegetali.<br />

I flavonoidi sono molto numerosi e sono contenuti nei frutti, nelle foglie, nelle verdure, in misura<br />

variabile come quantità e potere antiossidante.<br />

Fra le classi principali ricordiamo i flavoni come la quercetina, che si trova nelle cipolle, mele,<br />

mirtilli e broccoli; i flavononi, presenti negli agrumi e nelle bucce della frutta; le catechine, che si<br />

trovano nel thè e nel vino rosso; le antocianine, presenti nelle ciliegie e nei mirtilli.<br />

Nella Tabella è riportata una classificazione americana dei cibi più ricchi di flavonoidi, in ordine<br />

crescente di potere antiossidante, valutato in unità ORAC (Oxigen Radical Absorbance Capacity),<br />

l’unità di misura della capacità di neutralizzare i radicali liberi.<br />

Essa è stata arbitrariamente suddivisa in tre gruppi: nel primo sono compresi gli alimenti che<br />

forniscono meno di 500 unità ORAC, nel secondo quelli che forniscono da 500 a 1200 unità, nel<br />

terzo quelli che ne forniscono più di 1200 unità.<br />

Tab. 38. Classificazione degli alimenti più ricchi di Flavonoidi, secondo i Valori ORAC<br />

Gruppo I (meno di 500 unità per porzione) In questo gruppo sono elencati gli alimenti a basso<br />

contenuto di antiossidanti.<br />

* Cetrioli ( 1 unità) = 36 unità


89<br />

* Pomidori ( 1 unità) = 116 “<br />

* Albicocche (3 frutti) = 172 “<br />

* Spinaci crudi (1 piatto) = 182 “<br />

* Melone (3 fette) = 197 “<br />

* Pera (1 frutto) = 222 “<br />

* Banana (1 frutto) = 223 “<br />

* Pesca (1 frutto) = 248 “<br />

* Mela (1 frutto) = 301 “ (207)<br />

* Melanzana (1 unità) = 326 “<br />

* Uva bianca (1 grappolo) = 357 “<br />

* Cipolla ( 1 unità) = 360 “<br />

* Uvetta nera (1 cucchiaio) ? = 396 “<br />

* Cavolfiore cotto (1 tazza ) = 400 “<br />

* Fagiolini cotti (1 tazza) = 404 “<br />

* Patata americana = 433 “<br />

* Kiwi (1 frutto) = 458 “ (610)<br />

Gruppo II (da 500 a < 1200 unità per porzione) In questo gruppo sono indicati gli alimenti con<br />

contenuto medio di antiossidanti.<br />

* Peperone ( 1 unità) = 529 unità<br />

* Uva nera (1 grappolino) = 569 “<br />

* Avocado (1 frutto) = 571 “ (782)<br />

* Patata arrosto (1 tubero) = 575 “<br />

* Susina ( 1 frutto) = 626 “ (949)<br />

* Arancia (1 frutto) = 985 “ (750)<br />

* Succo di arancia (1 bicchiere) = 1142 “<br />

* Fragole (1 tazza) = 1170 “ (1540)<br />

* Pompelmo rosa (1 frutto) = 1188 “<br />

*Gruppo III. ( >1200 unità per porzione) In questo gruppo sono indicati gli alimenti più ricchi di<br />

antiossidanti.<br />

Succco di pompelmo ( 1 bicchiere) = 1274 “<br />

* Cavolini di Bruxelles cotti (1 tazza)= 1384 “<br />

* Prugne nere (3 frutti) = 1454 “<br />

* More (1 tazza) = 1466 “ (2036)<br />

* Barbabietola cotta ( 1 tazza) = 1782 “<br />

* Spinaci cotti (1 tazza) = 2042 “<br />

* Cavolo verde cotto ( 1 tazza) = 2048 “<br />

* Uva secca = 2830 “ (2400)<br />

* Mirtilli (1 tazza) = 3480 “<br />

* Melograni = 3300<br />

* Succo di uva nera (1 bicchiere) = 5216 “<br />

* Prugne secche = 5700 “<br />

Per mantenere una buona forma fisica, ogni persona dovrebbe introdurre una quantità di<br />

antiossidanti pari a 5000 unità ORAC al giorno; è essenziale consumare alimenti crudi perché la<br />

cottura riduce o distrugge i flavonoidi.<br />

Oltre all’azione antiossidante, si attribuiscono ai flavonoidi molte altre utili attività, ad esempio<br />

per la quercetina quella contro i virus, in particolare della poliomielite, dell’epatite A e B,<br />

dell’influenza e dell’HIV; in vitro la quercetina ed il pycnogenolo inibiscono la replicazione<br />

dell’HIV al 199%.<br />

Inoltre alcuni fra essi, come la genisteina, sono state usati nella prevenzione di alcuni tipi di<br />

cancro. .


90<br />

Bibliografia<br />

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13<br />

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16<br />

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Italy assessed by three different in vitro assays. J of Nutrition 2003; 133: 2812.<br />

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16) Halliqel B. et al. Free radicals in biology and medicine. 2 nd ed. Oxford, Clarendon Press, 1989.<br />

17) Ji LL. Exercise and oxidative stress: role of the cellular antioxidant systems. Exerc. Sport<br />

Sci.Rev. 1995; 23: 135.<br />

XIV. FUMO<br />

Passando ora ad argomenti non attinenti alla dieta ma invece allo stile di vita, non possiamo<br />

ignorare alcuni fondamentali errori di comportamento, purtroppo di comune riscontro nella civiltà<br />

occidentale e non solo.<br />

In questo ambito dedicheremo un capitolo al Fumo, specie di sigaretta, il quarto ed ultimo<br />

Cavaliere dell’Apocalisse, che è diventato rapidamente una dei più importanti fattori di rischio<br />

modificabile, cioè eliminabile, di malattie cardiovascolari, come l’infarto miocardico e tumorali,<br />

specie nella popolazione giovanile. (1, 2, 3 ). Si calcola che in Italia il fumo produca direttamente o<br />

indirettamente circa 80.000 morti all’anno.<br />

Anche se in alcuni paesi occidentali, come gli USA e quelli europei, le forti campagne di<br />

dissuasione ne hanno recentemente determinato una minor diffusione in alcuni settori della<br />

popolazione, in altri settori della popolazione e in alcuni paesi europei ed extraeuropei, la sua<br />

prevalenza è tuttora in aumento; anche in Italia statistiche recentissime hanno rilevato una nuova<br />

crescita della cattiva abitudine.


91<br />

In questo capitolo ovviamente non parleremo di dieta, ma piuttosto di come superare questa grave<br />

intossicazione voluttuaria<br />

L’abitudine di fumare tabacco, dopo l’introduzione della pianta dalle Americhe nel 1500, ha<br />

rapidamente invaso i continenti e creato con la sua assuefazione numerosi problemi di ordine<br />

sanitario e sociale.<br />

Quando il tabacco brucia, alle alte temperature sviluppate fra gli 800 e 880 gradi,si producono<br />

prodotti di combustione di vario tipo, sia allo stato di gas che sotto forma di polveri.<br />

Le polveri sono molto fini ed hanno un calibro di 0,22 micron (1 micron = 1 millesimo di<br />

millimetro); come tali possono raggiungere i bronchi più piccoli e gli alveoli polmonari, dove<br />

provocano irritazione e ostruzione bronchiale.<br />

Nel fumo di sigarette sono state identificate quasi 4000 componenti, alcune con proprietà<br />

irritanti, altre (circa 60), presenti nel catrame, sospettate o riconosciute cancerogene, cioè che<br />

iniziano la formazione del cancro, o che ne accelerano il decorso.<br />

Fra i numerosi gas ricordiamo l’ossido di carbonio, che si lega facilmente all’emoglobina del<br />

sangue producendo un avvelenamento cronico da carbossiemoglobina, peggiorando l’ossigenazione<br />

del sangue e di conseguenza stimolando l’aumento dei globuli rossi (c.d. poliglobulia). E’ da tener<br />

presente che sigari e pipa producono 3 volte più ossido di carbonio che le sigarette.<br />

Viene assorbita inoltre, specie con la saliva, la nicotina, veleno nervoso responsabile della<br />

dipendenza dalle sigarette e della liberazione di adrenalina, con aumento della frequenza cardiaca e<br />

della pressione arteriosa, della gettata cardiaca e del lavoro cardiaco, associato a vasocostrizione<br />

generalizzata, specie a livello coronario e periferico, .<br />

Dall’attività congiunta di questo ed altri fattori (ipercolesterolemia) deriva un aumento della<br />

frequenza di malattie coronariche, come l’infarto miocardico specie in soggetti giovani, e di quelle<br />

delle arterie degli arti inferiori, di aritmie cardiache. (4 ). E’stato osservato anche un aumento della<br />

Pressione Arteriosa,, della coagulazione del sangue e del colesterolo, che si sommano per<br />

aumentare il rischio di malattie coronariche. Il fumo inoltre provoca la formazione di una enorme<br />

quantità di radicali liberi (vedi Cap.XII).<br />

I fumatori infine hanno un rischio di morte improvvisa da 2 a 4 volte superiore ai non fumatori.<br />

Essi subirebbero ancora una diminuzione della forza muscolare e della resistenza fisica, come è<br />

ben avvertito dai fumatori che smettono; anche la memoria ne verrebbe peggiorata.<br />

Nell’apparato respiratorio il fumo produce la paralisi delle ciglia vibratili che, con il loro<br />

movimento verso la bocca, liberano i bronchi dal catarro e dalle sostanze nocive inalate; a lungo<br />

termine insorge una bronchite cronica, con enfisema e crisi asmatiche.<br />

Il fumo inoltre aumenta di 20 volte il rischio di cancro del polmone,specie se i fumatori aspirano<br />

il fumo, se aspirano molte boccate per ogni sigaretta o la accendono più volte; inoltre esso favorisce<br />

per azione diretta il cancro della laringe, della bocca , dell’esofago e anche della pelle e del<br />

pancreas. La eliminazione poi di cataboliti (sostanze derivate.dal metabolismo del fumo) con le<br />

orine può produrre il cancro della vescica.<br />

L’ulcera gastrica è più frequente nei fumatori e la sua guarigione ne è rallentata.<br />

Le donne fumatrici partoriscono spesso figli sottopeso rispetto alle non fumatrici; il neonato poi è<br />

più soggetto a malattie bronchiali ed a morte improvvisa. Quelle che oltre al fumo prendono anche<br />

la pillola contracettiva, hanno un rischio di malattie coronariche 10 volte maggiore delle altre e una<br />

probabilità di ictus ischemico fortemente aumentata.<br />

Tutti questi fattori negativi accorciano la durata della vita dei fumatori da 5 a 8 anni; per ogni<br />

sigaretta la riduzione è stata calcolata in 5 minuti e mezzo.<br />

Sulla base di tutti queste conferme del rischio da fumo, sono state promosse varie campagne, nel<br />

Nord-America e in Europa, per la sua eliminazione, con risultati non sempre positivi.<br />

Dove queste campagne sono state più seguite, la letteratura segnala importanti risultati. (5 )<br />

Per lungo tempo si è discussa l’importanza del Fumo passivo, cioè di quello che si respira in<br />

vicinanza dei fumatori, in casa, sul lavoro, nei locali pubblici. E’ ormai universalmente accettato<br />

che anche il fumo passivo è un agente cancerogeno umano riconosciuto.


92<br />

Il rischio di cancro del polmone aumenta del 30% per gli uomini e del 20% per le donne che<br />

vivono con fumatori; inoltre il rischio è proporzionale al numero di sigarette fumate dal convivente.<br />

Anche la probabilità di malattie cardiovascolari (infarto cardiaco, ischemia miocardia, ictus<br />

cerebrale, malattie delle arterie delle gambe) aumenta, ma non in modo proporzionale alla durata ed<br />

entità della esposizione: ne basta una lieve, dell’ordine di ½ ora al giorno per aumentare il rischio,<br />

probabilmente per aumento della coagulazione del sangue e della vasocostrizione , con conseguente<br />

trombosi e spasmi coronarici .<br />

E’ stato calcolato che nei fumatori passivi il rischio di malattie cardiovascolari è pari a quello dei<br />

fumatori attivi di 1-9 sigarette al giorno e quello di asma bronchiale aumenta di circa il 50%. Anche<br />

i bambini, figli di madri fumatrici, sono più soggetti a bronchiti, asma, otite media acuta e cronica.<br />

Concludendo, il fumo è il principale inquinante dell’aria che respiriamo in ambienti chiusi, in<br />

casa, nell’ambiente di lavoro.<br />

Le conseguenze più gravi sono le malattie cardiocircolatorie, anche per brevi esposizioni, il<br />

cancro del polmone e varie malattie respiratorie.(6 )<br />

Sono altamente opportuni i divieti nei luoghi di lavoro e nei locali pubblici, che hanno già<br />

dimostrato la loro efficacia, specie nei riguardi delle malattie circolatorie.(7, 8 )<br />

I consigli per un fumatore sono di smettere completamente e subito; se non è possibile ottenerlo<br />

subito per i disturbi da carenza, di ridurre almeno il rischio fumando poche sigarette, inalando di<br />

meno il fumo, lasciando un mozzicone più lungo, aspirando meno boccate per sigaretta e fumando<br />

più lentamente onde evitare di scaricare sulla sigaretta lo stress accumulato durante il giorno.<br />

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public smoking ban. Before and after study. British Medical J. 2004, 328: 328: 977-80.<br />

XV. DIETA PER LA PREVENZIONE DEL CANCRO<br />

Sopravvivere significa innanzitutto non ammalarsi di malattie potenzialmente mortali. Per<br />

questo motivo la lotta ai tumori ha assunto nei Paesi Occidentali un interesse preminente.


93<br />

L’Organizzazione Mondiale della Sanità calcola in 10 milioni all’anno i morti per cancro nel<br />

mondo e valuta in 1.470.000 i nuovi casi ogni anno nei prossimi 20 anni.(1,2 )<br />

Questo comportamento fa pensare che, fra tutti i mammiferi, l’uomo sia il meno protetto contro i<br />

vari agenti cancerogeni, oppure sia il più soggetto alla malattia.(3 )<br />

Siccome la lotta alla malattia conclamata è ancor oggi non infrequentemente segnata da<br />

insuccessi, la sua prevenzione riveste importanza via via maggiore. Uno dei pilastri fondamentali di<br />

questa prevenzione è rappresentato attualmente dalla dieta, oltre che dalla correzione di alcuni errori<br />

nel comportamento dell’uomo.<br />

Fino ad oggi non conosciamo ancora la causa del cancro, ma i numerosissimi studi<br />

osservazionali, cioè su popolazioni che consumano diversi tipi di dieta seguite nel tempo, sono<br />

emersi alcuni elementi, in campo dietetico e comportamentale, che rappresentano per ora uno dei<br />

pilastri nella prevenzione dei tumori.(4, 18 )<br />

Innanzitutto, la dieta che si ricava da questi studi si avvicina a quella naturale per la specie umana<br />

allo stato primitivo ed è innanzitutto ipocalorica con abbondanti quantità di vegetali e frutta,<br />

possibilmente crudi, di alimenti integrali e non raffinati o in qualche modo manipolati. Sono<br />

sconsigliati invece i grassi animali e le carni rosse, lo zucchero, l’alcool se non in piccole quantità,<br />

il sale da cucina, i cibi conservati, privilegiando invece il pesce e le carni bianche, il latte e i<br />

latticini scremati. (4 )<br />

La dieta mediterranea, praticata da secoli dalle popolazioni che vivono sulle coste del<br />

Mediterraneo, risponde a questi criteri La sua attività di prevenzione delle malattie cardiovascolari<br />

e tumorali sembra accertata (16).<br />

Fra i fattori che sembrano giocare un ruolo importante nella comparsa del cancro, stanno oggi<br />

assumendo molta importanza i c.d. Radicali Liberi . Come abbiamo spiegato nel Cap.XII, in tutti gli<br />

organismi viventi esiste una continua produzione di energia, dovuta alla combustione degli alimenti<br />

con l’ossigeno; da questo processo di ossidazione deriva la formazione continua di radicali liberi,<br />

cioè molecole molto instabili che si formano, oltre che dal metabolismo dell’ossigeno<br />

nell’organismo, anche per una serie di influenze esterne od interne all’organismo stesso, che vanno<br />

dalle radiazione presenti nell’aria, alla luce, al fumo, alle polluzioni, ai pesticidi, agli eccessi<br />

alimentari specie di grassi saturi , fino all’eccesso di sport, alla pillola contracettiva, all’ipertensione<br />

e al diabete..<br />

Le cellule viventi sono aggredite di continuo dai radicali liberi, che ne danneggiano il materiale<br />

genetico, al ritmo di 10.000 e più insulti al giorno, con le ovvie conseguenze.<br />

Per la verità non sempre queste reazioni sono dannose all’organismo; talvolta possono anche<br />

aiutarne le difese ad es.per mezzo dei processi infiammatori o contro le infezioni.<br />

Esistono delle difese naturali nell’organismo, rappresentate da reazioni chimiche di segno<br />

contrario, che producono le c.d.sostanze Antiossidanti; tuttavia, quando l’organismo non è più in<br />

grado di neutralizzare i radicali liberi e loro presenza nell’organismo supera determinati limiti, si<br />

produce in esso il c.d. stress ossidativo.<br />

Secondo gli studi più recenti, i radicali liberi non più neutralizzati sarebbero fra le cause di una<br />

serie di gravi malattie, che vanno dall’aterosclerosi al cancro, come spiegheremo meglio nel<br />

capitolo relativo; lo stesso invecchiamento ne sarebbe, almeno in parte, la conseguenza.<br />

Nel caso dei tumori, i radicali liberi producono gravi danni ai cromosomi ed al DNA, che<br />

costituiscono il nostro patrimonio genetico, aprendo la strada alla moltiplicazione incontrollata delle<br />

cellule tumorali. (4)<br />

Per difenderci da questa nuova patologia, negli ultimi anni sono stati sviluppati studi sui c.d.<br />

Antiossidanti, che in genere l’uomo dovrebbe ricavare dalla comune alimentazione.<br />

Tuttavia, mentre i mammiferi si difendono dall’ossidazione praticando una dieta cruda<br />

ricchissima di frutta, fiori, foglie, semi, bacche e germogli, tutti alimenti fortemente antiossidanti,<br />

l’uomo moderno ha completamente sovvertito questo tipo di alimentazione, limitando questi cibi o<br />

distruggendone le proprietà antiossidanti con la cottura.


