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M U E C - Istituto italiano di studi cooperativi Luigi Luzzatti

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Tutto ciò rende necessaria l’esistenza<br />

<strong>di</strong> una duplice comunicazione (interna/esterna)<br />

volta a motivare le parti in<br />

causa ed a favorire il <strong>di</strong>alogo intrasociale,<br />

comunicazione:<br />

• la prima volta ad esplicitare l’efficacia sociale<br />

della cooperativa (ve<strong>di</strong> sopra);<br />

• la seconda volta ad attivare l’interno bilan -<br />

ciamento delle finalità operative perseguite dai<br />

<strong>di</strong>versi soggetti richiamati; finalità queste<br />

da “me<strong>di</strong>are” per evitare il prevalere <strong>di</strong><br />

logiche lucrative o lobbistiche e per<br />

corresponsabilizzare, alle scelte solidaristica<br />

e sociale, tutti gli attori interni<br />

della singola cooperativa.<br />

In conclusione, a nostro parere, il perseguimento<br />

della trasparenza istituzionale<br />

nelle cooperative mutualistiche<br />

che per <strong>di</strong>mensione, impatto e cultura<br />

abbiano introitato nella propria originaria<br />

mission anche “aspetti <strong>di</strong> solidarietà<br />

e socialità” si ottiene attraverso la<br />

p re<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> un documento descrittivo<br />

(bilancio sociale, bilancio <strong>di</strong><br />

missione, relazione morale, ecc.) che<br />

contenga:<br />

• la definizione della mission cioè degli<br />

obiettivi prioritari per cui la cooperativa<br />

è stata costituita e del sistema (attuale,<br />

NdA) delle convinzioni che accomuna<br />

i partecipanti a qualsiasi titolo<br />

all’attività (della stessa) 29 ;<br />

• opportuni in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> efficacia atti a<br />

misurare, nel tempo, i benefici solidaristici<br />

e sociali conseguenti alle attività<br />

delle cooperative;<br />

• opportuni in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> risultato (detti<br />

anche <strong>di</strong> o u t c o m e 3 0 ) atti a misurare ,<br />

29 Sull’argomento ve<strong>di</strong> Matacena, Santi (2000, p. 538).<br />

30 Sull’argomento si rinvia a Ramanathan (1982).<br />

Gli in<strong>di</strong>catori maggiormente richiamati, e noti nella prassi, possono essere raggruppati in due classi<br />

specifiche:<br />

• in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> controllo del soggetto;<br />

• in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> controllo delle attività;<br />

a cui aggiungere una terza classe (quella degli in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> controllo del personale) vista la strategicità<br />

della qualità del capitale umano per il perseguimento dell’efficacia in termini <strong>di</strong> outcome (ve<strong>di</strong> oltre).<br />

I primi sono costruiti per verificare “l’aziendalità” del soggetto erogatore e quin<strong>di</strong> sono collegati alla<br />

capacità dell’azienda <strong>di</strong> sopravvivere e <strong>di</strong> svilupparsi in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> autonomia; detta capacità si raggiunge se: l’azienda<br />

è solvibile; l’azienda è patrimonializzata; l’azienda è economica; l’azienda è in<strong>di</strong>pendente; l’azienda è in<br />

grado svilupparsi in modo autonomo.<br />

I secon<strong>di</strong> sono utili per misurare le performances delle attività svolte dal soggetto e possono essere<br />

schematizzati secondo la griglia successiva.<br />

In<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> controllo delle attività<br />

I n d i c a t o r i Elementi misurati<br />

I n p u t Qualità e quantità delle risorse impiegate (finanziarie, umane, tecniche, org a n i z z a t i v e )<br />

O u t p u t Risultati imme<strong>di</strong>ati, in volumi e qualità delle attività aziendali<br />

O u t c o m e E ffetti a breve e me<strong>di</strong>o termine sui benefici indotti dall’attività. Grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione dell’utenza<br />

O u t c o m e<br />

d e p u r a t o Va l o re aggiunto per l’utenza<br />

Lo schema è tratto in buona parte da Molteni (2003, pp.441- 475).<br />

Si notino le <strong>di</strong>fferenze tra output e outcome:<br />

• l’output è misurabile al termine dell’erogazione del servizio (e quin<strong>di</strong> la sua valorizzazione è statica)<br />

mentre l’outcome è un risultato <strong>di</strong> lungo periodo (e quin<strong>di</strong> la sua valorizzazione è <strong>di</strong>namica); in sintesi<br />

cioè l’output è il risultato imme<strong>di</strong>ato dell’attività aziendale, mentre l’outcome è l’esito, indotto nel tempo,<br />

sul beneficiario dall’attività aziendale stessa;<br />

• gli output sono in buona parte standar<strong>di</strong>zzabili, gli outcome vanno invece personalizzati;<br />

• la determinazione degli output è esterna alle valutazioni dell’utente non così quella degli outcome.

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