sommario - Camera di Commercio di Ferrara
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tra<strong>di</strong>zione, scuola e impresa: il “Piatto Estense”<br />
Deteniamo l’1,5% della superficie coltivata nell’intera Europa<br />
Riso e terreni ferraresi:<br />
una simbiosi felice<br />
Risotto al pinguino. Timballo <strong>di</strong><br />
riso al ragù e piselli. Zuppa <strong>di</strong><br />
riso selvaggio dell’Ultimo dei<br />
Mohicani. Peperoni ripieni <strong>di</strong> riso<br />
e miele. Potrei continuare a<br />
lungo, perchè in un certo periodo<br />
della mia vita ho creduto <strong>di</strong> dover<br />
continuare per sempre. Costretto<br />
a nutrirmi soltanto <strong>di</strong> riso bianco,<br />
bollito senza la minima traccia <strong>di</strong><br />
sale, con<strong>di</strong>to solo con la fantasia.<br />
Con ingre<strong>di</strong>enti strampalati,<br />
inventati <strong>di</strong> volta in volta, che la<br />
fame e la malattia (inesistenti<br />
peraltro sia l’una che l’altra) mi<br />
suggerivano per riuscire ad ingollare,<br />
pranzo dopo cena, cena<br />
dopo pranzo, quei piatti così<br />
sciatti, eppure tanto saporiti.<br />
A causa <strong>di</strong> una nefrite <strong>di</strong> origine<br />
psicotica (in realtà ai reni non<br />
avevo nulla, semplicemente passavo<br />
i pomeriggi lanciandomi con<br />
gli amici da un muretto alto tre<br />
metri), mi sono alimentato per<br />
quasi sei mesi, dalla colazione<br />
allo spuntino <strong>di</strong> mezzanotte, con<br />
il riso ferrarese; e della varietà<br />
più comune, l’Arborio, che il<br />
nonno bottegaio mi portava a<br />
casa dentro gran<strong>di</strong> sacchetti <strong>di</strong><br />
tela grezza. Prima <strong>di</strong> scoprire che<br />
sarebbe bastato smettere <strong>di</strong> emulare<br />
i cascatori <strong>di</strong> Hollywood per<br />
guarire da quella malattia dal<br />
nome terribile, mi ero convinto<br />
però che continuando con quella<br />
solfa sarei quanto meno <strong>di</strong>ventato<br />
il primo cinese <strong>di</strong> Portomaggiore,<br />
o il precursore delle migliaia <strong>di</strong><br />
pakistani che oggi la popolano.<br />
Quei piatti <strong>di</strong> riso... sciapo, come<br />
<strong>di</strong>ceva mia madre (marchigiana e<br />
dunque aliena al riso almeno<br />
quanto una finlandese o una<br />
svizzera), erano <strong>di</strong> fatto il mio<br />
primo, personale, approdo alla<br />
globalizzazione. Perchè per stuzzicare<br />
le papille gustative sicuramente<br />
mortificate, li arricchivo<br />
con salsicce bavaresi invisibili,<br />
trasparenze <strong>di</strong> verdure orientali,<br />
pesci dai nomi e dalle forme<br />
ignote provenienti però dai mari<br />
esotici. Ma il denominatore<br />
comune era il riso, il riso, il riso.<br />
Ricordo che mi guardavo allo<br />
specchio, un po’ <strong>di</strong> soppiatto:<br />
sulla confezione era riportato<br />
l’in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> un produttore del<br />
Delta, dal nome inequivocabilmente<br />
nostrano, ma io non mi<br />
fidavo. E controllavo, appena<br />
sveglio, se i miei occhi non si fossero<br />
già allungati nella forma<br />
della mandorla. O che il colorito<br />
del viso, oltre che il carattere,<br />
non fosse quello <strong>di</strong> uno... scorbutico.<br />
A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> molti anni, eccomi<br />
qui. Con gli occhi da orbo ma<br />
non da cinese. Salvato da una<br />
<strong>di</strong>eta <strong>di</strong> sei mesi che avrebbe<br />
stremato Ciu En Lai. Rinvigorito<br />
dalla cariosside, reso rigoglioso<br />
nel fisico e nello spirito dal<br />
Carnaroli. Forse non altissimo a<br />
causa delle dosi massicce <strong>di</strong><br />
Vialone Nano, ma sicuramente<br />
Baldo <strong>di</strong> nome, pardon <strong>di</strong> riso, e<br />
<strong>di</strong> fatto.<br />
Da quei giorni, perciò, il riso (ferrarese)<br />
ha invaso, pervaso e, se<br />
posso usare un ovvio gioco <strong>di</strong><br />
Stefano Lolli<br />
parole, intriso la mia vita. L’ha<br />
saziata e in fondo protetta, come<br />
dentro una glumella a misura<br />
d’uomo. Dunque gli devo riconoscenza<br />
ed affetto.<br />
So <strong>di</strong> non essere l’unico, anzi mi<br />
sento in buona compagnia nel<br />
ruolo <strong>di</strong> mangiatore e <strong>di</strong> appassionato<br />
del riso. La nostra provincia,<br />
del resto, ha ben poco da<br />
invi<strong>di</strong>are alle zone <strong>di</strong> produzione<br />
più pregiate dell’Italia e <strong>di</strong> tante<br />
parti del mondo. Le risaie, che<br />
anche dal punto <strong>di</strong> vista paesaggistico<br />
rappresentano un habitat<br />
<strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nario fascino, caratterizzano<br />
la parte prosciugata del<br />
territorio: nel 2007 gli ettari<br />
erano poco più <strong>di</strong> 6840, <strong>di</strong>stribuiti<br />
in 13 Comuni (a Co<strong>di</strong>goro<br />
però spetta storicamente la parte<br />
del leone con il 50% della superficie<br />
complessiva a riso) tra i<br />
quali certamente il più curioso è<br />
Bondeno. Per una coltura tipica<br />
del Basso Ferrarese qual è il riso,<br />
è singolare infatti notare che dal<br />
1995 ad oggi proprio nel paese<br />
matildeo, pur a fronte <strong>di</strong> una produzione<br />
<strong>di</strong> nicchia, la crescita in<br />
termini <strong>di</strong> nicchia è stata costante.<br />
Su scala provinciale, invece,<br />
l’andamento è risultato altalenante<br />
e se sono lontani i fasti tra<br />
il 1965 ed il 1970 - quando gli<br />
ettari complessivi a riso erano<br />
aumentati da 10 mila e 200 sino<br />
ai 14 mila e 165 - sembra superato<br />
il periodo grigio che tra il<br />
1980 e il 1990 aveva più che<br />
<strong>di</strong>mezzato la produzione. E<br />
comunque con poco meno <strong>di</strong> 7