94<br />

Si è quindi riscoperta l’importanza di una dieta ricca di antiossidanti nella prevenzione di molte<br />

malattie e del cancro in particolare (17, 5).<br />

I principi a cui deve ispirarsi questa dieta antiossidante sono i seguenti.<br />

Calorie. Innanzitutto, una dieta troppo ricca di calorie, come quella del mondo occidentale, sembra<br />

favorire la comparsa e lo sviluppo del cancro, mentre una marcata riduzione delle calorie inibisce<br />

la formazione di tutti i tumori negli animali da esperimento.<br />

Il motivo può essere da un lato la riduzione dei radicali liberi prodotti dalla alimentazione,<br />

dall’altro la riduzione del peso; la mortalità per cancro infatti si riduce,da 111 casi per milione nei<br />

soggetti normali a 95 casi per milione in quelli marcatamente sottopeso e aumenta a 143 per un<br />

sovrappeso del 25% .<br />

Vegetali e Frutta. Più di 200 studi su popolazioni diverse, hanno evidenziato che individui che<br />

assumono alimenti vegetali di colore verde e giallo e frutta di colore dal giallo al nero,<br />

mostrerebbero una minor incidenza di malattie croniche, fra cui molti tipi di tumori.(15, 20)<br />

Si è pensato subito che frutta e verdura agiscano come fonti di vitamine e minerali (13), ma in<br />

seguito si è sospettato che esse contengano pure sostanze fitochimiche biologicamente attive che<br />

proteggono le piante dai vari agenti dannosi e che possono svolgere un ruolo protettivo anche<br />

nell’uomo.(20)<br />

Fra le differenti sostanze biologicamente attive presenti ricordiamo:<br />

- gli Indoli, presenti in grado variabile secondo la freschezza e il terreno di origine nei<br />

cavoli di vario tipo, rape, broccoli, cavolfiori, spinaci, sedani ;<br />

- i Composti Solforati, contenuti nell’aglio e nei porri;<br />

- gli Isoflavoni, estrogeni vegetali presenti nella soia, che inducono un aumento della<br />

ginistreina nel sangue e una protezione dal cancro mammario nelle donne giapponesi,<br />

grandi consumatrici del legume(20);<br />

- i Carotenoidi, contenuti in varie verdure a cominciare dalle carote;<br />

- il Licopene, presente nei pomodori e nel melone, che riduce il rischio di tumori della<br />

prostata, del colon-retto e del collo dell’utero, se consumato almeno 10 volte alla<br />

settimana (6);<br />

- i Flamini, di cui è ricco il limone;<br />

- i Lignani dei semi di lino;<br />

- le Lectine, contenute nei fagioli e nei semi.<br />

L’attività protettiva delle sostanze fitochimiche può svilupparsi a diversi livelli, come la<br />

stimolazione del sistema immunitario, la riduzione della tossicità dei prodotti chimici nocivi e<br />

soprattutto il controllo della crescita delle cellule. Quest’ultimo effetto positivo è stato attribuito<br />

alla attività antiossidante contro i radicali liberi, che come abbiamo appena detto sembrano produrre<br />

le mutazioni cellulari all’origine del cancro (15).<br />

La dieta consigliata come prevenzione del cancro deve essere pertanto ampiamente vegetariana,<br />

come quella abituale nell’area mediterranea, ricca di frutta e verdura e condita con olio crudo di<br />

oliva, con la minor quantità di cibi cotti, raffinati e poveri di fibre, riduce la frequenza dei soggetti<br />

colpiti da tumori a 1/3 rispetto ad altri a dieta più ricca di carne cotta e più povera di fibre (16).<br />

Essa deve contenere ogni giorno e per tutto l’anno un minimo di 800 g. di frutta al giorno e 600-<br />

800 g. fra legumi, cereali non raffinati, patate e verdure varie, come quelle sopra citate (cavoli di<br />

vario tipo, rape, broccoli, cavolfiori, spinaci, sedani). (5 )<br />

E’ sconsigliato invece lo zucchero raffinato e sono da assumere con molta moderazione gli<br />

alcolici di tutti i tipi, compresa la birra.<br />

E’ ancora in discussione il consumo di thè e caffè.<br />

Fibre. Un altro fattore che è accusato di favorire vari tipi di cancro, è la scarsità di fibre nella dieta<br />

occidentale, povera di frutta e vegetali crudi, che ne sono ricchi; queste abitudini alimentari hanno<br />

favorito la comparsa in queste popolazioni della stitichezza, pressoché sconosciuta nei popoli<br />

primitivi.


95<br />

L’interesse nel rapporto fra consumo di fibre alimentari e cancro è nato da osservazioni<br />

interessanti sulla popolazione Finlandese, che mostrava uno altissima frequenza di infarto<br />

miocardico, attribuito ad una alimentazione ricca di grassi saturi sotto forma di latticini e invece un<br />

tasso di cancri del colon e della mammella relativamente basso, come conseguenza del consumo di<br />

pane di segale integrale, ricco di fibre.<br />

In questa popolazione inoltre le feci erano 2-3 volte più abbondanti che in quella newyorkese, con<br />

una concentrazione molto più bassa di acidi biliari, che sembrano promuovere la crescita di cellule<br />

cancerose nel colon; è possibile inoltre che questo favorisca anche una aumentata escrezione di<br />

estrogeni, con minori rischi di cancro della mammella.(1)<br />

Il Dott. D.Burkitt, noto chirurgo britannico stabilitosi in Uganda ai primi del ‘900, notava la<br />

elevata frequenza di cancro al colon fra i residenti inglesi, malattia rara fra i nativi; questi ultimi<br />

inoltre avevano una bassa frequenza di appendiciti, diverticolosi e colon irritabile.(2); egli rilevò<br />

anche che gli Africani consumavano molta frutta e verdura, ricche di fibre, con assunzione<br />

giornaliera di abbondanti fibre, fino a 70 grammi, rispetto ai 15 g. della popolazione occidentale e<br />

di conseguenza con elevata eliminazione di feci.(2, 18)<br />

Da oltre 100 anni , numerosi medici hanno osservato la frequente associazione di stitichezza e di<br />

vari tipi di patologie, fra le quali il cancro, specie del colon, le malattie cardiovascolari, il diabete,<br />

l’obesità, la diverticolosi, l’appendicite, le emorroidi, l’ernia, molto diffuse fra le popolazioni che<br />

ne sono affette. ( 5)<br />

La scarsità di fibre nella dieta provocherebbe nell’apparato digerente umano, ricco di<br />

circonvoluzioni a differenza di quello dei carnivori, un ristagno di feci con putrefazione dei cibi di<br />

origine animale e la proliferazione dei batteri anaerobi; questi ultimi, reagendo con gli acidi della<br />

bile, formano sostanze velenose cancerogene per l’intestino stesso e per tutto l’organismo in quanto<br />

riassorbite in circolo.(7, 8,10)<br />

Le fibre, ad es. quelle insolubili contenute nella crusca e nel pane integrale o quelle insolubili<br />

presenti nell’avena o in molte verdure, accelerano il transito intestinale, impedendo agli acidi biliari<br />

un pericoloso contatto prolungato con le mucose intestinali.<br />

Un uomo adulto dovrebbe consumare almeno 20-25 g. di fibre al giorno, i ragazzi una dose<br />

minore, calcolata in g.5 + gli anni di età.<br />

Fra i cibi più ricchi di fibre segnaliamo la crusca, le patate, i broccoli, le lenticchie, i piselli e i<br />

fagioli fra le verdure, la pera e la mela fra la frutta. Per maggiori particolari si rimanda al Cap.VIII-<br />

Grassi. Già negli anni ’40, alcuni pionieri suggerirono che l’abbondanza di grasso nella dieta<br />

potesse aumentare il rischio di cancro.(7) La ricerca tuttavia fu in gran parte ignorata fino alla metà<br />

degli anni ’60, quando un ricercatore canadese (Kenneth Carrol) dimostrò che gli animali da<br />

laboratorio alimentati con una dieta contenente il 40% di grassi (simile alla dieta occidentale)<br />

presentavano una incidenza di cancro della mammella molto più elevata degli animali a dieta col<br />

10% di grassi; l’American Health Fundation confermò questi risultati in una indagine sulla<br />

frequenza di cancro alla mammella di donne Statunitensi (dieta col 40% di calorie rappresentato da<br />

grassi) e di donne giapponesi (grassi al 10% di calorie).<br />

Ulteriori studi hanno indicato che nel favorire sia le malattie cardiovascolari che il cancro sono<br />

indiziati innanzitutto i grassi saturi di origine animale.(7)<br />

Quelli polinsaturi si comportano in modo differente; gli oli di cartamo e di mais, ricchi di acido<br />

linoleico precursore di Omega-6 (vedi Cap. III), aumenterebbero il rischio di tumori del colon e<br />

della mammella, quando confrontati con consumi ridotti di grassi. Elevati consumi di olio di mais<br />

incrementerebbero la sintesi di acidi biliari, che incrementerebbero il rischio di cancro del colon.<br />

Anche i grassi polinsaturi, idrogenati (transacidi) per evitare l’irrancidimento, avrebbero potere<br />

cancerogeno; essi, contenuti in vari tipi di margarina e di grassi per pasticceria, aumenterebbero il<br />

rischio di cancro mammario, oltre che di diabete tipo 2 e di dislipidemia.(7,12,13)<br />

Altri tipi di grassi tuttavia, avrebbero effetti differenti. Gli acidi grassi Omega-3, presenti negli<br />

oli di pesce ed in alcuni alimenti vegetali, ridurrebbero sensibilmente l’incidenza di tumori di<br />

mammella e colon, mentre gli oli monoinsaturi, come l’olio di oliva, si comporterebbero in modo


96<br />

neutro. Altri oli ricchi di Omega-3, come quello di canola e di lino potrebbero essere a basso rischio<br />

di cancro.<br />

Oltre all’attività antitumorale, gli acidi grassi monoinsaturi e quelli Omega-3 potrebbero<br />

proteggere anche contro le malattie cardiovascolari, che effettivamente sono meno frequenti sia<br />

nell’Italia meridionale che in Grecia.<br />

Il rischio è aumentato dal consumo di colesterolo e dall’eccesso di proteine animali, in quanto<br />

producono radicali liberi, oltre a stimolare la produzione di ormone della crescita e di estrogeni ed<br />

a favorire la coagulazione del sangue.( 7, 8, 9). Anche l’abitudine di mangiare cibi cotti o conservati<br />

aggrava il rischio; se ad esempio frutta e verdura sono raccolte molte ore prima, infatti, perdono<br />

parte della loro capacità antiossidante per la scomparsa di vitamine e flavonoidi<br />

Oggi si consiglia un consumo di grassi non superiore al 20% delle calorie totali e di scegliere<br />

l’olio di oliva come condimento; ottimi anche quelli contenuti nel pesce.<br />

<strong>Dieta</strong> iperproteica. Una dieta ricca di grassi è stata per anni accusata di favorire il cancro; più<br />

recentemente anche una alimentazione troppo ricca di proteine è stata collegata con la sua<br />

insorgenza.(7, 8, 9, 10, 21 ).<br />

Questa ipotesi è stata prima confermata negli animali e successivamente nell’uomo; più indiziate<br />

sono le carni di manzo e in grado minore di maiale e di pollo, per il loro contenuto in sostanze<br />

cancerogene, ancora più abbondanti nei cibi conservati. Il fenomeno sarebbe favorito dall’alto<br />

contenuto di colesterolo della carne di manzo e del tuorlo d’uovo.<br />

Le proteine poi sono difficili da digerire per la distruzione degli enzimi nella cottura, per cui<br />

sviluppano ammonio che favorisce la comparsa e la crescita dei tumori, specie intestinali.<br />

Pertanto il consumo giornaliero di carni rosse, specie di manzo, non dovrebbe superare gli 80<br />

grammi; sono preferibili quelle di pesce e pollame specie non di allevamento, tuttavia sempre in<br />

piccole quantità e bollite, possibilmente con l’eliminazione del brodo, che contiene le sostanze<br />

cancerogene..(21)<br />

Amido trattato e zucchero. Anche lo zucchero raffinato è stato accusato di favorire il cancro,<br />

specie della mammella, ovaio, prostata e intestino(14).<br />

L’amido invece, in forma di pane, pasta e cereali, favorirebbe il cancro dello stomaco.<br />

Sale. Il sale è un forte irritante e inibitore di enzimi, che aumenta la velocità di crescita dei tumori,<br />

anche per la competizione col potassio dotato invece di azione preventiva.<br />

E’ stato osservato infatti che in popolazioni africane, che non usavano sale per la distanza dalla<br />

costa ed erano pressoché risparmiate dai tumori, dopo l’arrivo del sale queste malattie erano<br />

nettamente aumentate.<br />

Pertanto va ridotto al massimo nella nostra dieta, che come già detto ne contiene circa 10 volte il<br />

reale fabbisogno sotto forma di sale da cucina e di cibi salati o conservati.<br />

Cottura dei cibi. Anche la cottura dei cibi è considerata favorire il cancro, come già è stato detto<br />

nel Cap.XI.<br />

Essa infatti distrugge negli alimenti le sostanze antiossidanti, come i flavonoidi e le vitamine<br />

antiossidanti C, E ed A ; sono eliminati anche gli enzimi naturali, che facilitano la digestione.<br />

La cottura inoltre altera le proteine degli alimenti, producendo sostanze cancerogene e<br />

deprimendo il sistema immunitario che ci difende contro i tumori ed altre malattie.<br />

Tanto più lungo è il tempo di cottura, tanto maggiore è il danno. Anche la raffinazione elimina<br />

vitamine, fibre e minerali.<br />

Vitamine e Minerali. Si può concludere che la dieta ideale per prevenire il cancro è fatta di cibi<br />

crudi e il più possibile freschi, per conservarne il contenuto di vitamine, flavonoidi ed enzimi;<br />

quella occidentale, in quanto cotta e trattata in vario modo, ne è generalmente carente.<br />

L’uomo moderno è difficilmente a corto di vitamine assunte con la dieta o fabbricate<br />

dall’organismo; solo la vitamina C, sintetizzata dalle piante e da tutti i mammiferi, ma non<br />

dall’uomo, dai primati e dalle cavie, può mancare nel nostro organismo.


