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Dieta, regole igieniche e salute - PikiWiki

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LA DIETA DELL’UOMO DALLE ORIGINI AI GIORNI NOSTRI.<br />

Vediamo ora come è cambiata la dieta della specie umana durante la sua storia; da questa<br />

indagine si possono ricavare , oltre alla modificazioni, anche gli eventuali errori, possibili cause di<br />

gravi malattie che affliggono attualmente l’umanità.<br />

Durante un periodo molto antico detto Miocene (12-14 milioni di anni fa) un gruppo di Primati<br />

(un ramo di scimmie antropomorfe, cioè simili all’uomo, come il gorilla, lo scimpanzé e l’orango)<br />

si staccò dal tronco delle scimmie del vecchio mondo e diede inizio a quel processo che attraverso<br />

varie tappe, doveva portare al genere uomo; dai fossili ritrovati si sono ricostruite alcune specie di<br />

passaggio, chiamate Gigantopiteco, Sivapiteco e infine Ramapiteco.<br />

Fino a quel momento, quei Primati vivevano raccogliendo sugli alberi il loro cibo, composto<br />

prevalentemente di frutti, oltre che di germogli, bacche, tuberi, foglie, integrati per la quota<br />

proteica da qualche insetto e verme.<br />

E’ degno di attenzione il fatto che qualsiasi tipo di frutta fresca fornisce calorie sotto forma di<br />

zuccheri idrosolubili, non supera mai circa le 800 calorie per kg., non ha mai meno del 75% di<br />

acqua e contiene da 1 a 4 g. per kg. di potassio.<br />

Questo comportava che i nostri progenitori, pur mangiando a volontà qualsiasi tipo di frutta, non<br />

potevano mai assumere più calorie di quante ne consumassero e quindi non potevano mai<br />

ingrassare.<br />

Ciò risulta evidente oggi osservando i Primati (scimmie), che pur presentando ventri prominenenti<br />

per la grande quantità di frutta ingerita , non hanno mai un pannicolo adiposo tale da farli<br />

considerare grassi.<br />

D’altra parte queste scimmie, vivendo in foreste dove la produzione di frutta era continua e la<br />

temperatura non richiedeva uno strato di grasso per l’isolamento dal freddo, non avevano bisogno di<br />

accumulare riserve di grasso, che avrebbe solo rappresentato uno svantaggio per l’agilità e mobilità<br />

del soggetto.<br />

Circa 2,5-2 milioni di anni fa il clima africano divenne più secco e le foreste si ridussero<br />

notevolmente per far posto alle savane, praterie con macchie di boschi.<br />

Per la siccità incombente frutti e foglie diminuirono, per cui gli Ominidi dovettero scendere dagli<br />

alberi e cercare i frutti del sottobosco, i semi delle praterie, (graminacee e cereali), bulbi, rizomi e<br />

tuberi, questi ultimi specie nei periodi di siccità. Per arricchire la dieta di proteine, raccolsero<br />

animaletti, lucertole, uova e uccellini dei nidi.<br />

Gli Australopitechi robusti e iperrobusti, avrebbero procacciato il cibo in zone boscose e si<br />

sarebbero avventurati nelle praterie circostanti solo per cercare frutti duri, dotati di semi e poca<br />

polpa, noci, semi, tuberi mangiati sporchi di terra.<br />

Chiusi in uno spazio sempre più ristretto e con risorse più ridotte furono destinati a scomparire.<br />

Gli Australopitechi africani, del tipo più gracile, forse ebbero dieta simile ma con frutti più teneri,<br />

integrati con rettili, nidiacei, insetti, larve, pesci,molluschi dei laghi salati e dei fiumi, con saltuaria<br />

caccia di animali o utilizzazione di resti di animali morti.<br />

Alcuni Ominidi, già 3,5 milioni di anni fa, avevano superato un altro gradino dell’evoluzione<br />

con la comparsa di modifiche anatomiche che permisero la posizione eretta, cioè la possibilità di<br />

stare in piedi; si liberarono così gli arti anteriori, diventati braccia, e soprattutto le mani per la<br />

raccolta di cibo e per l’uso di pietre rudimentali per la difesa, per scavare radici e per separare la<br />

carne dagli ossi.<br />

Questo ramo di Primati, sceso dagli alberi e in grado di camminare, si avventurò nelle savane<br />

aperte, vivendo la c.d.”rivoluzione delle savane”.<br />

Con il moltiplicarsi della specie, fu necessario per essi espandersi dalle foreste tropicali dotate di<br />

frutti per tutto l’anno verso terre con climi non più tropicali, quindi a vegetazione meno estesa e<br />

caduca, cioè con produzione di cibo solo stagionale; iniziarono così le grandi migrazioni.

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