sommario - Camera di Commercio di Ferrara
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messo a <strong>di</strong>sposizione per le visite.<br />
Così accadde ad esempio che in<br />
quel periodo, tra i visitatori, il<br />
<strong>di</strong>pendente <strong>di</strong> una <strong>di</strong>tta giapponese<br />
rimase in sede a seguire per sei<br />
mesi il processo <strong>di</strong> produzione<br />
della pasta, per poi tornarsene in<br />
Giappone dove fu costruito un<br />
pastificio esattamente uguale a<br />
quello ferrarese… persino nei<br />
colori.<br />
L’approvvigionamento della materia<br />
prima, del grano, avveniva<br />
dalle regioni del sud, segnatamente<br />
dalla Puglia, perché nel<br />
ferrarese si produceva solo grano<br />
tenero, e anche perché il mulino<br />
ferrarese Saini fu comprato dalla<br />
Barilla che non forniva più le farine<br />
agli altri stabilimenti. La<br />
Barilla ha avuto però il merito <strong>di</strong><br />
proporre nuove qualità <strong>di</strong> grano e<br />
<strong>di</strong> sollecitare gli agricoltori ferraresi<br />
a convertire la produzione da<br />
grano tenero locale a grano duro<br />
che, malgrado i pregiu<strong>di</strong>zi iniziali,<br />
si è <strong>di</strong>mostrato più pregiato per<br />
qualità e per resa, allo stesso<br />
livello <strong>di</strong> quello pugliese più rinomato.<br />
In seguito all’introduzione<br />
delle nuove tecnologie,<br />
negli anni Ottanta è iniziata<br />
l’espansione del<br />
mercato, fino all’esportazione<br />
nel mercato USA,<br />
a Chicago e ad<strong>di</strong>rittura in<br />
quello Australiano.<br />
L’inizio degli anni<br />
Novanta ci aveva visto<br />
perdere notevoli quote<br />
del mercato estero della<br />
pasta: il nostro era infatti<br />
inizialmente un mercato<br />
<strong>di</strong> nicchia, al quale si<br />
affacciarono in seguito<br />
concorrenti molto agguerriti.<br />
Negli Stati Uniti, ad<br />
esempio, erano solo tre i<br />
pastifici italiani autorizzati<br />
dal Ministero Italiano<br />
a produrre la pasta<br />
cosiddetta vitaminizzata,<br />
che “andava” in quel Paese e noi,<br />
con un certo successo, producevamo<br />
il tipo “bianco rosso e<br />
verde”, cioè in parte con spinaci e<br />
pomodoro.<br />
Alla fine Ottanta, primi Novanta,<br />
si è assistito ad un notevole cambiamento,<br />
nel senso <strong>di</strong> una mag-<br />
giore concentrazione delle strutture<br />
produttive italiane: la Barilla<br />
comprò sei pastifici e avrebbe<br />
voluto comprare anche il pastificio<br />
Ricci: i piccoli produttori<br />
cominciavano a sparire e i gran<strong>di</strong><br />
occupavano lo spazio lasciato dai<br />
piccoli… Ma noi non abbiamo<br />
mai accettato la ven<strong>di</strong>ta del<br />
nostro stabilimento e, anzi, ci<br />
siamo impegnati nella produzione<br />
del pane ferrarese”.<br />
La panificazione rimane quella<br />
tra<strong>di</strong>zionale<br />
L’impianto <strong>di</strong> panificazione è nato<br />
dunque per fronteggiare la crisi<br />
del mercato della pasta; ma come<br />
si concilia con la necessità <strong>di</strong><br />
mantenere la qualità del forno<br />
artigianale?<br />
“Il pane ferrarese è ormai molto<br />
conosciuto anche al <strong>di</strong> fuori dei<br />
confini provinciali, ma per le sue<br />
caratteristiche non è facilmente<br />
commerciabile su larga scala. La<br />
panificazione segue infatti le tecniche<br />
tra<strong>di</strong>zionali avvalendosi<br />
però <strong>di</strong> un laboratorio più grande<br />
laPianura<br />
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