Sicilia: l'identità di una terra nata dalle onde - Liceo magistrale
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plastici, intensamente chiaroscurali. L'interno, a croce latina, con volta a botte, è <strong>di</strong>viso in tre navate<br />
da semplici ed eleganti colonne. Notevole la decorazione in stucchi bianchi e dorati, che in parte si<br />
deve a Giacomo Serpotta, sec. XVIII. Gli affreschi, <strong>di</strong> gran pregio, sono opera <strong>di</strong> Vito d'Anna.<br />
Chiesa del Gesù. Ritornati a piazza Bellini, la via Ponticello, che è davanti, conduce alla chiesa del<br />
Gesù e a Casa Professa. La chiesa è molto restaurata, avendo subito notevoli danni della seconda<br />
guerra mon<strong>di</strong>ale. La prima chiesa dei Gesuiti venne innalzata tra i1 1564 e il 1578; negli anni<br />
successivi, fino al 1633, si decise <strong>di</strong> ampliarla creando le cappelle e mo<strong>di</strong>ficando il transetto. La<br />
pianta è a croce latina con tre navate e cappelle laterali comunicanti. Il transetto ha le ali absidate, il<br />
presbiterio ha <strong>una</strong> profonda abside e, all'incrocio dei bracci del transetto, si eleva, ampia e<br />
avvolgente, la cupola. La decorazione interna, cui parteciparono i più noti artisti locali, è<br />
caratterizzata da un ritmo infinito <strong>di</strong> sculture; affreschi, pitture, marmi mischi e stucchi, che<br />
rivestono ogni angolo della chiesa, comunicando un'idea del fasto tipico delle chiese gesuitiche<br />
d'età barocca.<br />
Sant'Orsola. appartenente alla Compagnia dei Neri che aveva il compito <strong>di</strong> celebrare messe in<br />
suffragio dei defunti. All'esterno, figure intensamente drammatiche <strong>di</strong> penitenti, scheletri e dannati<br />
<strong>di</strong>vorati <strong>dalle</strong> fiamme infernali, rispondono al gusto tipico <strong>di</strong> quel tempo. La decorazione interna,<br />
della fine del XVIII sec., è notevolmente ricca e fastosa. Poco oltre la chiesa, nella piazzetta dei<br />
Santi Quaranta Martiri, è il palazzo Marchesi, notevole esempio <strong>di</strong> gotico catalaneggiante. Tornati<br />
in<strong>di</strong>etro, tra la via Maqueda e la via Divisi (continuazione <strong>di</strong> via del Bosco), è il palazzo Santa<br />
Croce. Sant'Elia, <strong>una</strong> delle più belle <strong>di</strong>more della Palermo settecentesca, per la profusione degli<br />
elementi decorativi (nel piano nobile, anche <strong>una</strong> fila <strong>di</strong> balconi a petto d'oca, finemente lavorati).<br />
Sulla via Maqueda, dopo la chiesa dell'Assunta, sec. XVII, a destra è il palazzo Cuto', elegante<br />
<strong>di</strong>mora dei principi omonimi, e<strong>di</strong>ficata nel XVII sec.. Da qui, attraverso via Trieste, oppure via<br />
Torino, si raggiunge via Roma, lungo asse quasi parallelo alla via Maqueda, aperto alla fine del<br />
secolo scorso, e, svoltando a sinistra, si giunge all'antico quartiere dei Lattarini, che in arabo<br />
significa mercato dei droghieri. Un mercato ancora vi sussiste. Nel quartiere, la piazza Cassa <strong>di</strong><br />
Risparmio, quadrangolare, è domi<strong>nata</strong> dall'e<strong>di</strong>ficio della banca, <strong>di</strong> Ernesto Basile, primi anni del<br />
'900.<br />
Sant'Anna. La via Lattarini porta alla chiesa <strong>di</strong> Sant'Anna, sec. XVII nell'omonima piazza. La<br />
facciata, magnifica e scenografica, realizzata, nel XVIII sec., su <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Giovanni Amico, è <strong>una</strong><br />
delle più belle del barocco palermitano, per l'elegante sinuosità delle sue forme e gli elementi<br />
decorativi. L'interno è <strong>di</strong> vasto respiro, a triplice navata e ampio transetto; la fastosa decorazione del<br />
XVIII sec., presenta larghe parti restaurate.<br />
Palazzo Ganci. Proseguendo, ecco piazza Croce dei Vespri, un monumentino appunto ai Vespri, e<br />
il nobile palazzo Ganci, secolo XVIII. E poi piazza della Rivoluzione e la fontana con la statua<br />
simbolica del Vecchio Palermo.<br />
San Francesco. Tornando in<strong>di</strong>etro per via Garibal<strong>di</strong> e via Paternostro, si giunge a piazza San<br />
Francesco, ed all'omonima chiesa eretta dai Francescani dal 1255. La facciata venne restaurata nel<br />
secolo scorso dall'architetto Patricolo, e il bel rosone ricostruito. Magnifico è il portale del 1302.<br />
L'interno ha tre navate, con cappelle e<strong>di</strong>ficate dal sec. XIV. Di notevole interesse è la cappella<br />
Mastrantonio, decorata con sculture <strong>di</strong> Francesco Laurana, sec. XV. Un raffinato coro<br />
cinquecentesco e varie aggraziate figure femminili, 1723, <strong>di</strong> Giacomo Serpotta, arricchiscono la<br />
chiesa. Oratori: Immacolatella e San Lorenzo. Accanto alla chiesa, si trovano l'oratorio<br />
dell'Immacolatella, del '600, con stucchi <strong>di</strong> Procopio Serpotta, 1715, e l'oratorio <strong>di</strong> San Lorenzo,<br />
e<strong>di</strong>ficato nel 1569 e stupendamente decorato da Giacomo Serpotta, tra fine '600 e inizi '700, con le<br />
Storie <strong>di</strong> San Lorenzo e San Francesco. Dalla stradella degli oratori, si sbuca sul Cassaro dove, a<br />
destra, è la fontana del Garraffo, <strong>di</strong> gusto squisito per il vario movimento delle figure marine<br />
(architetti Gioacchino Vitaliano e Paolo Amato, 1698). Di fronte è il palazzo delle Finanze, con