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sommario - Camera di Commercio di Ferrara

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una cucina colta, attenta non<br />

solo alle tra<strong>di</strong>zioni gastronomiche<br />

italiane ed europee, ma<br />

anche all’attenzione per l’Oriente<br />

e le sue ra<strong>di</strong>ci plurimillenarie. Il<br />

riso è tra gli elementi car<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

una cucina che sa ancorarsi alle<br />

ra<strong>di</strong>ci delle tipicità locali ed al<br />

tempo stesso guardare, con<br />

modernità e qualche azzardo, a<br />

quella che nel mondo degli chef<br />

viene definita la gastronomia<br />

“fusion”. Anche qui, con i miei<br />

risotti al pinguino ed i supplì che<br />

supplicavano un po’ <strong>di</strong> sapore,<br />

mi ritengo un precursore. Merito<br />

della nefrite psicotica, dei sacchetti<br />

<strong>di</strong> tela grezza, della fantasia<br />

che inevitabilmente accompagna<br />

la <strong>di</strong>eta <strong>di</strong> ogni malato,<br />

immaginario o immaginifico che<br />

sia. Questa, grazie al riso, è vera<br />

“fusion”. E talvolta, ricordando<br />

l’esperimento <strong>di</strong> un pilaf lasciato<br />

in forno oltre un’ora per sbadataggine,<br />

persino “confusion”.<br />

Divagazioni? Il riso accetta anche<br />

queste come variazioni sul tema<br />

e nel menù. Perchè dal punto <strong>di</strong><br />

vista dell’uso in cucina, nel ferrarese<br />

la situazione potrebbe essere<br />

più sviluppata. Non mancano i<br />

gran<strong>di</strong> classici, come vedremo,<br />

né gli abbinamenti che stanno<br />

conoscendo un meritato ritorno<br />

<strong>di</strong> fama, ma per la prelibatezza<br />

delle varietà prodotte nel nostro<br />

territorio manca probabilmente<br />

uno scatto <strong>di</strong> fantasia. La<br />

<strong>Camera</strong> <strong>di</strong> <strong>Commercio</strong> ha lodevolmente<br />

attuato, nel recente<br />

passato, l’iniziativa del “Piatto<br />

Estense” stimolando gli chef e la<br />

stessa Scuola Alberghiera a<br />

cimentarsi con questa materia<br />

prima tanto duttile quanto gustosa,<br />

ma poi nei ristoranti il riso, ed<br />

i risotti che ne rappresentano la<br />

declinazione naturale, spesso<br />

viene interpretato come un...<br />

castigo. “Vuole il risotto <strong>di</strong><br />

pesce? Deve aspettare venti<br />

minuti”. E chi ce li ha, venti<br />

minuti, nella frenesia della vita<br />

moderna? Conta poco <strong>di</strong>re che<br />

con l’uso sapiente della pentola a<br />

pressione - e non parliamo dei<br />

robot fantascientifici alla Ferran<br />

Adrià o dei forni “molecolari” <strong>di</strong><br />

alcuni chef francesi - il riso<br />

cuoce in 4 minuti ed è pronto ad<br />

una gamma <strong>di</strong> accostamenti<br />

impareggiabile. O che la riscossa,<br />

nel nostro ferrarese, del risotto<br />

alla zucca può nascere da un<br />

legame semplicissimo, su una<br />

padella calda e con un pezzetto<br />

<strong>di</strong> burro o un filo d’olio, tra un<br />

pugnetto <strong>di</strong> riso lessato tenuto in<br />

frigo, ed il “battuto” dei cappellacci.<br />

Certo, il risotto ha i suoi<br />

tempi e le proprie regole, oltre<br />

che cultori ai limiti della maniacalità,<br />

ma se c’è un alimento che<br />

sin dalle proprie origini ha rifiutato<br />

sacralità e purismi, questo è<br />

proprio il riso. Sacralità e purismi<br />

da salvaguardare, invece, dal<br />

punto <strong>di</strong> vista della produzione e<br />

della crescente sfida della qualità.<br />

La conquista dell’Igp<br />

(In<strong>di</strong>cazione Geografica Protetta),<br />

la cura attenta delle lavorazioni,<br />

sta ponendo anche il riso ferrarese<br />

<strong>di</strong> fronte a opportunità rilevanti<br />

in termini <strong>di</strong> mercato. C’è grande<br />

richiesta, affermano gli esperti,<br />

<strong>di</strong> riso da risotti, una tipicità<br />

quasi esclusivamente italiana. I<br />

volumi potenziali <strong>di</strong> export sembrano<br />

crescere, e non è un paradosso<br />

immaginare un conta<strong>di</strong>no<br />

dello Yangtzee o <strong>di</strong> Sechuan<br />

impegnato a destreggiarsi con i<br />

bastoncini su una ciotola piena<br />

<strong>di</strong>... Volano. Magari con le<br />

anguille, perchè tornando ai piatti<br />

tipici del territorio è forse questo<br />

il risotto ferrarese più noto:<br />

forse non il più <strong>di</strong>ffuso, vista la<br />

scarsa confidenza nelle tavole <strong>di</strong><br />

ogni giorno, ma sicuramente<br />

quello che può rappresentare un<br />

ideale biglietto da visita per uno<br />

chef estense attento alla tra<strong>di</strong>zione.<br />

E nel futuro? C’è ancora tanto<br />

riso, probabilmente. Del resto da<br />

sempre questo prodotto è considerato<br />

tra le cinque “spezie” fondamentali<br />

<strong>di</strong> ogni alimentazione<br />

nel mondo, dunque è <strong>di</strong>fficile<br />

pensare che non possa essere<br />

così anche per <strong>Ferrara</strong>. Dove la<br />

produzione, si è detto, è stabile e<br />

con qualche punta <strong>di</strong> aumento; e<br />

dove la cura varietale e l’attenzione<br />

al mercato si fa mirabile.<br />

Ma nel futuro, specialmente dall’estero,<br />

si annuncia l’avvento<br />

anche del riso Ogm: Cina, Me<strong>di</strong>o<br />

Oriente e Stati Uniti stanno già<br />

lavorando a selezioni con geni in<br />

grado <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>tivare il riso con la<br />

vitamina C. Un modo, evidentemente,<br />

per sopperire a carenze<br />

anche psicologicamente collegate<br />

al riso.<br />

Una nuova frontiera o uno sviluppo<br />

da demonizzare?<br />

Personalmente mi piace pensare<br />

che la scienza vada usata prima<br />

che, come con Frankenstein, sia<br />

la scienza ad usare noi. Ed allora<br />

forza, amici del Delta, <strong>di</strong> Co<strong>di</strong>goro<br />

e <strong>di</strong> Mesola, e perchè no <strong>di</strong><br />

Bondeno: avanti con il riso ferrarese<br />

Ogm. Ad<strong>di</strong>tivato sin dall’embrione<br />

con la salsiccia o la zucca;<br />

con il soffritto <strong>di</strong> cipolla e le<br />

cosce <strong>di</strong> rana già dentro la mappa<br />

del Dna; resistente alle bruciature<br />

e dunque a prova <strong>di</strong> cuoco maldestro;<br />

con l’odore della nebbia<br />

che si sprigiona istintivamente<br />

nella mantecatura senza bisogno<br />

del burro, con lo sciabor<strong>di</strong>o delle<br />

spiagge dei Li<strong>di</strong> che accompagna<br />

il risotto all’onda.<br />

laPianura<br />

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