sommario - Camera di Commercio di Ferrara
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Per <strong>di</strong>re che dove gli altri soffrono<br />
la rarefazione dei rapporti<br />
umani, il vero ferrarese patisce<br />
le pene dell’inferno se viene<br />
deprivato degli affetti che veramente<br />
contano nella vita <strong>di</strong> chi<br />
è nato nelle contrade estensi: il<br />
pane e la salamina da sugo in<br />
primis. Dev’essere per questo<br />
che quando si cerca <strong>di</strong> indagare<br />
in quali recessi della storia<br />
affon<strong>di</strong>no le nostre ra<strong>di</strong>ci culturali,<br />
qui da noi si vanno a cercare<br />
le epoche <strong>di</strong> origine del pampapato,<br />
o dei cappellacci <strong>di</strong><br />
zucca, o del pasticcio <strong>di</strong> maccheroni,<br />
curando <strong>di</strong> risalire il<br />
più in<strong>di</strong>etro possibile nel tempo<br />
in base alla ovvia constatazione<br />
che se uno iato temporale <strong>di</strong><br />
mille anni è già da solo più che<br />
sufficiente a rendere preziosi,<br />
per <strong>di</strong>re, certi <strong>di</strong>pinti che neanche<br />
i produttori <strong>di</strong> croste del<br />
cral dei <strong>di</strong>pendenti comunali<br />
avrebbero il coraggio <strong>di</strong> esporre<br />
nelle estemporanee <strong>di</strong> pittura,<br />
figurati mò cosa succederebbe<br />
se si scoprisse che la coppia<br />
ferrarese - che già <strong>di</strong> suo ha un<br />
valore artistico inestimabile,<br />
specie se abbinata a un buon<br />
salame all’aglio fatto come <strong>di</strong>o<br />
comanda - è stata creata ai<br />
tempi degli estensi: sarebbe<br />
l’apoteosi. E dunque tenetevi<br />
forte: le prime notizie <strong>di</strong> un<br />
pane che, con molta buona<br />
volontà e tanta voglia che le<br />
cose stiano proprio così, sembrerebbe<br />
potersi forse magari<br />
con qualche approssimazione<br />
volendo avvicinare alla mitica<br />
coppia, sono contenute negli<br />
statuti citta<strong>di</strong>ni del milledugento<br />
e ottantasette, una sorta <strong>di</strong><br />
regolamento in cui venivano<br />
co<strong>di</strong>ficate in forma scritta consuetu<strong>di</strong>ni<br />
già affermate a<br />
<strong>Ferrara</strong>, che in questo modo<br />
vennero ufficializzate e <strong>di</strong>vennero<br />
delle specie <strong>di</strong> leggi locali:<br />
“Statuimus quod pistores panes<br />
facere teneantur habentes oredellos...”,<br />
or<strong>di</strong>niamo che i fornai<br />
siano tenuti a fare forme <strong>di</strong><br />
pane che abbiano orletti.<br />
Orletti, e cioè forme più leziose<br />
delle informi pagnotte in uso<br />
allora un po’ dappertutto; dagli<br />
orletti ai crostini il passo è<br />
breve almeno dal punto <strong>di</strong> vista<br />
emotivo, specie se si passa<br />
attraverso le forme <strong>di</strong> ‘pane<br />
intorto’ descritte dall’immancabile<br />
messer Cristoforo da<br />
Messisbugo, gran cerimoniere<br />
<strong>di</strong> corte degli estensi nel periodo<br />
<strong>di</strong> maggior fulgore della<br />
<strong>di</strong>nastia e crocevia a cui arrivano<br />
e si <strong>di</strong>partono gli esili fili<br />
robustissimi che legano i nostri<br />
prodotti gastronomici <strong>di</strong> eccellenza<br />
alla storia antica. Anche<br />
se, va detto a costo <strong>di</strong> passare<br />
da sconciaminestra, la ricetta<br />
del pane intorto elaborata dal<br />
celebre scalco comprendeva<br />
anche, e in <strong>di</strong>screta quantità,<br />
zucchero, rosso d’uovo, burro<br />
fresco e acqua rosata. E poi c’è<br />
un famoso quadro dello<br />
Scarsellino, le Nozze <strong>di</strong> Chana,<br />
in cui un servitore porta in tavola<br />
un vassoio sul quale gli<br />
esperti, una volta tanto assolutamente<br />
concor<strong>di</strong>, <strong>di</strong>cono che<br />
forse si possono riconoscere le<br />
coppie, ma non è mica poi<br />
detto, anzi, quasi quasi insomma,<br />
mah. Insomma, amici lettori:<br />
cercare testimonianze<br />
certe dell’ascendenza del pane<br />
più buono del mondo al tardo<br />
me<strong>di</strong>oevo e al Rinascimento è<br />
impresa che sa tanto <strong>di</strong> arrampicata<br />
sugli specchi. Epperò del<br />
tutto superflua: la migliore conferma<br />
documentale dell’antichità<br />
del nostro pane è saldamente<br />
se<strong>di</strong>mentata in un filamento<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>enneà presente solo<br />
nei palati <strong>di</strong> chi è nato all’ombra<br />
delle quattro torri, che secoli<br />
e secoli <strong>di</strong> assuefazione al<br />
sapore sublime della coppia<br />
hanno reso ad<strong>di</strong>rittura sofistici,<br />
in base alla ben nota teoria <strong>di</strong><br />
Charles Darwin secondo la<br />
quale è l’ambiente - e quin<strong>di</strong><br />
anche le fonti alimentari presenti<br />
in esso - a selezionare e<br />
laPianura<br />
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