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Sicilia: l'identità di una terra nata dalle onde - Liceo magistrale

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Tempio <strong>di</strong> Castore e Polluce. Un decumàno<br />

piega irregolarmente verso sud per uscire da<br />

<strong>una</strong> porta delle fortificazioni: la porta V che<br />

fa da confine tra il santuario <strong>di</strong> Zeus e un<br />

altro santuario che è il più noto tra quelli<br />

agrigentini: quello delle Divinità ctonie o<br />

della <strong>terra</strong> (Demetra e Persèfone). Vi fa<br />

spicco il pittoresco gruppo <strong>di</strong> quattro colonne<br />

con elementi della sovrapposta trabeaziòne,<br />

rutto <strong>di</strong> <strong>una</strong> ricomposizione fatta nei primi decenni del sècolo XIX, quando il tempio è stato<br />

impropriamente detto <strong>di</strong> Càstore e Pollùce o dei Diòscuri. Ad epoca ellenistica si ritiene dovuta la<br />

costruzione del terzo tempio, <strong>di</strong> cui rimangono resti nell'area meri<strong>di</strong>onale del santuario: il cosiddetto<br />

tempio L. Un ampio e profondo taglio (al fondo, la Colymbetra, la mirabile piscina ricordata da<br />

Diodòro) separa la collina dei templi da un altro costone roccioso, <strong>di</strong> fronte. L'accesso è a destra<br />

dalla strada nazionale e da un viottolo, e si raggiunge quanto rimane (due colonne e il basamento)<br />

del tempio detto <strong>di</strong> Vulcano, o Efesto, altro tempio dorico <strong>di</strong> forma canonica, perìptero esàstilo con<br />

13 colonne sui lati lunghi, costruito nell'ultimo terzo del V sec. a.C., nel sito <strong>di</strong> un preesistente<br />

sacello arcaico: interessanti elementi della decorazione fittile polìcroma del tetto, sono esposti nel<br />

Museo archeologico.<br />

Quartiere ellenistico-romano. Lasciando la Collina dei Templi si segue la strada nazionale che sale<br />

alla città moderna. A circa un chilometro e mezzo, dopo un paio <strong>di</strong> tornanti, un cancello a destra<br />

immette negli scavi del Quartiere ellenistico-romano, così detto perche il complesso monumentale,<br />

rimesso in luce, ha mostrato <strong>di</strong> essersi sviluppato, su preesistenze accertate, nei secoli da circa il III<br />

a.C. al III-IV d.C. E’ da qui che, intorno al 1960, ci si è potuta fare, per la prima volta, un'idea<br />

chiara dell'organizzazione urbanistica dell'antico abitato. La zona si articola in 4 car<strong>di</strong>ni paralleli,<br />

che sboccano a nord su quello che sarà stato il decumano massimo, ora ricalcato, in questo tratto,<br />

dalla strada statale. Tra i car<strong>di</strong>ni sono contenute <strong>una</strong> ventina <strong>di</strong> abitazioni <strong>di</strong> vario tipo (ellenistico,<br />

italico, misto) e qualche bottega. Ricca e varia è la decorazione musiva dei pavimenti: dall'opera<br />

signina a quella tessellata con motivi geometrici, fitomorfi e zoomorfi, a seconda del tempo della<br />

loro esecuzione. E’ <strong>di</strong> particolare rilievo la ricchezza <strong>di</strong> pozzi, cisterne, canali <strong>di</strong> scolo e fognature,<br />

d<strong>onde</strong> pure si evince il tono altamente civile dell'antica città.<br />

Chiesa <strong>di</strong> San Nicola. Ritornati sulla strada e volgendo a sinistra, per <strong>una</strong> rampa a destra si sale alla<br />

chiesa <strong>di</strong> San Nicola. La chiesa, su preesistenze <strong>di</strong> epoca normanna, risale - nelle sue forme attuali -<br />

ai Cistercensi, che la eressero nel XIII secolo in fogge romanico-gotiche, reimpiegando materiali <strong>di</strong><br />

monumenti classici, da cui le viene un aspetto piacevolmente singolare. Nell'interno ad unica navata<br />

sono esposti il notissimo sarcofago detto <strong>di</strong> Fedra e <strong>di</strong> Ippolito, il cui mito è raffigurato, in forme <strong>di</strong><br />

alta e varia valenza artistica, sui quattro lati (opera romana del II-III sec. d.C.), e il "Signore della<br />

Nave", il grande Crocifisso che è argomento <strong>di</strong> <strong>una</strong> novella e <strong>di</strong> un'opera teatrale <strong>di</strong> Luigi<br />

Pirandello. Comitium e Oratorio <strong>di</strong> Falaride. Nei terreni retrostanti, agli inizi dell'ellenismo, con<br />

opera d'intaglio della roccia, fu impiantato, in forme che richiamano quelle <strong>di</strong> un teatro greco, un<br />

"Ekklesiasterion". Qualche secolo dopo il Comitium fu rein<strong>terra</strong>to e, ad ovest <strong>di</strong> esso, fu eretto un<br />

elegante tempietto, a semplice cella prostila su alto po<strong>di</strong>o: il cosiddetto oratorio <strong>di</strong> Falàride. Museo<br />

archeologico regionale. Vi si è qui dato posto nel 1967 con accurato inserimento nel contesto<br />

panoramico agrigentino. E’ il maggior museo archeologico della <strong>Sicilia</strong> centro-meri<strong>di</strong>onale, <strong>di</strong>

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