Dieta, regole igieniche e salute - PikiWiki
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Per classificare i cibi secondo la loro efficacia nel provocare questa iperglicemia post-prandiale,<br />
è stato introdotto da questi ricercatori il c.d. Indice Glicemico, che ci dice quanto rapidamente un<br />
carboidrato viene immesso nel sangue, in rapporto ad alimenti di riferimento rappresentati dal<br />
glucosio ( raramente dal pane bianco), il cui Indice Glicemico è uno dei più alti ed è considerato<br />
uguale a 100.(1, 2, 6)<br />
La risposta glicemica tuttavia è influenzata, oltre che dalla qualità, anche dalla quantità di<br />
carboidrati (zuccheri) presenti nel cibo consumato, che non è considerata nel semplice indice<br />
glicemico.<br />
L’Università di Harvard quindi ha introdotto il concetto di Carico Glicemico e di porzione di<br />
cibo, che rappresenta la quantità di un determinato cibo nella abituale alimentazione dei vari Paesi<br />
(7, 8, 9)<br />
Il Carico Glicemico è il prodotto della quantità di carboidrati disponibili in questa porzione<br />
moltiplicata per l’Indice Glicemico del cibo stesso, diviso 100: più alto è il carico glicemico,<br />
maggiore è l’aumento atteso della glicemia e l’effetto dell’alimento sulla insulina nel sangue<br />
Prendiamo come esempio il cocomero: il suo indice glicemico è relativamente alto, circa 72,<br />
tuttavia in una porzione abitualmente consumata di 120 g. vi sono solo 6 g. di carboidrati<br />
disponibili, per cui il suo Carico Glicemico è relativamente basso, cioè circa 4; è ovvio che se<br />
aumenta la quantità consumata, quest’ultimo aumenta in proporzione..<br />
E’ evidente che questo secondo indice ha maggiori probabilità di rispecchiare l’effetto abituale<br />
dei vari zuccheri nell’organismo umano. Tuttavia i cibi a basso Carico Glicemico hanno quasi<br />
sempre anche un basso Indice Glicemico, mentre quelli con Carico Glicemico medio o alto variano<br />
da un Indice Glicemico molto alto a molto basso.<br />
Sono state avanzate riserve sulle variazioni dei valori pubblicati per cibi apparentemente simili.<br />
Vari fattori possono giustificare queste differenze: fra questi la variabilità dello stesso alimento, ad<br />
es. del riso, del pane, delle patate, a seconda del luogo di origine (che spesso è indicato nella tabella<br />
originale), il suo grado di maturazione, il contenuto in fibre (che modifica il carico glicemico), il<br />
tipo di preparazione (indicato dalla marca), il modo di cucinarlo e l’eventuale aggiunta di grassi o<br />
proteine.(10 )<br />
Perciò nelle ultime tabelle è stata introdotta la variabilità dell’Indice Glicemico, cioè sono<br />
riportati i valori massimi e minimi e a volte la media di più valori.<br />
La Tabella che segue, estratta da quella pubblicata da Foster-Powell, Holt e Brand-Miller<br />
dell’Università di Sydney nel 2002, riporta gli indici riferiti ai cibi della nostra abituale<br />
alimentazione, eliminando quelli che non compaiono sulle nostre tavole e che quindi sono di scarso<br />
interesse. (1, 2 )<br />
Nella Tabella sono indicate 4 colonne di valori: nella prima è riferito l’Indice Glicemico di un<br />
determinato alimento nei confronti di quello del glucosio (considerato uguale a 100) o raramente del<br />
pane (IG precedente x 1,37), nella seconda la quantità dell’alimento in grammi abitualmente<br />
consumata nei vari paesi, nella terza la quantità in grammi di Carboidrati disponibili in questa<br />
porzione e nella quarta il suo Carico Glicemico.<br />
Tabella 21. Indice Glicemico e Carico Glicemico degli alimenti di comune consumo.<br />
(da Foster-Powell e Coll.)<br />
Valori dell’Indice Glicemico e Carico Glicemico<br />
Valore Indice Glicemico Carico Glicemico<br />
ALTO >= 70 >= 20<br />
MEDIO 56 - 69 11 – 19<br />
BASSO >= 55