97<br />

Essa quindi deve essere contenuta nella comune alimentazione, che tuttavia spesso ne fornisce<br />

una quantità insufficiente, anche perché la dieta occidentale è povera di frutta e verdura crudi e,<br />

inoltre,anche in questi cibi, è facilmente distrutta da luce, calore o cottura. e da esposizione all’aria.<br />

Anche i bioflavonoidi sono molto sensibili e distrutti dalla cottura dei cibi.<br />

Perciò l’uomo moderno è facilmente carente di Vitamina C, così come di potassio e di magnesio,<br />

forniti in modo inadeguato da carne, uova, formaggi, zucchero e cereali.<br />

La vitamina C protegge l’organismo dal cancro e dalle infezioni, stimolando il sistema<br />

immunitario; il cancro raramente si sviluppa in organismi con livelli di Vitamina C maggiori di 4,5<br />

mg.%.(13 ) Essa infatti inibisce le nitrosamine, che si formano nell’intestino e sono altamente<br />

cancerogene. La vitamina C infine difende dalla ossidazione le vitamine A ed E (vedi Cap. ).<br />

Per queste sue importanti funzioni, essa si trova in alte concentrazioni in tutti i tessuti delle piante<br />

e dei mammiferi; nell’uomo in genere non supera nel sangue una concentrazione di 1 mg.%.<br />

Altre mancanze più frequentemente associate al cancro sono quelle di vitamina E; la vitamina A<br />

è ancora in discussione nella sua prevenzione.<br />

La scarsità di alcuni minerali, come iodio, magnesio, selenio e potassio (che contrasta l’azione<br />

cancerogena del sodio), può favorire il cancro.<br />

Molto importante nella sua prevenzione è il selenio; un basso valore di questo minerale nel<br />

sangue si accompagna ad un rischio aumentato di cancro.<br />

Anche il potassio come bicarbonato, è importante per prevenire e controllare la crescita dei<br />

tumori, mentre il sale nell’organismo compete con il potassio ed ha azione cancerogena.<br />

E’ da ricordare infine la melatonina, ormone prodotto dalla ghiandola pineale, la cui produzione<br />

diminuisce con l’invecchiamento; essa è dotata di forte potere antiossidante, pari a 2 volte quello<br />

della vitamina E e per questo è stata usata nella terapia del cancro.<br />

Questi vari elementi, vitamine e minerali, sono più efficaci se assunti con la dieta piuttosto che<br />

sotto forma di prodotti sintetici.<br />

Da questa quantità di informazioni, possiamo ora ricavare le<br />

Linee guida per la prevenzione dei Tumori con la <strong>Dieta</strong><br />

• Mantieni il peso forma; in caso di soprappeso osserva una dieta molto povera di calorie. Per<br />

soggetti con attività sedentaria è necessario associare una attività fisica, come camminare<br />

un’ora al giorno oppure praticare un esercizio fisico pesante un’ora alla settimana.<br />

• Consuma a volontà una dieta vegetariana possibilmente cruda, con grandi quantità di frutta,<br />

verdura e legumi, riducendo al massimo i cibi cotti e raffinati, poveri di fibre:<br />

• Consuma un minimo di 800 grammi o 5 porzioni di frutta al giorno per tutto l’anno. Da<br />

preferire la frutta nera, tipo uva nera, mirtilli, more selvatiche, more di gelsi nere ( tutti ad<br />

altissimo potere antiossidante) e la frutta secca (noci, datteri, uva secca, prugne secche)<br />

• Consuma da 600 a 800 grammi al giorno tra legumi, cereali non raffinati, patate, verdure<br />

crude di vario tipo, specie di colore giallo o rosso (ricche di caroteni). Fra queste ultime<br />

peperoni, pomidori, ecc.<br />

• Fra gli amidi preferisci il riso integrale, il pane integrale, i cereali integrali senza aggiunta di<br />

grassi o sale, i legumi, le patate, la soia ed i suoi derivati (tofu, latte di soia, yogurt di soia,<br />

bistecche di soia).<br />

• Limita il più possibile i cibi grassi, specie se di origine animale, contenenti grassi saturi; usa<br />

piccole quantità di oli vegetali, contenenti invece grassi insaturi e fra questi preferisci l’olio<br />

di oliva extravergine.<br />

• Evita in modo accurato i grassi idrogenati, i c.d. trans-acidi (attenzione alle etichette!),<br />

presenti in vari tipi di margarine e usati in pasticceria.<br />

• Limita al minimo il consumo di carne rossa; se non puoi evitarla, non superare gli 80<br />

grammi al giorno; in ogni caso sono da preferire animali non da allevamento. La scelta più<br />

consigliata è rappresentata dal pesce e dal pollame, sempre in quantità moderata.


98<br />

• Usa con moderazione (e per i cibi animali in piccole porzioni) pesce, pollame, latte e<br />

latticini scremati,albume di uovo sodo,farine semiraffinate, verdure appena cotte ( a vapore),<br />

olio crudo, meglio di oliva, in piccole quantità.<br />

• Preferisci cibi crudi. Se non è possibile evitare la cottura, preferire la bollitura o il vapore<br />

oppure, solo occasionalmente, la griglia.<br />

• Evita l’uso di zucchero, specie raffinato.<br />

• Sono sconsigliati gli alcolici; sono permessi al massimo 2 drinks per l’uomo e 1 per la<br />

donna, al giorno<br />

• Limita il più possibile i cibi salati e l’uso del sale a tavola o per la cottura dei cibi.<br />

• Evita i cibi molto conservati e possibilmente inquinati con microtossine o conservati con<br />

nitriti (vedi etichetta!). In ogni caso è opportuna l’accurata conservazione dei cibi.<br />

• Non fumare e non masticare tabacco.<br />

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99<br />

Cap. XVI - INVECCHIAMENTO<br />

Rimane da discutere il Capitolo dell’Invecchiamento. Come abbiamo accennato in precedenza, le<br />

persone oggi chiedono alla Scienza ed alla Medicina, e per esse al loro medico e non solo a quello,<br />

non solo di sopravvivere a lungo, ma anche di invecchiare bene, limitando al minimo i danni , mai<br />

completamente eliminabili, dell’età avanzata.<br />

In realtà poco sappiamo ancora sul processo di invecchiamento per così dire fisiologico;<br />

ironicamente si dice che “per non invecchiare bisognerebbe morire giovani”<br />

Come abbiamo già descritto nelle premesse, la sopravvivenza media della specie umana alle<br />

origini non superava i 20-25 anni: più recentemente, per vari secoli, la durata della vita umana è<br />

rimasta stabile a 39 anni.<br />

Nell’ultimo secolo poi, la durata della via umana è criticamente aumentata: in Italia ad oltre 77<br />

anni per i maschi e ad oltre 83 anni per le femmine. Ai giorni nostri; i centenari negli USA sono<br />

diventati da 5.000 persone nel 1960 ad oltre 70.000 oggi.<br />

Più del 50% di questo aumento della longevità umana è dovuto soprattutto ai progressi della lotta<br />

alle malattie infettive, all’ipertensione e alle iperlipidemie, alla sospensione del fumo, ad un<br />

regolare esercizio fisico ed alla dieta più controllata, non ad uno specifico trattamento contro<br />

l’invecchiamento.<br />

La sola via per aumentare di un ulteriore 50% la sopravvivenza umana è quella di ritardare il<br />

processo dell’invecchiamento stesso.<br />

Negli anni recenti sono stati fatti molti progressi nella scienza contro l’invecchiamento a livello<br />

cellulare. L’ingegneria genetica già oggi può raddoppiare la longevità del topo del 50%, risultati<br />

simili sembrano possibili per altri mammiferi, anche se per l’uomo le difficoltà appaiono maggiori.<br />

La recentissima scoperta del genoma umano ha notevolmente contribuito al successo, ma finora il<br />

solo gene individuato è quello dell’invecchiamento accelerato, non quello per ritardarlo.<br />

L’eventuale scoperta di cure più efficaci per il cancro può anch’essa contribuire alla longevità,<br />

per cui il traguardo dei 120 anni appare oggi possibile.<br />

Raggiunto questo obiettivo tuttavia, sorge il problema dello stile di vita nella senescenza; non<br />

c’è persona che non abbia assistito al lento declino di una persona cara fino al marasma senile, cioè<br />

allo stato di perdita progressiva di tutte le facoltà umane, ad eccezione della vita.<br />

Oggi quindi l’obiettivo della scienza è doppio: non solo quello della sopravvivenza ma anche<br />

quello della vitalità.<br />

Cause note. L’invecchiamento è stato considerato per secoli una malattia inevitabile e le sue cause<br />

sono rimaste per molto tempo ignote o interpretate in modo filosofico o fantasioso. Oggi gli studi<br />

sembrano approdati a risultati più concreti.(1)<br />

Nelle cellule umane da tempo sono stati scoperti i cromosomi, che compaiono in esse durante le<br />

loro divisioni e ne trasmettono il patrimonio genetico, per cui le cellule che si producono colla<br />

divisione sono simili fra loro ed i figli dei due genitori sono in qualche modo simili ad essi.<br />

Il DNA è composto di sostanze chimiche organiche molto complesse, organizzate in due<br />

filamenti (provenienti ognuno da un genitore) che formano una spirale ad elica come in una scala a<br />

chiocciola(Watson e Crick, 1953); esso costituisce lo scheletro dei cromosomi ed è il vero portatore<br />

delle informazioni genetiche.<br />

I telomeri, recentemente individuati, sono parti del DNA umano localizzate nelle cellule alla fine<br />

dei cromosomi, che si accorciano ogni volta che esse si suddividono.<br />

Quando i telomeri si sono accorciati troppo, essi non possono più suddividersi e la cellula muore;<br />

quindi, tanto maggiore è la loro lunghezza, tanto maggiore è la longevità.<br />

Un test, recentemente individuato, permette di stabilire in 6 ore da una goccia di sangue la<br />

lunghezza dei telomeri e quindi di ipotizzare la durata della vita del soggetto.<br />

La lunghezza dei telomeri dipende, oltre che dall’età anagrafica, dal danno provocato dai radicali<br />

liberi (vedi Cap.XII- Radicali Liberi), cioè da particelle di sostanza in grado di ossidare i<br />

componenti delle cellule.


100<br />

Quando questi radicali liberi, prodotti nel corpo umano dal normale processo di produzione di<br />

energia e moltiplicati da una lunga serie di fattori come luce, radiazioni di vario tipo, fumo di<br />

tabacco, chemioterapia e radioterapia dei tumori, composti aromatici prodotti dalla cottura ad alte<br />

temperature di alimenti proteici, intossicazioni ambientali, ecc.), non sono neutralizzati dalle difese<br />

interne ed esterne dell’organismo, si produce il c.d. stress ossidativo (vedi Cap.XII ), che danneggia<br />

le cellule nel loro DNA e nei loro componenti più fini (nucleo, mitocondri, ecc.), esaurendo la loro<br />

capacità di riprodursi e quindi accelerando la loro morte e quella dell’organismo intero.<br />

I ricercatori stimano che il DNA di ogni cellula riceva ogni giorno da 10.000 a 1.000.000 di<br />

lesioni da radicali liberi. Se la velocità dei danni supera la capacità di riparazione del DNA, si<br />

determina l’invecchiamento delle cellule fino alla loro morte o la loro proliferazione disordinata che<br />

produce il cancro.<br />

Come abbiamo già detto nel capitolo relativo, viene favorita inoltre una serie di malattie e di<br />

danni alle funzioni vitali, esse stesse causa di accorciamento della vita.<br />

L’invecchiamento nell’uomo comincia a 25 anni; da quell’età, tanto più quanto aumentano gli<br />

anni, diminuiscono gli enzimi antiossidanti e aumentano i radicali liberi, le proteine ossidate ed il<br />

livello delle mutazioni e del danno del DNA e del RNA. Anche la produzione di molti ormoni come<br />

quello della crescita, la melatonina, il DHEA ed altri ancora inizia a ridursi.<br />

Diminuisce il metabolismo a riposo, favorendo l’accumulo di grasso, il consumo di ossigeno, la<br />

massa muscolare e la forza muscolare; le gravi lesioni del DNA e dei mitocondri provocate dai<br />

radicali liberi sono riparate meno velocemente. Aumenta invece la resistenza all’insulina insieme<br />

alla glicemia.<br />

Questi pochi elementi, attualmente in nostro possesso, sulle cause dell’invecchiamento umano<br />

hanno suggerito alcune <strong>regole</strong> per prolungare l’esistenza umana.<br />

Nei topi e ratti, i più studiati per la breve durata della vita,(1/40 circa di quella dell’uomo), i<br />

migliori risultati sono stati ottenuti con diete a contenuto di calorie ridotto dal 25 al 40%; risultati<br />

simili sono stati ottenuti anche nelle scimmie, che risultano avere un patrimonio genetico molto<br />

simile a quello umano.(2, 3, 4, 5, 6 ,7 )<br />

L’interpretazione di questi risultati sembra essere quella che la dieta ridotta produce meno<br />

radicali liberi e diminuisce la temperatura del corpo rallentando il suo metabolismo, con lo stesso<br />

risultato.(8 )<br />

Nei topi inoltre la dieta povera di calorie produce un aumento della sensibilità all’insulina (vedi<br />

Cap. VII ), con diminuzione del tasso nel sangue di quest’ultima e le conseguenze già citate; inoltre<br />

una diminuzione dei linfomi, i tumori più frequenti nei topi.<br />

Nell’uomo, la restrizione calorica che introduce le calorie minime al fabbisogno nutrizionale,<br />

sembra oggi una delle poche vie disponibili per ritardare l’invecchiamento. Ne sono un esempio i<br />

giapponesi di Okinawa, i più longevi fra gli uomini, che consumano una dieta ben equilibrata ma<br />

molto ridotta di calorie<br />

Essa protegge inoltre dall’aumento della resistenza all’insulina, presente nell’invecchiamento e<br />

che favorisce molte malattie come diabete, ipertensione, ictus e malattie coronariche.<br />

Infine una dieta ridotta produce una temperatura corporea più bassa, che come è stato detto<br />

caratterizza la longevità, e rallenta il metabolismo corporeo, riducendo lo stress ossidativo.(7 )<br />

Oltre a mangiare meno, è stata proposta contro l’invecchiamento una dieta ricca di antiossidanti,<br />

con abbondanza di frutta e verdura crudi, che proteggerebbero inoltre contro varie malattie come il<br />

cancro, le infezioni virali, l’aterosclerosi e il morbo di Alzheimer, esse stesse causa di<br />

accorciamento della vita.(9, 10, 11 )<br />

Il nostro organismo, per proteggersi dall’eccesso di radicali liberi, produce nel suo interno<br />

antiossidanti chimici, rappresentati da vari enzimi come il Coenzima Q10, che li neutralizzano.<br />

Tuttavia non sempre questi sono sufficienti e pertanto è opportuno introdurne dall’esterno con la<br />

dieta; sono particolarmente indicati la frutta e la verdura, i semi, le noci, i cereali integrali.<br />

Nel tè, nel vino rosso, nella frutta, nelle foglie, nei fiori, nei semi e nelle radici sono contenuti i<br />

c.d. Flavonoidi, che li colorano di tonalità dal giallo al rosso e sono potenti antiossidanti, oltre a


101<br />

svolgere attività di protezione contro i virus, le allergie, le infiammazioni, l’eccessiva coagulazione<br />

del sangue e il cancro.<br />

I flavonoidi sono numerosi e sono contenuti nelle mele, cipolle, mirtilli e broccoli<br />

(quercetina),negli agrumi e nelle bucce della frutta (flavononi), nel tè e nel vino rosso (catechine),<br />

nelle ciliegie e nei mirtilli (antocianine) (vedi anche Cap. XIII- Flavonoidi).<br />

Anche alcune vitamine hanno una potente azione antiossidante; fra esse la più efficace è la<br />

vitamina E, che nella forma più attiva, l’alfatocoferolo, è contenuta nel grano, olio di oliva, olio di<br />

pesce, nelle noci e nei semi; essa protegge, oltre che dall’invecchiamento, anche da malattie<br />

cardiovascolari e dal cancro, molto frequenti nell’età senile.<br />

La vitamina E tuttavia, nella sua attività antiossidante, si ossida a sua volta e viene nuovamente<br />

ridotta, cioè resa attiva, dalla vitamina C.<br />

Tutti gli animali producono nel loro organismo vitamina C, tranne le cavie, i primati e l’uomo;<br />

questa pertanto deve essere introdotta con la dieta, ricca di agrumi, fragole, prezzemolo, peperoni e<br />

broccoli.<br />

La vitamina C tuttavia, contenuta nella frutta, in particolare negli agrumi, e nella verdura cruda, è<br />

molto instabile ed è distrutta dalla luce, dal calore , anche dal semplice contatto con l’aria.<br />

