Le vie infinite dei rifiuti - PORTA DI MASSA
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30<br />
Stefano Bontade, nel comune di Qualiano, Vincenzo Spadaro, nel<br />
comune di Sant’Anastasia, Gaetano Riina, nel comune di Caivano e<br />
Salvatore Bagarella, nel comune di Frattamaggiore 25 . Tutti comuni ad<br />
elevata presenza camorristica. I mafiosi citati, già organizzati per fare<br />
affari nei settori del contrabbando <strong>dei</strong> tabacchi e nel traffico degli<br />
stupefacenti, si associarono con gli elementi criminali locali rompendo<br />
così i già precari equilibri esistenti. Equilibri che portarono alla vittoria<br />
sui marsigliesi nel settore delle sigarette, e dieci anni dopo alla<br />
sanguinosa guerra di camorra che provocò la caduta dell’impero di<br />
Raffaele Cutolo e della sua “Nuova Camorra Organizzata”, sotto i colpi<br />
della cosiddetta “Nuova Famiglia”, guidata dagli Alfieri e dai casalesi.<br />
Gli effetti dell’alleanza tra mafia e camorra dopo la fine <strong>dei</strong> cutoliani<br />
emergono da vari particolari, come ad esempio dal fatto che a Pignataro<br />
Maggiore, non lontano da Caserta, risiedessero indisturbati per brevi o<br />
lunghi periodi boss siciliani latitanti, sotto la protezione della camorra<br />
locale. Vi hanno infatti soggiornato Luciano Liggio negli anni Sessanta,<br />
Michele Greco negli anni Ottanta, Totò Riina e Bernardo Provenzano<br />
negli anni Novanta 26 .<br />
Il caso più emblematico, significativo per gli scopi di queste pagine, è<br />
però certamente il caso Imposimato.<br />
L’11 ottobre 1983 <strong>vie</strong>ne ucciso a Maddaloni (CE) il sindacalista<br />
Francesco Imposimato, fratello del magistrato Ferdinando Imposimato,<br />
ex parlamentare. Francesco fu ucciso per una vendetta trasversale<br />
contro il fratello magistrato che stava indagando a Roma su Cosa<br />
Nostra. Per l’omicidio Imposimato sono stati condannati all’ergastolo in<br />
via definitiva Pippo Calò, cassiere di Cosa Nostra a Roma e capo della<br />
famiglia mafiosa di Porta Nuova a Palermo, Antonio Abbate, boss di<br />
Pignataro Maggiore, imparentato ai Nuvoletta di Marano, facenti parte<br />
del cartello <strong>dei</strong> casalesi 27 ma anche unico clan campano componente<br />
stabile della cupola di Cosa Nostra, come se fosse siciliano a tutti gli<br />
effetti. E’ proprio dall’omicidio del sindacalista che i casalesi, anni<br />
dopo, traggono vantaggio per gestire l’affare <strong>dei</strong> <strong>rifiuti</strong>. Con l’uccisione<br />
di Imposimato, la mafia siciliana è mandante, la camorra napoletana è<br />
esecutrice. Resta quindi, nel meccanismo di equilibri interni alle<br />
organizzazioni, una sorta di “debito”, di riconoscenza della mafia nei<br />
25<br />
: Quaderni del Consiglio Superiore della Magistratura, Quaderno n° 99,<br />
capitolo I, 1996.<br />
26<br />
: Roberto Saviano, “La Svizzera <strong>dei</strong> clan” in “Diario”, edizione del 26<br />
settembre 2003.<br />
27<br />
: Quaderni del Consiglio Superiore della Magistratura, Quaderno n° 99, cit.