Scarica il NUMERO 3 – Agosto 2011-Novembre 2011
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LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />
La risorsa turistica a Valderice<br />
di Giuseppe Basiricò<br />
Con queste parole iniziava la formula dell’atto notorio<br />
redatto negli uffici giudiziari delle vecchie Preture<br />
circondariali, documento idoneo a rendere testimonianza<br />
di una specifica attestazione per fini giudiziari. Magari<br />
in qualche Pretura erano sempre presenti un paio di<br />
testimoni di professione disposti a rendere nota qualsiasi<br />
verità dietro compenso delle cinquanta m<strong>il</strong>a lire.<br />
Mi sia perdonato <strong>il</strong> ricorso alla vecchia formula dell’atto<br />
notorio per affermare come sia, a tutti noto, che la prima<br />
risorsa economica in Sic<strong>il</strong>ia è quella turistica. Così come è<br />
noto, e viene affermato da tutti i pulpiti, che <strong>il</strong> turismo è<br />
cultura e l’isola di Sic<strong>il</strong>ia è ricca di cultura, oltre che di natura,<br />
di mare, di monti, di paesaggi esaltanti. L intera provincia<br />
di Trapani è una terra di cultura, ed anche di natura e<br />
paesaggi e seppure avviata verso la valorizzazione della<br />
risorsa, è ancora lontana da un suo ottimale sfruttamento<br />
ai fini economici ed occupazionali.<br />
Qualcosa è stato fatto dagli enti competenti in termini di<br />
ricettività alberghiera e offerta di servizi, tuttavia ancora<br />
insufficiente per poter fronteggiare la concorrenza di<br />
altre località nazionali ed estere, alcune di esse avviate da<br />
tempo verso razionali politiche turistiche.<br />
I Comuni hanno spesso attuato iniziative dirette a realizzare<br />
offerte locali che esauriscono gli effetti all’interno dei propri<br />
campan<strong>il</strong>i, mostrando scarsa sensib<strong>il</strong>ità ad armonizzare<br />
e coordinare le risorse del proprio orticello con quelli dei<br />
centri limitrofi,<br />
Nella nostra provincia, oso affermare, ci può essere<br />
turismo per tutti, tanta è la potenzialità. Accanto, infatti, ai<br />
parchi archeologici, paesaggistici, monumentali, balneari<br />
troviamo centri più modesti capaci di fiancheggiare luoghi<br />
più noti, ambiti dal turista, nell’offerta dei servizi di ricettività<br />
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Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi<br />
e di soggiorno, magari a condizioni più vantaggiose.<br />
Un esempio: Erice è una splendida gemma che spesso<br />
viene evitata per un soggiorno confortevole perché ha<br />
scarsa ricettività alberghiera, pochi parcheggi e lontani dal<br />
centro storico, mancanza di iniziative di svago sia private<br />
che pubbliche. Servizi questi che possono meglio essere<br />
offerti dai centri a valle, magari a costi contenuti.<br />
L’auspicata sinergia però non potrà attuarsi se gli Enti<br />
non si associno in una programmazione unitaria che<br />
offra al turista un servizio di accoglienza dall’ingresso nel<br />
territorio per accompagnarlo e discretamente assisterlo<br />
fino all’uscita.<br />
Esigenze di sintesi impongono di porre fine alle<br />
considerazioni di premessa per affrontare la trattazione del<br />
tema specifico che riguarda <strong>il</strong> turismo a Valderice.<br />
Qualche notizia storica<br />
Avvertiamo <strong>il</strong> lettore che nel turismo valdericino, a nostro<br />
parere, è presente, da sempre, un turismo da v<strong>il</strong>leggiatura<br />
che rimane ancora la risorsa principale nel settore<br />
dell’ospitalità turistica.<br />
Degli scavi, invero abbastanza fortunosi, effettuati nell’800<br />
per ampliare la chiesetta di S. Andrea hanno fatto rinvenire<br />
due lapidi in lingua greca (una di esse è conservata presso<br />
<strong>il</strong> museo A. Cordici di Erice, l’altra è andata perduta), da<br />
cui gli studiosi hanno dedotto che in quel punto era<br />
insediata una v<strong>il</strong>la romana del terzo secolo dell’era cristiana<br />
appartenente ad un proconsole di Roma (Asinnio Nicomaco<br />
Giuliano) che testimonia <strong>il</strong> gradimento di località sic<strong>il</strong>iane<br />
per una dimora di piacere da parte di famiglie ricche della<br />
Roma imperiale (la più nota è la v<strong>il</strong>la del Casale di Piazza<br />
Armerina). Del resto pare che Virg<strong>il</strong>io, accingendosi a<br />
scrivere l’Eneide, abbia visitato personalmente i luoghi dei<br />
canti terzo e quinto del poema, ambientati nelle terre e<br />
nelle coste ericine, godendo probab<strong>il</strong>mente dell’ospitalità<br />
di qualche dovizioso concittadino.<br />
Prendendoci qualche licenza, mi sia perdonato l’azzardo,<br />
possiamo anche ricondurre ad una forma di turismo<br />
religioso <strong>il</strong> pellegrinaggio di mercanti e marinai fin sulla<br />
vetta ericina per venerare la dea, offrire preziosi doni e<br />
godere dell’amplesso sacro delle jerodule, in quello che fu<br />
l’antichissimo santuario di una dea mediterranea dell’età<br />
del bronzo, dopo ereditato da Afrodite greca, Astarte<br />
fenicia e Venere romana.<br />
Per mantenere vivo <strong>il</strong> culto dell’ericina Venus Roma,<br />
conquistata la Sic<strong>il</strong>ia con la prima guerra punica, impose<br />
a 17 città dell’isola di versare un tributo annuo al santuario<br />
della dea, con <strong>il</strong> quale,fra l’altro, venivano pagati 200 m<strong>il</strong>iti<br />
per la custodia del tempio e della fortezza che lo conteneva.<br />
Banca Don Rizzo