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va più latte con maggiore frequenza
poteva godere del
prodotto. Dal punto di vista
organizzativo il passaggio
al sistema turnario generò la
necessità di una accurata registrazione
dei conferimenti
(latte consegnato), per sapere
quando un socio avesse
maturato il diritto alla “scota”
e, nel contempo, si presentò
l’esigenza di gestire, al
momento della chiusura estiva,
i crediti che si erano venuti
a creare da parte di chi
non aveva raggiunto il quantitativo
che dava diritto al formaggio.
La produzione giornaliera
media del casèlo di Mis si aggirava
sulle tre o quattro forme
di formaggio e una decina
di chili di burro. Buona
parte di quest’ultimo prodotto
serviva per pagare la
prestazione del casaro e le
altre spese a cui era soggetta
la latteria. Ricordiamo che,
fino a pochi anni fa, il valore
del burro era molto superiore
a quello del formaggio,
mentre oggi la situazione si
è invertita.
La caldaia della latteria era riscaldata
a legna, e ogni socio,
in previsione della propria
“scota”, predisponeva
un certo quantitativo di
combustibile, e ogni pezzo
doveva avere la lunghezza di
sessanta centimetri. Saltuariamente
e a sorpresa venivano
effettuati, in maniera
abbastanza empirica, i controlli
sulla qualità del latte
conferito. Vi provvedeva il
Presidente in carica, aiutato
dal casaro. Si raccontano,
a questo proposito, gustosi
aneddoti. Come quello della
donna che, trovatasi davanti
i controllori, forse per la
coscienza non proprio pulita,
simulò uno scivolone con
conseguente sversamento
del latte portato. Oppure si
racconta dell’imbarazzo di
un Presidente che rilevò il
difetto del proprio latte, “sabotato”
da un socio in vena
di scherzi.
Alla fine degli anni Quaranta,
la Società Latteria di Mis
rilevò, per un paio di anni, la
gestione della malga Fosse, a
Passo Rolle.
Successivamente e per diversi
anni la società gestì malga
Cavallera, in comune di Gosaldo.
Da molti anni il casèlo di
Mis è chiuso. La scomparsa
dell’ attività di allevamento
e nuove esigenze commerciali
ne hanno segnato la fine.
Ormai il latte viene lavorato
in grandi strutture, do-
ve viene curata al massimo
l’igiene, ma dove i sapori divengono
prevedibili, perché
grandi volumi di prodotto,
per essere venduti, devono
incontrare i favori di un
gran numero di consumatori.
Una volta si conoscevano
con precisione le latterie di
paese che producevano un
buon formaggio e quelle la
cui produzione era di scarsa
qualità. Il burro e il formaggio
prodotti a Mis erano regolarmente
smaltiti e finivano,
in massima parte, sulle
tavole del vicino Agordino.
Oggi la sede del casèlo di
Mis sta cadendo a pezzi. Al
di là del valore architettonico,
essa custodisce la memoria
delle fatiche di intere generazioni.
E’ ora che tutti si rendano
conto che la sua ristrutturazione
e la sua restituzione ad
un uso sociale rappresentano
un segno di rispetto per
quelle fatiche.