C on V - Rivista IDEA

n ELOGIO DEL CARO
PIPPO RAFFREDDATO
La maggior parte dei
braidesi ricorda forse
Pippo Raffreddato per
la sua molteplice opera
nel volontariato religioso,
sportivo e politico:
un’attività, condotta per
anni, indimenticabile.
Chi scrive ha il privilegio
di ricordare anche Pippo
nella vita lavorativa: egli
è stato non genericamente
un tipografo, ma un
linotipista, professione
che oggi compare
a malapena nei dizionari.
L’artigiano Raffreddato era
continuatore quasi diretto
di Gutenberg: i caratteri
erano assemblati da Pippo
non a mano, ma con
la linotype, tuttavia
la somiglianza di fondo
del procedimento è
impressionante. Tutto ciò
finì repentinamente negli
anni ’80, i pc (soprattutto
gli Apple) cambiarono
in modo radicale la
composizione tipografica
nel giro di poco tempo.
Ma io ricordo con nettezza
quando, per comporre “In
campo rosso”, varcavamo
con timore reverenziale
la porta della bottega di
via Umberto, con il dubbio
di non aver rispettato
le rigidissime regole
necessarie. Gli articoli
non potevano avere una
lunghezza imprecisa: se
c’era spazio per 2.400
battute, quelle si dovevano
consegnare a Raffreddato
(allora nessuno di noi
poteva immaginarlo come
Pippo), altrimenti un taglio
brutale era inevitabile:
nessuna approssimazione
era consentita. Questo
ricordo non è nostalgico:
nel 2011 si ottengono
risultati migliori con molto
meno sforzo. Ma non
dimenticherò mai il volto
severo di Raffreddato,
che ci diceva di mettere
a posto il compito e di
tornare. Disciplina mentale,
senso della misura, rispetto
delle regole,
considerazione del lavoro
altrui: erano tutte cose
necessarie allora per fare
un buon lavoro. Lo sono
ancora oggi in tutti i
campi. Anche se non si
vedono in modo semplice
e diretto come le
vedevamo allora noi
giovani redattori,
a confronto con il mite,
ma inflessibile Raffreddato.
Ugo Minini (Bra)
DELFINO
E LE QUOTE
LATTE
Egregio direttore, esprimo
alcune considerazioni in
riferimento a un intervento
dell’onorevole Teresio
Delfino sui Cobas e sulle
quote latte. Non sono un
produttore né tanto meno
un Cobas, mi ha colpito
e addolorato il fatto che un
ex democristiano che ha fatto
sua la bandiera della pace
istighi a prendersi a forconate
tra noi fratelli d’Italia. Se non
erro Delfino è parlamentare
da almeno 25 o 30 anni:
dove erano lui e i suoi
colleghi quando all’Italia
veniva imposta, senza che
nessuno muovesse un dito,
una quota latte di 99 milioni
di quintali a fronte di una
popolazione di 60 milioni di
abitanti e di un consumo
medio annuo di circa 150
milioni di quintali? Paesi
come l’Olanda, responsabile
delle eccedenze comunitarie,
si sono visti aggiudicare, per
una popolazione come quella
del Piemonte, una quota di
poco inferiore a quella italiana.
Il giorno dopo, con una
coperta così corta, ogni
allevatore ha cercato di
sopravvivere come poteva
dovendo stare al passo con i
tempi. Dopo vent’anni
di tribolazioni, ricorsi e spese
assurde in un’insensata
guerra tra poveri, che in ogni
caso hanno impoverito
i produttori e l’intera
economia italiana, che ora
ci si debba ancora prendere
a forconate! Per dirla al modo
di Totò: «Onorevole, ma mi
faccia il piacere!».
Lettera firmata (Fossano)