Antiossidanti alimentari sono anche i Carotenoidi, di colore rosso o purpureo allo stato puro,<br />

presenti in grandi quantità nelle carote, pomodori e altri vegetali, frutti e fiori, a cui conferiscono<br />

le particolari tonalità. Essi sono precursori della vitamina A, anch’essa dotata di proprietà<br />

antiossidanti e, per alcuni ricercatori, preventive del cancro.<br />

Altri antiossidanti sono l’Acido Lipoico e la Luteina, carotene di colore giallo contenuto nel rosso<br />

d’uovo, nei cavolini di Bruxelles, cavoli , spinaci e peperoni rossi, che riduce il rischio di<br />

degenerazione maculare della retina, frequente nei soggetti sopra i 75 anni . Il Licopene, altro<br />

antiossidante presente nei pomodori e meloni, risulterebbe attivo contro vari tipi di tumore<br />

(prostata, collo dell’utero, colon, retto, faringe)<br />

Anche alcuni minerali, come il Selenio, hanno azione antiossidante. Negli studi finora conclusi<br />

sono stati segnalati risultati favorevoli, oltre che sull’invecchiamento, anche su alcune malattie<br />

neurologiche, cardiovascolari e tumorali.<br />

In conclusione, oltre alla lotta contro le malattie mortali, gli interventi per ritardare<br />

l’invecchiamento come tale sono ancora pochi e tutti da verificare nell’uomo.<br />

A tutt’oggi, una Guida alla <strong>Dieta</strong> contro l’Invecchiamento potrebbe essere così indicata.<br />

* Essere povera di calorie per ridurre lo stress ossidativo: si consigliano diete di 1200, 1500, 1800<br />

calorie al giorno, secondo l’attività fisica. Questa dieta ipocalorica è utile anche per normalizzare il<br />

soprappeso.<br />

* Essere ricca di alimenti con forte azione antiossidante.<br />

* Contenere alimenti con basso indice glicemico (vedi Cap. Indice Glicemico).<br />

* Essere povera di colesterolo e di grassi saturi (di origine animale) o idrogenati (vedi etichette!);<br />

scegliere invece i grassi monoinsaturi (es. olio di oliva) e polinsaturi ricchi di acido linolenico<br />

(precursore di Omega-3) e poveri di acido linoleico (precursore di Omega-6).<br />

* Avere un alto contenuto di vitamine, contenute in frutta (es. avocado) e verdure crude, specie di<br />

vitamina E, vitamina C e Vitamina A, sali minerali ed enzimi.<br />

* Essere ricca di Potassio e povera di Sodio (es. sale di cucina).<br />

* Privilegiare gli alimenti integrali ricchi di fibre (es. il pane di segala, la pasta integrale, i fiocchi<br />

di avena, la soia) e fra i semi le noci, le nocciole, le mandorle, i pistacchi, le arachidi non tostate e i<br />

semi di lino, tutti ricchi di acido linolenico precursore degli acidi Omega-3. Scartare invece quelli<br />

raffinati che ne contengono poche o affatto.<br />

* I cibi devono essere ingeriti crudi nella più alta percentuale possibile, evitando quelli fritti o<br />

cotti ad alte temperature, che contengono molte sostanze cancerogene e sono stati privati delle<br />

vitamine.


102<br />

* Limitare il consumo di zuccheri, di frutti e di verdure ad alto indice glicemico, come banane,<br />

uva, ananas, meloni, patate, carote, barbabietole.<br />

* Ridurre i grassi delle carni e latticini, i tuorli d’uovo, i frutti e gli oli ricchi di Omega-6 (vedi<br />

Cap.III- Omega-6/Omega-3).<br />

Gli alimenti che meglio rispondono alle suddette indicazioni sono quelli con un contenuto<br />

calorico più basso, una attività antiossidante più alta e un minor indice glicemico.<br />

In pratica, i cibi con questi requisiti sono, in ordine decrescente di attività:<br />

§ fra la frutta: prugne secche e fresche, melograni, mirtilli, lamponi, fragole, arance, pompelmi,<br />

kiwi, avocadi, noci, mandorle, pistacchi, semi di lino, arachidi crude, albicocche, pesche, mele,<br />

pere;<br />

§ fra le verdure: cavoli, cavolini di Bruxelles, aglio, spinaci, peperoni rossi e gialli, pomidori,<br />

prezzemolo, crescione, peperoni rossi e gialli, cipolle rosse e gialle;<br />

§ fra gli alimenti proteici: pesce, chiara d’uovo cotta, tofu, latte di soia, legumi;<br />

§ fra i cereali sempre in piccole porzioni: pane di segala, pane integrale, riso integrale, pasta di<br />

soia e soia;<br />

§ fra i condimenti: olio di oliva extravergine crudo e conservato al buio;<br />

§ fra le bevande: oltre all’acqua, vino rosso in piccole quantità e tè, specie quello verde..<br />

Bibliografia<br />

1) Harman D. Aging: overview. Ann.N.Y.Sci. 2000; 928: 1<br />

2) Weindruch R et al. <strong>Dieta</strong>ry restriction in mice beginning at 1 year of age: effects on lifespan and<br />

spontaneous cancer incidence. Science, 1982;215: 1415-8<br />

3) Weindruch R,et al. The retardation of aging and disease by dietary restriction. Thomas,<br />

Springfield (IL) 1988.<br />

4) Barger JL. The retardation of aging by caloric restriction. Its significance in the transgenic era.<br />

Exp.Gerontol. 2003;83:1343-51<br />

5) Lee CK. et al. Gene expression profile of aging and its retardation by caloric restriction<br />

6) Sohal RS. Et al. Oxidative stress, caloric restriction, and aging. Science 1996; 273: 59.<br />

7) Zainal TA et al. Caloric restriction of rhesus monkey slowers oxidative damage in skelectal<br />

muscle. FASEB J. 2000; 14: 825<br />

8) Blanc S. et al. Energy expenditure of rhesus monkeys subjected to 11 years of dietary restriction.<br />

J. Clin. Endocrinol. Metab. 2003; 88: 16<br />

9) Harman D. Aging: A theory based on free radical oxidant and radiation chemistry. J. Gerentol.<br />

1956; 11(3): 298<br />

10) Wickens AP. Aging and the free radical theory. Respir. Physiol. 2001, 128: 979<br />

11) Lee J. et al. Reactive oxigen species, aging and antioxidative nutriceuticals. Comprehensive<br />

Rev.in Food Sci. Food Safety. 2004; 3:21


103<br />

XVII. CONCLUSIONI GENERALI<br />

Siamo giunti così alle conclusioni generali del libro, che si era proposto di consigliare la dieta<br />

migliore che ci consenta, con alcune <strong>regole</strong> di vita, di prolungare nei limiti del possibile la nostra<br />

sopravvivenza in buona <strong>salute</strong>.<br />

Tuttavia, ripassando di seguito i vari capitoli, ci siamo resi conto delle perplessità del lettore che<br />

ci ha pazientemente seguito fin qui e che deve mettersi a tavola, scegliendo fra alimenti consigliati<br />

(relativamente pochi) e sconsigliati (molto più numerosi).<br />

Dalla lettura emerge infatti un quadro piuttosto desolante di indicazioni e controindicazioni.<br />

Grassi saturi in genere di origine animale no, in quanto certamente favoriscono le malattie<br />

aterosclerotiche cardiovascolari e forse alcuni tumori.<br />

Grassi polinsaturi si, ma escludendo la maggioranza di essi in quanto ricca di acido linoleico e<br />

quindi fonte di Omega-6, dannosi per una serie di malattie che vanno da quelle cardiovascolari a<br />

quelle metaboliche, come diabete e obesità, oltre ad altre già citate.<br />

Olio di oliva da preferire, ma in modeste quantità per il contenuto in grassi saturi e crudo, per<br />

evitare con la cottura la formazione di sostanze cancerogene.<br />

Proteine di provenienza animale si (per il loro contenuto in aminoacidi essenziali, indispensabili<br />

al nostro organismo e difficilmente rintracciabili negli altri alimenti), cioè carni (ma solo le parti<br />

magre e cotte a vapore o bollite) e latticini, cioè latte e derivati, in particolare formaggi ( ma solo<br />

fortemente sgrassati; questo sempre per prevenire le malattie aterosclerotiche).<br />

Più consigliabili le proteine vegetali, come quelle dei legumi e in particolare della soia (tofu), ma<br />

insufficienti se assunte da sole per lo scarso contenuto in aminoacidi essenziali.<br />

Carboidrati si, ma solo se a basso indice glicemico, come quelli della frutta (esclusa quella troppo<br />

dolce) e della verdura (escluse le patate, barbabietole, carote cotte), evitando quelli ad alto indice<br />

glicemico, come zucchero, dolci, pasta, pane, riso, patate, ecc. ed ancor più le merendine<br />

confezionate, gli snack, le bevande zuccherate, in quanto producono uno spiccato innalzamento<br />

della glicemia dopo i pasti e per reazione una forte scarica di insulina; se questi errori alimentari si<br />

ripetono nel tempo, ne sono favoriti obesità, diabete non insulinoprivo, malattie aterosclerotiche<br />

cardiovascolari ed altre ancora.<br />

Vino rosso si, per il suo contenuto in resveratrolo, potente antiossidante e antisclerotico, ma solo<br />

in piccole quantità in quanto ad alto indice glicemico e ricco di calorie; inoltre aumenta i<br />

trigliceridi, specie in alcuni soggetti.<br />

Alla fine, sulla nostra tavola ben poco è rimasto, non solo della dieta occidentale abituale e tanto<br />

meno di quella dei buongustai, ma anche della dieta mediterranea, tanto enfatizzata quale ideale per<br />

vivere a lungo e bene. Ci siamo praticamente ridotti alla dieta dello scimpanzé, costituita da frutta,<br />

foglie,bacche, fiori e poco più.<br />

A questo punto sorge spontanea la domanda: ma ne vale proprio la pena, non dico per quanto<br />

riguarda la qualità di vita, indubbiamente notevolmente peggiorata, ma anche sotto il profilo della<br />

<strong>salute</strong>?<br />

Sono ben noti esempi contradditori come il famoso guru americano Jim Fixx, che lanciò la<br />

famosa “fitness revolution” 35 anni fa; egli smise di fumare e perse 25 kg. dopo aver iniziato a<br />

correre ogni giorno per diverse miglia. Nonostante ciò, egli morì nel ’84 a 52 anni di attacco<br />

cardiaco, mentre correva nel Vermont, con tutte le tre coronarie ostruite dal suo colesterolo troppo<br />

alto.<br />

Winston Churchil era francamente soprappeso, fumava in continuazione sigari mastodontici,<br />

beveva whisky; nonostante questo pessimo stile di vita, egli godette buona <strong>salute</strong> e mantenne una<br />

vita attiva fino alla fine del ’65, quando morì due mesi dopo aver festeggiato il 90° compleanno.<br />

Gli esempi di questo genere si potrebbero moltiplicare all’infinito, dagli abitanti di Tibliz nel<br />

Caucaso, centenari nonostante ogni sorta di fattori di rischio (fumo, ipercolesterolemia ecc.) ai


104<br />

soggetti che hanno una pressione alta anche con una dieta priva di sale mentre altri hanno una<br />

pressione normale nonostante una alimentazione ricca di sodio.<br />

Il colesterolo di alcuni, sale solo guardando una torta, mentre altri possono mangiare dolci 5 volte<br />

alla settimana ed essere magri e sani.<br />

Anche le diete più famose e decantate funzionano solo in alcune persone; certi soggetti mangiano<br />

molto e, pur senza avere una forte attività fisica, sono magri; altri, con lo stesso dispendio di energia<br />

e pur mangiando poco o molto meno , sono grassi.<br />

Ma allora cosa dobbiamo fare, cosa mangiare per vivere a lungo e bene?<br />

Innanzitutto, ci è apparso chiaro che non esiste una dieta ideale, buona per tutti i soggetti e per<br />

prevenire tutte le malattie, l’invecchiamento e la morte. O meglio, l’unica dieta ideale potrebbe<br />

essere il ritorno alle origini, cioè alla alimentazione solo più praticata dagli scimpanzé nella foresta,<br />

comunque oggi difficile da mettere in pratica e da accettare dalla nostra società e dai nostri palati.<br />

Premesso che a tutt’oggi le soluzioni non sono state trovate né sono a portata di mano, non<br />

vogliamo lasciare il nostro lettore a bocca asciutta, dopo avergli creato più dubbi che certezze.<br />

E’ evidente che la dieta ideale va confezionata su misura, come un abito di sartoria. Quindi,<br />

prima di terminare, è nostra intenzione suggerire alcune <strong>regole</strong> per conciliare efficacia, praticabilità<br />

e gusto.<br />

30 anni fa, quando la nutrigenomica, la nuova scienza che studia come i geni regolano la sintesi di<br />

proteine ed enzimi di ogni individuo e quindi la sua sensibilità ai cibi, non era stata ancora<br />

inventata, noi si eravamo già posto il problema (1).<br />

Nell’intento di rispondere a questa richiesta avevamo formulato l’ipotesi che ognuno di noi<br />

portasse in sé, nel suo patrimonio genetico, le c.d.”vie metaboliche geneticamente determinate”, che<br />

permettono l’utilizzo ottimale degli alimenti introdotti, senza residue scorie dannose o deviazioni<br />

metaboliche, fonti di malattie.<br />

Si è pensato che queste vie metaboliche fossero si genetiche, ma derivassero anche dalle abitudini<br />

alimentari delle generazioni precedenti che le avevano tracciate.<br />

Si è considerato allora un gruppo di soggetti, affetti da ipercolesterolemia familiare, in cui le<br />

diete americane per abbassare il colesterolo nel sangue, anche le più ristrette, avevano ottenuto<br />

risultati scarsi o addirittura contrari, con aumento del colesterolo stesso.<br />

In essi è stata svolta una accurata indagine sulla alimentazione degli ascendenti, almeno fino alla<br />

quarta generazione, e ad essi è stata prescritta la stessa dieta per tutto il periodo dell’osservazione,<br />

spesso in aperta contraddizione con quella generalmente consigliata dalla scienza ufficiale.<br />

Con sorpresa (relativa!) abbiamo assistito ad una brusca caduta della colesterolemia, mai ottenuta<br />

prima con le precedenti diete a basso contenuto di grassi prescritte.<br />

Se proseguita, la ricerca poteva avere altre importanti applicazioni, anche in altri campi del<br />

metabolismo oltre che in quello del colesterolo. Ma, come spesso è successo e succede nella ricerca<br />

italiana, più attenta ai soggetti che alle idee, specie se innovatrici e non costrette nei soliti filoni<br />

riconosciuti, sono mancati i mezzi e le persone!<br />

In seguito le case farmaceutiche sono riuscite a sintetizzare potenti farmaci che abbassano il<br />

colesterolo e ne hanno invaso il mercato; la ricerca, dopo essere stata scoraggiata, è entrata nel<br />

dimenticatoio, non essendo supportata da alcun interesse commerciale.<br />

Bibliografia:<br />

1) Caruzzo C. et al.Trattamento dietetico dell’ipercolesterolemia. Approccio accademico o<br />

pragmatico? Minerva cardioangiologica 1979; 27:807.


