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n. 1 - 2012 - Servizio di hosting - Università degli Studi Roma Tre

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26<br />

La doppia stella <strong>di</strong> Leonardo Sinisgalli<br />

L’uomo che voleva «spiegare le macchine agli ingegneri e ai poeti»<br />

<strong>di</strong> Michela Monferrini<br />

Nel gennaio 2011 ricorreva<br />

un inosservato anniversario,<br />

quello della<br />

morte <strong>di</strong> Leonardo Sinisgalli:<br />

il poeta, l’ingegnere,<br />

l’art <strong>di</strong>rector, il<br />

pubblicitario, il <strong>di</strong>rettore<br />

<strong>di</strong> Civiltà delle macchine.<br />

Al trentennale<br />

della sua morte non sono<br />

stati de<strong>di</strong>cati spazi<br />

giornalistici né iniziative<br />

<strong>di</strong> alcun genere, seb-<br />

Michela Monferrini<br />

bene la presenza <strong>di</strong> Sinisgalli<br />

nel Novecento italiano fosse stata quella <strong>di</strong><br />

una figura davvero unica. Partito da Montemurro in<br />

provincia <strong>di</strong> Potenza e giunto a <strong>Roma</strong> nel 1925 per<br />

stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> matematica e fisica, avrebbe potuto far parte<br />

del gruppo dei ragazzi <strong>di</strong> via Panisperna se non avesse<br />

conosciuto la poesia: eppure non si può <strong>di</strong>re che il<br />

giovane Leonardo avesse abbandonato del tutto una<br />

strada per seguirne un’altra. Questa doppia anima,<br />

questa stella scientifico-letteraria (la «stella forcuta»<br />

che appare nei cieli <strong>di</strong> tante sue liriche) continuò a<br />

brillare nel corso dell’intera sua carriera, tanto che<br />

qualcuno in anni più recenti ha ipotizzato persino che<br />

<strong>di</strong>etro al <strong>di</strong>menticatoio (per usare il titolo <strong>di</strong> una sua<br />

raccolta poetica del 1978) in cui a un tratto cadde il<br />

suo nome, vi fosse proprio quel non essersi mai deciso<br />

a favore dell’uno o dell’altro settore, quella sua<br />

versatilità al servizio<br />

dell’arte come della<br />

scienza, quella <strong>di</strong>fficoltà<br />

nel tentativo <strong>di</strong><br />

catalogare le sue opere,<br />

<strong>di</strong> attaccargli – come<br />

sempre e con<br />

chiunque si cerca <strong>di</strong><br />

fare – una comoda etichetta.<br />

Una serie <strong>di</strong> circostanze<br />

portarono un Sinisgalli<br />

già poeta (e poeta<br />

affermato che poteva<br />

vantare come suo<br />

primo critico ad<strong>di</strong>rittura<br />

Giuseppe Ungaretti)<br />

a lavorare per importanti<br />

aziende italiane<br />

(Olivetti, Alitalia, Pirelli,<br />

Bassetti, Eni, tra<br />

le altre); nella sua<br />

creatività venivano al- Leonardo Sinisgalli<br />

lora a incontrarsi competenze da ingegnere laureato e<br />

passioni artistiche <strong>di</strong> vario genere (letterarie intanto,<br />

ma anche cinematografiche, pittoriche, architettoniche<br />

e grafiche in senso lato), e nascevano campagne<br />

pubblicitarie, nomi <strong>di</strong> prodotti, slogan e loghi, che<br />

avrebbero fatto la storia <strong>di</strong> quelle stesse aziende e<br />

che rendevano Sinisgalli una sorta <strong>di</strong> genio del marketing<br />

ante litteram.<br />

Parlando con sua moglie, Giorgia de Cousan<strong>di</strong>er,<br />

Sinisgalli trovò il nome adatto per un’autovettura<br />

prodotta dall’Alfa Romeo (come poteva non essere<br />

Giulietta?); <strong>di</strong>segnò il celebre cane a sei zampe<br />

Una doppia anima, una stella scientificoletteraria<br />

(la «stella forcuta» che appare<br />

nei cieli <strong>di</strong> tante sue liriche) continuò a<br />

brillare nel corso dell'intera sua carriera<br />

dell’Eni (a in<strong>di</strong>care che le gambe dell’uomo, sommate<br />

alle gomme della macchina, creavano un nuovo<br />

“mostro” della modernità); per pubblicizzare<br />

una macchina da scrivere della Olivetti, la Stu<strong>di</strong>o<br />

44, pensò all’immagine <strong>di</strong> una rosa inserita in un<br />

calamaio (come a <strong>di</strong>re che ormai penna e inchiostro<br />

sarebbero servite a ben poco, e semmai a far<br />

da vaso a una rosa...). E ancora: sui cartelloni <strong>di</strong><br />

tutta Italia, da nord a sud, alla fine <strong>degli</strong> anni Quaranta<br />

si poteva trovare un manifesto raffigurante<br />

una semplice suola <strong>di</strong><br />

scarpa accompagnata<br />

dall’altrettanto semplice,<br />

ma funzionale<br />

slogan sinisgalliano:<br />

Camminate Pirelli.<br />

Come <strong>di</strong>mostra Civiltà<br />

delle macchine, una<br />

rivista rimasta – poiché<br />

inimitabile – davvero<br />

unica nella storia<br />

del giornalismo italiano<br />

e con la quale si<br />

voleva «spiegare le<br />

macchine agli ingegneri<br />

e ai poeti», Sinisgalli<br />

cercò sempre <strong>di</strong><br />

quantificare, misurare,<br />

calcolare il non<br />

quantificabile, il non<br />

catalogabile (come<br />

quando nel 1972, a<br />

Recanati, a un conve-

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