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Le vie infinite dei rifiuti - PORTA DI MASSA

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cronaca non si può comprendere: affrontare l’incomprensibile per<br />

riuscire a capire, il chiedersi di continuo “come mettere in ordine le<br />

cose”, presentate sempre in modo disordinato o isolato, come tanti pezzi<br />

sparsi di un puzzle da ricostruire. Infatti quasi nulla di quanto presentato<br />

in queste pagine è una novità: si tratta di cose già note, già apparse<br />

altrove. Quel che cerco di fare, è di dare un filo logico al tutto. Non<br />

sono stato animato da nessun tipo di vittimismo, durante questo lavoro<br />

di ricostruzione, non c’è alcun vittimismo neanche ora, visto che tutto<br />

ciò che “si poteva evitare, si doveva evitare”, non è stato evitato per<br />

colpa di tutti, me compreso.<br />

Quel mattino del 1991, sfogliando le pagine interne, quelle di “cronaca<br />

regionale” de “Il Mattino”, conobbi per la prima volta Mario<br />

Tamburrino. Non è un personaggio chiave, ma è il personaggio che mi<br />

ha introdotto in questo mondo infernale.<br />

Seguii la vicenda di Mario dalle pagine del quotidiano, senza<br />

immaginare che quindici anni dopo avrei guardato da vicino la merce<br />

che trattava, mi sarei fermato sul luogo che lo ha visto protagonista, che<br />

mi sarei trovato di fronte, faccia a faccia, ai suoi mandanti, ed a quelli<br />

venuti dopo di loro. Già perché questa è una storia nella quale appena<br />

eliminato un personaggio, ne arriva subito uno nuovo a prenderne il<br />

posto, di solito più spietato e spregiudicato del precedente.<br />

Ora che li ho guardati negli occhi, e immagino come potrebbero essere<br />

gli occhi di quelli che verranno dopo, mi chiedo a volte se poteva<br />

andare diversamente, in meglio o in peggio, ma qui non credo di avere<br />

risposte, e mi <strong>vie</strong>ne anche il dubbio che la domanda non abbia senso.<br />

Forse le cose sarebbero andate allo stesso modo, alla lunga, anche senza<br />

Mario Tamburrino. Di sicuro prima o poi sulla verità sarebbe arrivata la<br />

luce, in ogni caso; eppure è proprio questo piccolo personaggio, di<br />

bassa estrazione sociale, di scarsissimo livello culturale, di senso civico<br />

praticamente nullo, ad essere passato alla storia come l’uomo che, senza<br />

volerlo e per un banale incidente, ha scoperchiato l’apertura del baratro<br />

nel quale è precipitata la Campania, ed in particolare alcune zone del<br />

napoletano e del basso casertano. Un baratro che ha portato Napoli ad<br />

essere la realizzazione di <strong>Le</strong>onia, la città raccontata magistralmente da<br />

Italo Calvino in “<strong>Le</strong> città invisibili” nel 1972.<br />

La storia inizia infatti proprio da lui, camionista italo-argentino al<br />

volante del suo mezzo, proveniente da Cuneo e diretto originariamente,<br />

prima di un cambio di rotta, in un piccolo comune nella zona vesuviana,<br />

quella notte del 4 febbraio 1991.

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