105<br />

XVIII. PROSPETTIVE FUTURE<br />

Del tutto recentemente si sta sviluppando una nuova scienza, la nutrigenomica, che parte dal<br />

principio che l’unica alimentazione sana e giusta è quella personalizzata; in altre parole, una dieta<br />

sana e giusta dipende molto da “chi sei”e “come sei”.<br />

Per individuarla essa studia come i geni regolano la sintesi di proteine ed enzimi in ogni<br />

individuo e quindi la sensibilità ai cibi; i geni, presenti nel nucleo e nei mitocondri delle cellule,<br />

sono le unità base della loro eredità.<br />

Lo screening genetico non era disponibile ai tempi di Fixx, ma considerando che il suo colesterolo<br />

era alto, egli poteva essere geneticamente predisposto a sviluppare lesioni aterosclerotiche e ai<br />

conseguenti incidenti vascolari, mentre Churchil aveva geni protettivi, efficaci anche contro una<br />

vita non sana.<br />

Ognuno di noi ha una alchimia genetica determinata dai geni; ma se fino a qualche anno fa si<br />

pensava che solo tutto quello che è scritto nel DNA determinasse la vita e la <strong>salute</strong>, oggi si sa che<br />

niente è più lontano dalla verità.<br />

Noi abbiamo una miscela di geni buoni e cattivi, ma nessun messaggio genetico è scritto sulla<br />

pietra; in molti casi è possibile modificare questi messaggi attraverso scelte alimentari intelligenti,<br />

modificando così il nostro destino genetico.<br />

La Nutrigenomica, uno dei campi di applicazione del progetto Genoma, ha come obiettivo quello<br />

di sostituire alle diete standardizzate, buone per tutti, una alimentazione personalizzata, tarata sul<br />

corredo genetico di ciascuno, eventualmente coadiuvata da integratori, composti su misura come la<br />

confezione di un abito da un sarto. E’ una nuova versione di una nostra intuizione.<br />

Questo non solo per perdere peso, ma per prevenire malattie e vivere più a lungo e meglio.<br />

Alla base della nutrigenomica c’è da un lato lo studio degli effetti della nutrizione sulle<br />

manifestazioni dei geni che regolano la sintesi di proteine, ormoni, enzimi e coenzimi regolatori dei<br />

processi vitali e dall’altro la possibilità di individuare le variazioni infinitesimali dei geni, chiamate<br />

“Polimorfismi Genetici”, che regolano la suscettibilità ad ammalarci, oltre alla sensibilità al cibo e<br />

agli integratori alimentari.<br />

L’analisi del polimorfismo genetico, effettuata con un test sul DNA delle cellule della mucosa del<br />

cavo orale,ci consente di valutare la predisposizione verso malattie del metabolismo, come obesità e<br />

diabete, malattie cardiorespiratorie, nervose e immunitarie.<br />

Può essere anche valutato il grado di invecchiamento dell’individuo, il metabolismo dei farmaci e<br />

ormoni e stabilito il tipo di alimentazione e le cure, nutrizionali ma anche farmacologiche più<br />

appropriate per un certo soggetto.<br />

La correzione della dieta e dello stile di vita, oltre alla personalizzazione di una terapia con<br />

integratori, fitofarmaci e ormoni naturali, consente di contrastare la predisposizione verso<br />

determinate malattie e di rallentare anche il grado di invecchiamento, ottimizzando l’età biologica.<br />

Si trasforma così e si riprogramma il proprio destino genetico con una dieta ed un’integrazione<br />

nutrizionale personalizzata.<br />

I due filoni di indagine d’altra parte, quello nostro delle vie metaboliche prestabilite e quello<br />

moderno che si basa sulla nutrigenomica, non sono inconciliabili. Nulla vieta di ipotizzare che il<br />

patrimonio genetico scritto sul DNA, che come abbiamo già detto non è inciso sulla pietra ed è cioè<br />

modificabile, sia stato profondamente determinato dalle abitudini, in particolari alimentari,delle<br />

generazioni precedenti, in quanto il cibo rappresenta uno dei principali fattori di vita e inoltre quello<br />

che è più profondamente cambiato in tutta la storia dell’umanità.<br />

Le sue mutazioni, a livello individuale, di gruppo, di etnia e di popolazione, possono aver<br />

cancellato alcune lettere incise sulla pietra e averne inciso altre, che sono rimaste a caratterizzare<br />

l’individuo.


L’averle rapidamente cancellate, come è avvenuto nell’ultimo secolo e noi abbiamo<br />

documentato, ha aperto la strada a molte malattie o per lo meno ne ha permesso il dilagare a cui<br />

stiamo assistendo.<br />

106<br />

Nell’attesa che questi nuovi filoni di ricerca risolvano i problemi rimasti in discussione sulla<br />

nostra dieta, nella intenzione di suggerire alcune <strong>regole</strong> per conciliarne efficacia, praticabilità e<br />

gusto, suggeriremmo una soluzione molto pratica, basata su semplici considerazioni cliniche.<br />

Innanzitutto suggeriamo di considerare 2 tipi di diete, la prima generica, da osservare per i<br />

soggetti apparentemente sani, per sopravvivere a lungo e in buone condizioni di <strong>salute</strong>, le seconde<br />

specifiche,da scegliere per ogni soggetto, per la prevenzione e il trattamento delle principali<br />

malattie.<br />

A. <strong>Dieta</strong> prudente per la salvaguardia della <strong>salute</strong><br />

Considerando tutte le numerose e a volte contradditorie indicazioni finora esposte, la dieta valida<br />

per il generale benessere di una popolazione come quella occidentale si può basare attualmente sui<br />

seguenti principi:<br />

1) Mantenere il peso ideale, con la riduzione delle calorie in relazione agli effettivi consumi,<br />

nel tentativo di :<br />

a) evitare il soprappeso, causa di malattie da sovraccarico del sistema scheletrico, specie degli<br />

arti inferiori;<br />

b) controllare l’iperglicemia dopo i pasti e l’iperinsulinemia che ne risulta, con le sue<br />

sfavorevoli conseguenze come Intolleranza ai Carboidrati, Diabete non insulino dipendente;<br />

c) ridurre alcuni grassi “cattivi” nel sangue, come i Trigliceridi e il Colesterolo-LDL ed<br />

aumentarne altri “buoni”, come il Colesterolo-HDL;<br />

d) abbassare la Pressione Arteriosa. Abbiamo già detto nel Cap.X (Ipertensione) come una<br />

riduzione di peso dell’1% riduca la Pressione Arteriosa di 1-2 mmHg.<br />

e) ridurre la frequenza di tumori, che è risultata direttamente proporzionale al peso del<br />

soggetto.<br />

Per ottenere questi risultati, spesso non basta la riduzione delle calorie secondo la vecchia scuola<br />

nutrizionista, non infrequentemente segnata da insuccessi per le ragioni esposte nel Cap. VI<br />

(Obesità). Per rendere la dieta più efficace ed evitare i rimbalzi del peso, oltre che renderla più varia<br />

e gradevole, la scelta degli alimenti deve seguire i criteri indicati da Foster-Powell e Coll. della<br />

scuola Australiana, che si basa sugli alimenti a basso Indice Glicemico, indicati nel Cap. IV (Indice<br />

Glicemico).<br />

Nelle Tab. 21 è indicato l’Indice Glicemico degli alimenti più comuni; siccome esso non<br />

considera la quantità di alimento abitualmente consumata, di fianco è anche indicata la c.d.<br />

porzione, che la esprime in grammi, il contenuto di glucidi presente in essa ed il Carico Glicemico,<br />

che tiene conto di tutti questi dati.<br />

E’ questo il valore da considerare per ogni pasto, naturalmente riferito al peso indicato dalla<br />

porzione.<br />

Nella Tab.22 , di più facile consultazione, sono indicati gli alimenti suddivisi per categorie e in 3<br />

colonne, a seconda se consigliati, di uso moderato o sconsigliati.<br />

Come si può vedere nelle Tabelle , questa dieta non considera alcuni alimenti come Carne,<br />

Pollame, Pesce, Formaggi ,Uova, Oli e grassi per condimento, poiché secondo la indagini degli<br />

Autori hanno un Indice Glicemico vicino allo zero e pertanto sono insignificanti agli effetti di una<br />

dieta per dimagrire.<br />

Essi perciò vanno considerati a parte, poiché ignorando le loro indicazioni e controindicazioni<br />

possiamo incorrere in una serie di malattie indicate nel successivo paragrafo.<br />

2) Controllare i grassi nel sangue, riducendo quelli “cattivi”, come il Colesterolo-LDL ed i<br />

Trigliceridi e aumentando quelli “buoni”, come il Colesterolo-HDL.<br />

Queste indicazioni sono frutto di una enorme massa di ricerche condotte soprattutto dalla Scuola<br />

Statunitense e, in sottordine, Europea.


107<br />

La dieta che ne risulta è così composta:<br />

• ridotta di Calorie Totali limitate a circa 30 calorie/kg di peso ideale (2000-2400 al giorno);<br />

• ridotta globalmente di Grassi, che non devono superare il 30-33% delle calorie totali;<br />

• in particolare, povera di Grassi Saturi, ridotti a meno del 10% (7-8%, pari a 15-21 g/giorno):<br />

sono quindi da ridurre drasticamente le parti grasse e semigrasse delle carni rosse compresi<br />

quasi tutti gli insaccati, quelle grasse degli animali da cortile (conigli ecc.) e degli ovini, la<br />

pelle del pollame e tutte le frattaglie.<br />

Le carni rosse non dovrebbero comparire in tavola più di 3 volte alla settimana, e altrettanto<br />

quelle bianche.<br />

I Latticini (formaggi,ecc.) sono generalmente molto ricchi di Grassi Saturi, come si può<br />

osservare nella Tab.5 e pertanto vanno ridotti ad 1-2 pasti alla settimana. Quelli fatti con<br />

latte sgrassato sono concessi un po’ più liberamente.<br />

• essi possono essere sostituiti dai Grassi Polinsaturi, (9-11% pari a 20-33 g/giorno),<br />

rappresentati dagli oli vegetali (olio di arachidi, di colza, da girasole, di mais,di soia, ecc.),<br />

salvo quelli di cocco e di palma , molto ricchi di grassi saturi. La loro scelta deve comunque<br />

tener conto anche del contenuto in Omega-3 e Omega-6 (vedi dopo).<br />

Una fonte di grassi polinsaturi e ricchi di Omega-3 è rappresentata dai pesci, specie da quelli<br />

dei mari freddi, che sarebbe opportuno consumare almeno 4 volte alla settimana.<br />

• Raccomandato come condimento in cucina l’uso dei Grassi Monoinsaturi (8-9% pari a 25-<br />

26 g/giorno), come l’olio di oliva, possibilmente extravergine.<br />

• Il Colesterolo della dieta va ridotto a non più di 300-500 mg/giorno; pertanto le uova intere (<br />

vanno quasi eliminate ( non più di 1-2 volte alla settimana). Il tuorlo infatti ne contiene circa<br />

300 mg., mentre l’albume ne è privo ed è liberamente concesso. Il colesterolo contenuto<br />

nelle carni di vario genere e nei latticini va attentamente valutato (vedi Cap. I e II)<br />

• Le Proteine,di cui abbiamo già parlato, non dovrebbero superare il 23-26% delle calorie<br />

totali (225-280 g/giorno). Esse sono indispensabili alla alimentazione umana, in quanto<br />

contengono aminoacidi essenziali, indispensabili al nostro organismo e non sintetizzate da<br />

esso.<br />

Questi aminoacidi sono contenuti nelle proteine vegetali, ma in bassa percentuale e in modo<br />

incompleto, e nelle proteine animali, dove sono più abbondanti e praticamente tutti<br />

rappresentati. Perciò le proteine animali sono indispensabili alla alimentazione umana, specie a<br />

quella moderna. Si pensa addirittura che esse siano state responsabili, nella storia dell’umanità,<br />

alla evoluzione dagli Ominidi all’Homo Sapiens dotato di intelligenza.<br />

Si tratta ora di scartare fra le proteine quelle più ricche di grassi saturi; fra queste ricordo le<br />

parti grasse della carne dei bovini, specie di quelli allevati con speciali mangimi e trattamenti<br />

ormonali per la rapida crescita. In contrasto con l’opinione corrente anche fra i medici, sono più<br />

consigliabili le carni dei maiali leggeri, cioè da 80 a 100 kg., che per l’attuale sistema di<br />

allevamento sono più magre di quelle dei bovini.<br />

Anche le carni degli ovini sono più indicate, specie per animali allevati in libertà, in quanto a<br />

contenuto di colesterolo e grassi saturi relativamente ridotto.<br />

Gli animali da cortile, come pollame e conigli, hanno carni,(c.d. bianche), abbastanza magre ,<br />

specie se eliminiamo le parti grasse come la pelle per i primi ; esse pertanto vanno consigliate,<br />

in moderata quantità, non più di 3 volte alla settimana.<br />

In ogni caso, sono da evitare, per tutti questi animali, le frattaglie (cervello, fegato, cuore,<br />

rene, pancreas, animelle, ecc.), le carni lavorate in genere e gli insaccati, in quanto molto ricchi<br />

di grassi saturi e di colesterolo.<br />

Le proteine ideali dovrebbero essere fornite soprattutto dai pesci (vedi sopra), specie da quelli<br />

dei mari freddi, da consumare almeno 4 volte alla settimana. Anche se alcuni di questi sono<br />

grassi, il loro grasso ha un alto contenuto di grassi polinsaturi e di Omega-3 e quindi sono<br />

consigliabili.


108<br />

I Molluschi e i Crostacei, pur avendo un alto contenuto di colesterolo, sono praticamente<br />

scarsi di grassi saturi, per cui il rapporto ICGS (vedi Cap. II) si mantiene a livelli accettabili.<br />

Molti Latticini, e fra essi i Formaggi, specie se confezionati di latte intero, contengono forti<br />

quantità di grassi saturi e di colesterolo, e pertanto possono essere consumati non più di 1-2<br />

volte alla settimana. Solo alcuni fra essi, prodotti con latte scremato come la mozzarella di<br />

vacca, hanno una ridotta quantità di questi grassi e quindi possono essere assunti più spesso ma<br />

sempre con moderazione.<br />

Le stesse considerazioni valgono per yogurt e latte vaccino, che vanno scelti fra le qualità<br />

scremate e più magre.<br />

I Legumi (fagioli, ceci, piselli, ecc.) possono sostituire, anche se non completamente, la<br />

carne e integrare così la quota di proteine; essi dovrebbero comparire in tavola almeno 2-3 volte<br />

alla settimana.<br />

Essi hanno il vantaggio di essere quasi privi di grassi saturi e di avere un alto contenuto di<br />

fibre; hanno invece lo svantaggio di contenere gli aminoacidi essenziali in quantità ridotta e<br />

spesso incompleta. Alcuni fra essi, come la soia, hanno dimostrato di contenere proteine e<br />

grassi che abbassano la colesterolemia.<br />

Infine le uova contengono nell’albume tutti gli aminoacidi essenziali in forte concentrazione,<br />

ma l’alto contenuto in colesterolo del tuorlo, che da solo raggiunge la massima quantità<br />

giornaliera consigliata (300 mg) ne controindica l’uso abituale; è tollerato al massimo un pasto<br />

di uova intere alla settimana. Per l’albume invece il consumo è libero e addirittura consigliabile.<br />

* I Carboidrati, indispensabili al metabolismo umano e dei grassi, costituiscono una importante<br />

fonte di calorie e possono raggiungere il 42-45% di quelle totali, pari a 225-280 g/giorno,<br />

scegliendo fra quelli integrali che non hanno subito il dannoso processo di raffinazione. La loro<br />

scelta dovrebbe ovviamente tener conto di quanto esposto nel Cap.III, a proposito dell’Indice<br />

Glicemico.<br />

• Infine va introdotta una sufficiente quantità di fibre, pari a 20- 25 g al giorno per un adulto<br />

ed a 5g + gli anni di età per un ragazzo.<br />

Alcune fra esse ritardano l’assorbimento del colesterolo e dei carboidrati nell’intestino, riducendo<br />

l’iperinsulinemia con le note conseguenze; altre stimolano le funzioni intestinali e favoriscono così<br />

l’eliminazione di scorie soprattutto proteiche, tossiche e forse cancerogene:<br />

Tutte queste indicazioni sono sviluppate nei Cap.i I e II e nel Cap. III.<br />

Come si è appena detto, la scelta dei grassi per condimento è orientata su quelli polinsaturi,<br />

rappresentati dagli oli di semi, e su quelli monoinsaturi, come l’olio di oliva.<br />

Ma qui salta fuori il c.d. “paradosso israeliano” per cui gli Ebrei, forti consumatori di oli di semi,<br />

hanno un’alta percentuale di malattie cardiovascolari di natura aterosclerotica (infarto miocardico).<br />

L’anomalia è stata interpretata come dovuta al loro contenuto alto di Acidi Grassi Omega-6 e<br />

basso di Omega-3. Sulla base di questa osservazione e di numerosi studi, molti di questi oli vegetali<br />

andrebbero evitati, tranne quello di lino e di canola, il primo poco adatto alla cucina e facile ad<br />

irrancidimento e il secondo raramente disponibile.<br />

L’olio migliore risulta ancora quello di oliva extravergine, che fra l’altro è usato da millenni dalle<br />

popolazioni mediterranee, notoriamente poco colpite da malattie cardiovascolari aterosclerotiche.<br />

La Preparazione dei cibi va attentamente controllata: la loro Cottura non deve superare i 160°,<br />

specie per le Proteine, pena la produzione di amine eterocicliche, riconosciute come cancerogene,<br />

cioè che favoriscono il cancro. Da studi recenti sembra che anche i Carboidrati sottoposti ad alte<br />

temperature sviluppino Acrilamide, anch’essa cancerogena.<br />

Tutti i tipi di alimenti andrebbero consumati crudi e, ove non possibile, bolliti o cotti a vapore, al<br />

massimo al forno o al microonde a temperature adeguate; da evitare invece la griglia e il fritto con<br />

impanatura.<br />

Infine l’aggiunta di Sale da cucina gli alimenti, così come l’uso di prodotti industriali e piatti<br />

preparati con sali di Sodio fra gli ingredienti (evento estremamente comune!) deve essere oggetto di


stretto controllo per i molti effetti negativi sulla <strong>salute</strong>, che vanno dalla ipertensione in soggetti<br />

sensibili ad una serie di altre conseguenze sfavorevoli citate nel Cap. X.<br />

109<br />

B. DIETE SPECIFICHE per la PREVENZIONE e TRATTAMENTO di ALCUNE fra le<br />

PRINCIPALI MALATTIE.<br />

Rappresentano il secondo capitolo delle diete e si riferiscono alle singole patologie.<br />

