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Le vie infinite dei rifiuti - PORTA DI MASSA

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di “impiego”), poi concentrandosi su una manovalanza ancor più a buon<br />

mercato: rom ed extracomunitari, soprattutto clandestini, i più<br />

convenienti sia sotto il profilo economico sia sotto quello del silenzio.<br />

La tecnica che abbiamo esposto non può durare a lungo, per due motivi:<br />

da un lato, il territorio si satura rapidamente di <strong>rifiuti</strong>, dall’altro tali<br />

depositi iniziano a divenire visibili, fino ad attirare l’attenzione delle<br />

forze dell’ordine. E visibili lo sono ancora oggi. Lo sanno bene i<br />

pneumatici della mia sgangherata automobile, costretti a calpestare<br />

materiali diversi dall’asfalto durante tanti interminabili pomeriggi.<br />

Lungo la circumvallazione esterna di Napoli, in quelle foreste di<br />

cemento venute su come funghi, lungo l’asse mediano, a Caivano, a<br />

Orta di Atella, dove le discariche si mimetizzano alla perfezione con<br />

l’edilizia abusiva, dovunque si posi l’occhio ci sono cumuli di scorie, a<br />

cielo aperto, spesso neanche racchiuse in contenitori. Immondizia<br />

comune, fusti e buste, pneumatici, tutto mischiato e lasciato a bordo<br />

strada. Cumuli di “monnezza” urbana, con i sacchi che spesso si<br />

rompono, che fanno da copertura perfetta ai <strong>rifiuti</strong> tossici.<br />

D’inverno come d’estate, ho indossato una mascherina, per quel poco di<br />

protezione che può dare, e sono andato a ficcare il naso, con una<br />

telecamerina grande quanto un pacchetto di sigarette, di quelle che se le<br />

usi da 50 metri di distanza, chi ti vede non si accorge che stai facendo<br />

delle riprese. Non è difficile vedere: non è neanche necessario andare in<br />

luoghi appartati, in una campagna che non c’è più. Non servono<br />

binocoli, basta il proprio occhio a rivelare la dimensione della<br />

devastazione. Ho festeggiato così, a febbraio 2006, il quindicesimo<br />

anniversario del “caso Tamburrino”: girando per la zona nord di Napoli,<br />

sentendo perennemente nell’aria un odore che ricorda vagamente quello<br />

delle zone industriali – solo che le fabbriche non ci sono - e facendo<br />

sempre attenzione a non passare due volte con la stessa auto per lo<br />

stesso posto. Solo così ho potuto capire fino in fondo la grandezza del<br />

problema. Ci sono cose che non si possono comprendere<br />

completamente se non le si vede, se non si poggia il piede dove<br />

dovrebbe esserci il terreno e invece non c’è erba, non c’è terra, e si<br />

lascia l’orma sopra <strong>rifiuti</strong> maleodoranti.<br />

Dieci milioni di tonnellate di veleni sversati sul territorio campano negli<br />

ultimi due anni, dieci milioni di tonnellate da sentire sotto le piante <strong>dei</strong><br />

piedi.<br />

Per risolvere il primo problema, quello della saturazione del territorio,<br />

gli addetti ai lavori si sono rivolti ad aziende e clan, ma anche a

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