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Dieta, regole igieniche e salute - PikiWiki

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Questa dieta deve evitare il consumo di alimenti ricchi di grassi soprattutto Saturi, cioè<br />

provenienti da fonti animali, come carni in particolare rosse o latticini ( vedi anche Cap.I )<br />

Colesterolo).<br />

Per il suo basso contenuto di Calcio e Vitamine liposolubili, questa dieta va integrata con<br />

alimenti naturali che, pur essendo a basso contenuto di grassi, come latte e yogurt scremati, sono<br />

ricchi di questi componenti.<br />

Solo nelle obesità di alto grado si fa ricorso da anni al “semidigiuno terapeutico”, cioè al<br />

digiuno integrato da minime quantità di alimenti ricchi di proteine, per evitare il consumo di quelle<br />

proprie del corpo. Essa tuttavia deve essere praticata in reparti attrezzati e sotto stretto controllo<br />

medico.<br />

La sua efficacia a breve termine è fuori di dubbio, tuttavia, nell’anno successivo molti soggetti<br />

riguadagnano circa il 50% del peso e nei 2 anni successivi la quasi totalità di esso.<br />

Questa dieta perciò deve far parte di un programma integrato da una rieducazione alimentare e da<br />

una riabilitazione fisica e psichica.<br />

Un controllo dietetico dell’Obesità non è efficace, specie a distanza, se non è associato a 2 tipi<br />

di intervento. Il primo è rappresentato da un adeguato “Esercizio Fisico”.(6 )<br />

Questo consiglio generico, dato a pazienti abitualmente sedentari, sarà meglio precisato nel<br />

prossimo capitolo (vedi Attività Fisica). Per ora diremo solo che sono consigliati almeno 30 minuti<br />

di moto quotidiano, da praticare con costanza pressoché assoluta.<br />

La sua efficacia sul calo di peso è molto ridotta, anche perché il paziente tende a mangiare di<br />

più; ad es. il consumo di calorie per alcuni Km. di marcia a velocità moderata è inferiore a 100<br />

kcalorie, quante sono fornite da una grossa mela.<br />

Tuttavia il moto è utile per stimolare le funzioni cardiovascolare, respiratoria o motoria e inoltre<br />

per mantenere a distanza di tempo la diminuzione di peso raggiunta con la dieta.(The practical<br />

guide, Skender))<br />

Il secondo intervento è di tipo c.d. “Psico-comportamentale”; essa parte dal principio che una<br />

dieta dimagrante a basse calorie non può essere efficace a lungo se non è associata ad un intervento<br />

sugli atteggiamenti mentali del soggetto, per normalizzare il suo comportamento alimentare, al fine<br />

di ridurre il suo consumo di calorie e facilitare la perdita di peso.<br />

Si tratta di un intervento complesso, che parte dai consigli più banali come controllare i tempi<br />

impiegati nella masticazione del pasto e gli intervalli fra un boccone e l’altro.<br />

Infatti il senso di sazietà è in funzione non solo con la quantità e qualità del cibo, ma anche con<br />

il tempo impiegato a consumarlo; per raggiungerlo occorrono almeno 20 minuti, per cui se il pasto<br />

dura di meno, il soggetto a fine pasto continuerà a piluccare e introdurre calorie ancora per qualche<br />

minuto.<br />

Per evitarne le occasioni, si consiglia fra l’altro di non mangiare guardando la televisione.<br />

L’ intervento è completato da una terapia psicologica di gruppo, da svolgere in incontri<br />

settimanali e da esercizi muscolari di tipo aerobico. (7, 8, 4 )<br />

I risultati ottenuti sono certamente maggiori rispetto alla semplice terapia dietetica, specie se<br />

protratti per 1-2 anni; tuttavia, si tratta di programmi molto impegnativi per la disponibilità di tempo<br />

e per la lunga durata.<br />

Questo tipo di intervento , definito oggi cognitivo-comportamentare, è particolarmente utile per<br />

l’obesità moderata o di medio grado; i suoi risultati sono certamente migliori rispetto alla terapia<br />

dietetica se viene proseguito per uno o due anni.<br />

Bibliografia.<br />

1) Mokdad AH et ak. The spread of the obesity epidemic in the United States 1991-98. JAMA; 282<br />

(16): 1519-22.<br />

2) Must et al, The disease burden associated with overweight and obesity. JAMA; 1999; 282 (16:<br />

1523-9.<br />

3) Kenchaiah et al. Obesity and the risk of heart failure. New Engl.J.Med.2002; 347 (5): 305-13

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