C on V - Rivista IDEA

FA DISCUTERE
L’INIZIATIVA
BRITANNICA
DI ISTITUIRE
UNA LOTTERIA CHE
METTE IN PALIO,
ACQUISTANDO
UN BIGLIETTO
DA 20 STERLINE,
UN TRATTAMENTO
DI FECONDAZIONE
ASSISTITA
DA 25MILA...
8 á 14 luglio 2011
Il ficcanaso
IL PREZZO DI UN BAMBINO
Antonio Barillà
Il prezzo di un bambino? Venti sterline, poco più di 22 euro. Incipit brutale
e forse prevenuto, ma è la sintesi, inattaccabile, dell’ultima trovata britannica.
E non si replichi che in realtà 20 sterline costi un biglietto di lotteria,
poiché il bambino è premio del “fortunato vincitore”.
Dovrà solo avere un po’ di pazienza, perché in palio, a voler essere precisi, c’è un
bonus per un trattamento di fecondazione assistita.
La paternità (termine perfetto) della trovata appartiene a un’associazione che si
occupa di seguire gli aspiranti genitori che vogliono avere figli, ma incontrano difficoltà.
Non ha ancora ottenuto il placet da parte delle autorità, ma aspetta fiduciosa
e tutto è pronto per partire: via alla distribuzione dei ticket (attraverso internet
o in alcuni punti vendita) a partire dal 30 luglio.
Tutti i tagliandi parteciperanno quindi all’estrazione finale (ne è prevista una
ogni mese, la tendenza è di arrivare a due) che mette in palio come primo premio
un “buono” del valore commerciale di 25 mila sterline, comprensivo di una cura
o un trattamento per la fertilità in una struttura convenzionata con l’associazione.
Al gioco possono partecipare coppie sposate, ma anche single, omosessuali e
anziani.
Appena diffusa, inevitabilmente, la notizia ha suscitato polemiche e alimentato
giudizi contrastanti, dividendo l’opinione pubblica del Regno Unito e non solo.
In tanti ritengono che bandire un concorso a premi per raggiungere l’obiettivo del
concepimento e della nascita sia inaccettabile, senza distinguo, da un punto di
vista morale ed etico e qualcuno rileva la violazione della normativa europea
sulla commercializzazione di tessuti umani, tanto più che il “fortunato” può
avere diritto non solo ai trattamenti farmacologici, ma eventualmente affittare
un utero, adottare un embrione, ricevere ovuli o sperma.
Ci sono, però, anche i sostenitori dell’iniziativa, convinti che essa possa rappresentare
un modo per andare incontro alle coppie che hanno problemi nell’avere
figli, ma che non possono affrontare le ingenti spese.
Noi aggiungiamo una piccola, triste osservazione: sicuri
che non ci sia il rischio di alimentare l’illusione di tutti
quegli aspiranti papà e mamme, i quali soffrono aspettando
una cicogna che non arriva, sognando una famiglia
numerosa, ma non riescono a formarla, amano i
bambini altrui, ma ogni volta, accarezzandoli anche solo
con lo sguardo, si sorprendono a pensare come sarebbero
i loro.
Ed errano per medici e cliniche, magari s’indebitano,
e di certo soffrono.
Sicuri che non ci sia il rischio, anche in buona
fede, di vendere biglietti speculando sulla speranza
di diventare papà e mamme, illudendo
ancora centinaia di coppie per magari regalare
davvero, a una soltanto, la possibilità di
coronare il sogno più dolce e naturale?