03.06.2013 Views

UNIVERSIT`A DEGLI STUDI DI URBINO, “Carlo Bo”

UNIVERSIT`A DEGLI STUDI DI URBINO, “Carlo Bo”

UNIVERSIT`A DEGLI STUDI DI URBINO, “Carlo Bo”

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

da La Porta et al. [97] consente di eseguire misure in flussi turbolenti con<br />

un più alto numero di Reynolds.<br />

Tra le misure lagrangiane, eseguite in atmosfera, vengono ancora citate<br />

quelle presentate in un articolo del 1982 da S.R. Hanna [43], il quale anlizzò<br />

i dati ottenuti da un esperimento eseguito nel 1978 rilasciando palloni.<br />

L’esigenza di acquisire conoscenza delle caratteristiche di base della turbolenza<br />

ha fatto sì che, in molti casi, gli autori di importanti intuizioni<br />

teoriche lo siano stati anche di significativi esperimenti: G.I. Taylor [127],<br />

L.F. Richardson [103, 105], S. Corrsin [117], A.A. Townsend [134, 135], J.L.<br />

Lumley [119].<br />

Nonostante le difficoltà sperimentali ed i limiti tecnologici, alcune importanti<br />

misure per l’attuale sviluppo della teoria della turbolenza risalgono<br />

agli inizi del XX secolo: nel 1915 con G.I. Taylor [127] (esperimento citato<br />

dallo stesso G.I. Taylor in apertura del suo celebre lavoro del 1921 dal quale<br />

prese origine la descrizione statistica della turbolenza lagrangiana [128]), nel<br />

1920 e 1926 con L.F. Richardson [103, 105] (nel lavoro del 1926 [105] vengono<br />

dedotti, dai dati sperimentali, risultati teorici sulla dispersione relativa<br />

considerati ancora oggi un paradigma della fluidodinamica [84, 114]), nel<br />

1932 con L. Prandtl [98]. Un altro esempio di lavoro sperimentale eseguito<br />

con apparecchiature ormai datate, ma ancora citato, è quello di W.H. Snyder<br />

e J.L. Lumley del 1971 [119] sulla correlazione temporale della velocità<br />

di particelle con inerzia in un flusso turbolento.<br />

Le misure sperimentali sono però affette da incertezze a volte troppo<br />

grandi o, nel caso di esperimenti in laboratorio, ottenute a numeri di Reynolds<br />

inferiori a quelli atmosferici o marini. Come già visto, il numero di<br />

Reynolds in atmosfera è circa Re ∼ 10 8 [143], oppure, secondo la definizione<br />

Reλ = (15Re) 1/2 [97] dove Reλ è detto numero di Reynolds di microscala,<br />

corrisponde a Reλ ∼ 10 4 . I recenti esperimenti in laboratorio, di misure<br />

lagrangiane, sono stati effettuati a numeri di Reynolds Reλ ∼ 70 [112],<br />

Reλ ∼ 100 [55], Reλ ∼ 104 [93], Reλ ∼ √ 15 · 63000 ∼ 970 [97].<br />

Gran parte della difficoltà nella comprensione della turbolenza è causata<br />

non solo dai limiti sperimentali ma anche dal fatto che non è ancora<br />

nota una soluzione delle equazioni di Navier-Stokes in casi generali [139].<br />

Questa difficoltà matematica, dovuta alla nonlinearità delle equazioni, può<br />

essere risolta per mezzo dei calcolatori. Il moderno uso dei calcolatori in<br />

fluidodinamica può essere fatto risalire al 1972, anno in cui viene pubblicato<br />

l’articolo di S.A. Orszag e G.S. Patterson [92].<br />

Tuttavia, l’idea di risolvere in modo numerico le equazioni differenziali ed<br />

in particolare quelle relative alla meteorologia, quindi le equazioni di Navier-<br />

Stokes, è di molto precedente, essa risale infatti al 1922 ed è dovuta a L.F.<br />

Richardson [104]. Nel libro Weather Prediction by Numerical Process [104]<br />

L.F. Richardson anticipò i tempi immaginando “una miriade di calcolatori<br />

umani al lavoro”, alla pari dei moderni calcolatori paralleli [57, 50]. Le idee<br />

15

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!