A. Malattie Cardiovascolari. L’origine di queste malattie è rappresentata dall’aterosclerosi, che<br />

consiste nella deposizione di grassi, specie di colesterolo, nella parete arteriosa, con formazione di<br />

placche aterosclerotiche.<br />

In seguito la loro rottura, non infrequente, può causare le più gravi complicazioni cardiovascolari,<br />

come l’infarto miocardico, l’angina pectoris, l’ictus, l’arteriopatia obliterante degli arti inferiori.<br />

Per prevenire e trattare questa patologia, che rappresenta la causa di invalidità e morte più diffusa<br />

nel mondo occidentale, sono state portate a termine, dal 1960 negli USA e poi in Europa e altrove,<br />

una enorme massa di ricerche. Da esse è emersa l’importanza della Ipercolesterolemia, cioè<br />

dell’eccesso di Colesterolo-LDL nel sangue, che appare statisticamente legata all’origine della<br />

aterosclerosi, specie coronaria.<br />

L’ipercolesterolemia in qualche caso è dovuta di difetti ereditari, cioè familiari, del metabolismo<br />

del colesterolo, ma spesso nella civiltà industriale è conseguenza di errori alimentari che negli<br />

ultimi decenni sono andati accumulandosi sulle tavole occidentali e non solo.<br />

Per la prevenzione ed il trattamento dell’ipercolesterolemia sono state elaborate e sperimentate<br />

diete ipolipidemizzanti, più o meno ristrette a seconda della gravità e resistenza al trattamento della<br />

disfunzione stessa.<br />

Esse sono diffusamente illustrate nel Cap:I e II e sono già state trattate sommariamente nel<br />

precedente paragrafo.<br />

Si tratta soltanto di applicarle con maggior rigore e continuità. Nel caso poi non fosse possibile<br />

raggiungere gli obiettivi indicati dalle Linee Guida (Col-LDL < 130 mg% in assenza di malattia<br />

coronaria e < 100 mg% in sua presenza), si farà ricorso ai farmaci, sotto il controllo dei propri<br />

medici.<br />

Fra le cause che possono favorire l’aterosclerosi, specie coronaria, non esiste solo<br />

l’ipercolesterolemia, ma sono stati individuati altri c.d. Fattori di Rischio (FdR), Maggiori e Minori.<br />

Fra i primi ricordiamo l’Ipertensione, il Diabete e il fumo, fra i secondi l’Obesità e la<br />

Sedentarietà.<br />

Diabete e Intolleranza ai Carboidrati.<br />

DIAGNOSI. Diabete: Glicemia al mattino a digiuno uguale o maggiore di 126 mg%<br />

Glicemia 2 ore dopo carico orale di glucosio uguale o maggiore di 200 mg%<br />

Intolleranza ai Carboidrati: Glicemia 2 ore dopo carico orale di glucosio fra 140-199 mg%.<br />

La prevenzione e il trattamento del Diabete , il secondo fattore di rischio dell’Aterosclerosi, si basa<br />

innanzitutto su una dieta adeguata.<br />

Gli Obiettivi di questa dieta sono:<br />

1) Controllare il peso del paziente e abbassarlo se superiore a quello ideale o per lo meno<br />

accettabile..<br />

Le indicazioni relative sono contenute nel Cap.V (Diabete), in quello VI (Obesità), in quello<br />

VII (Iperinsulinemia), IX (Attività fisica) e nel Paragrafo D di questo Capitolo..<br />

Le Calorie vanno ridotte , in relazione al peso e alla attività fisica del paziente, a meno di 30<br />

calorie /kg. di peso, indicativamente meno di 2000 calorie al giorno.<br />

I Carboidrati devono essere scelti fra quelli a basso indice glicemico, mentre vanno evitati<br />

quelli ad alti indice, secondo quanto indicato nel Cap. IV.<br />

I Grassi, che devono essere eventualmente aumentati per compensare la riduzione dei<br />

carboidrati, non possono essere consumati liberamente; in considerazione della frequenza di


110<br />

malattie cardiocircolatorie in questi pazienti, essi devono rispettare i criteri già indicati nel<br />

precedente capitolo.<br />

Anche nel trattamento del diabete è molto importante il contenuto di fibre nella dieta.<br />

Quelle solubili infatti ritardano l’assorbimento dei carboidrati nell’apparato digerente e quindi<br />

abbassano la glicemia e l’insulinemia dopo i pasti, con favorevoli effetti sul decorso della<br />

malattia.<br />

L’Attività Fisica va incoraggiata e intensificata; con questo non si intende spingere questi<br />

pazienti, spesso sedentari ed in soprappeso a intraprendere sports agonistici.<br />

E’ sufficiente un’ora al giorno di passeggiata .<br />

Ipertensione Arteriosa.<br />

Diagnosi: Pressione Sistolica (massima) >= 140 (lieve); >=160 (moderata);>=180 (grave)<br />

Pressione Diastolica (minima) >= 90 (lieve); >=100 (moderata); >= 110 (grave)<br />

Partendo dalla constatazione che l’ipertensione è caratteristica pressochè solo della razza umana,<br />

mentre è assente negli altri mammiferi, primati compresi, si è cercato di individuare eventuali<br />

errori alimentari della nostra razza.<br />

Ne è emerso che l’uso del Sale, presente in tutte le nostre vivande, sia in cucina come Cloruro di<br />

Sodio, sia nascosto, come Sali di Sodio, in una lunga serie di prodotti preparati, può in soggetti<br />

geneticamente predisposti, favorire la comparsa di ipertensione. Nel Cap.X abbiamo indicato come<br />

individuare questi pazienti.<br />

In questi soggetti. c.d. sodiosensibili la sottrazione del Sodio, cioè del Sale nella dieta, può<br />

controllare talvolta da sola, eventualmente con la riduzione del peso, l’ipertensione stessa, specie se<br />

lieve e legata anche a cattive abitudini alimentari. Abbiamo già detto tuttavia (Cap.X), che la sola<br />

dieta spesso non è in grado di controllare l’ipertensione; spesso occorre una terapia farmacologica,<br />

per la quale si sono impegnate con successo le più importanti industrie farmaceutiche.<br />

Tuttavia, anche in questi ipertesi, la riduzione drastica del sale da cucina e dei Sali di Sodio<br />

presenti negli alimenti confezionati può servire come trattamento complementare per ridurre le dosi<br />

di antiipertensivi e per potenziarne l’azione.<br />

Per una dieta antiipertensiva o per la prevenzione dell’ipertensione in soggetti predisposti, il<br />

consumo giornaliero abituale di sale, eccessivo sulle tavole occidentali (16 g. e più) va ridotto a non<br />

più di 1 g. al giorno., quantità già contenuta negli alimenti naturali senza aggiunta di sale, evitando<br />

inoltre i prodotti del commercio in cui risulti dalle etichette la presenza di sodio in varie forme..<br />

Anche il contenuto di Potassio degli alimenti è importante. I suoi sali, contenuti in abbondanza<br />

nei fagioli, verdura in genere, frutta secca e fresca, noci, datteri, patate, banane e pomodori, possono<br />

eventualmente correggere un eccessiva presenza di Sodio nella dieta, per cui agisce come<br />

antagonista.<br />

Fra i consigli per la prevenzione delle Malattie Cardiovascolari non basta la dieta, ma devono<br />

essere rispettate alcune Regole Igieniche.<br />

Fra queste ricordiamo innanzitutto la correzione della Sedentarietà, tipica della vita moderna; una<br />

moderata Attività Fisica, purchè costante nel tempo, può influire favorevolmente sui valori pressori<br />

per la riduzione delle resistenze periferiche da essa provocata, che persiste a distanza dopo la fine<br />

dell’esercizio stesso.<br />

Per la prevenzione e cura delle Malattie Cardiovascolari,un’altra regola tassativa è la interruzione<br />

totale del Fumo, il IV dei Fattori di Rischio maggiori per la prevenzione dell’Aterosclerosi.<br />

In questo caso non si tratta di indicazioni dietetiche, ma di una regola igienica, che esige la<br />

sospensione, totale e definitiva, del fumo di sigarette, sigari e pipa. La stessa prescrizione la<br />

ritroveremo come consiglio per la prevenzione di numerose altre malattie, in particolare dei Tumori<br />

polmonari e di vari altri organi.<br />

Tuttavia è molto più facile proibire questa dannosa abitudine che ottenere dai pazienti il rispetto<br />

della proibizione, specie a distanza di tempo. A questo scopo sono stati studiati vari metodi,<br />

indicati nel Cap.XV; il loro stesso numero indica come spesso essi siano risultati inefficaci.


111<br />

In particolare si consiglia al fumatore di smette completamente e subito, eventualmente<br />

approfittando di una sufficiente motivazione (incidenti cardiovascolari).<br />

Per i pazienti che si ribellano alla proibizione, si suggerisce almeno di ridurre drasticamente il<br />

numero di sigarette, di non inalare il fumo, di lasciare il mozzicone più lungo, di aspirare meno<br />

boccate per sigaretta ed infine di fumare più lentamente, cercando di non scaricare sulla sigaretta lo<br />

stress quotidiano, tipico della vita moderna.<br />

Fra i Fattori di Rischio minori ricordiamo l’Obesità e la Sedentarietà.<br />

La Sedentarietà, cioè la mancanza di una sufficiente attività fisica, è la conseguenza della nostra<br />

civiltà che ha introdotto nella vita quotidiana l’auto per gli spostamenti anche minimi, l’ascensore<br />

per salire le scale e, nelle case, la televisione, le lavatrici, gli elettrodomestici e cento altre comodità<br />

che hanno ridotto al minimo il nostro dispendio energetico.<br />

Per correggerla, sono consigliati 2 tipi di attività:<br />

1) 60 minuti al giorno di esercizio discreto (camminare, salire le scale a piedi, bicicletta a<br />

velocità moderata, giardinaggio, piccoli lavori di manutenzione della casa).<br />

2) 30-45 minuti 3 volte alla settimana di marcia veloce, jogging, bicicletta a velocità più<br />

sostenuta, nuoto, danza, ginnastica, sci, ecc.<br />

Nel caso di questa seconda scelta sarebbe opportuno calcolare la Frequenza Cardiaca<br />

Massima con la seguente formula: per i maschi 220-età ; per le femmine 200-età.<br />

Il massimo beneficio si ottiene portando la Frequenza Cardiaca durante esercizio al 70-85%<br />

della frequenza cardiaca massimale.<br />

Oltre alla vasodilatazione periferica ed al consumo di energia, l’attività fisica ha dimostrato<br />

benefici effetti metabolici come la riduzione della glicemia, dei trigliceridi, del colesterolo-LDL e<br />

l’aumento del colesterolo HDL. Per quest’ultimo risultato occorrono tuttavia almeno 3 periodi di<br />

esercizio alla settimana.<br />

Per definire un soggetto in Soprappeso o francamente affetto da Obesità, ricordiamo che deve<br />

rientrare nei seguenti criteri:<br />

Indice di Massa Corporea (Body Mass Index-BMI) = peso( in kg)/altezza x altezza(in metri)<br />

Soprappeso BMI > 25; Obesità moderata 30-39,9; Obesità grave > 40.<br />

Per distinguere le vere obesità da un semplice aumento della massa muscolare (atleti, lavoratori<br />

pesanti,ecc.) è utile integrare il BMI con la:<br />

Misurazione della circonferenza della vita: Obesità confermata se nel maschio> 102 (95) cm., nella<br />

donna > 88 cm.<br />

Nell’ignoranza delle cause ultime dell’obesità, nella sua prevenzione e cura possiamo solo<br />

correggerne quelle più evidenti, come la dieta troppo ricca di calorie o sbagliata per eccesso di<br />

carboidrati raffinati o di grassi e la scarsa attività fisica.<br />

Sulle diete per dimagrire si è sbizzarrita la fantasia dei medici e dei dietologi, per la verità con<br />

scarso successo; i chili persi durante le cure, spesso vengono in parte o totalmente riacquistati alla<br />

ripresa di una alimentazione appena un po’ più abbondante e questo con un susseguirsi di un effetto<br />

cosiddetto yo-yo.<br />

I trattamenti oggi più diffusi e accreditati, illustrati nel Cap.VI, sono rappresentati da :<br />

1) diete convenzionali a basse calorie, cioè di 1600 calorie negli uomini e di 1300 calorie nelle<br />

donne. Una variante, da prescrivere solo in casi di BMI superiore a 30 e se è necessario perdere<br />

peso rapidamente, è rappresentata dalle diete a bassissime calorie di 800 calorie, che tuttavia sono<br />

consigliabili solo sotto stretto controllo medico e per brevi periodi.<br />

In casi estremi di obesità, resistenti ai precedenti trattamenti, si può far ricorso al semidigiuno<br />

terapeutico, da praticare solo in centri attrezzati e sotto il controllo di personale competente.<br />

2) Diete ipolipidiche, cioè povere di grassi, specie saturi di origine animale, che nella<br />

alimentazione occidentale costituiscono la maggior parte delle calorie.<br />

La sua efficacia, sostenuta da alcune Scuole Italiane, è ancora in discussione.


112<br />

Nel trattamento dell’obesità non si può dimenticare l’esercizio fisico, di cui abbiamo appena<br />

parlato, utile soprattutto per mantenere nel tempo i risultati raggiunti con la dieta.<br />

3) Un indirizzo più recente, che deriva dagli studi della Scuola Australiana( Foster-Powell e<br />

Coll.), considera invece non tanto la quantità dei carboidrati alimentari quanto la loro<br />

qualità.<br />

Secondo questi studi esistono carboidrati ad alto Indice Glicemico, che producono dopo il pasto<br />

forti scariche di insulina, favorendo così la deposizione di grasso nell’organismo e quindi<br />

devono essere evitati ed altri a basso Indice Glicemico, con effetto contrario, che possono essere<br />

liberamente consumati.<br />

Per la scelta facciamo riferimento al testo e alla Tabella 21 contenuta nel Cap. IV. Essa non indica<br />

solo l’Indice Glicemico, che non considera la quantità di cibo consumata, ma nella II colonna<br />

riporta la porzione, cioè la quantità in grammi abitualmente consumata e nella III il contenuto<br />

percentuale di carboidrati presenti in questa porzione.<br />

Il Carico Glicemico, che si ricava da tutti questi dati , è pertanto l’indice di riferimento ed è<br />

quindi il valore da considerare per ogni pasto, naturalmente riferito al peso indicato dalla porzione<br />

Ia base a questo indice è stata compilata la Tab. 22 (Cap: IV), dove sono indicati, in modo<br />

semplificato, gli alimenti consigliati, da usare con moderazione e sconsigliati.<br />

Come si ricava da essa, i cibi ad alto Indice Glicemico, che devono essere evitati, sono la<br />

frutta molto dolce, la patata ed i suoi derivati, il pane e la pasta di farine raffinate, quasi tutte le<br />

qualità di riso, gli zuccheri con rare eccezioni ed i dolciumi.<br />

La scelta deve cadere invece sugli alimenti a basso Indice Glicemico, rappresentati dalla<br />

frutta e verdura, legumi, pane e pasta di farine integrali, latticini di latte scremato, minestre<br />

tradizionali; a titolo di consolazione per le molte rinunce, cioccolato nero senza zucchero o<br />

Nutella.<br />

L’efficacia di questa dieta nella prevenzione e trattamento della obesità, del diabete e<br />

dell’iperinsulinemia sta ottenendo crescenti riconoscimenti.<br />

Rimandiamo per maggiori informazioni al Cap. IV, dove l’argomento è ampiamente trattato .<br />

I consigli per le diete convenzionali a basse calorie e per quella impostata sull’Indice e Carico<br />

Glicemici non sono inconciliabili fra loro; infatti, secondo il nostro parere l’una completa l’altra.<br />

Anche per la seconda dieta è importante la quantità di alimento consumata, che infatti è indicata<br />

dalla porzione. Oltre questa quantità, anche il Carico Glicemico va ricalcolato in aumento e può far<br />

sì che l’alimento diventi non più consigliabile.<br />

4) Nel trattamento dell’obesità non si può trascurare l’esercizio fisico, utile soprattutto per<br />

mantenere nel tempo i risultati raggiunti con la dieta, per cui rimandiamo a quanto detto in altra<br />

sede.<br />

5) Infine non va dimenticato, pena la ripresa rapida del peso dopo il dimagramento ottenuto,<br />

l’intervento Psicocomportamentale, da parte di equipes specializzate, che si propone di modificare<br />

gli atteggiamenti mentali del soggetto, spesso causa dei suoi eccessi alimentari usati come sfogo di<br />

grossi problemi psicologici.<br />

Nell’ambito di questo trattamento si inizia da consigli banali, come masticare lentamente per<br />

favorire il senso di sazietà (impiegare non meno di 20 minuti per pasto), non guardare la<br />

televisione durante il pasto, per concludere con una terapia psicologica di gruppo, con incontri<br />

settimanali ed esercizi muscolari aerobici. I risultati a distanza di questi ultimi interventi sono<br />

certamente migliori di quelli semplicemente dietetici tradizionali.<br />

B. Tumori. Un altro gruppo di malattie che rappresenta, dopo le malattie cardiovascolari, la<br />

causa più frequente di mortalità (30%)nei Paesi Occidentali è rappresentata dai Tumori.<br />

A quali soggetti è applicabile la prevenzione per i tumori che indicheremo?<br />

a) Ai soggetti la cui famiglia è portatrice in alta percentuale di tumori di accertata ereditarietà,<br />

come il cancro del colon ed alcune altre localizzazioni.


