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n. 1 - 2012 - Servizio di hosting - Università degli Studi Roma Tre

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Chi non ha mai giocato a interpretare la forma delle nuvole, immaginandovi le figure più <strong>di</strong>sparate? Creativi lo siamo tutti, fin dal momento<br />

in cui iniziamo a parlare. E forse anche da prima<br />

italiano Emilio Garroni, ripubblicato l’anno passato<br />

(era stato scritto una trentina <strong>di</strong> anni fa, ma è proprio<br />

il caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che non <strong>di</strong>mostra i suoi anni)<br />

impone però <strong>di</strong> superare alcuni luoghi comuni particolarmente<br />

ra<strong>di</strong>cati, primo fra tutti quello che abbiamo<br />

segnalato, e cioè l’antitesi tra creatività e intelligenza,<br />

e tra creatività e regole. Ancora una volta,<br />

è proprio pensando<br />

a quel che<br />

accade nel linguaggio<br />

che ci<br />

possiamo rendere<br />

conto <strong>di</strong> quanto<br />

sia errata questa<br />

opposizione. Il<br />

linguaggio umano<br />

è certamente una<br />

delle se<strong>di</strong> privilegiate<br />

della creatività<br />

umana, cioè<br />

della sua capacità<br />

<strong>di</strong> innovazione.<br />

Che lo sia sul piano<br />

<strong>di</strong>acronico è<br />

evidente, perché<br />

In Intelligenze creative <strong>di</strong> Howard<br />

Gardner creativi sembrano solo in<strong>di</strong>vidui<br />

fuori dall’or<strong>di</strong>nario come Einstein,<br />

Freud, Picasso, Eliot o Gandhi,<br />

ma al contrario la creatività è un tratto<br />

comune, anzi, il tratto più specifico<br />

dell’essere umano<br />

le lingue non stanno<br />

mai ferme, si<br />

evolvono, si trasformano<br />

fino a<br />

<strong>di</strong>ventare altre lingue;<br />

ma è altrettanto<br />

chiaro che il<br />

linguaggio è creativo anche in ogni singolo sta<strong>di</strong>o<br />

del suo sviluppo, perché ogni parlante a partire da<br />

un numero finito <strong>di</strong> lemmi e <strong>di</strong> regole può produrre<br />

una infinità <strong>di</strong> enunciati <strong>di</strong>versi. Ma può farlo non<br />

contro e nonostante le regole, ma proprio grazie ad<br />

esse. Una lingua completamente agrammaticale, o<br />

una nella quale le parole mutino significato a piacimento,<br />

come voleva Humpty Dumpty <strong>di</strong> Alice nel<br />

paese delle meraviglie, è impensabile come un ferro<br />

<strong>di</strong> legno. Croce<br />

aveva torto<br />

nel credere che<br />

il linguaggio<br />

fosse solo creazione,<br />

ma non<br />

meno torto aveva<br />

Barthes<br />

quando scriveva<br />

che il linguaggio<br />

è autoritario perché<br />

obbliga a<br />

<strong>di</strong>re. Gli organizzatori<br />

del festival<br />

<strong>di</strong> Firenze<br />

hanno dunque<br />

un’ampia scelta,<br />

perché creativi<br />

lo siamo tutti,<br />

fin dal momento<br />

in cui iniziamo a<br />

parlare. E forse<br />

anche da prima.<br />

Il saggio <strong>di</strong> Emilio Garroni sulla creatività,<br />

scritto trenta anni fa e ripubblicato<br />

<strong>di</strong> recente da Quodlibet, supera il luogo<br />

comune dell’antitesi fra creatività e<br />

regole 9

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