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n. 1 - 2012 - Servizio di hosting - Università degli Studi Roma Tre

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Gli esperimenti venivano condotti in modo sistematico,<br />

a partire dagli elementi più leggeri. Le cose all’inizio<br />

filarono abbastanza lisce. Ma quando si arrivò all’argento,<br />

si verificarono fatti inspiegabili. Venne scelta<br />

la ra<strong>di</strong>oattività dell’argento come punto <strong>di</strong> riferimento,<br />

e fu affidato ad Amal<strong>di</strong> e a Pontecorvo il compito <strong>di</strong><br />

eseguire le misure sperimentali per determinare una<br />

scala <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>oattività. Ma essi si trovarono presto <strong>di</strong><br />

fronte a <strong>di</strong>fficoltà incomprensibili. Non riuscivano a ottenere<br />

risultati riproducibili a parità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni: ogni<br />

volta era una sorpresa e un risultato <strong>di</strong>verso, come se<br />

l’argento si comportasse a suo piacimento. La ra<strong>di</strong>oattività<br />

variava da giorno a giorno, e <strong>di</strong>pendeva persino<br />

dal tavolo su cui si effettuava l’esperimento.<br />

I secchi della sora Cesarina<br />

Fermi grazie al suo sorprendente intuito fisico avanzò<br />

l’ipotesi che l’effetto fosse dovuto al rallentamento<br />

dei neutroni da parte <strong>di</strong> oggetti presenti nel laboratorio<br />

<strong>di</strong> Rasetti, dove gli esperimenti venivano effettuati.<br />

Fece quin<strong>di</strong> sgomberare il laboratorio da tutti gli<br />

oggetti superflui, ma il comportamento anomalo continuava.<br />

Ugherio Marani era il portiere del Regio Istituto<br />

Fisico e sua moglie, la signora («sora», in <strong>di</strong>aletto<br />

romanesco) Cesarina, aveva il compito <strong>di</strong> pulire i<br />

locali dell’Istituto. Un giorno <strong>di</strong> quell’ottobre del<br />

1934 il Marani raccontò ai tecnici che sua moglie era<br />

stata aspramente rimproverata dal Cavalier Zanchi<br />

(economo e custode dell’Istituto) per aver violato un<br />

suo preciso or<strong>di</strong>ne e aver bagnato un corridoio. Era<br />

stato fatto tassativo <strong>di</strong>vieto alla Cesarina <strong>di</strong> riempire<br />

alle fontane dei piani i secchi d’acqua per pulire i pavimenti.<br />

Ella doveva a tale scopo servirsi esclusivamente<br />

del lavan<strong>di</strong>no del pianterreno, e portare poi i<br />

secchi pieni d’acqua su per le scale, senza usufruire<br />

(per evitare <strong>di</strong> bagnarlo) dell’ascensore, che veniva<br />

usato dal senatore Corbino per recarsi all’ultimo piano,<br />

dove abitava. La sora Cesarina, avanti negli anni<br />

e non più in forze, escogitò lo stratagemma <strong>di</strong> riempire<br />

i secchi in uno dei laboratori, quello <strong>di</strong> Rasetti, e <strong>di</strong><br />

n a s c o n d e r l i<br />

sotto un tavolo<br />

dotato <strong>di</strong> ten<strong>di</strong>ne<br />

azzurre<br />

che ne coprivano<br />

le gambe<br />

e quin<strong>di</strong> occultavano<br />

i secchi.<br />

Il tavolo<br />

era quello usato<br />

da Pontecorvo<br />

per le sue<br />

misure. Qualcuno<br />

si accorse<br />

un giorno<br />

dei secchi con<br />

l’acqua, forse<br />

lo stesso Fermi.<br />

Amal<strong>di</strong> e<br />

Rasetti chiesero<br />

quin<strong>di</strong> alla<br />

sora Cesarina a che ora fosse solita lasciar lì quei secchi.<br />

A questo punto, per decisione <strong>di</strong> Fermi, vi fu l’esperimento<br />

nella vasca dei pesci rossi. In una tiepida<br />

giornata <strong>di</strong> sole, i tecnici portarono i rivelatori <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azione<br />

giù dal primo piano e assistettero alle varie<br />

fasi dell’esperimento. Erano stati quin<strong>di</strong> i secchi della<br />

sora Cesarina a suggerire l’esperimento della vasca, e<br />

il conseguente rallentamento dei neutroni da parte<br />

dell’acqua!<br />

Esiste un ulteriore, importante elemento: la sora Cesarina<br />

aveva lasciato nel laboratorio, oltre ai secchi<br />

con l’acqua, anche la paraffina, con la quale all’epoca<br />

si lustravano i pavimenti. Negli anni <strong>Tre</strong>nta, la paraffina<br />

usata a tale scopo era confezionata in blocchetti,<br />

che venivano strusciati sui pavimenti per lucidarli<br />

dopo averli lavati. A questo punto, sotto il tavolo<br />

del laboratorio si trovavano due possibili in<strong>di</strong>ziati:<br />

l’acqua e la paraffina. Fu naturale prendere in considerazione<br />

l’acqua, giacché vi si trovava in maggiore<br />

quantità. Ma restava aperto un interrogativo: poiché<br />

l’acqua è composta d’idrogeno e ossigeno, dagli urti<br />

con quale <strong>di</strong> questi due elementi venivano rallentati i<br />

neutroni? È certo che questo problema non sfuggì alla<br />

mente inquisitrice <strong>di</strong> Fermi. La paraffina è composta<br />

d’idrogeno e carbonio; l’unico elemento chimico<br />

in comune con l’acqua è l’idrogeno; quin<strong>di</strong>, se la paraffina<br />

avesse dato il medesimo risultato dell’acqua,<br />

la risposta non poteva che essere una sola: erano gli<br />

urti con l’idrogeno a rallentare i neutroni. Ecco spiegato<br />

il perché della ripetizione dell’esperimento con<br />

la paraffina.<br />

I ragazzi <strong>di</strong> via Panisperna non si resero conto <strong>di</strong> avere<br />

ottenuto, per la prima volta nella storia, la fissione<br />

nucleare, cioè <strong>di</strong> avere spezzato il nucleo dell’atomo<br />

(come <strong>di</strong>sse Segrè «Dio per i suoi imperscrutabili <strong>di</strong>segni<br />

ci rese tutti ciechi <strong>di</strong> fronte al fenomeno della<br />

fissione nucleare»). Fermi più tar<strong>di</strong> rime<strong>di</strong>ò a questa<br />

sua momentanea cecità, con la realizzazione della pila<br />

atomica, e con il suo fondamentale contributo alla<br />

costruzione della bomba atomica. Majorana scomparve,<br />

Pontecorvo<br />

si trasferì in<br />

Russia. Rasetti,<br />

passato in Canada,<br />

quando si<br />

rese conto <strong>di</strong><br />

quello che avevano<br />

fatto, rinnegò<br />

la fisica, e<br />

si de<strong>di</strong>cò a due<br />

sue vecchie<br />

passioni, la paleontologia<br />

e la<br />

botanica, e <strong>di</strong>venne<br />

uno specialistain<strong>di</strong>scusso<br />

in entrambe<br />

le <strong>di</strong>scipline.<br />

Ma que-<br />

“I ragazzi <strong>di</strong> via Panisperna”. Da sinistra: Oscar D’Agostino, Emilio Segrè, Edoardo Amal<strong>di</strong>,<br />

Franco Rasetti ed Enrico Fermi, in uno scatto del 1934<br />

sta è un’altra<br />

storia. 19

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