113<br />

b) Siccome la malattia in tutte le sue forme è altamente imprevedibile, a tutti i soggetti, in<br />

particolare a quelli più anziani, scampati ad altre malattie mortali, in cui i tumori sono<br />

particolarmente frequenti.<br />

c) Le stesse indicazioni valgono anche per i pazienti che sono colpiti o hanno superato una di<br />

queste malattie.<br />

Per essi tuttavia la diagnosi e la cura spettano ovviamente di diritto all’oncologo e al<br />

medico curante. Le <strong>regole</strong> suggerite servono come trattamento complementare alle prime.<br />

Anche per i tumori ignoriamo le cause prime che determinano la malattia, ma alcuni elementi<br />

sembrano ormai accertati. Fra essi molte responsabilità sono attribuite ad errori alimentari, che<br />

hanno influito negativamente sul DNA delle nostre cellule, aprendo la strada alla loto<br />

degenerazione.<br />

Una delle ipotesi più suggestive, anche se non scientificamente dimostrata, sull’origine dei<br />

tumori, è quella dell’ossidazione del DNA da parte dei Radicali Liberi in condizioni di stress<br />

ossidativo (vedi Cap.XII), che apre la strada alla moltiplicazione incontrollata delle cellule degli<br />

organi interessati..<br />

Pertanto una delle prevenzioni oggi più consigliate è quella di una dieta antiossidante e della<br />

correzione di alcune intossicazioni voluttuarie.Per difendere il nostro DNA dallo stress ossidativo,<br />

sono stati indicati i punti seguenti:<br />

• Mantenere il peso forma e ridurre drasticamente le calorie in caso di soprappeso. Questo<br />

consente di ridurre la produzione di radicali liberi nell’organismo. Se osserviamo i centenari,<br />

vediamo che quasi tutti sono magri ed hanno una dieta molto ridotta.<br />

• Per soggetti sedentari, spesso è necessario intensificare moderatamente l’attività fisica<br />

(evitare gli sports troppo impegnativi in quanto fonte essi stessi di radicali liberi).<br />

Camminare un’ora al giorno a passo normale può essere sufficiente.<br />

• Consumare a volontà una dieta vegetariana possibilmente cruda, con grandi quantità di<br />

frutta, verdura e legumi,riducendo al massimo i cibi cotti e raffinati, poveri di fibre. Sono<br />

consigliati 600-800 g. al giorno tra legumi, cereali non raffinati, verdure crude di vario tipo,<br />

preferendo quelle di colore giallo o rosso, ricche di caroteni (peperoni, pomodori,<br />

carote,ecc.).<br />

• Consumare almeno 800 g. di frutta al giorno, per tutto l’anno, preferendo la frutta tendente<br />

al nero (uva nera, mirtilli, more selvatiche e di gelso), la frutta secca(noci, datteri, uva secca,<br />

prugne secche), i limoni.<br />

• Fra gli amidi preferire quelli integrali (riso, pane,cereali), senza o con scarsa aggiunta di<br />

grasso e sale, i legumi, le patate, la soia e i derivati.<br />

• Limitare i cibi grassi, specie di derivazione animale che contengono grassi saturi e<br />

colesterolo, fonte di radicali liberi. Evitare pure i grassi idrogenati (c.d. trans) presenti in<br />

vari tipi di margarina e usati in pasticceria e quelli ricchi di Omega-6 (Cap.III), come molti<br />

oli di semi. Come condimento scegliere invece l’olio di oliva, che ha un buon rapporto<br />

Omega-6/Omega-3.<br />

• Limitare al minimo il consumo di carne rossa, che comunque non deve superare gli 80 g. al<br />

giorno. Scegliere invece pesce e pollame (senza pelle), sempre in quantità moderata.. In ogni<br />

caso sono preferibili animali non da allevamento.<br />

• E’ permesso il consumo di modiche quantità di latte e latticini scremati, albume di uovo<br />

sodo, farine semiraffinate, verdure appena cotte (a vapore), olio di oliva crudo.<br />

• Preferire cibi crudi. Se non è possibile evitare la cottura, che distrugge le sostanze<br />

antiossidanti, come le vitamine C, E, A, e produce sostanze cancerogene dalle proteine,<br />

preferire la bollitura lenta (il brodo andrebbe eliminato) o il vapore; più raramente il forno o<br />

il microonde. Evitare invece la griglia, lo spiedo e la frittura con impanatura.


114<br />

Oltre a queste indicazioni per una dieta in qualche modo antiossidante, vanno corrette alcune<br />

abitudini dannose, contratte dall’uomo moderno. Fra queste:<br />

§ Evitare l’uso dello zucchero, specie raffinato.<br />

§ Limitare il più possibile i cibi salati e l’uso del sale a tavola e per la cottura dei cibi .<br />

. § Sono sconsigliati gli alcolici, compresa la birra. Al massimo è concesso il consumo di<br />

piccole quantità di vino rosso.<br />

§ Evitare i cibi molto conservati, che possono contenere microtossine.<br />

§ Abolire il fumo di sigaretta, sigaro o pipa e non masticare tabacco, che contiene molte<br />

potenti sostanze cancerogene.<br />

§ Combattere la sedentarietà, come già detto nei paragrafi precedenti.<br />

Esistono poi, nella dieta, alimenti ad attività anticancerogena specifica per determinati tipi di<br />

tumore. Fra essi ricordo:<br />

- la soia, che contenendo ginisteina protegge la donna dal cancro del seno;<br />

- i pomodori ed i meloni, ricchi di licopene che protegge l’uomo dai tumori della<br />

prostata, ma anche da quelli del colon retto e del collo dell’utero;<br />

- le fibre contenute nelle verdure e nella frutta, che hanno azione preventiva sui tumori<br />

dell’intestino, del colon in particolare.<br />

C. Invecchiamento.<br />

Anche se la vecchiaia non è propriamente una malattia, tuttavia può essere considerata tale, in<br />

quanto caratterizzata da un suo quadro di disturbi del tutto particolari. “Senectus ipse morbus” (la<br />

vecchiaia è essa stessa una malattia), dicevano i Latini.<br />

Ad essa quindi dedichiamo un capitolo nelle conclusioni.<br />

Chi riesce ad evitare fino a tarda età le malattie o gli incidenti potenzialmente mortali, non può<br />

tuttavia prolungare l’eterna giovinezza ed evitare il lento declino della maggior parte della sua<br />

facoltà nel quadro del c.d.invecchiamento.<br />

Tuttavia la genetica, in tempi del tutto recenti, ha permesso i primi progressi anche in questa<br />

particolare malattia, considerata fino a poco fa inevitabile.<br />

Per cercare comunque di ritardare il più possibile l’invecchiamento e le sue tristi conseguenze,<br />

sono state elaborate numerose teorie e proposte.<br />

L’aspettativa di vita è criticamente aumentata nell’ultimo secolo; questo risultato è dovuto<br />

soprattutto ai progressi nella lotta alle malattie infettive, all’ipertensione e all’iperlipidemie ed alla<br />

riduzione del fumo, per cui valgono i consigli indicati nei precedenti paragrafi, ad una regolare<br />

attività fisica ed alla dieta più controllata.<br />

Nulla, o quasi nulla, è stato fatto per ritardare il processo stesso di invecchiamento, considerato<br />

per secoli inevitabile.<br />

Negli anni più recenti tuttavia la scoperta del menoma umano e l’ingegneria genetica hanno<br />

aperto la strada alle prime scoperte.<br />

Nei cromosomi e nel DNA delle cellule, che trasmettono i caratteri del soggetto, sono stati<br />

individuati i c.d. telomeri, particelle di DNA che si accorciano ogni volta che la cellula si divide.<br />

Quando i telomeri sono diventati troppo corti, essi non possono più dividersi e la cellula muore;<br />

alla lunga anche tutto l’organismo muore.<br />

La lunghezza dei telomeri dipende, oltre che dall’età, dai danni ad essi provocati dai Radicali<br />

Liberi, che derivano dal normale processo di produzione di energia, moltiplicato da vari fattori<br />

come diete troppo ricche di calorie, fumo di tabacco, luce, radiazioni, chemio- e radio-terapia dei<br />

tumori, composti aromatici prodotti dalla cottura ad alte temperature, intossicazioni ambientali.<br />

Perciò una guida alla dieta contro l’invecchiamento deve tener conto innanzitutto dello stress<br />

ossidativo e degli alimenti che possono contrastarlo (Cap.XII, Radicali Liberi).<br />

Pertanto essa deve:<br />

• essere povera di calorie per ridurre lo stress ossidativo (1200-1500-1800 calorie al giorno<br />

secondo l’attività lavorativa);


115<br />

• abbondare di alimenti crudi, ricchi di vitamine E, C ed A, sali minerali ed enzimi, con forte<br />

attività antiossidante, cioè:<br />

- Frutta: prugne secche e fresche, melograni, mirtilli, lamponi, fragole, arance,<br />

pompelmi, kiwi, avocadi, noci, mandorle, pistacchi, semi di lino, arachidi (crude),<br />

albicocche, pesche, mele, pere. Da limitare invece quella ad alto Indice Glicemico,<br />

come banane e uva;<br />

- Verdure: cavoli, cavolini di Bruxelles, aglio, spinaci, peperoni rossi e gialli, pomodori,<br />

prezzemolo, crescione, cipolle rosse e gialle. Da limitare invece quelle ad alto Indice<br />

Glicemico come patate e barbabietole ;<br />

• Essere povera di Colesterolo e Grassi Saturi, di origine animali (vedi<br />

paragrafi precedenti) o Idrogenati (leggere le etichette!).<br />

• Condire i cibi con Grassi Monoinsaturi (olio di oliva extravergine<br />

possibilmente crudo e conservato al buio). Quelli Polinsaturi, anche se<br />

poveri di acido linoleico, precursore di Omega-6 e ricchi di acido linolenico,<br />

precursore di Omega-3, come l’olio di lino e, in sottordine, di borragine e<br />

canola, sono poco utilizzabili in cucina;<br />

• fra gli alimenti proteici scegliere i pesci, quasi tutti permessi, il bianco<br />

d’uovo cotto, il tofu ed il latte di soia; anche i legumi (fagioli, piselli, ceci,<br />

soia,ecc.) sono consigliati, sebbene da soli non sufficienti a coprire il<br />

fabbisogno di aminoacidi. Sono permessi saltuariamente il latte scremato ed<br />

i suoi derivati;<br />

• scegliere fra i cereali, sempre in quantità ridotta, quelli integrali come il pane<br />

integrale, la soia e le sue paste, il pane integrale di segala;<br />

• essere ricca di potassio, abbondantemente fornito dalla frutta e verdura, e<br />

povera di sale;<br />

• essere ricca di fibre, fornite ancora da frutta e verdura e da alimenti integrali,<br />

ricchi di fibre, come pane di segala, pane e pasta integrali di grano, soia, noci<br />

varie, semi di lino ricchi di Omega-3;<br />

• consumare gli alimenti il più possibile crudi, evitando sempre i cibi fritti o<br />

cotti ad alte temperature, scarsi di vitamine antiossidanti e ricchi invece di<br />

sostanze cancerogene;.<br />

• evitare tutti i tipi di bevande che non siano acqua e vino rosso; quest’ultimo<br />

è tollerato solo in piccole quantità. Il tè invece, specie quello verde, ricco di<br />

Flavonoidi, è permesso e consigliato.<br />

Il quadro delle <strong>regole</strong> consigliate è completato da:<br />

• svolgere una moderata attività fisica, utile per mantenere il peso ed evitare<br />

l’atrofia muscolare e la rigidità articolare (passeggiate, giardinaggio, lavori<br />

casalinghi;<br />

• mantenere interessi, diversi a seconda delle precedenti attività, meglio se<br />

presenti già nella vita attiva;<br />

D. Malattie Metaboliche: Diabete – Obesità - Sindrome Metabolica. La dieta per queste<br />

patologie è molto simile e si basa sulla correzione della<br />

Iperinsulinemia. Vediamo di chiarire il concetto.<br />

Un alto livello di glucosio nel sangue, inizialmente dopo i pasti, poi persistente nel tempo, dovuto<br />

ad eccessivo consumo di carboidrati specie raffinati e di grassi nell’alimentazione, induce prima un<br />

aumento stabile della produzione di insulina da parte delle cellule del pancreas, poi una progressiva<br />

riduzione di sensibilità delle cellule verso l’insulina, la c.d.Insulinoresistenza.


116<br />

Il pancreas reagisce aumentando stabilmente , cioè non solo più dopo i pasti, la produzione di<br />

insulina, provocando un aumento persistente dell’Insulina nel sangue, la c.d. Iperinsulinemia.<br />

L’Iperinsulinemia ha molti effetti sfavorevoli sull’organismo; a lungo andare il pancreas si<br />

esaurisce e inizia prima la c.d. Intolleranza ai Carboidrati, poi compare il Diabete Non Insuluno<br />

Dipendente, con le sue gravi complicanze a carico di pressoché tutti gli organi.<br />

Anche l’Obesità, spesso associata al diabete, è ritenuta in qualche modo collegata<br />

all’iperinsulinemia, a sua volta conseguenza di fattori genetici (familiari), alimentari (eccesso nella<br />

dieta di carboidrati raffinati) e comportamentali (scarsa attività fisica).<br />

Una malattia attribuita all’iperinsulinemia è anche la c.d. Sindrome Metabolica, oggi diffusissima<br />

nel mondo occidentale, che associa diversi fattori (vedi Cap.VII) fra cui aumento della glicemia a<br />

digiuno e dei trigliceridi, ipertensione arteriosa, abbassamento del colesterolo-HDL e soprattutto<br />

obesità a volte mostruosa.<br />

La prevenzione e il trattamento dell’iperinsulinemia e delle Malattie ad esse collegate, si basa<br />

su alcune <strong>regole</strong> essenziali: 1) mangiare meno; 2) mangiare meglio; consumare di più:<br />

Non entreremo in dettagli sulla dieta per diabetici, che deve essere calcolata dagli specialisti per<br />

il singolo paziente, in base ad una serie di parametri come età, sesso, peso, attività fisica. Ci<br />

limiteremo invece ad alcuni consigli generali.<br />

1) Mangiare meno. CALORIE. L’apporto energetico nel diabetico deve permettere di<br />

raggiungere e mantenere il peso corporeo desiderabile; come orientamento generale si<br />

consigliano 30-40 Kcal/kg di peso o anche meno se l’attività fisica è ridotta o il paz. in<br />

soprappeso deve dimagrire.<br />

Si consiglia la ripartizione degli alimenti in 4-6 piccoli pasti, per evitare picchi della glicemia,<br />

che provocano forti scariche di insulina, con le note conseguenze.<br />

Nell’Obesità il problema delle calorie è più complesso ed è già stato trattato nel Cap.VI e nel<br />

Paragrafo A di questo Capitolo. Ricordiamo solo che, secondo la dieta tradizionale, è di circa 1600<br />

Calorie al giorno nel maschio e 1300 nelle donne; diete ancor più ridotte, di 800 Calorie, sono usate<br />

da usare tuttavia solo per dimagrire rapidamente e per brevi periodi, in assenza delle<br />

controindicazioni già indicate.<br />

Carboidrati Totali. Nel Diabete non devono superare il 40-60% delle Calorie Totali se il peso è<br />

normale; in caso di soprappeso e ancor più di obesità (consultare le definizioni nel Cap.VI) vanno<br />

ridotti tanto da ottenere perdita di peso.<br />

Proteine. Sono consigliate 0,9- 1,0 g/kg di peso al giorno, di cui il 55% vegetali e il 45%<br />

animali; per la loro scelta consultare prima i Cap. I, II e III.e le relative Tabelle.<br />

Fra le prime, la scelta cade sui legumi, in particolare su soia, lenticchie, fagioli e ceci; attenzione<br />

però al loro alto contenuto di carboidrati, che va conteggiato nella dieta. Fra essi la soia è il legume<br />

più ricco di proteine e povero di carboidrati, oltre a molte altre proprietà per cui va consigliata,<br />

anche in considerazione del fatto che le popolazioni orientali che ne fanno largo uso sono raramente<br />

colpite dalle malattie cardiovascolari.<br />

Fra le proteine animali,sono consigliabili i pesci, ricchi di Grassi Polinsaturi e Omega-3, un po’<br />

meno il pollame, da consumare senza pelle e ancor meno le carni rosse di bovino ( meglio il maiale<br />

leggero) ma solo le parti magre e in quantità limitata.(non più di 2-3 pasti settimanali).<br />

Da evitare in ogni caso frattaglie e insaccati.<br />

Grassi. Fra i Grassi, nella proporzione del 25-30% delle Calorie Totali , si devono scartare, come<br />

già è stato accennato nei paragrafi precedenti, quelli Saturi (meno del 10% delle Calorie Totali) e<br />

ricchi di Colesterolo (quest’ultimo non deve superare 300 mg/giorno) contenuti nelle carni grasse,<br />

soprattutto rosse, nella pelle del pollame , nelle frattaglie e negli insaccati.<br />

Sono inoltre da limitare i latticini come il latte intero e i suoi derivati, i formaggi grassi e<br />

semigrassi.<br />

Sono da preferire i pesci specie dei mari freddi, anche quelli grassi, ricchi di Grassi Polinsaturi e<br />

Omega-3.


