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UNIVERSIT`A DEGLI STUDI DI URBINO, “Carlo Bo”

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e confrontate o contraddette dall’esperienza e queste leggi hanno il potere<br />

di consentire di trarre inferenze dal passato al futuro, sono cioè predittive.<br />

Con quanto riportato, non si vuole entrare in una discussione su un’idea<br />

realista o antirealista, come potrebbe sembrare, della teoria scientifica, ma<br />

piuttosto evidenziare un processo storico della conoscenza scientifica che in<br />

fluidodinamica appare ancora molto vivo sebbene si tratti di un argomento<br />

studiato da molti anni.<br />

Tuttavia, la difficoltà e la complessità del fenomeno della turbolenza<br />

non consente, nella maggioranza dei casi, una trattazione unitaria di tutte<br />

le possibili specificazioni del problema, probabilmente l’unico caso in cui<br />

ciò avviene è quello delle equazioni di Navier-Stokes (1.1). Questa difficoltà<br />

rende necessario l’uso dei modelli come “rappresentazioni particolari<br />

che permettono di affrontare, o di affrontare meglio, quel dato ambito”([16]<br />

p. 130). Lo sviluppo di modelli quindi, come anche quelli qui analizzati,<br />

costituisce un imprescindibile passo nella comprensione della turbolenza.<br />

1.2 La casualità nei flussi turbolenti<br />

Nel presente capitolo introduttivo, si ritiene opportuno illustrare la natura<br />

della casualità nei flussi turbolenti.<br />

Spesso, per rendere comprensibile l’espressione ‘moto casuale delle particelle’,<br />

si fa riferimento al cosiddetto moto browniano. Con questo nome si<br />

intende, in genere, un moto irregolare di un insieme di particelle, ciascuna<br />

indipendente in ogni istante dalle altre e dal proprio stato precedente. La<br />

denominazione ‘moto browniano’ deriva dal nome del botanico inglese Robert<br />

Brown che, nel 1827, ne diede la prima descrizione osservando il moto<br />

di piccoli grani di polvere in sospensione nell’acqua. Il moto che si osserva<br />

appare completamente casuale e ne segue che le sue proprietà debbano essere<br />

espresse in termini statistici: queste sono contenute, in particolare, nella<br />

probabilità che una particella sia in un punto ad un dato istante.<br />

Lo studio del moto browniano coinvolse alcuni dei nomi storici della<br />

fisica e della matematica, a partire da A. Einstein che nel 1905 ne diede di<br />

esso una interpretazione in termini stocastici: il suo può essere considerato<br />

come il primo esempio di modellizzazione stocastica [40]. Nel 1906, M. von<br />

Smoluchovski derivò in maniera indipendente un’intepretazione analoga a<br />

quella di A. Einstein: a lui si deve, inoltre, parte dello studio sistematico sul<br />

moto browniano.<br />

La spiegazione del moto Browniano consiste nel considerare i grani di<br />

polvere spinti continuamente dagli urti delle molecole d’acqua: per la complessità<br />

di questo processo la posizione dei grani appare di natura probabilistica.<br />

Nel 1908, P. Langevin formulò un’equazione, sulla base della dinamica<br />

Newtoniana, che potesse descrive il moto Browniano. L’idea originale di P.<br />

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