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Le vie infinite dei rifiuti - PORTA DI MASSA

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28<br />

Il filone che lega tutte le inchieste, da Pitelli alla Fungaia di monte<br />

Somma, traccia il collegamento tra società operanti in Liguria,<br />

imprenditori massoni, e soggetti appartenenti a gruppi camorristici<br />

campani oggetto di provvedimenti giudiziari che hanno riguardato la<br />

cosiddetta <strong>rifiuti</strong> connection della zona di Caserta. La vicenda<br />

giudiziaria più particolare si inquadra nell’ambito dell’operazione<br />

Adelphi, del 1993, che vede implicato Ferdinando Cannavale, il cui<br />

pacchetto azionario è, per il cinquanta per cento, gestito dalla<br />

Contenitori Trasporti di Orazio Duvia.<br />

E’ proprio incrociando questa vicenda con le dichiarazioni di Nunzio<br />

Perrella che si arriva al quadro inquietante della Campania <strong>dei</strong> <strong>rifiuti</strong><br />

dello scorso decennio. Vi sono diverse indagini scaturite dalle<br />

dichiarazioni del collaboratore di giustizia, tra le quali una in particolare<br />

che ha riguardato i problemi del rapporto tra organizzazioni<br />

camorristiche, massoneria, alcuni esponenti politici e ceto<br />

imprenditoriale. 22<br />

In tale indagine è stata accertata l’esistenza di un rapporto stretto fra<br />

alcune organizzazioni della città di Napoli e quella <strong>dei</strong> casalesi nel<br />

territorio casertano. Non è un caso che siano proprio i casalesi a mettere<br />

le mani per primi sull’affare <strong>dei</strong> <strong>rifiuti</strong>. Solo i casalesi, infatti, avevano<br />

ed hanno un potere criminale, di controllo sul territorio, soprattutto<br />

territorio di campagna e non urbano, tale da permettere l’attuazione di<br />

un piano del genere. I casalesi non sono un singolo clan di camorra, ma<br />

un cartello di clan tutti residenti nella stessa area, attorno a Casal di<br />

Principe, e uniti da una ferrea alleanza. Non si dimentichi, inoltre, che si<br />

tratta di uno <strong>dei</strong> cartelli più sanguinari, basta ricordare il numero elevato<br />

di omicidi e di stragi compiute per eliminare i rivali o i traditori. Infine,<br />

i casalesi avevano un contatto diretto con la politica. Anzi, per essere<br />

precisi, è vero l’inverso: era la politica ad avere un contatto diretto con i<br />

casalesi. In particolare, all’epoca era il Partito Liberale a cercare la<br />

camorra.<br />

Secondo il Sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia<br />

di Napoli Giuseppe Narducci, si può datare all’inizio degli anni ottanta<br />

un rapporto costante nella ricerca da parte di esponenti politici del<br />

consenso elettorale attraverso organizzazioni camorristiche. E’ la<br />

politica a cercare la camorra, e non viceversa.<br />

22 : Una ricostruzione puntuale è in “Atti della Commissione Antimafia” XI<br />

legislatura. Audizione di Giuseppe Narducci, Sostituto procuratore della<br />

direzione distrettuale antimafia di Napoli. Pag 1948 e seguenti.

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