117<br />

Fra i Condimenti meglio scegliere gli oli vegetali, che contengono prevalentemente Grassi<br />

Polinsaturi (10% delle Calorie Totali) o Monoinsaturi (10%); in considerazione del loro contenuto<br />

in Omega-3 e Omega-6 (vedi Cap. IV) l’ideale è l’olio di oliva extravergine. Pochi altri oli (di lino,<br />

canola) sarebbero consigliabili, ma non sono usati nella nostra cucina per una serie di limitazioni:<br />

La dieta è completata da una abbondanza di fibre (Cap. VIII), 30-40 g. al giorno, (da non superare<br />

per non creare problemi intestinali), contenute soprattutto in frutta e verdura, legumi, cereali<br />

integrali.<br />

2) Mangiare meglio. Mangiare meno, spesso non basta per controllare l’iperglicemia,<br />

l’iperinsulinemia, il diabete e soprattutto l’obesità. Specie per quanto riguarda il soprappeso, le diete<br />

tradizionali a basse calorie (Cap.VI) spesso o non raggiungono l’obiettivo o , dopo averlo raggiunto,<br />

permettono la rapida ripresa del peso appena si torna ad una dieta di mantenimento<br />

Perciò è importante completarle e potenziarle con una scelta appropriata degli alimenti, specie dei<br />

Carboidrati. Una dieta impostata,oltre che sulla riduzione delle calorie, anche sulla scelta dei<br />

Carboidrati secondo il loro indice glicemico, ha effetti decisamente migliori e soprattutto di più<br />

lunga durata.<br />

I principi di questa dieta sono esposti nel Cap.IV e i cibi consigliati indicati nella Tab.17 e<br />

riassunti nella Tab. 18. Da queste si vede come molti alimenti come frutta e verdura, legumi, cereali<br />

integrali, latticini e simili, hanno un basso Indice e Carico Glicemici e possono essere consumati<br />

abbastanza liberamente, pur sempre nei limiti del peso indicato nella porzione.<br />

Molti altri, come pane e pasta, cereali raffinati, minestre, pasticceria, minestre e piatti preparati,<br />

nonché quasi tutte le bevande quasi sempre zuccherate e gli alcolici, hanno un alto Indice e Carico<br />

Glicemici e quindi vanno fortemente limitati o aboliti.<br />

Gli zuccheri sono da evitare, tranne che in piccolissime quantità e sostituiti da alcuni edulcoranti<br />

come saccarina e aspartame. Il fruttosio, lo xilitolo e il sorbitolo, a basso Indice Glicemico, possono<br />

essere usati solo per periodi non troppo lunghi, perché in tal caso aumentano i trigliceridi.<br />

Come si vede nelle tabelle, la carne, il pollame, il pesce, le uova, i formaggi, hanno un<br />

IndiceGlicemico vicino allo zero; per essi tuttavia valgono altri criteri di scelta, già indicati a<br />

proposito delle malattie cardiovascolari..<br />

3) Consumare di più. Il III punto è l’aumento dei consumi, che si può ottenere intensificando<br />

l’attività fisica. Per una serie di ragioni , come lo scarso allenamento, il soprappeso, eventuali<br />

problemi cardiaci di questi soggetti, l’attività fisica va attentamente graduata.<br />

Sono pertanto sconsigliati sports impegnativi o violenti, almeno all’inizio, e preferita la<br />

semplice passeggiata, possibilmente a passo un po’ veloce, di ½ -1 ora al giorno; essa tuttavia va<br />

praticata tutti i giorni, con costanza e senza frequenti abbandoni e può essere sostituita dal<br />

giardinaggio e dai lavori domestici.<br />

Dopo un certo periodo, a parziali risultati ottenuti , si può aggiungere il nuoto, la bicicletta<br />

prima in piano e poi anche in salita, il tennis, il jogging e poi la corsa e così via.<br />

La Sindrome Metabolica, che associa all’iperinsulinemia aumento della glicemia a digiuno e dei<br />

trigliceridi, ipertensione arteriosa, abbassamento del colesterolo-HDL e obesità spesso grave,<br />

richiede un trattamento simile a quello del diabete e dell’obesità, contenuto nei Paragrafi 1), 2) e 3)<br />

di questo Capitolo, a cui si rimanda.<br />

Ricordiamo solo brevemente che esso consiste in una riduzione più o meno importante delle<br />

calorie, in una miglior scelta dei carboidrati e in un aumento dei consumi di energia intensificando<br />

l’attività fisica.<br />

In conclusione, per realizzare il nostro obiettivo di vivere a lungo in buona <strong>salute</strong> non esiste una<br />

dieta universalmente buona contrapposta ad una dieta universalmente cattiva, ma solo una dieta<br />

ottimale per il singolo soggetto, risultante da influenze genetiche ed ambientali, possibilmente<br />

risalenti a molte generazioni precedenti.<br />

Eventuali malattie già in atto (cardiovascolari aterosclerotiche, tumorali, metaboliche, ecc.),<br />

possono modificarne le indicazioni.


118<br />

Nell’attesa che la nutrigenomica risolva i complessi problemi legati alla alimentazione umana,<br />

abbiamo tentato di offrire al lettore la nostra interpretazione semplificata, che tuttavia ha il<br />

vantaggio di avere qualche fondamento nella clinica e che ci riserviamo di correggere alla luce dei<br />

futuri progressi.<br />

XIX. APPENDICE DI RICETTE “COMPATIBILI”<br />

Per tradurre in pratica le nozioni oggi disponibili, abbiamo voluto aggiungere infine una<br />

appendice culinaria , fatta di ricette che , pur riducendo al minimo gli effetti indesiderati degli<br />

alimenti, sia più sostenibile e quindi abbia maggiori probabilità di essere osservata a lungo termine<br />

dalla popolazione generale<br />

I risultati di questa interpretazione pratica di una dieta compatibile, verificati personalmente<br />

dagli Autori, ci autorizzano a proporla all’attenzione dei lettori.<br />

Aperitivi<br />

Succo di pomodoro, condito con succo di limone, pepe o peperoncino<br />

Antipasti<br />

Pinzimonio: Ingredienti: peperoni, sedani, finocchi, punterelle ecc., olio extravergine di oliva,<br />

aceto o limone, sale, senape.<br />

Tagliare a striscie le verdure e intingerle nell’olio aggiunto di aceto o limone a piacere , poco<br />

sale e 1 cucchiaino di senape per persona.<br />

Insalatina di verdure sotto aceto: Ingredienti: carote, sedani, sedani rapa, peperoni, finocchi.<br />

Olio extravergine di oliva, tonno in scatola sott’olio.<br />

Tagliare a fiammifero le verdure.<br />

Farle bollire con acqua, aceto e poco sale, iniziando con carote, finocchi, sedani rapa e infine con<br />

peperoni.<br />

Condire con olio extravergine di oliva e aggiungere tonno sott’olio abbondante.<br />

In alternativa aggiungere pollo cotto a vapore, tagliato a cubetti.<br />

Salmone con contorno. Ingredienti: Salmone affumicato, arancia , valeriana, olio extravergine di<br />

oliva, limone e pepe.<br />

Adagiare il salmone affettato su fette di arancia<br />

Contorno di valeriana , condita con olio, limone e pepe.<br />

PRIMI PIATTI<br />

Gazpacho (estivo).<br />

Ingredienti (per 4 persone): 4 grossi pomodori cuore di bue,1 peperone rosso e 1 peperone giallo,<br />

1 cetriolo sbucciato, 1 cipolla di Tropea, basilico, origano, olio extravergine di oliva, il succo di 1<br />

limone, sale e peperoncino.<br />

Tagliare le verdure crude a tocchetti e frullare.<br />

Aggiungere olio di oliva, il succo di limone, 2 pizzichi di sale e peperoncino<br />

Al momento di servire aggiungere piccoli cubetti di pomodoro, peperone, cetriolo e pane raffermo<br />

(nella ricetta originale fritto in olio di oliva).<br />

Crema di lenticchie e gamberetti. Ingredienti: Lenticchie piccole bollite (Bonduelle, 60 gr.<br />

Sgocciolate per persona), gamberetti precotti.<br />

Scalogno, pomodoro, sedano, rosmarino, peperoncino, olio extravergine di oliva, un pizzico di<br />

sale.<br />

Tritare le verdure sopra indicate.<br />

Passare in padella le lenticchie e condire con il trito preparato<br />

Frullare il tutto, se troppo denso aggiungere 1 bicchiere di brodo o latte.


119<br />

Servire la crema ottenuta con i gamberetti precotti.<br />

Crema di pomodoro. Ingredienti: pomodori, sedani, carote, basilico, peperoncino, olio<br />

extravergine di oliva (piatto invernale).<br />

Bollire i pomodori per 5 minuti in acqua.<br />

Scolarli, sbucciarli e frullarli.<br />

Preparare un sugo di sedano, carote, basilico.<br />

Condire la crema di pomodoro con il sugo, aggiungendo olio di oliva e peperoncino.<br />

Riso dell’Imperatore. Ingredienti: Riso a chicco nero (Venere Gallo, 1-2 pugni per ogni persona),<br />

scalogno, sedano, carota, rosmarino e timo. Olio extravergine di oliva.<br />

Bollire in pentola a pressione per 5 minuti.<br />

Scolarlo e passarlo in padella con il trito di verdure e olio di oliva vergine.<br />

Servirlo con contorno di gamberi o scampi, anche precotti.<br />

In alternativa aggiungere salsa di pomodoro tipo rubra (vedi)<br />

Riso Indiano. Ingredienti: Riso Basmati a chicco lungo (Gallo, 1-2 pugni per ogni persona),<br />

pomodori, origano, olio extravergine di oliva.<br />

Cuocere il riso a vapore per 10 minuti.<br />

Sbucciare i pomodori e tagliarli a cubetti.<br />

Condire con i cubetti di pomodoro, olio extravergine di oliva e origano.<br />

PIATTI UNICI<br />

Salade à la nicoise (estivo)<br />

Ingredienti: lattuga; pomodori; cetrioli; fagiolini e patate cotti a vapore; olive nere; arancia;<br />

pompelmo; limone; tonno sott’olio; 1 acciuga; olio; senape Savorà e senape rustica (con semi<br />

interi),sale.<br />

Mescolare i succhi di arancia, pompelmo e limone.<br />

Aggiungere senape delle 2 qualità, sale, olio ed emulsionare il tutto.<br />

Preparare le patate sbucciate con i fagiolini , lattuga, pomodori, cetrioli, olive nere.<br />

Aggiungere i succhi di agrumi, il tonno sott’olio, 1 acciuga e mescolare.<br />

Tonno e fagioli. Ingredienti: Fagioli canellini bolliti g. 70 per persona; Tonno in scatola (naturale<br />

o sott’olio) sgocciolato g. 50 p.p.; Olio di oliva 1 cucchiaio da frutta; Aceto 1 cucchiaio da frutta;<br />

½ cipolla o 1 cipollotto fresco; Origano 1 pizzico; Peperoncino a piacere.<br />

Unire i vari ingredienti e mescolare.<br />

SECONDI PIATTI<br />

Purea di merluzzo e avocado alla Guadalupe.<br />

Ingredienti: 1/2 kg.di filetti di merluzzo surgelato Findus; 2 avocadi ben maturi; olio, limone e<br />

pepe.<br />

Bollire in pentola ½ litro di acqua; quando l’acqua bolle immergere i filetti ancora surgelati.<br />

Scaldare fino a ripresa del bollore, quindi scaldare ancora per 7 minuti.<br />

Estrarre i filetti, scolarli e con una forchetta farne una purea.<br />

Aggiungere olio, limone e pepe.<br />

A parte preparare l’avocado sbucciato a tocchetti e condirlo con olio, limone e pepe.<br />

Mescolare i due piatti e servire.<br />

P.S. Il brodo di bollitura del merluzzo può essere eventualmente utilizzato per preparare una gustosa<br />

minestrina.


120<br />

Pesce al sale. Ingredienti: 1 dentice da 1 kg. circa (per 4 persone), 1 kg. di sale grosso da<br />

cucina,aglio disidratato, peperoncino, rosmarino, timo, alloro, salvia, 1 limone.<br />

In una teglia preparare un letto di sale grosso misto a aglio, peperoncino, alloro, timo, salvia e<br />

rosmarino.<br />

Adagiare il pesce con uno spicchio di limone nelle branchie e nella pancia.<br />

Ricoprire completamente il pesce col sale alle erbe rimasto, spruzzandolo leggermente con acqua.<br />

Mettere in forno a 200 gradi; dopo 10 minuti abbassarlo a 160 gradi per 35-40 minuti.<br />

Prima di servire, rompere la crosta di sale e asportarla con la pelle.<br />

DOLCI<br />

Pere cotte al vino. Ingredienti per 4 persone: 4 piccole pere kaiser, 1 cestino di fragole, i<br />

cucchiaino di miele, 1 stecca di vaniglia, 1 bicchiere di vino bianco dolce, zucchero, foglie di<br />

menta.<br />

Sciacquare le pere, poi pelarle utilizzando un rigalimoni in modo da lasciare parte della buccia.<br />

Preparare la pentola per la cottura a vapore, riempiendola con un litro d’acqua, 1 bicchiere di vino<br />

bianco e la stecca di vaniglia, incisa nel senso della lunghezza.<br />

Mettere la pentola al fuoco, quindi inserire il cestello con le pere e chiudere il coperchio.<br />

Cuocere per 20 minuti fino a quando le pere diventeranno tenere.<br />

Mondare le fragole e metterle nel frullatore con 2 cucchiai dell’acqua di cottura.<br />

Aggiungere 2/3 del miele e frullare.<br />

Dividere la salsa di fragole in 4 piattini e disporre al centro le pere raffreddate.<br />

Prima di servire, decorare con spicchi di fragole, foglioline di menta e zucchero a velo cosparso<br />

sul bordo del piattino.<br />

Torta di frutta . Ingredienti per 8 persone: 4 pere Kaiser, 4 mele, 2 etti di amaretti, 2 uova + 1<br />

albume, 1 ½ bicchiere di vino bianco<br />

Variante: 1 cucchiaino di cacao, una manciata di mandorle tritate, 1 pizzico di cannella.<br />

Preparare lo stampo a ciambella, caramellando 1 cucchiaio di zucchero e succo di limone<br />

Sbucciare pere e mele e tagliarle a tocchetti.<br />

Cuocerle nel vino con 1 pizzico di sale.<br />

Sbriciolare a parte gli amaretti e sbattere le uova.<br />

Quando la frutta sarà diventata tenera (ma non disfatta), aggiungere amaretti e uova e mescolare<br />

bene.<br />

Versare il tutto nello stampo e cuocere in forno a bagnomaria per 35-40 minuti.<br />

Lasciare raffreddare prima di servire.

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